Laghi del Salto e Turano - Sviluppo Lazio
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Cicolano d’acque<br />
3 LAGHI DEL SALTO E TURANO<br />
Chi erano gli equicoli? Un antico<br />
popolo italico che occupava la<br />
valle <strong>del</strong>l’Aniene, l’area <strong>del</strong> Fucino e<br />
la pianura Carseolana, con la valle<br />
<strong>del</strong> <strong>Salto</strong> a costituire la principale via<br />
di comunicazione tra queste aree.<br />
Dal loro nome è nata così la denominazione<br />
Cicolano ad indicare l’alta<br />
valle <strong>del</strong> fiume <strong>Salto</strong>, che si estende<br />
a comprendere i monti Carseolani<br />
tra l’omonimo lago e il vicino bacino<br />
gemello <strong>del</strong> <strong>Turano</strong>.<br />
Erano gli anni Quaranta <strong>del</strong> secolo<br />
scorso quando quest’angolo di reatino<br />
cambiò volto, con la realizzazio-<br />
24<br />
Roma<br />
L A Z I O<br />
Cicolano<br />
Piccolo viaggio tra le acque e la memoria<br />
di una terra ridisegnata dall’uomo.<br />
Le vestigia misteriose di un antico popolo,<br />
i massicci calcarei e una natura rigogliosa<br />
invitano alla scoperta.<br />
ne di due grandi dighe per la produzione<br />
di energia elettrica. Interi paesi<br />
finirono sott’acqua e vennero ricostruiti<br />
più a monte, lontano dai loro<br />
fertili campi di fondovalle, ora sommersi<br />
dai laghi. I Carseolani sono<br />
massicci calcarei che sfiorano quota<br />
1500 metri, e che da alcuni anni sono<br />
tutelati da un’ampia riserva naturale<br />
regionale, quella dei Monti Navegna<br />
e Cervia. L’area protetta è divisa<br />
in due distinte zone: la più ampia<br />
e settentrionale, subito a est <strong>del</strong><br />
lago <strong>del</strong> <strong>Turano</strong>, comprende il crinale<br />
principale che si eleva fino ai<br />
1508 metri <strong>del</strong> monte Navegna e ai<br />
1436 <strong>del</strong> Cervia; l’altro settore <strong>del</strong>la<br />
riserva comprende invece il monte<br />
Piano e i boschi circostanti l’abitato<br />
di Nespolo. Cervia e Navegna sono<br />
separati dalla profonda incisione<br />
<strong>del</strong>le gole <strong>del</strong> torrente Obito, che si<br />
aprono sul lago all’altezza <strong>del</strong> paese<br />
di Ascrea. Realizzato nel 1939<br />
con una diga sul fiume omonimo, il<br />
lago <strong>del</strong> <strong>Turano</strong> è lungo una decina<br />
di chilometri e posto a 536 metri di<br />
quota. Il bacino è collegato a quello<br />
<strong>del</strong> <strong>Salto</strong> da una galleria, e le sue acque<br />
alimentano la centrale elettrica<br />
di Cotilia. Buona parte dei rilievi<br />
compresi entro la riserva sono ammantati<br />
di boschi rigogliosi di querce,<br />
castagni e faggi. Scille, narcisi e<br />
numerose specie di orchidee fioriscono<br />
tra primavera e inizio estate. E<br />
pure la fauna annovera rappresentanti<br />
di spicco, a cominciare da un<br />
piccolo nucleo di lupi, dal gufo rea-<br />
SPECCHI DI CICOLANO Il lago <strong>del</strong> <strong>Turano</strong> visto<br />
da Miran<strong>del</strong>la. In basso: un gufo reale (Bubo bubo)<br />
le, dal gatto selvatico avvistato più<br />
volte dai guardaparco, per continuare<br />
con specie meno rare come lo<br />
scoiattolo, la lepre, il tasso, la martora<br />
e il topo quercino. Tra anfibi e<br />
rettili è da segnalare la presenza <strong>del</strong>l’ululone<br />
a ventre giallo e <strong>del</strong>la rara<br />
e localizzata vipera <strong>del</strong>l’Orsini.<br />
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M. Torrecane<br />
1576<br />
L. di Cornino<br />
Piano di<br />
Cornino<br />
0 1<br />
chilometri<br />
2<br />
Rocca<br />
Sinibalda<br />
Lago di <strong>Turano</strong><br />
M. Navegna<br />
1508<br />
Castel di Tora<br />
Primo itinerario<br />
Punto di partenza<br />
Punto di arrivo<br />
Secondo itinerario<br />
Punto di partenza<br />
e arrivo<br />
Gli itinerari<br />
Antrodoco<br />
L. di Rascino<br />
Piano di<br />
Rascino<br />
N17<br />
L’Aquila<br />
Ascrea<br />
Paganico<br />
Lago <strong>del</strong> <strong>Salto</strong><br />
Gole <strong>del</strong>l’Obito<br />
Primo itinerario: dal <strong>Turano</strong> a<br />
Rascino<br />
Punto di partenza: Castel di Tora<br />
Punto di arrivo: Altopiano di Rascino<br />
Lunghezza: 100 km<br />
Collalto<br />
M. Nuria<br />
1888<br />
M. Nurietta<br />
1884<br />
Petrella <strong>Salto</strong><br />
Borgo San Pietro<br />
Nespolo<br />
A24<br />
Fiumata<br />
Pietrasecca<br />
Carsoli<br />
M. Torrecane<br />
1576<br />
L. di Rascino<br />
Pescorocchiano<br />
Piano di<br />
Rascino<br />
M. Serra<br />
1607<br />
Fiamignano<br />
Sella di Corno<br />
Castello<br />
Rovine<br />
Panorama<br />
Monastero<br />
Rocca in rovina<br />
Chiesa<br />
Centro storico<br />
0 2<br />
chilometri<br />
4<br />
A Castel di Tora domina l’abitato la<br />
torre <strong>del</strong>l’antico maniero, mentre su<br />
una penisola sul lago <strong>del</strong> <strong>Turano</strong> – accanto<br />
al ponte che lo attraversa – sorgono<br />
su un’altura i resti <strong>del</strong> castello<br />
<strong>del</strong> Drago e <strong>del</strong>l’antico abitato di Antuni.<br />
Seguendo le sponde verso sud si<br />
raggiunge presto Ascrea dove, arroccati<br />
sul monte Filone alle spalle <strong>del</strong>l’abitato,<br />
sorgono i resti <strong>del</strong>la città di Mi-<br />
Avezzano<br />
Tagliacozzo<br />
OBITO Le gole <strong>del</strong>l’Obito. In basso: un vicolo di Petrella <strong>Salto</strong>.<br />
ran<strong>del</strong>la, abbandonata dopo un disastroso<br />
terremoto. Un sentiero segnato<br />
sale dall’estremità <strong>del</strong> paese, presso<br />
l’imbocco <strong>del</strong>le solitarie gole <strong>del</strong>l’Obito:<br />
da lassù il panorama sul lago<br />
è mozzafiato. Dopo il bivio per Paganico<br />
si scende fino alla statale Tiburtina,<br />
che si prende a seguire verso Tagliacozzo<br />
ed Avezzano. Dopo Carsoli<br />
si svolta a Pietrasecca in direzione<br />
Pescorocchiano, ma prima <strong>del</strong> paese<br />
un bivio a sinistra porta sulle sponde<br />
meridionali <strong>del</strong> lago <strong>del</strong> <strong>Salto</strong>, gemello<br />
<strong>del</strong> più piccolo <strong>Turano</strong> e a lui collegato<br />
mediante un tunnel di otto chilometri.<br />
È uno dei più estesi laghi artificiali<br />
<strong>del</strong>l’Italia centrale e giunge a misurare,<br />
nei periodi di massima, una<br />
profondità di settantacinque metri. La<br />
grande diga che lo genera si può ammirare<br />
proseguendo per alcuni km in<br />
direzione di Rieti, ma a noi conviene<br />
invece svoltare a destra per Fiumata.<br />
Dal suo lungo ponte – ben 560 metri<br />
- si ha una bella vista su buona parte<br />
<strong>del</strong>lo specchio d’acqua<br />
e sulle montagne<br />
circostanti. Dominato<br />
dalle belle rupi <strong>del</strong><br />
monte Serra, il paese<br />
“nuovo” è certo orfano<br />
di tutte le testimonianzestorico-architettoniche<br />
che pure<br />
aveva, ormai sommerse sotto il pelo<br />
<strong>del</strong>l’acqua. Va ricordato infatti che,<br />
col nome Terra Flumata, il paese compariva<br />
tra i possedimenti <strong>del</strong>l’abbazia<br />
di Farfa già prima <strong>del</strong> XIII secolo. Falcidiata<br />
dall’emigrazione al pari di altri<br />
paesi <strong>del</strong> circondario, Fiumata si popola<br />
oggi nella stagione estiva quando<br />
le sue sponde verdi di prati si riempiono<br />
di turisti in cerca di frescura.<br />
Prendendo a seguire l’altra sponda <strong>del</strong><br />
lago, si è presto a Borgo San Pietro,<br />
dove merita una visita il Monastero<br />
<strong>del</strong>le Clarisse, una <strong>del</strong>le principali<br />
emergenze storico-artistiche <strong>del</strong>l’itinerario.<br />
Oltre alla chiesa, ad una sola navata,<br />
all’interno <strong>del</strong> monastero si trova<br />
infatti il piccolo ma interessantissimo<br />
museo. Qui è raccolta parte dei reperti,<br />
dei documenti e dei ricordi <strong>del</strong> vecchio<br />
monastero di San Pietro de Molito,<br />
fondato da Santa Filippa Mareri<br />
nel 1228 e abbandonato perché sommerso<br />
dalle acque <strong>del</strong> nascente lago<br />
nel 1940. Vi sono esposti affreschi, statue<br />
lignee, ostensori e<br />
croci in argento, nonché<br />
uno splendido<br />
portale ligneo cinquecentesco.<br />
Dal paese<br />
si sale a Petrella<br />
<strong>Salto</strong>, con le chiese<br />
di Sant’Andrea e Santa<br />
Maria e l’antica<br />
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ARTE SACRA Il museo <strong>del</strong> Monastero <strong>del</strong>le Clarisse a Borgo San Pietro.<br />
Rocca Cenci (il paese dette i natali a<br />
Beatrice Cenci, bellissima fanciulla le<br />
cui tristi vicende ispirarono racconti e<br />
tragedie, opera tra gli altri di Stendhal<br />
e Shelley) ora ridotta in rovine.<br />
Per una strada a mezza costa si raggiunge<br />
Fiamignano, altro paese dall’interessante<br />
centro storico, con le vecchie<br />
case in pietra e una magnifica vista<br />
sulla valle <strong>del</strong> <strong>Salto</strong> che appare tra<br />
un vicolo e l’altro. Oltre ai resti <strong>del</strong> castello<br />
di Poggio Poponesco – raggiungibili<br />
per un sentiero dal paese - è<br />
possibile visitare anche quelli <strong>del</strong> cinquecentesco<br />
convento dei Cappuccini,<br />
che prima di essere seriamente danneggiato<br />
dal sisma ospitò prima gli uffici<br />
comunali e poi le carceri. Lungo il<br />
percorso si trova anche la chiesa di<br />
Santa Maria <strong>del</strong> Poggio, situata sotto<br />
le rovine <strong>del</strong> castello, che conserva<br />
un affresco votivo <strong>del</strong> 1580 rappresentante<br />
la Madonna in trono con il Bambino<br />
ed i Santi. Da Fiamignano sale infine<br />
una stradina segnalata che conduce<br />
in una dozzina di chilometri ai bellissimi<br />
piani di Rascino. Si tratta di un<br />
bacino carsico <strong>del</strong>la lunghezza massima<br />
di 2,5 km, a ridosso <strong>del</strong> confine<br />
con l’Abruzzo, che ospita un lago dalla<br />
forma singolarmente frastagliata e<br />
immerso nella solitudine dei pascoli. Le<br />
sue acque, inghiottite dalla roccia calcarea,<br />
vanno ad alimentare la sorgente<br />
<strong>del</strong> Peschiera, la più copiosa d’Appennino,<br />
che rifornisce anche uno dei<br />
principali acquedotti romani.<br />
28<br />
Secondo itinerario: da Cornino<br />
a Rascino<br />
Punto di partenza e arrivo: Sella<br />
di Corno<br />
Dislivello: 214 m<br />
Durata: 3 ore<br />
Un accesso alternativo alla strada da<br />
Fiamignano per raggiungere il lago di<br />
Rascino, più suggestivo perché a piedi,<br />
è quello dal confine regionale con l’Abruzzo.<br />
Per raggiungere il punto di partenza<br />
<strong>del</strong> sentiero occorre portarsi alla<br />
Sella di Corno. Ci si arriva da L’Aquila<br />
con la statale n.17 in direzione Antrodoco,<br />
e quindi con una carrabile che<br />
dopo 6 km si arresta presso la sella <strong>del</strong><br />
monte Torrecane. Parcheggiata l’auto<br />
(1352 m), si scende a piedi nel sottostante<br />
piano erboso. Addossato ad un<br />
fitto rimboschimento di conifere, sorge<br />
il minuscolo laghetto di Cornino sullo<br />
sfondo dei monti Nuria e Nurietta.<br />
Camminando tra numerose doline a imbuto,<br />
ci s’inoltra nel bosco imboccando<br />
una pista che scende sulla sinistra e che<br />
porta ad affacciarsi sul sottostante piano<br />
di Rascino. Prima di scendere al lago<br />
(1138 m), si sale sulla sinistra sopra<br />
un cocuzzolo sormontato dalle rovine<br />
<strong>del</strong>l’antico castello di Rascino, eretto a<br />
presidio di una strada che solcando<br />
queste montagne collegava il Regno di<br />
Napoli allo Stato <strong>del</strong>la Chiesa. Il ritorno<br />
è per la via <strong>del</strong>l’andata.<br />
INFORMAZIONI UTILI<br />
Come arrivare<br />
Dalla Salaria fino al bivio di Osteria<br />
Nuova per Colle di Tora. Da Rieti con la<br />
statale 578 Cicolana. Dall’A24 Roma-<br />
L’Aquila uscendo ai caselli di Tagliacozzo<br />
o Valle <strong>del</strong> <strong>Salto</strong>.<br />
Quando andare<br />
Le stagioni migliori sono l’estate e<br />
l’autunno. L’inverno tra queste montagne<br />
sa essere molto lungo.<br />
Prodotti tipici<br />
Innanzi tutto c’è da scoprire – almeno<br />
nella stagione autunnale - la pregiata<br />
castagna rossa <strong>del</strong> Cicolano, varietà<br />
di origine lombarda e in procinto di ricevere<br />
il marchio di qualità IGP. Da segnalare<br />
anche il fagiolo a pisello di<br />
Castel di Tora, dal colore biancastro,<br />
forma insolita e sapore gustoso. Quanto<br />
alla cucina tradizionale sabina, essa è<br />
povera e legata ai prodotti <strong>del</strong>la terra:<br />
cercate perciò anche funghi, more e il<br />
pregiato tartufo. Nelle trattorie locali<br />
si trovano sempre la pasta fatta in casa<br />
condita con saporiti sughi, carne arrosto,<br />
dolci casarecci.<br />
Manifestazioni<br />
In febbraio a Borgo San Pietro c’è la<br />
processione in onore di Santa Filippa Mareri,<br />
con deposizione dei fiori al lago. A<br />
maggio in occasione <strong>del</strong>la festa di Santa<br />
Maria Apparì, nell’ultima domenica <strong>del</strong><br />
mese, si distribuiscono ciliegie benedette.<br />
Da non perdere anche la Mostra Ovina<br />
ai piani di Rascino, organizzata a fine<br />
agosto dal Comune di Fiamignano.<br />
Da vedere<br />
Museo di Santa Filippa Mareri (nella foto),<br />
Borgo San Pietro di Petrella <strong>Salto</strong>, tel.<br />
0746.558134, ingresso libero.<br />
Aree protette<br />
Riserva naturale Monti Navegna e<br />
Cervia<br />
Estensione: 2915 ettari<br />
Sede: via Roma 33, Varco Sabino; tel.<br />
0765.790139, http://www.parks.it/riserva.monte.navegna<br />
Informazioni turistiche<br />
APT Rieti, Piazza Vittorio Emanuele II<br />
18; tel. 0746.203220, www.apt.rieti.it<br />
Una ricca biodiversità<br />
La più visibile, al solito, è l’avifauna. Anatre, aironi e limicoli frequentano le aree dei laghi <strong>del</strong><br />
Cicolano in particolare durante i passi e nei mesi invernali. Tuttavia la maggioranza <strong>del</strong>le specie animali<br />
che frequentano la zona è legata agli ambienti più diffusi, cioè quelli forestali. Querceti a caducifoglie,<br />
misti ad aceri, castagni, carpini, e più in alto il manto omogeneo <strong>del</strong>le faggete, rappresentano<br />
infatti un notevole serbatoio di biodiversità. I settori più vetusti <strong>del</strong> bosco ospitano insetti<br />
rari e bellissimi, come i coleotteri Rosalia alpina e Cerambyx cerdo. L’avifauna comprende, tra<br />
gli altri poiane e sparvieri, ghiandaie, cince, picchi rossi maggiori e picchi verdi.<br />
La presenza <strong>del</strong> lupo nella zona è legata a doppio filo all’aumento <strong>del</strong> cinghiale, sua preda d’elezione<br />
nell’area appenninica. Sporadici gli avvistamenti <strong>del</strong>l’orso, l’altro grande protagonista<br />
degli elenchi faunistici <strong>del</strong>le montagne <strong>del</strong> centro Italia.<br />
www.turislazio.it<br />
LAGHI DEL SALTO E TURANO<br />
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