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Sentiero dei Fortini, Anacapri - CAI Sezione di Napoli

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ISOLA DI CAPRI: IL SENTIERO DEI FORTINI, ANACAPRI<br />

(a cura <strong>di</strong> Michele Di Martino)<br />

L’altra Capri, quella solo sfiorata da mondanità varia, negozi griffati e yacht più o meno milionari,<br />

trova proprio in questo percorso anacaprese, a mio avviso, una delle sue massime espressioni.<br />

Il sentiero si può intraprendere da <strong>di</strong>versi punti, ma il percorso che descriverò credo sia quello che<br />

meglio esplica la bellezza <strong>dei</strong> luoghi. Il sentiero così come si vede, è frutto <strong>di</strong> un lavoro <strong>di</strong> ripristino<br />

e parziale rifacimento, eseguito pochi anni ad<strong>di</strong>etro dal Comune <strong>di</strong> <strong>Anacapri</strong>, grazie a finanziamenti<br />

dell’Unione Europea.<br />

Sono stati ricollegati in un unico percorso, alcuni antichi, esili tracciati usati un tempo da conta<strong>di</strong>ni<br />

e cacciatori, unendo fra loro ciò che rimane delle fortificazioni erette dai militari britannici, in parte<br />

su pre-esistenti apprestamenti <strong>di</strong>fensivi, tra il 1806 ed il 1808, periodo in cui l’isola costituì una<br />

spina nel fianco del regno <strong>di</strong> <strong>Napoli</strong>, sul cui trono Napoleone Bonaparte aveva posto dapprima il<br />

fratello Luigi, poi il generale Gioacchino Murat. Egli fù che volle la riconquista dell’Isola, in<br />

seguito alla quale le fortificazioni esistenti subirono delle aggiunte.<br />

Si parte da Orrico, il più settentrionale <strong>dei</strong> fortini,posto sulla Punta del Miglio e si scende verso sud,<br />

tra rocce bucate da litodomi e macchia <strong>di</strong> euforbia, cisto, arbusti <strong>di</strong> rosmarino e residue presenze <strong>di</strong><br />

ginepro fenicio.Davanti a noi ed al nostro fianco, l’incontro <strong>di</strong> cielo e mare, mentre dall’altro lato, si<br />

svolge il declivio che risale verso <strong>Anacapri</strong>, tra balze <strong>di</strong> roccia raramente aspre, ricoperte <strong>di</strong><br />

macchia me<strong>di</strong>terranea e da avanzi <strong>di</strong> uliveti e terrazzamenti coltivati.<br />

Alle spalle, la rupe <strong>di</strong> Damecuta, da cui inutilmente i fucilieri del Regiment of Malta cercarono, il 4<br />

ottobre del 1808, <strong>di</strong> fermare l’impeto delle truppe del generale Lamarque, che dalla pietraia <strong>di</strong><br />

Orrico avanzavano verso <strong>Anacapri</strong>.<br />

Si prosegue costeggiando la Cala del Rio, un tempo occasionale rifugio <strong>di</strong> contrabban<strong>di</strong>eri, per poi<br />

incontrare il forte posto a dominio <strong>di</strong> punta Campetiello, estremo, roccioso occidente caprese.<br />

Non ci sono vette da conquistare, alla fine <strong>di</strong> questo sentiero.Ma quando l’orizzonte unisce cielo e<br />

mare, ed il mare stesso sembra quasi voler prendere a sé le rocce del sentiero, quelle rocce fatte <strong>di</strong><br />

un calcare cotto dal sole e dal sale, ed il cui colore talvolta può (mi perdonino gli alpinisti) ricordare<br />

accecanti nevai….se riuscite a guardare ciò, anche con gli occhi dell’anima, lo spettacolo è<br />

assicurato.<br />

Più prosaicamente, aggiungerò che la zona tra Campetiello, cala <strong>di</strong> Mezzo e punta del Pino, è<br />

rinomata tra gli appassionati raccoglitori <strong>di</strong> asparagi.Fra le due suddette località, a ridosso del<br />

fortino <strong>di</strong> Campetiello, è celato lo stretto fiordo detto il Latino (dai capresi genericamente in<strong>di</strong>cato<br />

come Mesola, dal nome dell’area retrostante). E’ luogo ideale per un bagno <strong>di</strong>screto e ristoratore.<br />

Con l’amico Antonino Russo abbiamo <strong>di</strong> cuore convenuto col Consigliere centrale Onofrio Di<br />

Gennaro <strong>di</strong> rinominarlo, per noi camminatori, “Cala dell’Escursionista…stanco”!<br />

Il Forte <strong>di</strong> punta del Pino ci aspetta dopo una breve salita. E’ il più grande <strong>dei</strong> tre, ed era dotato <strong>di</strong><br />

una propria casermetta, <strong>di</strong> cui si vede una parte, ricostruita,così come le mura del fortino stesso,<br />

chiuse a <strong>di</strong>fesa dal mare, percorse dalle feritoie per permettere il tiro <strong>di</strong> quei pochi, corti cannoni<br />

navali che le truppe comandate dal tenente colonnello Hudson Lowe riuscirono ad installarvi. Se<br />

prossimi al tramonto, osserveremo il sole indorare le acque della cala del Limmo,dominate dalla<br />

sagoma del faro <strong>di</strong> Punta Carena, estremità sud-occidentale <strong>di</strong> <strong>Anacapri</strong>.<br />

Apprestandosi alla risalita verso la strada provinciale che da Punta Carena (ma noi capresi<br />

Chiamiamo familiarmente “ il Faro “) volge ad <strong>Anacapri</strong>, una breve deviazione a destra conduce ad<br />

una piccola piazzola <strong>di</strong> tiro, dalla forma <strong>di</strong> un basso e tozzo panettone.Essa è detta “il Cannone” (o<br />

le Carron, da carronata), domina da sessanta metri circa la stretta cala del Tombosiello.<br />

Nelle acque <strong>di</strong> questa cala, nell’estate del 2000, venne ritrovato un pezzo <strong>di</strong> artiglieria da marina<br />

(una “carronata”, appunto), certamente precipitato in mare dai <strong>di</strong>fensori del fortino<br />

all’approssimarsi della <strong>di</strong>sfatta. La bocca da fuoco reca i marchi dell’officina <strong>di</strong> produzione,<br />

completi <strong>di</strong> data:1798.


Tornando poi sulla stra<strong>di</strong>na cementata (brutta, in verità), si risale alla provinciale per <strong>Anacapri</strong>. Chi<br />

vuole, può fermarsi ed attendere l’autobus per la risalita in paese.Oppure si può scendere piegando a<br />

destra, per l’ultimo tratto della “ Via vecchia del Faro”, che conduce presso la <strong>di</strong>scesa a mare <strong>di</strong><br />

Punta Carena. Qui è anche ubicato il capolinea del servizio pubblico per <strong>Anacapri</strong>.<br />

Chi vuole continuare a camminare, può intraprendere una volta giunto sulla provinciale, dopo la<br />

salita dal forte del Pino, un’esile ma sicuro sentiero, contrad<strong>di</strong>stinto dal segnavia bianco-rosso n. 2.<br />

<strong>di</strong>pinto su una roccia a lato della strada, sulla sinistra <strong>di</strong> chi vuol scendere al Faro.<br />

La traccia segue il costone che da dal Pino risale in breve alla torre della Guar<strong>di</strong>a, altro antico apprestamento<br />

<strong>di</strong>fensivo, per poi condurre al belvedere della Migliera, attraverso rigogliosa macchia<br />

me<strong>di</strong>terranea, agavi e pini, Seguire sempre con attenzione i segni rossi sul percorso. In ogni caso, si<br />

é ormai in una zona abitata, non vi sono quin<strong>di</strong> rilevanti problemi d’orientamento.<br />

A questo punto, attraverso la comoda stra<strong>di</strong>na della Migliera, si fa definitivo ritorno ad <strong>Anacapri</strong>,<br />

da cui, nel modo a ciascuno più consono, si giunge al porto <strong>di</strong> Marina Grande.<br />

RIEPILOGO<br />

Da <strong>Anacapri</strong> , al fortino <strong>di</strong> Orrico, attraverso il centro abitato. Da piazza Vittoria, per le Boffe poi<br />

via Vigna, Traversa Vigna, Via cera, Via La Fabbrica, prendere via A. Maiuri (accesso a ciò che<br />

resta della villa romana <strong>di</strong> Damecuta)girare a destra per uno stretto sentierino, detto dell’olivastro. Il<br />

sentiero incrocia la provinciale per la Grotta Azzurra, basta traversarla per immettersi nel sentiero<br />

<strong>dei</strong> <strong>Fortini</strong>.<br />

In Autobus, da <strong>Anacapri</strong>. Scendere in località detta “Galatà”, portarsi sulla destra della strada (dal<br />

lato <strong>di</strong> chi sale), si nota una breve scaletta in pietra con corrimano metallico, che volge a sud-ovest,<br />

da cui poi si <strong>di</strong>parte il sentiero, sempre evidente, talvolta segnato con pittura rossa.<br />

Per il giro inverso, portarsi da <strong>Anacapri</strong> verso il Faro, scendere attraverso via forte del Pino, seguire<br />

il sentiero fino a dopo Orrico, quin<strong>di</strong> alla prov. Per la Grotta azzurra.<br />

Tempi <strong>di</strong> percorrenza: dalle 3,30 alle 5 ore, in funzione del numero <strong>di</strong> persone, dell’itinerario scelto<br />

e del numero <strong>di</strong> soste fatte.<br />

Dislivello in salita.: da Marina Grande ad <strong>Anacapri</strong>, 380 metri. Fino alla Migliara, 548 metri.<br />

Periodo consigliato: tutto l’anno, per ammirare i cambiamenti dell’incontro tra cielo e mare nelle<br />

<strong>di</strong>verse stagioni. In primavera si apprezza maggiormente la fioritura della macchia costiera.<br />

Cosa non <strong>di</strong>sprezzabile, da giugno in poi è possibile fare un bella, ritemprante nuotata nella caletta<br />

<strong>di</strong> Mesola (il Latino). In estate, evitare le ore più calde della giornata, il sentiero è sempre esposto al<br />

sole. Si consigliano vivamente una buona scorta d’acqua, cappello e occhiali da sole.<br />

Per trovare posti <strong>di</strong> ristoro bisogna recarsi alla <strong>di</strong>scesa a mare del Faro <strong>di</strong> Punta Carena.

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