Ottobre2009 - Area di Servizio Carcere e territorio
Ottobre2009 - Area di Servizio Carcere e territorio
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È <strong>di</strong> un azzurro cielo esagerato il cancello<br />
che si sta aprendo per poi richiudersi <strong>di</strong>etro<br />
te, senti solo il rumore. Le manette e i due<br />
carabinieri che hai seduti a fianco non ti fanno<br />
muovere bene, e ormai è fatta: sei dentro!<br />
Sei a Pontedecimo-Genova, unico carcere<br />
femminile <strong>di</strong> tutta la Liguria. Vieni consegnata<br />
alla Polizia Penitenziaria, sono gentili,<br />
rassicuranti, forse troppo ma ne hai bisogno.<br />
Nell’Ufficio Matricola vengono presi i tuoi dati,<br />
foto e impronte <strong>di</strong>gitali. Ti tolgono tutto<br />
tranne la “fede”, non puoi tenere nessun effetto<br />
personale, ti verranno riconsegnati quando<br />
uscirai. Altra stanza: niente stringhe o scarpe<br />
col tacco, è facile che rimani scalzo.<br />
Ti fanno spogliare completamente, i guanti<br />
in lattice dell’agente donna ti inquietano, ma<br />
alla fine te la cavi con qualche flessione. Poi<br />
ti consegnano le cose della casanza: coperta,<br />
lenzuola, telo bagno, piatti in acciaio, posate<br />
(il coltello no), bicchiere <strong>di</strong> plastica, saponetta<br />
(rosa o lavanda), carta igienica e così, con la tua<br />
<strong>di</strong>sperazione tra le braccia ti accompagnano alla<br />
cella <strong>di</strong> appartenenza numero...<br />
L’agente con le sue grosse chiavi giallo-oro dà<br />
due mandate, quel rumore tondo cadenzato non<br />
ti sarà mai amico. Cominci a guardarti attorno,<br />
per ora sei sola. I muri sono sporchi, un tavolino<br />
e degli arma<strong>di</strong>etti a farti compagnia, un’occhio<br />
veloce al bagno, sembra pulito. Scegli il letto e ti<br />
ci sie<strong>di</strong>: fa tutto un po’ schifo. Poi pulirai, pensi,<br />
poi...<br />
Intanto ti accen<strong>di</strong> la tua prima sigaretta da<br />
quando ti hanno arrestato. Troppe immagini<br />
e momenti si agitano nella mente, non riesci a<br />
raddrizzare un’idea, la confusione che hai in<br />
testa finisce là, dove inizia.<br />
A salvarti è un’agente che apre la cella e ti<br />
accompagna alla visita me<strong>di</strong>ca. Ad aspettarti in<br />
un normale ambulatorio me<strong>di</strong>co un dottore con<br />
il suo camice bianco. Ti fa sedere, domande,<br />
risposte, ti visita. Il me<strong>di</strong>co non è restìo a darti<br />
psicofarmaci, anzi, capirai poi che per il carcere è<br />
meglio se sei quasi uno zombie, non dai fasti<strong>di</strong>,<br />
non dai problemi.<br />
La normalità viene interrotta da un curioso<br />
aggeggio che il me<strong>di</strong>co ti preme sull’avambraccio<br />
a formare tre forellini, prende un grosso<br />
pennarello verde e ci fa un cerchio attorno. Ti<br />
spiega che è per la TBC e si raccomanda <strong>di</strong> non<br />
lavare la zona nei tre giorni sucessivi. Se la pelle<br />
non prende colori strani, a parte il verde del<br />
pennarello, è tutto a posto. Durante la visita<br />
me<strong>di</strong>ca l’agente che per regolamento deve essere<br />
presente, se ne sta sulla porta, ascolta e guarda<br />
tutto, come se fosse la cosa più naturale.<br />
Quando te ne ren<strong>di</strong> conto un dolore nuovo,<br />
insopportabile ti prende dentro, e mentre vieni<br />
riportato in cella pensi quante volte questo<br />
mostro che ti sta ingoiando violerà il tuo cuore, il<br />
tuo tutto, il tuo nulla. Alla confusione che hai in<br />
testa si aggiunge il rumore della sezione, voci che<br />
parlano da lontano ti arrivano troppo vicino.<br />
Solo la notte ti porta un piacevole silenzio.<br />
Il sonno amico ruba dolore, angosce e rabbia e<br />
li nasconde. Respiri dolci prendono il posto <strong>di</strong><br />
lacrime trattenute: é una magia che ogni notte da<br />
un anno ritrovo, e un sorriso, mentre appoggio la<br />
testa sul cuscino, mi accompagna.<br />
Rossella Lorenzini,<br />
pubblicato in AREA DI SERVIZIO 9/2009<br />
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