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Per le nostre colline - Fondazione Villa Ghigi | Fondazione Villa Ghigi

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per <strong>le</strong> <strong>nostre</strong><br />

COLLINE<br />

i tesori naturali, paesaggistici<br />

e storici della fascia collinare bolognese<br />

Parco regiona<strong>le</strong> Abbazia di Monteveglio<br />

Parco regiona<strong>le</strong> Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa<br />

Parco regiona<strong>le</strong> Vena del Gesso romagnola<br />

riserva natura<strong>le</strong> Bosco della Frattona<br />

riserva natura<strong>le</strong> Contrafforte Pliocenico<br />

LA FASCiA COLLinAre BOLOGneSe<br />

ella provincia di Bologna la fascia collinare si<br />

estende per una sessantina di chilometri dalla<br />

val<strong>le</strong> del Samoggia a quella del Santerno ed è<br />

solcata dal fiume Reno e da una serie di torrenti,<br />

che scorrono pressoché paral<strong>le</strong>li, separati da lunghe<br />

dorsali, e confluiscono quasi tutti nel Reno in pianura<br />

(la <strong>le</strong>ggera curvatura verso est di Sillaro e Santerno<br />

per il grande naturalista forlivese Pietro Zangheri era<br />

una del<strong>le</strong> caratteristiche che identificavano la Romagna<br />

geografica). <strong>Per</strong>correndo la via Emilia o la strada<br />

pedecollinare verso Bazzano, i primi rilievi sono<br />

sempre visivamente molto vicini e nell’area urbana<br />

bolognese quasi si fondono con la città. Raramente,<br />

tuttavia, <strong>le</strong> <strong>colline</strong> sono state percepite come un’entità<br />

omogenea, ma piuttosto descritte a partire dal<strong>le</strong><br />

valli che <strong>le</strong> attraversano o limitatamente ai singoli<br />

territori comunali. Il territorio collinare, invece, possiede<br />

caratteristiche morfologiche, naturali e storiche<br />

che suggeriscono di guardarlo come un unico ambiente,<br />

trasversa<strong>le</strong> a tutta la provincia. È un territorio<br />

per alcuni tuttora familiare, anche se riservato<br />

soprattutto al<strong>le</strong> gite domenicali, ai pranzi in trattoria<br />

o al<strong>le</strong> sagre di paese, del qua<strong>le</strong> si rischia tuttavia di<br />

avere un’immagine semplificata e convenziona<strong>le</strong>,<br />

che trascura <strong>le</strong> sue affascinanti vicende naturali, la<br />

notevo<strong>le</strong> ricchezza e comp<strong>le</strong>ssità ambienta<strong>le</strong>, l’evoluzione<br />

storica antica e più recente. La fascia collinare,<br />

in effetti, è un ambito delicato e qualche volta<br />

contraddittorio, in cui convivono a breve distanza<br />

zone densamente abitate e altre ben conservate e di<br />

sorprendente valore naturalistico e paesaggistico. Gli<br />

insediamenti abitativi e produttivi sono più numerosi<br />

nel<strong>le</strong> valli del Reno e del Savena, che ospitano quasi<br />

tutte <strong>le</strong> principali infrastrutture, ma anche <strong>le</strong> valli<br />

minori negli ultimi decenni hanno visto sorgere nuovi<br />

nuc<strong>le</strong>i residenziali e produttivi. Ma la fascia collinare<br />

bolognese è oggi, in primo luogo, una sequenza di<br />

ambiti territoriali di notevo<strong>le</strong> valore naturalistico e di<br />

insediamenti storici di grande interesse immersi in un<br />

paesaggio affascinante che è sinonimo di prodotti di<br />

qualità e buona tavola, oltre che di piacevoli escursioni<br />

a piedi e in bicic<strong>le</strong>tta tra emozionanti vedute e<br />

inaspettati scorci di natura.<br />

N<br />

A cura della <strong>Fondazione</strong> <strong>Villa</strong> <strong>Ghigi</strong><br />

Gessi, arenarie e argil<strong>le</strong><br />

a prima fascia collinare, per chi si avvicina dalla<br />

pianura, ha in apparenza un aspetto uniforme,<br />

per <strong>le</strong> modeste altitudini e la vicinanza ai<br />

centri urbani e produttivi, ma nasconde in realtà una<br />

struttura comp<strong>le</strong>ssa e diversificata, frutto di un’affascinante<br />

e in alcuni momenti strabiliante storia<br />

geologica, che si è sviluppata nel corso di milioni<br />

di anni: i fiumi antichissimi, il mare che sommerge<br />

l’intero territorio, si ritira, ritorna e definitivamente si<br />

allontana con il mutare del clima, lasciando numerose<br />

testimonianze fossili, <strong>le</strong> forze immani che sol<strong>le</strong>va-<br />

L<br />

no i sedimenti depositati sui fondali marini, dando<br />

origine ai materiali rocciosi come i gessi, <strong>le</strong> arenarie,<br />

<strong>le</strong> argil<strong>le</strong> e <strong>le</strong> marne che hanno determinato <strong>le</strong> particolarità<br />

del paesaggio collinare bolognese. Il valore<br />

di questa porzione di territorio deriva in primo luogo<br />

dal<strong>le</strong> estese formazioni gessose intorno a Bologna,<br />

da Zola Predosa a S. Lazzaro di Savena, e nell’Imo<strong>le</strong>se<br />

al confine con la provincia di Ravenna. Queste<br />

importanti formazioni, oggi in larga parte tutelate,<br />

sono un e<strong>le</strong>mento di rilievo internaziona<strong>le</strong> per gli<br />

spettacolari affioramenti, <strong>le</strong> singolari morfologie<br />

carsiche, l’affascinante mondo sotterraneo, <strong>le</strong> particolarità<br />

floristiche e faunistiche e l’interesse storico<br />

<strong>le</strong>gato all’utilizzo del gesso nei secoli (di gesso sono i<br />

basamenti del<strong>le</strong> torri di Bologna). Di grande impatto<br />

sono anche <strong>le</strong> cime panoramiche, <strong>le</strong> rupi vertiginose<br />

e <strong>le</strong> maestose pareti arenacee che dominano il paesaggio<br />

di molte valli della collina, che raggiungono<br />

i 500 m di quota e culminano nei 638 m del Monte<br />

del<strong>le</strong> Formiche. Dove prevalgono i fini depositi<br />

argillosi (Argil<strong>le</strong> Scagliose, Argil<strong>le</strong> Plioceniche), che<br />

insieme ad altre componenti rocciose disegnano i<br />

Miglior consiglio ci è sembrato, che in questo<br />

“<br />

medesimo territorio tosto si rivolgessero <strong>le</strong><br />

“<br />

<strong>nostre</strong> fatiche alla parte della montagna e della<br />

collina: sì perché questa in ogni provincia sempre<br />

è la parte la più diffici<strong>le</strong> e disastrosa; sì perché una<br />

lunga sperienza ci ammaestrò, che questa pure in<br />

ogni territorio è la parte men conosciuta, e più<br />

soggetta a sviste ed errori (...); e sì perché finalmente<br />

in questa parte, e non mai altrettanto nel<strong>le</strong><br />

pianure, gli studi esultano, e trionfano <strong>le</strong> dovizie, <strong>le</strong><br />

maraviglie, e gli arcani della bottanica, della mineralogia,<br />

della idrologia, e in una parola di tutta la<br />

storia natura<strong>le</strong>…<br />

Serafino Calindri, Dizionario corografico, georgico,<br />

orittologico, storico... (1781)<br />

Serafino Calindri (1733-1811)<br />

Nato a <strong>Per</strong>ugia, da madre bolognese, ha studiato matematica<br />

e architettura civi<strong>le</strong> (soprattutto idraulica) a Roma.<br />

Ha lavorato nel porto di Cherbourg e in quello di Rimini,<br />

dove gli interventi che aveva proposto sono stati oggetto di<br />

aspre controversie. È noto soprattutto per il suo magnifico<br />

Dizionario corografico, georgico, orittologico, storico..., che<br />

nel<strong>le</strong> intenzioni doveva illustrare, con il contributo di vari<br />

studiosi, tutta l’Italia; dell’opera sono però usciti solo cinque<br />

tomi sulla collina e la montagna bolognese e uno sulla pianura,<br />

scritti interamente da lui, che sono una miniera di informazioni<br />

e acute osservazioni.<br />

È vissuto a lungo a Bologna e ha avuto due mogli e trentacinque<br />

figli (!); in vecchiaia, rimasto vedovo, è stato ordinato<br />

sacerdote.<br />

Giuseppe Scarabelli (1820-1905)<br />

Nato a Imola da famiglia facoltosa e nobi<strong>le</strong> per<br />

parte di madre, ha dedicato buona parte della<br />

sua vita a ricerche geologiche e archeologiche<br />

nell’Appennino emiliano, romagnolo e marchigiano.<br />

Pur non avendo comp<strong>le</strong>tato gli studi<br />

universitari, è stato un pioniere della cartografia<br />

geologica dell’Appennino e del<strong>le</strong> esplorazioni<br />

spe<strong>le</strong>ologiche (la Tana del Re Tiberio nella Vena del Gesso<br />

Romagnola). Numerosi sono i suoi ritrovamenti preistorici nel<strong>le</strong><br />

<strong>colline</strong> imo<strong>le</strong>si, anche nei pressi del Bosco della Frattona, dove<br />

la sua famiglia ebbe per un periodo un paio di poderi. È stato<br />

il primo sindaco di Imola dopo l’Unità d’Italia e ha diretto per<br />

quasi cinquant’anni il Gabinetto di Storia Natura<strong>le</strong> della sua<br />

città (oggi divenuto un museo che porta il suo nome).<br />

dolci paesaggi agricoli della collina, si aprono a volte<br />

selvaggi bacini calanchivi che stupiscono per l’architettura<br />

del<strong>le</strong> forme e l’aspetto severo e aspro.<br />

Flora e fauna selvatica<br />

a natura dei rilievi collinari, <strong>le</strong> loro morfologie<br />

che inducono particolari microclimi e il loro<br />

destino di zona di transizione, un tempo tra<br />

terraferma e mare e oggi tra montagna e pianura,<br />

hanno favorito lo sviluppo di una notevo<strong>le</strong> biodiversità.<br />

Dove dominano querce, carpini e frassini,<br />

infatti, si possono ritrovare spontanei, anche a breve<br />

distanza, <strong>le</strong>cci della<br />

macchia mediterranea<br />

e faggi dell’alto<br />

Appennino, e al<strong>le</strong> tante<br />

bel<strong>le</strong> orchidee del<strong>le</strong><br />

praterie seminaturali e<br />

del<strong>le</strong> radure boschive si<br />

aggiungono <strong>le</strong> fioriture<br />

di tenaci erbe del<strong>le</strong> rupi<br />

assolate e di delicate<br />

piantine del sottobosco<br />

montano. Negli ultimi decenni l’incremento<br />

del<strong>le</strong> superfici boschive e arbustive, in parte <strong>le</strong>gato<br />

all’abbandono dei seminativi, ha offerto crescenti<br />

rifugi alla fauna selvatica: capriolo e cinghia<strong>le</strong> sono<br />

avvistamenti ormai frequenti, anche ai margini del<strong>le</strong><br />

città, e da qualche anno anche il lupo, loro natura<strong>le</strong><br />

predatore, è tornato ad abitare <strong>le</strong> <strong>colline</strong>. Nel<strong>le</strong> porzioni<br />

di territorio tutelate figurano varie specie rare<br />

di interesse comunitario: <strong>le</strong> strapiombanti pareti del<br />

Contrafforte vengono<br />

sorvolate da falco pel<strong>le</strong>grino<br />

e lanario, i ruscelli<br />

e <strong>le</strong> pozze più naturali<br />

ospitano salamandrina<br />

di Savi, ululone appenninico<br />

e gambero di<br />

fiume, grotte e boschi<br />

sono il rifugio del ferro<br />

di cavallo maggiore e<br />

di altri pipistrelli, oltre<br />

che di grandi co<strong>le</strong>otteri<br />

come cervo volante e<br />

L<br />

Da quel praticello l’occhio poteva spaziare<br />

davanti sulla distesa dei campi confusi lontanamente<br />

coll’orizzonte, o ai fianchi seguendo <strong>le</strong><br />

ondulazioni dei poggi che addossati, sinuosi, brevi,<br />

stupendi cingono e difendono Bologna (...). I quali,<br />

se dalla città appaiono belli nella ineguaglianza del<strong>le</strong><br />

eminenze, nello scorcio degli aspetti, nella rottura<br />

del<strong>le</strong> facili balze ora nascoste dagli alberi, ora patenti<br />

per una villa sedutavi su, molto più belli si rivelano<br />

da una qualche cima. Infatti la loro duplice e triplice<br />

cinta non può essere vista che dal mezzo in tutta la<br />

poetica deformità della sua ossatura, e allora i colli<br />

sembrano prorompere da ogni lato, gareggiare e<br />

sformarsi nel medesimo sforzo...<br />

Alfredo Oriani, Al di là (1877)<br />

Girolamo Cocconi (1824-1904)<br />

Nato a Parma, è stato docente di zootecnica<br />

e medicina veterinaria all’Università di Parma e<br />

poi in quella di Bologna. Appassionato botanico<br />

e micologo, è l’autore di una Flora comp<strong>le</strong>ta<br />

della Provincia di Bologna (1883), nella qua<strong>le</strong><br />

sono descritte oltre 2.000 specie spontanee e<br />

anche molte coltivate, con innumerevoli richiami<br />

a località del<strong>le</strong> fascia collinare bolognese e minuziose segnalazioni<br />

dei ritrovamenti. Il volumetto, concepito per “pratiche<br />

escursioni” e dunque tascabi<strong>le</strong>, era esplicitamente pensato per<br />

studenti liceali e universitari, oltre che per gli appassionati,<br />

ed è tuttora un riferimento per i botanici, sia per rintracciare<br />

<strong>le</strong> specie citate, sia per constatare i cambiamenti avvenuti<br />

nell’arco di più di un secolo.<br />

Luigi Bombicci (1833-1903)<br />

Nato a Siena, a 27 anni è diventato docente<br />

all’Università di Bologna e ha fondato il Museo<br />

di Mineralogia, che oggi porta il suo nome, rendendolo<br />

in breve tra i più importanti d’Italia.<br />

Si è occupato anche di questioni scolastiche, creando<br />

vari musei didattici, tra cui uno stupendo<br />

museo itinerante, e il primo ricreatorio laico (una<br />

sorta di tempo pieno). In previsione del secondo congresso<br />

internaziona<strong>le</strong> di geologia, tenuto a Bologna nel 1881, la<br />

sezione bolognese del Club Alpino Italiano lo incaricò di preparare<br />

una guida dell’Appennino bolognese per i congressisti.<br />

In un paio d’anni, con grande impegno persona<strong>le</strong> e il coinvolgimento<br />

di altri autori, mise a punto un volume che è una<br />

pietra miliare nella divulgazione del territorio bolognese.<br />

cerambice del<strong>le</strong> querce. Camminando tra boschi e<br />

praterie, alla fine dell’inverno, si è accompagnati da<br />

macchie di bucaneve e pié di gallo e, poco dopo,<br />

da tappeti di primu<strong>le</strong>, anemoni, polmonarie, consolide,<br />

vio<strong>le</strong>, oltre che dai canti di cince, capinere,<br />

scriccioli, fringuelli e dal battere dei picchi. In estate,<br />

nei medesimi ambienti, spiccano <strong>le</strong> vistose fioriture<br />

solitarie di giglio martagone, giglio rosso e gladiolo<br />

dei campi, friniscono <strong>le</strong> cica<strong>le</strong> e volano podaliri,<br />

galatee, vanesse e altre variopinte farfal<strong>le</strong>, mentre<br />

in autunno i ciclamini trapuntano il sottobosco tra il<br />

vivido fogliame di aceri, olmi, gelsi, querce e pioppi.<br />

Un ca<strong>le</strong>idoscopio di colori e scoperte che fanno di<br />

un’escursione in collina un’esperienza piacevo<strong>le</strong> e<br />

piena di osservazioni in ogni periodo dell’anno.<br />

Vini, ciliege e altri prodotti di qualità<br />

ella fascia collinare la vocazione agricola preva<strong>le</strong><br />

soprattutto sul<strong>le</strong> <strong>colline</strong> imo<strong>le</strong>si, specializzate<br />

nella vite e nel<strong>le</strong> produzioni fruttico<strong>le</strong><br />

(pesco, albicocco, susino, actinidia o kiwi) e in quel<strong>le</strong><br />

al confine con il Modenese, dove alla viticoltura si<br />

affianca la coltura del ciliegio. In questi due ambiti<br />

il paesaggio rura<strong>le</strong> è disegnato da estesi frutteti<br />

e vigneti, sia in colture<br />

specializzate che nel<strong>le</strong><br />

residue sistemazioni tradizionali.<br />

A partire dal<strong>le</strong><br />

lievi ondulazioni dell’alta<br />

pianura e dei terrazzi<br />

fluviali, frutteti e vigneti<br />

rivestono, alternandosi<br />

con prati e seminativi, i<br />

versanti più dolci e meglio<br />

esposti, disegnando una<br />

trama ordinata, impreziosita<br />

da siepi, filari alberati<br />

e boschetti, che in<br />

primavera si ravviva per <strong>le</strong> fioriture dei diversi alberi<br />

da frutto. Nella parte centra<strong>le</strong> della fascia collinare,<br />

invece, al<strong>le</strong> spal<strong>le</strong> del capoluogo e dei comuni vicini,<br />

<strong>le</strong> morfologie più accidentate e la natura dei terreni<br />

hanno limitato l’uso agricolo, favorendo, soprattutto<br />

negli ultimi decenni, lo sviluppo di ambiti naturali e<br />

seminaturali. Anche qui, tuttavia, coltivi, alberi da<br />

N<br />

È rimasta ado<strong>le</strong>scente, la cara collina. A contem-<br />

“<br />

plarla, ridivento anch’io quello di allora. Anche<br />

“<br />

la vecchia casa che appare sul fianco, a mezza<br />

costa, con quel delizioso carattere tra di casa e di<br />

villa, ha preso l’aria astratta e ce<strong>le</strong>ste della collina...<br />

Gaetano Arcangeli, Omaggio ai Giardini Margherita<br />

(1936)<br />

A sette chilometri da Bologna entriamo nella<br />

val<strong>le</strong> del Savena e Bologna è dimenticata. Direi<br />

che siamo in un paesaggio che ha molta genialità.<br />

Ha sopra tutto inventato un colore straordinario:<br />

un bronzo dorato sordo che fa variare a ogni istante<br />

<strong>le</strong> sue proporzioni d’oro e di verde...<br />

Jean Giono, Viaggio in Italia (1951)<br />

“<br />

Luigi Bertelli (1833-1916)<br />

Nato a S. Lazzaro di Savena, è stato il pittore<br />

bolognese più significativo della seconda metà<br />

dell’Ottocento. Poco compreso dalla critica, è<br />

stato riscoperto, tra gli altri, da Giorgio Morandi<br />

e Carlo Carrà. Autodidatta, durante un viaggio<br />

a Parigi rimase affascinato da Courbet e dai<br />

pittori della scuola di Barbizon (Mil<strong>le</strong>t, Corot,<br />

Rousseau). Nei suoi quadri segnati da una grande sensibilità<br />

per la natura, si succedono i paesaggi più tipici del Bolognese:<br />

scorci del Navi<strong>le</strong> e del Savena, calanchi, ma soprattutto<br />

affioramenti gessosi e cave intorno a Monte Donato (a cui ha<br />

dedicato un ciclo di dipinti). Padre di nove figli, tra cui Flavio<br />

è stato un buon paesaggista e ritrattista, ha avuto un’infelice<br />

maturità e vecchiaia ed è morto nell’indigenza.<br />

Francesco Orsoni (1849-1906)<br />

Nato a Bologna, da giovane passava l’estate in<br />

una villa vicino a S. Lazzaro. Nel 1871, durante<br />

un’escursione in cerca di minerali e fossili<br />

insieme a un amico, ha scoperto la Grotta del<br />

Farneto. Aveva simpatie socialiste e anarchiche<br />

e una volta, probabilmente, è andato in Svizzera<br />

a trovare Michail Bakunin. Ha frequentato<br />

l’università, senza terminarla, rimanendo però in rapporto con<br />

il geologo Giovanni Capellini per tutta la vita. Ha scoperto altre<br />

grotte e siti preistorici, in Romagna e Sardegna. Ha avuto una<br />

moglie e un figlio e una vita travagliata.<br />

La Grotta del Farneto è stata la sua gloria e la sua ossessione.<br />

Ha anche tentato di farne un luogo turistico, portandoci<br />

Carducci, Panzacchi e altri personaggi. È morto a Firenze,<br />

precocemente invecchiato e in miseria.<br />

frutto e isolati vigneti, testimoni di antiche tenute<br />

agrico<strong>le</strong>, sopravvivono tra vaste superfici boscate,<br />

arbusteti e affioramenti rocciosi, esaltando i valori<br />

paesaggistici del territorio e offrendo inedite opportunità.<br />

La collina, infatti, appare uno dei luoghi privi<strong>le</strong>giati<br />

della possibi<strong>le</strong> rinascita del mondo agricolo,<br />

attraverso aziende multifunzionali in grado di offrire<br />

prodotti di qualità e servizi ai cittadini. Il comprensorio<br />

collinare vanta varie produzioni contrassegnate<br />

da marchi italiani e comunitari, tra i quali spiccano<br />

i Vini dei Colli Bolognesi e quelli dei Colli Imo<strong>le</strong>si, il<br />

Bianco del Sillaro e altri a metà con <strong>le</strong> province di<br />

Modena e Ravenna. Tra <strong>le</strong> colture risaltano anche<br />

quella del castagno, tipicamente montana ma ben<br />

presente nella zona di Monte S. Pietro, a Livergnano<br />

e in altre località, e quella dell’ulivo, che ha avuto<br />

negli ultimi anni uno sviluppo specia<strong>le</strong> un po’ ovunque,<br />

da Imola a Sasso Marconi e a Monteveglio. Di<br />

una certa importanza per l’economia rura<strong>le</strong> è, infine,<br />

il mie<strong>le</strong>, con produzioni di qualità valorizzate dalla<br />

presenza dell’Osservatorio naziona<strong>le</strong> della produzione<br />

e del mercato del mie<strong>le</strong> a Castel S. Pietro Terme.<br />

Castelli, monasteri e vil<strong>le</strong><br />

a fascia collinare ha restituito molti reperti di<br />

epoca preistorica: nel<strong>le</strong> <strong>colline</strong> di Bazzano,<br />

Monteveglio e Crespellano, nel<strong>le</strong> cavità dei<br />

gessi bolognesi e nella val<strong>le</strong> del Santerno. In epoca<br />

romana, sul<strong>le</strong> pendici più basse, sorsero vil<strong>le</strong> al<br />

centro di vaste tenute agrico<strong>le</strong> e in età augustea la<br />

fascia collinare fu interessata dalla realizzazione, in<br />

gran parte sotterranea, del grande acquedotto che<br />

tuttora conduce a Bologna l’acqua del Setta. Nel<br />

L<br />

Tutta la fascia collinare periappenninica è ben<br />

abitata (...) e messa a coltura, con residui<br />

boschetti di querce e castagni sul<strong>le</strong> chine più<br />

ripide e nei valloncelli più chiusi. Alcuni folti d’alberi<br />

sono parchi di vil<strong>le</strong> signorili. (...) La terra è tutta<br />

suddivisa in poderi (...), la cui estensione è in rapporto<br />

alla proporzione del<strong>le</strong> diverse colture tra loro,<br />

e quindi, almeno in parte, alla natura del suolo (...).<br />

Ciò si rif<strong>le</strong>tte sulla frequenza del<strong>le</strong> molte abitazioni<br />

rurali (...), per la massima parte sparse attraverso la<br />

campagna, e situate in groppa al<strong>le</strong> <strong>colline</strong> o, a mezza<br />

costa, all’estremità degli sproni, in posizioni aereate<br />

dunque, sfuggendo agli umidi e più freddi fondi del<strong>le</strong><br />

val<strong>le</strong>tte. Anche <strong>le</strong> chiese sorgono spesso isolate o vicine<br />

a un minimo nuc<strong>le</strong>o di case, nel<strong>le</strong> stesse posizio-<br />

A<strong>le</strong>ssandro <strong>Ghigi</strong> (1875-1970)<br />

Nato a Bologna, è stato docente di zoologia e,<br />

a lungo, rettore dell’Università di Bologna, oltre<br />

che autore di trattati scientifici e opere divulgative<br />

e fondatore di istituti e associazioni naturalistiche.<br />

È stato un antesignano della tutela degli<br />

ambienti naturali del nostro paese e della nostra<br />

regione e un fautore dell’insegnamento del<strong>le</strong><br />

scienze naturali nel<strong>le</strong> scuo<strong>le</strong>. Il suo nome è <strong>le</strong>gato anche alla<br />

villa e alla tenuta che la sua famiglia aveva sui primi colli bolognesi,<br />

al<strong>le</strong> porte della città, dove ha vissuto l’ultima parte della<br />

vita e che, già prima dell’ultima guerra, ha voluto che fosse il<br />

cuore di un’oasi per la protezione della fauna. Nel 1975 buona<br />

parte della tenuta è divenuta un ampio e gradevo<strong>le</strong> parco pubblico,<br />

che conserva i caratteri tipici del paesaggio collinare.<br />

Luigi Fantini (1895-1978)<br />

È nato a due passi dalla Grotta del Farneto, nella<br />

casa che oggi è la sede del Parco Regiona<strong>le</strong><br />

Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa.<br />

Straordinaria figura di autodidatta e personaggio<br />

fuori dagli schemi, ha lavorato tutta la vita per<br />

il Comune di Bologna (prima come inserviente<br />

e poi come archivista), ma è stato soprattutto<br />

l’infaticabi<strong>le</strong> esploratore, insieme agli amici del Gruppo<br />

Spe<strong>le</strong>ologico Bolognese da lui fondato nel 1932, del<strong>le</strong> grotte<br />

bolognesi, oltre che lo scopritore di importanti reperti preistorici.<br />

Dalla fine degli anni ’30 ha curato una preziosa documentazione<br />

fotografica degli edifici più antichi dell’Appennino<br />

bolognese (in diversi casi poi distrutti dalla guerra).<br />

È sepolto, come aveva chiesto, nel piccolo cimitero del Monte<br />

del<strong>le</strong> Formiche.<br />

medioevo si diffusero luoghi fortificati e comunità<br />

monastiche. Alcuni castelli, come quelli di Bazzano<br />

e Dozza o il Palazzo dei Rossi a Pontecchio Marconi,<br />

sono tuttora visibili in tutta la loro imponenza, mentre<br />

di altri rimangono resti più o meno consistenti;<br />

interessanti sono anche molti borghi e case torri.<br />

Tra gli insediamenti religiosi, spesso pregevoli per<br />

architettura e ambientazione, nella val<strong>le</strong> del Samoggia<br />

emergono l’abbazia di Monteveglio e la chiesa<br />

di Fagnano e in quella del Lavino la nascosta badia<br />

dei SS. Fabiano e Sebastiano. All’imbocco della val<strong>le</strong><br />

del Reno si stagliano l’eremo di Tizzano e il santuario<br />

della Beata Vergine di S. Luca, mentre i colli<br />

subito al<strong>le</strong> spal<strong>le</strong> del capoluogo sono punteggiati di<br />

conventi (Osservanza, S. Miche<strong>le</strong> in Bosco), eremi<br />

(Ronzano, S. Vittore) e picco<strong>le</strong> chiese parrocchiali,<br />

intorno al<strong>le</strong> quali gravitavano comunità sparse di<br />

agricoltori e artigiani. In un’ansa della media val<strong>le</strong><br />

del Reno sorge la chiesa romanica di Panico e sul<strong>le</strong><br />

<strong>colline</strong> di S. Lazzaro si trovano varie chiese di antica<br />

origine, oltre all’Abbadia, un convento camaldo<strong>le</strong>se<br />

trasformato in villa. Risa<strong>le</strong>ndo la val<strong>le</strong> dell’Idice si<br />

incontrano l’antichissima chiesa abbazia<strong>le</strong> di Monte<br />

Armato e il santuario del Monte del<strong>le</strong> Formiche,<br />

sull’ultimo rilievo del Contrafforte Pliocenico. A<br />

Varignana spicca una pieve protoromanica, mentre a<br />

Dozza si trova la chiesa romanica di S. Maria Assunta<br />

in Piscina (nei dintorni del paese sorge il seicentesco<br />

santuario della Madonna del Calanco). Lungo la<br />

val<strong>le</strong> del Santerno, infine, a Pieve del Gesso, si trovano<br />

i suggestivi resti del santuario della Madonna del<br />

Rio, di epoca barocca e da tempo abbandonato. Un<br />

e<strong>le</strong>mento importante del paesaggio collinare sono,<br />

infine, <strong>le</strong> pregevoli residenze signorili sorte a partire<br />

dal ’500, spesso al centro di vaste tenute agrico<strong>le</strong>,<br />

da <strong>Villa</strong> Agucchi a Monteveglio a <strong>Villa</strong> Guastavillani<br />

a Bologna e al Palazzo di Torano nell’Imo<strong>le</strong>se.<br />

ni dominanti, al pari di qualche castello. Sugli speroni<br />

risalgono carrarecce e vie campestri, che poi serpeggiano<br />

comode sul<strong>le</strong> dorsali <strong>colline</strong>sche. Un paesaggio<br />

minuto, animato e propriamente agreste...<br />

Aldo Sestini, Le <strong>colline</strong> marginali emiliano-romagno<strong>le</strong><br />

(1962)<br />

Filippo De Pisis (1896-1956)<br />

Nato a Ferrara, di famiglia nobi<strong>le</strong>, è stato uno dei<br />

grandi pittori italiani della prima metà del ’900,<br />

ma anche scrittore e poeta. Ha vissuto a lungo a<br />

Roma, Parigi, Milano e trascorso gli ultimi anni in<br />

clinica, per l’aggravarsi di una malattia nervosa.<br />

Ha frequentato la facoltà di <strong>le</strong>ttere a Bologna e,<br />

quando ancora si sentiva più <strong>le</strong>tterato che pittore,<br />

ha scritto e pubblicato una raccolta di prose poetiche, I canti<br />

della Croara (nel 1916, con prefazione di Corrado Govoni),<br />

frutto di un soggiorno estivo sul<strong>le</strong> <strong>colline</strong> di S. Lazzaro, dove i<br />

cugini andavano in vil<strong>le</strong>ggiatura. Appassionato di entomologia<br />

e botanica, ha soprattutto descritto con malinconica sensibilità<br />

il paesaggio agreste tra i gessi (ma una del<strong>le</strong> prose è dedicata<br />

alla Buca dei Buoi, nei pressi della Grotta della Spipola).<br />

Umberto Bagnaresi (1926-2003)<br />

Nato a Riolo Terme, ha diretto consorzi forestali<br />

e di bonifica in Cadore e nel Bolognese, prima di<br />

diventare docente di selvicoltura all’Università di<br />

Bologna. In campo foresta<strong>le</strong> è stato un’autorità,<br />

con incarichi in vari organismi nazionali. È stato a<br />

lungo presidente dell’associazione Pro Montibus<br />

et Silvis e del Parco Regiona<strong>le</strong> Gessi Bolognesi e<br />

Calanchi dell’Abbadessa e per un periodo anche<br />

del Centro <strong>Villa</strong> <strong>Ghigi</strong> (abitava nel<strong>le</strong> vicinanze del parco e ci andava<br />

abitualmente a passeggiare di prima mattina). Amava <strong>le</strong><br />

Alpi ed è stato un buon scalatore, ma ha amato ancora di più<br />

l’Appennino e studiato a fondo <strong>le</strong> <strong>colline</strong> bolognesi. Gli piaceva<br />

dipingere e i soggetti dei suoi quadri brillanti e appassionati<br />

sono per lo più paesaggi collinari e montani e scorci di boschi.<br />

COLLINE FVG.indd 1 13-05-2011 11:15:23


Aree PrOtette e rete nAtUrA 2000<br />

Nella fascia collinare sono interamente compresi<br />

due parchi regionali (Abbazia di Monteveglio, Gessi<br />

Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa), il settore<br />

bolognese di quello della Vena del Gesso Romagnola,<br />

che si prolunga in provincia di Ravenna, e due<br />

riserve naturali (Contrafforte Pliocenico, Bosco della<br />

Frattona). A queste aree protette si sovrappongono<br />

e si sommano <strong>le</strong> superfici di territorio (SIC e ZPS)<br />

inserite nella Rete Natura 2000, la grande rete ecologica<br />

dell’Unione Europea, che includono zone circostanti<br />

ai parchi e al<strong>le</strong> riserve ma anche gli affioramenti<br />

gessosi del<strong>le</strong> <strong>colline</strong> di Zola Predosa, i versanti<br />

collinari sulla riva destra del Reno prima dello sbocco<br />

in pianura e alcune aree nella media val<strong>le</strong> del Sillaro.<br />

Nel comp<strong>le</strong>sso si tratta di un terzo circa del tota<strong>le</strong><br />

del territorio provincia<strong>le</strong> tutelato (di poco superiore<br />

ai 37.000 ettari). In corso di istituzione è, tra l’altro,<br />

il “Paesaggio natura<strong>le</strong> e seminatura<strong>le</strong> protetto della<br />

collina di Bologna”, che nel<strong>le</strong> intenzioni dovrebbe<br />

arrivare a estendersi nel<strong>le</strong> <strong>colline</strong> tra Reno e Savena,<br />

dalla città sino al Contrafforte Pliocenico.<br />

Parco regiona<strong>le</strong><br />

Abbazia di Monteveglio<br />

Istituzione 1995 Superficie 881 ettari Comune Monteveglio<br />

Il parco tutela la porzione di val<strong>le</strong> del Samoggia dominata<br />

dal col<strong>le</strong> (297 m) dove sorgono i resti del castello,<br />

l’antico abitato e l’abbazia. <strong>Per</strong> la gradevo<strong>le</strong>zza del<br />

paesaggio e <strong>le</strong> reminiscenze storiche è un ambito tra<br />

i più ricchi di fascino del territorio collinare, disegnato<br />

dal<strong>le</strong> bel<strong>le</strong> linee dei boscosi monti Freddo, Gennaro<br />

e Morello, dal<strong>le</strong> val<strong>le</strong>co<strong>le</strong> dei rii Ramato e Paraviere<br />

e da alcuni bacini calanchivi, tra i quali si estendono<br />

prati, seminativi, vigneti e ceraseti. Il Centro Parco,<br />

nell’antico nuc<strong>le</strong>o rura<strong>le</strong> S. Teodoro, appena fuori dal<br />

moderno abitato di Monteveglio, è situato all’inizio<br />

Un territOriO ACCOGLiente<br />

La fascia collinare bolognese è particolarmente ricca<br />

di opportunità, con innumerevoli trattorie e ristoranti<br />

nei centri abitati, nel<strong>le</strong> località minori e lungo i fondoval<strong>le</strong>,<br />

in preva<strong>le</strong>nza dediti alla cucina tradiziona<strong>le</strong><br />

(ma non mancano proposte più ricercate). Piuttosto<br />

diffusi sono gli agriturismi: ne esistono almeno una<br />

quarantina, ben distribuiti nel territorio, con <strong>le</strong> so<strong>le</strong><br />

eccezioni del<strong>le</strong> zone collinari adiacenti al<strong>le</strong> aree urbane<br />

di Bologna e Imola (dove la densità è minore).<br />

Gli agriturismi rappresentano anche un’interessante<br />

possibilità per il pernottamento; alberghi e locande,<br />

per il resto, si concentrano soprattutto nei principali<br />

centri abitati (Bazzano, Bologna, Sasso Marconi,<br />

Castel S. Pietro, Imola). Occasioni per scoprire e<br />

assaporare <strong>le</strong> specialità del territorio, dal tartufo di<br />

Savigno al garganello di Imola, sono <strong>le</strong> numerose<br />

feste e sagre che animano <strong>le</strong> varie località. Il territorio<br />

collinare, infine, è interessato da due noti circuiti<br />

enogastronomici: la Strada dei vini e dei sapori<br />

dell’Appennino bolognese, che da Bologna arriva al<br />

confine con la Toscana, e quella dei Colli imo<strong>le</strong>si.<br />

Grandi aree verdi pubbliche<br />

Nel territorio collinare esistono diversi parchi pubblici<br />

di ragguardevo<strong>le</strong> estensione, che comprendono<br />

ambiti naturali e <strong>le</strong>mbi di paesaggio agrario di rilievo<br />

e in qualche caso sono interessati dal<strong>le</strong> forme di<br />

tutela previste dal<strong>le</strong> norme regionali. L’esempio più<br />

significativo è il Parco Agricolo Natura<strong>le</strong> dei Prati<br />

di Mugnano (110 ettari) a Sasso Marconi, in gran<br />

parte di proprietà del Comune di Bologna, nato<br />

una quarantina di anni fa con l’idea di coniugare<br />

della strada che sa<strong>le</strong> al castello e all’abbazia. Vari itinerari<br />

escursionistici si sviluppano nel parco e nel<strong>le</strong> zone<br />

circostanti, a volte percorribili anche in bicic<strong>le</strong>tta. Le<br />

<strong>colline</strong>, rinomate per la produzione di vini, sono ricche<br />

di ristoranti, trattorie e agriturismi in bel<strong>le</strong> posizioni.<br />

Centro Parco S. teodoro - via Abbazia, 28 - Monteveglio<br />

051 6701044 - segreteria@parcoabbazia.it - www.parcoabbazia.it<br />

- Centro Visita del Castello di Monteveglio - via<br />

S. Rocco, 2 - Monteveglio<br />

Parco regiona<strong>le</strong> Gessi Bolognesi<br />

e Calanchi dell’Abbadessa<br />

Istituzione 1988 Superficie 3.421 ettari Area contigua 1.377 ettari<br />

Comuni Bologna, S. Lazzaro di Savena, Pianoro, Ozzano emilia<br />

Il parco tutela gli affioramenti gessosi del<strong>le</strong> prime<br />

<strong>colline</strong> a est di Bologna, uno dei comp<strong>le</strong>ssi carsici più<br />

Tizzano<br />

Monteombraro<br />

M. Cerpignano<br />

758<br />

Fiume Panaro<br />

M. del Termine<br />

765<br />

Samoggia<br />

Tolè<br />

Torrente Samoggia<br />

Savigno<br />

Merlano<br />

San Prospero<br />

Mercatello<br />

M. Serra<br />

611<br />

M. Specchio<br />

348<br />

attività agricola e fruizione pubblica (una porzione<br />

è oggi inclusa nella Riserva Natura<strong>le</strong> Contrafforte<br />

Pliocenico). Interessanti sono anche diversi parchi del<br />

territorio comuna<strong>le</strong> bolognese e, soprattutto, il Parco<br />

<strong>Villa</strong> <strong>Ghigi</strong> (30 ettari), vicinissimo alla città ma ricco<br />

di aspetti paesaggistici e naturali di rilievo e da circa<br />

trent’anni molto frequentato dal<strong>le</strong> scolaresche (è gestito<br />

dalla <strong>Fondazione</strong> <strong>Villa</strong> <strong>Ghigi</strong>, che ha sede in un<br />

edificio rura<strong>le</strong> all’interno). Molto importante anche<br />

dal punto di vista naturalistico, sulla riva destra del<br />

Reno, è il Parco della Chiusa (104 ettari) a Casa<strong>le</strong>cchio,<br />

derivato dalla tenuta nobiliare Sampieri-Talon<br />

e oggi compreso all’interno di un sito di interesse<br />

comunitario. Bel<strong>le</strong> passeggiate offre anche il Parco<br />

Lungo Sillaro, che da Castel S. Pietro sa<strong>le</strong> in direzione<br />

del<strong>le</strong> <strong>colline</strong>, fondendosi con il Parco del<strong>le</strong> Terme.<br />

Nella pedecollina di Imola, infine, sono gradevoli il<br />

Parco Tozzoni e quello del<strong>le</strong> Acque Minerali, racchiuso<br />

all’interno dell’autodromo.<br />

escursioni nel<strong>le</strong> <strong>colline</strong><br />

<strong>Per</strong> la vicinanza a molti centri abitati e la varietà di<br />

luoghi ed emergenze che possono rappresentare<br />

mete ideali di gite giornaliere, la collina bolognese<br />

si presta a essere scoperta e vissuta, oltre che in<br />

auto, anche in bicic<strong>le</strong>tta e a piedi. I lunghi fondoval<strong>le</strong><br />

semipianeggianti (Savena, Zena, Idice, Sillaro<br />

e altri) sono tradizionalmente percorsi da frotte di<br />

Ponte<br />

Samoggia<br />

Calcara<br />

Montepastore<br />

importanti d’Europa, che comprende ambiti di grande<br />

valore naturalistico. La natura solubi<strong>le</strong> del gesso è<br />

all’origine di particolare morfologie carsiche: grandi<br />

depressioni come la dolina della Spipola, rilucenti<br />

altopiani, inghiottitoi, valli cieche, cavità e gal<strong>le</strong>rie<br />

sotterranee (nel<strong>le</strong> quali sono presenti pipistrelli, caval<strong>le</strong>tte<br />

e ragni adattati all’ambiente ipogeo).<br />

Gli assolati affioramenti gessosi ospitano anche<br />

piante tipicamente mediterranee, mentre il microclima<br />

fresco del fondo del<strong>le</strong> doline favorisce specie<br />

la presenza di specie tipiche di quote più e<strong>le</strong>vate.<br />

Nel settore più orienta<strong>le</strong> del parco, a breve distanza<br />

dal centro visita, risaltano gli spettacolari calanchi<br />

San Chierlo<br />

San Giacomo<br />

M. Luminasio<br />

721<br />

Medelana<br />

Luminasio<br />

Torrente Lavino<br />

Lagune<br />

M. Torcella<br />

359<br />

M. Grande<br />

311<br />

Sasso<br />

Marconi<br />

M. Baco<br />

369<br />

Lama di Reno<br />

Fiume Reno<br />

Panico<br />

Sacerno<br />

dell’Abbadessa. Numerosi itinerari escursionistici, sia<br />

a piedi che in mountain bike, toccano <strong>le</strong> principali<br />

Torrente Setta<br />

M. Mario<br />

466<br />

Battedizzo<br />

Badolo<br />

M. del Frate<br />

547<br />

M. Davigo<br />

530<br />

Montasico Marzabotto<br />

S. Silvestro<br />

PARCO STORICO REGIONALE<br />

MONTE SOLE<br />

Museo Naziona<strong>le</strong> M. S. Barbara<br />

Lama<br />

di Setta<br />

M. Adone<br />

654<br />

Brento<br />

Etrusco P. Aria 590<br />

M. Radicchio<br />

695<br />

Pian di Venola<br />

Malfol<strong>le</strong><br />

Sperticano SIC IT4050003<br />

MONTE SOLE<br />

ciclisti, mentre Sibanogli<br />

impegnativi passaggi M. So<strong>le</strong> tra <strong>le</strong> valli, <strong>le</strong><br />

SIC IT4050014<br />

Poggiolo 628<br />

Monterumici<br />

strade secondarie e <strong>le</strong> sterrate che si sviluppano Vado tra<br />

MONTE RADICCHIO,<br />

RUPE DI CALVENZANO<br />

Caprara Cerpiane<br />

boschi e coltivi, Pioppe con di Salvaro pendenze spesso notevoli, sono<br />

il regno dei ciclisti più preparati e degli appassionati<br />

Gardel<strong>le</strong>tta<br />

di mountain bike. La rete escursionistica curata dal<br />

Club Alpino Italiano M. Termine si è nell’ultimo decennio svi-<br />

576<br />

luppata anche nella fascia collinare, con una buona<br />

rete di percorsi soprattutto nella parte occidenta<strong>le</strong><br />

e centra<strong>le</strong> della provincia e in coincidenza con <strong>le</strong><br />

Rioveggio<br />

aree protette. Da poco è stato inaugurato il sentiero<br />

902, che da S. Miche<strong>le</strong> in Bosco, ce<strong>le</strong>bre belvedere<br />

su Bologna, sa<strong>le</strong> a Forte Bandiera. A questi sentieri<br />

si aggiungono tracciati storici Montorio come il sentiero dei<br />

Bregoli, che da Casa<strong>le</strong>cchio sa<strong>le</strong> al santuario della<br />

Beata Vergine di S. Luca, il percorso dei Gessaroli a<br />

Zola Predosa e alcuni tracciati che risalgono i corsi<br />

d’acqua (Samoggia, Lavino, Reno, Sillaro).<br />

Monzuno<br />

Prati di<br />

Mugnano<br />

Brigola<br />

M. Venere<br />

965<br />

Gabbiano Trasasso<br />

SIC IT4050018<br />

GOLENA SAN VITALE<br />

E GOLENA DEL LIPPO<br />

RISERVA NATURALE<br />

CONTRAFFORTE<br />

PLIOCENICO<br />

emergenze; è anche possibi<strong>le</strong>, su prenotazione, visitare<br />

<strong>le</strong> grotte del Farneto e della Spipola.<br />

Centro Parco “Luigi Fantini” - via Jussi, 171 - loc. Farneto -<br />

S. Lazzaro di Savena - tel. 051 6254811 - info@ parcogessibolognesi.it<br />

- www.parcogessibolognesi.it<br />

Centro Visita “<strong>Villa</strong> torre” - via Tolara di Sopra, 99 - Settefonti -<br />

Ozzano Emilia - tel. 051 6254821<br />

Parco regiona<strong>le</strong><br />

Vena del Gesso romagnola<br />

Istituzione 2005 Superficie 2042 ettari Area contigua 4022 ettari<br />

Comuni Borgo tossignano, Fontanelice, Casalfiumanese (BO),<br />

Brisighella, Casola Valsenio, riolo terme (rA)<br />

Il parco, esteso tra Bolognese e Ravennate, tutela la<br />

dorsa<strong>le</strong> gessosa di ecceziona<strong>le</strong> risalto paesaggistico<br />

che si sviluppa per una ventina di chilometri sul<strong>le</strong><br />

Spilamberto<br />

Magazzino<br />

Crespellano<br />

Anzola<br />

dell’Emilia<br />

Madonna dei Prati<br />

Rigosa<br />

Borgo<br />

Paniga<strong>le</strong><br />

Fiera<br />

Castenaso<br />

Muffa<br />

Pragatto<br />

Bazzano<br />

Ponte Ronca<br />

BOLOGNA<br />

<strong>Villa</strong>nova<br />

Museo<br />

Civico<br />

M. Rodano<br />

Archeologico<br />

162<br />

Zola Predosa<br />

Casel<strong>le</strong><br />

Borgatella<br />

S. Martino<br />

Ca’ la Ghironda<br />

<strong>Villa</strong> Spada<br />

S. Miche<strong>le</strong><br />

in Casola<br />

Casa<strong>le</strong>cchio di Reno<br />

in Bosco<br />

Vignola<br />

Pradalbino<br />

Gesso<br />

San Lazzaro<br />

Savignano Montebudello<br />

S. Lorenzo<br />

<strong>Villa</strong><br />

<strong>Villa</strong><br />

Stiore<br />

<strong>Villa</strong><br />

Sampieri<br />

Hercolani<br />

Monteveglio<br />

di Savena<br />

Colunga<br />

Formica Sul Panaro<br />

Oliveto<br />

in Collina<br />

Guastavillani<br />

Talon<br />

Museo<br />

M. Morello<br />

della Preistoria la Cicogna<br />

350<br />

S. Teodoro<br />

L. Donini<br />

Idice<br />

M. Freddo<br />

M. Castellano<br />

Ponticella<br />

Garofano<br />

349<br />

Calderino<br />

280<br />

Montemaggiore<br />

M. Pradone<br />

la Pulce<br />

M. Olive<br />

250<br />

Loghetto<br />

293<br />

Croara Mura<br />

Paderno<br />

Rastignano<br />

S. Carlo<br />

M. Croara<br />

Fagnano<br />

Pontecchio<br />

275<br />

M. Caverna<br />

Farneto<br />

M. Paderno<br />

284<br />

Bersagliera<br />

Marconi<br />

Castel<strong>le</strong>tto<br />

Monte Calvo<br />

405<br />

Museo Marconi<br />

Monte San Pietro<br />

<strong>Villa</strong> Griffone<br />

M. Sabbiuno<br />

Casa<br />

Sant’Apollinare<br />

390<br />

Fantini Castel de' Britti<br />

Sesto<br />

Castello di Serraval<strong>le</strong><br />

M. Costa<br />

304<br />

Col<strong>le</strong><br />

Ameno Palazzo Rossi<br />

S. Andrea<br />

Mongardino<br />

Monte<br />

Maiola<br />

San Giovanni<br />

Ancognano<br />

Mongiorgio<br />

Rasiglio<br />

Ponzano<br />

M. Belvedere<br />

M. Montanara<br />

317<br />

552<br />

Badia<br />

Pieve del Pino<br />

<strong>Villa</strong> Torre<br />

Botteghino di Zocca<br />

<strong>Villa</strong><br />

Lavino di Mezzo<br />

Tombe<br />

Palazzo Albergati<br />

Museo Civico<br />

A. Crespellani<br />

Aldini<br />

B. Vergine<br />

di S. Luca<br />

Tizzano<br />

Ponte<br />

Rivabella<br />

Ziribega<br />

Tignano<br />

Ecomuseo<br />

della Collina<br />

e del Vino<br />

Zappolino<br />

Tiola<br />

Gessi<br />

Chiese e oratori<br />

Castelli, torri e<br />

borghi storici<br />

Vil<strong>le</strong> e palazzi<br />

Chiuse e ponti<br />

Siti archeologici<br />

Grotte visitabili<br />

Stazioni ferroviarie<br />

Ferrovie<br />

Autostrade<br />

Strade nazionali<br />

e provinciali di rilievo<br />

Mulino<br />

SIC IT4050016<br />

Ria<strong>le</strong><br />

AREA DI<br />

Altre strade<br />

ABBAZIA DI<br />

Parco<br />

RIEQUILIBRIO<br />

MONTEVEGLIO<br />

Lungo<br />

Parco<br />

ECOLOGICO<br />

Confini comunali<br />

Lavino<br />

Parco<br />

SIC IT4050027<br />

<strong>Villa</strong> <strong>Ghigi</strong><br />

TORRENTE<br />

IDICE<br />

GESSI DI MONTE ROCCA,<br />

San Pel<strong>le</strong>grino<br />

Confini parchi<br />

e riserve naturali<br />

MONTE CAPRA E TIZZANO<br />

Parco Casaglia<br />

Monte<br />

Confini SIC e ZPS<br />

della<br />

Donato<br />

Gaibola<br />

Musei<br />

Chiusa<br />

Parco<br />

PARCO REGIONALE<br />

Roncrio Forte<br />

Centri Parco<br />

ABBAZIA DI<br />

Parco Bandiera Parco<br />

Centri Visita<br />

MONTEVEGLIO<br />

Monte<br />

Pa<strong>le</strong>otto<br />

Paderno<br />

Grandi parchi pubblici<br />

Parco<br />

Cavaioni<br />

SIC-ZPS IT4050029<br />

BOSCHI DI SAN LUCA<br />

Mercatello<br />

E DESTRA RENO<br />

Parco Calanchi<br />

SIC-ZPS IT4050001<br />

di Sabbiuno<br />

GESSI BOLOGNESI,<br />

CALANCHI<br />

DELL’ABBADESSA<br />

PARCO REGIONALE GESSI BOLOGNESI<br />

E CALANCHI DELL’ABBADESSA<br />

Livergnano<br />

Museo<br />

The Winter<br />

Line<br />

Scascoli<br />

M. Vaiolo<br />

631<br />

Anconella<br />

Bibulano<br />

Torrente Savena<br />

Pian di Macina<br />

M. Gradizza<br />

Pianoro 250<br />

Museo<br />

Arti e Mestieri<br />

M. Rosso<br />

591<br />

SIC-ZPS IT4050012<br />

CONTRAFFORTE<br />

PLIOCENICO<br />

Loiano<br />

Zula<br />

M. Arnigo<br />

407<br />

Querceto<br />

di Gorgognano<br />

Barbarolo<br />

Scanello<br />

M. Belmonte<br />

408<br />

Zena<br />

Torrente Zena<br />

Gorgognano<br />

M. del<strong>le</strong> Formiche<br />

604<br />

Bisano<br />

M. Bibe<strong>le</strong><br />

616<br />

Torrente Idice<br />

Mercata<strong>le</strong><br />

M. Brinello<br />

272<br />

M. della Vigna<br />

459<br />

Museo Archeologico<br />

L. Fantini<br />

Monterenzio<br />

M. Renzio<br />

603<br />

Cassano<br />

Pardella<br />

Musei e altre strutture d’interesse<br />

Ca’ Bazzone<br />

Pizzano<br />

che Roncastaldo conserva molti reperti preistorici di provenienza<br />

Pizzocalvo<br />

Ozzano<br />

dell’Emilia Museo Città<br />

di Claterna<br />

Monte Armato<br />

SIC IT4050011<br />

MEDIA VALLE<br />

DEL SILLARO<br />

I musei che raccontano, attraverso <strong>le</strong> col<strong>le</strong>zioni di<br />

San Benedetto del Querceto<br />

reperti, il passato del<strong>le</strong> <strong>colline</strong> sono più d’uno, a cominciare<br />

dal Museo Civico Archeologico di Bologna,<br />

collinare, e dal Museo Naziona<strong>le</strong> Etrusco “Pompeo<br />

Aria” di Marzabotto, accanto al<strong>le</strong> vestigia della città<br />

etrusca. Interessanti sono anche i moderni al<strong>le</strong>stimenti<br />

del Museo della Preistoria “Luigi Donini” a<br />

S. Lazzaro di Savena e del Museo Civico Archeologico<br />

“Luigi Fantini” a Monterenzio, come pure, nella<br />

rocca bentivo<strong>le</strong>sca di Bazzano, il Museo Civico “Arsenio<br />

Crespellani” e altri minori. Oltre al Museo Marconi<br />

a Pontecchio, ospitato nella scenografica cornice<br />

della villa di famiglia, è suggestiva l’area musea<strong>le</strong> di<br />

Ca’ la Ghironda a Ponte Ronca, con numerose opere<br />

d’arte ambientate nel paesaggio del<strong>le</strong> prime <strong>colline</strong>.<br />

La rocca sforzesca di Dozza, infine, oltre a un museo<br />

Settefonti<br />

M. Mezzano<br />

481<br />

M. Castellaro<br />

491<br />

M. Grande<br />

597<br />

M. Cerere<br />

602<br />

prime <strong>colline</strong> tra Imola e Faenza, trasversalmente al<strong>le</strong><br />

valli di Sellustra, Santerno, Senio, Sintria e Lamone.<br />

Gli impervi fronti rocciosi formano una sequenza di<br />

panoramiche cime, che culminano nel Monte Mauro<br />

(515 m), e spiccano sul<strong>le</strong> dolci <strong>colline</strong> circostanti e<br />

sui fondoval<strong>le</strong>, dove sorgono <strong>le</strong> storiche cittadine<br />

di Riolo e Brisighella. I gessi messiniani della Vena,<br />

appartenenti alla medesima formazione dei Gessi<br />

Bolognesi, anche in questo caso hanno creato un<br />

comp<strong>le</strong>sso sistema carsico con doline, inghiottitoi,<br />

valli cieche, profondi abissi e grotte di grande valore<br />

spe<strong>le</strong>ologico e archeologico.<br />

Sede <strong>le</strong>ga<strong>le</strong> corso Matteotti, 40 - Riolo Terme (RA)<br />

Sede operativa via Saffi, 2 - Fognano di Brisighella (RA)<br />

- tel. 0546 80628 - mcosta@mail.provincia.ra.it - www.<br />

parcovenadelgesso.it - www.venadelgesso.org<br />

riserva natura<strong>le</strong><br />

Contrafforte Pliocenico<br />

Istituzione 2006 Superficie 757 ettari Comuni Monzuno,<br />

Pianoro, Sasso Marconi<br />

La riserva, la più ampia di tutta la regione, tutela<br />

il maestoso fronte roccioso che si sviluppa per una<br />

quindicina di chilometri trasversalmente al<strong>le</strong> valli di<br />

Reno, Setta, Savena, Zena e Idice, culminando negli<br />

spettacolari rilievi di Monte Adone (654 m), Rocca<br />

Claterna<br />

Torrente Quaderna<br />

S. Pietro<br />

di Ozzano<br />

Poggio del<br />

Falchetto<br />

543<br />

Osteria<br />

Nuova<br />

Pa<strong>le</strong>sio<br />

Palazzina<br />

Malvezzi<br />

Sassonero<br />

M. Calderaro<br />

589<br />

San C<strong>le</strong>mente<br />

Sassatello<br />

Osteria<br />

Grande Gallo<br />

Varignana<br />

Monte Calderaro<br />

Frassineto<br />

il Molino nuovo<br />

Sasso<strong>le</strong>one<br />

Mercata<strong>le</strong><br />

M. Spaduro<br />

395<br />

M. Castellazzo<br />

332<br />

M. dei Mercati<br />

335<br />

PARCO REGIONALE<br />

VENA DEL GESSO ROMAGNOLA<br />

M. del Verro<br />

429<br />

Gesso<br />

M. Ferdente<br />

484<br />

Casa<strong>le</strong>cchio<br />

dei Conti<br />

Liano<br />

M. la Pieve<br />

506<br />

Gaiana<br />

Magione<br />

S. Martino<br />

in Pedriolo<br />

M. Codronco<br />

<strong>Villa</strong><br />

Campomoro<br />

439 Gaggio<br />

Castel<br />

San Pietro Terme<br />

Fiagnano<br />

Parco<br />

Lungo<br />

Sillaro<br />

M. Penzola<br />

409<br />

Torrente Sillaro<br />

Torrente Sellustra<br />

Croara<br />

Fontanelice<br />

Museo Mengoni<br />

Poggio<br />

<strong>Villa</strong><br />

Acquaderni<br />

Pieve di<br />

S. Andrea<br />

ospita l’Enoteca Regiona<strong>le</strong> dell’Emilia-Romagna e<br />

un Ecomuseo della Collina e del Vino si trova anche<br />

nella Casa del Capitano di Castello di Serraval<strong>le</strong>.<br />

Toscanella<br />

Enoteca<br />

Regiona<strong>le</strong><br />

Monte Catone<br />

Casalfiumanese<br />

Riviera<br />

Dozza<br />

Fabbrica<br />

M. Cucolo<br />

218<br />

Borgo Tossignano<br />

Museo della<br />

Cultura Materia<strong>le</strong><br />

Tossignano SIC-ZPS IT4070011<br />

VENA DEL GESSO ROMAGNOLA<br />

<strong>Villa</strong> S. Giovanni<br />

di Badolo, Monte Rosso e, poco oltre l’area protetta,<br />

Monte del<strong>le</strong> Formiche. Le dorate arenarie dell’imponente<br />

allineamento di ripide pareti rocciose, ricche<br />

di testimonianze fossili, si sono sedimentate in un<br />

piccolo golfo marino durante il Pliocene. Le morfologie<br />

modellate dall’erosione, con torrioni, rupi,<br />

go<strong>le</strong> e grotticel<strong>le</strong>, hanno dato origine ad ambienti di<br />

grande interesse per la presenza di piante tipicamente<br />

mediterranee e di una rara avifauna, tra cui spicca<br />

il falco pel<strong>le</strong>grino. La riserva è visitabi<strong>le</strong> mediante<br />

alcuni suggestivi itinerari ad anello che salgono sui<br />

principali rilievi.<br />

Provincia di Bologna - Settore Ambiente - Servizio Pianificazione<br />

Paesistica - via S. Felice, 25 - Bologna - tel. 051 6598645 -<br />

riservacontrafforte@provincia.bologna.it - www.provincia.<br />

bologna.it/riservacontrafforte<br />

Castelguelfo<br />

RISERVA NATURALE<br />

BOSCO DELLA FRATTONA<br />

Torano<br />

Parco<br />

Tozzoni<br />

Linaro<br />

Piratello<br />

SIC IT4050004<br />

BOSCO DELLA FRATTONA<br />

Ponticelli<br />

Codrignano<br />

riserva natura<strong>le</strong><br />

Bosco della Frattona<br />

Istituzione 1984 Superficie 15 ettari Comune imola<br />

La riserva tutela una rara testimonianza relitta dei<br />

boschi che un tempo rivestivano <strong>le</strong> prime <strong>colline</strong><br />

imo<strong>le</strong>si, ora punteggiate di vil<strong>le</strong> storiche e parchi tra<br />

coltivi e vigneti. Il compatto manto boscato, situato<br />

a breve distanza dalla città sulla destra del rio Correcchio,<br />

è un mosaico di microambienti, con gruppi<br />

arborei di pregio (roverel<strong>le</strong>, roveri, carpini bianchi) e<br />

un sottobosco dove fiorisce il bucaneve. La riserva è<br />

visitabi<strong>le</strong> in un’ora circa con un itinerario ad anello.<br />

Sede operativa e Centro Visita - Comp<strong>le</strong>sso Sante Zennaro - via<br />

Pirandello, 12 - Imola - tel. 0542 602183 - bosco.frattona@<br />

comune.imola.bo.it - www.comune.imola.bo.it/boscofrattona<br />

Fiume Santerno<br />

Imola<br />

Sasso Morelli<br />

Museo<br />

Civico<br />

Rocca<br />

Sforzesca<br />

Autodromo<br />

Parco Enzo e Dino Ferrari<br />

Acque Minerali<br />

Goggianello Bergullo<br />

Pediano<br />

Riolo Terme<br />

Provincia di Bologna - Assessorato Ambiente<br />

Servizio Pianificazione Paesistica. Coordinamento: Ornella De Curtis.<br />

© Provincia di Bologna, Parco Regiona<strong>le</strong> Abbazia di Monteveglio,<br />

Parco Regiona<strong>le</strong> Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa,<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Villa</strong> <strong>Ghigi</strong>, 2011<br />

A cura della <strong>Fondazione</strong> <strong>Villa</strong> <strong>Ghigi</strong>. Testi: Ivan Bisetti, Teresa Guerra,<br />

Mino Petazzini, Emanuela Rondoni. Fotografie: Archivio Museo Donini,<br />

Ivan Bisetti, Roberto D’Agostino, Ornella De Curtis, Daniela De Matteis,<br />

Paolo Donati, Francesco Grazioli, Stefania Remondini (copertina), Vanna<br />

Rossi, William Vivarelli. Cartografia Elvezio Tiboni, con il contributo di<br />

Massimo Gherardi e Cristina Mariani. Progetto grafico: Sandri+Carlotti<br />

Adv. Coordinamento redaziona<strong>le</strong>: Mino Petazzini. Stampa: Grafiche Zanini,<br />

Anzola Emilia (BO)<br />

Realizzato con il contributo della Regione Emilia-Romagna - Bando<br />

2009/2010 per la concessione di contributi per la realizzazione di progetti<br />

di informazione ed educazione ambienta<strong>le</strong> da realizzarsi da parte dei Parchi<br />

e del<strong>le</strong> Riserve naturali.<br />

COLLINE FVG.indd 2 13-05-2011 11:16:27

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