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PANLEUCOPENIA FELINA - Allevamento della Fata Morgana

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Dr.ssa Maurizia Pallante Visite domiciliari tutti i giorni a ROMA Cell.: 349.6906583<br />

MEDICO VETERINARIO Urgenze 24 H www.gattidistrada.it<br />

Iscr. n.° 497 UD ASS 4 Medio Friuli Consulti maurizia.pallante@gattidistrada.it<br />

<strong>PANLEUCOPENIA</strong> <strong>FELINA</strong><br />

Descritta sin dagli anni ’30, la Panleucopenia Felina è una malattia infettiva del gatto, sostenuta da<br />

Parvovirus. Presenta alta contagiosità ed elevata letalità nei giovani ed è caratterizzata da un’intensa<br />

leucopenia (riduzione del numero di globuli bianche circolanti), accompagnata da forti enteriti.<br />

EZIOLOGIA<br />

I Parvovirus, così chiamati per le loro piccolissime dimensioni, presentano una stretta omologia con i virus<br />

responsabili dell’enterite del visone e <strong>della</strong> parvovirosi del cane: la loro omologia genetica raggiunge il 98%.<br />

Tuttavia, il progenitore dei diversi stipiti viene riconosciuto nel virus del gatto, dal quale, in seguito a<br />

modificazioni genetiche, si sono avuti più ceppi, ognuno adattato ad una specie diversa: prima al visone e<br />

dopo anche al cane.<br />

I parvovirus sono virus molto resistenti, tanto da resistere per 1 ora a 60°C e fino a 6 mesi nelle feci a<br />

temperatura ambiente.<br />

Il loro spettro “in vivo” è rappresentato principalmente dal gatto e dai felidi selvatici (leopardo, tigre, pantera<br />

e leone); sperimentalmente, però, può infettare anche il visone ed il furetto neonato.<br />

“In vitro”, invece, questo virus cresce bene su cellule di origine felina, di visone, di furetto e di rene di gatto,<br />

dando un effetto citopatico con formazione di corpi inclusi.<br />

PATOGENESI<br />

L’infezione si contrae per via oro-nasale. La replicazione del virus avviene nel sangue (fase di viremia),<br />

nell’oro-faringe, nelle cellule staminali del midollo osseo, nei villi intestinali (con successiva propagazione<br />

nella mucosa dell’intestino tenue, soprattutto in digiuno ed ileo) e, essendo soprattutto virus linfotropi, anche in<br />

altri organi linfoidi. Inoltre, l’infezione si può riscontrare anche a livello del fegato, del pancreas e del rene, in cui<br />

permane anche dopo la guarigione.<br />

Durante la fase di viremia, in caso di gravidanza, si può avere anche il passaggio al feto con replicazione<br />

nelle cellule del Purkinje del cervelletto e <strong>della</strong> retina. Ciò può avere differenti conseguenze: riassorbimento<br />

embrionale, mummificazione fetale, aborto, nati-mortalità, mortalità neonatale, nascita di gattini già infetti o<br />

con difetti congeniti, cui seguirà la morte.<br />

EPIDEMIOLOGIA<br />

La fonte più importante di contagio è rappresentata dalle feci di animali infetti in forma acuta, poiché il virus<br />

è molto resistente al calore, e dalle urine di animali infettati anche tempo addietro, in quanto l’escrezione del<br />

virus con le urine continua per lungo tempo. Si può avere l’escrezione del virus anche da parte di gatti che<br />

non presentano sintomi (soggetti con forme asintomatiche, soggetti convalescenti o gattini infettatisi in<br />

utero).<br />

Un’ulteriore possibilità di contagio sarebbe forse rappresentata dalla trasmissione dell’infezione tramite<br />

vettori passivi, cioè attraverso pulci a loro volta infettatesi da gatti viremici.<br />

ASPETTI ANATOMO-CLINICI (box)<br />

• Forma Gastro-Enterica: acuta nei giovani, può essere subclinica o paucisintomatica negli adulti,<br />

perché l’età dell’animale infetto è inversamente proporzionale alla gravità <strong>della</strong> malattia. I primi<br />

sintomi compaiono dopo 4-6 gg e sono rappresentati da febbre, anoressia, vomito, diarrea<br />

emorragica, dolori addominali, sfaldamento dell’epitelio intestinale, disidratazione, squilibri<br />

elettrolitici e marcata leucopenia, conseguenza dell’attività litica avvenuta nei linfonodi e nel


midollo osseo. E’ importante sottolineare che più la leucopenia è marcata e minori sono le possibilità<br />

di salvare l’animale. Le lesioni più frequenti sono le seguenti: splenomegalia (ingrossamento<br />

patologico <strong>della</strong> milza), congestione di digiuno ed ileo, liquefazione del midollo osseo, iperplasia,<br />

edema ed emorragie dei linfonodi (soprattutto addominali).<br />

• Forma Nervosa: si può avere a seguito dell’infezione contratta dal gattino o in gravidanza o entro i<br />

primi 8 giorni dalla nascita. In questa fase, infatti, il virus va a replicarsi nello strato germinativo del<br />

cervelletto, provocando ipoplasia <strong>della</strong> corticale del cervelletto. Ciò provocherà atassia cerebellare,<br />

tremori e deambulazione barcollante, tutti sintomi che diverranno evidenti solo con la crescita del<br />

soggetto.<br />

DIAGNOSI di LABORATORIO (box)<br />

• Leucopenia: fino a 100 leucociti per millimetro cubo di sangue. Se grave, la prognosi sarà infausta.<br />

• Isolamento del Virus: su colture cellulari o mediante tecniche biomolecolari su tessuti infetti (per<br />

esempio, tramite l’Immunofluorescenza Diretta).<br />

• Sierologia: tramite tecniche di Sieroneutralizzazione ed Inibizione dell’Emoagglutinazione, con cui<br />

si può valutare, nel sangue del soggetto in esame, la presenza di anticorpi diretti contro il virus. Per<br />

la notevole diffusione del virus e la frequenza <strong>della</strong> vaccinazione, è consigliato un doppio prelievo di<br />

sangue, in modo da poter avere un risultato attendibile e non un falso positivo.<br />

PROFILASSI VACCINALE<br />

Comunemente si usano sia vaccini attenuati, che inattivati. I primi sviluppano una risposta anticorpale rapida<br />

e sono utili nel caso di soggetti a rischio, ma non nel caso di femmine gravide o di gattini sotto le 3 settimane<br />

di età; i secondi, invece, essendo più sicuri, sono i più utilizzati, anche per evitare possibili incrementi di<br />

biotipi virali.<br />

La formula vaccinale, in genere, è la seguente: 2 interventi a distanza di 3 settimane a partire dalle 10<br />

settimane di età, con richiami annuali almeno nei primi anni di vita del gattino. Si può intervenire spesso con<br />

le vaccinazioni proprio perché il vaccino è inattivato e dà una buona immunizzazione di base; in seguito,<br />

diminuirà il rischio con l’aumentare dell’età.

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