Allegato 3-16E 1 di 12 - Il manuale della qualità della Endoscopia ...
Allegato 3-16E 1 di 12 - Il manuale della qualità della Endoscopia ...
Allegato 3-16E 1 di 12 - Il manuale della qualità della Endoscopia ...
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
<strong>Allegato</strong> 3-<strong>16E</strong> 1 <strong>di</strong> <strong>12</strong> - <strong>Il</strong> <strong>manuale</strong> <strong>della</strong> <strong>qualità</strong> <strong>della</strong> <strong>Endoscopia</strong> Digestiva<br />
CAp<br />
0<br />
3<br />
pAG<br />
1<br />
4<br />
6<br />
RISCHIO BIOLOGICO<br />
Per rischio biologico si intende l’esposizione ad agenti biologici che presentano o possono rappresentare un rischio per la salute umana.<br />
Gli agenti biologici, per il DL 626/94, risultano così sud<strong>di</strong>visi:<br />
A) Agente biologico del gruppo 1<br />
• presenta poche probabilità <strong>di</strong> causare malattie<br />
B) Agente biologico del gruppo 2<br />
• può causare malattie in soggetti umani<br />
• costituisce un rischio per i lavoratori<br />
• è poco probabile che si propaghi nella comunità<br />
• sono <strong>di</strong> norma <strong>di</strong>sponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche<br />
(es: HAV, B. pertussis, Cl. tetani, S. aureus, V. cholerae)<br />
C) Agente biologico del gruppo 3<br />
• può causare malattie gravi<br />
• costituisce un serio rischio per i lavoratori<br />
• può propagarsi nella comunità<br />
• sono <strong>di</strong>sponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche<br />
(es: Brucelle, M. tubercolosis, Virus dell’Epatite B, Virus dell’Epatite C, Virus dell’AIDS)<br />
D) Agente biologico del gruppo 4<br />
• può causare malattie gravi<br />
• costituisce un serio rischio per i lavoratori<br />
• può presentare un elevato rischio <strong>di</strong> propagazione nella comunità<br />
• non sono <strong>di</strong>sponibili, <strong>di</strong> norma, efficaci misure profilattiche o terapeutiche<br />
(es.: Virus Ebola, Virus Lassa, Virus <strong>della</strong> febbre emorragica <strong>di</strong> Crema Congo)<br />
Si definisce infortunio a rischio biologico un incidente che determini l’esposizione del lavoratore a materiali biologici pericolosi con<br />
modalità <strong>di</strong> contatto che possono causare la trasmissione <strong>di</strong> agenti infettivi.<br />
Materiali biologici con i quali è pericoloso venire a contatto: sangue, liquido peritoneale, pleurico, pericar<strong>di</strong>co, liquido cerebro spinale,<br />
liquido sinoviale, liquido amniotico, sperma, secrezioni vaginali, latte materno, tessuti soli<strong>di</strong> prelevati nel corso dell’attività chirurgica o<br />
a scopo <strong>di</strong> biopsia, altri materiali biologici se contaminati da sangue in maniera evidente; per quanto riguarda la gastroenterologia si<br />
aggiunge saliva, secrezioni gastroenteriche, feci.<br />
L’attività ospedaliera comporta un rischio derivante dalla trasmissione <strong>di</strong> agenti biologici in grado <strong>di</strong> provocare malattia infettiva in soggetti<br />
umani.<br />
La trasmissione <strong>di</strong> agenti infettivi tramite indagine endoscopica è stato documentato essere un caso su 1,8 milioni <strong>di</strong> indagini, pari allo<br />
0,000056 % (voci bibliografiche 2,7).<br />
Un numero tanto limitato <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> agenti infettivi è dovuto all’efficacia delle procedure <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione adottate e all’efficienza<br />
del sistema immunitario. Non si può escludere però che tale bassa incidenza possa essere legata alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> identificare un legame<br />
<strong>di</strong>retto fra atto endoscopico e infezione.<br />
Gli endoscopi sono considerati presi<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci semicritici secondo la classificazione <strong>di</strong> Spaul<strong>di</strong>ng, che viene riportata<br />
Classificazione <strong>di</strong> Spaul<strong>di</strong>ng dei presi<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ci e livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione<br />
Critici I presi<strong>di</strong> che penetrano in tessuti o cavità normalmente sterili o nel sistema vascolare. Questi presi<strong>di</strong> debbono<br />
essere sterilizzati e con tale termine si intende la <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> tutte le forme microbiche viventi. In<br />
endoscopia, ad esempio, necessitano <strong>di</strong> sterilizzazione le pinze bioptiche e i papillotomi.<br />
Semicritici I presi<strong>di</strong> che vengono in contatto con mucose e solitamente non penetrano tessuti sterili. Questi presi<strong>di</strong> (gli<br />
endoscopi) dovrebbero ricevere almeno un alto livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione, definito questo come la <strong>di</strong>struzione<br />
<strong>di</strong> tutti i microrganismi, microbatteri, virus, spore fungine ed alcune spore batteriche.<br />
Non critici I presi<strong>di</strong> che normalmente non vengono in contatto con il paziente o che vengono in contatto con cute<br />
integra come gli stetoscopi. Questi presi<strong>di</strong> dovrebbero essere trattati con un basso livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione.<br />
Per tutte le Società Scientifiche è sufficiente pertanto l’alta <strong>di</strong>sinfezione, che riesce a eliminare virus, funghi, parassiti, forme batteriche<br />
vegetative e alcuni tipi <strong>di</strong> spore. Ove si volesse scegliere o fosse necessaria la sterilizzazione, esistono in commercio lavaendoscopi automatiche<br />
che <strong>di</strong>chiarano <strong>di</strong> effettuare sterilizzazione chimica.<br />
Per gli accessori definiti critici secondo Spaul<strong>di</strong>ng, è necessaria la sterilizzazione o l’utilizzo <strong>di</strong> monouso.
<strong>Il</strong> <strong>manuale</strong> <strong>della</strong> <strong>qualità</strong> <strong>della</strong> <strong>Endoscopia</strong> Digestiva - 2 <strong>di</strong> <strong>12</strong><br />
<strong>Allegato</strong> 3-<strong>16E</strong><br />
<strong>Il</strong> virus dell’epatite B, dell’epatite C, il virus dell’HIV e il microbatterio tubercolare sono i quattro microrganismi patogeni con i quali gli<br />
operatori sanitari vengono a contatto più facilmente. La salvaguar<strong>di</strong>a degli addetti alle varie mansioni che comportano l’esposizione a<br />
questi rischi consiste prioritariamente nella prevenzione e nella protezione del contagio. In ogni caso gli agenti chiamati in causa per<br />
le infezioni collegate agli atti endoscopici sono i seguenti:<br />
Batteri Virus<br />
Pseudomonas aeruginosa Haepatitis B<br />
Salmonella oranienburg Haepatitis C<br />
Salmonella typhi HIV<br />
Salmonella typhimorium Epstein Barr<br />
Salmonella kedougou Miceti<br />
Salmonella agona Trichosporum beigelii<br />
Staphylococcus epidermi<strong>di</strong>s Parassiti<br />
Enterobacter aerogens Cryptospori<strong>di</strong>um<br />
Helicobacter Pylori Strongyloides stercoralis<br />
Treponema pallidum<br />
<strong>Il</strong> tipo <strong>di</strong> trasmissione dell’agente infettivo, in ambito endoscopico, risulta essere:<br />
• Infezioni autologhe o endogene: infezioni risultanti dalla trasmissione <strong>di</strong> germi autologhi trasportati dal flusso ematico in corso<br />
<strong>di</strong> manovre endoscopiche o nel caso <strong>di</strong> colangite<br />
• Infezioni esogene crociate trasmissioni da paziente a paziente con endoscopi non bene <strong>di</strong>sinfettati oppure infezioni esogene da<br />
operatori a paziente e viceversa<br />
• Infezioni ambientali da contaminazione da fonti esterne (ad esempio l’acqua da risciacquo dopo la <strong>di</strong>sinfezione)<br />
BATTERIEMIA<br />
L’incidenza <strong>di</strong> batteriemia dopo indagini endoscopiche del tratto <strong>di</strong>gestivo superiore è valutata essere tra il 2 e il 15%. I germi maggiormente<br />
responsabili sono rappresentati da Streptococcus mitis e Streptococcus viridans. Le manovre bioptiche non sembrano incrementare<br />
significativamente l’incidenza <strong>di</strong> batteriemia, mentre le <strong>di</strong>latazioni esofagee e la scleroterapia o l’ablazione me<strong>di</strong>ante laser aumentano tale<br />
rischio, rispettivamente al 45,31 e 35%. La legatura elastica <strong>di</strong> varici determina un’incidenza <strong>di</strong> batteriemia inferiore alla scleroterapia.<br />
Dopo colonscopia e sigmoidoscopia la batteriemia compare nel 5% dei casi, solitamente legata a enterobatteri. La biopsia e la polipectomia<br />
non sembrano influenzare le percentuali <strong>di</strong> batteriemia. La colangio pancreatografia perendoscopica (ERCP) e la gastrostomia<br />
percutanea (PEG) hanno un’incidenza <strong>di</strong> batteriemia simile alla <strong>di</strong>latazione esofagea. (tabella 1)<br />
TAB. 1: TASSI DI BATTERIEMIA E COMPLICAZIONI INFETTIVE ASSOCIATE A PROCEDURE ENDOSCOPICHE<br />
PROCEDURE BATTERIEMIA (%) COMPLICAZIONI<br />
EDGS 2-15* Endocar<strong>di</strong>te<br />
COLONSCOPIA 4-27*<br />
Peritonite batterica<br />
Colangite 0,5 – 1,1%<br />
ERCP<br />
Diagnostica-terapeutica<br />
15-27<br />
Dilatazioni esofagee 18-45<br />
11-22 per S. viridans<br />
Scleroterapia 11-16<br />
Endocar<strong>di</strong>te<br />
Meningite, sepsi<br />
Sepsi<br />
Endocar<strong>di</strong>te<br />
Ascessi cerebrali<br />
Meningite batterica<br />
Peritonite batterica<br />
Legature <strong>di</strong> varici 6 Meningite piogenica<br />
Gastroscopia percutanea 11-24 Infezioni locali superiori al 29%<br />
Senza antibiotici<br />
Ablazioni <strong>di</strong> tumori con ND:YAG >35 Artrite piogenica<br />
Sepsi<br />
* La biopsia non sembra aumentare il rischio <strong>di</strong> batteriemia<br />
Segue<br />
CAp<br />
0<br />
3<br />
pAG<br />
1<br />
4<br />
7
<strong>Allegato</strong> 3-<strong>16E</strong> 3 <strong>di</strong> <strong>12</strong> - <strong>Il</strong> <strong>manuale</strong> <strong>della</strong> <strong>qualità</strong> <strong>della</strong> <strong>Endoscopia</strong> Digestiva<br />
CAp<br />
0<br />
3<br />
pAG<br />
1<br />
4<br />
8<br />
INFEZIONI DIRETTE<br />
• L’ ERCP rappresenta una manovra a rischio per infezioni autologhe, specialmente in situazioni <strong>di</strong> ittero ostruttivo data l’alta colonizzazione<br />
<strong>di</strong> germi che possono facilmente essere trasportati nel flusso sanguigno. Fattori <strong>di</strong> rischio aggiuntivo sono rappresentati dalle<br />
sfinterotomie incomplete, dalle iniezioni sottomucose <strong>di</strong> contrasto e dall’edema locale. In una review <strong>di</strong> 10.425 Sfinterotomie, viene<br />
riportata l’incidenza dell’1,1% <strong>di</strong> infezioni con la segnalazione <strong>di</strong> 13 eventi fatali. Altri stu<strong>di</strong> riportano incidenze variabili tra lo 0,6 e l’1,1%<br />
con una mortalità fino al 2,6 %. La profilassi antibiotica è fortemente raccomandata in queste procedure ma non è sufficiente se non<br />
associata ad efficaci manovre <strong>di</strong> drenaggio. (tabella 2)<br />
• PEG:<br />
infezioni del tramite cutaneo sono descritte nel 29% delle gastrostomie percutanee in assenza <strong>di</strong> profilassi antibiotica.<br />
Le complicanze infettive maggiori sono rappresentate in tali manovre dall’Ab ingestis e dal reflusso in relazione alle problematiche <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sfunzione neurologica che i pazienti così trattati presentano.<br />
• Scleroterapia:<br />
sono descritte peritoniti che fanno seguito a traslocazione <strong>di</strong> enterobatteri in corso <strong>di</strong> scleroterapia. Anche per questa<br />
manovra endoscopica vi è un’in<strong>di</strong>cazione alla profilassi antibiotica che può ridurre la percentuale <strong>di</strong> infezione dal 37 al 10%.<br />
TAB. 2: PROFILASSI ANTIBIOTICA IN ENDOSCOPIA<br />
CONDIZIONI DEL PAZIENTE PROCEDURA PROPOSTA PROFILASSI ANTIBIOTICA COMMENTI<br />
Protesi valvolare, endocar<strong>di</strong>te,<br />
shunt sistemico-polmonare,<br />
protesi vascolari (meno <strong>di</strong><br />
un anno)<br />
Disfunzioni valvolari postreumatiche,<br />
prolasso con insufficienza<br />
mitralica<br />
Car<strong>di</strong>omiopatia ipertrofica,<br />
malformazioni congenite car<strong>di</strong>ache<br />
Altre con<strong>di</strong>zioni car<strong>di</strong>ache<br />
(inclusa cabg, pacemakers,<br />
defibrillatori impiantabili)<br />
Ostruzione biliare, pseudocisti<br />
pancreatiche<br />
Cirrosi e ascite, pazienti immunocompromessi<br />
Dilatazioni, sclerosi <strong>di</strong> varici,<br />
ERCP/stenosi dell’albero biliare<br />
Altre procedure endoscopiche:<br />
gastroscopia, colonscopia (con<br />
o senza biopsia/polipectomia),<br />
legatura varici<br />
Dilatazioni, sclerosi <strong>di</strong> varici,<br />
ERCP/stenosi dell’albero biliare<br />
Altre procedure endoscopiche:<br />
gastroscopia, colonscopia (con<br />
o senza biopsia/polipectomia),<br />
legatura varici<br />
Tutte le procedure endoscopiche<br />
Raccomandata<br />
Dati insufficienti per porre raccomandazioni;<br />
l’in<strong>di</strong>cazione va<br />
decisa caso per caso<br />
Dati insufficienti per porre raccomandazioni;<br />
l’in<strong>di</strong>cazione va<br />
decisa caso per caso<br />
Con<strong>di</strong>zioni ad alto rischio <strong>di</strong> sviluppo<br />
<strong>di</strong> infezioni; le procedure<br />
sono associate a un tasso relativamente<br />
alto <strong>di</strong> batteriemia<br />
Nonostante le con<strong>di</strong>zioni siano<br />
ad alto rischio, le procedure sono<br />
associate a un basso tasso <strong>di</strong> batteriemia<br />
Con<strong>di</strong>zioni che hanno minor<br />
rischio <strong>di</strong> infezioni rispetto alle<br />
protesi valvolari, ecc.<br />
Non raccomandata Le procedure sono associate a<br />
un tasso relativamente basso <strong>di</strong><br />
batteriemia<br />
Non raccomandata Le con<strong>di</strong>zioni sono a basso rischio<br />
<strong>di</strong> infezioni<br />
ERCP Raccomandata Prudente, ma non sostitutiva del<br />
drenaggio definitivo<br />
Dilatazioni, sclerosi <strong>di</strong> varici,<br />
ERCP/stenosi dell’albero biliare<br />
Altre procedure, inclusa EGDS<br />
e colonscopia (con o senza<br />
biopsia/polipectomia), legatura<br />
varici<br />
Tutti i pazienti Gastroscopia perendoscopica<br />
(PEG)<br />
Protesi articolari Qualsiasi procedura endoscopica<br />
Dati insufficienti per porre<br />
raccomandazioni; l’in<strong>di</strong>cazione<br />
va decisa caso per caso<br />
Non raccomandata<br />
Sono con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> probabile aumentato<br />
rischio <strong>di</strong> infezioni<br />
Le procedure sono associate a<br />
un tasso relativamente basso <strong>di</strong><br />
batteriemia<br />
Raccomandata Può <strong>di</strong>minuire il rischio <strong>di</strong> infezioni<br />
nei tessuti molli<br />
Non raccomandata Nessun dato in letteratura che<br />
sostenga il rischio infettivo
<strong>Il</strong> <strong>manuale</strong> <strong>della</strong> <strong>qualità</strong> <strong>della</strong> <strong>Endoscopia</strong> Digestiva - 4 <strong>di</strong> <strong>12</strong><br />
INFEZIONI CROCIATE<br />
L’American Society for Gastrointestinal Endoscopy identifica 4 meccanismi <strong>di</strong> infezioni crociate:<br />
1. errori procedurali nella detersione e nella <strong>di</strong>sinfezione degli endoscopi e degli accessori;<br />
2. insufficiente esposizione al <strong>di</strong>sinfettante o uso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfettanti non adeguati;<br />
3. contaminazione delle bottiglie e delle soluzioni per il lavaggio;<br />
4. uso improprio delle lavaendoscopi o utilizzo <strong>di</strong> macchine non correttamente progettate.<br />
<strong>Allegato</strong> 3-<strong>16E</strong><br />
INFEZIONI BATTERICHE<br />
A oggi sono state segnalate meno <strong>di</strong> 300 infezioni batteriche causate da endoscopi. Raramente si trattava <strong>di</strong> contaminazione da paziente a<br />
paziente, bensì <strong>di</strong> infezioni da Pseudomonas aeruginosa, che avevano colonizzato l’endoscopio o i sistemi automatici <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione.<br />
Infatti, questi organismi sopravvivono all’interno dei canali endoscopici o formano tenaci biofilm negli impianti idrici.<br />
La Salmonella rappresenta l’agente infettivo più comunemente trasmesso in corso <strong>di</strong> colonscopia. È descritto almeno un caso mortale per<br />
setticemia da Salmonella. Sono anche segnalate infezioni da Klebsielle, Enterobacteriacee e Serratia marcescens in corso <strong>di</strong> colonscopia.<br />
Per quanto riguarda la gastroscopia alcuni stu<strong>di</strong> in<strong>di</strong>cano esserci la trasmissione dell’Helicobacter pylori con strumenti non adeguatamente<br />
<strong>di</strong>sinfettati.<br />
Esofagiti da strongyloides e infezioni da cryptospori<strong>di</strong>um sono state segnalate in correlazione con indagini endoscopiche del tratto <strong>di</strong>gestivo superiore.<br />
INFEZIONI VIRALI<br />
La <strong>di</strong>scussione sulla potenziale trasmissione <strong>di</strong> virus, attraverso atti endoscopici, è molto accesa. Vi è solo una segnalazione <strong>di</strong> trasmissione da<br />
paziente a paziente del virus HBV che risale al 1983. Questo caso fu legato ad una grossolana e inadeguata pulizia e incompleta <strong>di</strong>stribuzione<br />
del <strong>di</strong>sinfettante nel canale aria/acqua <strong>di</strong> uno strumento non immergibile. Nel 1977 in Francia, fu segnalato il primo caso <strong>di</strong> trasmissione<br />
dell’epatite C <strong>di</strong> un paziente sottoposto a colonscopia più biopsia ed è stato riportato inoltre il caso <strong>di</strong> due coniugi che contrassero, dopo una<br />
colonscopia, l’infezione da HCV dello stesso genotipo. La trasmissione fu imputata a una incompleta detersione del canale bioptico, a una<br />
scorretta detersione e sterilizzazione <strong>di</strong> pinze da biopsia e a un insufficiente tempo <strong>di</strong> immersione nel <strong>di</strong>sinfettante.<br />
<strong>Il</strong> virus dell’epatite C è stato isolato nella saliva dei pazienti con epatite cronica e uno stu<strong>di</strong>o ha <strong>di</strong>mostrato come il prelievo bioptico sia l’unico<br />
fattore correlato alla trasmissione <strong>della</strong> sieropositività anti - HCV.<br />
Nonostante non vi siano dati che correlino <strong>di</strong>rettamente gli atti endoscopici alla trasmissione dell’epatite C, il Centro Trasfusioni <strong>di</strong> Sangue<br />
francese esclude dal reclutamento dei donatori coloro che sono stati sottoposti a colonsopia nei sei mesi precedenti. È sempre <strong>di</strong> questa organizzazione<br />
lo stu<strong>di</strong>o condotto nel 1995 che <strong>di</strong>mostrava come l’esame endoscopico rappresentasse uno dei fattori <strong>di</strong> rischio in 57 donatori<br />
HCV positivi. Altri stu<strong>di</strong>, tuttavia, non confermano tale potenzialità.<br />
È <strong>di</strong>mostrato che i protocolli usuali <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione con immersione in glutaraldeide al 2% per 10 minuti eliminano l’HCV-rna l’efficacia delle<br />
recenti linee guida è <strong>di</strong>mostrata anche per la decontaminazione dell’HBV. In Germania è stato messo a punto e utilizzato un test per la determinazione<br />
dell’effetto dei <strong>di</strong>sinfettanti sul HBV. Non vi sono in letteratura segnalazioni <strong>di</strong> trasmissione per via endoscopica del virus HIV.<br />
In generale, i criteri accettati <strong>di</strong> validazione dell’efficacia virucida <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sinfettante identificano un agente virucida quando determina un<br />
abbattimento <strong>della</strong> carica <strong>di</strong> 4 log U/ml. Alcuni stu<strong>di</strong> hanno <strong>di</strong>mostrato che l’esposizione a glutaraldeide alcalina al 2% per 2 minuti determina<br />
questo abbattimento <strong>di</strong> carica e già la sola detersione determina una riduzione <strong>di</strong> 4,47 log dell’antigene HIV. Una scrupolosa detersione e<br />
immersione da 5 a 10 minuti in glutaraldeide al 2% è efficace nell’eliminare l’HIV dall’endoscopio, non è pertanto giustificato l’utilizzo <strong>di</strong><br />
strumenti de<strong>di</strong>cati in pazienti HIV positivi.<br />
<strong>Il</strong> Decreto del Ministero <strong>della</strong> Sanità del 26 gennaio 2001, in merito ai protocolli per l’accertamento dell’idoneità del donatore <strong>di</strong> sangue<br />
e <strong>di</strong> emocomponenti, riporta le indagini endoscopiche fra i criteri <strong>di</strong> esclusione temporanea del can<strong>di</strong>dato, ai fini <strong>della</strong> protezione <strong>della</strong><br />
salute del ricevente con rinvio <strong>di</strong> un anno <strong>della</strong> donazione.<br />
INFEZIONE DA PRIONI<br />
La Creutzfeldt-Jacob Disease (CJD) e altre malattie neurovegetative sono causate da prioni che resistono alle procedure <strong>di</strong> inattivazione<br />
conosciute, basate sulla mo<strong>di</strong>ficazione degli aci<strong>di</strong> nucleici. La loro resistenza intrinseca ai meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> inattivazione fisici e chimici e l’inesorabile<br />
mortalità delle infezioni ad essi legate ha portato a promulgazione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cazioni molto severe in proposito. La Società Europea <strong>di</strong> <strong>Endoscopia</strong><br />
raccomanda <strong>di</strong> considerare attentamente le in<strong>di</strong>cazioni agli atti endoscopici e, se possibile, usare meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>agnostici alternativi poiché non<br />
esistono sistemi sicuri che garantiscano l’era<strong>di</strong>cazione dei prioni dagli endoscopi.<br />
Nonostante l’Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale <strong>della</strong> Sanità classifichi la saliva, il tessuto gengivale, il tessuto intestinale, le feci e il sangue come non<br />
potenzialmente infettivi e non vi siano casi riportati <strong>di</strong> infezione da prioni trasmesse endoscopicamente, alcuni autori considerano l’endoscopia<br />
<strong>di</strong>gestiva una via <strong>di</strong> potenziale trasmissione dell’infezione.<br />
In particolare il Ministero <strong>della</strong> Sanità francese ha stabilito linee guida che obbligano alla <strong>di</strong>struzione del materiale endoscopico, in caso <strong>di</strong><br />
indagini eseguite in pazienti a rischio <strong>di</strong>mostrato <strong>di</strong> CJD, o l’utilizzo <strong>di</strong> strumenti de<strong>di</strong>cati. Altri autori, <strong>di</strong> recente, danno invece in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong><br />
seguire le procedure <strong>di</strong> detersione e <strong>di</strong> alta <strong>di</strong>sinfezione standard.<br />
Segue<br />
CAp<br />
0<br />
3<br />
pAG<br />
1<br />
4<br />
9
<strong>Allegato</strong> 3-<strong>16E</strong> 5 <strong>di</strong> <strong>12</strong> - <strong>Il</strong> <strong>manuale</strong> <strong>della</strong> <strong>qualità</strong> <strong>della</strong> <strong>Endoscopia</strong> Digestiva<br />
CAp<br />
0<br />
3<br />
pAG<br />
1<br />
5<br />
0<br />
<strong>Endoscopia</strong> in pazienti con CJD: non è ancora verificata l’ipotesi <strong>di</strong> trasmissione dell’agente del CJD durante l’endoscopia. Tuttavia,<br />
poiché l’NaOH danneggia gli endoscopi, alcuni Autori suggeriscono un trattamento <strong>di</strong> decontaminazione con soluzioni enzimatiche, seguite<br />
da <strong>di</strong>sinfezione ad alto livello con macchine lavaendoscopi con soluzione <strong>di</strong> acido fosforico-perossido <strong>di</strong> idrogeno, risciacquo con acqua ed<br />
alcool, sterilizzazione definitiva con EtO (ripetere due volte quest’ultima procedura). Questa procedura è in contrad<strong>di</strong>zione con altre prove<br />
sperimentali che evidenziano l’impossibilità <strong>di</strong> una decontaminazione.<br />
Attenzione!!!<br />
1. L’esame endoscopico dovrebbe essere evitato in pazienti con sospetta malattia<br />
2. Se l’endoscopia è ritenuta necessaria, si dovrebbe utilizzare uno strumento de<strong>di</strong>cato oppure uno strumento giunto al termine<br />
dell’attività lavorativa. Dopo l’uso l’endoscopio deve essere posto in quarantena sino a conferma definitiva <strong>della</strong> patologia con esame<br />
autoptico. Non può essere assolutamente utilizzato per altri pazienti, anche per quei pazienti in cui si sospetti analoga patologia<br />
3. Le biopsie dell’ileo terminale dovrebbero essere eseguite solo se strettamente in<strong>di</strong>spensabili.<br />
INFEZIONE DA OPERATORE A PAZIENTE E VICEVERSA<br />
Non sono riportati in letteratura casi <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> infezione da operatore a paziente. Difficilmente infatti vi è un contatto <strong>di</strong>retto, se non<br />
durante l’introduzione anale o orale e tale manovra avviene con guanti <strong>di</strong> protezione.<br />
Di contro, la potenzialità <strong>di</strong> trasmissione dal paziente all’operatore è maggiore.<br />
I possibili rischi in cui l’operatore può incorrere sono: contaminazione <strong>della</strong> cute, incidenti da taglio e/o puntura, schizzi <strong>di</strong> materiale organico<br />
sulle mucose (orali e oculari).<br />
<strong>Il</strong> maggior rischio <strong>di</strong> trasmissione rimane sempre quello legato alla puntura da ago, in relazione all’accesso venoso del paziente per la<br />
sedazione. L’entrata in commercio <strong>di</strong> videoendoscopi ha rappresentato una intuitiva riduzione dell’esposizione degli operatori agli spruzzi<br />
accidentali, anche se non documentaria.<br />
Altri rischi sono rappresentati dalla pulizia delle pinze bioptiche con ago e altri accessori riutilizzabili, e dalle situazioni <strong>di</strong> urgenza, quando<br />
l’operatore può essere esposto a schizzi <strong>di</strong> sangue, bile e feci.<br />
Nonostante queste ultime sostanze possano contenere il virus <strong>di</strong> HIV e altri virus, il sangue rappresenta il più elevato fattore <strong>di</strong> rischio.<br />
Numerosi stu<strong>di</strong> documentano una più alta prevalenza <strong>di</strong> Helicobacter Pylori negli endoscopisti rispetto ad altri specialisti.<br />
Tale rischio, riportato anche per gli infermieri, è proporzionale al numero <strong>di</strong> indagini eseguite, all’utilizzo o meno <strong>di</strong> guanti e all’età.<br />
Le precauzioni generali emanate dai Centers for Disease Control and Prevention (CDC) sono rappresentati dall’uso <strong>di</strong> guanti, mascherina,<br />
camici <strong>di</strong> protezione e occhiali. I guanti e la mascherina devono essere indossati durante ogni contatto con le mucose, i flui<strong>di</strong> organici, per<br />
l’accesso venoso e in tutte le fasi degli atti endoscopici.<br />
Le mani dovrebbero essere lavate, con detergenti <strong>di</strong>sinfettanti, fra una procedura e l’altra e tutti gli operatori, compresi coloro che si occupano<br />
<strong>della</strong> pulizia, dovrebbero essere vaccinati contro l’Epatite B e probabilmente contro l’Epatite A. Infine, dovrebbe essere eseguito ogni 6 mesi lo<br />
skin test per la tubercolosi. Tali precauzioni sono previste anche dalla normativa italiana nel decreto del Ministero <strong>della</strong> sanità del 28 settembre<br />
1990 “Norme <strong>di</strong> protezione dal contagio professionale da HIV nelle strutture sanitarie e assistenziali pubbliche e private” e nel Decreto Legislativo<br />
626 del 19 settembre del 1994 “Attuazione delle <strong>di</strong>rettive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE,<br />
90/394/CEE e 90/697/CEE riguardanti il miglioramento <strong>della</strong> sicurezza e <strong>della</strong> salute dei lavoratori sui luoghi <strong>di</strong> lavoro” mo<strong>di</strong>ficato e integrato<br />
con il Decreto n. 242 del 19 marzo 1996 “Mo<strong>di</strong>fiche e integrazioni del Decreto Legislativo del 19 settembre del 1994, n. 626, recante l’attuazione<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettive comunitarie riguardanti il miglioramento <strong>della</strong> sicurezza e <strong>della</strong> salute dei lavoratori sul luogo <strong>di</strong> lavoro”.<br />
La formazione degli operatori rappresenta inoltre un momento fondamentale per la prevenzione del rischio. Infatti, nonostante le linee guida<br />
sulle precauzioni risalgano al 1985, meno del 10% dei me<strong>di</strong>ci e del <strong>12</strong>% degli infermieri usa presi<strong>di</strong> protettivi per tutti i pazienti.<br />
IL PROCESSO DI DISINFEZIONE E LA SORVEGLIANZA MICROBIOLOGICA<br />
La contaminazione degli strumenti e accessori presenta 3 criticità:<br />
1. Inadeguato e/o insufficiente processo <strong>di</strong> lavaggio e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione<br />
2. Inadeguato trasporto e immagazzinamento<br />
3. Contaminazione dell’acqua <strong>di</strong> risciacquo finale o <strong>di</strong> quella contenuta nelle bottiglie dell’endoscopio.<br />
La sorveglianza microbiologica è uno strumento per rivelare e correggere le criticità e gli errori durante la procedura <strong>di</strong> reprocessing e quin<strong>di</strong><br />
evitare la trasmissione delle infezioni.<br />
Non c’è accordo sulla necessità <strong>di</strong> eseguire test batteriologici perio<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> avvenuta <strong>di</strong>sinfezione; d’altra parte la sorveglianza microbiologica<br />
è lo strumento per scoprire e correggere le criticità e gli errori durante la procedura <strong>di</strong> pulizia e <strong>di</strong>sinfezione strumentale e prevenire la<br />
trasmissione delle infezioni.
<strong>Il</strong> <strong>manuale</strong> <strong>della</strong> <strong>qualità</strong> <strong>della</strong> <strong>Endoscopia</strong> Digestiva - 6 <strong>di</strong> <strong>12</strong><br />
<strong>Allegato</strong> 3-<strong>16E</strong><br />
L’assenza delle colonie batteriche testate può costituire un in<strong>di</strong>catore dell’avvenuta <strong>di</strong>sinfezione, o viceversa la loro presenza in<strong>di</strong>care la<br />
probabile sede <strong>di</strong> origine <strong>della</strong> contaminazione. Manca una metodologia standar<strong>di</strong>zzata <strong>di</strong> prelievo tenuto conto <strong>della</strong> <strong>di</strong>versità dei modelli<br />
<strong>di</strong> endoscopi, e il non aver ancora stabilito quali siano i valori per cui un test deve essere considerato positivo.<br />
Organismi identificati<br />
nei test biologici<br />
Escherichia coli, enterococchi<br />
e enterobatteriacee<br />
Pseudomonas aeruginosa<br />
e altri gram-negativi non fermentatori<br />
Staphilococcus aureus,<br />
Staphilococcus epidermis<br />
Micobatteri atipici,<br />
Legionella<br />
Causa <strong>della</strong> contaminazione Provve<strong>di</strong>menti<br />
A Insufficiente pulizia e/o <strong>di</strong>sinfezione, es:<br />
• insufficiente o mancata spazzolatura<br />
• inadeguata concentrazione dei <strong>di</strong>sinfettanti<br />
o insufficiente tempo <strong>di</strong> contatto<br />
B Difetti meccanici o elettronici <strong>della</strong> lavaendoscopi<br />
• errata <strong>di</strong>luizione dei prodotti chimici<br />
• <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> progettazione <strong>della</strong> macchina<br />
con presenza <strong>di</strong> spazi morti<br />
A. Rivedere tutto il ciclo <strong>di</strong> riprocessamento<br />
con particolare attenzione alla pulizia<br />
<strong>manuale</strong><br />
B. Richiedere un controllo <strong>della</strong> macchina<br />
alla <strong>di</strong>tta fornitrice<br />
A<br />
A. Rivedere i sistemi <strong>di</strong> fornitura dell’acqua<br />
• insufficiente risciacquo finale e le procedure:<br />
• contaminazione dell’acqua dell’ultimo • la <strong>qualità</strong> dell’acqua<br />
risciacquo<br />
• il risciacquo <strong>manuale</strong> e/o automatico<br />
• <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> progettazione <strong>della</strong> macchina • pre<strong>di</strong>sporre la completa manutenzione<br />
con presenza <strong>di</strong> spazi morti<br />
<strong>della</strong> macchina e dei sistemi <strong>di</strong> filtra-<br />
B<br />
zione<br />
• insufficiente asciugatura degli endo- • eseguire un ciclo <strong>di</strong> auto-<strong>di</strong>sinfezione<br />
scopi prima dello stoccaggio<br />
in accordo alle istruzioni del produttore<br />
(preferenza: <strong>di</strong>sinfezione termica)<br />
Ricontaminazione degli endoscopi dovuta a:<br />
• inadeguato stoccaggio e trasporto<br />
• inadeguata igiene delle mani<br />
• contaminazione del campionamento<br />
Contaminazione <strong>della</strong> lavaendoscopi e del<br />
sistema dell’acqua<br />
B. Revisione delle procedure <strong>di</strong> asciugatura<br />
<strong>di</strong> deposito e verifica <strong>della</strong> ventilazione del<br />
deposito<br />
• Revisione delle procedure <strong>di</strong> igiene<br />
nello stoccaggio, trasporto e pulizia<br />
delle mani<br />
• Ripetere campionamento<br />
Rivedere sistemi <strong>di</strong> fornitura dell’acqua e le<br />
procedure:<br />
• la <strong>qualità</strong> dell’acqua<br />
• il risciacquo <strong>manuale</strong> e/o automatico<br />
• pre<strong>di</strong>sporre la completa manutenzione<br />
<strong>della</strong> macchina e dei sistemi <strong>di</strong> filtrazione<br />
• eseguire ciclo <strong>di</strong> auto-<strong>di</strong>sinfezione in<br />
accordo con le istruzioni del produttore<br />
(preferenza: <strong>di</strong>sinfezione termica)<br />
In accordo con le linee guida ESGE-ESGENA può essere consigliabile un controllo mensile o trimestrale per strumenti e arma<strong>di</strong> <strong>di</strong> stoccaggio (9).<br />
Segue<br />
CAp<br />
0<br />
3<br />
pAG<br />
1<br />
5<br />
1
<strong>Allegato</strong> 3-<strong>16E</strong> 7 <strong>di</strong> <strong>12</strong> - <strong>Il</strong> <strong>manuale</strong> <strong>della</strong> <strong>qualità</strong> <strong>della</strong> <strong>Endoscopia</strong> Digestiva<br />
CAp<br />
0<br />
3<br />
pAG<br />
1<br />
5<br />
2<br />
1. Detersione dello strumento<br />
2. Disinfezione secondo il documento AIGO-SIED-SIGE<br />
VALUTAZIONE LIVELLO DI DISINFEZIONE ENDOSCOPI FLESSIBILI<br />
MATERIALE NECESSARIO<br />
Guanti sterili<br />
Acqua <strong>di</strong>stillata sterile<br />
Siringhe da 10 ml<br />
Contenitori sterili (tipo raccolta urine)<br />
Spazzolini da canale operatore sterili<br />
Foglio raccolta dati<br />
PROCEDIMENTO<br />
3. Estrarre lo strumento sterilmente, far scorrere all’interno <strong>di</strong> ogni canale 10 ml <strong>di</strong> acqua <strong>di</strong>stillata (5 per canale dell’elevatore) raccoglierla<br />
separatamente in contenitore sterile.<br />
Accertarsi <strong>della</strong> corretta connessione <strong>della</strong> siringa con i canali per una corretta perfusione<br />
4. Far scorrere quin<strong>di</strong> lo spazzolino all’interno <strong>di</strong> ogni canale, e sciacquarlo poi in acqua <strong>di</strong>stillata sterile all’interno <strong>di</strong> provetta sterile<br />
(1 per canale)<br />
5. Spazzolare la guaina esterna con tampone sterile (tipo tamponi faringei) ed immergerlo in fisiologica sterile<br />
Se vogliamo testare il mantenimento dell’alta <strong>di</strong>sinfezione durante lo stoccaggio<br />
seguire le seguenti procedure<br />
1. Asciugatura dello strumento con aria compressa me<strong>di</strong>cinale in tutte le sue parti<br />
2. Posizionamento dello strumento nell’arma<strong>di</strong>o contenitore<br />
3. Ripetizione dei test con le procedure in<strong>di</strong>cate ai precedenti punti 3-4-5 la mattina seguente, prima <strong>di</strong> iniziare la seduta endoscopica<br />
4. Consigliato inoltre anche il test delle pareti dell’arma<strong>di</strong>o me<strong>di</strong>ante spazzolatura con tamponi sterili (tipo tamponi faringei) per eventuale<br />
crescita <strong>di</strong> spore micotiche presenti nell’arma<strong>di</strong>o a causa <strong>di</strong> aumento <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà ed immersi in fisiologica sterile<br />
METODI DI VALUTAZIONE MICROBIOLOGICA<br />
1. Tutti i campioni devono essere dapprima centrifugati a 2.000 rpm per 10 minuti<br />
2. Semina su Agar Saboourad a 37 gra<strong>di</strong> per ricerca miceti<br />
3. Semina su Mc Conkey Agar per enterobatteriacee<br />
4. Semina su Agar Columbia al 5% <strong>di</strong> sangue <strong>di</strong> montone in anaerobiosi a 37 gra<strong>di</strong> e su Brian Heart tenuto in incubazione per 48 ore a<br />
37 gra<strong>di</strong> per aerobi<br />
5. Semina su Agar Cioccolato con Polyvitex messo ad una pressione <strong>di</strong> CO 2 al 10% per Neisseria ed Haemophilus<br />
6. Prima lettura a 24 ore dalla semina e seconda lettura a 48 ore<br />
INTERPRETAZIONE E RISULTATI<br />
Accettabile<br />
Crescita <strong>di</strong> ≤ 20 colonie in ogni terreno culturale (i.e. ≤ 200 cfu/ml [-1])<br />
Inaccettabile<br />
Crescita <strong>di</strong> > 20 colonie in ogni terreno culturale (i.e. > 200 cfu/ml)<br />
Questi cut-offs sono basati sulle linee guida per i livelli microbiologici accettabili per l’acqua potabile (i.e. ≤ 200 cfu/ml)<br />
Dati consigliati ed approvati nell’ottobre 2000 da “MANiTOBA ADVISOR COMMITTEE ON INFECTIOUS DISEASE (MACID)
<strong>Il</strong> <strong>manuale</strong> <strong>della</strong> <strong>qualità</strong> <strong>della</strong> <strong>Endoscopia</strong> Digestiva - 8 <strong>di</strong> <strong>12</strong><br />
<strong>Allegato</strong> 3-<strong>16E</strong><br />
LA GESTIONE DEL RISCHIO<br />
La tracciabilità degli strumenti permette <strong>di</strong> identificare i pazienti suscettibili <strong>di</strong> aver subito le conseguenze <strong>di</strong> un incidente e <strong>di</strong> evidenziare eventuali<br />
responsabilità.<br />
1. È opportuno registrare nel referto lo strumento utilizzato e la procedura <strong>della</strong> <strong>di</strong>sinfezione eseguita. I documenti <strong>di</strong> tracciabilità degli strumenti<br />
devono essere archiviati.<br />
2. Sarebbe necessario completare quanto sopra con la registrazione <strong>di</strong> ogni ciclo <strong>di</strong> lavaggio collegandolo allo strumento riprocessato.<br />
3. Devono essere presenti istruzioni operative per la gestione degli strumenti contaminati togliendo gli stessi dal ciclo dell’utilizzo routinario.<br />
4. Eventuali infezioni, se correlabili ad un esame endoscopico, devono essere segnalate alla Direzione Sanitaria e devono essere imme<strong>di</strong>atamente<br />
indagate le possibili fonti <strong>di</strong> contaminazione, escludendole dal ciclo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione e bonificandole.<br />
COSA FARE IN CASO DI INCIDENTE<br />
PAZIENTE FONTE<br />
In tutti i casi <strong>di</strong> esposizione occupazionale a rischio, con materiale proveniente da paziente fonte <strong>di</strong>sponibile, questo deve essere informato<br />
dell’incidente e deve essergli richiesto il consenso all’esecuzione confidenziale <strong>di</strong> test sierologici. Se il paziente fonte da il suo consenso, il prelievo<br />
<strong>di</strong> sangue verrà effettuato <strong>di</strong>rettamente nella struttura sanitaria. <strong>Il</strong> campione <strong>di</strong> sangue, il modulo <strong>di</strong> consenso informato compilato e sottoscritto<br />
(cfr <strong>Allegato</strong> 3-16 I) e la richiesta degli esami <strong>di</strong> laboratorio (cfr <strong>Allegato</strong> 3-16 G) del paziente stesso, verranno consegnati <strong>di</strong>rettamente al DEA/PS<br />
dal lavoratore infortunato. I risultati dei test, in particolare del test per HIV, dovranno essere <strong>di</strong>sponibili nel minor tempo possibile al fine <strong>di</strong> ridurre<br />
il ricorso a trattamenti inutili e alleviare l’ansia legata all’attesa del risultato nell’operatore esposto. È utile che ogni Unità Operativa, in particolare<br />
se effettua assistenza sanitaria domiciliare, <strong>di</strong>sponga <strong>di</strong> un kit preconfezionato contenente le provette e i moduli necessari.<br />
Markers sierologici da ricerca sul paziente fonte:<br />
• HBsAg e, se positivo, HBV-DNA quantitativo, Anti HdV Transaminasi<br />
• Anti HCV e, se positivo, HCV-RNA quantitativo e genotipo HCV<br />
• Sierologia <strong>della</strong> Lue e, se positivo, FTA-ABS IgM e valutazione clinica<br />
• Anti HIV 1-2 e, se positivo, HIV-RNA quantitativo e valutazione clinica<br />
OPERATORE SANITARIO ESPOSTO<br />
Esami <strong>di</strong> laboratorio cui sottoporre l’operatore sanitario (a cura del DEA/PS) per l’avvio del follow up al “tempo zero” (T0) dopo infortunio a<br />
rischio biologico (il prelievo deve essere effettuato prima dell’esecuzione <strong>di</strong> farmaco o immuno-profilassi):<br />
Protocollo <strong>di</strong> base (da applicare in ogni caso):<br />
• Transaminasi, gamma–GT, bilirubinemia, protidogramma<br />
• HBsAg, HBeAg, AntiHBs, AntiHBc, AntiHBe<br />
• AntiHCV<br />
• Sierologia <strong>della</strong> Lue<br />
• AntiHIV 1-2<br />
• Campione <strong>di</strong> sangue aggiunto da congelare presso il Centro trasfusionale<br />
In ogni caso <strong>di</strong> infortunio a rischio biologico per trasmissione parenterale si dovrà prelevare dall’operatore, in occasione degli esami effettuati al<br />
T0, previa acquisizione del consenso informato, un campione aggiunto <strong>di</strong> 7 ml <strong>di</strong> sangue (da stoccare in 3 aliquote <strong>di</strong> siero da 1 ml) che verrà<br />
congelato e conservato a -20°C per un anno dal Centro Trasfusionale al fine <strong>di</strong> permettere successive valutazioni a carattere me<strong>di</strong>co legale e<br />
assicurativo. (Cfr. <strong>Allegato</strong> 3-16 H)<br />
I RISCHI INFETTIVI PER GLI OPERATORI SANITARI<br />
In<strong>di</strong>cazioni per ridurre il rischio da infezioni da virus dell’epatite B e C (HBV, HCV) e dell’AIDS (HIV)<br />
Procedure generali <strong>di</strong> profilassi<br />
Cosa deve fare l’operatore sanitario in caso <strong>di</strong> infortunio a rischio biologico:<br />
• In caso <strong>di</strong> ferita o <strong>di</strong> puntura accidentale:<br />
1. favorire il sanguinamento<br />
2. lavare abbondantemente la parte ferita con acqua e sapone<br />
3. <strong>di</strong>sinfettare accuratamente la cute con soluzione schiumogena detergente <strong>di</strong> Clorexi<strong>di</strong>na Gluconato al 4% (Hibiscrub)<br />
oppure <strong>di</strong> Povidone-Io<strong>di</strong>ne al 7,5% (Beta<strong>di</strong>ne Chirurgico)<br />
Segue<br />
CAp<br />
0<br />
3<br />
pAG<br />
1<br />
5<br />
3
<strong>Allegato</strong> 3-<strong>16E</strong> 9 <strong>di</strong> <strong>12</strong> - <strong>Il</strong> <strong>manuale</strong> <strong>della</strong> <strong>qualità</strong> <strong>della</strong> <strong>Endoscopia</strong> Digestiva<br />
CAp<br />
0<br />
3<br />
pAG<br />
1<br />
5<br />
4<br />
La procedura sopra in<strong>di</strong>cata va sempre eseguita, anche in presenza <strong>di</strong> lesioni dalle apparenze modeste.<br />
• In caso <strong>di</strong> imbrattamento <strong>della</strong> cute o delle mucose:<br />
1. lavare abbondantemente la zona interessata<br />
2. se l’imbrattamento è cutaneo, dopo il lavaggio procedere a <strong>di</strong>sinfezione <strong>della</strong> cute interessata<br />
Per quanto riguarda in particolare l’imbrattamento congiuntivale, si può usare l’acqua corrente del rubinetto, o ripetuti lavaggi <strong>di</strong> soluzione fisiologica,<br />
tenendo le palpebre ben aperte con 2 <strong>di</strong>ta. Nei locali in cui questo tipo <strong>di</strong> imbrattamento è più probabile, oltre all’uso sistematico <strong>di</strong> maschere<br />
od occhiali per evitare questo tipo <strong>di</strong> incidente, è bene avere a <strong>di</strong>sposizione una fontanella per lavaggi oculari o gli appositi <strong>di</strong>spositivi.<br />
Prevenzione dell’infezione da HBV<br />
FONTE OPERATORE NON VACCINATO O<br />
CON VACCINAZIONE IN CORSO<br />
(1-2 DOSI): PROFILASSI<br />
HBsAg positiva o<br />
sconosciuta<br />
1) HBIg i.m. preferibilmente entro 24<br />
ore e comunque entro 7 gg, alla dose<br />
<strong>di</strong> <strong>12</strong> U.I./Kg <strong>di</strong> peso corporeo (**)<br />
2) Iniziare o proseguire vaccinazione<br />
anti epatite B entro 14 gg dal contatto<br />
(se si inizia la vaccinazione, seguire lo<br />
schema accelerato: 0,1,2 mesi e dose<br />
<strong>di</strong> rinforzo dopo 6-<strong>12</strong> mesi dalla terza<br />
dose)<br />
Se l’operatore rifiuta la vaccinazione:<br />
somministrare una seconda dose <strong>di</strong><br />
HBIg dopo 1 mese<br />
HBsAg negativa Iniziare o proseguire vaccinazione<br />
anti epatite B<br />
OPERATORE VACCINATO CON<br />
IMMUNITÀ: PROFILASSI<br />
L’operatore che presenta un’immunità<br />
o che è stato sottoposto a<br />
vaccinazione contro l’epatite B risultando<br />
positivo al test per la ricerca <strong>di</strong><br />
anticorpi AntiHBs è da considerarsi<br />
immune.<br />
Se l’operatore risulta vaccinato ma<br />
NON RESPONDER deve essere<br />
trattato come un soggetto non vaccinato.<br />
OPERATORE:<br />
ESAMI DI LABORATORIO (*)<br />
T0: HBsAg, HBeAg, AntiHBs, AntiHBc,<br />
Anti HBe, transaminasi,<br />
gamma-GT, bilirubinemia, protidogramma,<br />
AntiHDV<br />
Solo per operatore con titolo AntiHBs<br />
non protettivo: Follow up<br />
HBsAg, AntiHBs, AntiHBc, transaminasi<br />
T2/T3/T6<br />
T0: HBsAg, HBeAg, AntiHBs, AntiHBc,<br />
Anti HBe, transaminasi,<br />
gamma-GT, bilirubinemia, protidogramma<br />
Solo per operatore con titolo AntiHBs<br />
non protettivo: Follow up<br />
HBsAg, AntiHBs, AntiHBc, transaminasi<br />
T3/T6<br />
(*) T0: tempo zero (N.B. il prelievo ematico per il “tempo zero (T0)” deve sempre essere effettuato prima dell’inizio <strong>di</strong> qualsiasi profilassi farmacologia<br />
o immunologica)<br />
T2: 45 giorni<br />
T3: 3 mesi<br />
T6: 6 mesi<br />
T<strong>12</strong>: <strong>12</strong> mesi<br />
(**) La somministrazione <strong>di</strong> Ig specifiche anti epatite B al lavoratore infortunato viene effettuata presso il DEA/Pronto Soccorso
<strong>Il</strong> <strong>manuale</strong> <strong>della</strong> <strong>qualità</strong> <strong>della</strong> <strong>Endoscopia</strong> Digestiva - 10 <strong>di</strong> <strong>12</strong><br />
Prevenzione dell’infezione da HCV<br />
<strong>Allegato</strong> 3-<strong>16E</strong><br />
FONTE OPERATORE: PROFILASSI OPERATORE: ESAMI DI LABORATORIO<br />
AntiHCV positiva o sconosciuta<br />
Non <strong>di</strong>sponibili Ig specifiche anti epatite C T0: AntiHCV, transaminasi, gamma-GT, bilirubinemia,<br />
protidogramma<br />
Follow up (AntiHCV, transaminasi): T2/T3/T6<br />
AntiHCV negativa T0: AntiHCV, transaminasi, gamma-GT, bilirubinemia,<br />
protidogramma<br />
Prevenzione dell’infezione da HIV<br />
Follow up (AntiHCV, transaminasi): T3/T6<br />
FONTE OPERATORE: PROFILASSI OPERATORE: ESAMI DI LABORATORIO<br />
Paziente fonte con infezione<br />
da HIV nota<br />
Accettazione <strong>della</strong> profilassi<br />
da parte del lavoratore<br />
Paziente fonte con infezione<br />
da HIV nota<br />
Rifiuto <strong>della</strong> profilassi da<br />
parte del lavoratore<br />
La profilassi post-esposizione (PPE) è raccomandata e<br />
deve essere iniziata (previa esecuzione <strong>di</strong> test <strong>di</strong> gravidanza<br />
su urine, emocromo, test <strong>di</strong> funzionalità epatica<br />
e renale) preferibilmente entro 2-4 ore dal contatto<br />
infettante ed è sconsigliata oltre 72 ore.<br />
Essa prevede la somministrazione e la consegna <strong>di</strong><br />
Combivir (AZT + 3TC), in quantità sufficiente per 2 gg.<br />
In tutti i casi, garantito il primo intervento, l’operatore<br />
dovrà assere avviato all’U.O. Malattie Infettive per presa<br />
a carico, prosecuzione <strong>della</strong> profilassi con inibitori <strong>della</strong><br />
proteasi.<br />
Paziente fonte negativo La PPE è sconsigliata, salvo nel caso in cui si possa<br />
fortemente supporre che la fonte del contagio possa<br />
trovarsi nel “periodo finestra”.<br />
Paziente fonte con stato per<br />
HIV non noto o che riferisce<br />
<strong>di</strong> essere sieronegativo<br />
Paziente fonte sconosciuto<br />
o non <strong>di</strong>sponibile<br />
La PPE deve essere considerata. Previo consenso informato<br />
scritto vanno eseguiti gli accertamenti sierologici<br />
sulla fonte del contagio e assunti i provve<strong>di</strong>menti in<br />
base alla categoria <strong>di</strong> riferimento. In caso <strong>di</strong> mancato<br />
consenso, applicare la procedura come per fonte<br />
HIV positiva. Nei casi in cui la PPE è offerta, accettata<br />
dall’operatore esposto ed intrapresa in attesa del risultato<br />
dell’esame AntiHIV del paziente fonte è necessario<br />
assicurare l’esecuzione dell’esame, la più rapida possibile<br />
al fine <strong>di</strong> poter interrompere il trattamento avviato.<br />
La PPE deve essere considerata tenendo conto <strong>della</strong><br />
prevalenza <strong>di</strong> pazienti con infezione HIV afferenti al<br />
reparto, <strong>della</strong> presenza o meno <strong>di</strong> sangue visibile<br />
sul presi<strong>di</strong>o e <strong>della</strong> profon<strong>di</strong>tà <strong>della</strong> ferita. Non sono<br />
raccomandate indagini microbiologiche per HIV sul<br />
materiale ematico residuo.<br />
T0: emocromo completo, transaminasi,<br />
gamma-GT, FA, bilirubinemia totale, creatinina,<br />
glicemia, amilasi, acido urico, trigliceri<strong>di</strong>, CD4<br />
totali, CD8 totali, AntiHIV, test <strong>di</strong> gravidanza su<br />
urine.<br />
Follow up (con esami T0): 15gg/30gg (a cura<br />
dell’U.O. Malattie Infettive)<br />
Follow up (AntiHIV): T2/T3/T6/T<strong>12</strong><br />
T0: AntiHIV<br />
Follow up (AntiHIV): T2/T3/T6/T<strong>12</strong><br />
T0: AntiHIV<br />
Follow up (AntiHIV): T3/T6<br />
N.B.: il prelievo ematico per il “tempo zero (T0)” deve essere sempre effettuato prima dell’inizio <strong>di</strong> qualsiasi profilassi farmacologica o<br />
immunologica.<br />
Segue<br />
CAp<br />
0<br />
3<br />
pAG<br />
1<br />
5<br />
5
<strong>Allegato</strong> 3-<strong>16E</strong> 11 <strong>di</strong> <strong>12</strong> - <strong>Il</strong> <strong>manuale</strong> <strong>della</strong> <strong>qualità</strong> <strong>della</strong> <strong>Endoscopia</strong> Digestiva<br />
CAp<br />
0<br />
3<br />
pAG<br />
1<br />
5<br />
6<br />
Profilassi post esposizione in relazione a modalità <strong>di</strong> contagio e tipo <strong>di</strong> materiale HIV positivo<br />
MODALITÀ MATERIALE BIOLOGICO HIV+ PPE<br />
Ferita tagliente o da ago<br />
Contaminazione congiuntivale<br />
Contaminazione <strong>di</strong> cute lesa o <strong>di</strong> altre<br />
mucose<br />
Contaminazione <strong>di</strong> cute lesa o <strong>di</strong> altre<br />
mucose<br />
Contaminazione <strong>di</strong> cute lesa o <strong>di</strong> altre<br />
mucose<br />
Qualsiasi Raccomandata<br />
Sangue – Materiale biologico con sangue<br />
visibile – Liquor – Colture virali<br />
Liquido amniotico, sinoviale, pleurico, pericar<strong>di</strong>o,<br />
peritoneale – Tessuti – Materiale <strong>di</strong><br />
laboratorio – Sperma o secrezioni genitali<br />
femminili<br />
Raccomandata<br />
Considerata<br />
Urine – Vomito – Saliva – Feci Sconsigliata<br />
Contaminazione <strong>di</strong> cute integra Qualsiasi Sconsigliata<br />
Ferita da morso Considerata<br />
In ambito endoscopico vi è una nuova patologia, fortunatamente rara ma ad elevatissimo rischio, con cui dobbiamo confrontarci, pre<strong>di</strong>sponendo<br />
le misure <strong>di</strong> <strong>di</strong>sinfezione e sterilizzazione: le malattie da Prioni<br />
I prioni, agenti ritenuti causa <strong>della</strong> malattia <strong>di</strong> Creutzfeldt-Jacob (MCJ) e sindromi correlate, <strong>di</strong> per sé sono molto particolari, poiché costituiti<br />
solamente da materiale proteico.<br />
<strong>Il</strong> problema più grave da affrontare non è tanto la presenza dell’agente infettante nei tessuti (la sua presenza è delimitata solamente in alcuni<br />
tessuti e non è presente nella maggior parte dei liqui<strong>di</strong> biologici) ma la resistenza alle comuni sostanze <strong>di</strong>sinfettanti ed ai comuni sistemi <strong>di</strong><br />
sterilizzazione.<br />
Complica le cose il tempo <strong>di</strong> incubazione, generalmente molto lungo, può variare da 2 a 35 anni in rapporto alla porta <strong>di</strong> ingresso dell’agente<br />
patogeno, alla carica “infettante” e all’entità <strong>della</strong> contaminazione.<br />
Nell’uomo sono state identificate 4 tipi <strong>di</strong> malattie attribuibili a prioni; esse <strong>di</strong>fferiscono soprattutto per il tipo <strong>di</strong> lesione prevalente, e per certi<br />
sintomi che ne rappresentano la caratteristica patologica:<br />
il Creutzfeldt-Jakob, il Gerstmann-Straussler-Scheinker, l’insonnia fatale familiare, il Kuru.<br />
Queste malattie sono molto rare: Creutzfeldt-Jakob, per esempio, ha un’incidenza <strong>di</strong> un caso per un milione <strong>di</strong> persone e si ritiene che in<br />
futuro l’incidenza delle encefalopatie da prioni rimarrà costante.<br />
È stata redatta una scala <strong>di</strong> livelli <strong>di</strong> infettività nei tessuti <strong>di</strong> animale infetto:<br />
Nella Categoria I (infettività elevata) vi è il sistema nervoso centrale (cervello, midollo spinale, occhi, fibre nervose del sistema nervoso<br />
autonomo del tratto <strong>di</strong>gestivo);<br />
Nella Categoria II (infettività me<strong>di</strong>a) insieme agli organi linfatici (milza, linfono<strong>di</strong>, amigdala), vi è il colon prossimale, oltre a liquido<br />
cefalorachi<strong>di</strong>ano, dura madre, placenta, surreni;<br />
Nella Categoria III (infettività modesta) vi è il colon <strong>di</strong>stale, il fegato e il pancreas, insieme al nervo sciatico, midollo osseo, polmoni,<br />
timo, mucosa nasale, ipofisi.<br />
La trasmissione del prione attraverso sangue e suoi derivati, è <strong>di</strong>scussa: in prove <strong>di</strong> laboratorio pare che la trasmissione con sangue intero<br />
non avvenga, tuttavia si sono verificati casi <strong>di</strong> MCJ in pazienti sottoposti a trasfusioni.<br />
<strong>Il</strong> lungo periodo <strong>di</strong> incubazione <strong>di</strong> MCJ rende <strong>di</strong>fficile collegare un eventuale incidente a rischio, con lo sviluppo <strong>della</strong> malattia.<br />
RACCOMANDAZIONI PER LA PREVENZIONE: DECONTAMINAZIONE, DISINFEZIONE, STERILIZZAZIONE<br />
I prioni sono risultati resistenti a molte sostanze chimiche (fenoli, detergenti organici, acido peracetico, perossido d’idrogeno, alcool, glutaraldeide)<br />
e agli agenti fisici (congelamento, calore, UV, essiccamento, ultrasuoni). Soltanto l’idrossido <strong>di</strong> so<strong>di</strong>o (NaOH) si è <strong>di</strong>mostrato in<br />
qualche misura efficace. Si ricorda che le soluzioni <strong>di</strong> NaOH possono corrodere l’alluminio.<br />
Campioni biologici devono essere posti in provette a perfetta tenuta, non contaminate sulle parti esterne ed inviate in contenitori idonei<br />
(doppio imballaggio). Le provette vanno etichettate come infette in quanto l’utilizzo <strong>di</strong> un fissante (formalina) rende l’agente infettante resistente.<br />
La <strong>di</strong>struzione deve avvenire con incenerimento, previo smaltimento negli appositi contenitori per rifiuti sanitari pericolosi.<br />
Rifiuti liqui<strong>di</strong>, comprese le soluzioni <strong>di</strong> NaOH usate per la decontaminazione, vanno raccolti in appositi contenitori a tenuta, etichettati ed<br />
inviati a termo<strong>di</strong>struzione.
<strong>Il</strong> <strong>manuale</strong> <strong>della</strong> <strong>qualità</strong> <strong>della</strong> <strong>Endoscopia</strong> Digestiva - <strong>12</strong> <strong>di</strong> <strong>12</strong><br />
<strong>Allegato</strong> 3-<strong>16E</strong><br />
Sicurezza dell’Operatore<br />
Limitare il numero degli operatori esposti.<br />
Durante le manovre a rischio, il personale deve indossare presi<strong>di</strong> chirurgici e DPI monouso: mascherina, camice impermeabile o idrorepellente,<br />
occhiali a protezione integrale o visiera, doppi guanti con in mezzo un paio <strong>di</strong> guanti in Teflon o un paio <strong>di</strong> guanti in maglia <strong>di</strong> acciaio<br />
(se la sensibilità <strong>manuale</strong> lo permette) e copricapo.<br />
Esposizione accidentale<br />
La lunga incubazione <strong>della</strong> MCJ, la mancanza <strong>di</strong> metodologie <strong>di</strong>agnostiche adeguate, l’assenza <strong>di</strong> mezzi per la prevenzione secondaria,<br />
rendono <strong>di</strong>fficoltoso il follow-up dell’incidente.<br />
In caso <strong>di</strong> esposizione accidentale <strong>della</strong> cute integra a materiali biologici, occorre lavare la parte interessata con acqua corrente e sapone<br />
liquido. Le mucose contaminate devono essere lavate con soluzione fisiologica.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
1. Gruppo AIGO-SIED-SIGE, Pulizia e <strong>di</strong>sinfezione in <strong>Endoscopia</strong> Digestiva, in Giornale Italiano <strong>di</strong> <strong>Endoscopia</strong> Digestiva. SIED 2007,1/07-<br />
30,25-33.<br />
2. Kimrney MB, Burnett DA, Carr Locke DL et al, Transmission of infection by gastrointestinal endoscopy. Gastrointest Endosc 1993; 36:885-8.<br />
3. Nelson BD, Jarvis WR, Rutala WA et alt, Multi-society guideline for reprocessing flexible gastrointestinal endoscopes. Dis. Colon Rectum<br />
2004; 47:413-21.<br />
4. Marmo R, Mortilla MG, Bedogni G, La gestione del rischio tecnico e biologico, in Gestione 14 de <strong>Il</strong> libro bianco dell’endoscopista,<br />
Area Qualità 2004.<br />
5. Mortilla MG, La gestione del rischio biologico in endoscopia <strong>di</strong>gestiva. Endo Pages 2, Area Qualità 2003.<br />
6. Mortilla MG, <strong>Il</strong> punto sulla <strong>di</strong>sinfezione in endoscopia <strong>di</strong>gestiva. Area Qualità 2005.<br />
7. Schembre DB, Infectious complications associated with gastrointestinal endoscopy, Gastrointest Endosc Clinics of North America 2000;<br />
10(2);215-232.<br />
8. Technology Assessment Position Paper: Transmission of infection by gastrointestinal endoscopy. Manchester, MA, ASGE, 1993.<br />
9. ESGE-ESGENA, guideline for quality assurance in reprocessing: microbiological surveillance testing in endoscopy, Endoscopy 2007,39:175-181.<br />
10. ESGE-ESGENA, guideline cleaning and <strong>di</strong>sinfection in gastrointestinal endoscopy, Endoscopy 2008,40:939-957.<br />
CAp<br />
0<br />
3<br />
pAG<br />
1<br />
5<br />
7