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Il<br />
. "'L<br />
con la macchina sopra il marciapiede? »; e chi : « Ma guarda un po'<br />
che indiscreta quella donna: andare sotto e poi sentirsi male ». Insomma<br />
quel signore, anche per sfuggire ai commenti, ci fece salire<br />
sulla sua macchina e poi via di corsa verso il Policlinico.<br />
Durante la corsa, il signore guidava, seduto davanti e lO stavo<br />
dietro con Amelia che mi teneva la testa sulle ginocchia e continuava<br />
a gemere e a lagnarsi. lo per consolarla, le ripetevo: « Sta tranquilla<br />
che questo signore avrà da pagarci i danni, non un centesimo di<br />
meno»; e lei, che ormai aveva capito quel che doveva fare, rispondeva<br />
tra un gemito e l'altro: « Fatti dare il nome e l'indirizzo, Gigi: non<br />
vorrei che 'sto impunito se la squagliasse. Mi ha intruppato, mò deve<br />
pagare». Quel signore taceva ma potevo vedere la faccia nello specchietto:<br />
scura, tesa, gonfia, pareva che stesse per scoppiare. E infatti,<br />
come io dissi: « Assassini, la galera, ecco quello che si meriterebbero »,<br />
scoppiò davvero: « Fatemi il favore di risparmiarmi i vostri commenti.<br />
Sono assicurato, pagherò, ma per piacere tacete».<br />
* * '*'<br />
Basta, arrivammo al Policlinico; il signore va difilato dalla guardia<br />
per dargli le generalità; Amelia che protestava di non poter camminare,<br />
la portarono nell'ambulatorio, in barella, e io dietro. Ma il medico<br />
dell'ambulatorio o che ci avesse molto da fare e casi come quelli<br />
di Amelia ne vedesse chissà quanti o che gli fossimo antipatici, Amelia<br />
ed io, non volle darei nessuna soddisfazione. Disse così, in sostanza,<br />
che Amelia non ci aveva niente e poteva camminare con le sue gambe;<br />
disse che era guaribile in due giorni e non volle neppure aggiungere<br />
« salvo complicazioni»; disse alla fine, alle mie rimostranze, che poteva<br />
anche darsi che ci fosse uno stato di choc, ossia, come si dice,<br />
l'impressione. Tutto qui. Come riuscimmo dall'ambulatorio, quel signore,<br />
che intanto si era rimesso dal suo nervosismo, ci diede il nome<br />
e l'indirizzo della sua Compagnia di assicurazione e poi ce ne tornammo<br />
a casa, con un non so che come una delusione; come essere<br />
stati ad una lotteria e avere vinto invece della macchina o del televi-<br />
sore, la bottiglia di spumante nazionale. Tanto che lo dissi ad Amelia:<br />
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« Bisognerà trovare un avvocato. Ma se non ci hai niente che potremo<br />
ottenere? Appena qualche migliaio di lire ».<br />
L'avvocato non fu necessario cercarlo tanto lontano: faccio l'usciere,<br />
appunto, presso un avvocato. Si chiama Graziani il mio avvocato, e<br />
basta guardarlo per capire subito che è un uomo molto ma molto sottile:<br />
alto, magro come un chiodo, con le gambe che gli cominciano<br />
allo stomaco e una faccetta schiacciata in cui naso, bocca e mento<br />
sembrano toccarsi, la quale ha un poco del serpente. Avvocato dei più<br />
fini, figlio di avvocato e nipote di avvocato, con lo studio presso il<br />
Palazzaccio, in via Lucrezio Caro, Graziani l'ho visto creare, per così<br />
dire, dal nulla, le cause più complicate. Andai dunque da Graziani,<br />
non più come suo usciere ma come cliente e gli esposi il caso. Lui mi<br />
ascoltò, le gambe aggrovigliate nella poltrona, un bocchino lungo tra<br />
naso e mento, gli occhi socchiusi nel fumo della sigaretta e quindi<br />
domandò: « Ma insomma, tua moglie che si è fatto?». Risposi con<br />
sincerità: « Niente, purtroppo, signor avvocato, niente salvo l'impressione».<br />
E lui, togliendosi il bocchino dai denti: « Intanto la facciamo<br />
visitare di nuovo. E poi, Gigi, è proprio sull'impressione che dobbiamo<br />
insistere ». Così, mentre il medico all'ambulatorio mi aveva smosciato,<br />
l'avvocato Graziillli, lui, mi tirò su.<br />
Nei mesi che seguirono, Graziani, come aveva detto, insistette<br />
sull'impressione. Da una visita medica ad un'altra, da un referto ad<br />
un altro, da una diffida ad un'altra, da una raccomandata ad un'altra<br />
Graziani lavorò sull'impressione di Amelia da vero artista del mestiere,<br />
ripulendola, precisandola, completandola, approfondendola, analizzandola,<br />
dandole insomma un nome scientifico, una storia, una causa e<br />
un effetto. Non era che un'impressione quando mi ero recato per la<br />
prima volta da lui; tre mesi dopo era una malattia bella e buona, la<br />
cui descrizione occupava due intere pagine protocollo. Naturalmente<br />
la Compagnia di assicurazione, tutta quanta fatta di gente svelta assai,<br />
resisteva, con una batteria di medici e di legali che dicevano proprio il<br />
contrario dei medici e legali miei; ma Graziani mi rassicurava: « Sta<br />
tranquillo, Gigi, è come buttare l'amo ad un pesce. Una volta che l'ha<br />
mangiato può dibattersi quanto vuole, ma a galla ha da venire. La<br />
Compagnia è questo pesce, Gigi, e l'amo ce l'ha in bocca e non c'è<br />
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