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Teatro Carcere - Regione Toscana

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I DOSSIER DI<br />

Giallo Mare<br />

Minimal <strong>Teatro</strong><br />

Fin dalla sua fondazione, nel 1983, la<br />

compagnia Giallo Mare Minimal <strong>Teatro</strong><br />

non si limita a svolgere attività di produzione,<br />

ma anche un progetto di formazione<br />

ed ospitalità teatrale, con particolare<br />

impegno verso il teatro dei nuovi<br />

linguaggi rivolti al pubblico delle nuove<br />

generazioni.<br />

Negli anni ha realizzato un costante<br />

percorso di ricerca drammaturgica e<br />

scenica incentrata sul recupero di alcuni<br />

aspetti della tradizione teatrale e di<br />

una loro rilettura con gli strumenti della<br />

contemporaneità.<br />

La compagnia si è sempre caratterizzata<br />

per la sua capacità di essere<br />

punto di partenza o “scena d’incontro”<br />

fra artisti che provengono sia dal mondo<br />

del teatro che da svariate discipline comunicative,<br />

quali le arti plastiche e visive,<br />

la scena elettronica, il mondo del video<br />

e della musica.<br />

Il teatro in carcere rappresenta uno<br />

dei caposaldi del lavoro della compagnia<br />

nell’ambito del disagio, a cui si affiancano<br />

percorsi teatrali sull’ handicap<br />

e progetti speciali per la formazione. La<br />

detenzione rappresenta un momento di<br />

separazione forzata, una sorta di partenza<br />

non voluta, benché attivamente<br />

determinata, un trovarsi in un luogo<br />

“lontano” dalla propria quotidianità, una<br />

frattura comunicativa fra individuo e società.<br />

Questa, di fatto, è la riflessione che<br />

sta alla base del nostro agire, che tenta,<br />

in una logica ormai progressivamente<br />

consolidata, di far emergere il potenziale<br />

creativo delle detenute attraverso<br />

la contaminazione degli strumenti delle<br />

immagini e del teatro, per farne un ponte<br />

di comunicazione verso l’esterno.<br />

Nel nostro percorso abbiamo quindi<br />

fortemente privilegiato una linea d’intervento<br />

che mettesse le detenute sempre<br />

al centro del loro narrare, in modo da<br />

impadronirsi delle proprie visioni, emozioni,<br />

invenzioni, non recitando astrattamente<br />

un copione, ma cercando di rielaborare,<br />

riattraversare, rivisitare memorie<br />

o metafore poetiche partendo dalle<br />

proprie necessità comunicative. Molto,<br />

moltissimo dell’esperienza personale<br />

delle detenute confluisce nel lavoro, ovviamente<br />

opportunamente condivisa e<br />

tradotta in termini di scrittura scenica e<br />

teatrale.<br />

Esperienze, produzioni, spettacoli<br />

L’inizio del nostro lavoro con le detenute<br />

del <strong>Carcere</strong> femminile a custodia attenuata<br />

di Empoli risale a luglio 1998, in cui<br />

ebbe luogo la 3° edizione del Festival<br />

“Multiscena – I colori della Scena” promosso<br />

dal Comune di Vinci di cui la compagnia<br />

ha la direzione artistica. Nell’occasione<br />

proponemmo un punto di vista<br />

femminile che da un’angolazione particolare<br />

raccontava Le voci di dentro, i pensieri<br />

che le detenute volevano rivolgere<br />

all’esterno, mentre su un video scorrevano<br />

3 immagini, sempre le stesse: una serratura,<br />

un muro, una finestra. Gli anni<br />

successivi (1999 Cartoline – 2000 Tracce)<br />

le esperienze si sono ripetute, cambiando<br />

le modalità di allestimento, ma mantenendo<br />

costante l’uso delle voci registrate<br />

e delle immagini video. Nella stagione<br />

2000-2001 abbiamo dato vita ad<br />

una performance per video, attore e lavagna<br />

luminosa ( Il muro) che è stata presentata<br />

all’edizione 2001 del Festival, divenuta<br />

poi uno spettacolo, intitolato Mura.<br />

Dall’esperienza è stata realizzata una<br />

pubblicazione con contributi di giornalisti<br />

e critici. Nel 2002 con la realizzazione di<br />

Cherchez la femme, spettacolo per attore<br />

e immagini (diapositive) abbiamo raccontato<br />

l’universo femminile, dalla nascita all’adolescenza<br />

fino all’età adulta, all’incontro<br />

con il mondo maschile; anche in<br />

questo spettacolo si è mantenuta alta la<br />

nostra attenzione al lavoro autobiografico<br />

delle detenute.<br />

2003<br />

Direttamente collegato con il progetto<br />

Cherchez la femme il programma di intervento<br />

dell’anno in corso prevede un suo<br />

sviluppo ed approfondimento connesso<br />

con i temi della femminilità che verrà ripreso<br />

da un’angolatura diversa, un’ottica<br />

particolare del bene e del male.<br />

Il progetto sarà infatti Le bambine cattive:<br />

noi e il nostro doppio. Un tema classico<br />

della letteratura e del teatro, che<br />

però ci appare interessante da sviluppare<br />

con chi si trova in una condizione particolare,<br />

quella detentiva, per essere stato<br />

più “cattivo”, o meglio, per aver lasciato<br />

troppo spazio alla parte “malefica” di se<br />

stesso. Esiste infatti una sorta di velo sulla<br />

cattiveria al femminile, poiché si tratta<br />

di un sentimento che viene percepito come<br />

più strisciante, mellifluo, di quanto invece<br />

non venga rappresentata la cattiveria<br />

maschile.<br />

Il progetto <strong>Teatro</strong>-<strong>Carcere</strong> è diretto da vania<br />

Pucci e Maria Teresa Delogu.<br />

TiConZero<br />

Compagnia<br />

Fare teatro, per noi, ha sempre significato<br />

lavorare per la diffusione della cultura<br />

teatrale in modo da indurre il circostante<br />

a considerare il teatro come appartenente<br />

al campo dei bisogni e non più a quello<br />

dei desideri.E’ stato indispensabile<br />

perciò pensare a come diminuire le distanze<br />

tra il pubblico ed i luoghi del teatro<br />

e lavorare per far incontrare persone,<br />

idee, progetti.<br />

Poi arriva la Compagnia della Fortezza<br />

al <strong>Teatro</strong> di Carrara e noi organizziamo<br />

una serie di incontri, tra la cittadinanza,<br />

gli attori, il regista ed esperti di istituzioni<br />

chiuse, per conoscere e far conoscere<br />

un’esperienza così particolare e ragionarci<br />

un po’ sopra. E perché non incontrare<br />

anche un pubblico meno visibile, ma altrettanto<br />

sensibile e interessato? Così arriviamo<br />

all’appuntamento con i detenuti e<br />

gli operatori della Casa di Reclusione di<br />

Massa. Durante il colloquio ecco la proposta<br />

che parte proprio da “loro”. Ci<br />

guardiamo, noi di TiConZero. E dopo nove<br />

anni di attività, svariati spettacoli alle<br />

spalle, tanti visi e tante persone, rimaste<br />

partite tornate uscite, con cui abbiamo lavorato,<br />

discusso, litigato, ogni tanto torniamo<br />

a guardarci come a calcolare le dimensioni<br />

dello spiraglio aperto, quel giorno,<br />

nelle nostre teste libere di uomini e<br />

donne liberi, negli schemi, magari piccoli<br />

ma pur sempre schemi, che affliggono il<br />

nostro pensare e il nostro fare. Ricollocare<br />

e rimettere a punto la “libertà”, le sue<br />

modalità, i tempi e la sua necessarietà,<br />

sono divenuti una costante della riflessione<br />

sul nostro lavoro. Difficile, senza questa<br />

elaborazione, offrire le attività del laboratorio<br />

come “spazio di e per la libertà”.<br />

E quindi spazio del lavoro su di sé,<br />

sulla relazione, sulla molteplicità. No,<br />

niente “terapia” ma la ricerca di una energia,<br />

diversa e creativa, che metta e rimetta<br />

in gioco le persone in quanto tali e non<br />

come attori di un solo e ripetitivo copione.<br />

Oggi il progetto, piuttosto articolato,<br />

ha come fulcro il laboratorio di teatro, intorno<br />

al quale si cerca, con “lena affannata”,<br />

di far emergere un lavoro di valorizzazione<br />

e conoscenza delle culture di<br />

provenienza degli abitanti, dei possibili incontri<br />

su un piano artistico, delle possibili<br />

sinergie tra le “unicità”. E poi la riflessione<br />

sulla figura dell’operatore teatrale e<br />

culturale nelle attività all’interno dell’istituzione,<br />

per la messa in campo di corsi<br />

specifici mirati alla loro formazione. E ancora:<br />

l’apertura verso l’esterno. O meglio<br />

l’apertura dell’esterno verso l’interno.<br />

Continueremo ad invitare giovani e adulti<br />

ad assistere agli spettacoli dentro la struttura<br />

carceraria e ad avviare una comunicazione,<br />

uno scambio. Continueremo nelle<br />

iniziative di sensibilizzazione e di<br />

“ascolto” della “città fuori le mura” verso<br />

la “città dentro le mura”. E’ nostra intenzione<br />

attivare, per esempio, un laboratorio<br />

misto, tra persone di dentro e persone<br />

di fuori, ma soprattutto tra persone, un<br />

gruppo, una compagnia, che operi come<br />

un trasmettitore tra cellule di uno stesso<br />

organismo. Un ruolo importante, per la<br />

sensibilizzazione e la visibilità, ha sicuramente<br />

il Coordinamento Regionale <strong>Teatro</strong><br />

<strong>Carcere</strong>, insieme al quale organizzare<br />

convegni ed iniziative di ampio respiro.<br />

Esperienze, produzioni, spettacoli<br />

L’Associazione è attiva a Carrara dal<br />

1987. Diversi i fronti su cui siamo impegnati:<br />

le iniziative di formazione attoriale<br />

con una scuola triennale per l’attore e<br />

con diverse collaborazioni a corsi di altre<br />

realtà; attività di divulgazione della cultura<br />

e delle metodologie teatrali, in collaborazione<br />

con privati, Amministrazioni Comunali<br />

e Provinciali; un’intensa attività didattica<br />

con laboratori di teatro, corsi di<br />

lettura, seminari per docenti, rivolti alle<br />

scuole; iniziative di animazione sociale e<br />

un intenso lavoro di produzione di spettacoli<br />

con particolare attenzione alla nuova<br />

drammaturgia.<br />

Dal 1995 TiConZeroCompagnia opera<br />

nella Casa di reclusione di Massa, con il<br />

progetto “Interni Teatri” che si articola in<br />

una serie di sottoprogetti: Laboratorio di<br />

teatro, il Fondaco delle Culture, la Città<br />

ed il <strong>Carcere</strong>, l’Isola che c’è, il Centro di<br />

Documentazione. Dall’inizio dell’attività il<br />

Laboratorio ha messo in scena Moby<br />

Dick da H. Melville, Agamennuni di E.<br />

Isgrò da Eschilo, L’inesistente Cavalier<br />

Agilulfo da I. Calvino, A che punto è la<br />

notte studio dal Macbeth di W. Shakespeare,<br />

Voci di AA.VV., Le fosse del Frigido<br />

di M. Gritti.<br />

Il gruppo di lavoro è composto da Sandra<br />

Burchi, esperta di formazione, Oriana Lorenzani<br />

e Filippo Rolla, documentazione<br />

ricerca e drammaturgia, Stefania Scroglieri<br />

e Monica Federigi, scenografia e installazioni,<br />

Ilaria Cavazzuti, ufficio stampa<br />

e organizzazione, Massimo Gritti, direzione<br />

artistica.<br />

2003<br />

La nuova produzione di “Interni teatri” ha<br />

come titolo Ispiektar, studio da L’ispettore<br />

di N. Gogol’.<br />

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