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Untitled - Architettura

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Monumenti e documenti<br />

Restauri e restauratori del secondo Novecento<br />

Atti del Seminario Nazionale<br />

a cura di<br />

Giuseppe Fiengo, Luigi Guerriero


Monumenti e documenti<br />

Restauri e restauratori del secondo Novecento<br />

Atti del Seminario Nazionale (Aversa 2009-10)<br />

a cura di Giuseppe Fiengo, Luigi Guerriero<br />

Direzione scientifica: G. Fiengo, L. Guerriero<br />

Comitato organizzatore: M. Bicco, C. Caputo, L. D'Orta, A. Manco, F. Miraglia, D. Pagano, L. Rondinella<br />

Coordinamento redazionale: A. Manco<br />

# Arte Tipografica s.a.s.<br />

Napoli, Giugno 2011<br />

Progetto grafico<br />

Dipartimento di Restauro e Costruzione dell'<strong>Architettura</strong> e dell'Ambiente<br />

II UniversitaÁ di Napoli<br />

Videoimpaginazione<br />

Vincenzo Piccini<br />

Stampa<br />

Arte Tipografica, Napoli<br />

In copertina:<br />

Napoli, basilica di S. Chiara, sezione longitudinale dopo l'incendio del 1943 (ASBA-NA, Archivio Disegni, A2).


Giuseppe Fiengo, Luigi Guerriero<br />

Sentieri interrotti: restauri e restauratori del secondo Novecento VII<br />

Giovanni Carbonara<br />

Renato Bonelli teorico del restauro 1<br />

Giuseppe Fiengo, Antonietta Manco<br />

Il restauro della facciata del palazzo Clementini in Orvieto e i progetti di Renato Bonelli per il completamento<br />

del portale 7<br />

Giuseppe Fiengo, Antonietta Manco<br />

Il restauro della fortezza dell'Albornoz in Orvieto 39<br />

Giuseppe Fiengo, Antonietta Manco<br />

Il restauro del rosone del duomo di Orvieto 55<br />

Antonietta Manco<br />

``Restauro parziale, ampliamento e sistemazione'' dell'antico vescovato in Orvieto 79<br />

Giuseppe Fiengo<br />

L'incontro tra antico e nuovo in due progetti edilizi per il centro storico di Orvieto degli anni cinquanta 117<br />

Giuseppe Fiengo<br />

Il progetto di restauro di Renato Bonelli della basilica del Crocifisso nella cattedrale di Amalfi 129<br />

Margaret Bicco<br />

I piani di ricostruzione di Orvieto Scalo (1944, 1946) 159<br />

Margaret Bicco<br />

Da esercizio accademico a pianificazione esecutiva: le vicende del Piano Regolatore Generale di Orvieto 173<br />

Luigi D'Orta<br />

Lo studio di Renato Bonelli per il piano territoriale-paesistico della penisola sorrentina (1970-75) 201<br />

Franco Tomaselli<br />

Franco Minissi: restauro preventivo e reintegrazione dell'immagine 213<br />

III


Rosario Scaduto<br />

Pietro Lojacono e la conservazione dei monumenti 235<br />

Maria Rosaria Vitale, Zaira Barone<br />

I restauri di palazzo Bellomo a Siracusa: ``Ridare l'intero carattere suo originale'' 257<br />

Antonella Cangelosi, Carmen Genovese<br />

L'attivitaÁdi Francesco Valenti a Palermo tra restituzione del monumento originario e interpretazione<br />

di un ideale architettonico 269<br />

Caterina Giannattasio<br />

L'attivitaÁin Sardegna di Raffaello Delogu e il restauro della basilica di S. Saturnino in Cagliari 281<br />

Donatella Rita Fiorino<br />

Nuovi orientamenti della tutela in Sardegna nell'attivitaÁistituzionale di Renato Salinas 297<br />

Libero Cecchini<br />

Restauri a Verona 309<br />

Laura Gioeni<br />

Marco Dezzi Bardeschi: teoria e pratica della conservazione dell'architettura 327<br />

Maurizio Di Stefano<br />

Roberto Di Stefano (1926-2005) 349<br />

Cherubino Gambardella<br />

Restaurare con poco: Ezio Bruno De Felice 369<br />

Luigi Guerriero, Luigi Rondinella<br />

La ricostruzione di S. Chiara e il restauro dei monumenti a Napoli 375<br />

Dina Pagano<br />

La ricostruzione di S. Sossio a Frattamaggiore 415<br />

Gennaro Leva, Francesco Miraglia<br />

Il restauro della cattedrale di Carinola (1966-72) 427<br />

Francesco Miraglia<br />

La ``liberazione'' della chiesa di S. Benedetto a Teano 439<br />

IV


Gennaro Leva<br />

Il restauro della chiesa di S. Angelo in Audoaldis a Capua (1965-69) 451<br />

Gennaro Leva, Francesco Miraglia<br />

Il restauro della basilica di S. Maria in Foro Claudio a Ventaroli (1968-72) 459<br />

Indice dei nomi 471<br />

V


A Roberto Di Stefano


Gennaro Leva, Francesco Miraglia<br />

Il restauro della cattedrale di Carinola (1966-72)<br />

Giovandosi di nuovi documenti, il contributo* analizza gli interventi<br />

condotti tra gli anni sessanta e settanta del Novecento<br />

da Margherita Asso, allora funzionario della Soprintendenza ai<br />

Monumenti della Campania, nella cattedrale di Carinola, in<br />

Terra di Lavoro.<br />

Il contesto operativo<br />

Sul finire degli anni sessanta del secolo scorso, il centro<br />

urbano di Carinola, noto in letteratura per la diffusa presenza<br />

di episodi architettonici di matrice catalana, che gli avevano<br />

guadagnato l'appellativo venturiano di ``Pompei del Quattrocento''<br />

1 , vide lo svolgimento del restauro, i cui esiti caratterizzarono<br />

il dibattito culturale, non solo locale, per oltre un lustro,<br />

della collegiata di S. Giovanni Apostolo 2 , sede un tempo della<br />

cattedrale. I lavori, iniziati da altri funzionari, furono ripresi e<br />

conclusi dall'architetto Margherita Asso 3 .<br />

Rinviando, per la trattazione delle complesse stratificazioni<br />

della fabbrica, alla bibliografia sul tema 4 , ricordiamo gli aspetti<br />

essenziali della sua storia. Il primo impianto, a tre navate,<br />

fiancheggiate a mezzogiorno da un portico, si fa risalire all'opera<br />

del vescovo Bernardo, al volgere dell'XI secolo. Una<br />

lunga serie di trasformazioni posteriori, a partire da una significativa<br />

espansione trecentesca, ne ha caratterizzato le vicende<br />

nel corso dei secoli, conferendole, come ricordato dalla stessa<br />

Asso, il carattere di un «palinsesto in cui si ritrovano, accostati<br />

liberamente: l'abside poligonale del Trecento, che ripete i<br />

modi dell'architettura napoletana di epoca angioina e in cui<br />

vengono utilizzate in modo originale due colonne di spoglio di<br />

cipollino; un arco trionfale quattrocentesco informato a quel<br />

gusto catalano che ha lasciato altri esempi nella stessa Carinola;<br />

un portale romanico che ripete lo schema dei portali<br />

campani architravati con arco di scarico sovrastante, di fattura<br />

cosõÁ raffinata che possiamo ritenerlo il piuÁ importante portale<br />

romanico in Campania; il basamento del campanile romanico<br />

rivestito di grandi blocchi di pietra tratti da monumenti di<br />

epoca romana; il sacello paleocristiano, che conserva ancora<br />

nell'absidiola resti della decorazione musiva; la rinascimentale<br />

cappella di S. Bernardo, a cupola su pianta quadrata, con il<br />

grande sarcofago del IV sec. in cui nel 1109 fu deposta la<br />

salma del vescovo fondatore. Infine, determinanti della forma<br />

e del carattere dello spazio esterno, abbiamo il pronao, del XVI<br />

sec. con colonne di spoglio e capitelli romanici, ornato di<br />

preziose statuette in ceramica del Quattrocento napoletano,<br />

e il campanile settecentesco, rivestito di elementi di spoglio<br />

e iscrizioni e coronato da una cuspide a riggiole colorate» 5 .<br />

La necessitaÁ di restaurare la cattedrale si era manifestata sin<br />

dai primi anni sessanta. Infatti, nel 1964, il soprintendente<br />

Armando Dillon ricordoÁ che, nel corso dei lavori iniziati due<br />

anni prima, si era provveduto a valorizzare le peculiaritaÁ storico-architettoniche<br />

e le stratificazioni dell'edificio sacro. Lo<br />

stesso Dillon, nel settembre del medesimo anno, comunicoÁ<br />

alla prefettura di Caserta il parere positivo del suo ufficio a<br />

proposito della cessione gratuita, alla parrocchia di S. Giovanni<br />

Apostolo, di cinque vani di proprietaÁ del comune di Carinola,<br />

che si intendeva abbattere perche «insistono sulla chiesa e ne<br />

alterano la forma originaria» 6 .<br />

Alcuni mesi dopo, nel novembre 1965, in una missiva diretta<br />

alla Asso, il canonico della collegiata, Salvatore Roma,<br />

chiese di far riparare le coperture a falde inclinate delle stanze<br />

cedute dall'amministrazione locale e quelle della chiesa, oggetto<br />

di continue infiltrazioni di acqua piovana, in particolare<br />

nella navata centrale, le cui pareti si impregnavano d'acqua in<br />

occasione dei temporali.<br />

Gli interventi piuÁ consistenti sull'importante struttura ecclesiastica,<br />

che la Asso, al suo insediamento, trovoÁ priva degli<br />

stucchi settecenteschi e giaÁ interessata da precedenti lavori,<br />

furono intrapresi nel 1966, quando l'ufficio di tutela era retto<br />

427


Fig. 1. Carinola, cattedrale, scorcio della navata sinistra, verso il transetto,<br />

1966-72. Si scorgono le murature decorticate e le arcate di accesso a due<br />

cappelle (ASBA-CE, B. 196).<br />

dal succitato Dillon, e proseguiti durante il mandato del suo<br />

successore, Mario Zampino. Progettista e direttore dei nuovi<br />

lavori, in un articolo pubblicato sulla stampa locale, nel quale<br />

si manifestava grande entusiasmo per l'iniziativa, Margherita<br />

Asso fu ricordata per aver «passato mesi interi seguendo il<br />

lavoro giorno per giorno, restituendo a vita alcune Cappelle<br />

che sembravano scomparse in un groviglio di murature di vari<br />

tempi» 7 ; singolare maniera di esaltarne l'opera, segnalando, se<br />

rispondente al vero, un arbitrio.<br />

428<br />

Fig. 2. Carinola, cattedrale, fianco destro, 1966-72. Si scorgono, sulla destra,<br />

due archi inframmezzati da una cornice con motivi vegetali, con molta<br />

probabilitaÁ elementi superstiti di un porticato (ASBA-CE, B. 196).<br />

Notizie circa gli interventi in argomento si attingono dai<br />

documenti di progetto e di cantiere e dai rilievi antecedenti<br />

e susseguenti il restauro. La relazione di progetto, con i relativi<br />

allegati, consente di ricostruire i lavori del primo lotto (1966),<br />

del secondo (1967) e del terzo (1969); quest'ultimo puntualmente<br />

documentato. Il primo ed il secondo lotto si giovarono<br />

di finanziamenti del ministero della Pubblica Istruzione rispettivamente<br />

di otto e di dieci milioni di lire; il terzo ascese a un<br />

costo di dodici milioni. I restauri dei primi due lotti furono


Fig. 3. Carinola, cattedrale, absidiola del sacello paleocristiano decorata con<br />

mosaici, 1966-72 (ASBA-CE, B. 196).<br />

illustrati dalla Asso nel citato contributo a stampa, mutuato in<br />

larga misura dalla sua relazione di progetto. Quest'ultima fu<br />

integrata nel marzo del 1969, in preparazione del terzo lotto,<br />

conservando la struttura precedente, confermando la sostanziale<br />

unitarietaÁ dell'opera.<br />

Sin dall'inizio dei lavori la restauratrice fu attratta dalla<br />

pianta della chiesa rilevando che «l'insolito schema a quattro<br />

navate (tre della cattedrale di Bernardo piuÁ, sul lato destro, il<br />

portico con le quadrifore chiuse inserite nella chiesa nel `300)<br />

aveva fatto avanzare l'ipotesi che potesse esistere una quinta<br />

Fig. 4. Carinola, cattedrale, cappella di S. Bernardo, particolare del pavimento<br />

in tessellato.<br />

navata sul lato sinistro, ipotesi avvalorata dal fatto che su tale<br />

lato sotto allo stucco settecentesco era apparsa una serie di<br />

archi murati».<br />

Tale tesi fu presto smentita. Infatti, a seguito della liberazione<br />

delle succitate arcate e del connesso consolidamento<br />

delle volte e della muratura soprastante, si notarono, sul lato<br />

sinistro, diverse cappelle, che il funzionario ritenne aggiunte,<br />

presumibilmente tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, per<br />

«creare a sinistra uno spazio equivalente allo spazio della<br />

quarta navata a destra» (Fig. 1). La Asso riteneva che quest'ul-<br />

429


Fig. 5. Carinola, cattedrale, scorcio del campanile, 1966-72. Si notino le<br />

finestre arcate aperte durante il terzo lotto dei lavori e il cupolino maiolicato<br />

(ASBA-CE, B. 196).<br />

430<br />

tima, collocata presso il sacello paleocristiano, in origine fosse<br />

un portico; altri la identificano con un braccio di un preesistente<br />

chiostro, inglobato nello spazio della chiesa 8 (Fig. 2).<br />

Gli interventi<br />

La Asso delineoÁ un'organica serie di azioni miranti a riportare<br />

la cattedrale, che trovoÁ, come poc'anzi ricordato, spoglia<br />

degli stucchi settecenteschi e che «appariva manomessa in piuÁ<br />

parti da saggi e rifacimenti lasciati incompiuti e scarsamente<br />

documentati» 9 , ad una ben chiara condizione di integritaÁ formale,<br />

cercando nel contempo di non stravolgere in via ulteriore<br />

il valore documentario del palinsesto, con il quale aveva<br />

dovuto misurarsi. Proposito pressoche impossibile. Insomma,<br />

proprio il fatto che si trattava di un palinsesto avrebbe dovuto<br />

sconsigliare i predecessori della Asso dal procedere alla rimozione<br />

degli stucchi, che erano stati aggiunti proprio per assicurare<br />

all'interno un'unitaÁ che non aveva.<br />

La discutibile decisione di rimuovere gli stucchi, che portoÁ<br />

alla perdita dell'immagine barocca, originata dal noto preconcetto<br />

ideologico, ancora diffuso nel corso degli anni sessanta<br />

del Novecento negli ambienti culturalmente meno aggiornati,<br />

determinoÁ la radicale ``liberazione'' delle adduzioni settecentesche,<br />

favorendo l'emersione dell'ossatura medievale ed evidenziando<br />

le stratificazioni tardomedievali, in palese contraddizione<br />

con il contesto culturale nel quale, proprio in quegli<br />

anni, prese vita la Carta di Venezia (1964). Ha interesse ricordare,<br />

a tal proposito, che il noto documento, all'art. 11, raccomanda<br />

di «rispettare tutti i contributi che definiscono l'attuale<br />

configurazione di un monumento, a qualunque epoca appartengano,<br />

in quanto l'unitaÁ stilistica non eÁ lo scopo di un restauro»,<br />

chiarendo, altresõÁ, che «il giudizio sul valore degli elementi<br />

in questione e la decisione circa le eliminazioni da eseguirsi<br />

non possono dipendere dal solo autore del progetto».


Circa le stratificazioni della cattedrale, recenti studi, basati<br />

sull'analisi dell'apprezzo dei beni del feudo carinolese (1690),<br />

informano che le tre navate ed il transetto, al volgere del<br />

Seicento, avrebbero avuto coperture a tetti a doppia falda<br />

con capriate e non a crociere ogivali. I tavolari Galluccio e<br />

Ruggiano, redattori dell'apprezzo tardoseicentesco, rilevarono,<br />

infatti, che «la suddetta Chiesa, consiste in tre navi, una grande<br />

di mezzo con sei archi, tre aÁ destra, e tre aÁ sinistra sostentati da<br />

pelastri di fabrica con due altre piccole laterali coverte tutte a<br />

tetti. In testa vi eÁ l'altra nave, che fa da croce coverta simile con<br />

soffitto di tonole» 10 .<br />

La realizzazione delle volte a crociera ogivali, tuttora presenti,<br />

sarebbe dunque seriore alla visita dei regi ingegneri.<br />

Questa ipotesi, che configurerebbe una sorta di restauro stilistico<br />

operato a cavallo tra il Seicento ed il Settecento, sembra<br />

del tutto improbabile: verosimilmente, i tavolari, nella breve<br />

visita alla cattedrale, non avevano rilevato la presenza delle<br />

volte, celate da controsoffitti lignei.<br />

Ritornando al restauro in esame, giova ricordare, anzitutto,<br />

che la Asso fece eseguire il consolidamento strutturale delle<br />

cappelle attigue alla navata sinistra, deputate a raccogliere gli<br />

elementi scultorei ritrovati durante i lavori. Fece consolidare,<br />

altresõÁ, l'absidiola del sacello paleocristiano ed i frammenti<br />

musivi che la decoravano (Fig. 3). Nell'occasione, furono rinvenuti<br />

i punti di rottura della parete abbattuta nel XII secolo<br />

per ingrandire la chiesa. Fu oggetto di attenzione anche il<br />

pregevole pavimento in tessellato marmoreo della cappella<br />

di S. Bernardo, del quale furono integrate le lacune con battuto<br />

di malta pistonata, di colore neutro «accordato al colore dominante<br />

del pavimento antico», assicurando la distinguibilitaÁ<br />

all'intervento (Fig. 4). Infine, furono rimessi in luce gli elementi<br />

superstiti delle quadrifore del portico meridionale.<br />

I lavori del terzo lotto, come informa la relazione di accompagnamento<br />

al conto finale, che indica con dovizia di partico-<br />

Fig. 6. Carinola, cattedrale, pianta (ril. F. Sarno), 1971 (ASBA-CE, B. 196).<br />

lari le categorie d'intervento, furono piuÁ complessi e frutto di<br />

una chiara volontaÁ di sintesi. L'azione del funzionario coinvolse<br />

anche l'esterno della struttura sacra, in particolare il pronao<br />

ed il battistero. In quest'ultimo ± ricavato «nel piccolo<br />

ambiente a destra del pronao dove eÁ stata rinvenuta una delle<br />

quadrifore del lato sud, e dove saraÁ sistemato il fonte battesimale<br />

formato da due capitelli romanici sovrapposti» ±, dopo<br />

aver fatto rimuovere l'intonaco, fece realizzare un paramento<br />

in masselli di pietra calcarea.<br />

431


Fig. 7. Carinola, cattedrale, sezione sul pronao (ril. F. Sarno), 1971 (ASBA-CE,<br />

B. 196).<br />

Altro intervento consistette nella sistemazione delle finestre<br />

sopra il pronao, in stato di avanzato degrado. Nel campanile<br />

(Fig. 5) riaprõÁ le finestre arcate, liberoÁ il paramento esterno in<br />

pietra dall'intonaco e provvide alla «revisione» del cupolino in<br />

embrici maiolicati.<br />

All'interno della chiesa, conclusi i lavori iniziati nei lotti<br />

precedenti, fece pavimentare in cotto la prima cappella della<br />

navata sinistra e fece effettuare saggi sotto la cappella di S.<br />

Bernardo per individuare l'altare di S. Martino, occupandosi<br />

anche della sistemazione della parete adiacente al chiostro<br />

delle suore. Infine, fece ripulire e sistemare i riquadri dipinti<br />

posti sotto la volta adiacente alla cappella di S. Martino, sostituendo<br />

le precedenti tinte a calce, frutto di svariate sovrapposizioni<br />

nel tempo. I lavori furono ultimati nell'aprile 1972 (Figg.<br />

6-13).<br />

A margine degli interventi, peroÁ, i rapporti tra il rettore<br />

della cattedrale (che ben presto coinvolse anche l'amministrazione<br />

comunale in suo sostegno) e la soprintendenza furono<br />

turbati dalla decisione di rimuovere, per poter intervenire<br />

sulla facciata, 13 statuette in terracotta smaltata incassate<br />

432<br />

Fig. 8. Carinola, cattedrale, sezione sulla navata centrale (ril. F. Sarno), 1971<br />

(ASBA-CE, B. 196).<br />

nell'intonaco, sulla verticale del pronao tra due cornici aggettanti<br />

(Figg. 14-16), che si aggiunsero alle due rimosse anni<br />

prima. Le opere rappresentavano Eva, VirtuÁ, Vizi capitali,<br />

Evangelisti ed erano elementi superstiti di una piuÁ ampia<br />

opera, probabilmente un monumento funebre commissionato<br />

dai Marzano, collocato, in origine, all'interno della cattedrale,<br />

in una delle cappelle riaperte durante i lavori. La<br />

disposizione in facciata sarebbe avvenuta in un secondo momento,<br />

senza peraltro curarsi dei danni che avrebbero subito<br />

esposte alle intemperie.<br />

I preziosi manufatti, riferibili al XV secolo, sono considerati<br />

da alcuni opera di artisti napoletani influenzati dalla cultura<br />

figurativa aragonese. Nel suo studio sulle origini e sull'evoluzione<br />

della maiolica napoletana, a proposito delle statuette di<br />

Carinola, Guido Donatone, che le ascrive al «clima culturale<br />

ispano-napoletano», rileva che «contrariamente alla corrente<br />

attribuzione alla scuola robbiana eÁ palese la loro derivazione<br />

da schemi della cultura trecentesca con evidente influenza<br />

della cultura catalana, come denuncia la persistenza di un<br />

gusto lineare gotico, che si esprime altresõÁ, in funzione mera-


Fig. 9. Carinola, cattedrale, sezione sulla navata sinistra (ril. F. Sarno), 1971<br />

(ASBA-CE, B. 196).<br />

mente decorativa, nelle iscrizioni in corsivo gotico di cui<br />

spesso sono fregiate queste sculture» 11 .<br />

Dalle foto conservate in archivio si evincono differenze<br />

nella manifattura delle statuette e si nota, sotto alcune di<br />

esse, la presenza di basi di appoggio, perlopiuÁ sporgenti dalla<br />

cornice inferiore della facciata. CioÁ fa pensare che appartenessero<br />

a differenti produzioni.<br />

Ha interesse ricordare che l'attenzione per le statuette si<br />

manifestoÁ sin dal volgere degli anni trenta del Novecento,<br />

nel corso di lavori di rimozione delle stratificazioni settecentesche<br />

dell'atrio della cattedrale 12 . GiaÁ allora, infatti, la Regia<br />

Soprintendenza all'Arte Medioevale e Moderna della Campania<br />

espresse l'intenzione di toglierle dalla facciata. Infatti, nel<br />

preventivo di spesa del progetto, dell'agosto 1938, al numero<br />

d'ordine 18 erano previsti i seguenti interventi: «restauro del<br />

fregio di coronamento al di sopra delle arcate, ripulitura delle<br />

statuette di terracotta che lo decoravano e spostamento delle<br />

medesime per riporle ai rispettivi siti originari» 13 , che, evidentemente,<br />

si era certi allora di conoscere.<br />

Il fatto che le statuette fossero ancora impiantate in facciata<br />

Fig. 10. Carinola, cattedrale, sezione sul portico (ril. F. Sarno), 1971 (ASBA-<br />

CE, B. 196).<br />

informa come la loro ricollocazione in situ, in uno spazio con<br />

molta probabilitaÁ individuato all'interno della chiesa, fosse rimasta<br />

solo un'irrealizzata volontaÁ da parte della regia soprintendenza.<br />

Lasciare le statuette nella piena disponibilitaÁ della collegiata<br />

era intenzione del soprintendente Mario Zampino, che nell'ottobre<br />

1971 informoÁ il rettore della chiesa che la loro rimozione,<br />

avvenuta nel settembre precedente, sarebbe stata solo temporanea<br />

e che le stesse, custodite dalle suore dell'orfanotrofio<br />

femminile attiguo alla chiesa, sarebbero state ricollocate in<br />

situ «non appena saraÁ completato il restauro della facciata».<br />

Al termine dei lavori del terzo lotto, l'impegno non fu rispettato.<br />

Sul loro destino, negli anni successivi, si ingeneroÁ ± come<br />

accennato poc'anzi ± una controversia che vide contrapposti il<br />

rettore della chiesa, sostenuto dall'amministrazione comunale<br />

di Carinola, e la soprintendenza. La querelle assunse nel tempo<br />

toni piuttosto aspri.<br />

Le statuette furono esposte nella mostra CiviltaÁ figurativa<br />

dell'EtaÁ Aragonese, organizzata nell'ambito del IX congresso<br />

della corona d'Aragona, tenuta negli ambulacri del palazzo<br />

433


Fig. 11. Carinola, cattedrale, sezione sul transetto (ril. F. Sarno), 1971 (ASBA-<br />

CE, B. 196).<br />

reale di Napoli nell'aprile 1973. Su richiesta dell'allora soprintendente<br />

alle Gallerie e alle Opere d'Arte della Campania,<br />

Raffaello Causa, la Soprintendenza ai Monumenti ne autorizzoÁ<br />

l'esposizione.<br />

Anche da parte della soprintendenza non mancarono le occasioni<br />

di scontro, probabilmente sulla scia delle contestazioni<br />

subite. Infatti, i documenti consultati informano di un'azione di<br />

Mario Zampino il quale, nel gennaio 1973, denunzioÁ al pretore<br />

di Carinola che, durante un sopralluogo effettuato presso la<br />

cattedrale, era stata notata la presenza di vernice sul pavimento<br />

della cappella di S. Bernardo, restaurato pochi anni prima dalla<br />

Asso. Il danno era imputato alla verniciatura di cartoni e fondali<br />

utilizzati per allestire il presepe e si faceva notare come il pavimento<br />

fosse «irreparabilmente rovinato perche le macchie di<br />

vernice non potranno mai essere completamente eliminate<br />

dalle connessure tra le piccole tessere di mosaico».<br />

La denunzia, stesa in forza dell'articolo 733 del codice penale,<br />

inerente i reati di danneggiamento del patrimonio storico-artistico,<br />

non ebbe seguito presso la pretura di Carinola,<br />

che l'archivioÁ nel febbraio 1973, rilevando l'accidentalitaÁ del<br />

434<br />

Fig. 12. Carinola, cattedrale, fianco meridionale (ril. F. Sarno), 1971 (ASBA-<br />

CE, B. 196).<br />

fatto «nel quale non si ravvisa responsabilitaÁ di terzi». Nella<br />

missiva ministeriale indirizzata al soprintendente, che informava<br />

dell'archiviazione, si rilevava come non vi fosse modo<br />

di intervenire verso i responsabili del danno al pavimento,<br />

consigliando, per cercare di ovviarvi, di invitare «chi di competenza<br />

[il titolare della cattedrale o il comune di Carinola,<br />

n.d.r.] ad agire in tal senso» (sic).<br />

La denunzia fu cosõÁ commentata dal rettore della chiesa,<br />

don Amato Brodella, in un'infuocata missiva del marzo 1973,<br />

indirizzata a Mario Zampino e al ministero della Pubblica Istruzione:<br />

«poi si eÁ diffidati, perche secondo la Sig.na Asso, il<br />

Parroco avrebbe imbrattato un pavimento molto prezioso,<br />

ma che a suo tempo eÁ stato rattoppato alla meglio», segno<br />

dell'avvenuto inasprimento dei rapporti tra i due interlocutori.<br />

Negli anni ottanta del secolo scorso, in un ennesimo scontro<br />

tra la soprintendenza ed il comune, ancora inerente la<br />

richiesta di restituzione delle statuette, l'allora soprintendente<br />

ai Beni Artistici e Storici Raffaello Causa, che ne incrocioÁ nuovamente<br />

il destino, precisoÁ, in una missiva del gennaio 1980<br />

indirizzata al sindaco, che fosse «da escludere la restituzione


allo stato quo e cioeÁ sulla fiancata esterna della Cattedrale,<br />

perche questo non risponde alle norme di conservazione cui<br />

dobbiamo sottostare in riconoscimento della qualitaÁ e raritaÁ<br />

delle opere», a testimonianza del mutato atteggiamento nei<br />

confronti delle istanze di conservazione dei manufatti di interesse<br />

storico-artistico.<br />

Nella missiva il soprintendente Causa prospettava, per la<br />

risoluzione del problema, «la creazione di una vetrina cassaforte<br />

da inserire nell'interno della Cattedrale», assicurando al<br />

sindaco pro-tempore di Carinola, Gioacchino Loffredo, che<br />

«questo programma tenteremo di realizzarlo appena possibile».<br />

Qualche giorno dopo quest'ultimo rispose che l'amministrazione<br />

comunale avrebbe provveduto, a sue spese e sotto la<br />

direzione della soprintendenza, alla realizzazione della vetrina,<br />

chiedendo un incontro per definirne le modalitaÁ. Non<br />

eÁ dato sapere, non avendo ritrovato in archivio ulteriori carteggi,<br />

per quale motivo la cosa non andoÁ in porto.<br />

Le statuette furono infine trasferite, nel maggio 1986, per<br />

competenza territoriale, dalla Soprintendenza ai Beni Artistici e<br />

Storici di Napoli, retta da Nicola Spinosa, a quella ai Beni<br />

Architettonici Artistici e Storici di Caserta e Benevento, che<br />

tuttora le custodisce.<br />

Fig. 13. Carinola, cattedrale, rilievo della parete nord della navata sinistra<br />

prima della liberazione delle cappelle, s.d. (ASBA-CE, B. 196).<br />

* Gennaro Leva ha redatto la sezione Il contesto operativo, Francesco<br />

Miraglia quella Gli interventi.<br />

Gli autori desiderano ringraziare i proff. G. Fiengo e L. Guerriero per<br />

l'opera di indirizzo e revisione della ricerca.<br />

1 Oltre un trentennio addietro, Roberto Pane, criticando A. Venturi, che<br />

nella sua nota Storia dell'arte italiana aveva definito Carinola ``Pompei del<br />

Quattrocento'', affermoÁ che l'enunciazione rappresentava «solo la scoperta<br />

della nostra ignoranza. Fu infatti la sorpresa procuratagli dalla vista di un<br />

ambiente tardogotico che nessuno aveva documentato a suggerire al Venturi<br />

il senso della scoperta totale, e cioeÁ appunto quella che si fa asportando il<br />

terreno che ricopre le spoglie piuÁ antiche» (R. PANE, Il Rinascimento nell'Italia<br />

Meridionale, v. I, Milano 1975, pp. 205-225).<br />

2 Indicata, in alcuni documenti d'archivio, anche come ``chiesa ex cattedrale<br />

di S. Giovanni Battista''.<br />

3 Appare utile riportare le tappe significative dell'impegno culturale e<br />

professionale dell'arch. Margherita Asso ± che si desidera ringraziare per<br />

aver messo a disposizione il suo profilo biografico ± durante la sua attivitaÁ<br />

in Campania, nel periodo 1965-73. Nel 1965 prese servizio presso la Soprintendenza<br />

ai Monumenti della Campania e le fu affidata, dal soprintendente<br />

Armando Dillon, la tutela paesaggistica e monumentale della provincia di<br />

435


Fig. 14. Carinola, cattedrale, fronte, 1966-72. Si scorgono, nel registro superiore,<br />

le sculture in maiolica oggetto dell'aspra polemica riferita nel testo<br />

(ASBA-CE, B. 196).<br />

Caserta. Condusse studi sul paesaggio del Matese per la redazione di un piano<br />

di tutela paesistica, diresse i restauri degli affreschi della chiesa di S. Ferdinando<br />

e della volta dipinta della biblioteca dei padri Gerolomini a Napoli,<br />

dove progettoÁ e diresse anche il restauro del tempietto del parco di villa<br />

Floridiana. InizioÁ lo studio della cattedrale di Carinola ai fini di un intervento<br />

di restauro, partecipoÁ al corso di perfezionamento in restauro della facoltaÁ di<br />

architettura di Napoli e al convegno per il millenario dell'archidiocesi di<br />

Capua con la comunicazione Contributo allo studio del centro storico di<br />

Capua. Nel 1967 studioÁ il paesaggio del litorale domizio per la redazione di<br />

un piano paesistico e fu nominata assistente volontario alla cattedra di ``Storia<br />

e stili dell'architettura II'' presso la facoltaÁ di <strong>Architettura</strong> di Napoli per gli anni<br />

accademici 1966-67 e 1967-68. Nel 1968 si occupoÁ dei restauri della chiesa di<br />

S. Benedetto in Teano, del teatrino della Verzura nel parco della Floridiana,<br />

della chiesa di S. Angelo in Audoaldis a Capua, della chiesa di S. Pietro ad<br />

436<br />

Fig. 15. Carinola, Fortezza in maiolica murata nella fronte della cattedrale, in<br />

un'immagine del 1966-72 (ASBA-CE, B. 196).<br />

Montes a Caserta e della chiesa di S. Maria in Foro Claudio a Ventaroli di<br />

Carinola. Diede inizio al restauro della cappella Palatina nella reggia di Caserta,<br />

dove curoÁ anche lavori di manutenzione straordinaria nell'Aperia del<br />

giardino inglese, nel parco e negli appartamenti reali. Nel 1969 fu nominata<br />

direttore della reggia di Caserta e partecipoÁ, con una comunicazione, al convegno<br />

di studi indetto dall'Istituto Italiano dei Castelli sulle fortificazioni di<br />

Capua. Nel 1970 le fu affidata, dal soprintendente Giovanni Di Geso, anche la<br />

tutela paesistica e monumentale della provincia di Benevento, incarico confermato<br />

dal successivo soprintendente Mario Zampino. RestauroÁ l'arco di<br />

Traiano a Benevento, in collaborazione con la soprintendenza Archeologica<br />

di Salerno, la chiesa di S. Francesco a Montesarchio e porta Napoli a Capua,<br />

continuando i lavori nelle chiese di S. Pietro ad Montes e di S. Maria in Foro<br />

Claudio. In quest'ultima rinvenne i resti di una basilica paleocristiana a tre<br />

navate, dando comunicazione della scoperta al convegno internazionale di


Fig. 16. Alcune delle maioliche rimosse dalla facciata della cattedrale (da<br />

DONATONE 1974).<br />

studi sulle antichitaÁ cristiane della Campania, con la relazione Una recente<br />

scoperta in Terra di Lavoro: il battistero e la basilica paleocristiana di Forum<br />

Claudii. Nel 1971 continuoÁ i lavori di restauro della chiesa di S. Maria in Foro<br />

Claudio e della cappella Palatina, curando anche vari lavori di manutenzione<br />

nel parco (Peschiera grande, i Passionisti, l'Aperia) e nel palazzo (cornicioni,<br />

balaustre, vetrate, decorazioni e dorature nell'appartamento reale) del complesso<br />

vanvitelliano. Nel 1972 terminoÁ il restauro della cattedrale di Carinola e<br />

l'anno dopo, concluso il restauro della cappella Palatina, inaugurato in occasione<br />

delle celebrazioni per il bicentenario della scomparsa di Luigi Vanvitelli,<br />

nel mese di giugno lascioÁ la sede di Caserta in seguito alla nomina a soprintendente<br />

ai Monumenti e alle Gallerie di Cagliari. La sua figura eÁ stata indagata<br />

da G. LEVA, Restauri di Margherita Asso in Terra di Lavoro: 1965-73, Tesi di<br />

Dottorato in Conservazione dei Beni Architettonici (coord. G. Fiengo, tutor L.<br />

Guerriero), II UniversitaÁ di Napoli, 2010.<br />

4 Al riguardo si veda: M. ROSI, Carinola. Pompei quattrocentesca, Napoli<br />

1979; F. MIRAGLIA, R. NOCCO, C. VALENTE, Carinola. Viaggio nel dominio della<br />

memoria, Napoli 2000; C. CUNDARI, L. CARNEVALI (a cura di), Carinola e il suo<br />

territorio. Rassegna dei beni architettonici, Roma 2003; A. BRODELLA, Storia<br />

della Diocesi di Carinola, Marina di Minturno 2005; IDEM, Appendice alla<br />

storia della Diocesi di Carinola, Marina di Minturno 2005; C. VALENTE, L'UniversitaÁBaronale<br />

di Carinola nell'Apprezzo dei Beni anno 1690, Marina di<br />

Minturno 2008.<br />

5 M. ASSO, Carinola (Caserta). Chiesa di S. Giovanni Apostolo (ex Cattedrale),<br />

in ``Bollettino d'Arte'', V S., LII (1967), f. II, aprile-giugno, p. 118.<br />

6 Archivio Soprintendenza per i Beni Architettonici, Paesaggistici, Storici,<br />

Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Caserta e Benevento (ASBA-<br />

CE), B. 196. Le successive citazioni, ove non diversamente indicato, sono<br />

tratte da questa fonte. Le immagini custodite in ASBA-CE sono pubblicate su<br />

concessione del Ministero per i Beni e le AttivitaÁ Culturali ± Soprintendenza<br />

BAPSAE di Caserta, con nota prot. n. 8534 dell'8.4.2011.<br />

7 La traslazione del Corpo di S. Bernardo e la riapertura della antica<br />

Cattedrale di Carinola, in ``La Voce di Sessa'', 10.12.1967, p. 2.<br />

8 Cfr. A. BRODELLA, Appendice alla storia della Diocesi..., cit., pp. 79, 81-<br />

83, 107.<br />

9 M. ASSO, op. cit., p. 118.<br />

10 Cfr. C. VALENTE, op. cit., pp. 39-43 e A. BRODELLA, Storia della Diocesi...,<br />

cit., p. 57.<br />

11 G. DONATONE, La maiolica napoletana dalle origini al secolo XV, in<br />

AA.VV., Storia di Napoli. Napoli aragonese, v. IV, t. I, Cava dei Tirreni 1974,<br />

p. 611. Al medesimo A. si deve un puntuale studio su una delle statuette<br />

437


della cattedrale, raffigurante una Sibilla. Cfr. IDEM, Contributi alla storia della<br />

maiolica napoletana, in ``Napoli nobilissima'', III S., VI (1967), pp. 186-187.<br />

12 Nell'ottobre 1938, il soprintendente all'Arte Medioevale e Moderna<br />

della Campania, Armando VeneÁ, informava la direzione generale AntichitaÁ<br />

e Belle Arti del ministero dell'Educazione Nazionale che il funzionario impegnato<br />

nel restauro del palazzo Martullo (noto anche come ``casa Marzano''),<br />

«dall'osservazione delle membrature architettoniche della vicina<br />

Chiesa, ex-cattedrale di S. Giovanni Battista, trasse il convincimento che,<br />

per quanto occultate da soprastrutture e da rivestimenti settecenteschi di<br />

stucchi, le forme stesse dovessero conservare la identica coeva fisionomia<br />

di quelle tornate in luce nel palazzetto Martullo». La missiva informava,<br />

altresõÁ, di saggi condotti, con l'assenso del comune e del rettore dell'edificio<br />

sacro, «alle cornici di coronamento e in altri punti delle murature dell'atrio»,<br />

coperto, piuÁ della chiesa, di quelle che erano considerate «goffe ornamentazioni<br />

di stucco, piuÁ goffamente ancora attintate di un ignobile color cilestrino<br />

che contrasta rudemente con le tre imponenti arcate di accesso al<br />

pronao, anch'esse attintate a calce, e con le sottostanti colonne frammentarie<br />

di epoca romana». Il risultato dei saggi riveloÁ «vaghissime cornici in pietra<br />

intagliate a ricco fogliame negli archi di coronamento delle lunette che<br />

sovrastano i portali di accesso alle navate minori e nelle cornici d'imposta<br />

delle volte» e portoÁ alla redazione di un ``progetto di ripristino del monumento<br />

alla forma originaria'', inizialmente limitato al solo atrio. La spesa<br />

prevista, pari a 6.600 lire, sarebbe gravata per un terzo sul comune e per i<br />

rimanenti due terzi sul ministero. Pochi mesi dopo, nel febbraio 1939, il<br />

soprintendente inviava al ministero il conto finale dei lavori di ripristino<br />

«alla originaria architettura catalana» dell'atrio della cattedrale, con allegati<br />

la perizia e l'atto di sottomissione dell'assuntore dei lavori (Archivio Centrale<br />

dello Stato, Ministero della P.I., Dir. Gen. AA.BB.AA., Div. II (1938-39), Class.<br />

6, B. 259 ``Napoli Provincia A-M'', f. ``Carinola. Chiesa ex Cattedrale di S.<br />

Giovanni Battista'').<br />

13 Ivi.<br />

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