Un progetto per catalogare la sezione homeless - Comune di Siena
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<strong>Un</strong> <strong>progetto</strong> <strong>per</strong> <strong>catalogare</strong> <strong>la</strong> <strong>sezione</strong> <strong>homeless</strong><br />
del<strong>la</strong> Fototeca Berenson a Vil<strong>la</strong> I Tatti*<br />
Elisabetta Cunsolo e Monica Steletti<br />
Biblioteca Berenson, Vil<strong>la</strong> I Tatti – The Harvard <strong>Un</strong>iversity Center, Firenze<br />
I quadri senza casa<br />
Nel luglio del 1929 sul<strong>la</strong> rivista americana International Stu<strong>di</strong>o venne pubblicato un articolo<br />
firmato da Bernard Berenson dal titolo: Missing pictures by Arcangelo <strong>di</strong> Co<strong>la</strong> (fig. 1). Nello stesso<br />
anno l’intervento comparve su Dedalo in versione italiana: Quadri senza casa (fig. 2). L’idea <strong>di</strong><br />
Berenson era quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> rendere pubbliche in una serie <strong>di</strong> contributi o<strong>per</strong>e d’arte <strong>di</strong> cui nel tempo si<br />
era <strong>per</strong>sa traccia. Antesignano del moderno concetto <strong>di</strong> open content, il <strong>progetto</strong> si proponeva come<br />
con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> notizie al fine <strong>di</strong> una più completa conoscenza del materiale storico artistico.<br />
“In questo stato <strong>di</strong> cose [Berenson si sta qui riferendo al<strong>la</strong> <strong>di</strong>s<strong>per</strong>sione sempre più sostanziale negli anni <strong>di</strong> un<br />
grande numero <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e, un tempo appartenute a importanti collezioni, poi passate sul mercato antiquario e da lì in molti<br />
casi <strong>di</strong>fficilmente rintracciabili] m’è sembrato che il miglior partito da prendere sia quello <strong>di</strong> pubblicare qui questi<br />
quadri, <strong>per</strong> me, senza casa, e d’invitare i proprietari a farsi avanti <strong>per</strong> rec<strong>la</strong>marli pubblicamente come loro; oppure <strong>per</strong><br />
scrivermi così che io possa includere anche questi <strong>di</strong>pinti negli elenchi che vengo preparando delle o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> tutti i pittori<br />
italiani del Rinascimento, salvo, s’intende, quelli minimi e trascurabili”. 1<br />
Gli articoli si susseguirono fino al 1932. A partire <strong>per</strong>ò dal giugno del ’31 vennero<br />
pubblicati so<strong>la</strong>mente in italiano su Dedalo <strong>per</strong> via del<strong>la</strong> chiusura, nel frattempo sopravvenuta, <strong>di</strong><br />
International Stu<strong>di</strong>o. Strumenti importanti <strong>per</strong> lo sviluppo e lo stu<strong>di</strong>o del<strong>la</strong> storia dell’arte<br />
rinascimentale, gli interventi <strong>di</strong> Berenson si <strong>di</strong>stinsero non solo <strong>per</strong> l’inusuale richiesta <strong>di</strong><br />
col<strong>la</strong>borazione ma anche <strong>per</strong> gli approfon<strong>di</strong>menti critici sulle attribuzioni proposte. <strong>Un</strong> esempio <strong>di</strong><br />
questo doppio intreccio <strong>di</strong> fattori è offerto da un’o<strong>per</strong>a <strong>di</strong> cui proprio Berenson parlò <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima<br />
volta nel numero <strong>di</strong> Dedalo del 1930/’31. Si tratta del<strong>la</strong> Natività (fig. 3), uno degli scomparti del<br />
pentittico tanto ammirato e stu<strong>di</strong>ato dal<strong>la</strong> critica, ancora oggi sospeso nell’attribuzione tra il<br />
Maestro dell’Annunciazione Spino<strong>la</strong> e Jacopo del Casentino. Berenson analizzò l’o<strong>per</strong>a interessato<br />
a rintracciarne <strong>la</strong> collocazione non solo geografica ma pure storico artistica. In quell’occasione mise<br />
1 * Desideriamo ringraziare Valentina Branchini, Fiorel<strong>la</strong> Gioffre<strong>di</strong> Su<strong>per</strong>bi, Giovanni Pagliarulo, Michael<br />
Rocke e Robin Wendler <strong>per</strong> l’aiuto e i consigli che hanno reso possibile questa pubblicazione.<br />
B. Berenson, “Quadri senza casa”. Dedalo, anno X (1929-1930), vol. I, p. 133.<br />
1
in re<strong>la</strong>zione lo scomparto con un gruppo <strong>di</strong> tavole da avvicinare all’ambito giottesco, tra le quali<br />
ricordava <strong>la</strong> Crocifissione del<strong>la</strong> propria collezione. 2<br />
Proprio a questi articoli e al metodo attribuzionistico lì esposto lo stesso Berenson rimandò<br />
in a<strong>per</strong>tura delle sue liste sul<strong>la</strong> pittura italiana del Rinascimento pubblicate nel 1936, le quali,<br />
analogamente a quelle del ’32, non includevano i “quadri senza casa” <strong>per</strong> via del<strong>la</strong> mancanza <strong>di</strong><br />
illustrazioni in accompagnamento al testo. Mancanza che non avrebbe <strong>per</strong>messo il riconoscimento<br />
delle o<strong>per</strong>e e avrebbe così annul<strong>la</strong>to lo scopo delle pubblicazioni.<br />
A riprova del<strong>la</strong> vali<strong>di</strong>tà dell’idea <strong>di</strong> Berenson, quarant’anni dopo l’avvio del <strong>progetto</strong><br />
<strong>homeless</strong>, nel 1969, Hanna Kiel decise <strong>di</strong> ripubblicare gli articoli dello stu<strong>di</strong>oso in un libro dal titolo<br />
chiaramente evocativo: Homeless paintings of the Renaissance. Con questa e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> tutti gli<br />
interventi, anche <strong>di</strong> quelli che erano comparsi solo in italiano e che in questa occasione vennero <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> prima volta tradotti in inglese, ci si proponeva <strong>di</strong> riprendere in mano il materiale pubblicato negli<br />
anni ’30, <strong>di</strong> rendere note molte delle collocazioni che nel frattempo erano state rintracciate e <strong>di</strong><br />
aggiornare le attribuzioni delle o<strong>per</strong>e secondo quegli auspici <strong>di</strong> continuo sviluppo del<strong>la</strong> ricerca e <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scussione che Berenson aveva sempre caldeggiato. 3<br />
Naturale proseguimento <strong>di</strong> queste imprese è il <strong>progetto</strong>-pilota <strong>di</strong> catalogazione del<strong>la</strong> <strong>sezione</strong><br />
<strong>homeless</strong> del<strong>la</strong> fototeca <strong>di</strong> Vil<strong>la</strong> I Tatti, intrapreso sotto <strong>la</strong> su<strong>per</strong>visione <strong>di</strong> Valentina Branchini e<br />
grazie ai finanziamenti del<strong>la</strong> Andrew W. Mellon Foundation. Da quanto si è detto fino ad ora, è<br />
chiaro che le fotografie <strong>di</strong> <strong>di</strong>pinti “senza casa” costituiscono un nucleo importante e <strong>di</strong> grande<br />
interesse dell’intero patrimonio del<strong>la</strong> fototeca, al<strong>la</strong> realizzazione del<strong>la</strong> quale Berenson si de<strong>di</strong>cò <strong>per</strong><br />
tutta <strong>la</strong> vita con passione, tanto da possedere già più <strong>di</strong> 15.000 fotografie al momento del suo<br />
trasferimento a Vil<strong>la</strong> I Tatti nel 1900. 4 Specchio del suo profondo interesse <strong>per</strong> l’immagine<br />
fotografica, 5<br />
2 Le ultime notizie certe sul<strong>la</strong> tavoletta raffigurante <strong>la</strong> Natività risalivano al <strong>per</strong>iodo in cui faceva parte del<strong>la</strong><br />
collezione Stoclet <strong>di</strong> Bruxelles. Negli anni ’80 l’o<strong>per</strong>a era stata poi pubblicata come appartenente ad una collezione<br />
privata <strong>di</strong> Panama (cfr. M. Boskovits, The Fourteenth Century. The painters of the Miniaturist Tendency. Corpus of<br />
Florentine Painting, sez. III, vol. IX. Firenze: Giunti Barbera, 1984, p. 297). La si è ritenuta in questa collocazione fino<br />
al marzo del 2004, quando venne acquistata dal<strong>la</strong> Galleria Moretti <strong>di</strong> Firenze e in seguito esposta nel 2005 al<strong>la</strong> mostra<br />
Da Allegretto Nuzi a Pietro Perugino. Cfr. Moretti, Da Allegretto Nuzi a Pietro Perugino. Firenze: E<strong>di</strong>zioni-E<strong>di</strong>fir,<br />
2005, pp. 8-19.<br />
<strong>la</strong> fototeca ancora oggi mantiene quel<strong>la</strong> sud<strong>di</strong>visione che aveva caratterizzato il suo<br />
metodo <strong>di</strong> ricerca. A fronte <strong>di</strong> un patrimonio fotografico che nel tempo si è accresciuto <strong>per</strong> via degli<br />
3 Cfr. prefazioni alle liste del 1932 e del 1936.<br />
4 Cfr. P. Rubin, “Bernard Berenson, Vil<strong>la</strong> I Tatti, and the visualization of the Italian Renaissance”. In, Gli<br />
anglo-americani a Firenze. Idea e costruzione del Rinascimento, atti del convegno, Georgetown <strong>Un</strong>iversity, Vil<strong>la</strong> “Le<br />
Balze”, Fiesole, 19-20 giugno 1997. Roma: Bulzoni, 2000, p. 210.<br />
5 Le fotografie hanno scan<strong>di</strong>to momenti importanti del<strong>la</strong> vita <strong>di</strong> Berenson come quando, appena arrivato a<br />
Boston nei primi anni ’80 del 1800, “one of his first acts was to go shopping with his sister Senda for photographs to<br />
decorate his room” (cfr. E. Samuels, Bernard Berenson. The Making of a Connoiseur. Cambridge (Mass.) & London<br />
(UK): The Belknap Press of Harvard <strong>Un</strong>iversity Press, 1979, p. 28).<br />
2
acquisti fatti su in<strong>di</strong>cazione del<strong>la</strong> responsabile del<strong>la</strong> fototeca, Fiorel<strong>la</strong> Su<strong>per</strong>bi, e <strong>di</strong> Giovanni<br />
Pagliarulo, delle donazioni e delle campagne fotografiche avviate, il criterio <strong>di</strong> c<strong>la</strong>ssificazione è<br />
rimasto invariato. Così <strong>per</strong> ogni scuo<strong>la</strong> gli artisti sono or<strong>di</strong>nati in maniera cronologica, e <strong>di</strong> seguito<br />
topografica, a seconda del<strong>la</strong> collocazione delle o<strong>per</strong>e d’arte loro attribuite, mentre in cartelle a parte,<br />
a sottolinearne ulteriormente l’importanza e l’unicità, si conservano <strong>per</strong> ciasun artista le fotografie<br />
<strong>homeless</strong>.<br />
Ma che cosa si intende <strong>per</strong> <strong>homeless</strong> painting? E’ Berenson nel suo primo intervento sul<br />
’300 fiorentino a scrivere:<br />
“E sia anche ricordato che <strong>la</strong> locuzione “senza casa” serve soltanto <strong>per</strong> le o<strong>per</strong>e <strong>la</strong> cui presente <strong>di</strong>mora ci è<br />
ignota. Questa restrizione esclude i <strong>di</strong>pinti che io so essere in mano <strong>di</strong> mercanti”. 6<br />
A partire da questa affermazione e dalle fotografie che, in conformità al criterio adottato da<br />
Berenson, si trovavano nelle varie cartelle <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e <strong>homeless</strong> già all’inizio <strong>di</strong> questo <strong>progetto</strong> <strong>di</strong><br />
catalogazione, si è pensato <strong>di</strong> ampliare <strong>la</strong> definizione. Si sono così incluse le riproduzioni sia <strong>di</strong><br />
o<strong>per</strong>e d’arte appartenute ad antiche collezioni poi smembrate, e già in alcuni casi in<strong>di</strong>cate e<br />
pubblicate dallo stesso Berenson come “ex collection”, sia <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e d’arte documentate in raccolte<br />
private in date precedenti il 1980, nel caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>s<strong>per</strong>sioni o ven<strong>di</strong>te anche solo parziali delle<br />
rispettive collezioni che possano in qualche maniera metterne in dubbio <strong>la</strong> reale consistenza. La<br />
quantità <strong>di</strong> materiale che interesserà il <strong>la</strong>voro si è quin<strong>di</strong> notevolmente ingran<strong>di</strong>ta, aggirandosi ora<br />
intorno alle circa 10.000 o<strong>per</strong>e d’arte corrispondenti a quasi 17.000 fotografie. Nonostante le<br />
<strong>di</strong>fferenze numeriche, a tanti anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza da quegli articoli pubblicati nel 1929, lo scopo del<br />
<strong>progetto</strong> si manifesta ancora in tutta <strong>la</strong> sua originalità <strong>di</strong> strumento <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione al fine<br />
dell’aggiornamento. Infatti, tramite <strong>la</strong> schedatura in OLIVIA e <strong>la</strong> conseguente pubblicazione in<br />
VIA, rispettivamente il sistema informativo e il catalogo unico dell’università <strong>di</strong> Harvard, si<br />
<strong>di</strong>vulgheranno le fotografie delle o<strong>per</strong>e d’arte ricollocate e <strong>di</strong> quelle che non sarà stato possibile<br />
rintracciare, con l’incoraggiamento a stu<strong>di</strong>osi, collezionisti e a quanti usufruiranno delle schede <strong>di</strong><br />
contribuire all’esattezza dei dati pubblicati. E questo non solo <strong>per</strong> quanto riguarda <strong>la</strong> collocazione,<br />
ma anche <strong>per</strong> quello che concerne l’attribuzione. Data <strong>la</strong> sostanza storica del<strong>la</strong> fototeca, infatti,<br />
l’avvio del <strong>progetto</strong> ha messo subito in evidenza <strong>la</strong> necessità <strong>di</strong> questo duplice aggiornamento volto<br />
al rior<strong>di</strong>no dell’ingente materiale raccolto. E così su un campione <strong>di</strong> 130 o<strong>per</strong>e schedate,<br />
corrispondenti a 253 fotografie, ben 59 hanno ritrovato collocazione, quasi <strong>la</strong> metà quin<strong>di</strong>, in<br />
collezioni private, gallerie e anche musei. Per arrivare a questi primi risultati ci si è avvalsi del<strong>la</strong><br />
6 B. Berenson, “Quadri senza casa. Il Trecento fiorentino, I”. Dedalo, anno XI (1930-1931), vol. IV, p. 962.<br />
3
ibliografia più recente e autorevole in materia, con una costante attenzione a quanto passa o è già<br />
passato sul mercato antiquario. Così, ad esempio, è stato possibile ricollocare una Madonna con<br />
Bambino del Maestro del Bigallo <strong>di</strong> cui <strong>per</strong> molti anni si era <strong>per</strong>sa traccia (fig. 4) e che nel <strong>di</strong>cembre<br />
del 2005 è stata messa in ven<strong>di</strong>ta a un’asta Christie’s. 7<br />
Ma non solo <strong>la</strong> consultazione bibliografica si<br />
è rive<strong>la</strong>ta utile. In un caso, infatti, il ritrovamento dell’o<strong>per</strong>a d’arte si è svolto secondo una modalità<br />
che ha risposto <strong>per</strong>fettamente agli auspici <strong>di</strong> Berenson ricordati all’inizio <strong>di</strong> questo intervento. Si<br />
tratta del ritratto <strong>di</strong> Cristoforo Colombo (fig. 5), attribuito da Berenson stesso a Lorenzo Lotto e<br />
pubblicato nel<strong>la</strong> monografia del 1955. Senza entrare nel merito dell’attribuzione e<br />
dell’identificazione del soggetto, le ultime notizie certe dell’o<strong>per</strong>a, <strong>la</strong> quale <strong>per</strong> anni aveva fatto<br />
parte del<strong>la</strong> collezione Ellsworth <strong>di</strong> Chicago, riguardavano un passaggio newyorchese presso<br />
Knoedler. Questo finché qualche mese fa un collezionista <strong>di</strong> New York in visita a Vil<strong>la</strong> I Tatti ha<br />
detto <strong>di</strong> essere lui l’attuale proprietario del <strong>di</strong>pinto e ha dato il consenso a rendere noto il proprio<br />
nome <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere una più ampia conoscenza dell’o<strong>per</strong>a e del<strong>la</strong> sua collocazione. <strong>Un</strong> esempio<br />
significativo <strong>di</strong> col<strong>la</strong>borazione e con<strong>di</strong>visione, in <strong>per</strong>fetto accordo con il <strong>progetto</strong> <strong>homeless</strong> <strong>di</strong><br />
Berenson.<br />
La catalogazione in OLIVIA/VIA<br />
Il <strong>progetto</strong> pilota <strong>di</strong> catalogazione avviato nel 2007 dal<strong>la</strong> fototeca <strong>di</strong> Vil<strong>la</strong> I Tatti ha<br />
<strong>per</strong>messo <strong>di</strong> contribuire al catalogo <strong>di</strong> VIA, Visual Image Access, attualmente con<strong>di</strong>viso da oltre<br />
venti istituti dell’università <strong>di</strong> Harvard (fig. 6). 8<br />
La maschera <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> VIA, attraverso una<br />
ricerca <strong>per</strong> autori, titoli, collocazioni, soggetti, aree <strong>di</strong> produzione dell’o<strong>per</strong>a e cronologia, oltre che<br />
<strong>per</strong> parole chiave, <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> visualizzare anteprime <strong>di</strong> immagini e schede catalografiche immesse<br />
nel<strong>la</strong> base dati <strong>di</strong> OLIVIA o <strong>di</strong> altri sistemi informativi. OLIVIA è stata progettata e viene gestita<br />
dall’ufficio tecnico centrale <strong>di</strong> Harvard (OIS, Office for Information Systems) <strong>per</strong> <strong>la</strong> catalogazione<br />
<strong>di</strong> materiale iconografico ed è alimentata in linea da biblioteche, musei e archivi che con<strong>di</strong>vidono,<br />
tramite una catalogazione partecipata, le schede <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e. La catalogazione in OLIVIA viene<br />
definita da linee guida messe a punto localmente in ogni istituzione <strong>per</strong> accogliere le <strong>di</strong>verse<br />
7 L’o<strong>per</strong>a è stata acquistata dagli Uffizi che qualche mese fa hanno promosso una pubblicazione curata da<br />
Angelo Tartuferi, Il Maestro del Bigallo e <strong>la</strong> pittura del<strong>la</strong> prima metà del Duecento agli Uffizi (Firenze: Polistampa,<br />
2007).<br />
8 Nel 1999 viene <strong>la</strong>nciato il catalogo unico VIA allo scopo <strong>di</strong> immettere in rete materiale iconografico <strong>di</strong> ambito<br />
prevalentemente culturale e storico-artistico confluito dalle numerose collezioni <strong>di</strong> istituti che fanno capo all’università<br />
<strong>di</strong> Harvard. VIA ha <strong>di</strong> fatto reso usufruibile a una più ampia utenza immagini e metadati che in precedenza, in<br />
mancanza <strong>di</strong> un catalogo unico e <strong>di</strong> standard descrittivi nazionali, erano accessibili solo a livello locale. Il catalogo è<br />
pubblico e accessibile dal sito: (17/03/2008).<br />
L’accesso a immagini ad alta risoluzione, invece, è in alcuni casi ristretto ai soli utenti dell’università.<br />
4
tipologie <strong>di</strong> collezioni e <strong>di</strong> materiali visivi. Il record che viene poi visualizzato in VIA sintetizza<br />
tutti i metadati re<strong>la</strong>tivi all’o<strong>per</strong>a e al documento iconografico (fig. 7). 9<br />
In questa vasta base dati, <strong>la</strong> catalogazione degli <strong>homeless</strong> <strong>di</strong> Vil<strong>la</strong> I Tatti si prefigge non<br />
solo <strong>di</strong> contribuire al<strong>la</strong> <strong>di</strong>vulgazione <strong>di</strong> materiale poco noto, <strong>per</strong>mettendo così agli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong><br />
prenderne conoscenza e <strong>di</strong> col<strong>la</strong>borare attivamente al suo ritrovamento e all’inserimento <strong>di</strong> dati il<br />
più possibile corretti e aggiornati, ma anche <strong>di</strong> preservare quanto del rapporto <strong>di</strong> Berenson con le<br />
fotografie e con l’o<strong>per</strong>a d’arte è ancora possibile rinvenire in quel<strong>la</strong> che è stata <strong>la</strong> sua fototeca. La<br />
fase <strong>di</strong> precatalogazione e rior<strong>di</strong>no prevede un aggiornamento del dato attribuzionistico che segue <strong>la</strong><br />
bibliografia più recente e rappresentativa, a prescindere dalle eventuali note autografe <strong>di</strong> Berenson<br />
sul verso delle fotografie e dalle ipotesi attributive pubblicate nelle sue liste del<strong>la</strong> pittura<br />
rinascimentale italiana. Questi dati vengono comunque preservati nel<strong>la</strong> scheda nel campo<br />
Attribution Notes che, oltre a riportare <strong>la</strong> fonte dell’attribuzione principale, vede trascritte le<br />
proposte attributive <strong>di</strong> Berenson, siano esse note manoscritte o attribuzioni da lui pubblicate nelle<br />
10<br />
varie e<strong>di</strong>zioni delle liste. Così, tramite questo tipo <strong>di</strong> catalogazione che non tra<strong>la</strong>scerà mai il dato<br />
re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> connoisseurship <strong>di</strong> Berenson, si riuscirà, con una ricerca incrociata in VIA, a ricostruire<br />
<strong>per</strong> quanto possibile il nucleo <strong>di</strong> fotografie così come era stato or<strong>di</strong>nato dallo stu<strong>di</strong>oso <strong>per</strong> ciascun<br />
artista. O<strong>per</strong>e che hanno mantenuto <strong>la</strong> stessa attribuzione avanzata da Berenson e o<strong>per</strong>e a cui nel<br />
tempo ne è stata assegnata una <strong>di</strong>versa potranno essere re<strong>per</strong>ite all’interno del database sia secondo<br />
l’attribuzione correntemente accettata, sia secondo <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificazione berensoniana. Le note<br />
autografe verranno visualizzate all’interno del<strong>la</strong> scheda tramite <strong>la</strong> scansione del verso del<strong>la</strong><br />
fotografia, in modo da evitare <strong>di</strong> incorrere in dubbi circa <strong>la</strong> paternità <strong>di</strong> un’attribuzione e offrire allo<br />
stu<strong>di</strong>oso l’opportunità <strong>di</strong> ricostruire il nucleo berensoniano su dati oggettivi.<br />
Per <strong>la</strong> catalogazione in OLIVIA delle o<strong>per</strong>e <strong>homeless</strong> sono utilizzati Group e Work record 11<br />
<strong>per</strong> i metadati re<strong>la</strong>tivi rispettivamente a o<strong>per</strong>e d’arte complesse e singole, e Surrogate record 12<br />
<strong>per</strong><br />
9<br />
Per garantire una maggiore uniformità dei dati catalografici in OLIVIA/VIA, un gruppo <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro composto da<br />
bibliotecari, archivisti e conservatori <strong>per</strong> <strong>la</strong> fotografia produce, <strong>di</strong>ffonde e aggiorna le norme <strong>di</strong> catalogazione <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
descrizione <strong>di</strong> materiale iconografico adattando gli standard più <strong>di</strong>ffusi nel mondo angloamericano. Questi sono: Visual<br />
Resources Association Core (4.0), < http://www.vraweb.org/projects/vracore4/index.html> (17/03/2008), Graphic<br />
Materials: Rules for Describing Original Items and Historical Collections (AACR Supplement), CDWA: Categories for<br />
the Description of Works of Art, <br />
(17/03/2008) e infine Cataloging Cultural Objects: A Guide to Describing Cultural Works and their Images,<br />
(17/03/2008).<br />
10<br />
L’aggiunta del campo Attribution Notes a completamento del<strong>la</strong> scheda <strong>di</strong> OLIVIA/VIA è stata appositamente<br />
richiesta dal<strong>la</strong> Biblioteca Berenson nel<strong>la</strong> fase <strong>di</strong> definizione <strong>di</strong> questo <strong>progetto</strong>.<br />
11<br />
VRA Core definisce un’o<strong>per</strong>a “a unique entity such as an object, or event. Examples include a painting, a<br />
sculpture or photograph, a buil<strong>di</strong>ng or other construction in the built environment, an object of material culture, or a<br />
<strong>per</strong>formance. Works may be simple or complex. Works may have component parts that are cataloged as works<br />
themselves but re<strong>la</strong>ted to the <strong>la</strong>rger work in a whole/part hierarchical fashion via the RELATION element.”<br />
5
le fotografie che tali o<strong>per</strong>e riproducono, secondo una gerarchia verticale. Ciascun record in OLIVIA<br />
è strutturato in cartelle (Basic Info, Names, Notes & Numbers, Access Terms, Local & Re<strong>la</strong>ted Info)<br />
all’interno delle quali alcuni campi descrittivi sono testuali (titolo e titoli alternativi, cronologia,<br />
<strong>di</strong>mensioni e note), mentre altri campi (nomi <strong>di</strong> artisti, soggetti rappresentati, collocazione,<br />
tipologia d’o<strong>per</strong>a, area geografica <strong>di</strong> produzione, materiali e tecniche, parole chiave) sono vinco<strong>la</strong>ti<br />
da liste <strong>di</strong> termini derivati da vocabo<strong>la</strong>ri control<strong>la</strong>ti come Getty <strong>Un</strong>ion List of Artist Names<br />
(ULAN) 13 , Getty Art and Architecture Thesaurus (AAT) 14 , Getty Thesaurus of Geographic Names<br />
(TGN) 15 , Library of Congress Thesaurus for Graphic Materials (LCTGM - Parts I and II) 16 e<br />
Library of Congress Authorities. 17<br />
Il Group record descrive un insieme reale o fittizio <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e e <strong>per</strong>tanto esiste in re<strong>la</strong>zione ad<br />
altri Work record e ai rispettivi Surrogate record. Nell’applicazione del<strong>la</strong> fototeca <strong>di</strong> Vil<strong>la</strong> I Tatti,<br />
questo tipo <strong>di</strong> scheda viene utilizzata <strong>per</strong> descrivere un insieme (ad esempio un polittico attualmente<br />
smembrato) a cui si legano Work record <strong>per</strong> le singole o<strong>per</strong>e e Surrogate record <strong>per</strong> ciascuna delle<br />
immagini legate ai Work record. La struttura del Group record è sostanzialmente identica a quel<strong>la</strong><br />
del Work record, dove si compi<strong>la</strong>no solo i campi che si riferiscono all’o<strong>per</strong>a nel suo insieme (fig.<br />
8).<br />
<strong>Un</strong> Work record descrive un’o<strong>per</strong>a, ovvero un oggetto unico, quali una scultura, un <strong>di</strong>pinto o<br />
un <strong>di</strong>segno. In una scheda Work, <strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> Basic Info contiene metadati identificativi dell’o<strong>per</strong>a,<br />
cioè il titolo ed eventuali titoli alternativi, e dati descrittivi e fisici quali <strong>la</strong> data <strong>di</strong> produzione, le<br />
<strong>di</strong>mensioni, <strong>la</strong> tipologia <strong>di</strong> oggetto catalogato, l’area <strong>di</strong> produzione dell’o<strong>per</strong>a, eventuali note. Il<br />
catalogatore assegna un titolo descrittivo e quando si tratti <strong>di</strong> scene che si ripetono copiosamente e<br />
con <strong>di</strong>fferenze minime include dettagli che consentano all’utente <strong>di</strong> affinare <strong>la</strong> sua ricerca (ad<br />
esempio Madonna and Child Enthroned with four angels and eight saints piuttosto che Madonna<br />
and Child with angels and saints, o Madonna and Child with goldfinch in luogo <strong>di</strong> Madonna and<br />
Child). Oltre al criterio <strong>di</strong> specificità del titolo, sono stati privilegiati i criteri <strong>di</strong> in<strong>di</strong>cizzazione,<br />
eliminando gli articoli, e <strong>di</strong> uniformità del catalogo (Madonna and Child anziché Virgin and Child).<br />
I metadati re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> data <strong>di</strong> produzione e alle <strong>di</strong>mensioni sono <strong>di</strong> volta in volta ricercati e<br />
confrontati in quei re<strong>per</strong>tori bibliografici da cui si ricava anche l’attribuzione (fig. 9). I dati sugli<br />
artisti e le scuole, i soggetti rappresentati nell’o<strong>per</strong>a, quando sia possibile identificarli, e le<br />
collocazioni attuali, conosciute o sconosciute che siano, vengono invece inseriti nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong><br />
12<br />
VRA Core definisce un’immagine “a visual representation of a work in either whole or part. The<br />
representation serves to provide access to the work when the work itself cannot be ex<strong>per</strong>ienced firsthand.”<br />
13<br />
(17/03/2008).<br />
14<br />
15<br />
(17/03/2008).<br />
(17/03/2008).<br />
16<br />
e (17/03/2008).<br />
17<br />
(17/03/2008).<br />
6
Names (fig. 10). 18 Arricchiscono, infine, <strong>la</strong> descrizione dell’o<strong>per</strong>a i dati del<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> Access Terms<br />
re<strong>la</strong>tivi ai materiali e alle tecniche, selezionati da liste control<strong>la</strong>te, e ulteriori specifiche tratte dal<br />
vocabo<strong>la</strong>rio control<strong>la</strong>to degli Index terms (fig. 11). 19<br />
La singo<strong>la</strong>rità del<strong>la</strong> collezione viene messa in evidenza nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> Notes all’interno del<strong>la</strong><br />
quale è possibile selezionare una lista <strong>di</strong> varie tipologie <strong>di</strong> note in cui inserire metadati re<strong>la</strong>tivi<br />
all’o<strong>per</strong>a <strong>per</strong> i quali non esistono campi specifici. E’ stato così possibile riportare nel nuovo campo<br />
note Attribution notizie re<strong>la</strong>tive all’attribuzione dell’o<strong>per</strong>a registrate sul verso delle fotografie <strong>per</strong><br />
mano <strong>di</strong> Berenson o <strong>di</strong> altri storici dell’arte e stu<strong>di</strong>osi che nel tempo le hanno consultate. Per<br />
preservare ulteriormente il dato re<strong>la</strong>tivo al nucleo berensoniano, affinché questo sia sempre<br />
recu<strong>per</strong>abile nel<strong>la</strong> sua interezza, sono state poi in<strong>di</strong>cate le e<strong>di</strong>zioni delle liste in cui le o<strong>per</strong>e si<br />
20<br />
trovano pubblicate. Questo stesso campo, infine, è stato utilizzato <strong>per</strong> registrare <strong>la</strong> fonte<br />
bibliografica da cui si è desunta l’attribuzione corrente. La ricchezza delle informazioni presenti sui<br />
versi delle fotografie, fonti <strong>per</strong> <strong>la</strong> ricostruzione dei vari passaggi <strong>di</strong> proprietà dell’o<strong>per</strong>a, è<br />
visualizzata nel campo note Provenance, dove gli spostamenti sul mercato antiquario o in collezioni<br />
private vengono enumerati dal più antico al più recente (fig. 12). Nel caso si debbano fornire<br />
in<strong>di</strong>cazioni specifiche sul<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona o istituzione che detiene i <strong>di</strong>ritti dell’o<strong>per</strong>a, qualora il<br />
contenitore non ne sia anche il possessore, queste vengono in<strong>di</strong>cate nel campo note Copyright.<br />
Infine, le o<strong>per</strong>e in rapporto al bene catalogato quali copie, pendants, bozzetti preparatori, etc.<br />
vengono registrate nel campo Re<strong>la</strong>ted Works nel<strong>la</strong> cartel<strong>la</strong> Local and Re<strong>la</strong>ted Info.<br />
<strong>Un</strong>a partico<strong>la</strong>re attenzione è stata rivolta ai Surrogate record che tramite le informazioni<br />
sulle fotografie rendono conto dell’unicità e storicità del<strong>la</strong> fototeca <strong>di</strong> Vil<strong>la</strong> I Tatti. In occasione del<br />
<strong>progetto</strong> <strong>di</strong> catalogazione, infatti, è stato richiesto all’ufficio tecnico dell’università <strong>di</strong> Harvard <strong>di</strong><br />
apportare alcune mo<strong>di</strong>fiche e ampliamenti al<strong>la</strong> scheda del<strong>la</strong> fotografia, <strong>di</strong>segnata in origine <strong>per</strong><br />
collezioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>apositive ad uso <strong>di</strong>dattico, così da render<strong>la</strong> adeguata a restituire <strong>la</strong> complessità <strong>di</strong><br />
informazioni re<strong>la</strong>tive a fotografie storiche. La struttura del Surrogate record, mo<strong>di</strong>ficata in analogia<br />
con il Work record illustrato, renderà possibile l’inserimento <strong>di</strong> dati riguardanti l’autore, <strong>la</strong><br />
cronologia, <strong>la</strong> tipologia, <strong>la</strong> produzione, <strong>la</strong> descrizione tecnico-fisica e i passaggi <strong>di</strong> proprietà<br />
18 Ogni nuovo accesso che incrementa il file d’autorità interno <strong>di</strong> OLIVIA segue i più autorevoli tesauri e file <strong>di</strong><br />
autorità, quali Library of Congress Name Authority Hea<strong>di</strong>ngs e ULAN. Nel caso <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e anonime e <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e <strong>homeless</strong>,<br />
non essendo naturalmente possibile inserire dati univoci sull’artista e <strong>la</strong> collocazione, si è ricorsi a informazioni<br />
generiche come Sienese School, 14th century e unknown repository.<br />
19 A <strong>di</strong>fferenza delle altre liste <strong>di</strong> termini control<strong>la</strong>ti, gli Index terms possono essere incrementati dagli stessi<br />
catalogatori previa consultazione dei tesauri Library of Congress Subject Hea<strong>di</strong>ngs (LCSH), LCTGM I and II e AAT.<br />
20 B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance; a list of the principal artists and their works, with an<br />
index of p<strong>la</strong>ces. Oxford: The C<strong>la</strong>rendon Press, 1932; B. Berenson, I pittori italiani del Rinascimento. Mi<strong>la</strong>no: Ulrico<br />
Hoepli, 1936; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance; a list of the principal artists and their works, with an<br />
index of p<strong>la</strong>ces. London/New York: Phaidon Publishers, 1957-1968.<br />
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dell’oggetto fotografico, nonché il collegamento a eventuali beni e documenti corre<strong>la</strong>ti (fig. 13). Al<br />
<strong>progetto</strong> <strong>di</strong> catalogazione subentrerà poi una fase <strong>di</strong> <strong>di</strong>gitalizzazione grazie al<strong>la</strong> quale ogni stampa<br />
fotografica verrà resa accessibile nel<strong>la</strong> sua interezza tramite <strong>la</strong> scansione del recto e del verso,<br />
entrambi visualizzati nel Surrogate record.<br />
Con questo <strong>progetto</strong> pilota <strong>di</strong> catalogazione del<strong>la</strong> <strong>sezione</strong> <strong>homeless</strong> del<strong>la</strong> fototeca <strong>di</strong> Vil<strong>la</strong> I<br />
Tatti si contribuirà in maniera significativa a immettere in VIA dati su o<strong>per</strong>e poco o <strong>per</strong> niente<br />
conosciute. La consultazione delle schede <strong>per</strong>metterà non solo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re <strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong><br />
storia attribuzionistica e collezionistica delle o<strong>per</strong>e d’arte, ma anche <strong>di</strong> visualizzare materiale<br />
fotografico storico che in molti casi testimonia dei vari stati <strong>di</strong> conservazione dell’oggetto. La<br />
peculiarità <strong>di</strong> questa catalogazione online sarà infine evidente nel<strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong> ricostruire in<br />
maniera virtuale interi nuclei <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e d’arte così come Berenson li aveva pensati e raccolti nel<strong>la</strong><br />
propria fototeca.<br />
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