LUCI E OMBRE DEL LEGNO - Luci ed ombre del legno
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BAGNARA DI ROMAGNA (RA)<br />
SALA CONSILIARE - ROCCA SFORZESCA<br />
11 - 26 febbraio 2012<br />
Il Museo <strong>del</strong> Castello si dipana negli spazi e negli ambienti <strong>del</strong>la<br />
Rocca trecentesca, perno <strong>del</strong> sistema difensivo che ancora<br />
connota il piccolo borgo, ubicato all’incrocio fra le direttrici che<br />
da Bologna portano al mare e da Ravenna verso il bolognese.<br />
All’interno <strong>del</strong>la tipologia dei borghi fortificati - ovvero dei<br />
castelli - sorti nella pianura romagnola e bolognese tra i secoli<br />
X e XIV, Bagnara di Romagna costituisce uno degli esemplari<br />
meglio leggibili nell’insieme.<br />
Costruita probabilmente da Uguccione <strong>del</strong>la Faggiola nel<br />
1297, a metà <strong>del</strong> XIV secolo divenne poss<strong>ed</strong>imento dei<br />
Bernabò Visconti, che avviarono importanti restauri con<br />
l’implementazione e l’ammodernamento <strong>del</strong>le fortificazioni.<br />
Nel corso <strong>del</strong> XV secolo conobbe numerose dominazioni:<br />
Estensi, Veneziani, Manfr<strong>ed</strong>i si susseguirono rapidamente,<br />
per lasciare poi il territorio alla Santa S<strong>ed</strong>e. Nel 1479 Papa<br />
Sisto IV conc<strong>ed</strong>ette la Rocca al nipote Girolamo Riario che,<br />
nell’ottica <strong>del</strong> rafforzamento dei confini <strong>del</strong>la signoria imolese<br />
da lui retta dal 1473, affrontò il problema <strong>del</strong>la difesa <strong>del</strong><br />
contado di cui Bagnara era considerata un punto focale per la<br />
vicinanza alla Romagna estense. Ascrivibile ai Riario-Sforza<br />
- e principalmente alla figura di Caterina Sforza, moglie <strong>del</strong><br />
Riario - è dunque il restauro e l’ammodernamento di questo<br />
importante complesso architettonico, nella sua veste ancora<br />
oggi visibile, e l’erezione <strong>del</strong> mastio, bastione di dimensioni<br />
maggiori rispetto agli altri, fulcro <strong>del</strong>l’apparato difensivo<br />
<strong>del</strong>l’intera Rocca.<br />
Restituita all’uso e alla fruizione pubblica con il recupero ai<br />
fini museali e culturali, questa magnifica er<strong>ed</strong>ità storica <strong>del</strong><br />
passato è, dal giugno <strong>del</strong> 2008, s<strong>ed</strong>e di un Museo archeologico<br />
che documenta il susseguirsi <strong>del</strong>l’antropizzazione nel territorio<br />
bagnarese dall’epoca pre-protostorica a quella moderna.<br />
Ampi spazi <strong>del</strong> complesso sforzesco sono inoltre d<strong>ed</strong>icati ad<br />
attività laboratoriali, rassegne espositive, convegni <strong>ed</strong> iniziative<br />
temporanee, grazie ad un’articolazione e ad un’organizzazione<br />
spaziale che aderisce ad una pluralità di funzioni nell’ottica<br />
di una valorizzazione complessiva in cui il bene culturale<br />
costituisce un sistema vitale <strong>ed</strong> aperto.<br />
10<br />
DOZZA CITTÀ D’ARTE (BO)<br />
GALLERIA D’ARTE ATREBTAES<br />
3 - 25 marzo 2012<br />
Atrebates, un nome celtico per una Galleria d’Arte situata<br />
a Dozza (BO), piccolo borgo m<strong>ed</strong>ievale ricco di arte e di<br />
storia che la tradizionale Biennale <strong>del</strong> muro dipinto rende<br />
autentico e particolare, vera pinacoteca a cielo aperto che<br />
richiama la metafora di una fiaba estetica. Posta a 25 km.<br />
da Bologna, Dozza, ricorda la tipicità di un paesaggio fatto<br />
di colline dolci e spazi aperti, vigneti che si radicano nella<br />
civiltà contadina <strong>del</strong>la Romagna. Dagli anni cinquanta ad<br />
oggi, Dozza, è stato il laboratorio di un esperimento che<br />
la rende unica al mondo; i muri <strong>del</strong> paese sono diventati<br />
i cavalletti e, insieme, le tele di un intervento che ha<br />
ridisegnato, attraverso il suo volto, l’idea stessa <strong>del</strong>la<br />
cittadina. La Galleria d’Arte Atrebates ha entrata in Via de<br />
Amicis 35/37, sotto i due imponenti affreschi di Riccardo<br />
Schweizer: “L’uva e il vino”, <strong>del</strong> 1981, “Civiltà contadina”,<br />
<strong>del</strong> 1983. Negli anni, la Galleria d’Arte Atrebates, ha<br />
proposto importanti “nomi” <strong>del</strong> panorama artistico<br />
nazionale, ha fatto conoscere giovani emergenti, studenti<br />
<strong>ed</strong> artisti locali, ha appoggiato e si è fatta promotrice di<br />
numerosi progetti internazionali di Mail-art, sempre con<br />
uno spirito d’indipendenza che la resa libera da qualsiasi<br />
vincolo. Al suo interno, un palinsesto animato e in continuo<br />
sviluppo, opere di artisti italiani e internazionali, una<br />
Galleria dentro una Galleria nella quale continua a pulsare<br />
la quotidianità degli abitanti, in una specie di opera d’arte<br />
vivente e vissuta.<br />
www.atrebates.net