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LUCI E OMBRE DEL LEGNO - Luci ed ombre del legno

LUCI E OMBRE DEL LEGNO - Luci ed ombre del legno

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<strong>Luci</strong> e Ombre deL LegnO<br />

una mostra che viaggia... 2012<br />

SESTA EDIZIONE


<strong>LUCI</strong> ED <strong>OMBRE</strong> <strong>DEL</strong> <strong>LEGNO</strong><br />

...una mostra che viaggia 2012<br />

SESTA EDIZIONE


<strong>LUCI</strong> ED <strong>OMBRE</strong> <strong>DEL</strong> <strong>LEGNO</strong><br />

...una mostra che viaggia 2012<br />

Ideazione e organizzazione<br />

Centro di Documentazione<br />

<strong>del</strong> Lavoro nei Boschi<br />

Progetto <strong>del</strong>la mostra<br />

Gabriele Bertacchini<br />

Remo Tomasetti<br />

Catalogo a cura di<br />

Gabriele Bertacchini<br />

Alessandra Lanfr<strong>ed</strong>i<br />

Remo Tomasetti<br />

Contributi critici di<br />

Renzo Francescotti<br />

Fotografia di<br />

Alessandra Lanfr<strong>ed</strong>i<br />

Foto allegate al testo di<br />

Gabriele Bertacchini<br />

Luca Guerri<br />

Stampa<br />

Tipografia - Lito<strong>del</strong>ta s.a.s. - Scurelle (Tn)


CON IL PATROCINIO DI:<br />

REGIONE<br />

EMILIA ROMAGNA<br />

CON IL SUPPORTO DI:<br />

PROVINCIA AUTONOMA<br />

DI TRENTO<br />

ASSESSORATO ALLA CULTURA,<br />

RAPPORTI EUROPEI E COOPERAZIONE<br />

HANNO CONTRIBUITO:<br />

PROVINCIA<br />

DI RAVENNA<br />

CONSORZIO DEI COMUNI<br />

COMPRESI NEL BACINO IMBRIFERO<br />

MONTANO <strong>DEL</strong> FIUME BRENTA<br />

COMUNE DI<br />

CASTELLO TESINO<br />

COMUNE<br />

DI FERRARA<br />

AZIENDA PER<br />

IL TURISMO<br />

VALSUGANA<br />

COMUNE DI<br />

BAGNARA DI ROMAGNA<br />

COMUNE DI<br />

PIEVE TESINO<br />

3<br />

COMUNE DI<br />

CINTE TESINO<br />

COMUNE DI<br />

TREIA<br />

COMUNE DI<br />

BIENO<br />

SISTEMA BIBLIOTECARIO<br />

INTERCOMUNALE<br />

LAGORAI


CENTRO DI DOCUMENTAZIONE<br />

<strong>DEL</strong> LAVORO NEI BOSCHI<br />

Via Muncipio vecchio, 2<br />

38053 Castello Tesino (TN)<br />

www.luci<strong>ed</strong>ombr<strong>ed</strong>el<strong>legno</strong>.it<br />

Presidente Remo Tomasetti<br />

Vicepresidente Paolo Sordo<br />

PERCORSO ESPOSITIVO 2012<br />

11 / 26 febbraio - BAGNARA DI ROMAGNA (RA) – Sala consiliare <strong>del</strong>la Rocca sforzesca<br />

3 / 25 marzo - DOZZA CITTÀ D’ARTE (BO) – Galleria d’Arte Atrebtaes<br />

26 marzo / 10 aprile - PONTE SAN GIOVANNI DI PERUGIA (PG) – Sala <strong>del</strong>la Pro Ponte Etrusca<br />

11 / 30 aprile - FERRARA - Centro di documentazione <strong>del</strong> mondo agricolo ferrarese<br />

5 / 23 maggio - TREIA (MC) - Pinacoteca comunale<br />

25 maggio / 9 giugno - BORGO VALSUGANA (TN) - Spazio Erika Klien<br />

1 / 30 luglio - GRIGNO (TN) - Antica Pieve SS. Giacomo e Cristoforo


Si ringraziano gli artisti<br />

e tutti coloro che hanno contribuito a vario titolo<br />

alla buona riuscita <strong>del</strong>la manifestazione


È una materia “viva”, il <strong>legno</strong>, che mantiene la sua vitalità naturale anche dopo che l’artista, togliendone il<br />

sovrappiù con sgorbie e lame taglienti, lascia in vista la forma desiderata, nella pienezza <strong>del</strong>le sue luci e <strong>del</strong>le<br />

sue <strong>ombre</strong>. È una materia “profumata”, il <strong>legno</strong>, che conserva il suo fascino anche quando i torni e le raspe ne<br />

hanno lisciato la superficie rendendola “pelle vegetale” da accarezzare.<br />

Anche quest’anno ritorna quel “magico” Simposio internazionale di scultura “<strong>Luci</strong> <strong>ed</strong> Ombre <strong>del</strong> Legno”<br />

promosso dal Centro di Documentazione <strong>del</strong> Lavoro nei Boschi, che richiama nelle piazze dei paesi <strong>del</strong> Tesino<br />

artisti italiani <strong>ed</strong> europei, i migliori interpreti <strong>del</strong>la scultura lignea. È, questo, un appuntamento ormai consueto,<br />

entrato di diritto nel calendario <strong>del</strong>le manifestazioni culturali di grande richiamo <strong>del</strong>la piana <strong>del</strong> Tesino, che<br />

dal 2002 ad oggi ha interpellato i migliori interpreti di questa disciplina artistica. Un appuntamento che sa<br />

coinvolgere istituzioni pubbliche trentine e non solo trentine, nel nome di una produzione sempre nuova,<br />

sempre originale e di enorme richiamo che diventa anche mostra itinerante, “mostra che viaggia”...<br />

Il <strong>legno</strong>, con le sue luci e le sue <strong>ombre</strong>, si fa evento, insomma: evento di cultura, ma anche evento di<br />

quell’artigianalità manuale che sa ricavare emozioni profonde dalle losanghe e dai “nodi” di un tronco,<br />

piegando le necessità artistiche alla forma primigenia <strong>del</strong> <strong>legno</strong>. Forse fu proprio un pezzo di abete o di faggio<br />

a spingere l’uomo antico a impugnare una lama di selce e a intagliare le prime forme d’arte <strong>del</strong>la nostra storia<br />

su questa terra: da allora a oggi col <strong>legno</strong> l’uomo ha saputo realizzare ogni forma di comunicazione artistica,<br />

dagli splendidi crocifissi lignei <strong>del</strong> Cinque-Seicento alle statue policrome dei molti altari che ornano le nostre<br />

chiese. Perché il <strong>legno</strong>, in una terra ampiamente forestata qual è il Trentino, è materia presente in ogni luogo<br />

nelle mille sfaccettature e dalle mille consistenze che vengono dalle essenze diverse; perché, come si diceva<br />

all’inizio, il <strong>legno</strong> è materia “viva”, che dona vita <strong>ed</strong> eternità all’opera <strong>del</strong>l’artista.<br />

La mia gratitudine va, quindi, agli amici <strong>del</strong> Centro di Documentazione <strong>del</strong> Lavoro nel Boschi; a quel Remo<br />

Tomasetti che <strong>del</strong> Centro e <strong>del</strong> Simposio è l’ideatore e l’anima vera; infine ma non ultimi agli artisti selezionati,<br />

le cui opere contenute in questo catalogo sono lì a dimostrarci che il <strong>legno</strong> può parlare, può raccontare, cantare,<br />

urlare e piangere.<br />

Franco Panizza<br />

Assessore alla Cultura,<br />

Rapporti europei e Cooperazione<br />

<strong>del</strong>la Provincia autonoma di Trento


Siamo già arrivati alla sesta <strong>ed</strong>izione.<br />

La formula è sempre la stessa di quando si è iniziato. Quattro artisti e le loro opere che, in un viaggio emozionale<br />

per il Nord Italia, rappresentano l’espressione artistica legata ad uno dei prodotti che più squisitamente<br />

caratterizzano l’areale alpino quale è il <strong>legno</strong>.<br />

La mostra vuole rappresentare le differenti sfumature che la scultura lignea può assumere. Vuole richiamare<br />

il forte legame esistente tra l’animo <strong>del</strong>le popolazioni alpine con il bosco. Vuole esportare e fare conoscere<br />

un’arte antica che non si è mai perduta, che, nella tipicità <strong>del</strong>le differenti vallate, vive ancora con grande forza<br />

e vivacità.<br />

In questi anni, di strada, ne è stata fatta. La manifestazione è cresciuta sempre più di interesse e di respiro fino<br />

ad affermarsi come un appuntamento fisso e ricercato.<br />

Ogni anno si cercano nuove s<strong>ed</strong>i che possano essere visitate il più possibile, anche dai non addetti ai lavori.<br />

Si cercano così di integrare spazi artistici tipicamente istituzionali ad altri che non lo sono, perlomeno<br />

nell’immaginario collettivo. L’obiettivo è andare incontro alla gente, prendere per mano il visitatore e alimentare<br />

il desiderio di ricerca, per invitare a scoprire un territorio anche attraverso gli odori e le suggestioni rimaste<br />

impresse nell’opera d’arte.<br />

È questa una mostra che nasce per essere vista e vissuta, per rendere omaggio ai vincitori <strong>del</strong>l’omonimo<br />

Simposio che, da ormai dieci anni, si tiene sull’altopiano <strong>del</strong> Tesino nell’ultima settimana di luglio; simposio<br />

internazionale al quale partecipano ventisette scultori selezionati da differenti regioni e nazioni.<br />

Come ormai tradizione, le opere dei tre vincitori, sono accompagnate dalle sculture di uno fra i più valenti e<br />

rappresentativi nomi <strong>del</strong> Trentino quale è Simone Turra, che, gentilmente, si è prestato a fare da “padrino” ai<br />

più giovani colleghi, quale sostegno ben augurante.<br />

In tutto venti opere, racchiuse nelle pagine di questo catalogo, a disposizione per essere osservate dal vivo,<br />

autentiche rappresentazioni che donano espressioni e significati aggiuntivi alla risorsa <strong>legno</strong>, rendendola<br />

ancora più contemplabile, densa di significati allegorici <strong>ed</strong> emozionali.<br />

Gabriele Bertacchini e Remo Tomasetti<br />

curatori <strong>del</strong> progetto e <strong>del</strong> catalogo


9<br />

PERCORSO ESPOSITIVO


BAGNARA DI ROMAGNA (RA)<br />

SALA CONSILIARE - ROCCA SFORZESCA<br />

11 - 26 febbraio 2012<br />

Il Museo <strong>del</strong> Castello si dipana negli spazi e negli ambienti <strong>del</strong>la<br />

Rocca trecentesca, perno <strong>del</strong> sistema difensivo che ancora<br />

connota il piccolo borgo, ubicato all’incrocio fra le direttrici che<br />

da Bologna portano al mare e da Ravenna verso il bolognese.<br />

All’interno <strong>del</strong>la tipologia dei borghi fortificati - ovvero dei<br />

castelli - sorti nella pianura romagnola e bolognese tra i secoli<br />

X e XIV, Bagnara di Romagna costituisce uno degli esemplari<br />

meglio leggibili nell’insieme.<br />

Costruita probabilmente da Uguccione <strong>del</strong>la Faggiola nel<br />

1297, a metà <strong>del</strong> XIV secolo divenne poss<strong>ed</strong>imento dei<br />

Bernabò Visconti, che avviarono importanti restauri con<br />

l’implementazione e l’ammodernamento <strong>del</strong>le fortificazioni.<br />

Nel corso <strong>del</strong> XV secolo conobbe numerose dominazioni:<br />

Estensi, Veneziani, Manfr<strong>ed</strong>i si susseguirono rapidamente,<br />

per lasciare poi il territorio alla Santa S<strong>ed</strong>e. Nel 1479 Papa<br />

Sisto IV conc<strong>ed</strong>ette la Rocca al nipote Girolamo Riario che,<br />

nell’ottica <strong>del</strong> rafforzamento dei confini <strong>del</strong>la signoria imolese<br />

da lui retta dal 1473, affrontò il problema <strong>del</strong>la difesa <strong>del</strong><br />

contado di cui Bagnara era considerata un punto focale per la<br />

vicinanza alla Romagna estense. Ascrivibile ai Riario-Sforza<br />

- e principalmente alla figura di Caterina Sforza, moglie <strong>del</strong><br />

Riario - è dunque il restauro e l’ammodernamento di questo<br />

importante complesso architettonico, nella sua veste ancora<br />

oggi visibile, e l’erezione <strong>del</strong> mastio, bastione di dimensioni<br />

maggiori rispetto agli altri, fulcro <strong>del</strong>l’apparato difensivo<br />

<strong>del</strong>l’intera Rocca.<br />

Restituita all’uso e alla fruizione pubblica con il recupero ai<br />

fini museali e culturali, questa magnifica er<strong>ed</strong>ità storica <strong>del</strong><br />

passato è, dal giugno <strong>del</strong> 2008, s<strong>ed</strong>e di un Museo archeologico<br />

che documenta il susseguirsi <strong>del</strong>l’antropizzazione nel territorio<br />

bagnarese dall’epoca pre-protostorica a quella moderna.<br />

Ampi spazi <strong>del</strong> complesso sforzesco sono inoltre d<strong>ed</strong>icati ad<br />

attività laboratoriali, rassegne espositive, convegni <strong>ed</strong> iniziative<br />

temporanee, grazie ad un’articolazione e ad un’organizzazione<br />

spaziale che aderisce ad una pluralità di funzioni nell’ottica<br />

di una valorizzazione complessiva in cui il bene culturale<br />

costituisce un sistema vitale <strong>ed</strong> aperto.<br />

10<br />

DOZZA CITTÀ D’ARTE (BO)<br />

GALLERIA D’ARTE ATREBTAES<br />

3 - 25 marzo 2012<br />

Atrebates, un nome celtico per una Galleria d’Arte situata<br />

a Dozza (BO), piccolo borgo m<strong>ed</strong>ievale ricco di arte e di<br />

storia che la tradizionale Biennale <strong>del</strong> muro dipinto rende<br />

autentico e particolare, vera pinacoteca a cielo aperto che<br />

richiama la metafora di una fiaba estetica. Posta a 25 km.<br />

da Bologna, Dozza, ricorda la tipicità di un paesaggio fatto<br />

di colline dolci e spazi aperti, vigneti che si radicano nella<br />

civiltà contadina <strong>del</strong>la Romagna. Dagli anni cinquanta ad<br />

oggi, Dozza, è stato il laboratorio di un esperimento che<br />

la rende unica al mondo; i muri <strong>del</strong> paese sono diventati<br />

i cavalletti e, insieme, le tele di un intervento che ha<br />

ridisegnato, attraverso il suo volto, l’idea stessa <strong>del</strong>la<br />

cittadina. La Galleria d’Arte Atrebates ha entrata in Via de<br />

Amicis 35/37, sotto i due imponenti affreschi di Riccardo<br />

Schweizer: “L’uva e il vino”, <strong>del</strong> 1981, “Civiltà contadina”,<br />

<strong>del</strong> 1983. Negli anni, la Galleria d’Arte Atrebates, ha<br />

proposto importanti “nomi” <strong>del</strong> panorama artistico<br />

nazionale, ha fatto conoscere giovani emergenti, studenti<br />

<strong>ed</strong> artisti locali, ha appoggiato e si è fatta promotrice di<br />

numerosi progetti internazionali di Mail-art, sempre con<br />

uno spirito d’indipendenza che la resa libera da qualsiasi<br />

vincolo. Al suo interno, un palinsesto animato e in continuo<br />

sviluppo, opere di artisti italiani e internazionali, una<br />

Galleria dentro una Galleria nella quale continua a pulsare<br />

la quotidianità degli abitanti, in una specie di opera d’arte<br />

vivente e vissuta.<br />

www.atrebates.net


PONTE SAN GIOVANNI<br />

DI PERUGIA (PG)<br />

SALA <strong>DEL</strong>LA PRO PONTE ETRUSCA<br />

26 marzo - 10 aprile 2012<br />

Ponte San Giovanni è una frazione <strong>del</strong> Comune di Perugia e<br />

conta oltre 15.000 abitanti distribuiti su una superficie di 18<br />

km². Geograficamente situato al limite sud-est <strong>del</strong> territorio<br />

di Perugia a circa 7 km dal centro cittadino, a 180 m s.l.m., il<br />

fiume Tevere ne traccia il confine con il limitrofo comune di<br />

Torgiano. Il territorio è suddiviso in una parte pianeggiante,<br />

attorno all’alveo fluviale, e in una parte collinare, a segnare i<br />

primi contrafforti <strong>del</strong> colle di Perugia. Da visitare è la tomba<br />

ipogea di Arunte Volumnio (Arnth Veltimna Aules, in etrusco)<br />

situata nella Necropoli <strong>del</strong> Palazzone (VI-V secolo a.C), vasta<br />

area archeologica che presenta un gran numero di tombe<br />

sotterranee e un museo che raccoglie urne e altre vestigia<br />

reperite in loco. La zona di Ponte San Giovanni rappresentava,<br />

infatti, il punto di contatto lungo il fiume Tevere tra i territori<br />

degli Etruschi (a nord) e degli Umbri (a sud). Durante il periodo<br />

romano la zona era nota a livello termale, mentre intorno<br />

all’anno 1000 viene fondata la prima parrocchia cristiana, con<br />

il nome di “Plebs Sancti Joannis Baptistae” in Campo (con<br />

questo nome è citata in un diploma <strong>del</strong> Barbarossa nell’anno<br />

1163), l’attuale Pieve di Campo.<br />

Durante la guerra tra Perugia e Assisi, San Francesco fu fatto<br />

prigioniero a “Borgo San Giovanni” nel 1202. Durante la II<br />

guerra mondiale, i bombardamenti alleati distrussero gran<br />

parte <strong>del</strong>le costruzioni <strong>del</strong> paese, alcune anche di notevole<br />

interesse storico e logistico: tra di esse, il Ponte sul fiume<br />

Tevere che portava al Borgo San Giovanni (di origine romana,<br />

ricostruito nell’anno 2000 in <strong>legno</strong>), le antiche logge, la vecchia<br />

chiesa di S. Bartolomeo, la stazione ferroviaria ottocentesca.<br />

Ogni anno i primi di settembre si svolge in paese una<br />

importante manifestazione organizzata dall’associazione “Pro<br />

Ponte Etrusca Onlus” di Ponte San Giovanni, cioè “Velimna: gli<br />

Etruschi <strong>del</strong> Fiume”; rievocazioni storiche, mostre, dibattiti e<br />

visite guidate, attività che mirano a riportare alla ribalta l’antica<br />

popolazione etrusca che qui viveva oltre duemilacinquecento<br />

anni fa. La sfilata storica v<strong>ed</strong>e oltre 300 figuranti e oltre 10<br />

scene rievocative che culminano con uno spettacolo sul tema<br />

<strong>del</strong>l’anno.<br />

www.proponte.it<br />

11<br />

FERRARA<br />

CENTRO DI DOCUMENTAZIONE <strong>DEL</strong> MONDO<br />

AGRICOLO FERRARESE<br />

11 - 30 aprile 2012<br />

Il M.A.F. è stato costruito all’inizio degli anni ’80 grazie<br />

a decenni di ricerche e recuperi operati da Guido<br />

Scaramagli, agricoltore e collezionista ferrarese.<br />

Agisce in stretto rapporto di collaborazione con il Centro<br />

Etnografico <strong>del</strong> Comune di Ferrara e conserva in ampi<br />

locali appositamente ristrutturati oggetti, attrezzi e<br />

macchine <strong>del</strong>la realtà agricola ferrarese (e padana in<br />

genere), in un arco temporale oscillante tra la fine <strong>del</strong>l’800<br />

e gli anni cinquanta <strong>del</strong> ’900.<br />

Un <strong>ed</strong>ificio ospita un’importante sezione d<strong>ed</strong>icata alle<br />

testimonianze tecniche dei processi di meccanizzazione in<br />

alcuni fondamentali cicli produttivi; gran parte di questa<br />

attrezzatura e strumentazione è stata recentemente<br />

oggetto di un restauro atto a ripristinarne la funzionalità.<br />

Nella stessa struttura si possono inoltre ammirare:<br />

un’ampia esemplificazione dei mestieri ambulanti che un<br />

tempo gravitavano intorno al mondo rurale; un esaustivo<br />

itinerario tra i principali mezzi di trasporto, dai calessi<br />

alle automobili degli anni venti <strong>del</strong> ’900; interessanti fasi<br />

tecniche <strong>del</strong>la frutticoltura nel ferrarese.<br />

Un secondo <strong>ed</strong>ificio ricostruisce fin nei più minuziosi<br />

particolari la casa rurale, il suo arr<strong>ed</strong>amento, nonché<br />

le attività <strong>ed</strong> i modi esistenziali nel borgo contadino<br />

(l’osteria, le botteghe <strong>del</strong> fabbro, <strong>del</strong> droghiere, <strong>del</strong><br />

falegname, <strong>del</strong> barbiere ecc..). All’interno troviamo anche<br />

un’ampia selezione dei materiali dei burattinai Ettore<br />

Forni e Pompeo Gandolfi (burattini, scenari <strong>ed</strong> oggetti<br />

di scena, copioni ecc..) e una biblioteca specializzata in<br />

storia <strong>del</strong>l’agricoltura. Una specifica sala può ospitare<br />

studiosi e visitatori per incontri, convegni, stages ecc..<br />

Il “Centro” si è recentemente arricchito con la<br />

ricostruzione di un oratorio poderale (con importanti<br />

testimonianze votive) e di una piccola stazione ferroviaria<br />

d’epoca.<br />

www.mondoagricoloferrarese.it


TREIA (MC)<br />

PINACOTECA COMUNALE<br />

5 -23 maggio<br />

Mura turrite che evocano il Duecento, ma anche tanti palazzi<br />

neoclassici che fanno di Treia un borgo, anzi una cittadina,<br />

rigorosa <strong>ed</strong> elegante, arroccata su un colle ma razionale<br />

nella struttura. L’incanto si dispiega già nella scenografica<br />

piazza <strong>del</strong>la Repubblica, che accoglie il visitatore con una<br />

bianca balaustra a ferro di cavallo e le nobili geometrie su<br />

cui si accende il colore <strong>del</strong> mattone. E questo ocra presente<br />

in tutte le sfumature, dentro il mare di verde <strong>del</strong> morbido<br />

paesaggio marchigiano, è un po’ la cifra <strong>del</strong> luogo. La piazza è<br />

incorniciata su tre lati dalla palazzina <strong>del</strong>l’Accademia Georgica,<br />

dal Palazzo Comunale (XVI-XVII sec.) che ospita il Museo Civico<br />

e dalla Catt<strong>ed</strong>rale (XVIII sec.), uno dei maggiori <strong>ed</strong>ifici religiosi<br />

<strong>del</strong>la regione. Da Porta Garibaldi ha inizio l’aspra salita per le<br />

strade basse, un d<strong>ed</strong>alo di viuzze parallele al corso principale<br />

e collegate tra loro da vicoli e scalette. Qui un tempo avevano<br />

bottega gli artigiani <strong>del</strong>la ceramica.<br />

L’estremo baluardo <strong>del</strong> paese verso sud è la Torre Onglavina,<br />

parte <strong>del</strong>l’antico sistema fortificato, eretta nel XII secolo. Il<br />

luogo è un balcone sulle Marche silenziose, che abbraccia in<br />

lontananza il mare e i monti Sibillini.<br />

Entrando per Porta Palestro si arriva in piazza Don Cervigni,<br />

dove a sinistra risalta la chiesa di San Michele, romanica con<br />

elementi gotici; e di fronte, la piccola chiesa barocca di Santa<br />

Chiara con la statua <strong>del</strong>la Madonna di Loreto: quella originale,<br />

secondo la tradizione. Dalle vie Roma e Cavour, fiancheggiate<br />

da palazzi eleganti che conservano sulle facciate evidenti tracce<br />

dei periodi rinascimentale e tardo settecentesco, e denotano la<br />

presenza di un ceto aristocratico e di una solida borghesia, si<br />

diramano strade e scalinate.<br />

Si può lasciare Treia uscendo dall’imponente Porta Vallesacco<br />

<strong>del</strong> XIII secolo, uno dei sette antichi ingressi, per rituffarsi nel<br />

verde. Resta da v<strong>ed</strong>ere, in località San Lorenzo, il Santuario <strong>del</strong><br />

Crocefisso dove, sul basamento <strong>del</strong> campanile e all’entrata <strong>del</strong><br />

convento, sono inglobati reperti <strong>del</strong>la Trea romana. Il santuario<br />

conserva un pregevole crocefisso quattrocentesco che la<br />

tradizione vuole scolpito da un angelo e che, secondo alcuni,<br />

rivela l’arte <strong>del</strong> grande Donatello. La Pinacoteca Comunale è<br />

ospitata nella Sala <strong>del</strong> Consiglio, nella Sala degli Stemmi e negli<br />

altri locali che costituiscono il Piano Nobile <strong>del</strong> Palazzo di Città.<br />

12<br />

BORGO VALSUGANA (TN)<br />

SPAZIO ERIKA KLIEN<br />

25 maggio - 9 giugno 2012<br />

Borgo Valsugana è una graziosa e accogliente borgata<br />

situata al culmine <strong>del</strong>l’arco che la Valsugana compie<br />

tra Levico e Primolano. Con la frazione di Olle,<br />

è il centro più importante <strong>del</strong>la Valsugana.<br />

Il fiume Brenta, la Brènta, attraversa l’abitato<br />

che è sorto e si è evoluto sul fondovalle<br />

con una piacevole impronta veneta.<br />

Anticamente denominato “Ausugum”, fu fondato intorno al<br />

I secolo d.C. come stazione militare romana<br />

sul percorso <strong>del</strong>l’antica via Claudia Augusta Altinate.<br />

Grazie alla sua posizione di collegamento<br />

tra la Valle <strong>del</strong>l’Adige e il Veneto, la Valsugana ha infatti<br />

da sempre svolto un importante ruolo di passaggio.<br />

Abitata fin dai tempi preistorici, come testimoniano<br />

ritrovamenti a Strigno e Grigno appartenenti<br />

all’Età <strong>del</strong> Bronzo e <strong>del</strong> Ferro.<br />

Nel M<strong>ed</strong>ioevo, Borgo costituiva già il centro umano<br />

e civile più importante di tutta la zona.<br />

Nel 1796, la Valsugana, fu occupata dalle armate<br />

francesi comandate da Napoleone, che lasciarono alcune<br />

testimonianze nel centro storico di Borgo.<br />

Dal 1805 al 1810 fece parte <strong>del</strong> regno di Baviera,<br />

dal 1810 al 1814 <strong>del</strong> Regno italico e quindi di nuovo<br />

<strong>del</strong>l’Austria. Durante il primo conflitto mondiale la valle<br />

fu occupata dalle truppe italiane e, nel 1916, in parte<br />

rioccupata dalla “Strafexp<strong>ed</strong>ition” austriaca.<br />

Dal 1920, insieme al resto <strong>del</strong> Trentino,<br />

venne definitivamente annessa all’Italia.<br />

La guerra devastò in modo rovinoso il territorio,<br />

in particolare l’abitato di Borgo, e gran parte<br />

dei paesi dovettero essere in seguito ricostruiti.


GRIGNO (TN)<br />

ANTICA PIEVE SS. GIACOMO E CRISTOFORO<br />

1 - 30 luglio 2012<br />

Collocato all’estremità orientale <strong>del</strong>la Valsugana, tra<br />

Trentino e Veneto, il piccolo borgo di Grigno con le sue<br />

frazioni e il territorio che circostante conserva singolari e<br />

preziosissime testimonianze di diversi periodi storici.<br />

A nord <strong>del</strong>la piana di Marcesina a 1240 metri di quota si<br />

trova il Riparo Dalmeri, un riparo sottoroccia frequentato<br />

da cacciatori preistorici e databile a circa 13.000 anni fa.<br />

I reperti riportati alla luce durante gli oltre venti anni di<br />

scavi (pietre dipinte, resti di attività di caccia e pesca) sono<br />

tra i più antichi e significativi <strong>del</strong>l’intero arco alpino. Il sito<br />

archeologico è visitabile in gran parte <strong>del</strong>l’anno e nell’estate<br />

<strong>del</strong> 2011 è stato munito di un nuovo centro visitatori.<br />

Al centro <strong>del</strong>l’abitato di Grigno si trova l’Antica Pieve dei<br />

Santi Giacomo e Cristoforo risalente al XIII – XIV secolo.<br />

La chiesa presenta al suo interno un connubio di stili non<br />

comune e i due momenti principali <strong>del</strong>la costruzione,<br />

gotico e rococò, caratterizzano rispettivamente le navate<br />

e il presbiterio. Gli affreschi e gli stucchi decorativi, gli<br />

altari e i capitelli rendono l’Antica Pieve, oggi sconsacrata<br />

e restaurata, lo spazio ideale per ospitare mostre d’arte e<br />

concerti.<br />

Il territorio che attualmente coincide con il Comune di<br />

Grigno è stato a lungo e resta ancora oggi una zona di<br />

confine: tra l’Impero Austroungarico e il Regno d’Italia in<br />

passato, tra la Provincia Autonoma di Trento e la Regione<br />

Veneto oggi. A in<strong>del</strong>ebile testimonianza di questa condizione<br />

resta il Trincerone, un’opera rara per imponenza e<br />

architettura. Si tratta di un manufatto bellico in calcestruzzo<br />

parzialmente armato realizzato dal genio militare italiano<br />

nel 1915 con l’obiettivo di bloccare un’eventuale avanzata<br />

<strong>del</strong>l’esercito austroungarico in Valsugana durante la Grande<br />

Guerra. Costruito sbancando e rialzando l’argine sinistro<br />

<strong>del</strong> torrente Grigno, il Trincerone è una postazione di difesa<br />

coperta che si sviluppa, tagliando trasversalmente la valle,<br />

per circa settecento metri.<br />

13


15<br />

IL TESINO


CASTELLO TESINO<br />

Incastonato all’interno <strong>del</strong>l’omonimo altopiano tra i monti Picosta e Agaro, Castello Tesino è il maggiore dei tre<br />

centri abitati <strong>del</strong>la Valle <strong>del</strong> Tesino. Possi<strong>ed</strong>e numerose frazioni e le più vaste distese di boschi <strong>del</strong> Trentino,<br />

da Celado al Passo <strong>del</strong> Brocon. Centro turistico estivo e invernale è da sempre uno dei luoghi turistici più<br />

frequentati <strong>del</strong> Trentino.<br />

Il paese offre la possibilità di piacevoli gite in mezzo alla natura, passeggiate con itinerari molto semplici,<br />

possibilità di escursioni su sentieri attrezzati, gite con guide qualificate o con operatori ambientali, visite guidate<br />

alle grotte e ai loro laghetti sotterranei. Utilizzando le pareti granitiche <strong>del</strong>la vicina cima d’Asta (m. 2.847)<br />

e i versanti rocciosi <strong>del</strong> Lagorai che chiudono la valle a nord è possibile effettuare scalate anche molto<br />

impegnative. Il comune confina inoltre con Canal San Bovo a nord-est, Pieve Tesino a nord-ovest, con Cinte<br />

Tesino, Grigno e la Valsugna a sud. Il comune, inoltre, per lungo tratto confina, ad est coi comuni di Lamon e<br />

Arsiè <strong>del</strong> vicino Veneto.<br />

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Castello Tesino ha degli ins<strong>ed</strong>iamenti retici, ancora visibili sul colle di San Ippolito, prec<strong>ed</strong>enti all’epoca<br />

romana e databili V-VI secolo a.C. Con l’espansione verso nord <strong>del</strong>l’impero romano, la zona costituiva un ottimo<br />

avamposto per le legioni romane che transitavano sulla via Claudia Augusta (la famosa strada romana che da<br />

Altino raggiungeva Augsburg e il Danubio). Sul colle di San Ippolito sorse così un fortilizio romano e attorno ad<br />

esso il centro abitato da cui è derivato Castello Tesino.<br />

Da v<strong>ed</strong>ere la chiesa m<strong>ed</strong>ioevale di Sant’Ippolito con il suo prezioso ciclo di affreschi e con i vicini scavi archeologici,<br />

la grotta di Castello Tesino, il parco La Cascatella, l’altopiano di Celado con le sue vaste praterie, le Marande e<br />

suoi impianti di risalita, il Passo Brocon con il famoso “Trodo dei fiori”.<br />

Il paese è dotato di scuole elementari e m<strong>ed</strong>ie inferiori, servizio sanitario, farmacia, servizio d’emergenza 118,<br />

vigili <strong>del</strong> fuoco, ufficio postale, banca con servizio bancomat, alberghi e campeggi, biblioteca pubblica, cinemateatro,<br />

campi da calcio, bocce e tennis, splendide piste da sci. A Castello Tesino, ha inoltre s<strong>ed</strong>e Palazzo Gallo,<br />

s<strong>ed</strong>e <strong>del</strong> Centro di documentazione <strong>del</strong> lavoro nei boschi, dove è ospitata una mostra permanete sul lavoro dei<br />

boschi.<br />

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PIEVE TESINO<br />

Pieve Tesino presenta un centro storico strettamente relazionato al terreno a ripiani rocciosi su cui poggia, dove<br />

eleganti <strong>ed</strong> imponenti <strong>ed</strong>ifici, concorrono a formare un nucleo compatto che è arrivato pressoché immutato sino<br />

ai giorni nostri. Di particolare interesse Piazza Maggiore, imponente <strong>ed</strong> armoniosa al tempo stesso, semplice<br />

<strong>ed</strong> essenziale nelle forme, quanto elegante e ricca nei contrasti cromatici e chiaroscurali, evidenti soprattutto<br />

laddove gli <strong>ed</strong>ifici sono messi in risalto dal grigio salesà, nel porticato quattrocentesco <strong>del</strong> vecchio Municipio,<br />

sotto i quali si riunivano i capifamiglia (Vicini) per prendere le decisioni più importanti sulle sorti <strong>del</strong>le Comunità.<br />

La piazza di Pieve è il cuore <strong>del</strong> paese, fulcro attorno a cui gravitano tutti gli <strong>ed</strong>ifici e le case padronali <strong>del</strong> XIII – XIX secolo.<br />

In piazza Garibaldi è stata inaugurato nel 2006 il Museo Casa Alcide De Gasperi. Il museo sorge in centro paese,<br />

all’inizio <strong>del</strong>la via d<strong>ed</strong>icata allo statista, nella casa dove è nato il 3 aprile 1881, <strong>ed</strong> ha lo scopo di far conoscere al<br />

visitatore la vita e l’opera di un protagonista <strong>del</strong>la storia sia italiana che europea <strong>del</strong> XX secolo.<br />

Salendo lungo via Rovigo, strada che porta alla Chiesa, nell’ex <strong>ed</strong>ificio scolastico funziona ormai da anni il Centro<br />

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Studi Alpino “Alcide De Gasperi” <strong>del</strong>l’Università degli Studi <strong>del</strong>la Tuscia: un’appendice <strong>del</strong>l’Ateneo Viterbese.<br />

Oltre agli <strong>ed</strong>ifici ad uso civile, il Tesino si distingue per l’elevato numero di chiese presenti su tutto il territorio.<br />

La Pieve <strong>del</strong>l’Assunta di Pieve Tesino ne è un esempio rappresentativo, con il suo stile gotico ricco di volumi che<br />

movimentano le facciate e slanciano l’<strong>ed</strong>ificio verso l’alto, soprattutto grazie all’imponente campanile.<br />

Il grande parco dal quale si domina l’intera Conca <strong>del</strong> Tesino, ospita poi un’altra bella chiesa, in stile romanico<br />

e risalente al 1400 eretta come ex voto in seguito alla peste <strong>del</strong> 1457: si tratta <strong>del</strong>la Chiesa di San Sebastiano,<br />

le cui caratteristiche evidenziano come spazi costruiti e naturali possano armoniosamente fondersi in un<br />

complesso unico.<br />

L’area è caratterizzata anche da un notevole numero di malghe, grandi <strong>ed</strong>ifici in pietra di proprietà quasi<br />

esclusivamente pubblica, utilizzati per l’alpeggio <strong>del</strong> bestiame. Uno dei laghi più famosi <strong>del</strong>la zona è quello<br />

di Costabrunella: situato poco oltre i 2000 metri di quota, ha una superficie relativamente contenuta pari a<br />

circa 110 mila mq, ma vanta una profondità da primato se si considerano la sua altitudine e la sua estensione,<br />

addirittura 60 m. Queste caratteristiche lo fanno ritenere uno dei più profondi <strong>del</strong>l’intero arco alpino.<br />

Nei prati <strong>del</strong> Coldanè, antistanti il paese di Pieve e nel cuore <strong>del</strong>la Conca Tesina sono adagiati i green <strong>del</strong> campo<br />

da golf La Farfalla, che offrono al principiante e al golfista esperto opportunità sportive adeguate. Il percorso è<br />

inserito in un paesaggio verde, punteggiato dai tre paesi di Castello, Pieve e Cinte, e coronato dai contrafforti di<br />

Cima d’Asta.<br />

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CINTE TESINO<br />

Villaggio adagiato sul vasto ripiano morenico, sulle pendici orientali <strong>del</strong> Monte Mezza, Cinte Tesino risale<br />

probabilmente al I sec d.C., quando costituiva un vero e proprio centro da cui i soldati romani controllavano la<br />

sottostante Via Claudia Altinate.<br />

Completamente distrutto dal nefasto incendio <strong>del</strong> 1876 e dai successivi bombardamenti <strong>del</strong> nostro secolo, oggi,<br />

Cinte Tesino appare come un centro composto da case in pietra recentemente dipinte a formare un mosaico<br />

multicolore<br />

L’area è caratterizzata anche da un notevole numero di malghe tra cui Arpaco, Tonarezza,Val Corbelle, Valarica e<br />

Vallorsella.<br />

Queste testimonianze materiali, unite a quelle orali di coloro che hanno vissuto gran parte dei secoli scorsi,<br />

riportano alla mente i ritmi legati allo scorrere <strong>del</strong>le stagioni e alle attività agricole e ricordano il pendolarismo tra<br />

i pascoli di mezza costa e il fondovalle.<br />

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Oltre alle malghe presenti in paese, si segnala la Casa <strong>del</strong> moleta, in cui il Comune vuole creare un museo<br />

d<strong>ed</strong>icato all’opera degli arrotini e degli ambulanti. Di rilievo anche l’arboreto, un’area floristica, e l’area venatoria,<br />

dove i responsabili <strong>del</strong> museo di Scienze naturali di Trento eseguono la cattura degli uccelli migratori e il loro<br />

inanellamento per studi e ricerche scientifiche.<br />

Dal punto di vista architettonico, di notevole rilievo risulta la Chiesa di S. Lorenzo. Risalente agli inizi <strong>del</strong> XV<br />

secolo e ricostruita dopo l’incendio <strong>del</strong> 1876, si distingue per la luminosissima facciata in pietra bianca, marcata<br />

profondamente dall’alto campanile, staccato di alcuni metri dal rimanente corpo di fabbrica. Internamente, l’unica<br />

navata è decorata da stucchi di pregevole fattura <strong>ed</strong> è arricchita da un magnifico tabernacolo e dalle statue di S.<br />

Lorenzo e S. Stefano.<br />

Le strutture sportive, un vicino campo da golf, fanno poi <strong>del</strong> piccolo abitato una piacevole e sorridente alternativa<br />

alle mete turistiche più tradizionali<br />

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BIENO<br />

Situato a pochi chilometri dalla vicina SS 47, l’abitato di Bieno, con meno di 500 abitanti, è una prima piccola<br />

finestra <strong>del</strong> Tesino sulla Valsugana.<br />

Posto a 815 m. di altitudine, con un’ottima esposizione, il paese, è un’antico borgo legato alla storia e alla<br />

cultura dei girovaghi <strong>ed</strong> è famoso per i suoi esperti scalpellini che si d<strong>ed</strong>icavano ad estrarre il granito dalle<br />

vicine cave di Rava.<br />

Bieno è stato infatti <strong>ed</strong>ificato a cavallo <strong>del</strong>l’estremità Sud <strong>del</strong> lungo promontorio morenico che separa il letto <strong>del</strong><br />

torrente Gallina da quello <strong>del</strong> rio Lusùmina.<br />

È dominato dalle pareti <strong>del</strong>l’importante catena di montagne denominata Sottogruppo di Rava, certamente, una<br />

<strong>del</strong>le più suggestive appendici che si dipartono dal nodo centrale <strong>del</strong> massiccio di Cima d’Asta.<br />

Bieno, gode di un turismo stagionale <strong>ed</strong> è punto di partenza per numerose escursioni. Da segnalare quelle che,<br />

passando attraverso le emozioni <strong>del</strong> Lago di Mezzo (2.030 m.) e <strong>del</strong> Lago Grande (2.125 m.), conducono a Cimon<br />

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Rava (2.436 m.) e quelle che portano sul Monte Lefre, dalla cui cima si gode una <strong>del</strong>le più belle viste su di un<br />

tratto <strong>del</strong>la Bassa Valsugana.<br />

Per chi è di passaggio, un po’ di tempo si può d<strong>ed</strong>icare alla vista <strong>del</strong>la chiesa di San Biagio, ricordata già nel<br />

1531 e ricostruita, su di un prec<strong>ed</strong>ente <strong>ed</strong>ificio, nel 1606. Di particolare pregio sono alcune statue lignee <strong>del</strong><br />

Settecento e la fonte battesimale di fine Cinquecento.<br />

Da segnalare anche il maestoso tiglio secolare di Maso Weiss, un monumento naturale sorto e cresciuto in<br />

località Casetta, a pochi chilometri dall’abitato.<br />

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IL SIMPOSIO LA MOSTRA E I SUOI ARTISTI<br />

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IL PIÙ BEL SIMPOSIO DI SCULTURA IN <strong>LEGNO</strong> D’ITALIA<br />

RENZO FRANCESCOTTI - SCRITTORE E CRITICO D’ARTE<br />

Erano i primi mesi <strong>del</strong> 2002 quando l’amico dott. Remo Tomasetti mi venne a trovare a casa: voleva parlarmi <strong>del</strong><br />

suo progetto di creare a Castello Tesino un concorso di scultura in <strong>legno</strong> dal titolo “<strong>Luci</strong> <strong>ed</strong> <strong>ombre</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong>”.<br />

Ero d’accordo di presi<strong>ed</strong>ere la Giuria?<br />

Pochi mesi prima, nell’agosto <strong>del</strong> 2001, dopo quattro anni di presidenza <strong>del</strong>la Giuria, a conclusione <strong>del</strong><br />

XIII Concorso Internazionale di Scultura su Legno di Madonna di Campiglio, avevo rinunciato all’incarico di<br />

presidente. A quell’incarico mi avevano chiamato gli organizzatori su iniziativa <strong>del</strong>l’amico scultore prof. Renato<br />

Ischia.<br />

Il concorso di Campiglio era rimasto interrotto per anni, andato in crisi dopo nove <strong>ed</strong>izioni portate avanti con<br />

varie formule. Con Ischia lo rilanciammo, rinnovandolo, facendolo diventare il più importante <strong>del</strong> Trentino.<br />

Ma dopo quattro <strong>ed</strong>izioni da me presi<strong>ed</strong>ute mi dimisi: in parte per divergenze di v<strong>ed</strong>ute con l’amico Ischia,<br />

ma soprattutto con gli organizzatori. Sono abituato a lavorare sentendo e costruendo attorno a me un’aria di<br />

collaborazione, di fiducia, di entusiasmo: se queste componenti si raffr<strong>ed</strong>dano, si incrinano, vengono meno,<br />

lascio perdere. Mi sono sempre considerato un uomo libero, pagando dazio, in ogni caso “povero ma bello”.<br />

Il Concorso di Campiglio andò avanti per tre anni e poi morì.<br />

Quando il dott. Tomasetti mi venne a cercare ne fui contento: chissà che nel “povero” Castello Tesino non si<br />

potesse realizzare ciò che nella ricca Madonna di Campiglio no nera stato possibile…<br />

Così cominciammo da zero: e fu “buona la prima”.<br />

Quindici partecipanti alla Prima <strong>ed</strong>izione (2002) <strong>del</strong> Simposio “<strong>Luci</strong> <strong>ed</strong> <strong>ombre</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong>”, internazionale:<br />

presenti uno svizzero e un francese, tutti raccolti i un catalogo a colori, corr<strong>ed</strong>ato da un curriculum, da una foto<br />

<strong>del</strong>l’artista e da quella di un’opera. Un catalogo distribuito gratuitamente a tutti gli interessati, non lussuoso<br />

ma importante, per creare un rapporto di conoscenza e simpatia tra l’operatore e il fruitore, ovvero (per dirla<br />

in termini meno sociologistici) tra gli artisti e il pubblico. Nella ricca Madonna di Campiglio niente <strong>del</strong> genere<br />

era stato fatto.<br />

Quella Prima <strong>ed</strong>izione (2002), sempre svoltasi come le altre nell’ultima settimana di luglio, vide il premio<br />

<strong>del</strong>la Giuria assegnato al vicentino di Villaga <strong>Luci</strong>no De Marchi con l’opera “La finestra sul cielo”. Il premio<br />

<strong>del</strong> pubblico, assegnato m<strong>ed</strong>iante votazione per sch<strong>ed</strong>e, andò al trentino di Ossana Giulio Taraboi, per la sua<br />

scultura “Mutazione”.<br />

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Il successo <strong>del</strong>la manifestazione, oltre che dalla bontà <strong>del</strong>l’organizzazione e dalla serietà <strong>del</strong>la Giuria, arrivò<br />

soprattutto dal rapporto di dialogo che si poté accendere tra i residenti e i turisti ospiti di Castello Tesino e gli<br />

artisti, strategicamente dislocati negli spazi aperti <strong>del</strong> paese, posti nelle condizioni migliori per rapportarsi<br />

con la popolazione e tra di loro (condizioni che erano fondamentalmente mancate, ad esempio, a Madonna di<br />

Campiglio, che un paese, una comunità non è mai stata…).<br />

La Seconda <strong>ed</strong>izione (2003), vide la partecipazione di 15 artisti selezionati (tra i quali cinque stranieri),a cui<br />

furono aggiunti due artisti locali, iscritti d’ufficio.<br />

E fu proprio uno straniero, il francese Henri Patrick Stein, già vincitore di numerosi primi premi in vari paesi <strong>del</strong><br />

mondo, tra i quali Canada e Cina, ad aggiudicarsi il primo premio con l’opera “Piuma di poesia”, definita dalla<br />

Giuria nella sua motivazione “all’insegna <strong>del</strong>la leggerezza, <strong>del</strong>la stilizzazione <strong>del</strong>le forme, sospesa tra realtà,<br />

simbolo e sogno”. Il premio <strong>del</strong> pubblico andò al trentino di Viarago di Pergine Claudio Boneccher, per la sua<br />

“Sintonia”.<br />

Anche la Terza <strong>ed</strong>izione (2004) di “<strong>Luci</strong> <strong>ed</strong> <strong>ombre</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong>” vide la partecipazione di 15 scultori (tre gli stranieri)<br />

più tre locali. Vinse il premio <strong>del</strong>la Giuria il bellunese di Carve di Mel, Beppino Lorenzet , (anch’egli vincitore di<br />

numerosi premi a vari Simposi), con la scultura “Deposizione”, definita nella motivazione <strong>del</strong>la Giuria “un’opera<br />

di intensa forza espressionistica che rinnova, con sensibilità moderna, il soggetto sacro <strong>del</strong>le Deposizioni”. Il<br />

premio <strong>del</strong> pubblico andò al valdostano di Carema (Torino) Giuseppe Bettoni per l’opera “È arrivato nonno Pino”.<br />

La Quarta <strong>ed</strong>izione (2005) <strong>del</strong> Simposio di Castello Tesino confermò il numero di 15 partecipanti, oltre a tre<br />

locali, con la partecipazione record di cinque artisti stranieri, vale a dire un terzo degli artisti selezionati.<br />

Ed è proprio ad un artista straniero, lo svizzero Jean Paul Falcioni, nativo di Sion, ad aggiudicarsi il premio<br />

<strong>del</strong>la Giuria con la scultura “Poesia e mistero”. Falcioni si rivelò come un artista colto e raffinato, esprimendosi<br />

attraverso una scultura di simboli, inusuale nella scultura in <strong>legno</strong>, (il tronco di cirmolo, ovvero di pino-cembro,<br />

alto m. 1.80, che viene affidato a ogni concorrente). L’artista svizzero, frazionando la materia ne dilatò le<br />

possibilità spaziali. Vincitore <strong>del</strong> premio <strong>del</strong> pubblico, per la prima volta un artista locale, Andrea Dietre” di<br />

Torcegno, autodidatta, con l’opera “El kromero”, monumento al venditore ambulante di stampe <strong>del</strong> Tesino che<br />

nei secoli arrivò con le sue stampe in tutta Europa.<br />

Non bisogna tralasciare che anche questa <strong>ed</strong>izione - come e più <strong>del</strong>le prec<strong>ed</strong>enti- è stata affiancata da una<br />

serie di manifestazioni culturali uscite anche dal paese: come la rassegna cinematografica “Scultura Uomo<br />

Territorio” realizzata in collaborazione con il Filmfestival Internazionale di Montagna Esplorazione Avventura<br />

“Città di Trento”, in collaborazione con la sezione Sat <strong>del</strong> Tesino; oltre che dalla consueta serata in cui tutti gli<br />

artisti si autopresentano, parlando <strong>del</strong> loro lavoro, <strong>del</strong>la loro idea di arte.<br />

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Poi ci fu il colpo d’ala.<br />

Promossa dal Centro di Documentazione <strong>del</strong> lavoro nei Boschi presi<strong>ed</strong>uto dall’infaticabile dott. Remo Tomasetti,<br />

con la collaborazione <strong>del</strong>l’Agenzia Provinciale <strong>del</strong>l’Ambiente, <strong>del</strong>l’APT per il Turismo Lagorai Valsugana orientale,<br />

<strong>del</strong>la Cassa Rurale <strong>del</strong> Tesino, <strong>del</strong> Consorzio dei Comuni BIM Brenta, col supporto di tutti i Comuni <strong>del</strong> Tesino<br />

(Castello, Pieve, Cinte e Bieno), l’<strong>ed</strong>izione <strong>del</strong> 2006, la quinta si decentrò su tutto l’altopiano. Il numero degli<br />

artisti invitati (con un notevole accrescimento <strong>del</strong>l’impegno economico) si dilatò a 27, di cui tre locali, mantenendo<br />

il nucleo più numeroso a Castello (comune che supporta il maggior onere finanziario), ma dislocandosi anche<br />

nei centri di Pieve, Cinte e Bieno: un esempio raro di sinergie che vanno al di là dei campanilismi, guardano al<br />

di là degli steccati degli orti <strong>del</strong> villaggio.<br />

I premi in denaro furono portati a tre.<br />

Questa la graduatoria finale <strong>del</strong>la quinta <strong>ed</strong>izione <strong>del</strong> Simposio, non più solo di Castello Tesino, ma più<br />

ampiamente, <strong>del</strong> Tesino.<br />

Il primo premio andò al giovane ladino di Campitello di Fassa Matthias Sieff, per la prima volta presente al<br />

Simposio, per la scultura “Sguardo al futuro”; secondo premio a Giacomo Mezzomo di Mel (Belluno) per “No!<br />

Non tagliare quell’albero. Lo hai abbattuto ma ti ha ucciso”. Terzo premio ad Aldo Pallaro di Piombino Dese<br />

(Padova) per “Riflessioni sul cirmolo”.<br />

Il premio <strong>del</strong> pubblico fu aggiudicato a Renato Borsato di Curtarolo (Padova) con l’opera “Per raggiungere il<br />

traguardo”.<br />

Altra novità <strong>del</strong>la quinta <strong>ed</strong>izione fu quella di proiettare fuori dei confini regionali, in una serie di mostre, i tre<br />

artisti vincitori <strong>del</strong> premio <strong>del</strong>la Giuria: cominciando dalla Galleria “Atrebates” di Dozza, la cittadina non distante<br />

da Bologna, famosa per i suoi murali, (tra cui due <strong>del</strong> grande artista trentino Riccardo Schweizer, dipinti proprio<br />

nei pressi <strong>del</strong>la Galleria). Le mostre proseguirono, ancora in provincia di Bologna, a Zola P<strong>ed</strong>rosa e Argelato,<br />

quindi a Riolo Terme (Ravenna) e Viterbo. Per concludere in Trentino, a Trento, Borgo Valsugana e Cinte Tesino.<br />

Ognuno dei tre giovani scultori espose cinque opere. Assieme a loro fu scelto un “padrino”, vale a dire Livio<br />

Conta, uno dei massimi scultori trentini, di notorietà internazionale, anche lui con cinque opere di scultura in<br />

<strong>legno</strong>.<br />

Complessivamente quindi, venti sculture lignee hanno viaggiato in otto centri d’Italia, corr<strong>ed</strong>ate da un corposo,<br />

apposito catalogo.<br />

La Sesta <strong>ed</strong>izione (2007) <strong>del</strong>la manifestazione estesa a tutto l’altopiano <strong>del</strong> Tesino ha ribadito il guadagno di<br />

quota. Questi gli artisti premiati tra i 27 selezionati.<br />

Per la prima volta il primo premio venne assegnato ad una donna, la bolognese Daniela Romagnoli per l’opera<br />

“Ispirazione all’eterno”. Il secondo premio andò al ladino Matthias Sieff (già vincitore l’anno prec<strong>ed</strong>ente) con la<br />

scultura “Prima <strong>del</strong> dunque”; il terzo premio se lo aggiudicò il giovane scultore trentino di Folgaria Alessandro<br />

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Pavone (esordiente al Simposio <strong>del</strong> Tesino), con la scultura “ Salvan: l’uomo selvatico”. Il premio <strong>del</strong> pubblico<br />

andò all’altoatesino di Bressanone Fabian Feichter con l’opera “No! Perché lo uccidi?”<br />

Cinque opere di ciascuno dei tre premiati dalla Giuria più altre cinque sculture <strong>del</strong> “padrino” vennero esposte<br />

in sei centri d’Italia: oltre che a Dozza, Borgo Vasugana e Pieve Tesino, a Forlì (nella s<strong>ed</strong>e <strong>del</strong>l’Oratorio San<br />

Sebastiano), a Ravenna (nella sala <strong>del</strong>l’ex Tribunale) e a Ferrara, nel prestigiosissimo complesso <strong>del</strong> Palazzo<br />

dei Diamanti. Migliaia furono i visitatori <strong>del</strong>le mostre, particolarmente interessati alle insolite sculture in <strong>legno</strong>.<br />

Come “padrino” venne scelto il trentino Renato Ischia, formatosi in tr<strong>ed</strong>ici anni di studio e lavoro a Parigi, con<br />

al suo attivo opere pubbliche e private in Italia e all’estero, che nel <strong>legno</strong> ci ha regalato alcune <strong>del</strong>le sue opere<br />

più eccezionali.<br />

La Settima <strong>ed</strong>izione (2008) si è quindi proposta con <strong>del</strong>le belle carte da giocare: 27 gli artisti selezionati, di<br />

varie nazioni, dislocati nei quattro centri <strong>del</strong>l’altopiano, sempre seguiti da un pubblico molto interessato,<br />

che nei sei giorni di realizzazione <strong>del</strong>le sculture dialogava con l’artista. A riprova che il Simposio di scultura<br />

in <strong>legno</strong> <strong>del</strong> Tesino si è imposto come la maggior attrattiva culturale <strong>del</strong>l’altopiano <strong>ed</strong> è molto attesa da<br />

residenti e ospiti.<br />

Il vicentino <strong>Luci</strong>ano De Marchi, vincitore <strong>del</strong>la prima <strong>ed</strong>izione, a sette anni di distanza ritorna ad aggiudicarsi<br />

il primo premio con l’opera “Vita”, definita nella motivazione <strong>del</strong> verbale <strong>del</strong>la Giuria “ un’opera elegante e<br />

rigorosa”. Al secondo posto un bellunese, Paolo Schenal, con l’opera “Timidezza”. Al terzo posto un altro<br />

bellunese, di Mel, Giovanni Mezzomo con l’opera “42° tiro Dolomiti. Mezzomo aveva già vinto il secondo<br />

premio nella quinta <strong>ed</strong>izione.<br />

Il Trentino questa volta si dovette accontentare con il premio <strong>del</strong> pubblico aggiudicato a Rom<strong>ed</strong>io Leonardi,<br />

di Preore in Val Giudicarie.<br />

Questa settima <strong>ed</strong>izione registrò un fatto nuovo, mai prima accaduto: vale a dire la partecipazione fuori<br />

concorso di Matthias Sieff, già vincitore di un primo e di un secondo posto nelle due prec<strong>ed</strong>enti <strong>ed</strong>izioni.<br />

Qualcuno se n’era “lamentato”. Ma a norma di regolamento Sieff non poteva essere escluso dal Simposio:<br />

così fu invitato a parteciparvi fuori concorso. Giusto però che avesse in qualche modo un compenso. Si pensò<br />

ad un esposizione di sue opere a fianco di quelle dei tre vincitori e <strong>del</strong> “padrino”, riducendo (per ragioni<br />

logistiche) a quattro per ciascuno degli scultori le opere esposte (sempre quindi complessivamente 20).<br />

Altra novità: poiché non si è ritenuto che esistessero in Trentino - dopo Conta e Ischia - altri maestri di<br />

scultura in <strong>legno</strong> di alta caratura (in attesa che se ne affermi qualcun altro) gli organizzatori hanno pensato<br />

(rimanendo in regione) di attingere alla confinante provincia di Bolzano. La scelta <strong>del</strong> “padrino” è caduta sul<br />

gardenese Adolf Vallazza, famoso scultore che ,utilizzando legni trovati carichi di storie e memorie, elabora<br />

le sue sculture di simboli e archetipi alpini.<br />

Nel 2009 quindi sono viaggiate per l’Italia, a Dozza, Ferrara (Palazzo, dei Diamanti), Bologna (Osp<strong>ed</strong>ale<br />

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Malpighi), Cervia, Borgo Valsugana e Castello Tesino le opere di cinque scultori: Vallazza, Sieff, De Marchi,<br />

Schenal e Mezzomo.<br />

Il Simposio “<strong>Luci</strong> <strong>ed</strong> <strong>ombre</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong>” è dunque una <strong>del</strong>le uniche manifestazioni artistiche trentine che, invece<br />

di importare cultura, la esportano.<br />

L’Ottava Edizione (2009) registrò una partecipazione record con artisti di ben otto nazioni. Tutti e tre i premiati<br />

furono nomi nuovi: un trentino, un bellunese, un gardenese. Vincitrice (per la seconda volta nella storia <strong>del</strong><br />

Simposio) una donna, Lara Steffe nata a Cavalese e residente a Moena, in Val di Fassa, con l’opera “Nell’aria<br />

libera”. Al secondo posto Mario Iral di Belluno con “Lo scultore e la sua opera”. Al terzo Vinzenz Senoner di<br />

Santa Cristina in Val Gardena con l’opera “Il primo amore”. E’ da sottolinea il fatto, <strong>del</strong> tutto nuovo, che Senoner<br />

vinse anche, alla grande, il premio <strong>del</strong> pubblico - uscito da ben 600 sch<strong>ed</strong>e - a dimostrazione che il gusto <strong>del</strong><br />

pubblico con gli anni è maturato, venendo ad accostarsi a quello <strong>del</strong>la giuria. I premiati, ognuno con cinque opere<br />

sono girati per l’Italia, avendo come padrino un prestigioso scultore gardenese, Hermann Josef Runggaldier.<br />

La Nona <strong>ed</strong>izione (2010) ha registrato la partecipazione di artisti di sette nazioni con la novità di nove artisti<br />

turchi <strong>del</strong>l’Università di Mimar Sinam Art di Istambul, ospiti <strong>del</strong> Simposio. Il pubblico premiò Lara Steffe, già<br />

vincitrice <strong>del</strong> primo premio attribuito dalla Giuria l’anno prec<strong>ed</strong>ente; una menzione speciale andò alle opere<br />

di Alessandro Pagnoni di Gussago (BS) e <strong>Luci</strong>ano De Marchi di Campiglia dei Berici (VI), Segnalati in ordine<br />

di graduatoria Mario Iral di Padova con l’opera “Questione nodale”, Lara Steffe di Moena (TN) con “Ricùcimi<br />

l’anima” e Gianluigi Zeni di Mezzano di Primiero (TN)con la scultura “Si sta come in primavera sugli alberi le<br />

foglie”. Il primo posto venne aggiudicato al nome nuovo di Enrico Challier di Frossasco (TO) con “Volevo volare”.<br />

Il secondo posto fu guadagnato da Vinzenz Senoner (già vincitore <strong>del</strong> terzo premio e di quello <strong>del</strong> pubblico<br />

l’anno prec<strong>ed</strong>ente), con la scultura “Ricordo <strong>del</strong> passato”. Il terzo premio venne vinto dal ceco Pavel Špelda<br />

con la scultura “La primavera”. Anche quello di Špelda è un nome nuovo, così come è nuova e significativa la<br />

partecipazione <strong>del</strong>la Repubblica Ceca. Anche questi artisti v<strong>ed</strong>ranno nel 2011 le loro opere esposte nella mostra<br />

itinerante per alcune regioni <strong>del</strong>l’Italia Settentrionale. Tornerà ad essere “padrino” l’artista trentino Livio Conta,<br />

dopo che lo era già stato nella quinta <strong>ed</strong>izione.<br />

La decima <strong>ed</strong>izione (2011) ha visto la partecipazione di 27 artisti su una ottantina di iscritti di otto nazioni: per<br />

la prima volta sono arrivati dal Canada due concorrenti (donne) e un partecipante dalla Repubblica di Taiwan.<br />

Il primo premio assegnato dalla Giuria è andato (per la terza volta) a una donna Isabella Corni di Strambino<br />

(Torino), esordiente al Simposio, con l’opera “Tuffo nella poesia”. Il secondo premio se lo è aggiudicato Paolo<br />

Moro di Trichiana (Belluno) con l’opera “L’attesa”; il terzo è andato a Fulvio Borgogno di San Germano Chisone<br />

(Torino), (anche lui un nome nuovo) con l’opera “Fukushima”. Segnalati Enrico Challier di Frossasco (Torino),<br />

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vincitore <strong>del</strong>’<strong>ed</strong>izione prec<strong>ed</strong>ente, per l’opera “Il mare bello è quello che non navigammo”; Marco Martello di<br />

Velo d’Astico (Vicenza) con “Etnico abbraccio” e Gianluigi Zeni di Mezzano (Trento) con l’opera “Generazione<br />

futura”. Il premio <strong>del</strong> pubblico è stato assegnato a Pavel Spelda,<strong>del</strong>la Repubblica Ceca, già vincitore <strong>del</strong> terzo<br />

premio nell’<strong>ed</strong>izione prec<strong>ed</strong>ente.<br />

I tre artisti premiati, tenuti “sotto le ali” dal “padrino”, lo scultore trentino Simone Turra - ognuno con cinque<br />

sculture - saranno esposti nel corso <strong>del</strong> 2012 in una mostra itinerante che toccherà varie città <strong>del</strong>l’Italia<br />

settentrionale e centrale.<br />

Un bilancio dopo dieci <strong>ed</strong>izioni.<br />

Quando abbiamo chiesto ai partecipanti di “<strong>Luci</strong> e <strong>ombre</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong>” <strong>del</strong> Tesino una loro impressione, un loro<br />

giudizio sulla manifestazione (e in molti casi non abbiamo avuto nemmeno avuto bisogno di chi<strong>ed</strong>ere), in molti<br />

che avevano partecipato ad analoghi Simposi n Italia e all’estero ci hanno risposto: “È il più bel Simposio di<br />

scultura in <strong>legno</strong> d’Italia!”<br />

Impressioni e giudizi che sono supportati da concreti dati di fatto, che fanno <strong>del</strong> Concorso <strong>del</strong> Tesino quello che<br />

è divenuto nell’arco di pochi anni, per quattro fondamentali caratteristiche, che solo esso - quanto meno in Italia<br />

- possi<strong>ed</strong>e :<br />

- d<strong>ed</strong>ica agli artisti ben due cataloghi. Se è già è eccezionale che i Simposi di scultura in <strong>legno</strong> siano supportati<br />

da un catalogo in cui tutti i concorrenti selezionati siano illustrati da una sch<strong>ed</strong>a con i loro curriculum, una<br />

foto <strong>del</strong>l’artista e un’immagine <strong>del</strong>le loro opere più rappresentative, la manifestazione <strong>del</strong> Tesino prev<strong>ed</strong>e<br />

un secondo catalogo d<strong>ed</strong>icato agli artisti vincitori e al loro “padrino”, catalogo che contiene scritti critici e<br />

storici, oltre alle immagini <strong>del</strong>le opere più esemplari dei tre artisti premiati e <strong>del</strong> loro “padrino”;<br />

- si disloca in ben quattro Comuni, ognuno con la presenza degli artisti che realizzano le loro opere a contatto<br />

<strong>del</strong> pubblico;<br />

- può vantare la partecipazione-record di quasi trenta artisti italiani e stranieri;<br />

- si proietta fuori dei confini provinciali e regionali con un serie di mostre che fanno conoscere gli scultori in<br />

<strong>legno</strong> sul territorio nazionale, anche in luoghi in cui la scultura in <strong>legno</strong> è poco nota o sconosciuta.<br />

A tutto questo si è arrivati nell’arco di pochi anni, superando manifestazioni che hanno avuto a disposizione<br />

decenni per crescere. È una bella soddisfazione per gli organizzatori, chiamati a consolidare i risultati, cercando<br />

sempre di dare il meglio.<br />

Ci sono, come dovunque, ulteriori margini di miglioramento. Per quanto riguarda la formula non pensiamo<br />

che sia migliorabile più di tanto: è ormai una formula collaudata felicemente. Piuttosto, i pericoli vengono da<br />

altre direzioni: quando il giocattolo è troppo bello, c’è sempre qualcuno che vuol rubartelo, magari solo per<br />

spaccarlo…<br />

31


SIMONE TURRA<br />

Nato 43 anni fa nel Primiero a Transcaqua (a un tiro di<br />

schioppo da Mezzano, il villaggio <strong>del</strong> grande Riccardo<br />

Schweizer), Simone Turra è un ancor giovane ma già<br />

affermato scultore. Ha studiato all’Istituto d’Arte di Pozza<br />

di Fassa, completato i suoi studi a Milano, all’Accademia<br />

di Brera che ha laureato tanti artisti trentini. Dalle sue<br />

Dolomiti, dalle foreste <strong>del</strong>la sua terra Turra non si è mai<br />

voluto staccare (il suo laboratorio ricavato da una vecchia<br />

falegnameria è a Tonadico, confinate col suo paese<br />

natale). Così anche se si serve di altri materiali come<br />

gli antichissimi bronzo, ceramica, marmo, o il moderno<br />

litocemento, sono i materiali <strong>del</strong> suo territorio - il <strong>legno</strong> e<br />

la pietra - quelli che più lo “intrigano”.<br />

È attorno ai trent’anni, nel 2000, che con la sua scultura<br />

“San Sebastiano” (alta solo 58 cm) questo artista varca<br />

la soglia di una conquistata maturità. L’opera è in <strong>legno</strong><br />

policromo (Simone ama patinare i materiali di cui si<br />

serve, sia il <strong>legno</strong> che la pietra), sotto l’insegna di certe<br />

suggestioni martiniane, di stilizzazioni primitivistiche,<br />

che sono la cifra <strong>del</strong> suo stile. Turra si è specializzato<br />

come scultore più che di statue singole di gruppi<br />

32<br />

scultorei in cui le figure, gli elementi, recitano come<br />

in trag<strong>ed</strong>ie greche la loro parte, sospese in un tempo<br />

mitico, metastorico. Di litocemento è il gruppo plastico<br />

“Melusina” (2006). In marmo è il gruppo scultoreo “Il<br />

mercato” (2004), in cui un torso umano in orizzontale<br />

ricorda i torsi classici marmorei (ma anche quelli lignei<br />

di Augusto Murer, pure lui scultore dolomitico); mentre<br />

i busti femminili maschili e femminili sembrano aver<br />

la stessa carica realistica <strong>del</strong>la ritrattistica romana. In<br />

bronzo è il gruppo scultoreo, <strong>del</strong> 2001-2002, “Adamo <strong>ed</strong><br />

Eva” (un tema caro a Simone), in cui si alzano ad altezza<br />

di poco meno di due metri tre figure plastiche misteriose<br />

e potenti: un uomo, una donna, un tronco d’albero.<br />

Infine, in marmo ver<strong>del</strong>lo, la sua opera più impegnativa<br />

(2006-2008) , “Piazza San Marco”, nell’omonima piazza di<br />

Transacqua, sulla riva sinistra <strong>del</strong> Cismon. Quattro statue<br />

(due umane e due vegetali) recitano la loro parte su una<br />

platea lunga sette metri: un uomo e una donna (Adamo<br />

<strong>ed</strong> Eva?), un tronco e un ceppo. È un gruppo plastico che<br />

esprime una forza serena, una vitalità composta, una<br />

quotidianità che diventa mito.


33<br />

“NATURALE”<br />

Legno policromo<br />

cm 47x59x28<br />

Anno 2005


“OMAGGIO A PIERO<br />

<strong>DEL</strong>LA FRANCESCA”<br />

Legno policromo<br />

cm 90x93x32<br />

Anno 2001<br />

34


“SAN SEBASTIANO”<br />

Legno policromo<br />

cm 58x23x14<br />

Anno 2000<br />

35


“PICCOLA FIGURA”<br />

Legno policromo<br />

cm 65x35x14<br />

Anno 1995<br />

A sinistra:<br />

“NATURALE-INNATURALE” (particolare)<br />

Legno policromo<br />

cm 50x55x38<br />

Anno 2005<br />

37


ISABELLA CORNI<br />

Vincitrice alla sua prima partecipazione <strong>del</strong> Simposio<br />

“luci <strong>ed</strong> <strong>ombre</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong>” questa trentacinquenne artista<br />

piemontese (nata a Rivoli e residente a Strambino in<br />

quel di Torino) ha un bagaglio da professionista, eclettico<br />

e completo. Se è eccezionale per un artista avere <strong>del</strong>le<br />

lauree che non siano quelle <strong>del</strong>l’Accademia d’Arte, di<br />

lauree non artistiche la nostra Isabella (dopo essersi<br />

diplomata al Liceo Classico di Ivrea) ne ha addirittura<br />

due: quella di Architettura (2003) presso il prestigioso<br />

Politecnico di Torino (2003) e quella in Ingegneria Edile/<br />

Architettura (2006) presso l’Accademia di Pavia. La sua<br />

polivalenza è abbastanza impressionante: ha realizzato<br />

progetti archittettonici e strutturali; ha decorato teatri,<br />

eseguito affreschi soprattutto nelle scuole; creato opere<br />

scultoree pubbliche come il monumento ai caduti in<br />

bronzo <strong>del</strong> comune di San Benigno Canavese, vinto premi<br />

di scultura. Essendo lei architetto e ingegnere c’era da<br />

aspettarsi che anche le sue sculture fossero fortemente<br />

progettate, strutturate; insomma che peccassero di<br />

38<br />

fantasia. Invece, sorprendentemente, non è così: la nostra<br />

Isabella Corni si rivela straordinariamente fantasiosa, sia<br />

nella rappresentazione <strong>del</strong>le sue immagini, che nell’uso<br />

dei materiali. Inoltre si rivela una perfezionista, lavorando<br />

a lungo sulle sue sculture (come la doppia data ci rivela).<br />

In “La donna sul filo” (2010-2011) usa il <strong>legno</strong> di cirmolo<br />

assieme alla foglia di rame e alla gommalacca (un<br />

componente quest’ultima trasparente, leggera, colorata,<br />

molto “femminile, che Isabella pr<strong>ed</strong>ilige). È la scultura<br />

di un nudo femminile, serpeggiante, sensuale, d’un<br />

eleganza perfino barocca. “Oltre” (2008-2011) è in rame,<br />

plexiglass specchiante, gommalacca. In “L’uomo nuovo”<br />

(2010-2011) usa il <strong>legno</strong> di tiglio, la foglia d’argento e,<br />

addirittura, componenti elettroniche; scolpisce una figura<br />

umana che si sta liberando da un guscio. Ma Isabella ci<br />

sorprende ancora una volta in “Fame” (2010-2011), in cui<br />

abbandona la sua consueta eleganza per scoprire (in <strong>legno</strong><br />

di tiglio, foglia di rame, gommalacca) una figura umana<br />

drammaticamente espressionistica.


39<br />

“TUFFO NELLA POESIA”<br />

Legno di larice<br />

cm 184x53x34<br />

Anno 2011<br />

“Opera vincitrice<br />

<strong>del</strong> primo premio<br />

al simposio<br />

luci <strong>ed</strong> <strong>ombre</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>legno</strong>”


“L’UOMO N’UOVO”<br />

Legno di tiglio<br />

cm 55x40 Ø<br />

Anno 2011


“LA DONNA SUL FILO”<br />

Legno di cirmolo<br />

cm 145x40 Ø<br />

Anno 2011


“OLTRE”<br />

Legno di noce<br />

cm 60x60x50<br />

Anno 2011<br />

42


43<br />

“FAME”<br />

Legno di tiglio<br />

cm 40x60x25<br />

Anno 2011


PAOLO MORO<br />

Ha iniziato a scolpire come autodidatta nel 1993 Paolo<br />

Moro, nato a Belluno nel 1964 . Nel 1997 ha partecipato<br />

al suo primo simposio e da allora non si è più fermato,<br />

partecipando a mostre, concorsi, simposi di scultura<br />

in Italia e all’estero, conseguendo molti premi. Nel<br />

2003 realizza diverse e sculture per Trichiana (centro<br />

abitato in cui risi<strong>ed</strong>e). Esegue opere pubbliche in<br />

Italia e Spagna. È anche attivo nell’organizzazione di<br />

simposi, concorsi di scultura, laboratori artistici per<br />

bambini. Dal 2004 tiene regolarmente corsi di scultura<br />

in <strong>legno</strong> a Santa Giustina di Belluno, in collaborazione<br />

con l’Amministrazione comunale. Nel suo laboratorio<br />

di Trichiana esegue su commissione sculture a tutto<br />

tondo, a basso, m<strong>ed</strong>io e alto rilievo, in vari materiali:<br />

creta, gesso, pietra,bronzo, <strong>legno</strong>. Paolo Moro<br />

scolpisce forme all’insegna <strong>del</strong>la stilizzazione, <strong>del</strong>la<br />

semplicizzazione, di un candore che va alla riscoperta<br />

44<br />

<strong>del</strong>la fanciullezza: fiabesche figurette femminili, angeli,<br />

umani che ricordano uccelli. Ha scritto Gabriella Niero:<br />

“Le figure in <strong>legno</strong> sono evocate con luminosa dolcezza,<br />

che si dipana nell’aspetto plastico fino a trasfigurare<br />

in poesia viva e pulsante, un’immagine materiale nello<br />

spazio e tuttavia unitaria, tenera e enigmatica…”.<br />

Pr<strong>ed</strong>iligendo il <strong>legno</strong> di cirmolo (che a detta di tutti gli<br />

scultori è il <strong>legno</strong> è il più gratificante da scolpire), quasi<br />

sempre colorato, in cromie gialle, blu, rosso pompeiane.<br />

Moro inscena il suo immaginario: una figura femminile<br />

in giallo di cui non appaiono le braccia; un’altra in<br />

un mantello color granata; una terza senza nessun<br />

colore, con un mantello che non nasconde i minuscoli<br />

seni; un angelo azzurro con le ali che compongono<br />

una diagonale e pare una rondine sul punto si spiccare<br />

il volo. Il massimo <strong>del</strong>l’economia <strong>del</strong> colore e <strong>del</strong>la<br />

materia per persguire un effetto poetico.


“L’ATTESA”<br />

Legno di larice<br />

cm 184x53x34<br />

Anno 2011<br />

“Opera vincitrice<br />

<strong>del</strong> secondo premio<br />

al simposio<br />

luci <strong>ed</strong> <strong>ombre</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>legno</strong>”<br />

45


“IL VOLO”<br />

Legno di cirmolo colorato<br />

cm 86x15x10<br />

Anno 2011<br />

46


“IN PASSERELLA”<br />

Legno di cirmolo colorato<br />

cm 157x15x30<br />

Anno 2011<br />

47


“SOLA”<br />

Legno di cirmolo colorato<br />

cm 60x13x8<br />

Anno 2011<br />

48


“MO<strong>DEL</strong>LA”<br />

Legno di cirmolo colorato<br />

cm 155x20x20<br />

Anno 2011<br />

49


FULVIO BORGOGNO<br />

Piemontese come Isabella Corni <strong>ed</strong> Enrico Challier -<br />

vincitori <strong>del</strong>le due ultime <strong>ed</strong>izioni <strong>del</strong> nostro Simposio (i<br />

piemontesi, latitanti nelle <strong>ed</strong>izioni prec<strong>ed</strong>enti, una volta<br />

sbarcati hanno occupato il campo) - Fulvio Borgogno vive<br />

ad Abbadia Alpina, in provincia di Torino. Ha appreso i<br />

suoi primi rudimenti di scultura all’Istituto d’Arte Bertone<br />

di Saluzzo, proseguendola sua formazione presso maestri<br />

artigiani. Ha frequentato corsi di disegno, ornato e<br />

scultura; ha partecipato a concorsi e simposi nazionali.<br />

Attualmente affianca il suo lavoro in studio<br />

all’insegnamento in corsi professionali di decoro artistico<br />

e scultoreo e in corsi di design per un reinterpretazione<br />

moderna <strong>ed</strong> espressiva <strong>del</strong> mobile. La sua tecnica<br />

spazia dalla realizzazione di sculture figurative sacre e<br />

profane, all’intaglio decorativo di mobili d’arte in stile<br />

gotico e barocco, con progettazione e realizzazione di<br />

mobili artistici personalizzati, nel rispetto <strong>del</strong>le più<br />

nobili tradizioni, sino alla produzione di moderne opere<br />

di design. Anche se la sua pr<strong>ed</strong>ilezione va al <strong>legno</strong><br />

ama confrontarsi con altri materiali, pregiati e poveri.<br />

50<br />

Sussisteva il pericolo che la sua attività artigianaleartistica<br />

rivolta soprattutto alla realizzazione di mobili<br />

in stile (legittima quanto necessaria a garantire la<br />

sopravvivenza economica <strong>del</strong>l’operatore) potesse<br />

fagocitare la vena più creativa; ma Borgogno ha saputo<br />

reagire alla ricerca di una creatività più libera, più<br />

originale. Sculture in <strong>legno</strong> come “Prometeo”, “La<br />

profezia” , “Eleganza”, “Eva” sono lì a testimoniarlo. Le<br />

prime due sculture (nudi maschili), oltre a una buona<br />

conoscenza <strong>del</strong>l’anatomia rivelano una pregevole resa<br />

<strong>del</strong>l’espressività. Nella prima la scultura maschile ha un<br />

braccio innalzato; nella seconda le braccia alzate sono<br />

due, con le mani riunite a coppia sopra la testa. Nelle<br />

due figure femminili “Eleganza” scolpisce una raffinata<br />

figura di profilo che volge la testa verso di noi; in “Eva”<br />

ci mostra una donna nel “look”moderno di una corta<br />

tunichetta color zafferano, le gambe calzate da stivali. In<br />

questo caso c’è il parco uso di una velatura cromatica, di<br />

un gusto verso la scultura policroma che sembra ormai<br />

definitivamente essersi imposto tra i giovani scultori.


51<br />

“FUKUSHIMA”<br />

Legno di larice<br />

cm 180x37x41<br />

Anno 2011<br />

“Opera vincitrice<br />

<strong>del</strong> terzo premio<br />

al simposio<br />

luci <strong>ed</strong> <strong>ombre</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>legno</strong>”


“EVA”<br />

Legno di noce,<br />

coloritura a tempera<br />

cm 112x14x18<br />

Anno 2011


“LA PROFEZIA”<br />

Legno di tiglio patinato<br />

e tracce di doratura<br />

nella sfera<br />

cm 190x24x15<br />

Anno 2010


“ELEGANZA”<br />

Legno di cirmolo con velature di tempera<br />

cm 130x26x28<br />

Anno 2011


“PROMETEO”<br />

Legno di tiglio patinato<br />

e doratura<br />

cm 148x20x27<br />

Anno 2011


SIMONE TURRA<br />

Via Rivetta al Pra,18<br />

38054 Tonadico di Primiero (Trento)<br />

cell. 348 3632697<br />

simoneturra@gmail.com<br />

ISABELLA CORNI<br />

Via Torino, 42<br />

10019 STRAMBINO (TO)<br />

cell. 340-3879015<br />

isabella.corni@gmail.com<br />

PAOLO MORO<br />

Via Luigi Bernara, 7<br />

32028 TRICHIANA (BL)<br />

cell. 339-2515702<br />

scultorepaolomoro@alice.it<br />

FULVIO BORGOGNO<br />

B.ta Combina, 6<br />

10065 SAN GERMANO CHIOSONE (TO)<br />

cell. 339-2968385<br />

fulvioborgogno1977@libero.it


LA CERTIFICAZIONE <strong>DEL</strong> <strong>LEGNO</strong> IN TRENTINO<br />

Arte e <strong>legno</strong>, un connubio bello e sostenibile!<br />

Il <strong>legno</strong> è il materiale più ecologico che si possa pensare: nasce dalla Natura con la fotosintesi degli alberi, è<br />

un materiale composto esclusivamente da sostanza organica e una volta a fine ciclo di vita ritorna alla Natura.<br />

Contemporaneamente è anche uno dei materiali più duttile e versatile a disposizione <strong>del</strong>l’uomo, che infatti<br />

lo adopera per costruirci le proprie case, per fabbricarsi attrezzi e mobilio, giochi e estrarci la cellulosa per<br />

produrre la carta e il cartone; ma anche per fare musica e arte, come pittori, scultori <strong>ed</strong> ebanisti sanno da<br />

centinaia d’anni!<br />

Facciamo l’esempio dei tronchi di larice e pino cembro che sono stati utilizzati per realizzare le statue e le opere<br />

di questa mostra: sono il frutto di centinaia d’anni di crescita di alberi cresciuti nei boschi alpini <strong>del</strong> Trentino.<br />

Per arrivare a noi sono stati accuratamente scelti da esperti dottori forestali, che li hanno fatti abbattere<br />

<strong>ed</strong> esboscare da ditte di taglio boschivo, per far spazio alla crescita di piante più giovani, seguendo precise<br />

indicazioni di pianificazione forestale. Questa buona gestione <strong>del</strong>le risorse forestali sono addirittura certificate,<br />

secondo gli standard di gestione forestale sostenibile individuate dal PEFC.<br />

Quindi possiamo avere la certezza che questo <strong>legno</strong> è ottenuto attraverso una corretta gestione <strong>del</strong>l’ambiente,<br />

generando una economia di filiera per il territorio, dando quindi lavoro a professionisti e a ditte che lavorano<br />

il <strong>legno</strong>. Questa riflessione è importante, perché spesso il legname che usiamo in Italia viene dall’estero, con<br />

molti dubbi sulla provenienza e su come sia stato tagliato il bosco d’origine (il Parlamento Europeo stima che<br />

nel 2010 il 25% <strong>del</strong> legname importato in Europa provenga da fonti illegali, cioè senza permessi di taglio <strong>del</strong><br />

bosco d’origine).<br />

Ecco perché è importante scegliere il legname giusto <strong>ed</strong> ecco perché questa mostra oltre ad essere bella e<br />

portatrice di emozioni si può considerare sostenibile: il legname proviene da boschi trentini certificati PEFC,<br />

è tracciato e garantisce che le statue siano realizzate con materiale proveniente da foreste gestite in maniera<br />

sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale <strong>ed</strong> economico.<br />

Il sistema di certificazione forestale PEFC è il più diffuso al mondo e in Italia.<br />

Per maggiori informazioni: www.pefc.it<br />

59<br />

Antonio Brunori<br />

Segretario Generale PEFC Italia


Finito di stampare nel mese di gennaio 2012 da<br />

LITO<strong>DEL</strong>TA sas – Scurelle (TN)

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