Kierkegaard: la donna - Isisghilarza.It
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La concezione del<strong>la</strong> <strong>donna</strong> nel pensiero di <strong>Kierkegaard</strong><br />
di Franco Restaino<br />
Una delle esperienze estetiche esaminate in<br />
maniera più approfondita è quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> seduzione<br />
del<strong>la</strong> <strong>donna</strong> da parte di Giovanni, il protagonista<br />
del Diario dei seduttore. Giovanni è<br />
qui, trasparentemente, lo stesso <strong>Kierkegaard</strong><br />
nel<strong>la</strong> fase del fidanzamento con Regine (1838-<br />
1841). Al seduttore Giovanni non interessa <strong>la</strong><br />
seduzione in senso fisico ma quel<strong>la</strong> in senso<br />
spirituale, cioè <strong>la</strong> trasformazione del<strong>la</strong> <strong>donna</strong><br />
innamorata, Cordelia, in <strong>donna</strong> che nega se<br />
stessa e riconosce nel seduttore il suo signore.<br />
Giovanni seduce e abbandona, ripetutamente,<br />
in quanto «si serviva degli individui soltanto<br />
come incitamento per gettarli poi via da sé,<br />
così come gli alberi si scrol<strong>la</strong>no delle foglie: lui<br />
ringiovaniva, le foglie appassivano». <strong>Kierkegaard</strong><br />
afferma che le vittime di questo tipo di<br />
seduzione vengono «piegate» spiritualmente<br />
ai desideri del seduttore, in quanto rinunciano<br />
al<strong>la</strong> propria libertà: tale rinuncia costituisce il<br />
maggior piacere per il seduttore. Il godimento<br />
del seduttore consiste nell’ottenere quel<strong>la</strong><br />
rinuncia non come effetto di una costrizione,<br />
ma come atto di libertà da parte del<strong>la</strong> persona<br />
«sedotta».<br />
<strong>Kierkegaard</strong> scrive pagine sottili e suggestive,<br />
ma anche pagine verbose, che mettono a<br />
dura prova <strong>la</strong> pazienza del lettore, sul rapporto<br />
di seduzione, da lui presentato a senso unico,<br />
cioè con l’uomo come protagonista e <strong>la</strong> <strong>donna</strong><br />
come vittima fatale e predestinata. Egli, fra<br />
l’altro, ritenendo di aver «piegato» Regine e<br />
di averne «conquistato» l’anima, pensava che<br />
per <strong>la</strong> ragazza <strong>la</strong> rottura del fidanzamento fosse<br />
stato un atto traumatico, dopo il quale non<br />
sarebbe più riuscita a ritrovare un equilibrio.<br />
Le cose, nel<strong>la</strong> realtà, andarono diversamente<br />
da come <strong>Kierkegaard</strong>, un po’ narcisisticamente,<br />
le vedeva: Regine non dimostrò di essere<br />
«piegata» ma trovò in tempi brevi una nuova<br />
sistemazione, un matrimonio, cosa che in lui<br />
provocò dolore e risentimento.<br />
La concezione del<strong>la</strong> <strong>donna</strong> e del rapporto<br />
uomo-<strong>donna</strong> in <strong>Kierkegaard</strong> appare influenzata,<br />
in questo e in altri saggi, da una tradizione<br />
consolidata che vedeva nel<strong>la</strong> <strong>donna</strong> qualcosa di<br />
inferiore all’uomo: <strong>la</strong> <strong>donna</strong> è legata al finito,<br />
1<br />
l’uomo tende all’infinito; <strong>la</strong> <strong>donna</strong> fa finta di<br />
resistere ma vuole abbandonarsi, mentre l’uomo<br />
è sempre colui che ha l’iniziativa (questo<br />
vale sia per lo stadio estetico sia per quello etico);<br />
«<strong>la</strong> <strong>donna</strong> è il sogno dell’uomo», scrive<br />
con riferimento al mito del<strong>la</strong> creazione di Eva,<br />
creata appunto mentre Adamo dorme: «Per <strong>la</strong><br />
prima volta el<strong>la</strong> si desta al contatto dell’amore,<br />
prima di allora essa è solo sogno. Pertanto, in<br />
questa esistenza-sogno, si possono distinguere<br />
due stadi: il primo è quello in cui l’amore [Adamo]<br />
sogna di lei, il secondo è quello in cui el<strong>la</strong><br />
sogna dell’amore». E ancora: «E <strong>la</strong> pura verginità<br />
che designa <strong>la</strong> <strong>donna</strong> come essere che esiste<br />
per l’altro essere», in quanto «esistere per<br />
gli altri è <strong>la</strong> vera verginità». I frequenti omaggi<br />
al<strong>la</strong> bellezza, al<strong>la</strong> grazia e all’innocenza di Cordelia<br />
non riescono a nascondere <strong>la</strong> concezione<br />
del<strong>la</strong> <strong>donna</strong> di ascendenza giudaico-cristiana,<br />
quale compagna creata per essere al servizio<br />
dell’uomo e non come essere dotato di propria<br />
autonomia.<br />
La vita etica è <strong>la</strong> vita intersoggettiva, familiare,<br />
sociale, di rapporti economici, di <strong>la</strong>voro e di<br />
col<strong>la</strong>borazione varia in seno al<strong>la</strong> società. <strong>Kierkegaard</strong><br />
si sofferma su diversi aspetti del<strong>la</strong> vita<br />
etica, e in partico<strong>la</strong>re sul matrimonio e sul<strong>la</strong><br />
funzione rispettiva dell’uomo e del<strong>la</strong> <strong>donna</strong>.<br />
Siamo ormai fuori del<strong>la</strong> vita estetica, nel<strong>la</strong> quale<br />
il singolo cercava di piegare e annul<strong>la</strong>re <strong>la</strong> libertà<br />
del<strong>la</strong> <strong>donna</strong>. Nel<strong>la</strong> vita etica non sono il<br />
singolo e il suo piacere che contano, ma <strong>la</strong> vita<br />
di re<strong>la</strong>zione. La re<strong>la</strong>zione è l’universale, scrive<br />
ripetutamente <strong>Kierkegaard</strong>, e il matrimonio è<br />
questa re<strong>la</strong>zione fra uomo e <strong>donna</strong>: esso «illumina<br />
l’universale non il casuale. Non mostra<br />
come una coppia di persone eccezionali possano<br />
diventar felici in virtù del<strong>la</strong> loro eccezionalità,<br />
ma come lo può diventare ogni coppia<br />
di sposi. Vede <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione come un assoluto e<br />
non cerca nel<strong>la</strong> differenza una garanzia, ma <strong>la</strong><br />
concepisce come un compito».<br />
Di quale differenza par<strong>la</strong> <strong>Kierkegaard</strong>? È<br />
una differenza che anche in questo caso, al di<br />
là degli omaggi formali alle virtù del<strong>la</strong> <strong>donna</strong>,
pone quest’ultima in una condizione di naturale<br />
e immutabile inferiorità rispetto all’uomo. L’uomo<br />
pensa all’infinito, <strong>la</strong> <strong>donna</strong> al finito; l’uomo<br />
all’eternità, <strong>la</strong> <strong>donna</strong> al tempo; l’uomo soffre<br />
nel pensare, <strong>la</strong> <strong>donna</strong> è allegra nelle faccende<br />
domestiche. Alcuni passi, letti con <strong>la</strong> sensibilità<br />
di oggi, appaiono anche comici: «Io so cosa<br />
voglia dire <strong>la</strong>vorare [pensare, scrivere, cose «da<br />
uomini»] fino a tarda notte, esser stanchi da non<br />
potersi quasi alzare dal<strong>la</strong> sedia, cosa sia pensare,<br />
cosa sia aver il cervello tanto vuoto da non poter<br />
far entrare in testa <strong>la</strong> minima cosa, so anche<br />
cosa voglia dire oziare, ma il modo in cui mia<br />
moglie riesce a essere sempre occupata è per me<br />
un mistero. Essa non è mai stanca, pure non è<br />
mai inattiva; <strong>la</strong> sua occupazione è come un gioco,<br />
una danza, o è come se un gioco fosse <strong>la</strong> sua<br />
occupazione. […] Fa ogni cosa con grazia, agilità,<br />
con una leggerezza indescrivibilmente fresca,<br />
senza tante cerimonie, come un uccello che canta<br />
<strong>la</strong> sua canzone».<br />
È uno degli pseudonimi che par<strong>la</strong>, ma come<br />
in altri casi sembra che questo sia il pensiero<br />
di <strong>Kierkegaard</strong>. Egli insiste sul<strong>la</strong> «differenza»,<br />
affermando che <strong>la</strong> <strong>donna</strong> ha un talento innato<br />
«per dar senso al finito» e per «riempire» il<br />
tempo. Essa è stata creata come «prima conso<strong>la</strong>zione<br />
donata all’uomo» e, appena creata, «fu<br />
pronta per cominciare. Voleva soltanto essere<br />
un conforto per lui, lenire <strong>la</strong> sua nostalgia, una<br />
nostalgia che essa non capiva, che essa neppure<br />
pensava di colmare; voleva solo fargli passare il<br />
tempo». E ancora: «La <strong>donna</strong> capisce il finito, lo<br />
comprende fino alle radici. […] La <strong>donna</strong> spiega<br />
le cose finite, l’uomo va a caccia di quelle infini-<br />
2<br />
te. Così deve essere, e ognuno ha il suo dolore; <strong>la</strong><br />
<strong>donna</strong> partorisce con dolore, ma l’uomo concepisce<br />
le idee con dolore; <strong>la</strong> <strong>donna</strong> non conosce il<br />
terrore del dubbio o le pene del<strong>la</strong> disperazione,<br />
essa non sta al di fuori delle idee, ma le riceve<br />
di seconda mano. […] Ecco perché odio quelle<br />
orribili chiacchiere sull’emancipazione del<strong>la</strong><br />
<strong>donna</strong>».<br />
Il tema dell’emancipazione del<strong>la</strong> <strong>donna</strong>, allora<br />
emergente in Europa e negli Stati Uniti,<br />
viene trattato da <strong>Kierkegaard</strong> o dal personaggio<br />
che appare come suo portavoce con grande insofferenza.<br />
Le «chiacchiere sull’emancipazione<br />
del<strong>la</strong> <strong>donna</strong>» sono considerate pericolose per <strong>la</strong><br />
stessa <strong>donna</strong>, in quanto coloro che le diffondono<br />
(uomini, sembrerebbe a <strong>Kierkegaard</strong>) «vogliono<br />
corrompere <strong>la</strong> <strong>donna</strong>, vogliono abolire le<br />
differenze». Le differenze, di cui abbiamo dato<br />
un piccolo saggio, vanno invece conservate, perché<br />
solo in tal modo il matrimonio avrà una sua<br />
stabilità. Le differenze vengono anche auspicate<br />
nel<strong>la</strong> comunità ecclesiastica, che riunendosi<br />
dovrebbe essere rappresentata da una <strong>donna</strong> in<br />
quanto essa è portata «naturalmente» a pregare<br />
per gli altri, mentre l’uomo prega «naturalmente»<br />
soltanto per se stesso. Tutto questo discorso<br />
riguarda ovviamente <strong>la</strong> sfera del<strong>la</strong> vita etica e<br />
non quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> vita religiosa.<br />
[Sono state eliminate le note]<br />
Franco Restaino, Storia del<strong>la</strong> filosofia, 4.1 La filosofia<br />
contemporanea: Scientismi, Storicismi, Irrazionalismi,<br />
Utet Libreria, Torino 2003, pp. 116-17, 119-121.