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Sala con vista - Le biblioteche comunali di Mira e Oriago

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la glorificazione<br />

della famiglia Widmann<br />

Era <strong>con</strong>suetu<strong>di</strong>ne dell’epoca<br />

rappresentare <strong>con</strong>cetti astratti<br />

quali virtù, valori morali, arti e<br />

scienze <strong>con</strong> sembianze umane e<br />

oggetti simbolici.<br />

Ed è così che, nella seppur piccola<br />

ma deliziosa villa <strong>di</strong> villeggiatura<br />

dei Widmann, il soffitto<br />

della sala delle feste accoglie, al<br />

centro <strong>di</strong> una struttura decorativa<br />

che presenta degli squarci <strong>di</strong><br />

cielo <strong>con</strong> arcobaleno, l’allegoria<br />

della Glorificazione della famiglia<br />

Widmann.<br />

Il genio alato della famiglia indossa<br />

un mantello verde e tiene<br />

in mano i simboli del casato, la<br />

mezzaluna ed il giglio bianco; a<br />

seguire il merito <strong>con</strong> lo scettro,<br />

probabile <strong>con</strong>seguenza dei cospicui<br />

finanziamenti dei Widmann<br />

per le guerre <strong>con</strong>tro i Turchi<br />

sostenute dalla Repubblica Serenissima<br />

<strong>di</strong> Venezia, poi era (Giunone)<br />

che trattiene il volo <strong>di</strong><br />

due pavoni bianchi a simboleggiare<br />

la sacralità e l’immortalità,<br />

la verità (<strong>con</strong><br />

manto rosa sostenuto<br />

da putti) che si toglie<br />

la maschera dal volto<br />

testimoniando quin<strong>di</strong><br />

l’onestà dei Widmann.<br />

Sotto sono raffigurate le<br />

Quattro stagioni dove la<br />

Primavera è una bellissima<br />

giovane in pie<strong>di</strong> (<strong>di</strong> botticelliana<br />

memoria) che tiene sul<br />

capo un cesto a forma <strong>di</strong> <strong>con</strong>chiglia<br />

ricolmo <strong>di</strong> fiori; L’Autunno,<br />

figura maschile <strong>di</strong> spalle, ha <strong>con</strong><br />

sé i tralci ed i grappoli <strong>di</strong> vite;<br />

l’Estate è una giovane sorridente<br />

<strong>con</strong> un mazzo <strong>di</strong> spighe in mano,<br />

annuncio gioioso <strong>di</strong> raccolti abbondanti<br />

mentre l’Inverno, sulla<br />

destra e <strong>di</strong>scosto dagli altri, è<br />

rappresentato da un signore attempato<br />

e barbuto che regge una<br />

torcia accesa per donare un po’<br />

<strong>di</strong> luce e calore.<br />

Con queste personificazioni il nobile<br />

committente, complice l’artista,<br />

ha un preciso intento celebrativo,<br />

<strong>di</strong> esaltazione delle virtù (attribuite<br />

più che fondate) delle propria<br />

stirpe che le <strong>con</strong>sentono, al pari<br />

dei <strong>con</strong>temporanei Valmarana e<br />

Pisani, <strong>di</strong> superare il tempo delle<br />

stagioni e <strong>di</strong> risiedere nell’Olimpo<br />

della fama e della gloria.<br />

monocromi<br />

del ballatoio<br />

Decorano ulteriormente la sala<br />

<strong>di</strong>versi soggetti a monocromo.<br />

Sulle pareti del ballatoio, quattro<br />

scene verde e oro rac<strong>con</strong>tano<br />

episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> eroismo della storia<br />

romana, “Muzio Scevola”, “Curzio<br />

che si getta nella voragine<br />

<strong>con</strong> il suo cavallo”, “Alessandro<br />

Magno che vince Dario <strong>di</strong> Persia”<br />

ed infine “Coriolano al campo”.<br />

Quin<strong>di</strong>, dopo aver subito il fascino,<br />

al piano terra,<br />

“Essendo Coriolano balzato su per abbracciare la<br />

madre, la donna, passando dalla preghiera alla<br />

collera: “Lascia ch’io sappia”, <strong>di</strong>sse, “prima <strong>di</strong><br />

accettare il tuo abbraccio, se son venuta da un<br />

nemico o da un figlio, e se perciò nel campo tuo<br />

mi trovo come prigioniera o come madre…. Se io<br />

non ti avessi messo al mondo, Roma non sarebbe<br />

assalita; se non avessi un figlio, sarei morta libera<br />

nella mia patria libera”.<br />

Tito Livio<br />

Ab urbe <strong>con</strong><strong>di</strong>ta, II, XL<br />

“I Persiani incalzavano gridando e, opponendo i<br />

cavalli ai cavalli, si servivano delle lance e delle<br />

spade. Benché lo assalissero in molti – spiccava<br />

infatti per lo scudo e il cimiero dell’elmo, ai cui lati<br />

erano due ali <strong>di</strong> meraviglioso candore e grandezza<br />

– e fosse anche colpito da una freccia sotto la<br />

piegatura della corazza, Alessandro non rimase<br />

ferito… Lasciandosi guidare più dall’ira che dalla<br />

ragione, si lanciò per primo <strong>con</strong>tro <strong>di</strong> loro e perse<br />

il cavallo trafitto nei fianchi da una spada (era<br />

però un altro, non Bucefalo).”<br />

Plutarco<br />

Vite parallele, Alessandro<br />

“In quello stesso anno, o per terremoto o per<br />

qualsiasi altra causa, quasi tutta la parte del<br />

foro sprofondò, formando un largo e profondo<br />

baratro... Allora <strong>di</strong><strong>con</strong>o che Marco Curzio…, volte<br />

le mani ora al cielo ora alla voragine spalancata,<br />

si offrisse vittima agli dei Mani; che poi in groppa<br />

ad un cavallo riccamente bardato, si gettasse <strong>con</strong><br />

tutte le armi nell’abisso, nel quale poi una folla <strong>di</strong><br />

uomini e <strong>di</strong> donne ammucchiarono su <strong>di</strong> lui doni<br />

e cibarie”.<br />

Tito Livio<br />

Ab urbe <strong>con</strong><strong>di</strong>ta, VII, VI<br />

“Guardate qui”, esclamò Muzio, “per comprendere<br />

quanto tengano a vile il corpo coloro che hanno la<br />

visione <strong>di</strong> una grande gloria;” e in così <strong>di</strong>re mise<br />

la destra su un braciere acceso per il sacrificio.<br />

E mentre egli lasciava bruciare la mano, il re<br />

Porsenna, quasi sbalor<strong>di</strong>to da quel fatto miracoloso:<br />

“Vattene”, <strong>di</strong>sse, “...ti esalterei per il tuo coraggio, se<br />

cotesto tuo valore fosse usato per la patria mia; ora<br />

ti lascio partire <strong>di</strong> qui, libero per <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> guerra, e<br />

assolutamente libero”.<br />

Tito Livio<br />

Ab urbe <strong>con</strong><strong>di</strong>ta, II, XII<br />

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