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Moradella (n.) Moradella (n.) - Dote Regione Lombardia

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<strong>Moradella</strong> <strong>Moradella</strong> <strong>Moradella</strong> (n.)<br />

(n.)<br />

Analisi molecolare<br />

Analisi del DNA microsatellite nucleare espresso in lunghezza (n° di basi).<br />

Microsatellite VVS2 VVS3 VVS4 VVMD5 VVMD6 VVMD7 VVMD21 VVMD24 VVMD25 VVMD28 VVMD32<br />

Allele 1 129 212 167 222 197 246 243 210 245 254 253<br />

Allele 2 129 212 172 222 211 250 249 214 253 264 271<br />

Provenienza del materiale genetico analizzato<br />

Collezione del DI.PRO.VE, Università di Milano, presso l’ Ente Regionale di Sviluppo Agricolo e<br />

Forestale della <strong>Lombardia</strong> (ERSAF) sede di Riccagioia (Pavia).<br />

Distribuzione<br />

Sinonimi<br />

Bonarda, Moratella, Nebbiolone, Schiocchera nera, Uva Topia.<br />

Omonimi (nomi errati)<br />

Croà, Croetto, Crovattino, Moretto, Negrera, Vermiglio.<br />

Origine (cenni storici)<br />

In Cenni sui vitigni e sui vini lombardi del 1893, si riporta che era il vitigno più importante della<br />

provincia di Pavia dove era coltivata in ben 96 comuni. L’Acerbi (1825), descrive due tipi di <strong>Moradella</strong><br />

“piccola” e “grossa”. Venne sostituita con la Barbera con l’arrivo dell’oidio in Oltrepò per la sua<br />

elevata sensibilità alla crittogama. A Voghera è sinonimo di Croà ma nella descrizione che n’è data, si<br />

rilevano differenze marcate, che possono essere considerate espressione delle variabilità intravarietale<br />

come biotipi appartenenti ad una stessa famiglia.


Variabilità intravarietale<br />

Il biotipo di <strong>Moradella</strong> “grossa” si distingue dalla “piccola” per le foglie non cosi marcatamente lobate,<br />

picciolo lungo 8-10 cm, grappolo grosso ed alquanto fitto, acini grossi, polpa carnosa dal sapore dolceacidulo.<br />

Sensibile all’oidio. Da vino meno denso e meno colorato rispetto all’altro biotipo di <strong>Moradella</strong><br />

“piccola”, la quale presenta foglie a pagina inferiore più tomentosa, un grappolo medio di forma piramidale<br />

ad acini piccoli, molto pruinosi.<br />

Descrizione ampelografica: elementi differenziali<br />

Apice del germoglio della pianta: cotonoso, di colore rosso chiaro.<br />

Foglia adulta: media, trilobate, lobi laterali leggermente intagliati, lembi dentellati ed acuti; seno<br />

peziolare a V o ad angolo, pagina superiore liscia, lucida di colore verde. La superficie inferiore,<br />

invece, è cotonosa e biancastra; nervature poco rilevate, picciolo rotondo di 5-6 cm di lunghezza.<br />

Grappolo a maturità: conico, rotondo, piccolo spargolo, graspo rossiccio, peduncoletti rubicondi.<br />

Acino: sferico, opaco e nero, alquanto pruinosa, sapore assai dolce; polpa carnoso di sapore semplice,<br />

non soggetta a marciumi.<br />

Dati fenologici (Parametri medi anni 1990-1994)<br />

Epoca di germogliamento medio-precoce<br />

Epoca di fioritura media (medio-precoce)<br />

Epoca di invaiatura tardiva (medio)<br />

Epoca di maturazione tardiva<br />

Attitudini agronomiche e colturali (Parametri medi anni 1990-1994)<br />

Portamento della vegetazione: eretto.<br />

Vigoria: scarsa.<br />

Produzione per ceppo: 5,57 (6,57) kg/ceppo.<br />

Peso medio grappolo: 183 (273) g.<br />

Fertilità delle gemme: 1,69 (1,64).<br />

(i dati tra parentesi sono riferiti al biotipo di <strong>Moradella</strong> “grossa”)<br />

Esigenze ambientali e colturali<br />

Preferisce zone soleggiate, ed i terreni calcarei-argillosi.-silicei che si asciugano durante la<br />

maturazione. Vegetazione eretta e robusta che richiede una potatura lunga e ricca.<br />

Sensibilità alle malattie ed avversità<br />

Non presenta particolare sensibilità alle principali malattie crittogamiche, ad eccezione dell’oidio.<br />

Buona resistenza alle avversità climatiche.


Caratteristiche chimiche del vino (Parametri medi anni 1990-1994)<br />

Grado Alcolico pH Acidità Antociani<br />

9,92 vol. % 3,19 6,71 g/l 1333 mg/l<br />

Caratteristiche del vino<br />

Vino generoso, pieno ed elegante, di corpo, talvolta tannico con piacevole bouquet.<br />

Utilizzo enologico<br />

Molto diffuso per la sua produttività e la finezza dei suoi vini, nelle varianti a polpa croccante era usato<br />

anche da mensa. Era vinificato di solito con altre uve, sebbene si consigliasse di vinificarlo in purezza.<br />

Da vino sapido, di durata. Resa in mosto del 72 - 74 %. Il Buttafuoco, Sangue di Giuda e Barbacarlo<br />

almeno nelle loro espressioni originarie devono gran parte delle loro caratteristiche migliori al fatto che<br />

provengono da vigneti molto vecchi in cui era presente una forte percentuale di <strong>Moradella</strong>.<br />

Caratteristiche sensoriali del vino (Areogramma del vino)


Profilo antocianico<br />

totale p-cumarati<br />

totale acetati<br />

malvidina<br />

delfinidina<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

peonidina<br />

cianidina<br />

petunidina


Pignola Pignola (n.)<br />

(n.)<br />

Analisi molecolare<br />

Analisi del DNA microsatellite nucleare espresso in lunghezza (n° di basi).<br />

Microsatellite VVS2 VVS3 VVS4 VVMD5 VVMD6 VVMD7 VVMD21 VVMD24 VVMD25 VVMD28 VVMD32<br />

Allele 1 132 212 164 226 197 246 243 210 245 264 257<br />

Allele 2 144 212 167 238 212 246 249 214 259 264 257<br />

Provenienza del materiale genetico analizzato<br />

Collezione del DI.PRO.VE, Università di Milano, presso l’ Ente Regionale di Sviluppo Agricolo e<br />

Forestale della <strong>Lombardia</strong> (ERSAF) sede di Riccagioia (Pavia).<br />

Distribuzione<br />

Sinonimi<br />

Pignola valtellinese, Pignolo, Pignolo spanna, Pignolo spano.<br />

Omonimi (nomi errati)<br />

Chiavennasca, Groppelli, Nebbiolo, Nebiol milanese, Pignolo bianco, Pignolo nero, Pignul,<br />

Spanna, Uva pignola.<br />

Origine (cenni storici)<br />

Il Molon (1906) ricorda un Pignolo spano che a Vercelli e a Novara prende il nome di Pignolo<br />

spanna. Nella descrizione che viene data dal Bollettino ampelografico (1878), troviamo molte<br />

similitudini tra questi vitigni, tanto da farci presumere una sua origine piemontese ed una successiva<br />

diffusione in Valtellina, dove la sua coltivazione risulta certa già nel XVI secolo. Vitigno<br />

tradizionale raccomandato anche per gli attuali reimpianti.


Descrizione ampelografica: elementi differenziali<br />

Apice del germoglio della pianta: aperto, abbondantemente lanuginoso, verde biancastro con lievi<br />

sfumature rosate agli orli.<br />

Foglia adulta: di media grandezza, pentagonale, quinquelobata (talvolta eptalobata) con lobi e seni<br />

dalla conformazione regolare. Seno peziolare chiuso a V stretto, con dente sul bordo. Seni laterali<br />

inferiori ad U o a V, mentre quelli superiori a U o a lira provvista di dente, talvolta chiuso con bordi<br />

lievemente sovrapposti. Lembo leggermente piegato a coppa a superficie bollosa con margini<br />

revoluti. La pagina inferiore è poco lanuginosa con nervature setolose.<br />

Grappolo a maturità: medio piccolo o piccolo, cilindrico corto, con uno o due brevi ali, oppure<br />

piramidale allungato con 3-5 ali (le prime più pronunciate ). Grappolo leggermente arcuato, molto<br />

compatto nella porzione mediana e distale, dove gli acini risultano fortemente schiacciati tra loro.<br />

Acino: medio piccolo, sferoidale o leggermente appiattito se non compresso, diviene piriforme per<br />

effetto della compressione tra gli acini.Buccia pruinosa,sottile di colore rosso scuro. Diviene blunero<br />

intenso nella parte esposta al sole. Polpa non colorata e sapida. Succo con toni molto marcati.<br />

Dati fenologici (Parametri medi anni 1994-1996)<br />

Epoca di germogliamento precoce<br />

Epoca di fioritura media (medio-precoce)<br />

Epoca di invaiatura medio<br />

Epoca di maturazione tardiva<br />

Attitudini agronomiche e colturali (Parametri medi anni 1994-1996)<br />

Portamento della vegetazione: eretto.<br />

Vigoria: buona.<br />

Produzione per ceppo: 3,8 kg/ceppo.<br />

Peso Medio Grappolo: 219 g.<br />

Fertilità delle gemme: 1,27.<br />

Esigenze ambientali e colturali<br />

Trova le sue condizioni ottimali sui terrazzi più esposti e di media attitudine, migliorando le<br />

caratteristiche qualitative. La precocità di maturazione ha permesso a questo vitigno di sfruttare<br />

luoghi dove la stagione vegetativa è breve.<br />

Sensibilità alle malattie ed avversità<br />

Sensibilità all’oidio che si manifesta in misura maggiore nel periodo che segue l’allegagione.<br />

Sensibile alla muffa grigia soprattutto nelle annate con decorso particolarmente piovoso. Buona<br />

tolleranza alla peronospora. Vitigno di buona resistenza ai freddi ed alle piogge primaverili. Rapida<br />

capacità di cicatrizzazione dei tessuti a seguito di percosse da grandine.<br />

Caratteristiche chimiche del vino (Parametri medi anni 1995-1996)<br />

Grado Alcolico pH Acidità<br />

11,54 vol.% 3,05 7,90 g/l


Caratteristiche sensoriali del vino<br />

II vino presenta un bel colore rosso rubino, di buona fragranza, sapido, oltre ad un intenso sapore di<br />

nocciola. Ha ottenuto un buon successo anche la vinificazione in bianco.<br />

delfinidina<br />

Utlizzo enologico<br />

Vitigno utilizzato per uvaggi nella produzione dei vini tipici delfinidina di Valtellina, ai quali conferisce colore<br />

ed un caratteristico sapore nocciola. Ii mosto presenta buona 50gradazione<br />

zuccherina.<br />

delfinidina 50<br />

40<br />

totale p-cumarati<br />

40<br />

cianidina<br />

Profilo antocianico totale p-cumarati<br />

30 50<br />

cianidina<br />

30<br />

20 40<br />

totale p-cumarati<br />

20<br />

cianidina<br />

delfinidina<br />

10 30<br />

50<br />

10<br />

20<br />

totale p-cumarati<br />

totale acetati<br />

30<br />

totale acetati 20<br />

totale acetati<br />

totale acetati<br />

malvidina<br />

40<br />

10<br />

malvidina<br />

malvidina<br />

peonidina<br />

cianidina<br />

malvidina<br />

petunidina<br />

10<br />

peonidina<br />

peonidina<br />

peonidina<br />

petunidina<br />

petunidina<br />

petunidina


Rossarone Rossarone grande<br />

grande<br />

Rossarone Rossarone gentile<br />

gentile<br />

Rossarone Rossarone chiuso<br />

chiuso<br />

Rossarone (n.)


Analisi molecolare<br />

Analisi del DNA microsatellite nucleare espresso in lunghezza (n° di basi).<br />

Rossarone grande<br />

Microsatellite VVS2 VVS3 VVS4 VVMD5 VVMD6 VVMD7 VVMD21 VVMD24 VVMD25 VVMD28 VVMD32<br />

Allele 1 142 212 167 224 212 250 249 214 243 234 257<br />

Allele 2 150 218 169 234 212 258 249 214 253 244 257<br />

Rossarone gentile<br />

Microsatellite VVS2 VVS3 VVS4 VVMD5 VVMD6 VVMD7 VVMD21 VVMD24 VVMD25 VVMD28 VVMD32<br />

Allele 1 138 212 167 222 197 246 243 214 243 234 253<br />

Allele 2 144 218 172 238 214 246 249 214 253 244 259<br />

Rossarone chiuso<br />

Microsatellite VVS2 VVS3 VVS4 VVMD5 VVMD6 VVMD7 VVMD21 VVMD24 VVMD25 VVMD28 VVMD32<br />

Allele 1 138 212 167 222 214 246 243 214 243 234 251<br />

Allele 2 144 218 172 238 214 246 249 214 253 254 257<br />

Provenienza del materiale genetico analizzato<br />

Collezione del DI.PRO.VE, Università di Milano, presso l’ Ente Regionale di Sviluppo Agricolo e<br />

Forestale della <strong>Lombardia</strong> (ERSAF) sede di Riccagioia (Pavia).<br />

Distribuzione<br />

Presente sporadicamente nei vecchi vigneti dell’Oltrepò centrale ed occidentale.<br />

Sinonimi<br />

Non conosciuti.<br />

Omonimi (nomi errati)<br />

Non conosciuti.<br />

Origine (cenni storici)<br />

Le uniche notizie sul Rossarone sono riferite dal Di Rovasenda, (1881),che non da nessuna descrizione<br />

ma indica soltanto che il Rossarone è coltivato in circa 11 comuni del circondario di Bobbio, che è<br />

aromatico ed utilizzato per la vinificazione. I Bollettini Ampelografici dell’epoca ne trattano nella<br />

sezione sulle “uve rossicce”, e citano il Rossarone come varietà del Vogherese e Bobbiese, forse<br />

sinonimo di Rossa e, sicuramente, strettamente imparentato alla Rossera.


Descrizione ampelografica: elementi differenziali<br />

1-Rossarone grande<br />

Apice del germoglio: semi-aperto, tomentosità scarsa o nulla, pigmentazione medio-forte.<br />

Foglia adulta: grande, pentalobata, a denti rettilinei e seno peziolare molto aperto;<br />

Grappolo a maturità: di grande taglia, forma piramidale, due ali, decisamente spargolo, peduncolo<br />

medio;<br />

Acino: grande, a forma leggermente appiattita, epidermide rosso-violacea mediamente spessa, polpa<br />

incolore, insapore, croccante; semi presenti.<br />

2-Rossarone gentile<br />

Apice del germoglio: semi-aperto, tomentosità scarsa o nulla, pigmentazione medio-forte.<br />

Foglia adulta: di grande taglia, pentalobata, a denti rettilinei e seno peziolare aperto;<br />

Grappolo a maturità: di grande taglia, di forma piramidale, con due ali, decisamente compatto,<br />

peduncolo lungo;<br />

Acino: grande dimensione, a forma ellittica, con epidermide mediamente spessa, di colore rossoviolaceo,<br />

a polpa croccante, incolore e insapore;<br />

semi presenti.<br />

3-Rossarone chiuso<br />

Apice del germoglio: semi-aperto, tomentosità leggera, pigmentazione media.<br />

Foglia adulta: di grande dimensioni, pentalobata, a denti con lati rettilinei e seno peziolare aperto;<br />

Grappolo a maturità: di taglia media, di forma piramidale, con due ali, compatto, peduncolo lungo;<br />

Acino: grande, ellittico, epidermide rosso-violacea mediamente spessa, polpa incolore e insapore, di<br />

consistenza croccante; semi presenti.<br />

Nota: la varietà mostra elementi di variabilità intaravarietali per i caratteri relativi alla forma del<br />

grappolo, conica, alla compattezza, medio-compatto, alla bacca che risulta essere di minori dimensioni,<br />

dal colore più scuro, nero-violaceo, e dall’aroma che è talvolta leggermente moscato.<br />

Profilo antocianico<br />

• Rossarone grande<br />

totale p-cumarati<br />

totale acetati<br />

malvidina<br />

delfinidina<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

peonidina<br />

cianidina<br />

petunidina


• Rossarone gentile<br />

totale p-cumarati<br />

totale acetati<br />

• Rossarone chiuso<br />

totale p-cumarati<br />

totale acetati<br />

malvidina<br />

malvidina<br />

delfinidina<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

delfinidina<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

peonidina<br />

peonidina<br />

cianidina<br />

petunidina<br />

cianidina<br />

petunidina


Dati fenologici<br />

Ross. grande Ross. chiuso Ross. gentile<br />

Epoca di germogliamento medio molto tardivo molto tardivo<br />

Epoca di fioritura medio tardivo tardivo<br />

Epoca di invaiatura tardivo tardivo tardivo<br />

Epoca di maturazione tardivo tardivo tardivo<br />

Dati agronomici e stato sanitario (riferiti ai tre biotipi di Rossarone analizzati)<br />

Varietà mediamente vigorose e produttive, non manifestano carenze e sono in buone condizioni<br />

sanitarie.


Timoraccio Timoraccio (b.)<br />

(b.)<br />

Analisi molecolare<br />

Analisi del DNA microsatellite nucleare espresso in lunghezza (n° di basi). (Rossoni, 2001)<br />

Microsatellite VVS2 VVS3 VVS4 VVMD5 VVMD6 VVMD7 VVMD21 VVMD24 VVMD25 VVMD28 VVMD32<br />

Allele 1 129 212 167 222 206 246 249 210 243 218 253<br />

Allele 2 129 212 167 222 211 246 258 210 253 236 253<br />

Provenienza del materiale genetico analizzato<br />

Collezione del DI.PRO.VE, Università di Milano, presso l’ Ente Regionale di Sviluppo Agricolo e<br />

Forestale della <strong>Lombardia</strong> (ERSAF) sede di Riccagioia (Pavia).<br />

Distribuzione<br />

E’ attualmente in forte ripresa soprattutto nel Tortonese e mediamente diffuso nel Piemonte.<br />

Sinonini<br />

Timorasso, Timorazza, Morasso.<br />

Omonimi (noni errati)<br />

Barbassese.<br />

Origine (cenni storici)<br />

Originario della zona di Novi Ligure e Tortona è insieme al Cortese era tra le uve bianche più coltivate.<br />

In epoca prefillosserica era presente anche in provincia di Genova, dove prevaleva l’uso per il consumo<br />

diretto. Molto diffuso nel passato nella provincia di Pavia soprattutto nel Vogherese. Nel fascicolo XIX<br />

del Bollettino Ampelografico dedicato alla Coltura delle uve da tavola in Italia (1885) s’indicava<br />

questo vitigno come a duplice attitudine, da tavola e da vino.


Descnzione ampelografica: elementi differenziali<br />

Apice del germoglio della pianta: di forma espansa (a ventaglio), con tomento cotonoso; colore bianco,<br />

con sfumature rosse bronzate al margine, asse del germoglio ricurvo.<br />

Foglia adulta: grandezza media o meno che media, forma pentagonale, quinquelobata; seno peziolare a<br />

U; seni laterali superiori ad U, quelli inferiori a lira non chiusa. La superficie del lembo è quasi liscia.<br />

Pagina superiore glabra, colore verde scuro, poco lucida; pagina inferiore colore verde bottiglia;<br />

nervature aiquanto sporgenti e con tomento vellutato. Picciolo lungo, sezione del canale poco evidente.<br />

Grappolo a maturità: di grandezza più che media, di cm 18-20; di compattezza media, forma allungata,<br />

conico piramidale, spesso alato con peduncolo visibile, semi-legnoso, piuttosto grosso. Distacco facile<br />

dell’acino dal pedicello.<br />

Acini: di grossezza più che media, forma sferoidale-ellissoide, regolare; ombelico prominente e<br />

persistente; sezione trasversale regolare. Buccia pruinosa; colorazione verde giallo regolarmente<br />

distribuita; spessa e consistente, succo incolore, polpa succosa e leggermente carnosa, di sapore neutro.<br />

Presenta elevata variabilità intravarietale.<br />

Dati fenologici (Parametri medi anni 1990-1994)<br />

Epoca di germogliamento precoce<br />

Epoca di fioritura medio-precoce<br />

Epoca di invaiatura tardiva<br />

Epoca di maturazione tardiva<br />

Attitudini agronomiche e colturali (Parametri medi anni 1990-1994)<br />

Portamento della vegetazione: eretto.<br />

Vigoria: ridotta.<br />

Produzione per ceppo: 6,0-7,0 kg/ceppo.<br />

Peso medio grappolo: 250 g.<br />

Fertilità delle gemme: 2,0.<br />

Esigenze ambientali e colturali<br />

Ha vegetazione abbondante, è molto produttiva e, data la sua maturazione precoce, si coltivava nelle<br />

zone più elevate.<br />

Sensibilità alle malattie ed avversità<br />

Soggetto ad aborti fiorali con tracce di acinellatura verde. Sensibile alle principali crittogame. Scarsa<br />

rusticità.<br />

Caratteristiche chimiche del vino (Parametri medi anni 1990-1994)<br />

Grado Alcolico pH Acidità<br />

10,90 vol. % 3,02 6,80 g/l


Caratteristiche sensoriali del vino<br />

Vino bianco, brillante, asciutto, dall’aroma caratteristico, (mandorla e nocciolo) di media alcolicità,<br />

migliora se mescolato ai Trebbiani o al Cortese. Può giovarsi di un periodo di conservazione in<br />

bottiglia, dove assume un particolare aroma minerale<br />

Utilizzo enologico<br />

In passato era considerata a duplice attitudine, solo oggi per vinificazione. Tradizionalmente utilizzato<br />

in mescolanza con altre uve, presenta un’elevata resa in mosto.<br />

E’ ultimamente oggetto di molti interessi da parte dei produttori del tortonese.


Uva Uva di di di Mornico Mornico (n.)<br />

(n.)<br />

Analisi molecolare<br />

Analisi del DNA microsatellite nucleare espresso in lunghezza (n° di basi).<br />

Microsatellite VVS2 VVS3 VVS4 VVMD5 VVMD6 VVMD7 VVMD21 VVMD24 VVMD25 VVMD28 VVMD32<br />

Allele 1 129 212 169 226 211 254 249 212 253 234 251<br />

Allele 2 129 212 178 246 211 274 249 214 253 234 271<br />

Provenienza del materiale genetico analizzato<br />

Collezione del DI.PRO.VE, Università di Milano,presso l’ Ente Regionale di Sviluppo Agricolo e<br />

Forestale della <strong>Lombardia</strong> (ERSAF) sede di Riccagioia (Pavia).<br />

Distribuzione<br />

Attualmente è considerato un vitigno reliquia presente sporadicamente nei vigneti molto vecchi<br />

dell’Oltrepò pavese.<br />

Sinonimi<br />

Non conosciuti.<br />

Omonimi (noni errati)<br />

Non conosciuti.<br />

Origine (cenni storici)<br />

L’unica notizia rintracciata è una citazione del 1958 dello Zanardi di una varietà Mornico a Losana,<br />

paese vicino a Broni, ancora coltivata e vinificata in quegli anni nell’Oltrepò Pavese.


Descrizione ampelografica: elementi differenziali<br />

Biotipo 1<br />

Apice del germoglio: aperto, tomentosità appena presente, pigmentazione forte.<br />

Foglia adulta: di taglia media, pentalobata-trilobata, denti a margini rettilinei, seno peziolare aperto;<br />

Grappolo a maturità: grande, di forma piramidale a due ali, compatto, peduncolo lungo;<br />

Acino: di forma sferico-ellittica, di dimensioni medio-grandi, epidermide nero-violacea di spessore<br />

medio, polpa colorata, dura, insapore; semi presenti.<br />

Biotipo 2<br />

Foglia adulta: di taglia media, pentalobata, denti a margini rettilinei, seno peziolare aperto;<br />

Grappolo a maturità: di taglia media e forma conica, senza ali, compatto, peduncolo medio;<br />

Acino: grande, di forma sferico-ellittica, epidermide nera-violacea di medio spessore, polpa croccante,<br />

incolore e insapore; semi presenti.<br />

Sono presenti varianti genetiche che differiscono per la forma del grappolo.<br />

Dati fenologici<br />

Dati agronomici e stato sanitario<br />

Il biotipo 1 è una varietà di medio vigore e buona produttività, con sospetta presenza di virosi,<br />

acinellatura, non manifesta carenze;<br />

Il biotipo 2 è di medio vigore e media produttività, buono stato sanitario, manifesta carenze di<br />

magnesio.<br />

Fertilità potenziale media: 1,48 (0,94)<br />

Produzione media: 4,32 (2,58)<br />

I dati tra parentesi si riferiscono al biotipo 2.<br />

Biotipo 1 Biotipo 2<br />

Epoca di germogliamento medio precoce<br />

Epoca di fioritura medio precoce<br />

Epoca di invaiatura medio medio<br />

Epoca di maturazione tardiva medio


Caratteristiche sensoriali del vino (Areogramma del vino)<br />

Profilo antocianico<br />

totale p-cumarati<br />

totale acetati<br />

malvidina<br />

delfinidina<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

peonidina<br />

cianidina<br />

petunidina


Uva Uva rara rara (n.) (n.)<br />

(n.)<br />

Analisi molecolare<br />

Analisi del DNA microsatellite nucleare espresso in lunghezza (n° di basi).<br />

Microsatellite VVS2 VVS3 VVS4 VVMD5 VVMD6 VVMD7 VVMD21 VVMD24 VVMD25 VVMD28 VVMD32<br />

Allele 1 142 212 167 224 197 236 254 210 253 238 257<br />

Allele 2 142 212 172 236 212 236 254 218 253 258 257<br />

Provenienza del materiale genetico analizzato<br />

Collezione del DI.PRO.VE, Università di Milano, presso l’ Ente Regionale di Sviluppo Agricolo e<br />

Forestale della <strong>Lombardia</strong> (ERSAF) sede di Riccagioia (Pavia).<br />

Distribuzione<br />

Negli anni ‘60 era ancora molto diffusa sia nel Novarese che nel Pavese dove, però, la sua coltivazione<br />

era già in calo. Attualmente presente in Piemonte e <strong>Lombardia</strong>.<br />

Sinonimi<br />

Bonarda di Cavaglià, Balsamina o Balsamea nera, Bonarda di Gattinara, Rairone, Oriola, Oriana,<br />

Orianella.<br />

Omonimi (nomi errati)<br />

Bonarda piemontese, Croatina.<br />

Origine (cenni storici)<br />

Nonostante le difficoltà di identificazione di questo vitigno a causa di errate sinonimie, soprattutto con<br />

la Bonarda nelle principali zone di coltivazione, (Novara, Vercelli e Pavia) la sua presenza risulta<br />

essere assai remota. E’ una delle varietà più complesse da identificare visto il grande numero di<br />

sinonimi che possiede. Il nome Uva rara, infatti, identifica nel Novarese e Vercellese la Bonarda e nel<br />

Pavese 1’ Uva rara vera e propria.


Le prime notizie su questa varietà ci vengono dal Di Rovasenda (1877) che identifica la Bonarda di<br />

Gattinara con l’Uva rara di Voghera, preferendo comunque il secondo nome che meglio rappresenta<br />

l’aspetto del grappolo rado a differenza, del Molon (1906) che descrive questo vitigno sotto il nome di<br />

Bonarda e tra i suoi sinonimi cita quello di Uva rara.<br />

Il Giuletti (1884) riporta le varietà Rara e Rairone, per vino “di buon colore e giusto sapore”, coltivate<br />

in circa 30 comuni, ma ne dà una descrizione sommaria.<br />

Calò et al (2001) propone diversi vitigni che potrebbero essere la nostra Uva rara: Bonarda<br />

piemontese, Croatina, Vespolina. E’ apprezzata anche come uva da mensa.<br />

Descrizione ampelografica: elementi differenziali<br />

Apice del germoglio: aperto, cotonoso, bianco con orli rosati.<br />

Foglia adulta: di taglia medio-grande, pentagonale con lobo mediano spesso allungato, quinquelobata<br />

ma è possibile trovare spesso alla base del tralcio foglie eptalobate o enalobate con seni grandi e<br />

profondi. Seno peziorale chiuso, base a U o V, forma a lira, spesso con dente. Seni laterali superiori a<br />

lira. Lembo bolloso, piano con margini revoluti. Nervatura principale mediana ginocchiata di colore<br />

verde giallastro con base rosata.<br />

Grappolo a maturità: di dimensione variabile, generalmente medio-piccolo, forma conica, corto a due<br />

ali, mediamente compatto, molto spargolo con peduncolo di media lunghezza.<br />

Acino: medio, sferoidale o leggermente appiattito, regolare con buccia sottile, pruinosa e di colore blu<br />

scuro, rosso.<br />

Note: la varietà mostra elevata variabilità intravarietale per i caratteri: dentatura della foglia, taglia e<br />

forma del grappolo.<br />

Dati fenologici<br />

Epoca di germogliamento medio-tardiva<br />

Epoca di fioritura<br />

Epoca di invaiatura<br />

Epoca di maturazione<br />

media<br />

medio-tardiva<br />

medio-tardiva<br />

Attitudini agronomiche e colturali<br />

Vigoria: elevata<br />

Peso medio del grappolo: medio (150-200g).<br />

Fertilità delle gemme: solitamente 2 ma non di rado 3.<br />

Fertilità basale: il primo germoglio fruttifero si trova sulla II –III gemma<br />

Produttività: leggermente superiore alla media<br />

Portamento della vegetazione: semi-eretto<br />

Esigenze ambientali e colturali<br />

Coltivata con forme di allevamento espanse, adattandosi bene anche alla controspalliera, con potatura<br />

lunga o mista. La produzione può essere penalizzata dalla colatura dei grappoli già normalmente<br />

spargoli, soprattutto per eccesso di vigore in fioritura.


Sensibilità alle malattie ed avversità<br />

Sensibile alla colatura nelle annate sfavorevoli, che provoca alternanza di produzione. Poco tollerante<br />

all’oidio, presenta però una scarsa sensibilità alla muffa grigia ed al marciume acido, per la<br />

conformazione lasca del grappolo, normale la sensibilità alla peronospora e buona tolleranza ai danni<br />

da grandine.<br />

Caratteristiche chimiche del vino<br />

Grado Alcolico pH Acidità<br />

11,5-12,5 vol.% 3,0-3,2 7,0-8,0 g/l<br />

Caratteristiche sensoriali del vino<br />

Colore: rosso rubino intenso, dai riflessi violacei, dal profumo particolare di viola. Contenuto mediobasso<br />

in antociani Aromi: fruttato Gusto: vino leggero, fresco e poco alcolico, povero di tannini con<br />

retrogusto amarognolo tipico.<br />

Utilizzo enologico<br />

La monografia della varietà ricorda come il vino di sola Uva rara sia poco alcolico, di poco colore,<br />

poco acido e gradevole. Raramente vinificato in purezza, normalmente in uvaggi con altre uve locali<br />

come Croatina, Barbera e Vespolina in parti uguali, alle quali apporta alcool, morbidezza ed un<br />

gradevole profumo di viola.. Si consiglia l’utilizzazione per la produzione di vini secchi fermi o<br />

frizzanti. Oltre che per la vinificazione, può essere utilizzato, per il buon contenuto in zuccheri e per la<br />

moderata acidità come eccellente uva da mensa<br />

Profilo antocianico<br />

totale p-cumarati<br />

totale acetati<br />

malvidina<br />

delfinidina<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

peonidina<br />

cianidina<br />

petunidina


Vernassa (b.) (b.)<br />

Analisi molecolare<br />

Analisi del DNA microsatellite nucleare espresso in lunghezza (n° di basi).<br />

Microsatellite VVS2 VVS3 VVS4 VVMD5 VVMD6 VVMD7 VVMD21 VVMD24 VVMD25 VVMD28 VVMD32<br />

Allele 1 129 212 168 222 212 254 249 214 253 244 251<br />

Allele 2 142 212 174 222 212 274 256 214 253 244 251<br />

Provenienza del materiale genetico analizzato<br />

Collezione del DI.PRO.VE, Università di Milano, presso l’ Ente Regionale di Sviluppo Agricolo e<br />

Forestale della <strong>Lombardia</strong> (ERSAF) sede di Riccagioia (Pavia).<br />

Distribuzione<br />

E’ coltivato soprattutto in Liguria e nelle Cinque Terre.<br />

Sinonimi<br />

Vernaccia, Vernazza, Vernaccia bianca, Vernassione, Vernassino, Vernesca.<br />

Omonimi (nomi errati)<br />

Vernaccia di Orosei, di S. Giminiano, di Oristano<br />

.<br />

Origine (cenni storici)<br />

L’Acerbi (1825) nomina diverse Vernacce: la Vernaccia di Cremona, da mensa, che si conserva<br />

sino alla primavera, e che, vinificata, dà un vino dolce e gustoso, poco alcolico ma gradevole e la<br />

Vernaccia di Valenza, in Piemonte, poco coltivata e di poco uso.<br />

Nel 1875 Demaria e Leardi identificano la Vernaccia con il Vermentino ligure e delle Cinque Terre,<br />

originario della Sardegna e diffuso anche nella provincia di Alessandria. Con il nome Vernaccia<br />

comunque vengono chiamati vitigni molto diversi nei caratteri ampelografici.<br />

Il Di Rovasenda (1877) alla voce Vernaccia indica parecchie varietà sia bianche che nere si<br />

coltivano in Italia con questo nome. Tra di esse anche la Vernazza del Pavese descritta dall’Acerbi<br />

(1825), una Vernazza del Bresciano, una Vernazza fina e così via.


Nel 1884 la Vernazza risulta essere coltivata nei comuni del Vogherese, ed è utilizzata sia per la<br />

mensa che per la vinificazione. E’ compresa anche nell’elenco delle uve “mostaje” dove è associata<br />

al Cortese. C’è anche una varietà chiamata Vernasso non ne viene data la descrizione, ma nel<br />

successivo elenco delle uve “mostaje” è associata alla Vernaccia.<br />

Il Molon (1906), alla voce Vernazza di Gattinara fa riferimento all’ Erbaluce e Vernazza a<br />

Vernaccia bianca. II Marzotto (1925) aumenta la confusione sostenendo che carattere tipico di tutte<br />

le Vernacce è il grappolo compatto. La Vernaccia di Semi dal grappolo spargolo, come varietà, non<br />

sarebbe identificabile dunque con una Vernaccia ma con un Trebbiano.<br />

Calò et al. (2001) descrivono tre Vernaccie (di Oristano, di S. Giminiano e nera) ma certamente i<br />

vitigni chiamati con questo nome generico erano molto numerosi in epoca prefillosserica.<br />

Con il temine Vernaccia si definisce un numeroso gruppo di varietà tra loro anche molto diverse dal<br />

punto di vista ampelografico che hanno in comune la caratteristica di dare origine ad un vino dalle<br />

doti organolettiche simili come nel caso delle Malvasie. D’altra parte l’etimo del nome non è<br />

univoco in quanto esso può derivare da vernaculus, termine tardo latino con il quale si definiva tutto<br />

ciò che proveniva da un dato luogo, non importato, autoctono, o da Vernazza, località della Liuguria<br />

orientale, famosa per il suo vino bianco, oggetto di grande commercio da parte della Repubblica<br />

marinara di Genova o da Grenache o Garnacha nella versione spagnola, vitigno usato per la<br />

produzione di vini dalle caratteristiche particolari, scarichi di colore e dalle note ossidate. Meno<br />

probabile appare l’origine da verrum, uva apprezzata dai cinghiali o da vernaceus, vino destinato<br />

alla servitù o da vernus, uva da consumarsi entro l’inverno.<br />

Descrizione ampelografica: elementi differenziali<br />

Apice del germoglio:cotonoso, di colore bianco o giallo con bordi carminati.<br />

Foglia adulta: di taglia media, penta-trilobata, denti a margini tra il rettilineo e il convesso, seno<br />

peziolare aperto.<br />

Grappolo a maturità: di taglia media, forma piramidale ad una sola ala, spargolo, peduncolo breve.<br />

Acino: di grandi dimensioni, forma sferica, epidermide bianca e di medio spessore , polpa incolore e<br />

dal leggero aroma moscato, croccante; semi presenti.<br />

Dati fenologici<br />

Epoca di germogliamento precoce<br />

Epoca di fioritura media<br />

Epoca di invaiatura media<br />

Epoca di maturazione media<br />

Attitudini agronomiche e colturali<br />

Adatta ad ambienti caldi dove l’uva può maturare precocemente. Vinificata insieme ad altri vitigni<br />

conferisce fierezza ed aroma al vino.<br />

Varietà a medio vigore, bassa produttività, con evidente suscettibilità alla botrite.


Vespolina Vespolina (n.)<br />

Analisi molecolare<br />

Analisi del DNA microsatellite nucleare espresso in lunghezza (n° di basi).<br />

Microsatellite VVS2 VVS3 VVS4 VVMD5 VVMD6 VVMD7 VVMD21 VVMD24 VVMD25 VVMD28 VVMD32<br />

Allele 1 143 212 167 240 211 248 249 210 243 234 241<br />

Allele 2 156 218 172 240 211 248 249 214 253 254<br />

Provenienza del materiale genetico analizzato<br />

Collezione del DI.PRO.VE, Università di Milano, presso l’ Ente Regionale di Sviluppo Agricolo e Forestale<br />

della <strong>Lombardia</strong> (ERSAF) sede di Riccagioia (Pavia).<br />

Distribuzione<br />

E’ coltivato soprattutto in Oltrepò pavese e nel novarese.<br />

Sinonimi<br />

Inzaga, Inzagre, Massana, Nespolina o Nespolino, Novarina, Solenga, Ughetta, Ughetta di Canneto, Uva<br />

cinenna, Vispavola.<br />

Omonimi (nomi errati)<br />

Barbera, Pignolo.<br />

Origine (cenni storici)<br />

Molto diffusa in passato nelle province di Como, Pavia (Voghera), Novara (Ghemme, Gattinara) e Piacenza<br />

(Bobbio); serviva per dare al vino un sapore delicato. Il nome di Vespolina deriverebbe dal fatto che<br />

quest’uva è ricercata, per la sua dolcezza dalle vespe. Ha perso d’importanza con l’avvento della fillossera, in<br />

quanto matura irregolarmente quando le viti erano innestate su piede americano. Le prime descrizioni furono<br />

fatte dall’Acerbi (1885), alla quale seguì Gallesio (1889) che la chiamò V.v circumpadana. Nell’Oltrepò è<br />

241


conosciuta quasi unicamente con il nome di Ughetta.<br />

Descrizione ampelografica:elementi differenziali<br />

Apice del germoglio della pianta: aperto, cotonoso, colore bianco, con lieve carminatura ai bordi. Asse del<br />

germoglio ridurvo.<br />

Foglia adulta: piccola, pentagonale, quinquelobata. Seno peziolare ad U largo, seni laterali superiori a bordi<br />

sovrapposti od a lira chiusa assai profondi; seni laterali inferiori pure a bordi sovrapposti ed a lira chiusa,<br />

abbastanza profondi. Pagina superiore di colore verde; pagina inferiore di colore verde chiaro anche sulle<br />

nervature principali, cotonose anche su dette nervature, di cui quelle di primo secondo e terzo grado sono<br />

sporgenti.<br />

Grappolo a maturità: di media grandezza, mediamente compatto, aliungato, cilindrico o conico; sovente<br />

senta una sola ala alquanto sviluppata. Peduncolo lungo, erbaceo, sottile.<br />

Acino: di media grandezza, ellissoide regolare con ombelico prominente, non persistente; buccia colore<br />

turchino scuro quasi nero, pruinosa ma non molto, piuttosto sottile e poco consistente. Succo incolore o<br />

leggermente colorato, polpa molle e succosa.<br />

Dati Fenologici (Parametri medi anni 1990-1994)<br />

Epoca di germogliamento media<br />

Epoca di fioritura medio-precoce<br />

Epoca di invaiatura medio-precoce<br />

Epoca di maturazione medio-tardiva<br />

Attitudini agronomiche e colturali<br />

Portamento della vegetazione: eretto.<br />

Vigoria: media.<br />

Produzione per ceppo: 3,0 kg/ceppo<br />

Peso medio grappolo: 232 g.<br />

Fertilità delle gemme: 1,7.<br />

Esigenze ambientali e colturali<br />

Mostra preferenze per le zone ben esposte ed i terreni freschi,profondi. Allegagione sicura, fruttificazione<br />

piuttosto abbondante e sicura.<br />

Sensibilità alle malattie ed avversità<br />

Sensibile alla peronospora, specialmente ai grappoli, tollerante all’oidio, discretamente resistente alle brinate.<br />

Sensibile alla colatura.<br />

Caratteristiche chimiche del vino (Parametri medi anni 1990-1994)<br />

Grado Alcolico PH Acidità<br />

10,40 vol. % 2,95 7,46 g/l


Caratteristiche sensoriali del vino<br />

Vinificato in purezza, dà un vino colorito, profumato, dall’aroma florale e di spezie, gustoso, pizzicante,<br />

leggero, che migliora in uvaggi con vini più austeri. Non adatto alla conservazione.<br />

Utilizzo enologico<br />

Tradizionalmente utilizzato in mescolanza con altre uve, ha un’elevata resa in mosto. E’ mescolata con la<br />

Spanna (Nebbiolo) per vini da bottiglia e con la Freisa per i vini da pasto, serbevoli; è utilizzato in<br />

mescolanza anche con la Bonarda ed il Barbera.L’uva è adatta all’appassimento. Interessante il suo impiego<br />

per la macerazione carbonica.<br />

Profilo antocianico<br />

totale p-cumarati<br />

totale acetati<br />

malvidina<br />

delfinidina<br />

50<br />

40<br />

30<br />

20<br />

10<br />

peonidina<br />

cianidina<br />

petunidina

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