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Introduzione<br />

L’erudizione è un settore dell’attività umana che soddisfa le due passioni<br />

del collezionista e dell’esploratore: raccogliere quanti più dati<br />

possibile nei territori, sovente inesplorati, delle biblioteche, degli archivi,<br />

dei fondi pubblici e privati e catalogarli in bell’ordine, secondo i<br />

criteri scelti di volta in volta in rapporto alla natura dell’argomento e<br />

alla tipologia dello studio che si intende pubblicare.<br />

L’erudizione ha la sua poesia: amore, innanzi tutto, per la memoria<br />

storica della propria civiltà, per il mondo che si dischiude dietro il<br />

dato storico, filologico, biografico; fascino della ricerca e della scoperta,<br />

attrazione per il cimelio conquistato attraverso ricerche minute,<br />

pazienti, tenaci, e conservato con trepidante emozione. Attraverso i<br />

dati raccolti, il ricercatore che non sia tanto un raccoglitore di materiali<br />

inerti ma un autentico conservatore di esperienze lontane, nello<br />

spazio e nel tempo, vede e trasmette l’immagine di un intero mondo.<br />

Qu<strong>and</strong>o poi questo mondo è quello dello spettacolo musicale, la scena<br />

si affolla delle presenze più disparate e colorite: compositori, librettisti,<br />

cantanti, teatri diversi, ambienti e spettatori diversissimi compaiono<br />

in filigrana dietro i dati di fatto, e la fortuna dell’opera come<br />

fenomeno europeo appare in tutta la sua evidenza.<br />

A questa immagine dell’erudito come appassionato cultore di memorie<br />

storiche appartiene Gianni Legger. La sua notorietà nell’ambiente<br />

torinese risale a molto tempo fa, e così la fama della sua collezione di<br />

libretti, programmi di sala, documenti legati al mondo della musica<br />

italiana e, in particolare, al teatro. Ma negli ultimi vent’anni Legger<br />

non si è limitato alla passione del collezionista: ha lavorato a questa<br />

poderosa Drammaturgia Musicale Italiana che intende illustrare e<br />

documentare «l’italianità nell’opera dalle origini al terzo millennio».<br />

Il concetto di «italianità» come lo intende Legger è, in realtà, estesissimo,<br />

perché la sua Drammaturgia comprende, oltre alle opere dei<br />

compositori italiani e di quelli stranieri, le opere che «siano state<br />

composte su testo italiano o derivato da fonte (<strong>letter</strong>aria, librettistica,<br />

teatrale) italiana, o siano stati ispirati da argomenti, fatti, luoghi,<br />

personaggi (reali, <strong>letter</strong>ali, teatrali) italiani»; e, ancora, «le opere che<br />

siano state rappresentate o eseguite in Italia; che contengano parti<br />

musicali di compositori italiani anche anonimi anche in forma indiretta<br />

(in centoni o adattamenti) o anche in occasione di riprese»; e,<br />

infine, anche le opere che «siano connesse a iniziative, concorsi ecc.<br />

italiani»; «rappresentino parodie o satire di opere italiane»; «abbiano<br />

avuto il libretto edito in versione italiana». In tal modo saranno esclusi<br />

dal suo catalogo solo quei titoli, verosimilmente piuttosto pochi,<br />

che non possono vantare alcun legame con l’ambiente del teatro musicale<br />

italiano.<br />

Legger non viene dalla cultura scientifica degli ambienti accademici e<br />

si definisce un autodidatta. Sotto questo profilo è un outsider che,<br />

dopo decenni di accurate ricerche condotte per pura passione personale,<br />

mette a disposizione degli studiosi una quantità di dati raccolti<br />

da ogni genere di fonti. Lascio agli esperti di archivistica e biblioteconomia<br />

la discussione sui criteri adottati da Legger nella compilazione<br />

del suo catalogo che, come l’autore dichiara, non ha pretese di sistemazione<br />

definitiva. A ben vedere, però, questa Drammaturgia Musicale<br />

Italiana non è esclusivamente riservata agli addetti ai lavori.<br />

Anche il lettore comune, il frequentatore di teatro d’opera,<br />

l’ascoltatore appassionato possono scorrerla con profitto perché le<br />

schede non si limitano alla presentazione nuda e cruda dei dati ma<br />

“parlano” attraverso le citazioni più o meno estese, informano su aspetti<br />

diversi dell’opera in questione, suscit<strong>and</strong>o curiosità e interesse.<br />

Significativa per comprendere lo spirito che ha animato il lavoro di<br />

Legger è la sezione dedicata ai «libretti più belli». Grafico e tipografo<br />

di professione, Legger segnala in questa parte del volume i testi che<br />

attirano l’ammirazione del lettore per la loro qualità di stampa, la<br />

scelta dei caratteri, l’armonia delle proporzioni tra il testo stampato e<br />

il margine bianco, la presenza di incisioni. Viene fuori da questo<br />

semplice elenco tutto l’amore del collezionista per i propri oggetti, la<br />

passione dell’erudito per il mondo che vi sta dietro, l’occhio<br />

dell’intenditore che ha avuto tra le mani centinaia e centinaia di libretti<br />

antichi: quella «poesia dell’erudizione», insomma, di cui parlavamo<br />

all’inizio e che caratterizza questo poderoso lavoro con un tratto<br />

significativo.<br />

Paolo Gallarati

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