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fascicolo didattico (documento pdf (3,92 Mb) - Teatro Regio di Torino

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SOMMARIO<br />

Cenerentola vien qua, Cenerentola va’ là ...................................................pag. 3<br />

Gioachino Rossini e la sua epoca .................................................................pag. 4<br />

La Cenerentola <strong>di</strong> Rossini, presentazione e trama .................................pag. 11<br />

Le mille e una Cenerentola............................................................................pag. 14<br />

Proposte <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o inter<strong>di</strong>sciplinare...........................................................pag. 19<br />

Lo spettacolo. Cenerentola, ovvero Angelina e la magia del cuore<br />

Presentazione .............................................................................................pag. 21<br />

Libretto .......................................................................................................pag. 25<br />

Il <strong>di</strong>sco .........................................................................................................pag. 37<br />

Gli spartiti ...................................................................................................pag. 39<br />

Proposte operative<br />

Giochiamo con “La Cenerentola” .............................................................pag. 59<br />

Giochi musicali ............................................................................................pag. 71<br />

Giochi con la voce ......................................................................................pag. 80<br />

Giochi con la scenografi a .........................................................................pag. 83<br />

La caccia al tesoro musicale ...................................................................pag. 91<br />

Il castello <strong>di</strong> Don Ramiro .........................................................................pag. 93<br />

E infi ne… a teatro! .....................................................................................pag. 94<br />

1


CENERENTOLA VIEN QUA, CENERENTOLA VA’ LÀ…<br />

Sapevate che la fi aba <strong>di</strong> Cenerentola è probabilmente la più <strong>di</strong>ffusa al mondo? La storia<br />

della povera e maltrattata fanciulla che, a <strong>di</strong>spetto delle invi<strong>di</strong>ose sorellastre e della<br />

perfi da matrigna, si riscatta sposando un bellissimo principe con cui vivrà “felice e<br />

contenta”, è presente in tutte le culture del mondo a partire da epoche molto remote: si può<br />

cominciare da Yeh-shen, l’antica Cenerentola cinese, o da Tam, la sua gemella vietnamita,<br />

per arrivare alla moderna Cinderella <strong>di</strong>sneyana<br />

passando attraverso le infi nite denominazioni<br />

nazionali e regionali del personaggio (conoscete la<br />

veneziana Conza-senare o la sarda Chiginera…?).<br />

Le versioni più importanti, però, sono quelle<br />

raccontate da alcuni specialisti della fi aba, come il<br />

francese Charles Perrault, che nel 1697 raccontò<br />

la classica Cendrillon, oppure i tedeschi fratelli<br />

Grimm, che la ripresero con <strong>di</strong>verse varianti in<br />

Aschenputtel (1812), senza <strong>di</strong>menticare il meno<br />

conosciuto Giovan Battista Basile che nella<br />

raccolta Lo cunto de li cunti del 1634 (sottotitolo:<br />

Lo trattenemiento de’ peccerille, scritto nella<br />

gustosa lingua napoletana) inserì la sua Zezolla,<br />

o La gatta Cenerentola, in cui la protagonista<br />

appare un po’ meno angelica del solito.<br />

Il nostro personaggio è davvero una star! Come<br />

mai? Forse avete imparato che le fi abe hanno un<br />

signifi cato simbolico: raccontano infatti in forma<br />

<strong>di</strong>vertente e attraverso eventi pro<strong>di</strong>giosi alcuni<br />

dei principali aspetti della vita umana, legati alla<br />

sfera affettiva o alla crescita fi sica e psicologica<br />

della persona. La nostra Cenerentola, allora, non<br />

descrive altro che l’importante svolta che avviene nella ragazza alla fi ne dell’adolescenza,<br />

quando, lasciate le spoglie della sua vita infantile (rappresentate dalla cenere), <strong>di</strong>venta<br />

una donna in grado <strong>di</strong> sposarsi; per <strong>di</strong>rla con un’altra fi aba famosa, il Brutto Anatroccolo<br />

si trasforma fi nalmente in un Bel Cigno.<br />

Nella fi aba <strong>di</strong> Cenerentola possiamo riconoscere anche altri simbolismi:<br />

– la fi gura materna sdoppiata in matrigna e fata. Non è forse vero che a volte durante l’adolescenza<br />

pare <strong>di</strong>ffi cile sentirsi compresi dagli adulti? Però, senza il loro aiuto, è impossibile superare le<br />

<strong>di</strong>ffi coltà.<br />

– Le sorellastre: perfi no i nostri amici e fratelli ci possono apparire come ingombranti ostacoli alla<br />

nostra crescita.<br />

– Il principe azzurro: quando si scopre l’amore, tutto appare perfetto, anche il più normale degli<br />

esseri umani <strong>di</strong>venta per noi stupendo, un vero principe!<br />

Con una simile <strong>di</strong>va a <strong>di</strong>sposizione, c’era da aspettarsi che il mondo del teatro, del cinema<br />

e del balletto se ne impossessassero volentieri! Una delle principali versioni teatrali della<br />

fi aba è sicuramente quella <strong>di</strong> Gioachino Rossini: La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo,<br />

rappresentata la prima volta presso il <strong>Teatro</strong> Valle <strong>di</strong> Roma nel gennaio 1817. Prima <strong>di</strong><br />

parlare dell’opera rossiniana, però, vogliamo sapere qualcosa <strong>di</strong> più del suo autore.<br />

3<br />

Gustave Dorè (1832-1883), La prova della scarpetta,<br />

illustrazione per la fi aba Cendrillon <strong>di</strong> Charles<br />

Perrault, tratta da Il libro delle fate, Tipografi a<br />

E<strong>di</strong>trice Lombarda, 1880.


Il contesto culturale<br />

GIOACHINO ROSSINI E LA SUA EPOCA<br />

Introduzione storica <strong>di</strong> Elisabetta Lipeti<br />

La vita <strong>di</strong> Gioachino Rossini si svolse in un arco <strong>di</strong> tempo piuttosto lungo e ricco <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali<br />

trasformazioni nella società e nella cultura italiane ed europee: il grande compositore<br />

nacque alla fi ne del XVIII secolo mentre la Francia rivoluzionaria proclamava con la<br />

Repubblica la morte dell’ancien régime, e visse fi no al 1868; fu quin<strong>di</strong> contemporaneo delle<br />

guerre napoleoniche, della restaurazione, dell’epopea risorgimentale fi no all’unifi cazione e<br />

alla nascita del Regno d’Italia (1861), mentre in Francia in una vorticosa successione <strong>di</strong> colpi<br />

<strong>di</strong> scena si erano avvicendati un nuovo regime monarchico con conseguente rivoluzione, la<br />

Seconda Repubblica e il Secondo Impero.<br />

Un periodo <strong>di</strong> tempo così ampio e movimentato fu ovviamente caratterizzato anche da<br />

importanti rivolgimenti culturali: tramontata l’età d’oro dell’Illuminismo e del Razionalismo<br />

settecenteschi, si affacciava al panorama europeo il Romanticismo, che si sarebbe<br />

sviluppato e avrebbe dato i suoi frutti migliori nella prima parte del secolo XIX, per<br />

cominciare ad “appassire” verso metà Ottocento. Bisogna però ricordare che tale processo<br />

<strong>di</strong> trasformazione avvenne in Italia con qualche decennio <strong>di</strong> ritardo rispetto all’Europa del<br />

Nord.<br />

I principi ispiratori della corrente culturale e artistica dell’Illuminismo erano:<br />

- la fede nella ragione umana, “lume” in grado <strong>di</strong> guidare l’umanità verso il progresso spirituale e<br />

sociale, liberandola dalle tenebre delle ingiustizie e della superstizione;<br />

- l’esaltazione degli ideali <strong>di</strong> libertà, uguaglianza, tolleranza;<br />

- il rifi uto del dogmatismo religioso;<br />

- l’interesse per la cultura dell’età classica (antica Grecia e antica Roma), come modello nelle arti e<br />

nella società.<br />

Al contrario il Romanticismo promuoveva:<br />

- la negazione della ragione a favore dell’irrazionalità, del sogno, del mistero;<br />

- l’esaltazione dell’in<strong>di</strong>viduo come soggetto unico dotato <strong>di</strong> una visione del mondo del tutto personale<br />

e, su scala più ampia;<br />

- l’unicità <strong>di</strong> ogni popolo, con le sue tra<strong>di</strong>zioni culturali, rispetto ad ogni altro (nazionalismo);<br />

- il recupero del sentimento religioso e la tensione verso l’infi nito;<br />

- lo stu<strong>di</strong>o del Me<strong>di</strong>oevo come modello <strong>di</strong> libertà formale nelle arti.<br />

In realtà la produzione teatrale <strong>di</strong> Rossini si sviluppò in un periodo molto limitato rispetto<br />

all’esteso arco della sua vita: i <strong>di</strong>ciannove anni compresi tra il 1810 e il 1829 videro nascere,<br />

in una folgorante carriera, la successione stupefacente dei suoi numerosi e celeberrimi<br />

capolavori. Poi, un lungo silenzio durato quasi quarant’anni, interrotto solamente da deliziose<br />

pagine vocali e pianistiche e da due mirabili composizioni sacre: quasi un rompicapo per<br />

gli storici, che si sono sempre interrogati sui motivi <strong>di</strong> una decisione all’apparenza tanto<br />

contrad<strong>di</strong>ttoria, presa da Rossini proprio mentre si trovava incontrastato all’apice della<br />

celebrità in tutta Europa.<br />

4


La musica<br />

Il Settecento musicale europeo era stato dominato dalla <strong>di</strong>ffusione dell’opera italiana,<br />

che furoreggiava in tutte le principali città da Monaco a San Pietroburgo, da Vienna a<br />

Londra e Parigi (dove, peraltro, si era <strong>di</strong>scusso non poco tra i sostenitori della tra<strong>di</strong>zione<br />

francese e quelli della fazione italiana). Verso la metà del secolo XVIII i compositori,<br />

i librettisti, i cantanti, i ballerini (e gli impresari!) italiani erano contesi dai principali<br />

teatri internazionali, nei quali un pubblico adorante, formato soprattutto dalla nobiltà,<br />

era sempre pronto ad applau<strong>di</strong>re i suoi beniamini.<br />

Spesso si parla <strong>di</strong> opera o melodramma; ma cos’è esattamente? L’opera lirica o melodramma è un<br />

genere teatrale nato a Firenze alla fi ne del Cinquecento; in esso gli attori si esprimono col recitar<br />

cantando, una speciale tecnica artistica che unisce azione (gestualità, movimento) e musica (canto<br />

accompagnato). Ma nell’opera c’è molto <strong>di</strong> più: magnifi che scenografi e, splen<strong>di</strong><strong>di</strong> costumi, un testo<br />

poetico e talvolta danza. L’unione <strong>di</strong> tutti questi preziosi ingre<strong>di</strong>enti crea uno spettacolo meraviglioso<br />

e davvero emozionante!<br />

Scendendo più nel dettaglio, com’è fatta un’opera? Quali sono le parti della sua struttura?<br />

Il testo poetico utilizzato nell’opera si chiama libretto; questo è composto da atti, a loro volta sud<strong>di</strong>visi<br />

in scene.<br />

La struttura musicale, oltre a seguire l’articolazione in atti e scene, utilizza altri elementi, che cambiano<br />

molto a seconda del periodo storico. All’epoca <strong>di</strong> Rossini sono:<br />

– la sinfonia d’opera, un brano solo orchestrale che precede l’apertura del sipario;<br />

– l’aria, un brano vocale solistico nel quale solitamente il personaggio esprime uno stato d’animo, un<br />

sentimento, un proposito;<br />

– il recitativo, parte determinante per il susseguirsi degli avvenimenti, ma in cui il canto è molto<br />

semplifi cato; può essere recitativo secco, quando è sostenuto dal solo clavicembalo, o accompagnato,<br />

quando interviene anche l’orchestra;<br />

– i pezzi d’assieme (duetto, terzetto, ecc.), o concertati, lunghi brani in cui più personaggi cantano<br />

insieme, a volte accompagnati dal coro; le parole non si comprendono perfettamente, ma la bellezza<br />

dell’intreccio <strong>di</strong> voci e il carattere generale del pezzo favoriscono la comprensione;<br />

– i cori, nei quali il personaggio collettivo della folla agisce o commenta lo sviluppo della vicenda.<br />

Nel Settecento il genere dell’opera si sud<strong>di</strong>videva in due tipi ben <strong>di</strong>stinti <strong>di</strong> spettacolo: opera seria e<br />

opera comica. Le loro caratteristiche si possono così riassumere:<br />

Opera seria<br />

– ambientazione nell’antichità classica, talvolta in un oriente immaginario;<br />

– linguaggio poetico elevato;<br />

– canto tecnicamente <strong>di</strong>ffi cile o perfi no virtuosistico (bel canto);<br />

– recitazione poco vivace;<br />

– parti principali affi date a evirati o a voci femminili;<br />

– lunghi recitativi;<br />

– molte arie e pochissime parti d’assieme;<br />

– lieto fi ne.<br />

Opera comica<br />

– ambientazione contemporanea, quoti<strong>di</strong>ana, borghese o popolare;<br />

– linguaggio poetico simile al parlare comune;<br />

– canto tecnicamente più semplice;<br />

– recitazione vivace;<br />

– parti importanti affi date anche a voci gravi;<br />

- molte parti d’assieme e concertati;<br />

– lieto fi ne.<br />

5


Tra il Sette e l’Ottocento i compositori cominciarono a mescolare aspetti relativi ai due generi:<br />

nell’opera seria vennero inseriti <strong>di</strong>versi i pezzi d’assieme, mentre la condotta vocale dell’opera comica<br />

accantonò le linee semplici a favore <strong>di</strong> un canto fi orito e spesso molto virtuosistico. Nel frattempo<br />

scomparvero quasi del tutto gli evirati; al loro posto le voci tenorili cominciarono a essere sempre più<br />

apprezzate.<br />

Durante lo stesso periodo nacque in Francia e si <strong>di</strong>ffuse in Italia il nuovo genere ibrido dell’Opera<br />

semiseria, basata sulle vicende <strong>di</strong> una protagonista <strong>di</strong> carattere delicato o patetico, inserita in un<br />

contesto comico.<br />

La tra<strong>di</strong>zione strumentale, ormai, era quasi del tutto trascurata dagli autori e dal pubblico<br />

italiani, ma ampiamente coltivata nel resto d’Europa; a Vienna, in particolare, tra<br />

la fi ne del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, fi oriva la mirabile stagione denominata<br />

Classicismo Viennese. La stupefacente<br />

triade Haydn-Mozart-Beethoven<br />

creò capolavori sinfonici, concertistici,<br />

<strong>di</strong> musica da camera… che <strong>di</strong>vennero<br />

modelli perfetti per tutte le<br />

generazioni successive.<br />

All’inizio dell’Ottocento il panorama<br />

musicale stava dunque rapidamente<br />

cambiando: l’opera italiana godeva<br />

ancora dell’ammirazione incontrastata<br />

del pubblico, ma veniva osservata<br />

in modo piuttosto polemico dai<br />

colleghi stranieri, che la ritenevano<br />

una specie <strong>di</strong> sottoprodotto artistico,<br />

un rudere antiquato rispetto alle<br />

innovazioni della grande arte nor<strong>di</strong>ca.<br />

L’Italia stava <strong>di</strong>ventando fanalino<br />

<strong>di</strong> coda nel mondo musicale europeo?<br />

È questa la situazione in cui Rossini cominciò a operare.<br />

Il <strong>Teatro</strong> Valle <strong>di</strong> Roma dove andò in scena per la prima volta La<br />

Cenerentola <strong>di</strong> Rossini.<br />

La vita <strong>di</strong> Rossini<br />

Gioachino Rossini nasce a Pesaro il 29 febbraio 17<strong>92</strong> in una famiglia <strong>di</strong> musicisti poco<br />

più che <strong>di</strong>lettanti: il padre Giuseppe, detto “il Vivazza” per le sue abitu<strong>di</strong>ni goderecce,<br />

è pubblico “trombetta” (cioè ban<strong>di</strong>tore) e suona il corno in piccoli teatri; la madre Anna<br />

svolge per qualche tempo la carriera <strong>di</strong> cantante d’opera. Dopo l’arrivo delle armate<br />

napoleoniche a Pesaro, subito seguito dal ritorno del governo pontifi cio, Giuseppe viene<br />

arrestato con l’accusa <strong>di</strong> nutrire forti simpatie rivoluzionarie, ma la vittoria <strong>di</strong> Napoleone<br />

a Marengo ne causa presto la scarcerazione. Frattanto il piccolo Gioachino, che manifesta<br />

eccezionali doti musicali, comincia a frequentare la scuola <strong>di</strong> musica <strong>di</strong> Lugo <strong>di</strong> Romagna e<br />

poi il Conservatorio <strong>di</strong> Bologna, dove impara ad amare i capolavori <strong>di</strong> Mozart e Haydn, tanto<br />

da meritare il soprannome <strong>di</strong> “tedeschino”. Il ragazzo è dotato <strong>di</strong> una voce bellissima, ma<br />

suona anche il clavicembalo e il violino.<br />

Durante una vacanza a Ravenna, Rossini compone sei quartetti per archi da eseguirsi come passatempo<br />

assieme a tre giovani amici durante le sere d’estate. Le Sei sonate a quattro, in seguito giu<strong>di</strong>cate<br />

molto severamente dallo stesso compositore, sono in realtà pagine piacevolissime in cui ammiriamo la<br />

precocità del maestrino; corre l’anno 1804 e Rossini ha solo 12 anni.<br />

6


Ancora adolescente Rossini compone la sua prima opera, Demetrio e Polibio, che sarà<br />

rappresentata a Roma nel 1812; il vero esor<strong>di</strong>o teatrale avviene nel 1810, quando il <strong>Teatro</strong><br />

San Moisé <strong>di</strong> Venezia allestisce La cambiale <strong>di</strong> matrimonio, seguita, l’anno dopo, da L’equivoco<br />

stravagante (dato a Bologna); ma sarà il 1812 l’anno del “miracolo” e dell’esplosione<br />

creativa: sono ben sei le prime rossiniane, tra cui una (La pietra <strong>di</strong> paragone) al <strong>Teatro</strong> alla<br />

Scala <strong>di</strong> Milano, decreterà il successo del ventenne compositore. Successo consolidato e<br />

affi dato per sempre alla Storia grazie alla creazione, nel 1813, dei capolavori Tancre<strong>di</strong> e<br />

L’italiana in Algeri con i quali la fama <strong>di</strong> Rossini varca i confi ni italiani e si proietta su scala<br />

europea.<br />

Nel 1815 un impresario napoletano (Domenico Barbaja) riesce ad accaparrarsi l’astro<br />

nascente dei teatri italiani e a portarlo con sé al San Carlo, dove gli verranno assegnate le<br />

mansioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore artistico e compositore.<br />

Nella bella città me<strong>di</strong>terranea la regina<br />

delle scene è la cantante spagnola Isabella<br />

Colbran; tra i due artisti nasce una grande<br />

affi nità sentimentale e professionale: si<br />

sposeranno nel 1822. Frattanto Rossini<br />

sfodera una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciannove opere, non<br />

tutte per i teatri napoletani, tra le quali<br />

brillano titoli immortali appartenenti sia al<br />

genere serio che a quello comico: Il barbiere<br />

<strong>di</strong> Siviglia, Otello (1815), La gazza ladra (‘17),<br />

Mosè in Egitto (‘18), Maometto II (‘20) e<br />

naturalmente la nostra Cenerentola, scritta<br />

per il <strong>Teatro</strong> Valle <strong>di</strong> Roma tra il <strong>di</strong>cembre<br />

del 1816 e il gennaio successivo.<br />

Il 1822 è l’anno del primo viaggio in una<br />

grande capitale europea: Vienna! La città<br />

musicalmente più importante d’Europa<br />

è dominata dalla fi gura <strong>di</strong> Ludwig van<br />

Beethoven, considerato il più grande<br />

compositore del mondo. Pensiamo allo<br />

stupore e forse anche al <strong>di</strong>spetto provato<br />

dall’autorevole personaggio quando si accorgerà che il pubblico viennese, <strong>di</strong>sertando un po’<br />

i suoi concerti, corre a frotte ad osannare le opere del giovane Rossini…!<br />

Soggiogato dal carisma del più anziano collega, il cui brutto carattere è reso ancor più ombroso dalla<br />

sor<strong>di</strong>tà, Rossini lo va a visitare umilmente e riceve da lui garbati apprezzamenti insieme ad un consiglio:<br />

«Fate molta opera buffa!» Rossini se la prenderà un po’ per queste parole, che signifi cano pressappoco:<br />

«Fate cosette leggere, e lasciate ad altri le cose serie!» Il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Beethoven, cortese ma severo,<br />

ferisce la suscettibilità <strong>di</strong> Rossini, che dopo molti anni racconterà l’episo<strong>di</strong>o ad un celebre collega, un<br />

altro “gigante” della musica, Richard Wagner.<br />

Rossini è ormai al culmine della celebrità; nel 1823 propone al pubblico del <strong>Teatro</strong> La<br />

Fenice <strong>di</strong> Venezia la monumentale Semiramide, opera <strong>di</strong> carattere fortemente tragico;<br />

sarà l’ultima opera rossiniana scritta per le scene italiane: alla fi ne dello stesso anno<br />

il compositore inizia una tournée a Londra (dove trionfa anche come cantante!) e a<br />

Parigi, città in cui decide <strong>di</strong> stabilirsi nel luglio del ‘24, in veste <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore del Théâtre<br />

Italien. Il soggiorno parigino, interrotto da alcuni viaggi e da perio<strong>di</strong> trascorsi in Italia,<br />

<strong>di</strong>venterà defi nitivo nel 1855. Contemporaneamente la produzione teatrale subisce un<br />

7<br />

Pietro Folo (1790-1867), Ritratto <strong>di</strong> Gioachino Rossini, incisione,<br />

s.d. Pesaro, Casa Rossini.


usco rallentamento, causato anche dalle instabili con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute <strong>di</strong> Rossini. Il suo<br />

umore, infatti, oscilla tra momenti <strong>di</strong> estroversa gioia <strong>di</strong> vivere (proverbiale, tra l’altro,<br />

la sua raffi nata passione per il cibo!) e profon<strong>di</strong> crolli depressivi, acuiti certamente dalle<br />

<strong>di</strong>ffi coltà familiari che sfociano nella separazione dalla Colbran e nella nuova relazione con<br />

Olympe Pélissier, che Rossini sposerà nel 1846.<br />

Anche il nuovo ambiente musicale parigino, già pervaso dal clima del Romanticismo, impone<br />

all’autore nuovi ritmi creativi e la necessità <strong>di</strong> adattamento ad un gusto <strong>di</strong>verso da quello<br />

italiano; nascono così la cantata scenica Il viaggio a Reims (‘25), per l’incoronazione <strong>di</strong><br />

Carlo X, i rifacimenti Le Siège de Corinthe (da Maometto II) e Moïse et Pharaon (da Mosè<br />

in Egitto) e infi ne gli ultimi capolavori, Le Comte Ory (‘28), esilarante e raffi natissima<br />

comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> ambientazione me<strong>di</strong>oevale, e Guillaume Tell (‘29), opera già <strong>di</strong> gusto romantico,<br />

permeata <strong>di</strong> patriottismo, sensibilità per la natura, passione amorosa. Il moderno clima<br />

culturale, però, non fa per lui e, giunto all’apice del successo, il compositore decide <strong>di</strong><br />

lasciare le scene. Morirà molti anni dopo, nel 1868, e verrà sepolto inizialmente a Parigi;<br />

la salma verrà poi trasferita a Firenze, in Santa Croce, nel 1887.<br />

Durante i quarant’anni <strong>di</strong> silenzio teatrale Rossini in realtà non smette <strong>di</strong> comporre:<br />

due mirabili pagine sacre, lo Stabat Mater e la Petite messe solennelle testimoniano<br />

la grandezza della sua vena creativa, tutt’altro che esaurita. Su un piano quasi intimo e<br />

personale, invece, si trovano le raccolte <strong>di</strong> arie e duetti da camera Soirées musicales e i<br />

brani pianistici detti ironicamente Péchés de vieillesse (Peccati <strong>di</strong> vecchiaia), una specie<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ario musicale ora buffo ora venato <strong>di</strong> malinconia, scritto da un genio che si sente<br />

estraneo alla sua epoca.<br />

La musica <strong>di</strong> Rossini<br />

Passato alla storia come autore <strong>di</strong> opere comiche, Rossini in realtà fu anche eccelso<br />

compositore <strong>di</strong> opere serie, come testimoniano ad esempio Otello, Tancre<strong>di</strong>, Guillaume<br />

Tell… Le generazioni successive considerarono inizialmente la produzione rossiniana come<br />

un modello stilistico perfetto, ma ben presto il suo mitico nome, uffi cialmente onorato<br />

come quello <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o dell’olimpo musicale (ci fu anche chi lo defi nì “Giove-Rossini”!), fu<br />

poi semplicemente rispettato come si fa con un vecchio nonno dai gusti ormai superati.<br />

Nel corso dell’Ottocento la maggior parte delle opere rossiniane scomparve quin<strong>di</strong> dalla<br />

programmazione dei teatri e si dovette attendere il Novecento per giungere ad uno stu<strong>di</strong>o<br />

accurato della fi gura del grande compositore e alla cosiddetta “Rossini-renaissance”.<br />

Recentemente si sono anche stu<strong>di</strong>ati gli aspetti particolari e moderni dei suoi capolavori,<br />

aspetti che in parte precorrevano troppo i tempi per poter essere compresi e apprezzati<br />

durante il XIX secolo. Un tema ricorrente nelle sue pagine comiche, ad esempio, è la<br />

rassegnata ironia sui limiti della ragione umana e sull’incapacità che talvolta tutti noi<br />

sperimentiamo nel comprendere le circostanze o perfi no noi stessi. Le buffe crisi d’identità<br />

dei personaggi rossiniani, come vedrai anche in Cenerentola, ricordano molte analoghe<br />

situazioni descritte dalla letteratura e dal teatro del Novecento. Accade anche nel primo<br />

atto della Cenerentola, quando, su una musica ondeggiante che esprime stupore, quasi<br />

una scena <strong>di</strong> cinema al rallentatore, i personaggi cantano: «Nel volto estatico <strong>di</strong> questo e<br />

quello si vede il vortice del lor cervello, che ondeggia e dubita e incerto sta».<br />

8


Le principali opere <strong>di</strong> Rossini<br />

Opere serie<br />

– Tancre<strong>di</strong>, libretto <strong>di</strong> G. Rossi, Venezia, <strong>Teatro</strong> La Fenice, 1813<br />

– Elisabetta regina d’Inghilterra, libretto <strong>di</strong> G. Schmidt, Napoli, <strong>Teatro</strong> San Carlo, 1815<br />

– Otello, ossia il Moro <strong>di</strong> Venezia, libretto <strong>di</strong> F. Berio <strong>di</strong> Salsa, da Shakespeare, Napoli, <strong>Teatro</strong><br />

del Fondo, 1816<br />

– Mosè in Egitto, libretto <strong>di</strong> A. L. Tottola, Napoli, <strong>Teatro</strong> San Carlo, 1818<br />

– La donna del lago, libretto <strong>di</strong> A. L. Tottola, da W. Scott, Napoli,<strong>Teatro</strong> San Carlo, 1819<br />

– Maometto II, libretto <strong>di</strong> C. della Valle, da Voltaire, Napoli, <strong>Teatro</strong> San Carlo, 1820<br />

– Semiramide, libretto <strong>di</strong> G. Rossi, da Voltaire, Venezia, <strong>Teatro</strong> La Fenice, 1823<br />

Opere comiche o semiserie<br />

– L’italiana in Algeri, libretto <strong>di</strong> A. Anelli, Venezia, <strong>Teatro</strong> San Benedetto, 1813<br />

– Il turco in Italia, libretto <strong>di</strong> F. Romani, Milano, <strong>Teatro</strong> alla Scala, 1814<br />

– Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia, libretto <strong>di</strong> C. Sterbini, da Beaumarchais, Roma, <strong>Teatro</strong> Argentina, 1816<br />

– La Cenerentola, libretto <strong>di</strong> A. Ferretti, Roma, <strong>Teatro</strong> Valle, 1817<br />

– La gazza ladra, libretto <strong>di</strong> G. Gherar<strong>di</strong>ni, Milano, <strong>Teatro</strong> alla Scala, 1817<br />

Opere francesi<br />

– Il viaggio a Reims, cantata scenica, libretto <strong>di</strong> L. Balocchi, Parigi, Théâtre des Italiens, 1825<br />

– Le Siège de Corinthe (da Maometto II), libretto <strong>di</strong> L. Balocchi e A. Soumet, Parigi, Opéra, 1826<br />

– Moïse et Pharaon (da Mosè in Egitto), libretto <strong>di</strong> E. de Jouy e L. Balocchi, Parigi, Opéra, 1827<br />

– Le Comte Ory, libretto <strong>di</strong> E. Scribe e M. Delestre Poirson, Parigi, Opéra, 1828<br />

– Guillaume Tell, libretto <strong>di</strong> E. de Jouy e H. Bis, Parigi, Opéra, 1829<br />

Altre composizioni<br />

– Soirées musicales, per voce e pianoforte, 1830-35<br />

– Péchés de vieillesse, 14 fascicoli, per <strong>di</strong>versi organici<br />

– Stabat Mater, per voci e orchestra, 1841<br />

– Petite messe solennelle, per do<strong>di</strong>ci voci, due pianoforti e armonium, 1863<br />

Piccola antologia <strong>di</strong> ascolti rossiniani<br />

– da Tancre<strong>di</strong>, «Di tanti palpiti» (Tancre<strong>di</strong>), atto I<br />

– da Mosè in Egitto, «Dal Tuo stellato soglio», preghiera <strong>di</strong> Mosè (Anaide, Maria, Elisero, Mosè e<br />

Coro), atto IV<br />

– da Semiramide, «Serbami ognor sì fi do» (Semiramide e Arsace), atto I<br />

– da L’italiana in Algeri, «Nella testa ho un campanel», fi nale atto I<br />

– da Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia, «Largo al factotum» (Figaro), «Una voce poco fa» (Rosina), atto I<br />

– da La gazza ladra, sinfonia<br />

– da Guillaume Tell, ouverture<br />

inoltre:<br />

– Franz Liszt, Canzone (da Canzone del gondoliere, Otello), per pianoforte; da Années de<br />

pèlerinage, Venezia e Napoli<br />

– Ottorino Respighi, La bottega fantastica, balletto; da Péchés de vieillesse<br />

9


Presentazione<br />

LA CENERENTOLA DI ROSSINI<br />

Sera dell’antivigilia <strong>di</strong> Natale del 1816: il <strong>Teatro</strong> Valle <strong>di</strong> Roma ha commissionato a Rossini<br />

una nuova opera comica per il Carnevale imminente; il tempo stringe, ma ancora l’opera non<br />

c’è, anzi, non è stato nemmeno deciso l’argomento! In compagnia dell’amico Jacopo Ferretti,<br />

librettista, il compositore esamina e scarta una miriade <strong>di</strong> soggetti: troppo lunghi, troppo<br />

noiosi, troppo costosi… Sfi duciato e mezzo addormentato Ferretti suggerisce infi ne<br />

sba<strong>di</strong>gliando: «Cendrillon…?». Rossini, che si è sdraiato nel letto per concentrarsi meglio<br />

(!), subito si rizza a sedere, accetta entusiasta e or<strong>di</strong>na al povero librettista una traccia<br />

completa dell’intreccio per l’indomani mattina. L’opera andrà in scena il 25 gennaio 1817 e<br />

sarà inizialmente un mezzo fi asco; nel corso<br />

delle repliche successive, però, il giu<strong>di</strong>zio<br />

unanime <strong>di</strong>venterà sempre più lusinghiero<br />

e La Cenerentola potrà essere consegnata<br />

alla fama inossidabile che le spetta.<br />

Il soggetto, ovviamente, è quello celeberrimo;<br />

Rossini, però, non trovandosi a suo agio<br />

in mezzo a magie e pro<strong>di</strong>gi vari, ne vuole<br />

fare una storia e<strong>di</strong>fi cante, basata sulle doti<br />

morali della protagonista piuttosto che sull’incantevole<br />

scenografi a <strong>di</strong> zucche trasformate<br />

in carrozze, topolini che <strong>di</strong>ventano<br />

cavalli, scarpette <strong>di</strong> cristallo, cenci laceri<br />

mutati in vestiti d’oro e d’argento. Scompare<br />

quin<strong>di</strong> la fata e al suo posto compare<br />

il fi losofo e maestro Alidoro; eliminata d’altronde<br />

anche la matrigna in favore <strong>di</strong> un patrigno,<br />

Don Magnifi co, altrettanto malvagio<br />

benché ri<strong>di</strong>colo e goffo. Restano le sorellastre<br />

e naturalmente il meraviglioso principe,<br />

aiutato però dal cameriere Dan<strong>di</strong>ni, che<br />

è il vero buffo della situazione.<br />

Inutile <strong>di</strong>re che musicalmente l’opera è splen<strong>di</strong>da, <strong>di</strong>vertente, frizzante; l’Autore<br />

caratterizza ogni personaggio grazie ad uno stile <strong>di</strong> canto tutto suo: bisbetiche e<br />

petulanti le sorellastre, rozzo e stupido Don Magnifi co, nei suoi tentativi <strong>di</strong> indossare i<br />

panni del nobile d’alto lignaggio; solenne e degno <strong>di</strong> rispetto il maestro Alidoro, gentile e<br />

veramente nobile il principe Don Ramiro, comicissimo e simpatico Dan<strong>di</strong>ni, cui è concesso<br />

per un giorno <strong>di</strong> indossare i panni del principe e <strong>di</strong> poter toccare con mano le debolezze<br />

e le bassezze umane della cosiddetta alta società. Ma la stella <strong>di</strong> prima grandezza è lei,<br />

Cenerentola, il cui animo regale è presente sin dall’inizio e brilla lucente anche sotto la<br />

cenere del camino; paragoniamo la sua sognante cantilena iniziale «Una volta c’era un re»,<br />

talmente semplice da poter essere facilmente fi schiettata, con il “pirotecnico” fi nale<br />

«Non più mesta accanto al fuoco»: non si tratta <strong>di</strong> trasformazione del canto, ma piuttosto<br />

<strong>di</strong> liberazione e innalzamento verso il massimo virtuosismo. Virtù canora e virtù morale<br />

allora coincidono: davvero possiamo festeggiare la «bontà in trionfo»!<br />

11<br />

Anonimo, Ritratto <strong>di</strong> Jacopo Ferretti.


La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo<br />

Melodramma giocoso in due atti<br />

Libretto <strong>di</strong> Jacopo Ferretti<br />

Musica <strong>di</strong> Gioachino Rossini<br />

Prima rappresentazione: Roma, <strong>Teatro</strong> Valle, 25 gennaio 1817<br />

Personaggi<br />

Angelina, sotto nome <strong>di</strong> Cenerentola, fi gliastra <strong>di</strong> Don Magnifi co (Contralto)<br />

Don Magnifi co, barone <strong>di</strong> Montefi ascone (Basso)<br />

Clorinda, fi glia <strong>di</strong> Don Magnifi co (Soprano)<br />

Tisbe, fi glia <strong>di</strong> Don Magnifi co (Mezzosoprano)<br />

Don Ramiro, principe <strong>di</strong> Salerno (Tenore)<br />

Dan<strong>di</strong>ni, suo cameriere (Basso)<br />

Alidoro, fi losofo, maestro <strong>di</strong> Don Ramiro (Basso)<br />

I cortigiani del Principe (Coro)<br />

Trama<br />

Atto I<br />

«Una volta c’era un re, che a star solo s’annoiò»… La povera Angelina-Cenerentola, fi gliastra<br />

del barone Don Magnifi co e costretta ai lavori più umili, si consola cantando e sognando a<br />

occhi aperti, come tutte le ragazze della sua età. Incurante delle due perfi de sorellastre,<br />

Cenerentola continua: «Cerca, cerca, ritrovò,<br />

ma il volean sposar in tre. Cosa fa? Sprezza<br />

il fasto e la beltà e alla fi n sceglie per sé<br />

l’innocenza e la bontà. La la la… li li li». Lei<br />

non lo sa ancora, ma più che una bella fi aba<br />

la sua è una profezia o forse un programma<br />

<strong>di</strong> vita. I litigi quoti<strong>di</strong>ani vengono interrotti<br />

dall’arrivo <strong>di</strong> un men<strong>di</strong>cante che viene<br />

imme<strong>di</strong>atamente maltrattato da Clorinda e<br />

Tisbe, mentre Angelina gli porge amorevole<br />

soccorso. In realtà si tratta del fi losofo<br />

Alidoro, in cerca <strong>di</strong> una sposa virtuosa per il<br />

suo allievo, il principe Don Ramiro. Poco dopo<br />

un gruppo <strong>di</strong> cavalieri giunge ad annunciare<br />

l’arrivo del principe, che verrà ad invitare<br />

ad un gran ballo tutti i nobili del paese;<br />

le sorellastre non stanno più nella pelle e<br />

corrono a prepararsi. La scena resta vuota;<br />

giunge Don Ramiro, travestito da scu<strong>di</strong>ero<br />

per poter osservare da vicino le ragazze,<br />

visto che Alidoro lo ha avvisato che in quel<br />

palazzo decrepito è presente una fanciulla<br />

buona e bella. Casualmente si imbatte in<br />

12<br />

Frontespizio del libretto della prima rappresentazione<br />

assoluta della Cenerentola <strong>di</strong> Gioachino Rossini al <strong>Teatro</strong><br />

Valle <strong>di</strong> Roma il 25 gennaio 1817.


Cenerentola e tra i due scocca il colpo <strong>di</strong> fulmine: «Un soave non so che in quegli occhi<br />

scintillò… Io vorrei saper perché il mio cor mi palpitò…». L’incanto è rotto dal pomposo<br />

arrivo del servo Dan<strong>di</strong>ni, nelle vesti del principe, subito circuito dalle <strong>di</strong>scutibili grazie<br />

delle due bisbetiche. Mentre il gruppo fa per avviarsi alla festa Cenerentola implora<br />

il patrigno <strong>di</strong> poter partecipare, ma implacabile e malvagio Don Magnifi co la umilia e la<br />

respinge. La piangente fanciulla viene consolata da Alidoro in persona: il ballo la aspetta,<br />

un vestito e una carrozza sono pronti per lei.<br />

A palazzo c’è un gran fermento: le sorellastre si danno da fare per sedurre il “principe”<br />

(in realtà Dan<strong>di</strong>ni), <strong>di</strong>sprezzando il suo scu<strong>di</strong>ero. Annunciata dai cortigiani entra una<br />

meravigliosa dama velata, stranamente somigliante a Cenerentola; Don Ramiro ne è<br />

incantato, ma lei ammonisce: «M’offra chi mi vuol sposa rispetto, amor, bontà».<br />

Atto II<br />

L’arrivo della bellissima e misteriosa dama preoccupa molto Clorinda e Tisbe, ma non Don<br />

Magnifi co, certo che una delle due fi glie riuscirà a <strong>di</strong>ventare principessa. Nel frattempo<br />

la Sconosciuta confessa al fi nto principe <strong>di</strong> amare in realtà il suo scu<strong>di</strong>ero; Ramiro sente<br />

tutto, le chiede <strong>di</strong> sposarlo, ma lei vuole che prima lui scopra la sua vera identità: gli<br />

lascia allora un braccialetto, identico ad un altro da lei indossato, poi svanisce. Si avvicina<br />

intanto il momento della verità per<br />

Don Magnifi co: Dan<strong>di</strong>ni, sollecitato<br />

a fare la sua scelta, gli rivela con<br />

feroce derisione <strong>di</strong> non essere<br />

il principe, ma un suo cameriere;<br />

a nulla valgono le lamentele del<br />

tronfi o barone, che assieme alle<br />

fi glie torna a casa affranto e<br />

molto, molto arrabbiato. La notte<br />

stessa, durante un temporale, la<br />

carrozza <strong>di</strong> Don Ramiro si guasta<br />

proprio davanti al palazzo <strong>di</strong> Don<br />

Magnifi co (ma in realtà è Alidoro<br />

ad architettare l’incidente).<br />

Tutti fi nalmente si riconoscono<br />

nei propri panni: è lo sbigottimento<br />

generale («Che sarà!… Questo è<br />

un nodo avviluppato…»), tra l’estasi<br />

amorosa dei due giovani e la <strong>di</strong>sperazione<br />

dei tre “cattivi”.<br />

Gino Carlo Sensani, bozzetto per il secondo atto de La Cenerentola <strong>di</strong><br />

Rossini per il <strong>Teatro</strong> alla Scala <strong>di</strong> Milano, Stagione 1946-47.<br />

Il giorno delle nozze, nella sala del trono, la corte omaggia la giovane principessa; regale<br />

nell’aspetto e nell’animo, Angelina esprime immensa magnanimità: perdona il patrigno e le<br />

sorellastre e inneggia alla felicità ottenuta grazie al trionfo della bontà.<br />

13


LE MILLE E UNA CENERENTOLA<br />

A cura <strong>di</strong> Luciana Pasino e Pompeo Vagliani - Fondazione Tancre<strong>di</strong> <strong>di</strong> Barolo<br />

La popolarità<br />

Cenerentola è probabilmente la più popolare <strong>di</strong> tutte le fi abe. La si trova in raccolte<br />

provenienti da ogni parte d’Europa, in Asia, in nord Africa, in Australia, nell’America del<br />

nord e del sud. Uno sguardo sommario alle indagini <strong>di</strong> cui è stata oggetto ce ne rivela<br />

oltre settecento versioni, che aumentano ancora se compren<strong>di</strong>amo sotto questo titolo le<br />

fi abe affi ni <strong>di</strong> Pelle d’asino e Bene come il sale, che nel loro insieme costituiscono un vero<br />

e proprio “Ciclo <strong>di</strong> Cenerentola o della fanciulla perseguitata”, e se teniamo conto delle<br />

versioni al maschile, quelle che hanno per protagonista un Cenerentolo o un Ceneraccio<br />

<strong>di</strong>sprezzato dal padre e dai fratelli maggiori<br />

e uso trascorrere le sue giornate tra le<br />

ceneri del focolare (almeno tre nella sola<br />

raccolta norvegese <strong>di</strong> Peter Asbjørnsen).<br />

Oltre che la più raccontata, Cenerentola<br />

sembra essere anche la più stu<strong>di</strong>ata e riscritta<br />

delle novelline popolari. A farne oggetto<br />

<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sono stati, fi n dall’Ottocento,<br />

etnologi e indologi, psicanalisti e sociologi,<br />

semiologi e naturalmente folcloristi,<br />

o meglio folcloriste perché i maggiori stu<strong>di</strong>osi<br />

<strong>di</strong> Cenerentola – l’inglese Marian Roalfe<br />

Cox e la svedese Anna Birgitta Rooth<br />

– sono guarda caso donne. A rileggerla e a<br />

riscriverla ci hanno pensato il teatro, il cinema<br />

e la letteratura, un numero <strong>di</strong> volte<br />

pressoché infi nito (in un solo anno, molto<br />

vicino a quello della Cenerentola rossiniana,<br />

un catalogo francese delle composizioni<br />

teatrali più o meno integralmente ispirate<br />

al racconto ne registra ben do<strong>di</strong>ci!). Ma è<br />

nell’ambito della letteratura per l’infanzia<br />

che la fi aba è <strong>di</strong>ventata un mito, consacrato<br />

dal cartone <strong>di</strong>sneyano, che ha esercitato<br />

e continua ad esercitare il suo fascino su<br />

generazioni <strong>di</strong> giovani lettori. Un fascino a<br />

livello conscio, perché parla <strong>di</strong> desideri che si avverano, <strong>di</strong> umili che vengono esaltati, <strong>di</strong><br />

virtù ricompensata e <strong>di</strong> malvagità punita, ma anche un fascino a livello inconscio perché,<br />

come ci ha insegnato Bettelheim, questa fi aba rappresenta tensioni legate ai rapporti<br />

familiari e risveglia nel bambino le emozioni connesse con il senso <strong>di</strong> colpa e<strong>di</strong>pico e con i<br />

sentimenti <strong>di</strong> rivalità fraterna ma nello stesso tempo lo aiuta ad accettarli come un fatto<br />

abbastanza comune e quin<strong>di</strong> a vincerli e a superarli.<br />

Una trama con tante varianti<br />

Nella quasi totalità dei casi, la Cenerentola proposta al pubblico infantile adotta, oppure<br />

adatta, una delle due versioni classiche della fi aba (Perrault, Grimm) che valorizzano<br />

motivi della trama <strong>di</strong>versamente presenti nella tra<strong>di</strong>zione orale e scritta.<br />

14


La situazione base è quella dell’orfana perseguitata. Cenerentola, fi glia <strong>di</strong> un nobile o<br />

<strong>di</strong> un mercante rimasto vedovo, è maltrattata dalla matrigna e dalle sorellastre che la<br />

costringono ai lavori più umili, come lascia intendere il suo nome, spesso collegato con la<br />

cenere per in<strong>di</strong>care la bassa con<strong>di</strong>zione in cui è tenuta nella casa paterna: Culincenere,<br />

Cendrillon, Aschenputtel, Aschenbroedel, Cinderella, ma anche Conza-sénare a Venezia,<br />

Scindrin-Scindrun a Milano, Cenerognola nel Casentino, Cenerientola a Roma, Chiginera<br />

in Sardegna e così via. L’orfanella riceve un aiuto soprannaturale dalla madre morta o da<br />

qualche magico interme<strong>di</strong>ario, un albero (dattero, nocciolo) piantato sulla tomba della<br />

madre, un animale protettore (pesce, serpe, uccello), una vecchina oppure una fatamadrina,<br />

che magicamente le forniscono splen<strong>di</strong><strong>di</strong> abiti, calzature e talvolta carrozza per<br />

partecipare in incognito a una festa, un banchetto o un ballo. Qui incontra il futuro sposo,<br />

principe, reuccio o fi glio <strong>di</strong> re, che si innamora <strong>di</strong> lei a prima vista o per oggetto interposto.<br />

La fanciulla sfugge ripetutamente fi nché, nonostante gli imbrogli delle sorellastre che in<br />

qualche caso non esitano a mutilarsi i pie<strong>di</strong> per calzare la scarpetta, viene riconosciuta<br />

grazie a un oggetto (scarpetta perduta, anello) e convola a nozze principesche con o<br />

senza punizione esemplare dei persecutori. Pur presentandosi con le varianti <strong>di</strong> motivi cui<br />

abbiamo accennato, l’intreccio, classifi cato nel fondamentale in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Stith Thompson<br />

come tipo 510A, ricalca lo schema in<strong>di</strong>viduato da Propp nelle fi abe <strong>di</strong> magia: è facile<br />

riconoscervi il danneggiamento o mancanza iniziale (la morte della madre); il <strong>di</strong>vieto (la<br />

proibizione alla fi gliastra <strong>di</strong> partecipare al ballo del principe); la fornitura degli strumenti<br />

magici (vestito e scarpette); il superamento del <strong>di</strong>vieto; l’arrivo in incognito alla festa;<br />

le pretese infondate avanzate dal falso eroe (i tentativi delle sorellastre <strong>di</strong> sostituirsi<br />

a lei); il riconoscimento dell’eroina, l’unica fanciulla che riesce a calzare la scarpetta; lo<br />

smascheramento delle antagoniste e le nozze conclusive.<br />

Un po’ <strong>di</strong> storia e un po’ <strong>di</strong> preistoria<br />

Da dove viene la novellina della Cenerentola? Probabilmente da molto lontano, tanto che,<br />

come per ogni intreccio fi abesco, il residuo <strong>di</strong> miti e riti e il continuo an<strong>di</strong>rivieni tra oralità<br />

e scrittura, tra racconto popolare che <strong>di</strong>venta <strong>documento</strong> letterario e versione letteraria<br />

che ritorna nella corrente della tra<strong>di</strong>zione orale, rendono <strong>di</strong>ffi cilissimo se non impossibile<br />

ricostruirne la storia.<br />

Una teoria affascinante, che ha sedotto molti stu<strong>di</strong>osi a partire dai seguaci della scuola<br />

mitologica, la suppone derivata da un mito solare dove la fanciulla è fi gura dell’aurora,<br />

la cenere il suo travestimento notturno, i tre abiti immagini del suo potere luminoso e il<br />

principe metafora dell’astro nascente che si leva e si fonde con lei. Altre ipotesi vengono<br />

dalle Ra<strong>di</strong>ci storiche dei racconti <strong>di</strong> fate <strong>di</strong> Propp, testo car<strong>di</strong>ne degli stu<strong>di</strong> novecenteschi<br />

sulla fi aba, dove sono rintracciabili connessioni tra l’aiutante magico dell’orfana e alcuni<br />

riti tribali del “ciclo dell’oltretomba”; o da un più recente saggio sulla decifrazione del<br />

Sabba stregonesco dove, proprio nell’analisi della fi aba in questione, si rileva l’affi nità<br />

profonda che lega tra loro miti e riti provenienti dai contesti più <strong>di</strong>sparati, dalla zoppia <strong>di</strong><br />

E<strong>di</strong>po alla scarpetta della nostra eroina.<br />

Quanto alla storia scritta, la prima versione della Cenerentola sarebbe secondo alcuni una<br />

leggenda egizia, riferita in età augustea dal geografo greco Strabone (Geografi a, XVII, I,<br />

33) e narrata due secoli dopo dal retore romano Eliano in una delle sue Storie varie (XIII,<br />

33), dove una scarpetta accidentalmente perduta <strong>di</strong>venta oggetto <strong>di</strong> innamoramento a<br />

<strong>di</strong>stanza. Vi si racconta infatti come durante il bagno un’aquila rubi alla cortigiana Rodopi<br />

il suo sandalo e lo porti al faraone il quale, immaginando la bellezza della donna dalle<br />

armoniose proporzioni del piede, si innamora <strong>di</strong> lei, la fa ricercare e la sposa.<br />

15


Ma la più antica versione scritta fi no ad oggi conosciuta viene dall’Oriente e risale al<br />

IX secolo d.C. A riportarla fu un dotto funzionario cinese, Tuang Ch’eng-Shih, che<br />

l’aveva ascoltata da uno dei suoi servi. In questa antichissima storia, dove non è <strong>di</strong>ffi cile<br />

intravedere un legame tra la piccolezza del piede su cui si impernia l’intreccio della fi aba<br />

e l’antica consuetu<strong>di</strong>ne delle classi elevate cinese <strong>di</strong> fasciare strettamente dall’infanzia<br />

i pie<strong>di</strong> femminili per impe<strong>di</strong>rne la crescita, compaiono i più noti ingre<strong>di</strong>enti della fi aba:<br />

matrigna e sorellastra, protettore sovrannaturale, vesti ottenute per magia, festa<br />

lasciata in anticipo e scarpetta perduta. Racconta infatti come la povera Sheh-Hsien, che<br />

non si chiama ancora Cenerentola ma è già orfana e perseguitata, dalle lische <strong>di</strong> un pesce<br />

miracoloso uccisole a tra<strong>di</strong>mento dalla matrigna ottenga un paio <strong>di</strong> scarpe d’oro e un abito<br />

per recarsi alla festa della grotta ma, affrettandosi sulla via del ritorno, perda una delle<br />

calzature. La scarpetta viene in possesso del re <strong>di</strong> un’isola vicina che, affascinato dalla<br />

sua <strong>di</strong>mensione («era più corta <strong>di</strong> un pollice») ne fa ricercare ovunque la proprietaria, la<br />

trova e la proclama sua consorte.<br />

In Occidente, la prima Cenerentola a stampa sembra essere la novella <strong>di</strong> Pernette,<br />

contenuta in una raccolta francese del XVI secolo (Bonaventure Des Perriers, Contes<br />

ou Nouvelles Récréations et Joyeux Devis, CXXIX), dove si narra l’avventura a lieto<br />

fi ne <strong>di</strong> una fanciulla maltrattata dalla madre e dalle sorelle che, non volendo consentire<br />

alle sue nozze, la sottopongono a una serie <strong>di</strong> prove umilianti tra cui indossare una<br />

pelle d’asino e raccogliere con la lingua uno staio <strong>di</strong> grani d’orzo <strong>di</strong>sseminati per terra.<br />

Certamente più nota è però la novella napoletana <strong>di</strong> Giovan Battista Basile La gatta<br />

Cenerentola (Pentamerone, 1636, I, 6) dove fi nalmente la protagonista, <strong>di</strong> nome Zezolla,<br />

riceve il soprannome <strong>di</strong> Cenerentola, perché costretta a vivere in cucina tra le ceneri<br />

del focolare. Qui si racconta come la fi glia <strong>di</strong> un principe rimasto vedovo sia o<strong>di</strong>ata dalla<br />

malvagia matrigna e se ne lamenti con l’istitutrice, affermando che avrebbe preferito lei<br />

come sposa del padre. La storia è un po’ anomala per la duplicazione dei persecutori, sei<br />

sorellastre e due matrigne, e soprattutto per il comportamento della protagonista, che su<br />

istigazione della seconda matrigna ammazza la prima spezzandole il collo con il coperchio<br />

<strong>di</strong> una cassapanca. E tuttavia ricalca la traccia ben nota: degradazione e persecuzione<br />

dell’orfanella, aiuto sovrannaturale, dono degli abiti e delle pianelle, partecipazione alla<br />

festa, fuga, riconoscimento e nozze.<br />

Cendrillon o Aschenputtel?<br />

Ma la Cenerentola destinata ad eclissare tutte le altre e a <strong>di</strong>ventare, complice Walt<br />

Disney, la versione privilegiata per l’infanzia è senza dubbio la Cendrillon <strong>di</strong> Charles<br />

Perrault (1697). Perrault depura la fi aba dai particolari truculenti e crudeli presenti sia<br />

in Basile (uccisione della prima matrigna) sia nella tra<strong>di</strong>zione orale (amputazione dei pie<strong>di</strong><br />

per la prova della scarpetta o accecamento delle sorellastre per punizione ) e inventa<br />

nuovi particolari, che ci sono <strong>di</strong>ventati così familiari da sembrare inscin<strong>di</strong>bili dalla fi aba:<br />

la madrina fatata, la zucca trasformata in cocchio, il ritorno a casa allo scoccare della<br />

mezzanotte, la scarpina <strong>di</strong> vetro, il perdono fi nale. E invece alcuni <strong>di</strong> essi, come la raffi nata<br />

e brillante calzatura <strong>di</strong> vetro, sono sconosciuti al <strong>di</strong> fuori della versione <strong>di</strong> Perrault e <strong>di</strong><br />

quelle da essa derivate, tanto che per giustifi carla si è ad<strong>di</strong>rittura pensato ad un errore<br />

accidentale degli stampatori, che per ragioni <strong>di</strong> omofonia avrebbero confuso la parole<br />

verre (vetro) con vair (pelliccia), piuttosto che all’intenzione del letterato <strong>di</strong> assecondare<br />

il gusto della corte dove andavano <strong>di</strong> moda i vetri soffi ati veneziani. Deliberata invenzione<br />

o confusione linguistica, la scarpetta <strong>di</strong> vetro, nonostante la sua fragilità, è sopravvissuta<br />

con successo alle rielaborazioni successive; destino contrario è toccato invece alle due<br />

16


“morali” in versi che concludevano la fi aba nell’e<strong>di</strong>zione originale, progressivamente ridotte,<br />

mo<strong>di</strong>fi cate o scomparse: la prima inneggiava alla grazia femminile che vince sulla bellezza,<br />

la seconda, più maliziosamente, all’aiuto <strong>di</strong> padrini e madrine che vince ogni talento.<br />

Il secondo posto nella hit parade delle Cenerentole spetta ad Aschenputtel, trascrizione<br />

ottocentesca dei fratelli Grimm (Kinder und Hausmärchen, 1812, I, 21), dove compaiono<br />

alcuni particolari assenti in Perrault ma presenti nella tra<strong>di</strong>zione orale, e dove la<br />

fi aba trova la sua versione più<br />

complessa e completa e forse per<br />

questo più arcaica e “barbarica”.<br />

Nell’introduzione assistiamo per la<br />

prima volta alla morte della madre,<br />

che promette protezione dal cielo,<br />

e alle frequenti visite della tomba<br />

da parte dell’orfanella. Seguono le<br />

nozze del padre, la degradazione<br />

della povera fi gliastra, i <strong>di</strong>spetti delle<br />

sorellastre e, particolare importante,<br />

la richiesta al padre <strong>di</strong> un ramo in<br />

dono. Piantato sulla tomba della<br />

madre, il ramo <strong>di</strong>venta una pianta e<br />

sui suoi rami si posa un uccellino che<br />

getta a Cenerentola qualunque cosa lei<br />

chieda. Così, quando il re invita tutte<br />

le ragazze del paese a una festa <strong>di</strong><br />

tre giorni e la matrigna accorda il suo<br />

permesso alla fi gliastra solo patto<br />

che superi una prova, prima verranno<br />

ad aiutarla due colombe bianche, poi<br />

dai rami dell’albero cadrà ogni sera un sontuoso abito completo <strong>di</strong> scarpette. Le prime<br />

due sere la bella sconosciuta, <strong>di</strong> cui il principe subito si innamora, riesce a fuggire senza<br />

lasciare traccia ma la terza volta perde la sua scarpetta tutta d’oro. Per <strong>di</strong>ventare regine<br />

le sorellastre non esitano a mutilarsi i pie<strong>di</strong> con un coltello ma l’intervento delle colombe<br />

che rivelano al principe la presenza <strong>di</strong> sangue nelle loro scarpe porta allo smascheramento<br />

delle antagoniste e al riconoscimento dell’eroina. La fi aba si conclude con le nozze e con la<br />

punizione esemplare dei colpevoli eseguita dalle colombe protettrici che, impietosamente<br />

e con teutonica sistematicità, accecano le due perfi de sorelle: «mentre gli sposi andavano<br />

in chiesa, la maggiore era a destra e la minore a sinistra <strong>di</strong> Cenerentola; e le colombe<br />

cavarono un occhio a ciascuna. Poi all’uscita, la maggiore era a sinistra, la minore a destra;<br />

e le colombe cavarono a ciascuna l’altro occhio».<br />

Il successo iconografi co nell’e<strong>di</strong>toria per l’infanzia<br />

La <strong>di</strong>ffusione della fi aba, in particolare nell’ambito dell’e<strong>di</strong>toria per l’infanzia a partire<br />

dall’Ottocento, porta con sé la rigogliosa fi oritura <strong>di</strong> un ricco e variegato repertorio<br />

iconografi co, emblematico non solo per la lettura visiva dei motivi dominanti della storia,<br />

ma anche come pretesto per esprimere mutamenti stilistici e <strong>di</strong> gusto. Dopo una fase <strong>di</strong><br />

affermazione nell’e<strong>di</strong>toria popolare (incisioni e silografi e anonime, Imagerie d’Épinal), a<br />

illustrare la fi aba in tutto il mondo si accostano artisti <strong>di</strong> primo piano, dall’ inglese Arthur<br />

Rackham, al francese Gustave Doré.<br />

17


In Italia, la versione perraultiana si affaccia iconografi camente nella seconda metà<br />

dell’Ottocento, proprio attraverso le immagini <strong>di</strong> Doré, nel celeberrimo I racconti delle<br />

Fate che privilegia scene <strong>di</strong> ambiente, <strong>di</strong> costume, con <strong>di</strong>vertenti toni <strong>di</strong> umorismo, mentre<br />

nella originale e personalissima riscrittura <strong>di</strong> Collo<strong>di</strong> uscita a Firenze nel 1876, la fi aba<br />

non è illustrata.<br />

Le versioni <strong>di</strong> matrice tedesca penetrano in Italia nelle numerose rie<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> fi abe dei<br />

fratelli Grimm <strong>di</strong> fi ne Ottocento che ripropongono in squillanti cromolitografi e i tipi, i<br />

motivi e le varianti tematiche specifi che: la presenza degli uccellini “aiutanti”, la tomba<br />

della madre, ecc.<br />

Nel periodo Liberty e Deco il contesto iconografi co prevalente è un Settecento rivisitato<br />

da un raffi nato decorativismo mentre negli anni ‘40 si <strong>di</strong>ffonde una pletora <strong>di</strong> immagini<br />

non sempre <strong>di</strong> qualità, fi no all’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong>sneyano del 1950 che con<strong>di</strong>zionerà le successive<br />

interpretazioni.<br />

Contemporaneamente le scene clou della fi aba (il camino, le sorellastre e la matrigna, la<br />

fata madrina, la carrozza e le trasformazioni, il ballo, la per<strong>di</strong>ta della scarpina, la prova,<br />

il trionfo fi nale) si <strong>di</strong>ffondono nell’ambito dei libri animati e dei libri gioco, nei teatrini <strong>di</strong><br />

carta, in fi gurine, cartoline e calendarietti, contribuendo ad affermare il mito.<br />

Una fi aba multiculturale<br />

La varietà <strong>di</strong> lingue in cui è raccontata, dall’i<strong>di</strong>oma degli appalachi allo zulu, e <strong>di</strong> paesi<br />

in cui è ambientata, dalla Bosnia all’Iraq al Vietnam, fanno <strong>di</strong> Cenerentola una fi aba<br />

naturalmente multiculturale. In una scuola con allievi stranieri in continuo incremento,<br />

fi abe come Cenerentola possono <strong>di</strong>ventare uno strumento prezioso per scoprire analogie<br />

e <strong>di</strong>fferenze tra universi fi abeschi lontani, conoscere culture <strong>di</strong>fferenti e attraversare<br />

il tempo dal passato al presente, cogliendo in<strong>di</strong>zi che da spazi e tempi lontani ci riportino<br />

alla nostra attuale società multietnica. Esperienze e proposte non mancano. In un prezioso<br />

volumetto curato dal referente del MIUR sui temi dell’intercultura, è citata ad esempio<br />

una ricerca su alcune versioni della fi aba condotta in un corso <strong>di</strong> formazione multiculturale<br />

per insegnanti, a partire da una variante portata a scuola da una bambina macedone. E a<br />

scaffali multiculturali delle biblioteche per ragazzi e scolastiche è destinata la più antica<br />

delle cenerentole in un libro bilingue, italiano e cinese, e<strong>di</strong>to nel 2003 a cura <strong>di</strong> Yang<br />

Xiaping, una me<strong>di</strong>atrice culturale <strong>di</strong> grande competenza. Suggerimenti e supporti vengono<br />

anche dalla rete: sul tema Cinderella, la American Library Association fornisce un corposo<br />

elenco <strong>di</strong> e<strong>di</strong>zioni illustrate in numerose lingue; la Maryland Technology Academy propone<br />

Cinderella: a mirror of a culture, attività <strong>di</strong>dattiche in chiave multiculturale rivolte<br />

soprattutto ad allievi <strong>di</strong> scuola me<strong>di</strong>a superiore; l’Università canadese <strong>di</strong> Calgary insieme<br />

con la Children’s Literature Web Guide offre dettagliate informazioni bibliografi che<br />

relative a risorse internet, saggi, articoli, varianti in lingue <strong>di</strong>verse e raccolte <strong>di</strong> fi abe<br />

popolari in cui la fi aba compare; l’University of Southern Mississippi presenta infi ne<br />

The Cinderella Projet, un archivio <strong>di</strong> trascrizioni e immagini cui ha lavorato un gruppo<br />

<strong>di</strong> studenti del corso <strong>di</strong> Bibliografi a e Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ricerca. Insomma spunti e materiali non<br />

mancano. Dunque buona Cenerentola e buon lavoro!<br />

18


PROPOSTE DI STUDIO INTERDISCIPLINARE<br />

Parte generale<br />

– Cos’è e come si allestisce un’opera lirica<br />

– Breve storia dell’opera<br />

Il contesto storico-culturale<br />

– Italia ed Europa tra Sette e Ottocento: la Rivoluzione Francese, L’epopea napoleonica,<br />

il Congresso <strong>di</strong> Vienna, la Restaurazione<br />

– Classicismo e Romanticismo<br />

La fonte letteraria<br />

– Charles Perrault, Contes de ma mère l’Oye, 1697<br />

– Il genere letterario della fi aba<br />

Il compositore<br />

– Gioachino Rossini (17<strong>92</strong> – 1868) e il melodramma italiano dell’Ottocento<br />

Il librettista<br />

– Jacopo Ferretti ( 1784 –1852)<br />

L’opera<br />

– L’intreccio<br />

– La struttura del libretto, il lessico<br />

– La struttura musicale: sinfonia, atti, recitativi, arie, pezzi d’assieme<br />

– Il sistema dei personaggi e la loro connotazione musicale<br />

– Stili musicali a confronto: stile popolare, buffo, serio<br />

– Travestimenti drammaturgici e musicali<br />

– L’orchestrazione<br />

Per approfon<strong>di</strong>re<br />

– Una, mille Cenerentola nella tra<strong>di</strong>zione popolare, nella fi aba, nel teatro, nel cinema<br />

– Incontro <strong>di</strong> generi e stili: fi aba, farsa, comme<strong>di</strong>a sentimentale, comicità surreale<br />

– Immagini femminili a confronto nel teatro, in letteratura, nel cinema<br />

– L’arte e la censura<br />

– www.rossinioperafestival.it - www.fondazionerossini.org - www.operaitaliana.com<br />

Rielaborare il testo<br />

– Lettura drammatizzata<br />

– Intervista impossibile ai personaggi e agli autori<br />

– Ricerca iconografi ca<br />

– Dizionario dell’opera<br />

19


Presentazione<br />

LA CENERENTOLA,<br />

OVVERO ANGELINA E LA MAGIA DEL CUORE<br />

a cura <strong>di</strong> Roberta Cortese<br />

C’era una volta una ragazza <strong>di</strong> nome Angelina, nata fi glia <strong>di</strong> baroni. Sua madre era rimasta<br />

vedova e si era risposata con tale Don Magnifi co, da cui aveva avuto altre due fi glie,<br />

Clorinda e Tisbe; era poi morta però anche lei, lasciando così Angelina sola col patrigno e<br />

le sorellastre, che la trattavano come una serva.<br />

Un bel giorno bussano alla porta <strong>di</strong> Don Magnifi co tre men<strong>di</strong>canti in cerca carità: Clorinda<br />

e Tisbe vogliono cacciarli via, ma Angelina riesce a dar loro <strong>di</strong> nascosto un po’ <strong>di</strong> colazione.<br />

Dalla strada intanto i cavalieri annunciano un ballo a palazzo: il Principe Ramiro sceglierà<br />

la sua sposa. Clorinda e Tisbe a furia <strong>di</strong> strilli svegliano Don Magnifi co, interrompendo un<br />

suo sogno strampalato; Don Magnifi co infi ne raccomanda alle fi glie <strong>di</strong> fare <strong>di</strong> tutto per<br />

conquistare il principe e queste corrono a prepararsi. Ed ecco che arriva Ramiro in persona,<br />

che ha scambiato i suoi abiti con quelli del suo cameriere Dan<strong>di</strong>ni per osservare più da<br />

vicino la situazione: i suoi tre saggi maestri, Alfonso, Donato e Rodolfo, gli hanno infatti<br />

rivelato che in quella casa c’è una virtù nascosta. Manco a <strong>di</strong>rlo si scontra subito con Angelina...<br />

ed è amore a prima vista! Intanto arrivano i cavalieri ad annunciare l’arrivo del principe<br />

(Dan<strong>di</strong>ni travestito), che invita le ragazze al ballo. Angelina supplica Don Magnifi co <strong>di</strong><br />

lasciare andare anche lei, ma lui rifi uta decisamente, quando<br />

sopraggiungono i tre maestri <strong>di</strong> Ramiro miro a chiedere<br />

della terza fi glia <strong>di</strong> Don Magnifi co; o; nella confusione<br />

generale, i tre (che hanno riconosciuto conosciuto la<br />

sua bontà travestiti da men<strong>di</strong>canti) ti) conducono<br />

via Angelina promettendole aiuto per andare al<br />

ballo.<br />

Nel palazzo <strong>di</strong> Ramiro, mentre Clorinda rinda e Tisbe<br />

trattano in malo modo Ramiro credendo dendo che sia<br />

solo uno scu<strong>di</strong>ero, fa la sua comparsa a una bellezza<br />

sconosciuta: tutti restano sbalor<strong>di</strong>ti <strong>di</strong>ti nel notare<br />

la somiglianza con Angelina. Anche e Dan<strong>di</strong>ni ne è<br />

affascinato, ma Angelina rifi uta le e sue offerte<br />

e gli confessa <strong>di</strong> essere innamorata rata del suo<br />

scu<strong>di</strong>ero. Ramiro allora <strong>di</strong>chiara a sua volta il<br />

proprio amore, ma Angelina fugge e lasciandogli<br />

in pegno uno dei suoi due braccialetti, ccialetti, con<br />

l’invito a cercarla. Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni ni riprendono<br />

i propri ruoli: Ramiro raduna i suoi per partire in<br />

cerca della sconosciuta, mentre a Dan<strong>di</strong>ni tocca<br />

rivelare tutto a Don Magnifi co e cacciarlo via<br />

dal palazzo.<br />

Tornati tutti a casa, Angelina riprenrende i suoi lavori, quando bussa alla<br />

porta proprio Ramiro, in cerca<br />

<strong>di</strong> aiuto perché gli si è rove-<br />

21


sciata la carrozza: riconosce Angelina e le chiede <strong>di</strong> sposarlo. Le sorellastre e Don Magnifi<br />

co ridono della sorella, facendo arrabbiare il principe, ma Angelina richiama tutti alla<br />

pace: questo giorno per lei è talmente felice che non vuole lasciarselo rovinare da rancori,<br />

ma con<strong>di</strong>viderlo con quella che considera comunque la sua famiglia. Di fronte a tanto cuore<br />

perfi no Clorinda, Tisbe e Don Magnifi co sono<br />

costretti a cede cedere, lasciandosi trascinare in un<br />

unico grande ab abbraccio fi nale.<br />

Quella <strong>di</strong> Cenerentola Cene è tra le favole più co-<br />

nosciute della tra<strong>di</strong>zione popolare, fa par-<br />

te senz’altro dei ricor<strong>di</strong> infantili <strong>di</strong> tutti<br />

e, inutile negarlo, ne non per ultimo grazie al<br />

cartone animato ani <strong>di</strong> Walt Disney. La favola<br />

che conosciamo conosc noi, in realtà, è però sol-<br />

tanto la più <strong>di</strong>ffusa delle tante versioni<br />

della storia st e deriva dalla Cendrillon<br />

scritta da Charles Perrault nel 1697,<br />

che a su sua volta prendeva spunto da La<br />

gatta gatta Cenerentola Ce <strong>di</strong> Giambattista Ba-<br />

sile (del<br />

1634); anche i fratelli Grimm,<br />

nell’800, nell’80 ne scrissero un’altra versione<br />

s (un po’ più macabra...) dal<br />

titolo Aschenputtel. Ma la<br />

storia <strong>di</strong> questa eroina perseguitata<br />

ha origini molto<br />

più antiche, tanto che si<br />

ttrovano<br />

perfi no una Rodophis<br />

greca<br />

del I sec. a.C. e una Yen-Shen<br />

cinese del IIX<br />

sec. (che spiega, fra l’altro,<br />

il perché della scarpetta sc risolutrice, vista l’im-<br />

portanza data dalla cultura<br />

antica cinese al piede minuto<br />

come rappresentativo rappresentativo <strong>di</strong> vi virtù). Cenerentola nel corso dei<br />

secoli ha poi subito numero numerose ulteriori metamorfosi ed è<br />

<strong>di</strong>ventata soggetto principa principale <strong>di</strong> forme artistiche <strong>di</strong>verse,<br />

come il balletto, il fi lm e natu<br />

naturalmente anche l’opera.<br />

Rossini, si sa, compone La Cenerentola nel 1817 (in 24 giorni!), musicando un libretto<br />

scritto da Jacopo Ferretti (in 22 giorni!) che era ispirato all’opera <strong>di</strong> un altro librettista<br />

francese, a sua volta partito da Perrault: e qui torniamo ad un nome e ad una versione<br />

della storia che dovrebbero esserci familiare... Eppure ci si scontra subito con alcune<br />

novità molto interessanti.<br />

Innanzi tutto scopriamo presto che la matrigna si è trasformata in patrigno: e un patrigno<br />

certamente meglio si prestava a <strong>di</strong>ventare il personaggio comico <strong>di</strong> un’opera buffa. Ma<br />

la novità sostanziale è un’altra: Ferretti, infatti, decide <strong>di</strong> abolire totalmente la magia!<br />

Niente fata madrina, niente zucca o cetriolo che si trasforma in carrozza e niente topi<br />

che <strong>di</strong>ventano cavalli. E se la matrigna ora è un patrigno, la madrina <strong>di</strong>venta una sorta <strong>di</strong><br />

‘padrino’: Alidoro, un saggio fi losofo che nella “nostra” versione dell’opera <strong>di</strong> Rossini è<br />

sostituito da Alfonso, Donato e Rodolfo, i tre saggi maestri del principe Ramiro. Questi<br />

sanno subito riconoscere la bontà <strong>di</strong> Cenerentola ed apprezzarne il valore, senza lasciarsi<br />

ingannare dalle apparenze, e <strong>di</strong>mostrando uno spirito d’iniziativa in grado <strong>di</strong> trasformare<br />

gli eventi al meglio: saranno proprio loro a creare il tramite più forte tra palcoscenico e<br />

22


platea, rendendo così anche il pubblico in sala artefi ce della felicità <strong>di</strong> Angelina e <strong>di</strong> tutti<br />

quelli che vivranno felici e contenti insieme a lei.<br />

Altra novità rispetto alla favola classica è il personaggio <strong>di</strong> Dan<strong>di</strong>ni, che si fi nge il principe<br />

perché questo nel frattempo, travestito da servitore, possa curiosare in<strong>di</strong>sturbato in<br />

casa <strong>di</strong> Don Magnifi co... Eppure il gioco dello scambio <strong>di</strong> ruoli è antichissimo, e sicuramente<br />

i suoi risvolti comici sono molto utili in un’opera buffa.<br />

Ma veniamo ora a Cenerentola, o meglio Angelina. E arriviamoci passando per la famosa e<br />

già citata frase “... e vissero per sempre felici e contenti”. Chi vive felice e contento, alla<br />

fi ne <strong>di</strong> questa favola? Senz’altro Cenerentola e il principe, a cui si possono aggiungere al<br />

limite la fata madrina (o Alidoro, o i tre maestri) e sottintendere magari eventuali parenti<br />

e amici del principe... Però è inutile negare che il fi nale della favola tra<strong>di</strong>zionale riesce a<br />

procurarci una certa sod<strong>di</strong>sfazione per la sconfi tta totale delle perfi de sorellastre e della<br />

matrigna; in Basile fuggono via, in Perrault implorano la grazia <strong>di</strong>vina, nei fratelli Grimm<br />

vengono crudelmente puniti e nella versione Disney restano comunque sconfi tti. Ma qui,<br />

no. Qui, come <strong>di</strong>ce il sottotitolo originale dell’opera, si tratta del “trionfo della bontà”, e<br />

felici e contenti vivranno proprio tutti, perché la bontà <strong>di</strong> Angelina abbraccia tutti quanti<br />

fi n dall’inizio.<br />

È proprio questa la vera nuova magia che si <strong>di</strong>ffonde nell’opera: la profonda e convinta bontà<br />

<strong>di</strong> Angelina. Che a volte può forse passare per ingenua (e questo è sicuramente un aspetto<br />

sfruttato per i suoi risvolti comici), ma che colpisce per la sua convinzione profonda che in<br />

tutti, perfi no in quei tre mostri che costituiscono la sua famiglia, ci sia qualcosa <strong>di</strong> buono in<br />

attesa <strong>di</strong> manifestarsi - e il fi nale le darà ragione in un trionfo non solo <strong>di</strong> bontà, ma anche <strong>di</strong><br />

lacrime e abbracci. Il punto è che la bontà <strong>di</strong> Angelina è non soltanto convincente, ma anche<br />

‘contagiosa’; Rossini l’ha magistralmente espressa nei toni vagamente malinconici che avvolgono<br />

la linea melo<strong>di</strong>ca della protagonista fi n dalla sua prima comparsa in scena. “Una volta<br />

c’era un re” ci fa subito capire con chi abbiamo a che fare: Angelina rallenta i tempi, ci culla<br />

nella sua melo<strong>di</strong>a in 6/8 e ci apre il suo cuore. Impossibile<br />

resisterle, e infatti il principe cipe non appena la vede<br />

non solo s’innamora, ma nel duetto uetto “Un soave<br />

non so che” utilizza lo stesso<br />

ritmo della canzone <strong>di</strong> Angelina.<br />

Alla melo<strong>di</strong>a cullante si<br />

alternano poi naturalmente le<br />

agilità tipiche rossiniane, che<br />

però non sono in contrasto<br />

con la calma <strong>di</strong> prima; perché<br />

Angelina sarà dolce e buona,<br />

si, ma non si limita a subire,<br />

quando è necessario fa sentire<br />

la sua determinazione e,<br />

al momento giusto, sa cogliere<br />

l’occasione per <strong>di</strong>ventare<br />

felice.<br />

La magia delle fate si è trasformata<br />

in magia del cuore,<br />

una magia molto più umana<br />

e alla portata <strong>di</strong> tutti, ma<br />

ugualmente in grado <strong>di</strong> compie-<br />

re inaspettate trasformazioni. .<br />

23


La Cenerentola ovvero Angelina e la magia del cuore<br />

Musica <strong>di</strong> Gioachino Rossini<br />

Libretto <strong>di</strong> Jacopo Ferretti<br />

dal racconto Cendrillon, ou la petit pantoufl e (1697) <strong>di</strong> Charles Perrault<br />

Prima rappresentazione: Roma, <strong>Teatro</strong> Valle, 25 gennaio 1817<br />

Riduzione ad atto unico a cura <strong>di</strong> Roberta Cortese<br />

Adattamento musicale <strong>di</strong> Carlo Pavese<br />

Personaggi<br />

Don Magnifi co, barone <strong>di</strong> Montefi ascone (basso)<br />

Clorinda e Tisbe, fi glie <strong>di</strong> Don Magnifi co (soprano)<br />

Angelina, fi gliastra <strong>di</strong> Don Magnifi co, da tutti chiamata Cenerentola (contralto)<br />

Don Ramiro, principe <strong>di</strong> Salerno (tenore)<br />

Dan<strong>di</strong>ni, suo cameriere (baritono)<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo, nipoti <strong>di</strong> Don Ramiro (trio <strong>di</strong> voci bianche)<br />

Coro <strong>di</strong> cortigiani del Principe<br />

L’azione si svolge nel palazzo <strong>di</strong> Don Magnifi co, nel casino <strong>di</strong> delizie e nel palazzo del<br />

Principe.<br />

Antica sala terrena nel castello del Barone<br />

Clorinda<br />

No no no: non v’è, non v’è<br />

Chi trinciar sappia così<br />

Leggerissimo sciassé.<br />

Tisbe<br />

Sì sì sì: va bene lì.<br />

Meglio lì; no, meglio qui.<br />

Risaltar <strong>di</strong> più mi fa.<br />

Clorinda e Tisbe<br />

A quest’arte, a tal beltà<br />

Sdrucciolare ognun dovrà.<br />

Angelina<br />

(con tono fl emmatico)<br />

Una volta c’era un re,<br />

Che a star solo s’annoiò:<br />

Cerca, cerca, ritrovò;<br />

Ma il volean sposare in tre.<br />

Cosa fa?<br />

Sprezza il fasto e la beltà.<br />

E alla fi n sceglie per sé<br />

L’innocenza e la bontà.<br />

La la là<br />

Li li lì<br />

La la là.<br />

25<br />

Clorinda e Tisbe<br />

Cenerentola, fi niscila<br />

Con la solita canzone.<br />

Angelina<br />

Presso al fuoco in un cantone<br />

Via lasciatemi cantar.<br />

Una volta c’era un re<br />

Una volta…<br />

Clorinda e Tisbe<br />

E due, e tre.<br />

La fi nisci sì o no?<br />

Se non taci ti darò.<br />

Angelina<br />

Una volta...<br />

(S’ode picchiare. Angelina apre, ed entrano<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo travestiti da<br />

men<strong>di</strong>canti)<br />

Clorinda, Tisbe e Angelina<br />

Chi sarà?<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

Un tantin <strong>di</strong> carità.<br />

Clorinda e Tisbe<br />

Accattoni! Via <strong>di</strong> qua.


Angelina<br />

Zitti, zitti: su prendete<br />

Questo po’ <strong>di</strong> colazione.<br />

(Versa tazze <strong>di</strong> caffè, e le dà con un pane ai<br />

tre coprendoli dalle sorelle)<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

Forse il Cielo il guiderdone<br />

Pria <strong>di</strong> notte vi darà.<br />

Clorinda e Tisbe<br />

Ma che vedo! Ancora lì!<br />

Anche un pane? anche il caffè?<br />

(scagliandosi contro Angelina)<br />

Pren<strong>di</strong>, pren<strong>di</strong>, questo a te.<br />

Angelina<br />

Ah! soccorso chi mi dà!<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

(frapponendosi inutilmente)<br />

Vi fermate, per pietà.<br />

(Si picchia fortemente; Angelina corre ad<br />

aprire, ed entrano i cavalieri)<br />

Coro e coro del pubblico<br />

O fi glie amabili <strong>di</strong> Don Magnifi co<br />

Ramiro il Principe or or verrà,<br />

Al suo palagio vi condurrà.<br />

Si canterà si danzerà:<br />

Poi la bellissima fra l’altre femmine<br />

Sposa carissima per lui sarà.<br />

Clorinda e Tisbe<br />

Ma dunque il Principe?<br />

Coro<br />

Or or verrà.<br />

Clorinda e Tisbe<br />

E la bellissima?<br />

Coro<br />

Si sceglierà.<br />

Clorinda e Tisbe<br />

Cenerentola vien qua.<br />

Le mie scarpe, il mio bonné.<br />

Cenerentola vien qua.<br />

Le mie penne, il mio collié.<br />

Nel cervello ho una fucina;<br />

Son più bella e vo’ trionfar.<br />

A un sorriso, a un’occhiatina<br />

Don Ramiro ha da cascar.<br />

Angelina<br />

Cenerentola vien qua.<br />

Cenerentola va’ là.<br />

Cenerentola va’ su.<br />

Cenerentola va’ giù.<br />

Questo è proprio uno strapazzo!<br />

Mi volete far crepar?<br />

26<br />

Chi alla festa, chi al sollazzo<br />

Ed io resto qui a soffi ar.<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

Nel cervello una fucina<br />

Sta le pazze a martellar.<br />

Ma già pronta è la ruina.<br />

Voglio ridere a schiattar.<br />

Coro<br />

Già nel capo una fucina<br />

Sta le donne a martellar;<br />

Il cimento si avvicina<br />

Il gran punto <strong>di</strong> trionfar.<br />

Tisbe<br />

Cenerentola, presto<br />

Prepara i nastri, i manti.<br />

Clorinda<br />

Gli unguenti, le pomate.<br />

Tisbe<br />

I miei <strong>di</strong>amanti.<br />

Angelina<br />

U<strong>di</strong>temi, sorelle...<br />

Clorinda<br />

(altera)<br />

Che sorelle!<br />

Non profanarci con sì fatto nome.<br />

Tisbe<br />

(minacciandola)<br />

E guai per te se t’uscirà <strong>di</strong> bocca.<br />

Angelina<br />

(Sempre nuove pazzie soffrir mi tocca.)<br />

(si ritira)<br />

Tisbe<br />

Non v’è da perder tempo.<br />

Clorinda<br />

Nostro padre<br />

Avvisarne convien.<br />

(Questionando fra loro, ed opponendosi a<br />

vicenda d’entrare)<br />

Tisbe<br />

Esser la prima<br />

Voglio a darne la nuova.<br />

Clorinda<br />

Oh! mi perdoni.<br />

Io sono la maggiore.<br />

Tisbe<br />

No no, gliel vo’ <strong>di</strong>r io.<br />

(Crescendo nella rabbia fra loro)<br />

Clorinda<br />

È questo il dover mio.<br />

Io svegliare lo vuo’. Venite appresso.


Tisbe<br />

Oh! non la vincerai.<br />

Clorinda (osservando fra le scene)<br />

Ecco egli stesso.<br />

Don Magnifi co, bieco in volto, esce in berretta<br />

da notte e veste da camera, e detti; in<strong>di</strong><br />

Angelina<br />

Don Magnifi co<br />

Miei rampolli femminini,<br />

Vi ripu<strong>di</strong>o; mi vergogno!<br />

Un magnifi co mio sogno<br />

Mi veniste a sconcertar.<br />

(ricusando <strong>di</strong> dar loro a baciar la mano.<br />

Clorinda e Tisbe ridono quando non le guarda)<br />

(da sé, osservandole)<br />

Come son mortifi cate!<br />

Degne fi glie d’un Barone!<br />

Via: silenzio ed attenzione.<br />

State il sogno a me<strong>di</strong>tar.<br />

Mi sognai fra il fosco e il chiaro<br />

Un bellissimo somaro.<br />

Un somaro, ma solenne.<br />

Quando a un tratto, oh che portento!<br />

Su le spalle a cento a cento<br />

Gli spuntavano le penne<br />

Ed in alto, fsct, volò!<br />

Ed in cima a un campanile<br />

Come in trono si fermò.<br />

Si sentiano per <strong>di</strong> sotto<br />

Le campane s<strong>di</strong>ndonar.<br />

Col cì cì, ciù ciù <strong>di</strong> botto<br />

Mi faceste risvegliar.<br />

(Interrompendosi e strappandosi Don<br />

Magnifi co)<br />

Clorinda<br />

Sappiate che fra poco...<br />

Tisbe<br />

Il Principe Ramiro...<br />

Clorinda<br />

Che son tre dì che nella deliziosa...<br />

Tisbe<br />

Vicina mezzo miglio<br />

Venuto è ad abitar...<br />

Clorinda<br />

Sceglie una sposa...<br />

Tisbe<br />

Ci mandò ad invitar...<br />

Clorinda<br />

E fra momenti...<br />

Tisbe<br />

Arriverà per prenderci...<br />

27<br />

Clorinda<br />

E la scelta<br />

La più bella sarà...<br />

Don Magnifi co<br />

(in aria <strong>di</strong> stupore ed importanza)<br />

Figlie, che <strong>di</strong>te!<br />

Quel principon! Quantunque io nol conosco...<br />

Sceglierà!.. v’invitò... Sposa... più bella!<br />

Io cado in svenimento.<br />

Cenerentola, presto.<br />

Portami il mio caffè. Viscere mie.<br />

Metà del mio palazzo è già crollata,<br />

E l’altra è in agonia. Fatevi onore.<br />

Mettiamoci un puntello.<br />

(andando e tornando, e riprendendo le fi glie,<br />

che stanno per entrare)<br />

Figlie state in cervello.<br />

Parlate in punto e virgola.<br />

Per carità: pensate ad abbigliarvi;<br />

Si tratta niente men che imprinciparvi.<br />

(Entra nelle sue stanze, Clorinda e Tisbe nella<br />

loro)<br />

Don Ramiro e Angelina. Don Ramiro vestito da<br />

scu<strong>di</strong>ero; guarda intorno e si avanza a poco a<br />

poco<br />

Ramiro<br />

Tutto è deserto. Amici?<br />

Nessun risponde. In questa<br />

Simulata sembianza<br />

Le belle osserverò. Né viene alcuno?<br />

Eppur mi <strong>di</strong>èn speranza<br />

I miei sapienti maestri<br />

Che qui, saggia e vezzosa,<br />

Degna <strong>di</strong> me trovar saprò la sposa.<br />

Sposarsi... e non amar! Legge tiranna,<br />

Che nel fi or de’ miei giorni<br />

Alla <strong>di</strong>ffi cil scelta mi condanna.<br />

Cerchiam, ve<strong>di</strong>amo.<br />

Angelina cantando fra’ denti con sottocoppa e<br />

tazza da caffè, entra spensierata nella stanza,<br />

e si trova a faccia a faccia con Ramiro; le cade<br />

tutto <strong>di</strong> mano, e si ritira in un angolo<br />

Angelina<br />

Una volta c’era...<br />

Ah! è fatta<br />

Ramiro<br />

Cos’è?<br />

Angelina<br />

Che batticuore!<br />

Ramiro<br />

Forse un mostro son io!


Angelina<br />

(prima astratta poi correggendosi con<br />

naturalezza)<br />

Sì... no, signore.<br />

Ramiro<br />

Un soave non so che<br />

In quegl’occhi scintillò!<br />

Cenerentola<br />

Io vorrei saper perché<br />

Il mio cor mi palpitò?<br />

Ramiro<br />

Le <strong>di</strong>rei... ma non ar<strong>di</strong>sco.<br />

Angelina<br />

Parlar voglio, e taccio intanto.<br />

Angelina e Ramiro<br />

Una grazia, un certo incanto<br />

Par che brilli su quel viso!<br />

Quanto caro è quel sorriso.<br />

Scende all’alma e fa sperar.<br />

Ramiro<br />

Non so che <strong>di</strong>r. Come in sì rozze spoglie<br />

Sì bel volto e gentil! Ma Don Magnifi co<br />

Non apparisce ancor? Nunziar vorrei<br />

del mascherato Principe l’arrivo.<br />

Fortunato consiglio!<br />

Da semplice scu<strong>di</strong>ero<br />

Il core delle femmine<br />

Meglio svelar saprò. Dan<strong>di</strong>ni intanto<br />

Recitando da Principe...<br />

Don Magnifi co<br />

Domando<br />

Un milion <strong>di</strong> perdoni.<br />

Dica: e Sua Altezza il Prence?<br />

Ramiro<br />

Arriva.<br />

Don Magnifi co<br />

E quando?<br />

Ramiro<br />

Tra tre minuti.<br />

Don Magnifi co<br />

(in agitazione)<br />

Tre minuti! ah fi glie!<br />

Sbrigatevi: che serve?<br />

Le vado ad affrettar. Scusi; per queste<br />

Ragazze benedette,<br />

Un secolo è un momento alla toelette.<br />

(entra dalle fi glie)<br />

Ramiro<br />

Che buffone! Eppure i miei maestri<br />

Sostengon che in queste mura<br />

Sta la bontà più pura!<br />

Basta basta, vedrem. Alle sue fi glie<br />

28<br />

Convien che m’avvicini.<br />

Qual fragor!.. non m’inganno. Ecco Dan<strong>di</strong>ni.<br />

Cavalieri, Dan<strong>di</strong>ni e detto; in<strong>di</strong> Clorinda e Tisbe<br />

Coro e coro del pubblico<br />

Scegli la sposa, affrettati:<br />

S’invola via l’età.<br />

La principesca linea<br />

Se no s’estinguerà.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Come un’ape ne’ giorni d’aprile<br />

Va volando leggiera e scherzosa;<br />

Corre al giglio, poi salta alla rosa,<br />

Dolce un fi ore a cercare per sé;<br />

Fra le belle m’aggiro e rimiro;<br />

Ne ho vedute già tante e poi tante<br />

Ma non trovo un giu<strong>di</strong>zio, un sembiante,<br />

Un boccone squisito per me.<br />

(Clorinda e Tisbe escono, e sono presentate a<br />

Dan<strong>di</strong>ni da Don Magnifi co in gala)<br />

Clorinda<br />

Prence!<br />

Tisbe<br />

Sire...<br />

Clorinda e Tisbe<br />

Ma quanti favori!<br />

Don Magnifi co<br />

Che <strong>di</strong>luvio! che abisso <strong>di</strong> onori!<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Nulla, nulla;<br />

(con espressione or all’una ora all’altra)<br />

Vezzosa; graziosa!<br />

(accostandosi a Ramiro)<br />

(Dico bene?) Son tutte papà.<br />

(Ma al fi nir della nostra comme<strong>di</strong>a<br />

Che trage<strong>di</strong>a qui nascer dovrà.)<br />

Clorinda e Tisbe<br />

(ognuna da sé)<br />

(Ei mi guarda. Sospira, delira<br />

Non v’è dubbio: è mio schiavo <strong>di</strong> già.)<br />

Ramiro<br />

(sempre osservando con interesse se torna<br />

Angelina)<br />

(Ah! perché qui non viene colei,<br />

Con quell’aria <strong>di</strong> grazia e bontà?)<br />

Don Magnifi co<br />

(da sé osservando con compiacenza Dan<strong>di</strong>ni,<br />

che sembra innamorato)<br />

(E già cotto, stracotto, spolpato<br />

L’Eccellenza si cangia in Maestà.)


Coro<br />

Scegli la sposa affrettati<br />

S’invola via l’età.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Belle ragazze,<br />

Se vi degnate inciambellare il braccio<br />

Ai nostri cavalieri, il legno è pronto.<br />

Clorinda<br />

(servita dai cavalieri)<br />

An<strong>di</strong>amo.<br />

Tisbe<br />

Papà,<br />

non tardate a venir.<br />

(escono)<br />

Don Magnifi co<br />

(ad Angelina, voltandosi)<br />

Che fai tu qui?<br />

Il cappello e il bastone.<br />

Angelina<br />

Signor, una parola:<br />

In casa <strong>di</strong> quel Principe<br />

Un’ora, un’ora sola<br />

Portatemi a ballar.<br />

Don Magnifi co<br />

Ih! Ih! La bella Venere!<br />

Vezzosa! Pomposetta!<br />

Sguaiata! Cova-cenere!<br />

Lasciami, deggio andar.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

(tornando in<strong>di</strong>etro, ed osservando Ramiro<br />

immobile)<br />

Cos’è? qui fa la statua?<br />

(Sottovoce fra loro in tempo del solo <strong>di</strong> Don<br />

Magnifi co)<br />

Ramiro<br />

Silenzio, ed osserviamo.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Ma an<strong>di</strong>amo o non an<strong>di</strong>amo?<br />

Ramiro<br />

Mi sento lacerar.<br />

Angelina<br />

Ma una mezz’ora... un quarto.<br />

Don Magnifi co<br />

(alzando minaccioso il bastone)<br />

Ma lasciami o ti stritolo.<br />

Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />

(accorrendo a trattenerlo)<br />

Fermate.<br />

Don Magnifi co<br />

(sorpreso, curvandosi rispettoso a Dan<strong>di</strong>ni)<br />

Serenissima!<br />

29<br />

(ora a Dan<strong>di</strong>ni ora ad Angelina)<br />

Ma vattene. - Altezzissima!<br />

Servaccia ignorantissima!<br />

Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />

Serva?<br />

Angelina<br />

Cioè...<br />

Don Magnifi co<br />

(mettendole una mano sulla bocca e<br />

interrompendola)<br />

Vilissima<br />

D’un’estrazion bassissima,<br />

Vuol far la suffi ciente,<br />

La cara, l’avvenente,<br />

E non è buona a niente.<br />

(minacciando e trascinando)<br />

Va’ in camera, va’ in camera<br />

La polvere a spazzar.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

(opponendosi con autorità)<br />

Ma caro Don Magnifi co<br />

Via, non la strapazzar.<br />

Ramiro<br />

(fra sé, con sdegno represso)<br />

Or ora la mia collera<br />

Non posso più frenar.<br />

Angelina<br />

(con tono d’ingenuità)<br />

Ah! sempre fra la cenere<br />

Sempre dovrò restar?<br />

(Nel momento che Don Magnifi co staccasi da<br />

Angelina ed è tratto via da Dan<strong>di</strong>ni, entrano i<br />

tre maestri con taccuini aperti)<br />

Alfonso e Donato<br />

Nel nostro co<strong>di</strong>ce<br />

Delle zitelle<br />

Con Don Magnifi co<br />

Stan tre sorelle.<br />

(a Don Magnifi co con autorità)<br />

Or che va il Principe<br />

La sposa a scegliere,<br />

La terza fi glia<br />

Si va cercando.<br />

Don Magnifi co<br />

(confuso ed alterato)<br />

Che terza fi glia<br />

Mi va fi gliando?<br />

Rodolfo<br />

Terza sorella...<br />

Don Magnifi co<br />

(atterrito)<br />

Ella... morì...


Rodolfo<br />

Eppur nel co<strong>di</strong>ce<br />

Non v’è così.<br />

Angelina<br />

(Ah! <strong>di</strong> me parlano.)<br />

(ponendosi in mezzo con ingenuità)<br />

No, non morì.<br />

Don Magnifi co<br />

Sta’ zitta lì.<br />

Rodolfo<br />

Guardate qui!<br />

Don Magnifi co<br />

(balzando Angelina in un cantone)<br />

Se tu respiri,<br />

Ti scanno qui.<br />

Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />

Ella morì?<br />

Don Magnifi co<br />

(sempre tremante)<br />

Altezza morì.<br />

(Momento <strong>di</strong> silenzio)<br />

Tutti<br />

(guardandosi scambievolmente)<br />

Nel volto estatico<br />

Di questo e quello<br />

Si legge il vortice<br />

Del lor cervello,<br />

Che ondeggia e dubita<br />

E incerto sta.<br />

Don Magnifi co<br />

(fra’ denti, trascinando Angelina)<br />

Se tu più mormori<br />

Solo una sillaba<br />

Un cimiterio<br />

Qui si farà.<br />

Angelina<br />

(con passione)<br />

Deh soccorretemi,<br />

Deh non lasciatemi,<br />

Ah! <strong>di</strong> me, misera<br />

Che mai sarà?<br />

Ramiro<br />

Via consolatevi.<br />

Signor lasciatela.<br />

(strappandola da Don Magnifi co)<br />

(Già la mia furia<br />

Crescendo va.)<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

(frapponendosi)<br />

Via meno strepito:<br />

Fate silenzio.<br />

O qualche scandalo<br />

Qui nascerà.<br />

30<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Io sono un Principe,<br />

O sono un cavolo?<br />

Vi mando al <strong>di</strong>avolo:<br />

Venite qua.<br />

(Dan<strong>di</strong>ni strappa Angelina da Don Magnifi co e<br />

lo conduce via, seguito da Ramiro)<br />

Alfonso<br />

Angelina. Vieni con noi.<br />

Angelina<br />

E dove?<br />

Alfonso<br />

Or ora un cocchio<br />

S’appresserà. Del Principe<br />

Andremo al festino.<br />

Angelina<br />

(guardandolo e accennandogli gli abiti)<br />

Con questi stracci?<br />

Come Paris e Vienna? oh che bel gruppo.<br />

(Nel momento che si volgono, Alfonso, Donato<br />

e Rodolfo gettano il manto)<br />

Rodolfo<br />

Osserva. Silenzio. Abiti, gioie,<br />

Tutto avrai tu da noi. Fasto, ricchezza<br />

Non t’abbaglino il cor.<br />

Donato<br />

Dama sarai;<br />

Scoprirti non dovrai.<br />

Amor soltanto<br />

Tutto t’insegnerà.<br />

Angelina<br />

Ma questa è storia<br />

Oppure una comme<strong>di</strong>a?<br />

Coro del pubblico<br />

Angelina,<br />

L’allegrezza e la pena<br />

Son comme<strong>di</strong>a e trage<strong>di</strong>a, e il mondo è scena.<br />

(Aprono la porta; vedesi una carrozza. Angelina<br />

vi monta. Alfonso, Donato e Rodolfo chiudono<br />

la porta e sentesi la partenza della carrozza)<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

Vasto teatro è il mondo,<br />

Siam tutti comme<strong>di</strong>anti.<br />

Si può fra brevi istanti<br />

Carattere cangiar.<br />

Quel ch’oggi è un Arlecchino<br />

Battuto dal padrone,<br />

Domani è un signorone,<br />

Un uomo d’alto affar.<br />

Fra misteriose nuvole<br />

Che l’occhio uman non penetra<br />

Sta scritto quel carattere


Che devi recitar.<br />

(S’ode avvicinare una carrozza)<br />

Odo del cocchio crescere<br />

Il prossimo fragore...<br />

Vieni, t’insegni il core,<br />

Colui che devi amar.<br />

(escono)<br />

Gabinetto nel casino <strong>di</strong> Don Ramiro.<br />

Dan<strong>di</strong>ni e Don Ramiro correndo sul davanti del<br />

palco, osservando per ogni parte.<br />

Ramiro<br />

(sotto voce)<br />

Zitto zitto, piano piano;<br />

Senza strepito e rumore:<br />

Delle due qual è l’umore?<br />

Esattezza e verità.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Sotto voce a mezzo tono;<br />

In estrema confi denza:<br />

Sono un misto d’insolenza,<br />

Di capriccio e vanità.<br />

(Clorinda, accorrendo da una parte, e Tisbe<br />

dall’altra)<br />

Clorinda<br />

(<strong>di</strong> dentro)<br />

Principino dove siete?<br />

Tisbe<br />

Principino dove state?<br />

Clorinda e Tisbe<br />

Ah! perché mi abbandonate?<br />

Mi farete <strong>di</strong>sperar.<br />

Clorinda<br />

Io vi voglio...<br />

Tisbe<br />

Vi vogl’io...<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Ma non <strong>di</strong>amo in bagattelle.<br />

Maritarsi a due sorelle<br />

Tutte insieme non si può!<br />

Una sposo.<br />

Clorinda e Tisbe<br />

(con interesse <strong>di</strong> smania)<br />

E l’altra…?<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

E l’altra...<br />

(accennando Ramiro)<br />

All’amico la darò.<br />

Clorinda e Tisbe<br />

No no no no no,<br />

Un scu<strong>di</strong>ero! oibò oibò!<br />

Ramiro<br />

(ponendosi loro in mezzo con dolcezza)<br />

31<br />

Sarò docile, amoroso,<br />

Tenerissimo <strong>di</strong> cuore.<br />

Clorinda e Tisbe<br />

(guardandolo con <strong>di</strong>sprezzo)<br />

Un scu<strong>di</strong>ero! No signore.<br />

Un scu<strong>di</strong>ero! questo no.<br />

Clorinda<br />

Con un’anima pleba!<br />

Tisbe<br />

Con un’aria dozzinale!<br />

Clorinda e Tisbe<br />

(con affettazione)<br />

Mi fa male, mi fa male<br />

Solamente a immaginar.<br />

Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />

(fra loro ridono)<br />

La scenetta è originale<br />

Veramente da contar.<br />

Coro <strong>di</strong> cavalieri dentro le scene, in<strong>di</strong> Alfonso,<br />

Donato e Rodolfo.<br />

Coro<br />

Venga, inoltri, avanzi il piè.<br />

Anticamera non v’è.<br />

Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />

Sapientissimi nipoti,<br />

Questo strepito cos’è?<br />

(Angelina avanzasi velata)<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

Dama incognita qui vien.<br />

Sopra il volto un velo tien.<br />

Clorinda e Tisbe<br />

Una dama!<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

Signor sì.<br />

Clorinda, Tisbe, Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />

Ma chi è?<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

Nol palesò.<br />

Clorinda e Tisbe<br />

Sarà bella?<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

Sì e no.<br />

Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />

Chi sarà?<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

Ma non si sa.<br />

Clorinda<br />

Non parlò?


Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

Signora no.<br />

Tisbe<br />

E qui vien?<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

Chi sa perché?<br />

Tutti<br />

Chi sarà? chi è? perché?<br />

Non si sa. Si vedrà.<br />

Clorinda e Tisbe<br />

(Gelosia già già mi lacera,<br />

Già il cervel più in me non è.)<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

(Gelosia già già le rosica,<br />

Più il cervello in lor non è.)<br />

Ramiro<br />

(Un ignoto arcano palpito<br />

Ora m’agita, perché?)<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

(Diventato son <strong>di</strong> zucchero:<br />

Quante mosche intorno a me.)<br />

Angelina svelasi. Momento <strong>di</strong> sorpresa, <strong>di</strong><br />

riconoscimento, d’incertezza)<br />

Tutti<br />

Ah!<br />

(Ciascuno da sé guardando Angelina, e<br />

Angelina sogguardando Ramiro)<br />

Ramiro e Angelina<br />

(Parlar - pensar - vorrei.<br />

Parlar - pensar - non so.<br />

Questo è un inganno/è un incanto, o dei!<br />

Quel volto mi atterrò.)<br />

(Don Magnifi co accorrendo, e detti)<br />

Don Magnifi co<br />

Signora Altezza, in tavola<br />

Che... co... chi... sì... che bestia!<br />

Quando si <strong>di</strong>ce i simili!<br />

Non sembra Cenerentola?<br />

Clorinda e Tisbe<br />

Pareva ancora a noi,<br />

Ma a riguardarla poi...<br />

La nostra è goffa e attratta,<br />

Questa è un po’ più ben fatta;<br />

Ma poi non è una Venere<br />

Da farci spaventar.<br />

Don Magnifi co<br />

Quella sta nella cenere;<br />

Ha stracci sol per abiti.<br />

Angelina<br />

(Il vecchio guarda e dubita.)<br />

32<br />

Ramiro<br />

(Mi guarda, e par che palpiti.)<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Ma non facciam le statue.<br />

Patisce l’in<strong>di</strong>viduo:<br />

An<strong>di</strong>amo presto in tavola.<br />

Poi balleremo il Taice,<br />

E quin<strong>di</strong> la bellissima...<br />

Con me s’ha da sposar.<br />

Tutti<br />

(meno Dan<strong>di</strong>ni)<br />

An<strong>di</strong>amo, an<strong>di</strong>amo a tavola.<br />

Si voli a giubilar.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Oggi che fo da Principe<br />

Per quattro io vo’ mangiar.<br />

Giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> delizie.<br />

Tutti e Coro del pubblico<br />

Mi par d’essere sognando<br />

Fra giar<strong>di</strong>ni e fra boschetti;<br />

I ruscelli sussurrando,<br />

Gorgheggiando gli augelletti,<br />

In un mare <strong>di</strong> delizie<br />

Fanno l’anima nuotar.<br />

Tutti<br />

Ma ho timor che sotto terra<br />

Piano piano a poco a poco<br />

Si sviluppi un certo foco.<br />

E improvviso a tutti ignoto<br />

Balzi fuori un terremoto,<br />

Che crollando, strepitando<br />

Fracassando, sconquassando<br />

Poi mi venga a risvegliar.<br />

E ho paura che il mio sogno<br />

Vada in fumo a <strong>di</strong>leguar.<br />

Gabinetto nel palazzo <strong>di</strong> Don Ramiro.<br />

Angelina fuggendo da Dan<strong>di</strong>ni, in<strong>di</strong> Ramiro.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Ma non fuggir, per bacco! quattro volte<br />

Mi hai fatto misurar la galleria.<br />

Angelina<br />

O mutate linguaggio, o vado via.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Ma che? Il parlar d’amore<br />

È forse una stoccata!<br />

Angelina<br />

Ma io d’un altro sono innamorata!<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

E me lo <strong>di</strong>ci in faccia?


Angelina<br />

Ah! mio signore,<br />

Deh! non andate in collera<br />

Col mio labbro sincero.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Ed ami?<br />

Angelina<br />

Scusi...<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Ed ami?<br />

Angelina<br />

Il suo scu<strong>di</strong>ero.<br />

Ramiro<br />

(palesandosi)<br />

Oh gioia! anima mia!<br />

Alfonso, Donato e Rodolfo<br />

(mostrando il loro contento)<br />

(Va a meraviglia!)<br />

Ramiro<br />

Dunque saresti mia?<br />

Angelina<br />

(gli dà un smaniglio)<br />

Tieni.<br />

Cercami; e alla mia destra<br />

Il compagno vedrai.<br />

E allor... Se non ti spiaccio... allor m’avrai.<br />

(parte)<br />

Ramiro<br />

Dan<strong>di</strong>ni, che ne <strong>di</strong>ci?<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Eh! <strong>di</strong>co che da Principe<br />

Sono passato a far da testimonio.<br />

Ramiro<br />

(a Dan<strong>di</strong>ni)<br />

Principe più non sei: <strong>di</strong> tante sciocche<br />

Si vuoti il mio palazzo.<br />

(chiamando i seguaci che entrano)<br />

Olà miei fi <strong>di</strong><br />

Sia pronto il nostro cocchio, e fra momenti...<br />

Così potessi aver l’ali dei venti.<br />

Sì, ritrovarla io giuro.<br />

Amore, amor mi muove:<br />

Se fosse in grembo a Giove,<br />

Io la ritroverò.<br />

Ramiro e Coro<br />

Noi voleremo, - Domanderemo,<br />

Ricercheremo, - Ritroveremo.<br />

Dolce speranza, - Freddo timore<br />

Dentro al mio/suo cuore - Stanno a pugnar.<br />

Amore, amore - M’hai/L’hai da guidar.<br />

(parte con i seguaci)<br />

Dan<strong>di</strong>ni; in<strong>di</strong> Don Magnifi co.<br />

33<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

(passeggiando)<br />

Ma dunque io sono un ex? Dal tutto al niente<br />

Precipito in un tratto?<br />

Veramente ci ho fatto<br />

Una bella fi gura!<br />

Don Magnifi co<br />

(entra premuroso)<br />

Scusi la mia premura...<br />

Ma quelle due ragazze<br />

Stan con la febbre a freddo. Si potrebbe<br />

Sollecitar la scelta?<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

È fatta, amico.<br />

Don Magnifi co<br />

(con sorpresa, in ginocchio)<br />

È fatta! e quale?<br />

Clorin<strong>di</strong>na o Tisbetta?<br />

Presto, per carità.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Voi sentirete<br />

Un caso assai bizzarro.<br />

Don Magnifi co<br />

(Che volesse<br />

Maritarsi con me!)<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Mi raccomando.<br />

Don Magnifi co<br />

(con smania che cresce)<br />

Ma si lasci servir.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Sia sigillato<br />

Quanto ora udrete dalla bocca mia.<br />

Don Magnifi co<br />

Io tengo in corpo una segreteria.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Un segreto d’importanza,<br />

Un arcano interessante<br />

Io vi devo palesar.<br />

Don Magnifi co<br />

Senza battere le ciglia,<br />

Senza manco trarre il fi ato<br />

Io mi pongo ad ascoltar.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Uomo saggio e stagionato<br />

Sempre meglio ci consiglia.<br />

Se sposassi una sua fi glia,<br />

come mai l’ho da trattar?<br />

Don Magnifi co<br />

(Consiglier son già stampato.)<br />

Ma che eccesso <strong>di</strong> clemenza!<br />

Mi stia dunque sua Eccellenza...


Bestia!.. Altezza ad ascoltar.<br />

Abbia sempre pronti in sala<br />

Trenta servi in piena gala,<br />

Cento se<strong>di</strong>ci cavalli,<br />

Duchi, Conti, Marescialli<br />

A dozzine i convitati,<br />

Pranzi sempre coi gelati,<br />

Poi carrozze, poi bombè.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Vi rispondo senza arcani...<br />

Coro del pubblico<br />

Che qui siamo assai lontani.<br />

Lui non usa far dei pranzi,<br />

Mangia sempre degli avanzi,<br />

Non s’accosta a gran signori,<br />

Tratta sempre servitori,<br />

Se ne va poi sempre a piè.<br />

Don Magnifi co<br />

Mi corbella?<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Giel prometto.<br />

Don Magnifi co<br />

Questo dunque?<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

È un romanzetto.<br />

È una burla il principato,<br />

Sono un uomo mascherato.<br />

Ma venuto è il vero Principe<br />

M’ha strappata alfi n la maschera.<br />

Io ritorno al mio mestiere:<br />

Son Dan<strong>di</strong>ni il cameriere.<br />

Rifar letti, spazzar abiti<br />

Far la barba e pettinar.<br />

Don Magnifi co<br />

Di quest’ingiuria,<br />

Di quest’affronto<br />

Il vero Principe<br />

Mi renda conto.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Oh non s’incomo<strong>di</strong><br />

Non farà niente.<br />

Ma parta subito<br />

Immantinente.<br />

Don Magnifi co<br />

Non partirò.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Lei partirà.<br />

Don Magnifi co<br />

Sono un Barone.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Pronto è il bastone.<br />

34<br />

Don Magnifi co<br />

Ci rivedremo<br />

Ci parleremo.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Ci rivedremo<br />

Ci parleremo.<br />

Don Magnifi co<br />

Non partirò.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Lei partirà.<br />

Don Magnifi co<br />

Da cima a fondo,<br />

Poter del mondo!<br />

Che scivolata,<br />

Che gran cascata!<br />

Eccolo eccolo<br />

Tutti <strong>di</strong>ranno<br />

Mi burleranno<br />

Per la città.<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Vostr’Eccellenza<br />

Abbia prudenza.<br />

Se vuol rasoio,<br />

Sapone e pettine<br />

Saprò arricciarla,<br />

Sbarbifi carla.<br />

Ah ah! guardatelo,<br />

L’allocco è là.<br />

(Partono)<br />

Sala terrena con camino in casa <strong>di</strong> Don Magnifi co.<br />

Angelina nel solito abito accanto al fuoco.<br />

Angelina e coro del pubblico<br />

Una volta c’era un Re,<br />

Che a star solo s’annoiò:<br />

Cerca, cerca, ritrovò;<br />

Ma il volean sposare in tre.<br />

Cosa fa?<br />

Sprezza il fasto e la beltà.<br />

E alla fi n sceglie per sé<br />

L’innocenza e la bontà.<br />

La la là<br />

Li li lì<br />

La la là.<br />

(s’ode bussare fortemente, Angelina apre)<br />

Clorinda<br />

(entrando, accennando Cenerentola)<br />

(Ma! ve l’avevo detto...)<br />

Don Magnifi co<br />

(Ma cospetto! cospetto!<br />

Similissime sono affatto affatto.<br />

Quella è l’original, questa è il ritratto.)<br />

Hai fatto tutto?


Angelina<br />

Tutto.<br />

Perché quel ceffo brutto<br />

Voi mi fate così?<br />

Don Magnifi co<br />

Perché, perché...<br />

Per una certa strega<br />

Che rassomiglia a te...<br />

Clorinda<br />

Su le tue spalle<br />

Quasi mi sfogherei.<br />

Angelina<br />

Povere spalle mie!<br />

Cosa c’hanno che far?<br />

(Cominciano lampi e tuoni, in<strong>di</strong> si sente il<br />

rovesciarsi <strong>di</strong> una carrozza.<br />

Entra Dan<strong>di</strong>ni, in<strong>di</strong> Don Ramiro)<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Scusate, amici.<br />

La carrozza del Principe<br />

Ribaltò... ma chi vedo?<br />

(riconoscendo Don Magnifi co)<br />

Don Magnifi co<br />

Uh! Siete voi!<br />

Ma il Principe dov’è?<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

(accennando Ramiro)<br />

Lo conoscete!<br />

Don Magnifi co<br />

(rimanendo sorpreso)<br />

Lo scu<strong>di</strong>ero? Oh! guardate.<br />

Ramiro<br />

Signore perdonate<br />

Se una combinazione...<br />

Don Magnifi co<br />

Che <strong>di</strong>ce! Si fi guri! mio padrone.<br />

(alle fi glie)<br />

(Eh, non senza perché venuto è qua.<br />

La sposa, fi glie mie, fra voi sarà.)<br />

Ehi, presto, Cenerentola,<br />

Porta la se<strong>di</strong>a nobile.<br />

Ramiro<br />

No, no: pochi minuti. Altra carrozza<br />

Pronta ritornerà.<br />

Don Magnifi co<br />

Ma che! gli pare!<br />

Clorinda<br />

(con premura verso le quinte)<br />

Ti sbriga, Cenerentola.<br />

(Angelina recando una se<strong>di</strong>a nobile a Dan<strong>di</strong>ni,<br />

che crede il Principe)<br />

35<br />

Angelina<br />

Son qui.<br />

Don Magnifi co<br />

Dalla al Principe, bestia, eccolo lì.<br />

Angelina<br />

Questo! Ah che vedo! Principe!<br />

(sorpresa riconoscendo per Principe Don<br />

Ramiro; si pone le mani sul volto e vuol fuggire)<br />

Ramiro<br />

T’arresta.<br />

Che! Lo smaniglio!... è lei!<br />

che gioia è questa!<br />

Siete voi?<br />

Angelina<br />

(osservando il vestito del Principe)<br />

Voi Prence siete?<br />

Clorinda e Tisbe<br />

(fra loro, attonite)<br />

Qual sorpresa!<br />

Dan<strong>di</strong>ni<br />

Il caso è bello!<br />

Don Magnifi co<br />

(volendo interrompere Ramiro)<br />

Ma...<br />

Ramiro<br />

Tacete.<br />

Don Magnifi co<br />

Ad<strong>di</strong>o cervello.<br />

(prende a sé Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni)<br />

Se...<br />

Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />

Silenzio.<br />

Clorinda, Tisbe, Angelina, Ramiro, Dan<strong>di</strong>ni,<br />

Don Magnifi co<br />

Che sarà!<br />

Coro del pubblico<br />

Questo è un nodo avviluppato,<br />

Questo è un gruppo rintrecciato.<br />

Clorinda, Tisbe, Angelina, Ramiro, Dan<strong>di</strong>ni,<br />

Don Magnifi co<br />

Chi sviluppa più inviluppa,<br />

Chi più sgruppa, più raggruppa;<br />

Ed intanto la mia testa<br />

Vola, vola e poi s’arresta;<br />

Vo tenton per l’aria oscura,<br />

E comincio a delirar.<br />

Don Magnifi co<br />

Ma in somma delle somme,<br />

Altezza, cosa vuole?


Ramiro<br />

Piano: non più parole.<br />

(prende per mano Angelina)<br />

Questa sarà mia sposa.<br />

Clorinda, Tisbe e Don Magnifi co<br />

Ah! ah! <strong>di</strong>rà per ridere.<br />

(ad Angelina)<br />

Non ve<strong>di</strong> che ti burlano?<br />

Ramiro<br />

Lo giuro: mia sarà.<br />

(scuotendo Angelina)<br />

Sposa...<br />

Angelina<br />

(stupida per la gioia)<br />

Signor, perdona<br />

La tenera incertezza<br />

Che mi confonde ancor. Poc’anzi, il sai,<br />

Fra la cenere immonda...<br />

Ed or sul trono... e un serto mi circonda.<br />

Don Magnifi co<br />

(corre in ginocchio)<br />

Altezza... a voi si prostra.<br />

Angelina<br />

Né mai m’udrò chiamar la fi glia vostra?<br />

Ramiro<br />

(accennando le sorelle)<br />

Quelle orgogliose...<br />

Angelina<br />

Ah Prence,<br />

Io cado ai vostri piè. Le antiche ingiurie<br />

Mi svanir dalla mente.<br />

Sul trono io salgo, e voglio<br />

Starvi maggior del trono.<br />

E sarà mia vendetta il lor perdono.<br />

Nacqui all’affanno, al pianto.<br />

Soffrì tacendo il core;<br />

Ma per soave incanto,<br />

Dell’età mia nel fi ore,<br />

Come un baleno rapido<br />

La sorte mia cangiò.<br />

(a Don Magnifi co e sorelle)<br />

No no; - tergete il ciglio;<br />

Perché tremar, perché?<br />

A questo sen volate.<br />

(abbracciandole)<br />

Non più mesta accanto al fuoco<br />

Starò sola a gorgheggiar.<br />

Ah fu un lampo, un sogno, un gioco<br />

Il mio lungo palpitar.<br />

Coro e coro del pubblico<br />

Tutto cangia a poco a poco<br />

Cessa alfi n <strong>di</strong> sospirar.<br />

36<br />

GLOSSARIO<br />

Allocco: sciocco<br />

Alma: anima<br />

Astratta: con la testa nelle nuvole, immersa<br />

nei suoi pensieri<br />

Atterrò: dal verbo ‘atterrare’: gettare a terra,<br />

abbattere<br />

Attratta: qui signifi ca ‘contratta’, ‘storpia’<br />

Avanzasi: viene avanti<br />

Bagattelle: sciocchezze<br />

Baleno: bagliore, lampo<br />

Bieco: minaccioso<br />

Bombé: carrozza dalla forma arrotondata<br />

Bonné: dal francese bonnet, cappellino<br />

Cantone: angolo<br />

Casino: residenza nobile <strong>di</strong> campagna<br />

Ceffo: faccia brutta<br />

Collié: dal francese collier, collana<br />

Contar: qui signifi ca ‘raccontare’<br />

Corbella: prende in giro, canzona<br />

Cospetto!: esclamazione che in<strong>di</strong>ca meraviglia<br />

Deggio: devo<br />

Deliziosa: residenza nobile <strong>di</strong> campagna<br />

Dièn: <strong>di</strong>edero<br />

Grado: sottinteso ‘<strong>di</strong> nobiltà’<br />

Guiderdone: ricompensa<br />

Imprinciparvi: (neologismo) <strong>di</strong>ventare<br />

principesse sposando un principe<br />

Inciambellare: (neologismo) mettere il braccio<br />

attorno a quello dei cavalieri<br />

Legno: qui signifi ca ‘carrozza’<br />

Nuova: notizia<br />

Palagio: palazzo<br />

Pomposetta: vanagloriosa, che si dà arie<br />

Prence: principe<br />

Pria: prima<br />

Pugnar: combattere<br />

Questionando: <strong>di</strong>scutendo<br />

Rampolli: <strong>di</strong>scendenti, fi gli<br />

Ricusando: rifi utando<br />

Ruina: rovina<br />

Sciassé: dal francese chassé; in<strong>di</strong>ca un<br />

particolare passo <strong>di</strong> danza<br />

S<strong>di</strong>ndonar: parola onomatopeica inventata, che<br />

ricorda il suono delle campane<br />

Serto: ghirlanda, corona<br />

Smaniglio: braccialetto<br />

Sogguardando: guardando <strong>di</strong> nascosto<br />

Sprezza: <strong>di</strong>sprezza<br />

Stoccata: colpo, bastonata<br />

Stupida: stupita<br />

Taice: dal tedesco Deutsche, danza popolare<br />

da cui ha avuto origine il valzer<br />

Tergete: asciugate<br />

Tuono: qui signifi ca ‘tono’<br />

Vezzosa: bella


Il <strong>di</strong>sco<br />

Selezione da La Cenerentola <strong>di</strong> Gioachino Rossini<br />

Traccia n. 1 «Una volta c’era un re» - Cenerentola, Clorinda e Tisbe<br />

Traccia n. 2 «O fi glie amabili» - coro<br />

Traccia n. 3 «Un soave non so che» - Don Ramiro, Cenerentola<br />

Traccia n. 4 «Scegli la sposa… Come un’ape nei giorni d’aprile» - coro e Dan<strong>di</strong>ni<br />

Traccia n. 5 «Qui nel mio co<strong>di</strong>ce… Nel volto estatico» - Alidoro e tutti<br />

Traccia n. 6 «Ah, se velata ancor… Sprezzo quei don» - coro e Cenerentola<br />

Traccia n. 7 «Mi par d’essere sognando» - Finale I, tutti<br />

Traccia n. 8 «Un segreto d’importanza» - Dan<strong>di</strong>ni, Don Magnifi co<br />

Traccia n. 9 «Siete voi?… Questo è un nodo avviluppato» - Don Ramiro,<br />

Cenerentola, Dan<strong>di</strong>ni, Don Magnifi co, Clorinda, Tisbe<br />

Traccia n. 10 «Non più mesta… Tutto cangia a poco a poco» - Cenerentola, coro<br />

Esercizi per i cori del pubblico<br />

Basi musicali cantate<br />

Traccia n. 11 «O fi glie amabili»<br />

Traccia n. 12 «Scegli la sposa»<br />

Traccia n. 13 «Il mondo è scena»<br />

Traccia n. 14 «Vi rispondo senza arcani»<br />

Traccia n. 15 «Una volta c’era un re»<br />

Traccia n. 16 «Questo è un nodo avviluppato»<br />

Traccia n. 17 «Tutto cangia a poco a poco»<br />

Basi strumentali<br />

Traccia n. 18 «O fi glie amabili»<br />

Traccia n. 19 «Scegli la sposa»<br />

Traccia n. 20 «Il mondo è scena»<br />

Traccia n. 21 «Vi rispondo senza arcani»<br />

Traccia n. 22 «Una volta c’era un re»<br />

Traccia n. 23 «Questo è un nodo avviluppato»<br />

Traccia n. 24 «Tutto cangia a poco a poco»<br />

37


Coro<br />

Coro<br />

Coro del Pubblico<br />

5<br />

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- ser - va. Si - len -zio. A - bi - ti, gio - ie, Tut - toIa-vraituda w<br />

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noi. Fa-sto, ric-chez-ze Non t'ab -ba-gli-noIil cor. Da-ma sa -ra -i; Sco-prir-tinon do - vra - i. A -mor sol-<br />

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tan - to Tut - to t'in - se - gne -<br />

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Recitativo<br />

Il mondo è scena<br />

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Ma que-staIè sto - ria Op - pu - reIu - na com -<br />

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An -ge - li - na, L'al - le - grez -za,Ie la pe - na Son com - me - <strong>di</strong>aIe tra -<br />

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ge - <strong>di</strong>a,Ie il mon - do è sce - na.<br />

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CORO DEL PUBBLICO<br />

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Coro del pubblico<br />

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Pubblico<br />

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Pubblico<br />

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1 Vivace<br />

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d'es ser, mi par d'es se re so<br />

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d'es-ser, mi par d'es -se- re so - gnan-dofra giar - <strong>di</strong> - ni, fra giar - <strong>di</strong> - ni, fra giar - <strong>di</strong> -ni,Ie fra bo -<br />

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- - - - gnan-dofra giar - <strong>di</strong> - ni, fra giar - <strong>di</strong> - ni, fra giar - <strong>di</strong> -ni,Ie fra bo -<br />

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Mi par d'essere sognando<br />

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TUTTI<br />

Pubblico<br />

TUTTI<br />

Pubblico<br />

TUTTI<br />

Pubblico<br />

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scel li sussur rando, sussur<br />

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li zia fan no l'a ni ma nuo<br />

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- scel-li sussur - -rando, - sussur - -ran-do; gorgheggiando, - - - gor-gheg -giando, - gor-gheggian - -do gliIaugel - - let-ti: <br />

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- - - - - - -ran-do; gorgheggiando, - - - gor-gheg -giando, - gor-gheggian - -do gliIaugel - - let-ti: in un ma-re <strong>di</strong> de-<br />

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Ramiro, Dan<strong>di</strong>ni, Magnifico<br />

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Clorinda, Tisbe, Cenerentola<br />

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sus-sur-ran-do, sus-sur - - - - - -<br />

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pianissimo<br />

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li zia fan no l'ani ma nuo<br />

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sus - sur - ran - do, sus - sur - ran - do fan - no l'a - ni - ma nuo -<br />

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sus - sur - ran - do, sus - sur - ran - do fan - no l'a - ni - ma nuo -<br />

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46<br />

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ran do fan no l'a ni ma nuo<br />

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Allegro<br />

MAGNIFICO<br />

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Ab-bia sem - pre pron -tiIin sa-la Tren-ta ser - viIin pie - na ga-la, Cen-to se-<strong>di</strong>-ci ca -<br />

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val - li, Cen - to se - <strong>di</strong> - ci ca - val -li, Du - chi, Con - ti, Ma - re - scial-liAdoz - zi - neIi con - vi -<br />

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ta -ti, Pran-zi sem-precoi ge - la - ti, Poi car -roz- ze, poi bom -<br />

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Vi rispondo senza arcani<br />

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Vi ri - spon -do sen -zaIar - ca - ni Che qui sia - moIas - sai lon -<br />

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DANDINI CORO DEL PUBBLICO<br />

interrompendo<br />

47<br />

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ta - ni. Che qui sia-moIas-sai lon - ta -ni. Lui non u - sa far dei pran-zi, Man-gia sem-pre de -gliIa -<br />

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van zi, Non s'ac co staIa gran si<br />

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que - stoIèIun grup -po que-stoIèIun grup -po rin -trec -<br />

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Que-stoIèIun no -doIav -vi -lup - pa - to, que-stoIèIun grup -po rin -trec -<br />

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Que - stoIèIun no - doIav - vi - lup - pa - to, que - stoIèIun grup - po rin - trec -<br />

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cia - to. que - - - stoIèIun grup - po que - stoIèIun grup - po rin - trec -<br />

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Que - stoIèIun no - doIav - vi - lup - pa - to, que - stoIèIun grup - po rin - trec -<br />

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cia - to. que - - - stoIèIun grup - po que - stoIèIun grup - po rin - trec -<br />

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cia - to. chi svi - lup - pa piùIin - vi - lup - pa, chi più sgrup - pa, più rag -<br />

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Que - stoIèIun no - doIav - vi - lup - pa - to, que - stoIèIun grup - po rin - trec -<br />

MASCHI con Magnifico<br />

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cia - to. Que - stoIèIun no - doIav - vi - lup - pa - to, que - stoIèIun grup - po rin - trec -<br />

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cia - to. Que - stoIèIun no - doIav - vi - lup - pa - to, que - stoIèIun grup - po rin - trec -<br />

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TUTTI con Cenerentola<br />

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cia - to. Que - stoIèIun no - doIav - vi - lup - pa - to, que - stoIèIun grup - po rin - trec -<br />

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pa - to, que - stoIèIun grup - po rin - trec -<br />

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PROPOSTE OPERATIVE<br />

1. GIOCHIAMO CON “LA CENERENTOLA”<br />

A cura <strong>di</strong> Sabrina Saccomani<br />

1.a Per la scuola dell’infanzia e il primo biennio della scuola<br />

elementare<br />

Ritaglia le sagome <strong>di</strong> Don Ramiro, Dan<strong>di</strong>ni e Cenerentola e quelle dei loro vestiti<br />

che troverai in queste pagine. Divertiti a trasformarli come accade nella fi aba<br />

applicando le sagome degli abiti a quelle dei personaggi: Don Ramiro che si<br />

traveste da Dan<strong>di</strong>ni e viceversa, Cenerentola che <strong>di</strong>venta, da ragazza vestita <strong>di</strong><br />

stracci, stupenda principessa.<br />

DON RAMIRO<br />

59


DANDINI<br />

61


CENERENTOLA<br />

63


1.b Per la scuola elementare<br />

Se ti piace l’enigmistica, e hai letto con attenzione il libretto della versione<br />

proposta dal <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong>, puoi provare a inserire nei riquadri che seguono<br />

le defi nizioni richieste e scoprire così il nome <strong>di</strong> un personaggio dell’opera<br />

rossiniana. Scrivi le parole corrispondenti alle defi nizioni nelle rispettive griglie.<br />

Se avrai inserito le parole corrette, utilizzando le lettere contenute nei quadrati<br />

colorati, comparirà il nome <strong>di</strong> un personaggio dell’opera<br />

1. Quanti sono i men<strong>di</strong>canti che bussano alla porta <strong>di</strong> Don Magnifi co?<br />

2. Come si chiama in realtà Cenerentola?<br />

3. Quale animale è il protagonista del sogno <strong>di</strong> Don Magnifi co?<br />

4. Nella prima parte dell’opera, chi indossa gli abiti del Principe ?<br />

5. Quale oggetto Cenerentola consegna al Principe in pegno del suo amore?<br />

6. Qual è la virtù <strong>di</strong>mostrata da Cenerentola nel corso della storia?<br />

Il personaggio da scoprire è…<br />

65<br />

SOLUZIONI<br />

Tre, Angelina, Somaro, Dan<strong>di</strong>ni, Braccialetto, Bontà<br />

Ramiro


1.c Per la scuola elementare e la scuola me<strong>di</strong>a<br />

Come hai potuto leggere nelle pagine precedenti, la fi aba <strong>di</strong> Cenerentola ha<br />

origini antiche e conobbe nel corso dei secoli numerose versioni fi no ad arrivare<br />

a quella più famosa, scritta da Charles Perrault (Parigi, 1628-1703). Ispirandosi<br />

proprio al testo <strong>di</strong> Perrault, Jacopo Ferretti trasse il libretto dell’opera <strong>di</strong><br />

Rossini. Tra la versione del letterato francese e il libretto dell’opera vi sono<br />

però alcune importanti <strong>di</strong>fferenze, sia per quanto riguarda i personaggi, sia per<br />

quanto riguarda la vicenda vera e propria. La versione proposta dal <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong><br />

presenta inoltre ulteriori cambiamenti rispetto all’originale <strong>di</strong> Rossini. Dopo aver<br />

letto con attenzione la fi aba (che trovi qui <strong>di</strong> seguito nella traduzione <strong>di</strong> Elena<br />

Giolitti, tratta da Charles Perrault, Fiabe classiche. I racconti <strong>di</strong> Mamma Oca,<br />

Mondadori, Milano 2001), la trama della Cenerentola <strong>di</strong> Rossini e il libretto della<br />

versione proposta dal <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong>, prova a confrontare tra loro i tre testi.<br />

Che <strong>di</strong>fferenze ci sono tra i vari personaggi della storia e il loro ruolo all’interno<br />

della vicenda? Gli oggetti citati sono gli stessi o no? La magia, ad esempio, è<br />

sempre presente?<br />

C’era una volta un gentiluomo, il quale aveva<br />

sposato in seconde nozze la donna più altezzosa<br />

e arrogante che mai si fosse vista. Ella aveva<br />

due fi glie del suo stesso carattere, che le<br />

rassomigliavano in ogni cosa. Anche il marito<br />

aveva una fi glia, ma <strong>di</strong> una dolcezza e <strong>di</strong> una<br />

bontà da non farsene un’idea; e in questo aveva<br />

preso dalla mamma, che era<br />

stata la creatura più buona<br />

del mondo. Le nozze erano<br />

appena state celebrate che<br />

la matrigna <strong>di</strong>ede subito<br />

prova della sua cattiveria:<br />

non poteva sopportare<br />

tutte le buone qualità<br />

della giovinetta, le quali,<br />

per contrasto, rendevano<br />

le sue fi gliuole ancora più<br />

antipatiche. Cominciò così<br />

ad addossarle le più umili<br />

faccende <strong>di</strong> casa: era lei<br />

a lavare i piatti, a pulire<br />

le scale, a spazzare la<br />

camera della signora e delle<br />

signorine sue fi glie; ella dormiva in una soffi tta,<br />

proprio sotto i tetti, su un vecchio pagliericcio,<br />

nel mentre che le due sorelle avevano belle<br />

camere col pavimento in legno, letti all’ultima<br />

moda, e certi specchi nei quali potevano rimirarsi<br />

da capo a pie<strong>di</strong>; la povera ragazza sopportava<br />

ogni cosa con pazienza, e non osava lagnarsene<br />

col padre perché l’avrebbe sgridata: sua moglie<br />

Cenerentola<br />

<strong>di</strong> Charles Perrault<br />

66<br />

faceva <strong>di</strong> lui tutto quello che voleva.<br />

Quando aveva fi nito le sue faccende, ella<br />

andava a rifugiarsi in un cantuccio del focolare,<br />

e si metteva a sedere nella cenere; cosa che, in<br />

famiglia, le aveva guadagnato il soprannome <strong>di</strong><br />

Culincenere; però la minore delle due sorelle,<br />

ch’era un po’ meno sguaiata dell’altra, la chiamava<br />

Cenerentola. Cenerentola,<br />

coi suoi poveri abitucci, non<br />

mancava tuttavia d’essere<br />

cento volte più bella delle<br />

sorelle, riccamente vestite<br />

com’erano.<br />

Accadde che il fi glio del<br />

Re desse una festa da<br />

ballo e invitasse a parteciparvi<br />

tutta la gente importante;<br />

anche le nostre<br />

due damigelle furono invitate,<br />

perché erano persone<br />

molto in vista nel paese.<br />

Eccole dunque tutte contente<br />

e tutte affaccendate<br />

a scegliere vestiti e<br />

acconciature, che le facessero fi gurare <strong>di</strong> più;<br />

nuova fatica per Cenerentola, giacché toccava a<br />

lei stirare la biancheria delle sorelle e inamidare<br />

i loro polsini ricamati. In casa non si parlava<br />

d’altro che del modo in cui si sarebbero vestite<br />

per andare alla festa. «Io», <strong>di</strong>ceva la maggiore,<br />

«mi metterò l’abito <strong>di</strong> velluto rosso, con le<br />

guarnizioni <strong>di</strong> ricamo inglese.» «Io», interveniva


la minore, «non avrò che la solita gonna; ma, in<br />

compenso, vi metterò sopra il mantello a fi ori<br />

d’oro e la collana <strong>di</strong> <strong>di</strong>amanti, che non è certo<br />

una cosa qualunque.» Mandarono a chiamare la<br />

più brava pettinatrice, per farsi far ben due<br />

fi le <strong>di</strong> riccioli, e fecero comprare i più bei nèi<br />

dalla migliore merciaia; chiamarono poi Cenerentola<br />

perché <strong>di</strong>cesse il suo parere, sapendo<br />

che aveva buon gusto. Cenerentola le consigliò<br />

come meglio poté, anzi, si offrì <strong>di</strong> pettinarle,<br />

cosa che venne accettata volentieri.<br />

Mentre le pettinava le sorelle <strong>di</strong>cevano: «Cenerentola,<br />

ti piacerebbe andare al ballo?...» .<br />

«Ah, signorine, volete burlarvi <strong>di</strong> me! Cose simili<br />

non son pane pei miei denti.» «Dici bene: chissà<br />

quante risate nel vedere un Culincenere a una<br />

festa da ballo!». Un’altra, invece <strong>di</strong> Cenerentola,<br />

avrebbe fatto apposta<br />

a pettinarle male; ma lei<br />

era buona, e le aggiustò<br />

a perfezione. Erano state<br />

quasi due giorni senza<br />

mangiare, tant’erano stor<strong>di</strong>te<br />

dalla contentezza. E a<br />

forza <strong>di</strong> stringerle nel busto<br />

per render loro la vita<br />

più sottile, si ruppero più<br />

<strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci stringhe. Tutta<br />

la giornata la passavano a<br />

guardarsi nello specchio.<br />

Finalmente il gran giorno<br />

arrivò; le due sorelle partirono<br />

alla volta del palazzo<br />

reale e Cenerentola le<br />

seguì con gli occhi più a<br />

lungo che poté: poi, quando non le vide più, scoppiò<br />

a piangere. La sua madrina, venutola a trovare<br />

la vide in un mare <strong>di</strong> lagrime e le domandò<br />

cos’avesse: «Io vorrei... vorrei...» Piangeva così<br />

forte, che non poteva continuare. La madrina,<br />

che era una fata, le <strong>di</strong>sse: «Vorresti andare al<br />

ballo, non è vero?». «Ahimè, sì» <strong>di</strong>sse Cenerentola<br />

con un sospiro. «Ebbene, mi prometti d’aver<br />

giu<strong>di</strong>zio?», <strong>di</strong>sse la madrina. «Quand’è così ti ci<br />

farò andare.» La conducesse nella sua camera e<br />

le <strong>di</strong>sse: «Corri in giar<strong>di</strong>no e portami una zucca».<br />

Cenerentola corse imme<strong>di</strong>atamente a raccogliere<br />

la più bella zucca che poté trovare e la portò<br />

alla madrina, senza riuscire a indovinare in qual<br />

modo quella zucca potesse servire a farla andare<br />

al ballo. La madrina, dopo averla ben svuotata,<br />

non lasciandone che la scorza, vi batté con la sua<br />

bacchetta magica, e la zucca fu subito cambiata<br />

in una splen<strong>di</strong>da carrozza tutta dorata.<br />

Poi andò a guardare in una trappola, ove trovò<br />

sei sorci, tutti vivi; <strong>di</strong>sse allora a Cenerentola<br />

67<br />

<strong>di</strong> alzare un pochino lo sportello della trappola:<br />

ogni sorcio che ne usciva fuori, lei lo toccava<br />

con la bacchetta e subito il sorcio si cambiava<br />

in un bellissimo cavallo; così mise insieme uno<br />

splen<strong>di</strong>do tiro a sei <strong>di</strong> cavalli pomellati, d’un<br />

bellissimo color grigio-topo.<br />

Poiché sembrava preoccupata sul come procurarsi<br />

un cocchiere: «Aspettate un momento»<br />

<strong>di</strong>sse Cenerentola «vado a vedere in un’altra<br />

trappola, se per caso non ci fosse qualche grosso<br />

topo: ne potremmo fare un cocchiere». «Buona<br />

idea!» <strong>di</strong>sse la madrina «Corri un po’ a vedere.»<br />

Cenerentola le portò una trappola dov’erano caduti<br />

tre grossi topi. La fata scelse, fra tutti e<br />

tre, quello che aveva i baffi più lunghi, e quando<br />

l’ebbe toccato, il topo <strong>di</strong>ventò un bel pezzo <strong>di</strong><br />

cocchiere, provvisto del più bel paio <strong>di</strong> baffi che<br />

mai si sia veduto. Le <strong>di</strong>sse<br />

poi: «Scen<strong>di</strong> in giar<strong>di</strong>no,<br />

<strong>di</strong>etro all’annaffi atoio<br />

troverai sei lucertole.<br />

Porta mele qui.» Appena<br />

Cenerentola l’ebbe portate,<br />

la madrina le cambiò<br />

in sei lacchè, i quali<br />

d’un balzo salirono <strong>di</strong>etro<br />

alla carrozza, con le<br />

loro livree gallonate, e<br />

sapevano tenervisi attaccati<br />

così bene, come<br />

se non avessero mai fatto<br />

altro in vita loro. La<br />

fata <strong>di</strong>sse allora a Cenerentola:<br />

«Eccoti qui tutto<br />

l’occorrente per andare<br />

al ballo, non sei contenta?». «Sì, ci devo<br />

andare in questo modo, col mio brutto abituccio?»<br />

Bastò che la madrina la toccasse con la<br />

bacchetta, e i suoi abiti si mutarono in vestiti<br />

<strong>di</strong> broccato d’oro e <strong>di</strong> argento, tutti ricamati<br />

con pietre preziose; le <strong>di</strong>ede poi un paio <strong>di</strong><br />

scarpette <strong>di</strong> vetro, che erano una meraviglia.<br />

Così vestita, salì in carrozza; ma la madrina<br />

le raccomandò sopra ogni cosa <strong>di</strong> non lasciar<br />

passare la mezzanotte, avvertendola che se lei<br />

fosse rimasta al ballo anche un momento <strong>di</strong> più,<br />

la sua carrozza sarebbe ri<strong>di</strong>ventata una zucca, i<br />

cavalli sorcetti, i suoi lacchè lucertole, e i vecchi<br />

vestiti avrebbero ripreso l’aspetto <strong>di</strong> prima. Ella<br />

promise alla madrina che sarebbe venuta via dal<br />

ballo prima <strong>di</strong> mezzanotte. E partì, non stando<br />

più in sé dalla gioia.<br />

Il fi glio del Re, a cui fu annunciato l’arrivo <strong>di</strong> una<br />

splen<strong>di</strong>da Principessa, che nessuno conosceva,<br />

le corse incontro a riceverla; l’aiutò a scendere


dalla carrozza, e la condusse nella sala dov’erano<br />

gli invitati. Si fece allora un gran silenzio:<br />

tutti smisero <strong>di</strong> ballare e i violini non suonarono<br />

più tant’era l’attenzione generale nel contemplare<br />

la grande bellezza della sconosciuta. Non<br />

si sentiva che un mormorio confuso. «Com’è<br />

bella!...». Perfi no il Re, vecchio com’era, non si<br />

stancava <strong>di</strong> guardarla e <strong>di</strong> <strong>di</strong>re sottovoce alla<br />

Regina che da gran tempo non gli era dato <strong>di</strong><br />

vedere una donna così bella e graziosa. Tutte le<br />

dame erano intente a stu<strong>di</strong>are i suoi vestiti e la<br />

sua acconciatura, per averne <strong>di</strong> simili il giorno<br />

dopo, sempre che avessero potuto trovare delle<br />

stoffe altrettanto belle e mo<strong>di</strong>ste abbastanza<br />

capaci. Il fi glio del Re la mise al posto d’onore: e<br />

poi andò a prenderla per farla ballare. Ella ballò<br />

con tanta grazia, che tutti l’ammirarono ancora<br />

<strong>di</strong> più. Fu servito uno splen<strong>di</strong>do rinfresco ma il<br />

giovane Principe non l’assaggiò neppure, tanto<br />

era assorto nel contemplarla.<br />

Ella andò a sedersi<br />

accanto alle sue<br />

sorelle, le trattò con la<br />

massima cortesia e le invitò<br />

a servirsi <strong>di</strong> arance<br />

e limoni che il Principe le<br />

aveva regalato; questo<br />

le stupì assai, perché<br />

a loro sembrava <strong>di</strong> non<br />

conoscerla affatto. Nel<br />

mentre che conversavano<br />

insieme, Cenerentola<br />

sentì suonare le un<strong>di</strong>ci<br />

e tre quarti, fece una<br />

profonda riverenza e se<br />

ne andò più lesta che poté.<br />

Appena fu arrivata a casa, corse dalla madrina<br />

e, dopo averla ringraziata, le <strong>di</strong>sse che avrebbe<br />

avuto gran piacere <strong>di</strong> tornare alla festa anche<br />

il giorno seguente, perché il fi glio del Re l’aveva<br />

tanto pregata. Mentre stava narrando alla<br />

madrina tutti i particolari della festa, le due<br />

sorelle bussarono alla porta: Cenerentola andò<br />

ad aprire. «Come siete tornate tar<strong>di</strong>!» <strong>di</strong>sse<br />

sba<strong>di</strong>gliando, stropicciandosi gli occhi e stiracchiandosi<br />

come se si fosse svegliata in quel momento.<br />

Eppure, non aveva avuto davvero voglia<br />

<strong>di</strong> dormire, da quando si erano lasciate. «Se tu<br />

fossi venuta alla festa», le <strong>di</strong>sse una delle sorelle<br />

«non ti saresti certamente annoiata: è venuta<br />

una bellissima Principessa, ma la più bella che si<br />

possa vedere; ci ha anche fatto mille cortesie,<br />

offrendoci aranci e limoni.» Cenerentola non<br />

stava più in sé dalla gioia; chiese il nome della<br />

Principessa; ma quelle risposero che nessuno la<br />

conosceva, anzi, il fi glio del Re si struggeva del-<br />

68<br />

la voglia <strong>di</strong> sapere chi fosse, e avrebbe dato per<br />

questo tutto l’oro del mondo! Cenerentola sorrise,<br />

e <strong>di</strong>sse : «Doveva essere bella davvero! Dio<br />

mio! come siete fortunate voi altre! E io, come<br />

potrei fare per vederla? Signorina Giulietta,<br />

siate buona, prestatemi per una volta il vostro<br />

abito giallo, quello <strong>di</strong> tutti i giorni...». «Perché<br />

no?» <strong>di</strong>sse la signorina Giulietta. «Ecco un’idea!<br />

Far indossare il mio vestito a un brutto Culincenere<br />

come te! Dovrei proprio essere pazza!»<br />

Cenerentola si aspettava un simile rifi uto e ne<br />

fu assai contenta giacché si sarebbe trovata<br />

nei guai, se la sorella avesse acconsentito<br />

a prestarle l’abito giallo. Il dì seguente le due<br />

sorelle tornarono al ballo e Cenerentola pure;<br />

ma vestita anche più sfarzosamente della sera<br />

prima. Il fi glio del Re non si staccò mai da lei<br />

e non fece che <strong>di</strong>rle cose tenere e galanti. La<br />

nostra giovinetta non s’annoiava davvero e <strong>di</strong>menticò<br />

quel che la<br />

madrina le aveva tanto<br />

raccomandato; così<br />

sentì suonare il primo<br />

tocco della mezzanotte<br />

quando credeva che<br />

non fossero ancora le<br />

un<strong>di</strong>ci; allora si alzò e<br />

fuggì via con leggerezza<br />

<strong>di</strong> una cerbiatta. Il<br />

Principe le corse <strong>di</strong>etro,<br />

ma non poté raggiungerla.<br />

Fuggendo,<br />

ella perdette una delle<br />

sue scarpine <strong>di</strong> vetro,<br />

e il Principe la raccolse<br />

con gran<strong>di</strong>ssima cura.<br />

Cenerentola arrivò a casa tutta scalmanata,<br />

senza più carrozza, né lacchè e vestita dei suoi<br />

poveri abitucci; <strong>di</strong> tutte le sue magnifi cenze<br />

non le era restato che una delle scarpette, la<br />

compagna <strong>di</strong> quella che aveva perduta per strada.<br />

Fu chiesto ai guardaportoni del palazzo reale,<br />

se per caso non avessero visto uscire una<br />

Principessa; risposero <strong>di</strong> non aver visto uscire<br />

nessuno, salvo una ragazzetta assai mal messa,<br />

e che all’aspetto, sembrava piuttosto una conta<strong>di</strong>na<br />

che una signora.<br />

Quando le due sorelle tornarono dalla festa,<br />

Cenerentola chiese loro se si erano <strong>di</strong>vertite e<br />

se la bella signora vi era andata anche lei: loro<br />

risposero <strong>di</strong> si, ma che era scappata allo scoccare<br />

della mezzanotte, e così in fretta, che aveva<br />

lasciato cadere una delle sue scarpine <strong>di</strong> vetro,<br />

la scarpetta più carina del mondo: il fi glio del<br />

Re l’aveva raccolta, e non aveva fatto che guardarla<br />

per tutto il resto della festa; certamente


doveva essere innamorato pazzo della bella signora,<br />

alla quale apparteneva la scarpina.<br />

Dissero il vero; infatti pochi giorni dopo, il fi glio<br />

del Re fece proclamare a suon <strong>di</strong> tromba ch’egli<br />

avrebbe sposato colei, a cui la scarpina avesse<br />

calzato perfettamente al piede. Si cominciò a<br />

provarla alle Principesse, poi alle Duchesse e a<br />

tutte le dame della corte, ma fu tempo perso. La<br />

portarono anche dalle due sorelle, che fecero<br />

tutto il possibile per farsi entrare al piede<br />

quella scarpa, ma non vi riuscirono. Cenerentola<br />

che le guardava, e riconobbe la sua scarpetta,<br />

<strong>di</strong>sse come per scherzo: «Ve<strong>di</strong>amo un po’ se alle<br />

volte non mi stesse bene!». Le sorelle si misero<br />

a ridere e a canzonarla. Il gentiluomo che era<br />

incaricato <strong>di</strong> provare la scarpa, aveva guardato<br />

attentamente Cenerentola e, avendola trovata<br />

molto bella, <strong>di</strong>sse che la cosa era giustissima,<br />

e lui aveva ricevuto or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> provarla a<br />

tutte le ragazze. Fece sedere Cenerentola, e<br />

accostando la scarpetta al pie<strong>di</strong>no <strong>di</strong> lei, vide<br />

69<br />

che esso vi entrava senza fatica e la calzava<br />

come un guanto. Lo stupore delle due sorelle<br />

fu grande, ma si fece ancora più grande quando<br />

Cenerentola tirò fuori <strong>di</strong> tasca la seconda<br />

scarpetta e se mise al piede.<br />

A questo punto arrivò la madrina che, dopo aver<br />

toccato con la bacchetta i vestiti <strong>di</strong> Cenerentola,<br />

li fece <strong>di</strong>ventare ancora più sfarzosi <strong>di</strong> tutti<br />

gli altri. Fu qui che le due sorelle riconobbero<br />

in lei la bella signora veduta al ballo. Si<br />

gettarono ai suoi pie<strong>di</strong> e le chiesero perdono<br />

<strong>di</strong> tutti i maltrattamenti che le avevano fatto<br />

subire. Cenerentola le fece alzare, e <strong>di</strong>sse,<br />

abbracciandole, che le perdonava <strong>di</strong> tutto cuore,<br />

e le pregava <strong>di</strong> volerle sempre bene. Poi, vestita<br />

com’era, fu condotta dal giovane Principe. Egli<br />

la trovò più bella che mai e pochi giorni dopo la<br />

sposò. Cenerentola, buona quanto bella, invitò<br />

le due sorelle presso <strong>di</strong> sé al palazzo e il giorno<br />

stesso le sposò a due gentiluomini della corte.


1.d Per la scuola me<strong>di</strong>a<br />

Quando il librettista Jacopo Ferretti scrisse il libretto per la Cenerentola <strong>di</strong><br />

Rossini propose una versione meno “fi abesca” e più attuale della famosa favola<br />

<strong>di</strong> Perrault, eliminando ad esempio l’aspetto magico dalla vicenda. Prova ad<br />

immaginare e a scrivere anche tu una versione moderna della favola. Il titolo<br />

per esempio potrebbe essere:<br />

E se Cenerentola vivesse nel XXI secolo?<br />

70


2. GIOCHI MUSICALI<br />

A cura <strong>di</strong> Elena Ricca<br />

Il mondo che ci circonda è come un’immensa orchestra musicale dalle molteplici<br />

sfumature sonore, <strong>di</strong>retta da un maestro misterioso che può utilizzare suoni secchi e<br />

risonanti, acuti e gravi, confusi e <strong>di</strong>stinti.<br />

Possiamo quin<strong>di</strong> analizzare con i nostri allievi la presenza dei suoni nella vita quoti<strong>di</strong>ana<br />

(i suoni che sentono quando si svegliano, i suoni durante l’intervallo, i suoni in auto<br />

ecc.), cercare gli oggetti che emettono un suono nella nostra classe e analizzare le<br />

caratteristiche del loro suono.<br />

Suonare è sicuramente un’attività molto <strong>di</strong>vertente per i nostri alunni. Curiosi <strong>di</strong><br />

conoscere, ma soprattutto <strong>di</strong> sperimentare le possibilità ritmiche e timbriche del<br />

materiale sonoro, possono inventare o giocare o manipolare i suoni piegandoli ai loro gusti<br />

e desideri. Le attività qui proposte sono chiamate “gioco” proprio per sottolineare che<br />

alla base <strong>di</strong> ogni esperienza creativa occorre una piacevole ed invitante motivazione.<br />

2.a Gioco <strong>di</strong> esplorazione e composizione<br />

Questa attività è relativamente semplice, ma molto interessante e ricca <strong>di</strong><br />

spunti.<br />

Sistemiamo per terra gli strumenti e <strong>di</strong>amo la possibilità <strong>di</strong> toccare, sperimentare,<br />

far suonare i vari strumenti. Dopo un po’ <strong>di</strong> confusione facciamo scegliere uno<br />

strumento e mettiamo un bambino-<strong>di</strong>rettore che dovrà scegliere due gesti, meglio<br />

se contrastanti tra loro (alzare il braccio verticalmente e poi orizzontalmente<br />

oppure camminare e poi correre) per in<strong>di</strong>care il suono e il silenzio.<br />

Gui<strong>di</strong>amoli inizialmente verso movimenti molto evidenti, poi verso movimenti più<br />

contenuti come, per esempio, aprire le mani per in<strong>di</strong>care il suono e chiuderle per<br />

il silenzio.<br />

In seguito potremmo <strong>di</strong>videre la classe in due facendo parlare prima gli strumenti<br />

a suono determinato e poi quelli a suono indeterminato, oppure quelli <strong>di</strong> metallo<br />

e poi quelli <strong>di</strong> legno; oppure quelli che emettono suoni lunghi e poi quelli che<br />

emettono suoni corti.<br />

Con un pizzico <strong>di</strong> fantasia si inizierà così un’interessante “composizione” che<br />

potrà essere registrata con supporti au<strong>di</strong>o o con videoriprese per far sì che il<br />

gruppo si auto-corregga e apprezzi la propria crescita.<br />

2.b Gioco del baule<br />

Possiamo iniziare chiedendo agli alunni quali sono, secondo loro, i suoni o rumori<br />

fasti<strong>di</strong>osi, cioè quelli che non sopportano, per fare una prima <strong>di</strong>stinzione sul carattere<br />

del suono. Dopo aver raccontato<br />

che possiamo utilizzare il baule <strong>di</strong> Cenerentola<br />

per riporre e chiudere i suoni più<br />

insopportabili: mostreremo loro il <strong>di</strong>segno<br />

<strong>di</strong> un baule su <strong>di</strong> un foglio verde e lo stesso<br />

<strong>di</strong>segno su <strong>di</strong> un foglio rosso.<br />

Quando alzeremo il cartello verde i bambini<br />

potranno suonare, quando alzeremo il<br />

cartello rosso faranno silenzio.<br />

71


Questo serve a dare una rappresentazione grafi ca del suono e del suo opposto,<br />

il silenzio.<br />

Proviamo ora ad eseguire la partitura del BALLO; abbiamo sonorizzato il momento<br />

delle danze, le coppie che volteggiano, l’orchestra che suona, i camerieri che<br />

stappano lo champagne, gli invitati che brindano e che chiacchierano.<br />

2.d Gioco del rebus musicale (per i più esperti)<br />

Se conoscete già la scrittura delle note potrete cimentarvi in uno <strong>di</strong> questi<br />

rebus, sostituendo le parole alle note avrete una frase.<br />

72


2.e Il gioco degli incroci misteriosi<br />

In questo gioco ci sono molte parole chiave della storia <strong>di</strong> Cenerentola, ma sono<br />

scritte alla rinfusa. Sarete capaci <strong>di</strong> trovarle tutte?<br />

Attenzione: sono scritte da sinistra a destra, ma anche da destra verso sinistra<br />

o dal basso verso l’alto. In bocca al lupo!<br />

Le parole da cercare sono:<br />

Rossini, Ferretti, Don Magnifi co, Clorinda, Tisbe, Ramiro, ballo, Alidoro, Dan<strong>di</strong>ni,<br />

Cavalieri, Barone, cameriere, segreto, Angelina, Parigi, opera, braccialetto,<br />

scu<strong>di</strong>ero, trono.<br />

C A V A L I E R I A S E G R E T O F E R R E T T S<br />

A L E A D R O T F L A U M O A S T P Q U A N P I C<br />

E I O R I T L O E T L E B S I T O T E M I R A P U<br />

R D A R R A M I R O L T I S O E B A R R A P I T D<br />

E O N I I N E R R I A Q U I R N A C R I A L M T I<br />

I R M N A N O C E N E R E N T O L A U R U Q M O E<br />

R O P I S T D I T R O I P I R R L U I S I S U N R<br />

E D O D C E E A T R A V E R S A O G A T R O C O O<br />

M D O N M A G N I F I C O P A B I U Q U O M O R F<br />

A O R A I N T R E C A M I B R A C C I A L E T T O<br />

C M T D O M E D A R A N I L E G N A B E C O D U Z<br />

2.f Suoniamo “La Cenerentola”<br />

Troverete ora delle vere partiture tratte dalla musica del grande Rossini,<br />

naturalmente saranno riduzioni che potrete suonare in classe con i fl auti o le<br />

tastiere.<br />

Buon <strong>di</strong>vertimento!<br />

73


2.g Gli strumenti dell’orchestra<br />

Quando verrete allo spettacolo potrete vedere gli strumenti che suonano dal<br />

vivo. Chissà se li conoscevate già? Leggete attentamente le schede successive,<br />

per poterli riconoscere a teatro.<br />

Il violino è la voce più acuta della famiglia<br />

dei moderni strumenti ad arco occidentali.<br />

Ha 4 corde intonate per quinte<br />

(mi-la-re-sol), tese su un manico d’ebano<br />

che termina a riccio, me<strong>di</strong>ante piroli<br />

infi ssi nel cavigliere. Le corde partono<br />

dal capotasto e passano sulla tavola armonica,<br />

nella quale si trovano i due tagli<br />

ad effe, poggiano su <strong>di</strong> un ponticello che<br />

trasmette alla cassa le vibrazioni attraverso<br />

l’anima, costituita da un cilindretto<br />

<strong>di</strong> legno movibile posto vicino al piede<br />

destro del ponticello. Le corde sono<br />

fi ssate alla tavola stessa me<strong>di</strong>ante una<br />

cor<strong>di</strong>era d’ebano. Storicamente lo strumento<br />

assunse intorno al 1600 un ruolo<br />

predominante nell’ambito della musica<br />

strumentale, contribuendo alla nascita<br />

delle più importanti strutture formali<br />

barocche come la sonata, il concerto, la<br />

sinfonia.<br />

Il violoncello nasce in Italia nella seconda<br />

metà del XVI secolo dallo sviluppo della<br />

viola da gamba. Le sue <strong>di</strong>mensioni gli<br />

permettono <strong>di</strong> produrre dei suoni gravi.<br />

Si suona appoggiandolo tra le ginocchia<br />

ed usando un archetto. Nella base dello<br />

strumento è inserito un puntale in legno<br />

o in metallo che serve ad appoggiarlo<br />

in terra. L’accordatura delle 4 corde<br />

è basata sulle stesse note della viola<br />

trasportate, però, un’ottava sotto (lare-sol-do).<br />

Nel 1700 entrò a far parte<br />

stabilmente dell’orchestra.<br />

Il clarinetto ha un’imboccatura detta ad<br />

ancia semplice (l’ancia è una sottilissima<br />

linguetta <strong>di</strong> legno che viene inserita<br />

nel bocchino dello strumento e fatta<br />

vibrare dall’aria soffi ata dal musicista).<br />

È formato da un tubo cilindrico <strong>di</strong> legno<br />

78


terminante in un pa<strong>di</strong>glione svasato nel<br />

quale sono stati praticati dei fori, che<br />

vengono chiusi sia dalle <strong>di</strong>ta che da<br />

alcune chiavi. Derivato dallo strumento<br />

popolare chalumeau, fu soltanto dopo il<br />

XVII secolo che assunse la foggia che<br />

conosciamo oggi.<br />

Il fagotto è costituito da un lungo tubo<br />

<strong>di</strong> legno (circa 2 metri e 50 centimetri)<br />

ripiegato su sé stesso a forma <strong>di</strong> U e<br />

terminante con un pa<strong>di</strong>glione; lungo il tubo<br />

si trovano dei fori chiusi da un complesso<br />

sistema <strong>di</strong> chiavi. L’imboccatura ad ancia<br />

doppia è inserita in un tubetto metallico<br />

ripiegato e collegato allo strumento. Ha<br />

un timbro grave e pastoso, utilizzato<br />

nelle orchestre sinfoniche e d’opera.<br />

La fi sarmonica è uno strumento musicale<br />

aerofono a mantice; è stata per lunghi<br />

anni uno strumento folcloristico legato<br />

alla tra<strong>di</strong>zione della danza popolare.<br />

Ha due bottoniere: una corrispondente<br />

alla mano sinistra, l’accompagnamento,<br />

l’altra corrispondente alla mano destra<br />

che esegue il canto. La fi sarmonica più<br />

conosciuta è quella che ha la tastiera della<br />

mano destra come quella del pianoforte.<br />

Il bandoneón, chiamato anche bandonion<br />

dal suo inventore, il tedesco Heinrich<br />

Band, è simile alla fi sarmonica, ma ha<br />

entrambe le tastiere a bottoni; è uno<br />

strumento fondamentale nelle orchestre<br />

<strong>di</strong> tango argentine.<br />

Il sintetizzatore, anche chiamato synth,<br />

è uno strumento musicale che appartiene<br />

alla famiglia degli elettrofoni. È un<br />

apparato in grado <strong>di</strong> imitare altri strumenti<br />

reali o creare suoni non esistenti<br />

in natura. È generalmente controllato<br />

per mezzo <strong>di</strong> una tastiera.<br />

79


3. GIOCHI CON LA VOCE<br />

A cura <strong>di</strong> Nausicaa Bosio<br />

Per la scuola primaria e secondaria<br />

Assistendo al nostro spettacolo vi accorgerete, o forse lo sapete già, che i personaggi<br />

dell’opera cantano utilizzando una tecnica particolare: i cantanti d’opera cantano con<br />

VOCE IMPOSTATA. Si tratta <strong>di</strong> una tecnica vocale che permette <strong>di</strong> potenziare molto<br />

il VOLUME e l’ESTENSIONE della VOCE NATURALE.<br />

Un po’ <strong>di</strong> storia<br />

Fino al Cinquecento i cantanti cantavano con timbro naturale. Dal Seicento, con la nascita del<br />

Melodramma, spettacolo in cui si mette in scena una storia cantando, accompagnati dall’orchestra,<br />

i cantanti devono sviluppare capacità tecniche e canore sempre maggiori, per rendere la voce bella<br />

e potente, così da poter essere sentiti nei gran<strong>di</strong> teatri con facilità: si cantano senza microfono (!)<br />

arie molto <strong>di</strong>ffi cili.<br />

3.a Don Ramiro e Cenerentola: chi è il tenore e chi il contralto?<br />

C’è sempre un po’ <strong>di</strong> confusione nella CLASSIFICAZIONE DELLE VOCI<br />

Le voci femminili, dalla più acuta alla più grave, sono: SOPRANO, MEZZOSO-<br />

PRANO, CONTRALTO<br />

Le voci maschili, dalla più acuta alla più grave, sono: TENORE, BARITONO,<br />

BASSO.<br />

3.b Tutti critici musicali<br />

Provate a trasformarvi in CRITICI MUSICALI, ascoltando con attenzione lo<br />

spettacolo ed esprimendo il vostro giu<strong>di</strong>zio. Non abbiate timore <strong>di</strong> sbagliare: non<br />

c’è una risposta giusta; semplicemente <strong>di</strong>vertitevi ad ASCOLTARE, cercando <strong>di</strong><br />

capire se e quanto la musica possa arricchire e completare la storia.<br />

Ad esempio:<br />

la voce del contralto Cenerentola ha un timbro chiaro/scuro<br />

debole/potente<br />

cristallino<br />

delicato/aggressivo<br />

sottile<br />

caldo<br />

brillante<br />

....................................<br />

....................................<br />

....................................<br />

....................................<br />

Trovatene altri voi!<br />

80


Nella Cenerentola Rossini affi da il ruolo della protagonista al CONTRALTO. Di<br />

solito la protagonista dell’opera è il soprano: perchè Rossini avrà fatto questa<br />

particolare scelta? Ascoltando l’opera prova a osservare le caratteristiche della<br />

voce <strong>di</strong> Cenerentola; con quali aggettivi si può qualifi care? Ti sembra tradurre<br />

bene musicalmente il carattere e la storia <strong>di</strong> Angelina?<br />

Le sorellastre, Clorinda e Tisbe, sono rispettivamente un SOPRANO e un<br />

MEZZOSOPRANO. Quali sono le caratteristiche delle loro voci? La musica<br />

aggiunge qualcosa ai personaggi? E come?<br />

Per quanto riguarda i personaggi maschili abbiamo un TENORE, il Principe Don<br />

Ramiro, un BASSO, il cameriere Dan<strong>di</strong>ni e un BASSO BUFFO, il patrigno Don<br />

Magnifi co. Sarà stata una scelta casuale? Quale effetto si otterrebbe se Don<br />

Ramiro fosse un BASSO BUFFO e Dan<strong>di</strong>ni un TENORE? La storia avrebbe lo<br />

stesso signifi cato?<br />

Buon lavoro!<br />

3.c Librettisti e Compositori<br />

Facciamo fi nta che Ferretti e Rossini non abbiano terminato il loro lavoro,<br />

immaginiamo che siano stati interrotti sul più bello ... Entriamo nel loro stu<strong>di</strong>o,<br />

<strong>di</strong>amo un’occhiata ai loro appunti... e trasformiamoci in librettisti completando<br />

la scena e poi in compositori inventando la musica (con l’aiuto dell’insegnante!).<br />

Magari non se ne accorge nessuno!...<br />

Ecco alcuni spunti <strong>di</strong> lavoro:<br />

Siamo all’inizio dell’opera. Clorinda e Tisbe si pavoneggiano davanti allo<br />

specchio; Cenerentola prepara la colazione e canta l’aria «Una volta c’era<br />

un re», infastidendo le sorellastre… si sente bussare: chi sarà?<br />

Tisbe Cenerentola fi niscila con la solita canzone.<br />

Clorinda Cenerentola fi niscila con la solita canzone.<br />

Cenerentola Presso al fuoco, in un cantone, via lasciatemi<br />

cantar.<br />

Una volta c’era un re, una volta...<br />

Clorinda e Tisbe E due, e tre!<br />

Clorinda La fi nisci? Sì o no?<br />

Clorinda e Tisbe Se non taci ti darò!<br />

Cenerentola Una volta...<br />

(si ode picchiare)<br />

Clorinda, Tisbe e Cenerentola Chi sarà?<br />

Chi sarà? Indovina chi è alla porta e inventa una fi lastrocca sul personaggio<br />

misterioso. Poi trasformati in Rossini e componi la melo<strong>di</strong>a!<br />

Arrivano i cavalieri del Principe Ramiro ad invitare le fi glie <strong>di</strong> Don Magnifi co<br />

al ballo. Clorinda e Tisbe, agitatissime, si lanciano nei preparativi subissando<br />

la povera Cenerentola con mille richieste, quin<strong>di</strong> litigano fra loro per decidere<br />

chi delle due abbia il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> avvisare il padre, Don Magnifi co.<br />

81


Tisbe Non v’è tempo da perdere<br />

Clorinda Nostro padre avvisarne conviene<br />

Tisbe Esser la prima voglio a darne la nuova<br />

Clorinda Oh, mi perdoni, io sono la maggiore<br />

Tisbe No, no, gliel vo’ <strong>di</strong>r io<br />

Clorinda È questo il dover mio. Io svegliare lo vo’.<br />

Venite appresso.<br />

Tisbe Oh! Non la vincerai.<br />

Clorinda Ecco egli stesso.<br />

Arriva Don Magnifi co: che cosa potrebbe <strong>di</strong>re per presentarsi? Inventa una<br />

fi lastrocca <strong>di</strong>vertente con cui Don Magnifi co entri in scena, suscitando l’ilarità del<br />

pubblico...poi componi una musica buffa che caratterizzi ancor meglio il personaggio<br />

(facendoti sempre aiutare dagli insegnanti!).<br />

Clorinda, Tisbe e Don Magnifi co sono fi nalmente al ballo. Le due sorelle cercano<br />

<strong>di</strong> conquistare il Principe, che in realtà è il cameriere Dan<strong>di</strong>ni travestito. Don<br />

Magnifi co ha bevuto così tanto vino che è nominato “cantiniere”; circondato<br />

e incitato dai cavalieri… straparla!<br />

Don Magnifi co Intendente! Direttor! Presidente! Cantinier!<br />

Grazie, grazie, che piacer!<br />

Che girandola ho nel cor!<br />

Si venga a scrivere quel che dettiamo.<br />

Seimila copie poi ne vogliamo.<br />

Cavalieri Già pronti a scrivere<br />

Tutti siam qui.<br />

Che cosa detterà Don Magnifi co? Quale regola bizzarra si inventerà? Pren<strong>di</strong> il posto<br />

del librettista e del compositore e <strong>di</strong>vertiti a comporre una fi lastrocca nonsense!<br />

Buon lavoro!<br />

82


4. GIOCHI CON LA SCENOGRAFIA<br />

A cura <strong>di</strong> Lucia Carella<br />

4.a L’ABC dei luoghi segreti del palcoscenico<br />

Come è fatto un TEATRO? Chi è lo SCENOGRAFO?<br />

La primissima cosa che si consiglia quando si vuole intraprendere la carriera<br />

dello scenografo è la conoscenza dei luoghi segreti del teatro, in particolare del<br />

PALCOSCENICO, la zona in cui si muovono gli attori, visibile dal pubblico in sala.<br />

Il palcoscenico può essere <strong>di</strong> tipo meccanico, ossia:<br />

– Sud<strong>di</strong>viso in quadrati o rettangoli in legno chiamati BOTOLE, attraverso le<br />

quali appaiono e scompaiono personaggi o elementi <strong>di</strong> scena.<br />

– MOBILE su ascensore meccanico, cioè <strong>di</strong>viso in piattaforme che si alzano e<br />

si abbassano, favorendo i cambi <strong>di</strong> scena.<br />

– Fornito <strong>di</strong> ROTAIE sulle quali scorrono orizzontalmente le pareti<br />

scenografi che.<br />

Molto importante è anche la parte che sovrasta il palcoscenico detta TORRE DI<br />

SCENA, nella quale si appendono e si muovono verticalmente le scenografi e. Qui<br />

gli elementi <strong>di</strong> fondamentale importanza sono:<br />

– La GRATICCIA: ha le <strong>di</strong>mensioni del sottostante palcoscenico ed è una<br />

sorta <strong>di</strong> soffi ttatura costituita da travi <strong>di</strong> legno o <strong>di</strong> metallo posti ad una<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> circa 8 cm. l’una dall’altra. Tra le fessure scorrono i cavi d’acciaio<br />

che sorreggono gli elementi scenici. Sulla graticcia lavorano macchinisti<br />

specializzati.<br />

– I TIRI: sono i cavi d’acciaio ai quali sono appese le scenografi e e soprattutto i<br />

fondali; possono essere manuali o meccanici, ma sempre utilizzati sfruttando<br />

il principio del contrappeso.<br />

– I BALLATOI: presenti in maniera <strong>di</strong>fferente a seconda dei teatri, sono<br />

dei veri balconi a più piani che percorrono interamente il perimetro del<br />

palcoscenico, a cui vengono fi ssati i contrappesi dei tiri manuali.<br />

– I PONTI LUCE costituiti da particolari travi d’acciaio soprannominate<br />

AMERICANE, sulle quali si fi ssano i proiettori.<br />

Naturalmente tutti questi elementi variano <strong>di</strong> misura a seconda dei teatri,<br />

quin<strong>di</strong> è fondamentale conoscere perfettamente le caratteristiche tecniche e le<br />

potenzialità del palcoscenico entro il quale si svolgerà la nostra rappresentazione<br />

teatrale; infatti la scenografi a sarà progettata e costruita in base alle misure e<br />

alle possibilità che il palco offre.<br />

Certo, la spiegazione orale o scritta non è suffi ciente, perché solo visitando<br />

questi luoghi si potranno ammirare gli spazi immensi, assaporarne gli odori e<br />

viverne le emozioni. Si consiglia quin<strong>di</strong> una visita guidata alle strutture <strong>di</strong> un<br />

teatro e se possibile anche ai laboratori <strong>di</strong> scenografi a, per apprendere al meglio<br />

le tecniche e gli strumenti usati dallo scenografo.<br />

Lo scenografo è colui che progetta e realizza la SCENOGRAFIA, ossia l’ambiente<br />

entro il quale vivono i personaggi della nostra storia.<br />

Come farà a costruire con calce e mattoni il palazzo reale del Principe?<br />

83


No, niente paura... è uno scenografo, non un muratore, quin<strong>di</strong> sarà tutto fi nto,<br />

come in un gioco.<br />

Ogni cosa a teatro è costruita con materiali leggerissimi come il legno, la<br />

gommapiuma, il polistirolo, oppure è semplicemente <strong>di</strong>pinta su un grande telone<br />

<strong>di</strong> stoffa, chiamato FONDALE, appeso poi al fondo del palcoscenico. Così si<br />

potrà rappresentare la cucina dove lavora Cenerentola, la sala da ballo, il palazzo<br />

del Principe, ecc... Più fondali si <strong>di</strong>pingeranno e più saranno i luoghi in cui vivranno<br />

i nostri eroi.<br />

Ovviamente è molto importante usare l’immaginazione!<br />

Ma tutto questo lavoro viene eseguito sul palcoscenico?<br />

No, le scenografi e vengono realizzate nei gran<strong>di</strong> laboratori <strong>di</strong> scenografi a e una<br />

volta terminate vengono portate in teatro e montate sul magico palcoscenico.<br />

Ma noi non conosciamo uno scenografo! Allora mettiamoci tutti al lavoro. Ed<br />

eccoci trasformati come per magia in tanti piccoli scenografi !<br />

4.b La conoscenza della STORIA dell’evoluzione del teatro<br />

In un momento in cui tutto si trasforma rapidamente, è opportuno fare un passo<br />

in<strong>di</strong>etro e ricostruire la storia dei teatri passati, per capire che tutto ciò che<br />

noi oggi <strong>di</strong>amo quasi per scontato è in realtà frutto <strong>di</strong> una lunga evoluzione.<br />

Per questo consigliamo una ricerca sulla storia del teatro dalle prime colossali<br />

strutture greche e romane, in cui lo spettacolo si svolgeva all’aperto sfruttando<br />

la luce naturale fi no all’ultimo raggio <strong>di</strong> sole. Le rappresentazioni duravano<br />

ininterrottamente per giorni senza mai annoiare il pubblico, anzi entusiasmando<br />

anche il più semplice citta<strong>di</strong>no... Tutto questo ai giorni nostri suonerebbe<br />

incre<strong>di</strong>bile; come reagirebbe un adolescente del 2000?<br />

La seconda tappa storica è il Me<strong>di</strong>oevo, periodo in cui scompare il repertorio<br />

classico e quasi l’idea stessa <strong>di</strong> teatro. La Chiesa, infatti, condannando gli<br />

eccessi <strong>di</strong> violenza e lascivia tipici del teatro <strong>di</strong> età imperiale, elimina del tutto le<br />

rappresentazioni, ad eccezione <strong>di</strong> quelle a carattere religioso che si <strong>di</strong>ffondono<br />

a partire dall’età carolingia. Durante questo periodo, però, gli attori <strong>di</strong> teatro<br />

popolare vengono vessati in molti mo<strong>di</strong>; ad esempio non viene loro concesso <strong>di</strong><br />

essere seppelliti in luogo consacrato. La situazione si fa per loro specialmente<br />

<strong>di</strong>ffi cile durante i giorni della Quaresima e da qui nascerà la superstizione del<br />

colore viola in teatro.<br />

Paragoniamo tutto ciò al <strong>di</strong>vismo dell’attore <strong>di</strong> oggi, che vive accompagnato dalle<br />

guar<strong>di</strong>e del corpo ed è presente su tutte le cronache scandalistiche.<br />

Un terzo tema interessante è quello del galateo a teatro: ad esempio nel teatro<br />

barocco era consuetu<strong>di</strong>ne mangiare, bere, fumare, giocare a carte, <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong><br />

politica o attualità durante le rappresentazioni. Tutto ciò non era considerato un<br />

atteggiamento maleducato, ma anzi un modo <strong>di</strong> intendere il teatro come luogo <strong>di</strong><br />

aggregazione e socializzazione. E oggi come si comportano i ragazzi a teatro?<br />

84


4.c Le fasi <strong>di</strong> realizzazione <strong>di</strong> una scenografi a<br />

1. Conoscenza dell’opera e delle intenzioni del regista<br />

Generalmente ogni rappresentazione teatrale, oltre a raccontare una storia,<br />

vuole trasmettere un messaggio. Anche la scenografi a con i suoi colori e le<br />

sue forme deve aiutare a ottenere <strong>di</strong>verse sensazioni. Ad esempio:<br />

Scena scura e opprimente: situazione drammatica<br />

Scena chiara e or<strong>di</strong>nata: situazione serena<br />

2. Lettura e analisi del libretto con in<strong>di</strong>viduazione degli ambienti e degli<br />

oggetti citati.<br />

Le scene principali della nostra storia sono:<br />

– cucina del castello del barone Don Magnifi co<br />

– sala del castello del barone Don Magnifi co<br />

– sala da ballo del palazzo del Principe Don Ramiro<br />

3. Progettazione e realizzazione grafi ca <strong>di</strong> un bozzetto scenografi co.<br />

Ogni rappresentazione teatrale può avere più scene intercambiabili o un’unica<br />

scena fi ssa: ciò <strong>di</strong>penderà dal numero degli ambienti previsti nel libretto o<br />

dalla scelta registica.<br />

Per ogni scena occorrerà realizzare un BOZZETTO e, se sono previsti elementi<br />

tri<strong>di</strong>mensionali, anche gli ‘sviluppi’, ossia i <strong>di</strong>segni tecnici delle singole parti<br />

con relative misure. Naturalmente non può mancare la fondamentale ‘pianta<br />

in scala’.<br />

Prima <strong>di</strong> incominciare a <strong>di</strong>segnare il bozzetto scenografi co è opportuno porre<br />

la nostra attenzione alle regole prospettiche. Per coloro che non hanno<br />

particolare <strong>di</strong>mestichezza con il <strong>di</strong>segno prospettico proponiamo un semplice<br />

percorso esplorativo.<br />

Defi nizione della parola PROSPETTIVA: <strong>di</strong>segno geometrico che ci permette<br />

<strong>di</strong> rappresentare su un foglio da <strong>di</strong>segno forme e oggetti facendoli apparire<br />

reali, come se uscissero dal foglio (effetto tri<strong>di</strong>mensionale). Ricor<strong>di</strong>amo<br />

che le cose più sono vicine più sembrano gran<strong>di</strong> e, al contrario, più sono<br />

lontane più si rimpiccioliscono. Esistono vari tipi <strong>di</strong> prospettiva: frontale,<br />

accidentale, aerea. Il tipo <strong>di</strong> prospettiva più comunemente usata in teatro è<br />

la prospettiva frontale a punto <strong>di</strong> vista centrale.<br />

Esempio. Consideriamo tre modelli <strong>di</strong> stanze:<br />

1. UN MURO FRONTALE. 2. DUE MURI AD ANGOLO E<br />

PARTE DEL PAVIMENTO.<br />

85<br />

3. TRE PARETI DELLA STANZA E<br />

IL PAVIMENTO.


Osserviamo il <strong>di</strong>segno n. 3:<br />

il pavimento della stanza non è <strong>di</strong>ritto, ma tende a restringersi assumendo<br />

la forma <strong>di</strong> un trapezio. I due muri laterali ci possono sembrare storti, ma in<br />

realtà così <strong>di</strong>segnati defi niscono la profon<strong>di</strong>tà. Il pavimento più si allontana<br />

dal nostro sguardo più si rimpicciolisce. Le linee laterali del pavimento e tutte<br />

le fughe delle piastrelle convergono in un unico punto immaginario chiamato<br />

PUNTO DI FUGA.<br />

Esempio. Disegno prospettico con relativa costruzione:<br />

LINEA DI TERRA LE LINEE CHE DEFINISCONO<br />

LE PARTI FRONTALI SONO<br />

PARALLELE ALLA LINEA DI TERRA<br />

Naturalmente per una costruzione geometrica più precisa occorrerà un<br />

ulteriore approfon<strong>di</strong>mento. È molto importante ricordarsi che all’interno<br />

dei bozzetti non si devono <strong>di</strong>segnare persone e animali, perché non sono<br />

ambienti, ma personaggi. Inoltre si può decidere <strong>di</strong> non <strong>di</strong>segnare tavoli,<br />

se<strong>di</strong>e, <strong>di</strong>vani, ecc. in quanto oggetti <strong>di</strong> arredo fruibili dagli attori, quin<strong>di</strong><br />

mobili reali aggiunti sulla scena.<br />

4. Realizzazione <strong>di</strong> una scenografi a<br />

Come già anticipato nel paragrafo precedente, la scenografi a può essere<br />

composta da uno o più fondali oppure da elementi costruiti. Naturalmente<br />

per realizzare questi lavori è fondamentale allestire in uno spazio piuttosto<br />

grande il LABORATORIO DI SCENOGRAFIA, fornito <strong>di</strong> una pavimentazione<br />

in legno facilmente sostituibile con una serie <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> plance <strong>di</strong> legno<br />

appoggiate sul pavimento.<br />

Realizziamo quin<strong>di</strong> un fondale, che viene <strong>di</strong>pinto su una grande tela che sarà<br />

stesa a terra (su superfi cie <strong>di</strong> legno) e sarà BROCCHETTATA, cioè inchiodata<br />

lungo l’intero perimetro con chio<strong>di</strong> <strong>di</strong> particolare forma <strong>di</strong> nome ‘brocchette’,<br />

piantati uno accanto all’altro ad un intervallo <strong>di</strong> circa 10 centimetri, con lo<br />

scopo <strong>di</strong> tendere e fermare la tela.<br />

Prima della pittura la tela viene ‘imprimita’, altro termine tecnico che vuol<br />

<strong>di</strong>re ‘preparata per la pittura, in modo tale che il colore rimanga ben fermo<br />

evitando lo sgradevole effetto <strong>di</strong> macchia che si espande’. L’imprimitura<br />

consiste in una miscela <strong>di</strong> 12 parti <strong>di</strong> acqua, 1 parte <strong>di</strong> colla vinilica e pigmento<br />

bianco quanto basta per ottenere un colore coprente. Quando la tela sarà<br />

completamente <strong>di</strong>pinta <strong>di</strong> bianco si lascerà asciugare e solo dopo s’inizierà il<br />

<strong>di</strong>segno e la pittura.<br />

86<br />

...ECCO LA SPIAGGIA!


QUESTO È IL TELO IMPRIMITO E BROC-<br />

CHETTATO A TERRA SUL QUALE DIPIN-<br />

GEREMO LA NOSTRA SCENOGRAFIA!<br />

Esecuzione del <strong>di</strong>segno<br />

Il <strong>di</strong>segno che realizzeremo sulla tela sarà la precisa copia del <strong>di</strong>segno che<br />

abbiamo fatto sul bozzetto, naturalmente ingran<strong>di</strong>to. Il sistema utilizzato<br />

per ingran<strong>di</strong>re il bozzetto è l’antica tecnica della ‘quadrettatura’: sul bozzetto<br />

si traccerà una griglia <strong>di</strong> 20 quadretti per 30, il cui lato misura 1 centimetro,<br />

mentre sulla tela si ri<strong>di</strong>segnerà la griglia <strong>di</strong> 20 x 30 quadretti, ma con il<br />

lato che misura 1 metro o 50 centimetri. Basterà ri<strong>di</strong>segnare tutto ciò che<br />

contiene ogni quadretto e il <strong>di</strong>segno è pronto!<br />

Preparazione degli strumenti necessari per l’esecuzione<br />

Tutto il lavoro viene eseguito in pie<strong>di</strong>, per agevolare l’ampiezza del cono<br />

della nostra percezione visiva. Data la <strong>di</strong>stanza tra noi e la tela da <strong>di</strong>pingere<br />

occorrerà costruirsi delle prolunghe per i pennelli.<br />

Per DISEGNARE: costruiamo la ‘canna’, una bacchetta lunga 1 metro con<br />

il fondo fi ssato con del nastro adesivo ad un carboncino da <strong>di</strong>segno, che<br />

sostituirà la matita.<br />

Per CANCELLARE: ritagliamo alcune strisce <strong>di</strong> tela e applichiamole al fondo<br />

<strong>di</strong> una bacchetta, ottenendo uno strano strumento simile ad un ‘mocio’<br />

per il lavaggio dei pavimenti: sbattuto sulla linea da cancellare porterà via<br />

il carboncino fi no ad annullarlo completamente. Il nome tecnico <strong>di</strong> questa<br />

strana gomma e ‘gatto a nove code’.<br />

Il RIGHELLO: utilizzeremo semplicemente una lunga bacchetta <strong>di</strong> legno o<br />

una corda tesa da parte a parte.<br />

87<br />

QUESTO È<br />

IL PARTICOLARE<br />

CHIODO CHIAMATO<br />

BROCCHETTA!


CURVE E CERCHI: utilizziamo semplicemente il compasso per la lavagna o<br />

usiamo un cor<strong>di</strong>no: un estremo si ferma alla tela con un chiodo, l’altro si fa<br />

ruotare fi ssando alla <strong>di</strong>stanza desiderata un carboncino o una matita.<br />

Preparazione dell’imprimitura e dei colori<br />

I colori che si utilizzano sono ottenuti miscelando una parte <strong>di</strong> colla vinilica<br />

con 12 parti <strong>di</strong> acqua, cui si aggiungono i pigmenti (ossia ossi<strong>di</strong> e terre<br />

naturali). La quantità varia a seconda dell’effetto desiderato, più coprente o<br />

più acquerellato. Naturalmente è più semplice usare i colori acrilici!<br />

Realizzazione degli elementi scenografi ci ‘costruiti’<br />

La scenografi a naturalmente deve essere leggera, perché ogni elemento<br />

sul palcoscenico deve spostarsi con facilità. È molto importante scegliere<br />

materiali leggeri e malleabili.<br />

Nella scenografi a barocca i materiali principalmente usati erano il legno e<br />

la cartapesta, mentre oggi si usano anche materiali sintetici più resistenti<br />

e spesso innovativi. Attualmente i materiali più usati sono: il legno, usato<br />

come supporto portante, il polistirolo, la gommapiuma, il poliuretano,<br />

la plastica, ecc. Naturalmente questi materiali non si usano grezzi, ma<br />

lavorati in modo tale da trasformarli in ‘pietra, corteccia, intonaco, marmo’,<br />

ecc. Per prima cosa bisogna renderli soli<strong>di</strong>, e per questo si usa la tecnica<br />

della GARZATURA, cioè una copertura <strong>di</strong> strati <strong>di</strong> garza, che un tempo<br />

veniva incollata con la colla vinilica, oggi con la gomma liquida o il plastico.<br />

Terminata la garzatura occorrerà trasformare la superfi cie in materia,<br />

per ottenere un effetto simile al materiale desiderato. La superfi cie va<br />

allora PAPPONATA, cioè ricoperta con il ‘pappone’, una miscela <strong>di</strong> colore,<br />

segatura, sabbia, trucioli, ecc. La ricetta varia a seconda della granulosità<br />

che si vuole ottenere.<br />

A questo punto la superfi cie è pronta per essere <strong>di</strong>pinta.<br />

Quando si realizza una scenografi a è importante considerare il punto <strong>di</strong> vista<br />

del pubblico: non ci devono essere SFORI, cioè punti bucati. Inoltre tutto<br />

ciò che non sarà mai visto dalla platea non verrà né costruito né <strong>di</strong>pinto:<br />

sarebbe uno spreco <strong>di</strong> materiale, <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> energia!<br />

4.d Giochiamo con il teatrino dei burattini e delle marionette<br />

Gli scenografi prima <strong>di</strong> iniziare la costruzione dell’intero impianto scenico<br />

realizzano un modellino del proprio progetto in scala ridotta. Questo può<br />

<strong>di</strong>ventare un gioco da proporre ai ragazzi con l’obiettivo <strong>di</strong> mostrare la<br />

collocazione effettiva del loro elaborato. Se poi vogliamo <strong>di</strong>vertirci ancora<br />

<strong>di</strong> più possiamo trasformare il modellino in teatrino dei burattini. I burattini<br />

possono essere realizzati con varie tecniche, interamente in stoffa con la testa<br />

modellata in cartapesta o in das, oppure più semplicemente decorando una<br />

pallina da ping-pong. L’importante è che rappresentino i personaggi della storia:<br />

per questo possono essere caratterizzati e decorati con fi li <strong>di</strong> lana o residui<br />

<strong>di</strong> pelliccia per realizzare i capelli o la barba e i baffi , ma non mancheranno<br />

cappelli, colletti, ecc.<br />

Anche il teatrino può essere realizzato con varie tecniche e materiali, come<br />

legno, cartone o stoffa.<br />

88


150<br />

Ecco lo schema per realizzare il vostro teatrino dei burattini:<br />

150<br />

75<br />

50<br />

In alternativa si può realizzare un teatro <strong>di</strong> marionette a fi lo, infatti appendendo<br />

un telo su un fi lo teso da parte a parte che fungerà da fondale, si potranno<br />

manovrare le marionette dall’alto verso il basso salendo su un tavolo nascosto<br />

<strong>di</strong>etro la tela.<br />

Non è <strong>di</strong>ffi cile costruire semplicissime marionette alte 70-100 centimetri;<br />

la parte più impegnativa è la realizzazione della testa, che può essere fatta<br />

<strong>di</strong> cartapesta o più semplicemente decorando una palla <strong>di</strong> polistirolo su cui si<br />

<strong>di</strong>pingerà il volto e si incolleranno cappelli <strong>di</strong> cartone e parrucche <strong>di</strong> lana. Il corpo<br />

può essere realizzato in stoffa imbottita, con mani e pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> legno o <strong>di</strong> un qualsiasi<br />

altro materiale più pesante. Importante è il vestito, che può essere realizzato<br />

con un semplice pezzo <strong>di</strong> stoffa indossato come una tunica o un poncho...<br />

I fi li partiranno da testa, mani, gambe, schiena e si fi sseranno su un bilancino <strong>di</strong><br />

legno a croce.<br />

4.e Realizziamo i costumi <strong>di</strong> scena<br />

40<br />

TAGLIA VIA<br />

IL BOCCASCENA<br />

QUESTO È<br />

UN BURATTINO!<br />

Per completare la messa in scena dell’opera occorrerà preoccuparsi dei costumi<br />

che indosseranno i personaggi.<br />

I personaggi principali della nostra storia sono:<br />

– La bella Cenerentola<br />

– Le antipatiche sorellastre Clorinda e Tisbe<br />

– Il barone Don Magnifi co, il perfi do patrigno<br />

– Il principe Don Ramiro<br />

– Dan<strong>di</strong>ni, il cameriere del principe<br />

– Alfonso, Donato e Rodolfo, maestri del Principe<br />

Anche per i costumi occorrerà analizzare il testo, cercando gli elementi che<br />

descrivono i personaggi nel loro aspetto fi sico e caratteriale. Il carattere si<br />

89<br />

PER MUOVERLO<br />

DOVRAI INFILARE LA<br />

MANO NEL VESTITO,<br />

INFILARE IL DITO INDICE<br />

NELLA TESTA E<br />

IL POLLICE E IL MEDIO<br />

NELLE DUE MANI!<br />

DECORA SECONDO<br />

LA TUA FANTASIA<br />

CON I CARTONCINI<br />

COLORATI E AGGIUNGI LE<br />

TENDINE... IL TEATRINO<br />

È PRONTO!


evidenzierà con la forma dell’abito e soprattutto con il colore: ad esempio una<br />

donna passionale sarà vestita <strong>di</strong> rosso, il cattivo <strong>di</strong> nero, una fanciulla spensierata<br />

<strong>di</strong> rosa, ecc.<br />

In seguito all’analisi dei personaggi si prepareranno i fi gurini dei costumi che<br />

serviranno da traccia per la loro realizzazione.<br />

A questo punto si possono intraprendere due strade:<br />

– il TROVAROBATO: cioè cercare abiti <strong>di</strong>smessi e riadattarli<br />

- la SARTORIA: cucire gli abiti.<br />

Per tutti coloro che hanno voglia <strong>di</strong> giocare, si propone un sistema semplice<br />

e <strong>di</strong>vertente per creare abiti-pittura, evitando le <strong>di</strong>ffi coltà delle tecniche<br />

tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> sartoria.<br />

Anche in questo caso occorrerà utilzzare il laboratorio <strong>di</strong> scenografi a<br />

precedentemente allestito.<br />

La tecnica per la realizzazione <strong>di</strong> questi particolari costumi è la seguente:<br />

recuperiamo vecchie lenzuola <strong>di</strong>menticate da tempo nei bauli, e pieghiamole a<br />

metà, ten<strong>di</strong>amole a terra, corichiamoci sopra con le braccia aperte e facciamoci<br />

tracciare la sagoma del corpo. Poi <strong>di</strong>segniamo il costume seguendo la nostra<br />

fantasia, lo coloriamo e infi ne lo ritagliamo lungo i contorni, tenendo unito il lato<br />

delle braccia.<br />

Cuciamo tanti laccetti lungo i lati della tela, in modo da tenere la sagoma ben<br />

aderente al nostro corpo, e completiamo con l’aggiunta <strong>di</strong> mantelli, cappelli,<br />

accessori.<br />

QUESTO È IL<br />

VECCHIO LENZUOLO<br />

MI RACCOMANDO!<br />

LA TESTA VÀ DAL<br />

LATO DELLA<br />

PIEGA.<br />

Il costume è pronto!<br />

...ALZIAMOCI... E LA SAGOMA È PRONTA<br />

PER ESSERE DISEGNATA E DIPINTA<br />

SEGUENDO LA TUA FANTASIA!<br />

90<br />

LO PIEGHIAMO A METÀ<br />

E LO TENDIAMO PER TERRA<br />

CI STENDIAMO SOPRA LASCIANDO<br />

TESTA MANI E PIEDI FUORI...<br />

E TRACCIAMO IL CONTORNO DEL CORPO.


5. LA CACCIA AL TESORO MUSICALE<br />

A cura <strong>di</strong> Giovanna Piga<br />

Al termine delle attività <strong>di</strong> lavoro su Cenerentola vi suggeriamo un gioco <strong>di</strong>vertente e<br />

utile per ripassare in allegria quello che è stato appreso durante l’anno nelle varie fasi<br />

<strong>di</strong> lavoro. Si tratta <strong>di</strong> una semplice “caccia al tesoro” realizzata in chiave musicale,<br />

cioè con alcuni quesiti da risolvere che riguardano, appunto, Cenerentola.<br />

L’organizzazione del gioco è affi data agli insegnanti.<br />

Luogo: si può organizzare il gioco sia in uno spazio chiuso (l’aula della classe o gli altri<br />

locali della scuola) che all’aperto (in cortile o in giar<strong>di</strong>no), magari come festa <strong>di</strong> fi ne<br />

anno.<br />

Materiale occorrente: carta, pennarelli, strisce <strong>di</strong> stoffa colorata (rossa, blu ecc), cd<br />

au<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Cenerentola fornito dal <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong>, registratore con lettore cd.<br />

Non <strong>di</strong>mentichiamo un piccolo premio da destinare ai vincitori…!<br />

Regole del gioco: <strong>di</strong>videre la classe in due o tre gruppi, stabilendo un “capo” per ognuno;<br />

abbinare a ciascuna squadra un colore corrispondente alle <strong>di</strong>verse strisce <strong>di</strong> stoffa che<br />

costituiscono gli in<strong>di</strong>zi da cercare (ad es. la squadra dei rossi, dei blu ecc).<br />

Ogni squadra dovrà avere in dotazione una mappa del luogo prescelto per lo svolgimento<br />

della caccia, nel quale gli insegnanti avranno nascosto precedentemente gli in<strong>di</strong>zi; sulla<br />

mappa dovrà essere in<strong>di</strong>cata con una X il punto in cui sarà situata la prima striscia.<br />

Ogni volta che una squadra in<strong>di</strong>viduerà un in<strong>di</strong>zio dovrà andare dall’insegnante per<br />

rispondere ad un quesito: rispondendo correttamente verrà segnata una nuova X sulla<br />

mappa in corrispondenza del nuovo in<strong>di</strong>zio e così via fi no al termine del gioco.<br />

Il numero <strong>di</strong> quesiti da porre è a <strong>di</strong>screzione degli organizzatori.<br />

Vince la squadra che termina per prima.<br />

Organizzazione del gioco:<br />

a) realizzare delle mappe del luogo prescelto per la caccia al tesoro, una per ciascuna<br />

squadra, più una per l’insegnante che coor<strong>di</strong>nerà il gioco.<br />

b) Nascondere le strisce <strong>di</strong> stoffa (gli in<strong>di</strong>zi), ricordandosi <strong>di</strong> segnare sulla mappa<br />

dell’insegnante tutti i punti in cui essi verranno celati, mentre su quella delle<br />

squadre andrà in<strong>di</strong>cato solo il luogo del primo in<strong>di</strong>zio.<br />

c) Preparare le domande da porre alle squadre. Si potrà realizzare un percorso uguale<br />

per ogni squadra oppure pensare <strong>di</strong> creare dei percorsi <strong>di</strong>versi: in questo caso il<br />

carico <strong>di</strong> lavoro sarà indubbiamente maggiore.<br />

Qui <strong>di</strong> seguito proponiamo una serie <strong>di</strong> domande-tipo da esporre ai ragazzi, la cui<br />

<strong>di</strong>ffi coltà può variare in relazione all’età.<br />

1. Come si chiamavano il compositore e il librettista <strong>di</strong> Cenerentola?<br />

2. Come si chiamano le sorelle <strong>di</strong> Cenerentola?<br />

3. Qual è il vero nome <strong>di</strong> Cenerentola?<br />

4. Come vengono defi nite le fi glie <strong>di</strong> Don Magnifi co?<br />

– adorabili;<br />

– amabili;<br />

– piacevoli.<br />

5. Come defi niresti il brano Una volta c’era un re?<br />

– allegro;<br />

– triste;<br />

– malinconico.<br />

6. Quali sono i personaggi che cantano il brano Questo è un nodo?<br />

91


7. Come si defi nisce un brano in cui 4 personaggi cantano contemporaneamente?<br />

8. Quali sono le attività che si svolgono al palazzo del principe?<br />

– mangiare e bere;<br />

– recitare e <strong>di</strong>pingere;<br />

– danzare e cantare.<br />

9. Nel brano Il mondo è scena intervengono Alfonso, Donato e Rodolfo: qual è la<br />

loro funzione nella storia?<br />

10. Il brano Scegli la sposa inizia <strong>di</strong>rettamente con il canto o con un’introduzione<br />

strumentale?<br />

Soluzioni:<br />

1. Gioachino Rossini e Jacopo Ferretti;<br />

2. Clorinda e Tisbe;<br />

3. Angelina;<br />

4. amabili;<br />

5. malinconico;<br />

6. Cenerentola, Dan<strong>di</strong>ni, Ramiro e Don Magnifi co;<br />

7. quartetto;<br />

8. danzare e cantare;<br />

9. sono coloro che aiuteranno Cenerentola;<br />

10. inizia con un’introduzione.<br />

Si possono formulare anche quesiti più <strong>di</strong>ffi cili come rebus ed indovinelli, in base<br />

alla fantasia degli organizzatori della caccia al tesoro.<br />

<strong>92</strong>


6. IL CASTELLO DI DON RAMIRO<br />

A cura <strong>di</strong> Roberta Cortese<br />

93<br />

Il modello in alto è una riproduzione del castello<br />

valdostano <strong>di</strong> Fénis secondo un’antica<br />

tecnica giapponese <strong>di</strong> intaglio e piegatura<br />

della carta: il KIRIGAMI.<br />

Ingran<strong>di</strong>sci l’immagine al 200%, poi taglia<br />

lungo le linne continue (prima quelle curve,<br />

poi le oblique, poi le longitu<strong>di</strong>nali e poi le<br />

trasversali). Infi ne proce<strong>di</strong> con la piegatura<br />

a 90°, cominciando da quella centrale.<br />

Ricordati che le linee tratteggiate sono<br />

pieghe a valle e quelle puntinate sono pieghe<br />

a monte.<br />

La foto qui a fi anco ti dà un’idea del<br />

suggestivo risultato fi nale!


7. E INFINE… A TEATRO!<br />

A cura <strong>di</strong> Roberta Cortese<br />

Ecco le istruzioni per realizzare alcuni cappellini che ti serviranno durante lo<br />

spettacolo.<br />

7.a Per le dame<br />

Ingran<strong>di</strong>sci al 200%, incolla su un cartoncino, colora e taglia lungo i bor<strong>di</strong>.<br />

Se vuoi, dai fori laterali puoi far passare due<br />

nastri leggeri da legare sotto il mento.<br />

Stampe d’epoca<br />

<strong>di</strong> moda francese<br />

d’inizio ‘800.<br />

Con un nodo, fi ssa ai due fori interni<br />

un elastico, che poi farai passare <strong>di</strong>etro la testa.<br />

Questo è il cappellino che ha fatto da modello.<br />

94


7.b Per i cavalieri<br />

Agli inizi dell’800 nella moda maschile troviamo copricapo molto <strong>di</strong>versi. Il<br />

BICORNO ha origini settecentesche, ma ora lo si porta con le punte rivolte ai<br />

lati (prima si portava con una punta sulla fronte e una sulla nuca). Il CILINDRO<br />

invece è la novità del secolo e infatti Ramiro, da buon principe, segue l’ultima<br />

moda.<br />

Per lo spettacolo <strong>di</strong>vertiti a costruire il tuo bicorno, magari utilizzando questo<br />

modello. Ingran<strong>di</strong>sci la fi gura al 400% (dovrebbe <strong>di</strong>ventare circa 40 X 18 cm.),<br />

personalizzala colorandone il bordo e magari applicando una coccarda; poi con del<br />

cartoncino nero ritaglia una copia della stessa sagoma e con del nastro adesivo<br />

incolla le due ‘mezze lune’ lungo il bordo superiore. Infi ne ritaglia anche una<br />

striscia <strong>di</strong> cartoncino della tua circonferenza testa e fi ssala internamente al<br />

bordo inferiore del tuo bicorno.<br />

La riproduzione <strong>di</strong> un bicorno e una caricatura francese della moda dell’epoca.<br />

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7.c Per tutti<br />

Queste sono le fi amme del camino <strong>di</strong> Angelina!<br />

Ingran<strong>di</strong>sci le sagome riportate qui sotto del 200% e riproducile su cartoncini<br />

colorati, magari rosso per le fi amme più gran<strong>di</strong> e giallo per quelle più piccole. Poi<br />

incolla le fi amme gialle su<br />

quelle rosse ed entrambe<br />

su una fascia <strong>di</strong> carton<strong>di</strong>no<br />

alta circa 5 centimetri e<br />

lunga almeno 5 centimetri<br />

più della tua circonferenza<br />

testa, da chiudere con<br />

nastro adesivo o meglio<br />

ancora con graffette. Eccoti<br />

trasformato nell’amico<br />

più caro <strong>di</strong> Angelina,<br />

quello a cui canta sempre<br />

la sua canzone.<br />

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