fascicolo didattico (documento pdf (3,92 Mb) - Teatro Regio di Torino
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SOMMARIO<br />
Cenerentola vien qua, Cenerentola va’ là ...................................................pag. 3<br />
Gioachino Rossini e la sua epoca .................................................................pag. 4<br />
La Cenerentola <strong>di</strong> Rossini, presentazione e trama .................................pag. 11<br />
Le mille e una Cenerentola............................................................................pag. 14<br />
Proposte <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o inter<strong>di</strong>sciplinare...........................................................pag. 19<br />
Lo spettacolo. Cenerentola, ovvero Angelina e la magia del cuore<br />
Presentazione .............................................................................................pag. 21<br />
Libretto .......................................................................................................pag. 25<br />
Il <strong>di</strong>sco .........................................................................................................pag. 37<br />
Gli spartiti ...................................................................................................pag. 39<br />
Proposte operative<br />
Giochiamo con “La Cenerentola” .............................................................pag. 59<br />
Giochi musicali ............................................................................................pag. 71<br />
Giochi con la voce ......................................................................................pag. 80<br />
Giochi con la scenografi a .........................................................................pag. 83<br />
La caccia al tesoro musicale ...................................................................pag. 91<br />
Il castello <strong>di</strong> Don Ramiro .........................................................................pag. 93<br />
E infi ne… a teatro! .....................................................................................pag. 94<br />
1
CENERENTOLA VIEN QUA, CENERENTOLA VA’ LÀ…<br />
Sapevate che la fi aba <strong>di</strong> Cenerentola è probabilmente la più <strong>di</strong>ffusa al mondo? La storia<br />
della povera e maltrattata fanciulla che, a <strong>di</strong>spetto delle invi<strong>di</strong>ose sorellastre e della<br />
perfi da matrigna, si riscatta sposando un bellissimo principe con cui vivrà “felice e<br />
contenta”, è presente in tutte le culture del mondo a partire da epoche molto remote: si può<br />
cominciare da Yeh-shen, l’antica Cenerentola cinese, o da Tam, la sua gemella vietnamita,<br />
per arrivare alla moderna Cinderella <strong>di</strong>sneyana<br />
passando attraverso le infi nite denominazioni<br />
nazionali e regionali del personaggio (conoscete la<br />
veneziana Conza-senare o la sarda Chiginera…?).<br />
Le versioni più importanti, però, sono quelle<br />
raccontate da alcuni specialisti della fi aba, come il<br />
francese Charles Perrault, che nel 1697 raccontò<br />
la classica Cendrillon, oppure i tedeschi fratelli<br />
Grimm, che la ripresero con <strong>di</strong>verse varianti in<br />
Aschenputtel (1812), senza <strong>di</strong>menticare il meno<br />
conosciuto Giovan Battista Basile che nella<br />
raccolta Lo cunto de li cunti del 1634 (sottotitolo:<br />
Lo trattenemiento de’ peccerille, scritto nella<br />
gustosa lingua napoletana) inserì la sua Zezolla,<br />
o La gatta Cenerentola, in cui la protagonista<br />
appare un po’ meno angelica del solito.<br />
Il nostro personaggio è davvero una star! Come<br />
mai? Forse avete imparato che le fi abe hanno un<br />
signifi cato simbolico: raccontano infatti in forma<br />
<strong>di</strong>vertente e attraverso eventi pro<strong>di</strong>giosi alcuni<br />
dei principali aspetti della vita umana, legati alla<br />
sfera affettiva o alla crescita fi sica e psicologica<br />
della persona. La nostra Cenerentola, allora, non<br />
descrive altro che l’importante svolta che avviene nella ragazza alla fi ne dell’adolescenza,<br />
quando, lasciate le spoglie della sua vita infantile (rappresentate dalla cenere), <strong>di</strong>venta<br />
una donna in grado <strong>di</strong> sposarsi; per <strong>di</strong>rla con un’altra fi aba famosa, il Brutto Anatroccolo<br />
si trasforma fi nalmente in un Bel Cigno.<br />
Nella fi aba <strong>di</strong> Cenerentola possiamo riconoscere anche altri simbolismi:<br />
– la fi gura materna sdoppiata in matrigna e fata. Non è forse vero che a volte durante l’adolescenza<br />
pare <strong>di</strong>ffi cile sentirsi compresi dagli adulti? Però, senza il loro aiuto, è impossibile superare le<br />
<strong>di</strong>ffi coltà.<br />
– Le sorellastre: perfi no i nostri amici e fratelli ci possono apparire come ingombranti ostacoli alla<br />
nostra crescita.<br />
– Il principe azzurro: quando si scopre l’amore, tutto appare perfetto, anche il più normale degli<br />
esseri umani <strong>di</strong>venta per noi stupendo, un vero principe!<br />
Con una simile <strong>di</strong>va a <strong>di</strong>sposizione, c’era da aspettarsi che il mondo del teatro, del cinema<br />
e del balletto se ne impossessassero volentieri! Una delle principali versioni teatrali della<br />
fi aba è sicuramente quella <strong>di</strong> Gioachino Rossini: La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo,<br />
rappresentata la prima volta presso il <strong>Teatro</strong> Valle <strong>di</strong> Roma nel gennaio 1817. Prima <strong>di</strong><br />
parlare dell’opera rossiniana, però, vogliamo sapere qualcosa <strong>di</strong> più del suo autore.<br />
3<br />
Gustave Dorè (1832-1883), La prova della scarpetta,<br />
illustrazione per la fi aba Cendrillon <strong>di</strong> Charles<br />
Perrault, tratta da Il libro delle fate, Tipografi a<br />
E<strong>di</strong>trice Lombarda, 1880.
Il contesto culturale<br />
GIOACHINO ROSSINI E LA SUA EPOCA<br />
Introduzione storica <strong>di</strong> Elisabetta Lipeti<br />
La vita <strong>di</strong> Gioachino Rossini si svolse in un arco <strong>di</strong> tempo piuttosto lungo e ricco <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>cali<br />
trasformazioni nella società e nella cultura italiane ed europee: il grande compositore<br />
nacque alla fi ne del XVIII secolo mentre la Francia rivoluzionaria proclamava con la<br />
Repubblica la morte dell’ancien régime, e visse fi no al 1868; fu quin<strong>di</strong> contemporaneo delle<br />
guerre napoleoniche, della restaurazione, dell’epopea risorgimentale fi no all’unifi cazione e<br />
alla nascita del Regno d’Italia (1861), mentre in Francia in una vorticosa successione <strong>di</strong> colpi<br />
<strong>di</strong> scena si erano avvicendati un nuovo regime monarchico con conseguente rivoluzione, la<br />
Seconda Repubblica e il Secondo Impero.<br />
Un periodo <strong>di</strong> tempo così ampio e movimentato fu ovviamente caratterizzato anche da<br />
importanti rivolgimenti culturali: tramontata l’età d’oro dell’Illuminismo e del Razionalismo<br />
settecenteschi, si affacciava al panorama europeo il Romanticismo, che si sarebbe<br />
sviluppato e avrebbe dato i suoi frutti migliori nella prima parte del secolo XIX, per<br />
cominciare ad “appassire” verso metà Ottocento. Bisogna però ricordare che tale processo<br />
<strong>di</strong> trasformazione avvenne in Italia con qualche decennio <strong>di</strong> ritardo rispetto all’Europa del<br />
Nord.<br />
I principi ispiratori della corrente culturale e artistica dell’Illuminismo erano:<br />
- la fede nella ragione umana, “lume” in grado <strong>di</strong> guidare l’umanità verso il progresso spirituale e<br />
sociale, liberandola dalle tenebre delle ingiustizie e della superstizione;<br />
- l’esaltazione degli ideali <strong>di</strong> libertà, uguaglianza, tolleranza;<br />
- il rifi uto del dogmatismo religioso;<br />
- l’interesse per la cultura dell’età classica (antica Grecia e antica Roma), come modello nelle arti e<br />
nella società.<br />
Al contrario il Romanticismo promuoveva:<br />
- la negazione della ragione a favore dell’irrazionalità, del sogno, del mistero;<br />
- l’esaltazione dell’in<strong>di</strong>viduo come soggetto unico dotato <strong>di</strong> una visione del mondo del tutto personale<br />
e, su scala più ampia;<br />
- l’unicità <strong>di</strong> ogni popolo, con le sue tra<strong>di</strong>zioni culturali, rispetto ad ogni altro (nazionalismo);<br />
- il recupero del sentimento religioso e la tensione verso l’infi nito;<br />
- lo stu<strong>di</strong>o del Me<strong>di</strong>oevo come modello <strong>di</strong> libertà formale nelle arti.<br />
In realtà la produzione teatrale <strong>di</strong> Rossini si sviluppò in un periodo molto limitato rispetto<br />
all’esteso arco della sua vita: i <strong>di</strong>ciannove anni compresi tra il 1810 e il 1829 videro nascere,<br />
in una folgorante carriera, la successione stupefacente dei suoi numerosi e celeberrimi<br />
capolavori. Poi, un lungo silenzio durato quasi quarant’anni, interrotto solamente da deliziose<br />
pagine vocali e pianistiche e da due mirabili composizioni sacre: quasi un rompicapo per<br />
gli storici, che si sono sempre interrogati sui motivi <strong>di</strong> una decisione all’apparenza tanto<br />
contrad<strong>di</strong>ttoria, presa da Rossini proprio mentre si trovava incontrastato all’apice della<br />
celebrità in tutta Europa.<br />
4
La musica<br />
Il Settecento musicale europeo era stato dominato dalla <strong>di</strong>ffusione dell’opera italiana,<br />
che furoreggiava in tutte le principali città da Monaco a San Pietroburgo, da Vienna a<br />
Londra e Parigi (dove, peraltro, si era <strong>di</strong>scusso non poco tra i sostenitori della tra<strong>di</strong>zione<br />
francese e quelli della fazione italiana). Verso la metà del secolo XVIII i compositori,<br />
i librettisti, i cantanti, i ballerini (e gli impresari!) italiani erano contesi dai principali<br />
teatri internazionali, nei quali un pubblico adorante, formato soprattutto dalla nobiltà,<br />
era sempre pronto ad applau<strong>di</strong>re i suoi beniamini.<br />
Spesso si parla <strong>di</strong> opera o melodramma; ma cos’è esattamente? L’opera lirica o melodramma è un<br />
genere teatrale nato a Firenze alla fi ne del Cinquecento; in esso gli attori si esprimono col recitar<br />
cantando, una speciale tecnica artistica che unisce azione (gestualità, movimento) e musica (canto<br />
accompagnato). Ma nell’opera c’è molto <strong>di</strong> più: magnifi che scenografi e, splen<strong>di</strong><strong>di</strong> costumi, un testo<br />
poetico e talvolta danza. L’unione <strong>di</strong> tutti questi preziosi ingre<strong>di</strong>enti crea uno spettacolo meraviglioso<br />
e davvero emozionante!<br />
Scendendo più nel dettaglio, com’è fatta un’opera? Quali sono le parti della sua struttura?<br />
Il testo poetico utilizzato nell’opera si chiama libretto; questo è composto da atti, a loro volta sud<strong>di</strong>visi<br />
in scene.<br />
La struttura musicale, oltre a seguire l’articolazione in atti e scene, utilizza altri elementi, che cambiano<br />
molto a seconda del periodo storico. All’epoca <strong>di</strong> Rossini sono:<br />
– la sinfonia d’opera, un brano solo orchestrale che precede l’apertura del sipario;<br />
– l’aria, un brano vocale solistico nel quale solitamente il personaggio esprime uno stato d’animo, un<br />
sentimento, un proposito;<br />
– il recitativo, parte determinante per il susseguirsi degli avvenimenti, ma in cui il canto è molto<br />
semplifi cato; può essere recitativo secco, quando è sostenuto dal solo clavicembalo, o accompagnato,<br />
quando interviene anche l’orchestra;<br />
– i pezzi d’assieme (duetto, terzetto, ecc.), o concertati, lunghi brani in cui più personaggi cantano<br />
insieme, a volte accompagnati dal coro; le parole non si comprendono perfettamente, ma la bellezza<br />
dell’intreccio <strong>di</strong> voci e il carattere generale del pezzo favoriscono la comprensione;<br />
– i cori, nei quali il personaggio collettivo della folla agisce o commenta lo sviluppo della vicenda.<br />
Nel Settecento il genere dell’opera si sud<strong>di</strong>videva in due tipi ben <strong>di</strong>stinti <strong>di</strong> spettacolo: opera seria e<br />
opera comica. Le loro caratteristiche si possono così riassumere:<br />
Opera seria<br />
– ambientazione nell’antichità classica, talvolta in un oriente immaginario;<br />
– linguaggio poetico elevato;<br />
– canto tecnicamente <strong>di</strong>ffi cile o perfi no virtuosistico (bel canto);<br />
– recitazione poco vivace;<br />
– parti principali affi date a evirati o a voci femminili;<br />
– lunghi recitativi;<br />
– molte arie e pochissime parti d’assieme;<br />
– lieto fi ne.<br />
Opera comica<br />
– ambientazione contemporanea, quoti<strong>di</strong>ana, borghese o popolare;<br />
– linguaggio poetico simile al parlare comune;<br />
– canto tecnicamente più semplice;<br />
– recitazione vivace;<br />
– parti importanti affi date anche a voci gravi;<br />
- molte parti d’assieme e concertati;<br />
– lieto fi ne.<br />
5
Tra il Sette e l’Ottocento i compositori cominciarono a mescolare aspetti relativi ai due generi:<br />
nell’opera seria vennero inseriti <strong>di</strong>versi i pezzi d’assieme, mentre la condotta vocale dell’opera comica<br />
accantonò le linee semplici a favore <strong>di</strong> un canto fi orito e spesso molto virtuosistico. Nel frattempo<br />
scomparvero quasi del tutto gli evirati; al loro posto le voci tenorili cominciarono a essere sempre più<br />
apprezzate.<br />
Durante lo stesso periodo nacque in Francia e si <strong>di</strong>ffuse in Italia il nuovo genere ibrido dell’Opera<br />
semiseria, basata sulle vicende <strong>di</strong> una protagonista <strong>di</strong> carattere delicato o patetico, inserita in un<br />
contesto comico.<br />
La tra<strong>di</strong>zione strumentale, ormai, era quasi del tutto trascurata dagli autori e dal pubblico<br />
italiani, ma ampiamente coltivata nel resto d’Europa; a Vienna, in particolare, tra<br />
la fi ne del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, fi oriva la mirabile stagione denominata<br />
Classicismo Viennese. La stupefacente<br />
triade Haydn-Mozart-Beethoven<br />
creò capolavori sinfonici, concertistici,<br />
<strong>di</strong> musica da camera… che <strong>di</strong>vennero<br />
modelli perfetti per tutte le<br />
generazioni successive.<br />
All’inizio dell’Ottocento il panorama<br />
musicale stava dunque rapidamente<br />
cambiando: l’opera italiana godeva<br />
ancora dell’ammirazione incontrastata<br />
del pubblico, ma veniva osservata<br />
in modo piuttosto polemico dai<br />
colleghi stranieri, che la ritenevano<br />
una specie <strong>di</strong> sottoprodotto artistico,<br />
un rudere antiquato rispetto alle<br />
innovazioni della grande arte nor<strong>di</strong>ca.<br />
L’Italia stava <strong>di</strong>ventando fanalino<br />
<strong>di</strong> coda nel mondo musicale europeo?<br />
È questa la situazione in cui Rossini cominciò a operare.<br />
Il <strong>Teatro</strong> Valle <strong>di</strong> Roma dove andò in scena per la prima volta La<br />
Cenerentola <strong>di</strong> Rossini.<br />
La vita <strong>di</strong> Rossini<br />
Gioachino Rossini nasce a Pesaro il 29 febbraio 17<strong>92</strong> in una famiglia <strong>di</strong> musicisti poco<br />
più che <strong>di</strong>lettanti: il padre Giuseppe, detto “il Vivazza” per le sue abitu<strong>di</strong>ni goderecce,<br />
è pubblico “trombetta” (cioè ban<strong>di</strong>tore) e suona il corno in piccoli teatri; la madre Anna<br />
svolge per qualche tempo la carriera <strong>di</strong> cantante d’opera. Dopo l’arrivo delle armate<br />
napoleoniche a Pesaro, subito seguito dal ritorno del governo pontifi cio, Giuseppe viene<br />
arrestato con l’accusa <strong>di</strong> nutrire forti simpatie rivoluzionarie, ma la vittoria <strong>di</strong> Napoleone<br />
a Marengo ne causa presto la scarcerazione. Frattanto il piccolo Gioachino, che manifesta<br />
eccezionali doti musicali, comincia a frequentare la scuola <strong>di</strong> musica <strong>di</strong> Lugo <strong>di</strong> Romagna e<br />
poi il Conservatorio <strong>di</strong> Bologna, dove impara ad amare i capolavori <strong>di</strong> Mozart e Haydn, tanto<br />
da meritare il soprannome <strong>di</strong> “tedeschino”. Il ragazzo è dotato <strong>di</strong> una voce bellissima, ma<br />
suona anche il clavicembalo e il violino.<br />
Durante una vacanza a Ravenna, Rossini compone sei quartetti per archi da eseguirsi come passatempo<br />
assieme a tre giovani amici durante le sere d’estate. Le Sei sonate a quattro, in seguito giu<strong>di</strong>cate<br />
molto severamente dallo stesso compositore, sono in realtà pagine piacevolissime in cui ammiriamo la<br />
precocità del maestrino; corre l’anno 1804 e Rossini ha solo 12 anni.<br />
6
Ancora adolescente Rossini compone la sua prima opera, Demetrio e Polibio, che sarà<br />
rappresentata a Roma nel 1812; il vero esor<strong>di</strong>o teatrale avviene nel 1810, quando il <strong>Teatro</strong><br />
San Moisé <strong>di</strong> Venezia allestisce La cambiale <strong>di</strong> matrimonio, seguita, l’anno dopo, da L’equivoco<br />
stravagante (dato a Bologna); ma sarà il 1812 l’anno del “miracolo” e dell’esplosione<br />
creativa: sono ben sei le prime rossiniane, tra cui una (La pietra <strong>di</strong> paragone) al <strong>Teatro</strong> alla<br />
Scala <strong>di</strong> Milano, decreterà il successo del ventenne compositore. Successo consolidato e<br />
affi dato per sempre alla Storia grazie alla creazione, nel 1813, dei capolavori Tancre<strong>di</strong> e<br />
L’italiana in Algeri con i quali la fama <strong>di</strong> Rossini varca i confi ni italiani e si proietta su scala<br />
europea.<br />
Nel 1815 un impresario napoletano (Domenico Barbaja) riesce ad accaparrarsi l’astro<br />
nascente dei teatri italiani e a portarlo con sé al San Carlo, dove gli verranno assegnate le<br />
mansioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore artistico e compositore.<br />
Nella bella città me<strong>di</strong>terranea la regina<br />
delle scene è la cantante spagnola Isabella<br />
Colbran; tra i due artisti nasce una grande<br />
affi nità sentimentale e professionale: si<br />
sposeranno nel 1822. Frattanto Rossini<br />
sfodera una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>ciannove opere, non<br />
tutte per i teatri napoletani, tra le quali<br />
brillano titoli immortali appartenenti sia al<br />
genere serio che a quello comico: Il barbiere<br />
<strong>di</strong> Siviglia, Otello (1815), La gazza ladra (‘17),<br />
Mosè in Egitto (‘18), Maometto II (‘20) e<br />
naturalmente la nostra Cenerentola, scritta<br />
per il <strong>Teatro</strong> Valle <strong>di</strong> Roma tra il <strong>di</strong>cembre<br />
del 1816 e il gennaio successivo.<br />
Il 1822 è l’anno del primo viaggio in una<br />
grande capitale europea: Vienna! La città<br />
musicalmente più importante d’Europa<br />
è dominata dalla fi gura <strong>di</strong> Ludwig van<br />
Beethoven, considerato il più grande<br />
compositore del mondo. Pensiamo allo<br />
stupore e forse anche al <strong>di</strong>spetto provato<br />
dall’autorevole personaggio quando si accorgerà che il pubblico viennese, <strong>di</strong>sertando un po’<br />
i suoi concerti, corre a frotte ad osannare le opere del giovane Rossini…!<br />
Soggiogato dal carisma del più anziano collega, il cui brutto carattere è reso ancor più ombroso dalla<br />
sor<strong>di</strong>tà, Rossini lo va a visitare umilmente e riceve da lui garbati apprezzamenti insieme ad un consiglio:<br />
«Fate molta opera buffa!» Rossini se la prenderà un po’ per queste parole, che signifi cano pressappoco:<br />
«Fate cosette leggere, e lasciate ad altri le cose serie!» Il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Beethoven, cortese ma severo,<br />
ferisce la suscettibilità <strong>di</strong> Rossini, che dopo molti anni racconterà l’episo<strong>di</strong>o ad un celebre collega, un<br />
altro “gigante” della musica, Richard Wagner.<br />
Rossini è ormai al culmine della celebrità; nel 1823 propone al pubblico del <strong>Teatro</strong> La<br />
Fenice <strong>di</strong> Venezia la monumentale Semiramide, opera <strong>di</strong> carattere fortemente tragico;<br />
sarà l’ultima opera rossiniana scritta per le scene italiane: alla fi ne dello stesso anno<br />
il compositore inizia una tournée a Londra (dove trionfa anche come cantante!) e a<br />
Parigi, città in cui decide <strong>di</strong> stabilirsi nel luglio del ‘24, in veste <strong>di</strong> <strong>di</strong>rettore del Théâtre<br />
Italien. Il soggiorno parigino, interrotto da alcuni viaggi e da perio<strong>di</strong> trascorsi in Italia,<br />
<strong>di</strong>venterà defi nitivo nel 1855. Contemporaneamente la produzione teatrale subisce un<br />
7<br />
Pietro Folo (1790-1867), Ritratto <strong>di</strong> Gioachino Rossini, incisione,<br />
s.d. Pesaro, Casa Rossini.
usco rallentamento, causato anche dalle instabili con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute <strong>di</strong> Rossini. Il suo<br />
umore, infatti, oscilla tra momenti <strong>di</strong> estroversa gioia <strong>di</strong> vivere (proverbiale, tra l’altro,<br />
la sua raffi nata passione per il cibo!) e profon<strong>di</strong> crolli depressivi, acuiti certamente dalle<br />
<strong>di</strong>ffi coltà familiari che sfociano nella separazione dalla Colbran e nella nuova relazione con<br />
Olympe Pélissier, che Rossini sposerà nel 1846.<br />
Anche il nuovo ambiente musicale parigino, già pervaso dal clima del Romanticismo, impone<br />
all’autore nuovi ritmi creativi e la necessità <strong>di</strong> adattamento ad un gusto <strong>di</strong>verso da quello<br />
italiano; nascono così la cantata scenica Il viaggio a Reims (‘25), per l’incoronazione <strong>di</strong><br />
Carlo X, i rifacimenti Le Siège de Corinthe (da Maometto II) e Moïse et Pharaon (da Mosè<br />
in Egitto) e infi ne gli ultimi capolavori, Le Comte Ory (‘28), esilarante e raffi natissima<br />
comme<strong>di</strong>a <strong>di</strong> ambientazione me<strong>di</strong>oevale, e Guillaume Tell (‘29), opera già <strong>di</strong> gusto romantico,<br />
permeata <strong>di</strong> patriottismo, sensibilità per la natura, passione amorosa. Il moderno clima<br />
culturale, però, non fa per lui e, giunto all’apice del successo, il compositore decide <strong>di</strong><br />
lasciare le scene. Morirà molti anni dopo, nel 1868, e verrà sepolto inizialmente a Parigi;<br />
la salma verrà poi trasferita a Firenze, in Santa Croce, nel 1887.<br />
Durante i quarant’anni <strong>di</strong> silenzio teatrale Rossini in realtà non smette <strong>di</strong> comporre:<br />
due mirabili pagine sacre, lo Stabat Mater e la Petite messe solennelle testimoniano<br />
la grandezza della sua vena creativa, tutt’altro che esaurita. Su un piano quasi intimo e<br />
personale, invece, si trovano le raccolte <strong>di</strong> arie e duetti da camera Soirées musicales e i<br />
brani pianistici detti ironicamente Péchés de vieillesse (Peccati <strong>di</strong> vecchiaia), una specie<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ario musicale ora buffo ora venato <strong>di</strong> malinconia, scritto da un genio che si sente<br />
estraneo alla sua epoca.<br />
La musica <strong>di</strong> Rossini<br />
Passato alla storia come autore <strong>di</strong> opere comiche, Rossini in realtà fu anche eccelso<br />
compositore <strong>di</strong> opere serie, come testimoniano ad esempio Otello, Tancre<strong>di</strong>, Guillaume<br />
Tell… Le generazioni successive considerarono inizialmente la produzione rossiniana come<br />
un modello stilistico perfetto, ma ben presto il suo mitico nome, uffi cialmente onorato<br />
come quello <strong>di</strong> un <strong>di</strong>o dell’olimpo musicale (ci fu anche chi lo defi nì “Giove-Rossini”!), fu<br />
poi semplicemente rispettato come si fa con un vecchio nonno dai gusti ormai superati.<br />
Nel corso dell’Ottocento la maggior parte delle opere rossiniane scomparve quin<strong>di</strong> dalla<br />
programmazione dei teatri e si dovette attendere il Novecento per giungere ad uno stu<strong>di</strong>o<br />
accurato della fi gura del grande compositore e alla cosiddetta “Rossini-renaissance”.<br />
Recentemente si sono anche stu<strong>di</strong>ati gli aspetti particolari e moderni dei suoi capolavori,<br />
aspetti che in parte precorrevano troppo i tempi per poter essere compresi e apprezzati<br />
durante il XIX secolo. Un tema ricorrente nelle sue pagine comiche, ad esempio, è la<br />
rassegnata ironia sui limiti della ragione umana e sull’incapacità che talvolta tutti noi<br />
sperimentiamo nel comprendere le circostanze o perfi no noi stessi. Le buffe crisi d’identità<br />
dei personaggi rossiniani, come vedrai anche in Cenerentola, ricordano molte analoghe<br />
situazioni descritte dalla letteratura e dal teatro del Novecento. Accade anche nel primo<br />
atto della Cenerentola, quando, su una musica ondeggiante che esprime stupore, quasi<br />
una scena <strong>di</strong> cinema al rallentatore, i personaggi cantano: «Nel volto estatico <strong>di</strong> questo e<br />
quello si vede il vortice del lor cervello, che ondeggia e dubita e incerto sta».<br />
8
Le principali opere <strong>di</strong> Rossini<br />
Opere serie<br />
– Tancre<strong>di</strong>, libretto <strong>di</strong> G. Rossi, Venezia, <strong>Teatro</strong> La Fenice, 1813<br />
– Elisabetta regina d’Inghilterra, libretto <strong>di</strong> G. Schmidt, Napoli, <strong>Teatro</strong> San Carlo, 1815<br />
– Otello, ossia il Moro <strong>di</strong> Venezia, libretto <strong>di</strong> F. Berio <strong>di</strong> Salsa, da Shakespeare, Napoli, <strong>Teatro</strong><br />
del Fondo, 1816<br />
– Mosè in Egitto, libretto <strong>di</strong> A. L. Tottola, Napoli, <strong>Teatro</strong> San Carlo, 1818<br />
– La donna del lago, libretto <strong>di</strong> A. L. Tottola, da W. Scott, Napoli,<strong>Teatro</strong> San Carlo, 1819<br />
– Maometto II, libretto <strong>di</strong> C. della Valle, da Voltaire, Napoli, <strong>Teatro</strong> San Carlo, 1820<br />
– Semiramide, libretto <strong>di</strong> G. Rossi, da Voltaire, Venezia, <strong>Teatro</strong> La Fenice, 1823<br />
Opere comiche o semiserie<br />
– L’italiana in Algeri, libretto <strong>di</strong> A. Anelli, Venezia, <strong>Teatro</strong> San Benedetto, 1813<br />
– Il turco in Italia, libretto <strong>di</strong> F. Romani, Milano, <strong>Teatro</strong> alla Scala, 1814<br />
– Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia, libretto <strong>di</strong> C. Sterbini, da Beaumarchais, Roma, <strong>Teatro</strong> Argentina, 1816<br />
– La Cenerentola, libretto <strong>di</strong> A. Ferretti, Roma, <strong>Teatro</strong> Valle, 1817<br />
– La gazza ladra, libretto <strong>di</strong> G. Gherar<strong>di</strong>ni, Milano, <strong>Teatro</strong> alla Scala, 1817<br />
Opere francesi<br />
– Il viaggio a Reims, cantata scenica, libretto <strong>di</strong> L. Balocchi, Parigi, Théâtre des Italiens, 1825<br />
– Le Siège de Corinthe (da Maometto II), libretto <strong>di</strong> L. Balocchi e A. Soumet, Parigi, Opéra, 1826<br />
– Moïse et Pharaon (da Mosè in Egitto), libretto <strong>di</strong> E. de Jouy e L. Balocchi, Parigi, Opéra, 1827<br />
– Le Comte Ory, libretto <strong>di</strong> E. Scribe e M. Delestre Poirson, Parigi, Opéra, 1828<br />
– Guillaume Tell, libretto <strong>di</strong> E. de Jouy e H. Bis, Parigi, Opéra, 1829<br />
Altre composizioni<br />
– Soirées musicales, per voce e pianoforte, 1830-35<br />
– Péchés de vieillesse, 14 fascicoli, per <strong>di</strong>versi organici<br />
– Stabat Mater, per voci e orchestra, 1841<br />
– Petite messe solennelle, per do<strong>di</strong>ci voci, due pianoforti e armonium, 1863<br />
Piccola antologia <strong>di</strong> ascolti rossiniani<br />
– da Tancre<strong>di</strong>, «Di tanti palpiti» (Tancre<strong>di</strong>), atto I<br />
– da Mosè in Egitto, «Dal Tuo stellato soglio», preghiera <strong>di</strong> Mosè (Anaide, Maria, Elisero, Mosè e<br />
Coro), atto IV<br />
– da Semiramide, «Serbami ognor sì fi do» (Semiramide e Arsace), atto I<br />
– da L’italiana in Algeri, «Nella testa ho un campanel», fi nale atto I<br />
– da Il barbiere <strong>di</strong> Siviglia, «Largo al factotum» (Figaro), «Una voce poco fa» (Rosina), atto I<br />
– da La gazza ladra, sinfonia<br />
– da Guillaume Tell, ouverture<br />
inoltre:<br />
– Franz Liszt, Canzone (da Canzone del gondoliere, Otello), per pianoforte; da Années de<br />
pèlerinage, Venezia e Napoli<br />
– Ottorino Respighi, La bottega fantastica, balletto; da Péchés de vieillesse<br />
9
Presentazione<br />
LA CENERENTOLA DI ROSSINI<br />
Sera dell’antivigilia <strong>di</strong> Natale del 1816: il <strong>Teatro</strong> Valle <strong>di</strong> Roma ha commissionato a Rossini<br />
una nuova opera comica per il Carnevale imminente; il tempo stringe, ma ancora l’opera non<br />
c’è, anzi, non è stato nemmeno deciso l’argomento! In compagnia dell’amico Jacopo Ferretti,<br />
librettista, il compositore esamina e scarta una miriade <strong>di</strong> soggetti: troppo lunghi, troppo<br />
noiosi, troppo costosi… Sfi duciato e mezzo addormentato Ferretti suggerisce infi ne<br />
sba<strong>di</strong>gliando: «Cendrillon…?». Rossini, che si è sdraiato nel letto per concentrarsi meglio<br />
(!), subito si rizza a sedere, accetta entusiasta e or<strong>di</strong>na al povero librettista una traccia<br />
completa dell’intreccio per l’indomani mattina. L’opera andrà in scena il 25 gennaio 1817 e<br />
sarà inizialmente un mezzo fi asco; nel corso<br />
delle repliche successive, però, il giu<strong>di</strong>zio<br />
unanime <strong>di</strong>venterà sempre più lusinghiero<br />
e La Cenerentola potrà essere consegnata<br />
alla fama inossidabile che le spetta.<br />
Il soggetto, ovviamente, è quello celeberrimo;<br />
Rossini, però, non trovandosi a suo agio<br />
in mezzo a magie e pro<strong>di</strong>gi vari, ne vuole<br />
fare una storia e<strong>di</strong>fi cante, basata sulle doti<br />
morali della protagonista piuttosto che sull’incantevole<br />
scenografi a <strong>di</strong> zucche trasformate<br />
in carrozze, topolini che <strong>di</strong>ventano<br />
cavalli, scarpette <strong>di</strong> cristallo, cenci laceri<br />
mutati in vestiti d’oro e d’argento. Scompare<br />
quin<strong>di</strong> la fata e al suo posto compare<br />
il fi losofo e maestro Alidoro; eliminata d’altronde<br />
anche la matrigna in favore <strong>di</strong> un patrigno,<br />
Don Magnifi co, altrettanto malvagio<br />
benché ri<strong>di</strong>colo e goffo. Restano le sorellastre<br />
e naturalmente il meraviglioso principe,<br />
aiutato però dal cameriere Dan<strong>di</strong>ni, che<br />
è il vero buffo della situazione.<br />
Inutile <strong>di</strong>re che musicalmente l’opera è splen<strong>di</strong>da, <strong>di</strong>vertente, frizzante; l’Autore<br />
caratterizza ogni personaggio grazie ad uno stile <strong>di</strong> canto tutto suo: bisbetiche e<br />
petulanti le sorellastre, rozzo e stupido Don Magnifi co, nei suoi tentativi <strong>di</strong> indossare i<br />
panni del nobile d’alto lignaggio; solenne e degno <strong>di</strong> rispetto il maestro Alidoro, gentile e<br />
veramente nobile il principe Don Ramiro, comicissimo e simpatico Dan<strong>di</strong>ni, cui è concesso<br />
per un giorno <strong>di</strong> indossare i panni del principe e <strong>di</strong> poter toccare con mano le debolezze<br />
e le bassezze umane della cosiddetta alta società. Ma la stella <strong>di</strong> prima grandezza è lei,<br />
Cenerentola, il cui animo regale è presente sin dall’inizio e brilla lucente anche sotto la<br />
cenere del camino; paragoniamo la sua sognante cantilena iniziale «Una volta c’era un re»,<br />
talmente semplice da poter essere facilmente fi schiettata, con il “pirotecnico” fi nale<br />
«Non più mesta accanto al fuoco»: non si tratta <strong>di</strong> trasformazione del canto, ma piuttosto<br />
<strong>di</strong> liberazione e innalzamento verso il massimo virtuosismo. Virtù canora e virtù morale<br />
allora coincidono: davvero possiamo festeggiare la «bontà in trionfo»!<br />
11<br />
Anonimo, Ritratto <strong>di</strong> Jacopo Ferretti.
La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo<br />
Melodramma giocoso in due atti<br />
Libretto <strong>di</strong> Jacopo Ferretti<br />
Musica <strong>di</strong> Gioachino Rossini<br />
Prima rappresentazione: Roma, <strong>Teatro</strong> Valle, 25 gennaio 1817<br />
Personaggi<br />
Angelina, sotto nome <strong>di</strong> Cenerentola, fi gliastra <strong>di</strong> Don Magnifi co (Contralto)<br />
Don Magnifi co, barone <strong>di</strong> Montefi ascone (Basso)<br />
Clorinda, fi glia <strong>di</strong> Don Magnifi co (Soprano)<br />
Tisbe, fi glia <strong>di</strong> Don Magnifi co (Mezzosoprano)<br />
Don Ramiro, principe <strong>di</strong> Salerno (Tenore)<br />
Dan<strong>di</strong>ni, suo cameriere (Basso)<br />
Alidoro, fi losofo, maestro <strong>di</strong> Don Ramiro (Basso)<br />
I cortigiani del Principe (Coro)<br />
Trama<br />
Atto I<br />
«Una volta c’era un re, che a star solo s’annoiò»… La povera Angelina-Cenerentola, fi gliastra<br />
del barone Don Magnifi co e costretta ai lavori più umili, si consola cantando e sognando a<br />
occhi aperti, come tutte le ragazze della sua età. Incurante delle due perfi de sorellastre,<br />
Cenerentola continua: «Cerca, cerca, ritrovò,<br />
ma il volean sposar in tre. Cosa fa? Sprezza<br />
il fasto e la beltà e alla fi n sceglie per sé<br />
l’innocenza e la bontà. La la la… li li li». Lei<br />
non lo sa ancora, ma più che una bella fi aba<br />
la sua è una profezia o forse un programma<br />
<strong>di</strong> vita. I litigi quoti<strong>di</strong>ani vengono interrotti<br />
dall’arrivo <strong>di</strong> un men<strong>di</strong>cante che viene<br />
imme<strong>di</strong>atamente maltrattato da Clorinda e<br />
Tisbe, mentre Angelina gli porge amorevole<br />
soccorso. In realtà si tratta del fi losofo<br />
Alidoro, in cerca <strong>di</strong> una sposa virtuosa per il<br />
suo allievo, il principe Don Ramiro. Poco dopo<br />
un gruppo <strong>di</strong> cavalieri giunge ad annunciare<br />
l’arrivo del principe, che verrà ad invitare<br />
ad un gran ballo tutti i nobili del paese;<br />
le sorellastre non stanno più nella pelle e<br />
corrono a prepararsi. La scena resta vuota;<br />
giunge Don Ramiro, travestito da scu<strong>di</strong>ero<br />
per poter osservare da vicino le ragazze,<br />
visto che Alidoro lo ha avvisato che in quel<br />
palazzo decrepito è presente una fanciulla<br />
buona e bella. Casualmente si imbatte in<br />
12<br />
Frontespizio del libretto della prima rappresentazione<br />
assoluta della Cenerentola <strong>di</strong> Gioachino Rossini al <strong>Teatro</strong><br />
Valle <strong>di</strong> Roma il 25 gennaio 1817.
Cenerentola e tra i due scocca il colpo <strong>di</strong> fulmine: «Un soave non so che in quegli occhi<br />
scintillò… Io vorrei saper perché il mio cor mi palpitò…». L’incanto è rotto dal pomposo<br />
arrivo del servo Dan<strong>di</strong>ni, nelle vesti del principe, subito circuito dalle <strong>di</strong>scutibili grazie<br />
delle due bisbetiche. Mentre il gruppo fa per avviarsi alla festa Cenerentola implora<br />
il patrigno <strong>di</strong> poter partecipare, ma implacabile e malvagio Don Magnifi co la umilia e la<br />
respinge. La piangente fanciulla viene consolata da Alidoro in persona: il ballo la aspetta,<br />
un vestito e una carrozza sono pronti per lei.<br />
A palazzo c’è un gran fermento: le sorellastre si danno da fare per sedurre il “principe”<br />
(in realtà Dan<strong>di</strong>ni), <strong>di</strong>sprezzando il suo scu<strong>di</strong>ero. Annunciata dai cortigiani entra una<br />
meravigliosa dama velata, stranamente somigliante a Cenerentola; Don Ramiro ne è<br />
incantato, ma lei ammonisce: «M’offra chi mi vuol sposa rispetto, amor, bontà».<br />
Atto II<br />
L’arrivo della bellissima e misteriosa dama preoccupa molto Clorinda e Tisbe, ma non Don<br />
Magnifi co, certo che una delle due fi glie riuscirà a <strong>di</strong>ventare principessa. Nel frattempo<br />
la Sconosciuta confessa al fi nto principe <strong>di</strong> amare in realtà il suo scu<strong>di</strong>ero; Ramiro sente<br />
tutto, le chiede <strong>di</strong> sposarlo, ma lei vuole che prima lui scopra la sua vera identità: gli<br />
lascia allora un braccialetto, identico ad un altro da lei indossato, poi svanisce. Si avvicina<br />
intanto il momento della verità per<br />
Don Magnifi co: Dan<strong>di</strong>ni, sollecitato<br />
a fare la sua scelta, gli rivela con<br />
feroce derisione <strong>di</strong> non essere<br />
il principe, ma un suo cameriere;<br />
a nulla valgono le lamentele del<br />
tronfi o barone, che assieme alle<br />
fi glie torna a casa affranto e<br />
molto, molto arrabbiato. La notte<br />
stessa, durante un temporale, la<br />
carrozza <strong>di</strong> Don Ramiro si guasta<br />
proprio davanti al palazzo <strong>di</strong> Don<br />
Magnifi co (ma in realtà è Alidoro<br />
ad architettare l’incidente).<br />
Tutti fi nalmente si riconoscono<br />
nei propri panni: è lo sbigottimento<br />
generale («Che sarà!… Questo è<br />
un nodo avviluppato…»), tra l’estasi<br />
amorosa dei due giovani e la <strong>di</strong>sperazione<br />
dei tre “cattivi”.<br />
Gino Carlo Sensani, bozzetto per il secondo atto de La Cenerentola <strong>di</strong><br />
Rossini per il <strong>Teatro</strong> alla Scala <strong>di</strong> Milano, Stagione 1946-47.<br />
Il giorno delle nozze, nella sala del trono, la corte omaggia la giovane principessa; regale<br />
nell’aspetto e nell’animo, Angelina esprime immensa magnanimità: perdona il patrigno e le<br />
sorellastre e inneggia alla felicità ottenuta grazie al trionfo della bontà.<br />
13
LE MILLE E UNA CENERENTOLA<br />
A cura <strong>di</strong> Luciana Pasino e Pompeo Vagliani - Fondazione Tancre<strong>di</strong> <strong>di</strong> Barolo<br />
La popolarità<br />
Cenerentola è probabilmente la più popolare <strong>di</strong> tutte le fi abe. La si trova in raccolte<br />
provenienti da ogni parte d’Europa, in Asia, in nord Africa, in Australia, nell’America del<br />
nord e del sud. Uno sguardo sommario alle indagini <strong>di</strong> cui è stata oggetto ce ne rivela<br />
oltre settecento versioni, che aumentano ancora se compren<strong>di</strong>amo sotto questo titolo le<br />
fi abe affi ni <strong>di</strong> Pelle d’asino e Bene come il sale, che nel loro insieme costituiscono un vero<br />
e proprio “Ciclo <strong>di</strong> Cenerentola o della fanciulla perseguitata”, e se teniamo conto delle<br />
versioni al maschile, quelle che hanno per protagonista un Cenerentolo o un Ceneraccio<br />
<strong>di</strong>sprezzato dal padre e dai fratelli maggiori<br />
e uso trascorrere le sue giornate tra le<br />
ceneri del focolare (almeno tre nella sola<br />
raccolta norvegese <strong>di</strong> Peter Asbjørnsen).<br />
Oltre che la più raccontata, Cenerentola<br />
sembra essere anche la più stu<strong>di</strong>ata e riscritta<br />
delle novelline popolari. A farne oggetto<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sono stati, fi n dall’Ottocento,<br />
etnologi e indologi, psicanalisti e sociologi,<br />
semiologi e naturalmente folcloristi,<br />
o meglio folcloriste perché i maggiori stu<strong>di</strong>osi<br />
<strong>di</strong> Cenerentola – l’inglese Marian Roalfe<br />
Cox e la svedese Anna Birgitta Rooth<br />
– sono guarda caso donne. A rileggerla e a<br />
riscriverla ci hanno pensato il teatro, il cinema<br />
e la letteratura, un numero <strong>di</strong> volte<br />
pressoché infi nito (in un solo anno, molto<br />
vicino a quello della Cenerentola rossiniana,<br />
un catalogo francese delle composizioni<br />
teatrali più o meno integralmente ispirate<br />
al racconto ne registra ben do<strong>di</strong>ci!). Ma è<br />
nell’ambito della letteratura per l’infanzia<br />
che la fi aba è <strong>di</strong>ventata un mito, consacrato<br />
dal cartone <strong>di</strong>sneyano, che ha esercitato<br />
e continua ad esercitare il suo fascino su<br />
generazioni <strong>di</strong> giovani lettori. Un fascino a<br />
livello conscio, perché parla <strong>di</strong> desideri che si avverano, <strong>di</strong> umili che vengono esaltati, <strong>di</strong><br />
virtù ricompensata e <strong>di</strong> malvagità punita, ma anche un fascino a livello inconscio perché,<br />
come ci ha insegnato Bettelheim, questa fi aba rappresenta tensioni legate ai rapporti<br />
familiari e risveglia nel bambino le emozioni connesse con il senso <strong>di</strong> colpa e<strong>di</strong>pico e con i<br />
sentimenti <strong>di</strong> rivalità fraterna ma nello stesso tempo lo aiuta ad accettarli come un fatto<br />
abbastanza comune e quin<strong>di</strong> a vincerli e a superarli.<br />
Una trama con tante varianti<br />
Nella quasi totalità dei casi, la Cenerentola proposta al pubblico infantile adotta, oppure<br />
adatta, una delle due versioni classiche della fi aba (Perrault, Grimm) che valorizzano<br />
motivi della trama <strong>di</strong>versamente presenti nella tra<strong>di</strong>zione orale e scritta.<br />
14
La situazione base è quella dell’orfana perseguitata. Cenerentola, fi glia <strong>di</strong> un nobile o<br />
<strong>di</strong> un mercante rimasto vedovo, è maltrattata dalla matrigna e dalle sorellastre che la<br />
costringono ai lavori più umili, come lascia intendere il suo nome, spesso collegato con la<br />
cenere per in<strong>di</strong>care la bassa con<strong>di</strong>zione in cui è tenuta nella casa paterna: Culincenere,<br />
Cendrillon, Aschenputtel, Aschenbroedel, Cinderella, ma anche Conza-sénare a Venezia,<br />
Scindrin-Scindrun a Milano, Cenerognola nel Casentino, Cenerientola a Roma, Chiginera<br />
in Sardegna e così via. L’orfanella riceve un aiuto soprannaturale dalla madre morta o da<br />
qualche magico interme<strong>di</strong>ario, un albero (dattero, nocciolo) piantato sulla tomba della<br />
madre, un animale protettore (pesce, serpe, uccello), una vecchina oppure una fatamadrina,<br />
che magicamente le forniscono splen<strong>di</strong><strong>di</strong> abiti, calzature e talvolta carrozza per<br />
partecipare in incognito a una festa, un banchetto o un ballo. Qui incontra il futuro sposo,<br />
principe, reuccio o fi glio <strong>di</strong> re, che si innamora <strong>di</strong> lei a prima vista o per oggetto interposto.<br />
La fanciulla sfugge ripetutamente fi nché, nonostante gli imbrogli delle sorellastre che in<br />
qualche caso non esitano a mutilarsi i pie<strong>di</strong> per calzare la scarpetta, viene riconosciuta<br />
grazie a un oggetto (scarpetta perduta, anello) e convola a nozze principesche con o<br />
senza punizione esemplare dei persecutori. Pur presentandosi con le varianti <strong>di</strong> motivi cui<br />
abbiamo accennato, l’intreccio, classifi cato nel fondamentale in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Stith Thompson<br />
come tipo 510A, ricalca lo schema in<strong>di</strong>viduato da Propp nelle fi abe <strong>di</strong> magia: è facile<br />
riconoscervi il danneggiamento o mancanza iniziale (la morte della madre); il <strong>di</strong>vieto (la<br />
proibizione alla fi gliastra <strong>di</strong> partecipare al ballo del principe); la fornitura degli strumenti<br />
magici (vestito e scarpette); il superamento del <strong>di</strong>vieto; l’arrivo in incognito alla festa;<br />
le pretese infondate avanzate dal falso eroe (i tentativi delle sorellastre <strong>di</strong> sostituirsi<br />
a lei); il riconoscimento dell’eroina, l’unica fanciulla che riesce a calzare la scarpetta; lo<br />
smascheramento delle antagoniste e le nozze conclusive.<br />
Un po’ <strong>di</strong> storia e un po’ <strong>di</strong> preistoria<br />
Da dove viene la novellina della Cenerentola? Probabilmente da molto lontano, tanto che,<br />
come per ogni intreccio fi abesco, il residuo <strong>di</strong> miti e riti e il continuo an<strong>di</strong>rivieni tra oralità<br />
e scrittura, tra racconto popolare che <strong>di</strong>venta <strong>documento</strong> letterario e versione letteraria<br />
che ritorna nella corrente della tra<strong>di</strong>zione orale, rendono <strong>di</strong>ffi cilissimo se non impossibile<br />
ricostruirne la storia.<br />
Una teoria affascinante, che ha sedotto molti stu<strong>di</strong>osi a partire dai seguaci della scuola<br />
mitologica, la suppone derivata da un mito solare dove la fanciulla è fi gura dell’aurora,<br />
la cenere il suo travestimento notturno, i tre abiti immagini del suo potere luminoso e il<br />
principe metafora dell’astro nascente che si leva e si fonde con lei. Altre ipotesi vengono<br />
dalle Ra<strong>di</strong>ci storiche dei racconti <strong>di</strong> fate <strong>di</strong> Propp, testo car<strong>di</strong>ne degli stu<strong>di</strong> novecenteschi<br />
sulla fi aba, dove sono rintracciabili connessioni tra l’aiutante magico dell’orfana e alcuni<br />
riti tribali del “ciclo dell’oltretomba”; o da un più recente saggio sulla decifrazione del<br />
Sabba stregonesco dove, proprio nell’analisi della fi aba in questione, si rileva l’affi nità<br />
profonda che lega tra loro miti e riti provenienti dai contesti più <strong>di</strong>sparati, dalla zoppia <strong>di</strong><br />
E<strong>di</strong>po alla scarpetta della nostra eroina.<br />
Quanto alla storia scritta, la prima versione della Cenerentola sarebbe secondo alcuni una<br />
leggenda egizia, riferita in età augustea dal geografo greco Strabone (Geografi a, XVII, I,<br />
33) e narrata due secoli dopo dal retore romano Eliano in una delle sue Storie varie (XIII,<br />
33), dove una scarpetta accidentalmente perduta <strong>di</strong>venta oggetto <strong>di</strong> innamoramento a<br />
<strong>di</strong>stanza. Vi si racconta infatti come durante il bagno un’aquila rubi alla cortigiana Rodopi<br />
il suo sandalo e lo porti al faraone il quale, immaginando la bellezza della donna dalle<br />
armoniose proporzioni del piede, si innamora <strong>di</strong> lei, la fa ricercare e la sposa.<br />
15
Ma la più antica versione scritta fi no ad oggi conosciuta viene dall’Oriente e risale al<br />
IX secolo d.C. A riportarla fu un dotto funzionario cinese, Tuang Ch’eng-Shih, che<br />
l’aveva ascoltata da uno dei suoi servi. In questa antichissima storia, dove non è <strong>di</strong>ffi cile<br />
intravedere un legame tra la piccolezza del piede su cui si impernia l’intreccio della fi aba<br />
e l’antica consuetu<strong>di</strong>ne delle classi elevate cinese <strong>di</strong> fasciare strettamente dall’infanzia<br />
i pie<strong>di</strong> femminili per impe<strong>di</strong>rne la crescita, compaiono i più noti ingre<strong>di</strong>enti della fi aba:<br />
matrigna e sorellastra, protettore sovrannaturale, vesti ottenute per magia, festa<br />
lasciata in anticipo e scarpetta perduta. Racconta infatti come la povera Sheh-Hsien, che<br />
non si chiama ancora Cenerentola ma è già orfana e perseguitata, dalle lische <strong>di</strong> un pesce<br />
miracoloso uccisole a tra<strong>di</strong>mento dalla matrigna ottenga un paio <strong>di</strong> scarpe d’oro e un abito<br />
per recarsi alla festa della grotta ma, affrettandosi sulla via del ritorno, perda una delle<br />
calzature. La scarpetta viene in possesso del re <strong>di</strong> un’isola vicina che, affascinato dalla<br />
sua <strong>di</strong>mensione («era più corta <strong>di</strong> un pollice») ne fa ricercare ovunque la proprietaria, la<br />
trova e la proclama sua consorte.<br />
In Occidente, la prima Cenerentola a stampa sembra essere la novella <strong>di</strong> Pernette,<br />
contenuta in una raccolta francese del XVI secolo (Bonaventure Des Perriers, Contes<br />
ou Nouvelles Récréations et Joyeux Devis, CXXIX), dove si narra l’avventura a lieto<br />
fi ne <strong>di</strong> una fanciulla maltrattata dalla madre e dalle sorelle che, non volendo consentire<br />
alle sue nozze, la sottopongono a una serie <strong>di</strong> prove umilianti tra cui indossare una<br />
pelle d’asino e raccogliere con la lingua uno staio <strong>di</strong> grani d’orzo <strong>di</strong>sseminati per terra.<br />
Certamente più nota è però la novella napoletana <strong>di</strong> Giovan Battista Basile La gatta<br />
Cenerentola (Pentamerone, 1636, I, 6) dove fi nalmente la protagonista, <strong>di</strong> nome Zezolla,<br />
riceve il soprannome <strong>di</strong> Cenerentola, perché costretta a vivere in cucina tra le ceneri<br />
del focolare. Qui si racconta come la fi glia <strong>di</strong> un principe rimasto vedovo sia o<strong>di</strong>ata dalla<br />
malvagia matrigna e se ne lamenti con l’istitutrice, affermando che avrebbe preferito lei<br />
come sposa del padre. La storia è un po’ anomala per la duplicazione dei persecutori, sei<br />
sorellastre e due matrigne, e soprattutto per il comportamento della protagonista, che su<br />
istigazione della seconda matrigna ammazza la prima spezzandole il collo con il coperchio<br />
<strong>di</strong> una cassapanca. E tuttavia ricalca la traccia ben nota: degradazione e persecuzione<br />
dell’orfanella, aiuto sovrannaturale, dono degli abiti e delle pianelle, partecipazione alla<br />
festa, fuga, riconoscimento e nozze.<br />
Cendrillon o Aschenputtel?<br />
Ma la Cenerentola destinata ad eclissare tutte le altre e a <strong>di</strong>ventare, complice Walt<br />
Disney, la versione privilegiata per l’infanzia è senza dubbio la Cendrillon <strong>di</strong> Charles<br />
Perrault (1697). Perrault depura la fi aba dai particolari truculenti e crudeli presenti sia<br />
in Basile (uccisione della prima matrigna) sia nella tra<strong>di</strong>zione orale (amputazione dei pie<strong>di</strong><br />
per la prova della scarpetta o accecamento delle sorellastre per punizione ) e inventa<br />
nuovi particolari, che ci sono <strong>di</strong>ventati così familiari da sembrare inscin<strong>di</strong>bili dalla fi aba:<br />
la madrina fatata, la zucca trasformata in cocchio, il ritorno a casa allo scoccare della<br />
mezzanotte, la scarpina <strong>di</strong> vetro, il perdono fi nale. E invece alcuni <strong>di</strong> essi, come la raffi nata<br />
e brillante calzatura <strong>di</strong> vetro, sono sconosciuti al <strong>di</strong> fuori della versione <strong>di</strong> Perrault e <strong>di</strong><br />
quelle da essa derivate, tanto che per giustifi carla si è ad<strong>di</strong>rittura pensato ad un errore<br />
accidentale degli stampatori, che per ragioni <strong>di</strong> omofonia avrebbero confuso la parole<br />
verre (vetro) con vair (pelliccia), piuttosto che all’intenzione del letterato <strong>di</strong> assecondare<br />
il gusto della corte dove andavano <strong>di</strong> moda i vetri soffi ati veneziani. Deliberata invenzione<br />
o confusione linguistica, la scarpetta <strong>di</strong> vetro, nonostante la sua fragilità, è sopravvissuta<br />
con successo alle rielaborazioni successive; destino contrario è toccato invece alle due<br />
16
“morali” in versi che concludevano la fi aba nell’e<strong>di</strong>zione originale, progressivamente ridotte,<br />
mo<strong>di</strong>fi cate o scomparse: la prima inneggiava alla grazia femminile che vince sulla bellezza,<br />
la seconda, più maliziosamente, all’aiuto <strong>di</strong> padrini e madrine che vince ogni talento.<br />
Il secondo posto nella hit parade delle Cenerentole spetta ad Aschenputtel, trascrizione<br />
ottocentesca dei fratelli Grimm (Kinder und Hausmärchen, 1812, I, 21), dove compaiono<br />
alcuni particolari assenti in Perrault ma presenti nella tra<strong>di</strong>zione orale, e dove la<br />
fi aba trova la sua versione più<br />
complessa e completa e forse per<br />
questo più arcaica e “barbarica”.<br />
Nell’introduzione assistiamo per la<br />
prima volta alla morte della madre,<br />
che promette protezione dal cielo,<br />
e alle frequenti visite della tomba<br />
da parte dell’orfanella. Seguono le<br />
nozze del padre, la degradazione<br />
della povera fi gliastra, i <strong>di</strong>spetti delle<br />
sorellastre e, particolare importante,<br />
la richiesta al padre <strong>di</strong> un ramo in<br />
dono. Piantato sulla tomba della<br />
madre, il ramo <strong>di</strong>venta una pianta e<br />
sui suoi rami si posa un uccellino che<br />
getta a Cenerentola qualunque cosa lei<br />
chieda. Così, quando il re invita tutte<br />
le ragazze del paese a una festa <strong>di</strong><br />
tre giorni e la matrigna accorda il suo<br />
permesso alla fi gliastra solo patto<br />
che superi una prova, prima verranno<br />
ad aiutarla due colombe bianche, poi<br />
dai rami dell’albero cadrà ogni sera un sontuoso abito completo <strong>di</strong> scarpette. Le prime<br />
due sere la bella sconosciuta, <strong>di</strong> cui il principe subito si innamora, riesce a fuggire senza<br />
lasciare traccia ma la terza volta perde la sua scarpetta tutta d’oro. Per <strong>di</strong>ventare regine<br />
le sorellastre non esitano a mutilarsi i pie<strong>di</strong> con un coltello ma l’intervento delle colombe<br />
che rivelano al principe la presenza <strong>di</strong> sangue nelle loro scarpe porta allo smascheramento<br />
delle antagoniste e al riconoscimento dell’eroina. La fi aba si conclude con le nozze e con la<br />
punizione esemplare dei colpevoli eseguita dalle colombe protettrici che, impietosamente<br />
e con teutonica sistematicità, accecano le due perfi de sorelle: «mentre gli sposi andavano<br />
in chiesa, la maggiore era a destra e la minore a sinistra <strong>di</strong> Cenerentola; e le colombe<br />
cavarono un occhio a ciascuna. Poi all’uscita, la maggiore era a sinistra, la minore a destra;<br />
e le colombe cavarono a ciascuna l’altro occhio».<br />
Il successo iconografi co nell’e<strong>di</strong>toria per l’infanzia<br />
La <strong>di</strong>ffusione della fi aba, in particolare nell’ambito dell’e<strong>di</strong>toria per l’infanzia a partire<br />
dall’Ottocento, porta con sé la rigogliosa fi oritura <strong>di</strong> un ricco e variegato repertorio<br />
iconografi co, emblematico non solo per la lettura visiva dei motivi dominanti della storia,<br />
ma anche come pretesto per esprimere mutamenti stilistici e <strong>di</strong> gusto. Dopo una fase <strong>di</strong><br />
affermazione nell’e<strong>di</strong>toria popolare (incisioni e silografi e anonime, Imagerie d’Épinal), a<br />
illustrare la fi aba in tutto il mondo si accostano artisti <strong>di</strong> primo piano, dall’ inglese Arthur<br />
Rackham, al francese Gustave Doré.<br />
17
In Italia, la versione perraultiana si affaccia iconografi camente nella seconda metà<br />
dell’Ottocento, proprio attraverso le immagini <strong>di</strong> Doré, nel celeberrimo I racconti delle<br />
Fate che privilegia scene <strong>di</strong> ambiente, <strong>di</strong> costume, con <strong>di</strong>vertenti toni <strong>di</strong> umorismo, mentre<br />
nella originale e personalissima riscrittura <strong>di</strong> Collo<strong>di</strong> uscita a Firenze nel 1876, la fi aba<br />
non è illustrata.<br />
Le versioni <strong>di</strong> matrice tedesca penetrano in Italia nelle numerose rie<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> fi abe dei<br />
fratelli Grimm <strong>di</strong> fi ne Ottocento che ripropongono in squillanti cromolitografi e i tipi, i<br />
motivi e le varianti tematiche specifi che: la presenza degli uccellini “aiutanti”, la tomba<br />
della madre, ecc.<br />
Nel periodo Liberty e Deco il contesto iconografi co prevalente è un Settecento rivisitato<br />
da un raffi nato decorativismo mentre negli anni ‘40 si <strong>di</strong>ffonde una pletora <strong>di</strong> immagini<br />
non sempre <strong>di</strong> qualità, fi no all’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong>sneyano del 1950 che con<strong>di</strong>zionerà le successive<br />
interpretazioni.<br />
Contemporaneamente le scene clou della fi aba (il camino, le sorellastre e la matrigna, la<br />
fata madrina, la carrozza e le trasformazioni, il ballo, la per<strong>di</strong>ta della scarpina, la prova,<br />
il trionfo fi nale) si <strong>di</strong>ffondono nell’ambito dei libri animati e dei libri gioco, nei teatrini <strong>di</strong><br />
carta, in fi gurine, cartoline e calendarietti, contribuendo ad affermare il mito.<br />
Una fi aba multiculturale<br />
La varietà <strong>di</strong> lingue in cui è raccontata, dall’i<strong>di</strong>oma degli appalachi allo zulu, e <strong>di</strong> paesi<br />
in cui è ambientata, dalla Bosnia all’Iraq al Vietnam, fanno <strong>di</strong> Cenerentola una fi aba<br />
naturalmente multiculturale. In una scuola con allievi stranieri in continuo incremento,<br />
fi abe come Cenerentola possono <strong>di</strong>ventare uno strumento prezioso per scoprire analogie<br />
e <strong>di</strong>fferenze tra universi fi abeschi lontani, conoscere culture <strong>di</strong>fferenti e attraversare<br />
il tempo dal passato al presente, cogliendo in<strong>di</strong>zi che da spazi e tempi lontani ci riportino<br />
alla nostra attuale società multietnica. Esperienze e proposte non mancano. In un prezioso<br />
volumetto curato dal referente del MIUR sui temi dell’intercultura, è citata ad esempio<br />
una ricerca su alcune versioni della fi aba condotta in un corso <strong>di</strong> formazione multiculturale<br />
per insegnanti, a partire da una variante portata a scuola da una bambina macedone. E a<br />
scaffali multiculturali delle biblioteche per ragazzi e scolastiche è destinata la più antica<br />
delle cenerentole in un libro bilingue, italiano e cinese, e<strong>di</strong>to nel 2003 a cura <strong>di</strong> Yang<br />
Xiaping, una me<strong>di</strong>atrice culturale <strong>di</strong> grande competenza. Suggerimenti e supporti vengono<br />
anche dalla rete: sul tema Cinderella, la American Library Association fornisce un corposo<br />
elenco <strong>di</strong> e<strong>di</strong>zioni illustrate in numerose lingue; la Maryland Technology Academy propone<br />
Cinderella: a mirror of a culture, attività <strong>di</strong>dattiche in chiave multiculturale rivolte<br />
soprattutto ad allievi <strong>di</strong> scuola me<strong>di</strong>a superiore; l’Università canadese <strong>di</strong> Calgary insieme<br />
con la Children’s Literature Web Guide offre dettagliate informazioni bibliografi che<br />
relative a risorse internet, saggi, articoli, varianti in lingue <strong>di</strong>verse e raccolte <strong>di</strong> fi abe<br />
popolari in cui la fi aba compare; l’University of Southern Mississippi presenta infi ne<br />
The Cinderella Projet, un archivio <strong>di</strong> trascrizioni e immagini cui ha lavorato un gruppo<br />
<strong>di</strong> studenti del corso <strong>di</strong> Bibliografi a e Meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ricerca. Insomma spunti e materiali non<br />
mancano. Dunque buona Cenerentola e buon lavoro!<br />
18
PROPOSTE DI STUDIO INTERDISCIPLINARE<br />
Parte generale<br />
– Cos’è e come si allestisce un’opera lirica<br />
– Breve storia dell’opera<br />
Il contesto storico-culturale<br />
– Italia ed Europa tra Sette e Ottocento: la Rivoluzione Francese, L’epopea napoleonica,<br />
il Congresso <strong>di</strong> Vienna, la Restaurazione<br />
– Classicismo e Romanticismo<br />
La fonte letteraria<br />
– Charles Perrault, Contes de ma mère l’Oye, 1697<br />
– Il genere letterario della fi aba<br />
Il compositore<br />
– Gioachino Rossini (17<strong>92</strong> – 1868) e il melodramma italiano dell’Ottocento<br />
Il librettista<br />
– Jacopo Ferretti ( 1784 –1852)<br />
L’opera<br />
– L’intreccio<br />
– La struttura del libretto, il lessico<br />
– La struttura musicale: sinfonia, atti, recitativi, arie, pezzi d’assieme<br />
– Il sistema dei personaggi e la loro connotazione musicale<br />
– Stili musicali a confronto: stile popolare, buffo, serio<br />
– Travestimenti drammaturgici e musicali<br />
– L’orchestrazione<br />
Per approfon<strong>di</strong>re<br />
– Una, mille Cenerentola nella tra<strong>di</strong>zione popolare, nella fi aba, nel teatro, nel cinema<br />
– Incontro <strong>di</strong> generi e stili: fi aba, farsa, comme<strong>di</strong>a sentimentale, comicità surreale<br />
– Immagini femminili a confronto nel teatro, in letteratura, nel cinema<br />
– L’arte e la censura<br />
– www.rossinioperafestival.it - www.fondazionerossini.org - www.operaitaliana.com<br />
Rielaborare il testo<br />
– Lettura drammatizzata<br />
– Intervista impossibile ai personaggi e agli autori<br />
– Ricerca iconografi ca<br />
– Dizionario dell’opera<br />
19
Presentazione<br />
LA CENERENTOLA,<br />
OVVERO ANGELINA E LA MAGIA DEL CUORE<br />
a cura <strong>di</strong> Roberta Cortese<br />
C’era una volta una ragazza <strong>di</strong> nome Angelina, nata fi glia <strong>di</strong> baroni. Sua madre era rimasta<br />
vedova e si era risposata con tale Don Magnifi co, da cui aveva avuto altre due fi glie,<br />
Clorinda e Tisbe; era poi morta però anche lei, lasciando così Angelina sola col patrigno e<br />
le sorellastre, che la trattavano come una serva.<br />
Un bel giorno bussano alla porta <strong>di</strong> Don Magnifi co tre men<strong>di</strong>canti in cerca carità: Clorinda<br />
e Tisbe vogliono cacciarli via, ma Angelina riesce a dar loro <strong>di</strong> nascosto un po’ <strong>di</strong> colazione.<br />
Dalla strada intanto i cavalieri annunciano un ballo a palazzo: il Principe Ramiro sceglierà<br />
la sua sposa. Clorinda e Tisbe a furia <strong>di</strong> strilli svegliano Don Magnifi co, interrompendo un<br />
suo sogno strampalato; Don Magnifi co infi ne raccomanda alle fi glie <strong>di</strong> fare <strong>di</strong> tutto per<br />
conquistare il principe e queste corrono a prepararsi. Ed ecco che arriva Ramiro in persona,<br />
che ha scambiato i suoi abiti con quelli del suo cameriere Dan<strong>di</strong>ni per osservare più da<br />
vicino la situazione: i suoi tre saggi maestri, Alfonso, Donato e Rodolfo, gli hanno infatti<br />
rivelato che in quella casa c’è una virtù nascosta. Manco a <strong>di</strong>rlo si scontra subito con Angelina...<br />
ed è amore a prima vista! Intanto arrivano i cavalieri ad annunciare l’arrivo del principe<br />
(Dan<strong>di</strong>ni travestito), che invita le ragazze al ballo. Angelina supplica Don Magnifi co <strong>di</strong><br />
lasciare andare anche lei, ma lui rifi uta decisamente, quando<br />
sopraggiungono i tre maestri <strong>di</strong> Ramiro miro a chiedere<br />
della terza fi glia <strong>di</strong> Don Magnifi co; o; nella confusione<br />
generale, i tre (che hanno riconosciuto conosciuto la<br />
sua bontà travestiti da men<strong>di</strong>canti) ti) conducono<br />
via Angelina promettendole aiuto per andare al<br />
ballo.<br />
Nel palazzo <strong>di</strong> Ramiro, mentre Clorinda rinda e Tisbe<br />
trattano in malo modo Ramiro credendo dendo che sia<br />
solo uno scu<strong>di</strong>ero, fa la sua comparsa a una bellezza<br />
sconosciuta: tutti restano sbalor<strong>di</strong>ti <strong>di</strong>ti nel notare<br />
la somiglianza con Angelina. Anche e Dan<strong>di</strong>ni ne è<br />
affascinato, ma Angelina rifi uta le e sue offerte<br />
e gli confessa <strong>di</strong> essere innamorata rata del suo<br />
scu<strong>di</strong>ero. Ramiro allora <strong>di</strong>chiara a sua volta il<br />
proprio amore, ma Angelina fugge e lasciandogli<br />
in pegno uno dei suoi due braccialetti, ccialetti, con<br />
l’invito a cercarla. Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni ni riprendono<br />
i propri ruoli: Ramiro raduna i suoi per partire in<br />
cerca della sconosciuta, mentre a Dan<strong>di</strong>ni tocca<br />
rivelare tutto a Don Magnifi co e cacciarlo via<br />
dal palazzo.<br />
Tornati tutti a casa, Angelina riprenrende i suoi lavori, quando bussa alla<br />
porta proprio Ramiro, in cerca<br />
<strong>di</strong> aiuto perché gli si è rove-<br />
21
sciata la carrozza: riconosce Angelina e le chiede <strong>di</strong> sposarlo. Le sorellastre e Don Magnifi<br />
co ridono della sorella, facendo arrabbiare il principe, ma Angelina richiama tutti alla<br />
pace: questo giorno per lei è talmente felice che non vuole lasciarselo rovinare da rancori,<br />
ma con<strong>di</strong>viderlo con quella che considera comunque la sua famiglia. Di fronte a tanto cuore<br />
perfi no Clorinda, Tisbe e Don Magnifi co sono<br />
costretti a cede cedere, lasciandosi trascinare in un<br />
unico grande ab abbraccio fi nale.<br />
Quella <strong>di</strong> Cenerentola Cene è tra le favole più co-<br />
nosciute della tra<strong>di</strong>zione popolare, fa par-<br />
te senz’altro dei ricor<strong>di</strong> infantili <strong>di</strong> tutti<br />
e, inutile negarlo, ne non per ultimo grazie al<br />
cartone animato ani <strong>di</strong> Walt Disney. La favola<br />
che conosciamo conosc noi, in realtà, è però sol-<br />
tanto la più <strong>di</strong>ffusa delle tante versioni<br />
della storia st e deriva dalla Cendrillon<br />
scritta da Charles Perrault nel 1697,<br />
che a su sua volta prendeva spunto da La<br />
gatta gatta Cenerentola Ce <strong>di</strong> Giambattista Ba-<br />
sile (del<br />
1634); anche i fratelli Grimm,<br />
nell’800, nell’80 ne scrissero un’altra versione<br />
s (un po’ più macabra...) dal<br />
titolo Aschenputtel. Ma la<br />
storia <strong>di</strong> questa eroina perseguitata<br />
ha origini molto<br />
più antiche, tanto che si<br />
ttrovano<br />
perfi no una Rodophis<br />
greca<br />
del I sec. a.C. e una Yen-Shen<br />
cinese del IIX<br />
sec. (che spiega, fra l’altro,<br />
il perché della scarpetta sc risolutrice, vista l’im-<br />
portanza data dalla cultura<br />
antica cinese al piede minuto<br />
come rappresentativo rappresentativo <strong>di</strong> vi virtù). Cenerentola nel corso dei<br />
secoli ha poi subito numero numerose ulteriori metamorfosi ed è<br />
<strong>di</strong>ventata soggetto principa principale <strong>di</strong> forme artistiche <strong>di</strong>verse,<br />
come il balletto, il fi lm e natu<br />
naturalmente anche l’opera.<br />
Rossini, si sa, compone La Cenerentola nel 1817 (in 24 giorni!), musicando un libretto<br />
scritto da Jacopo Ferretti (in 22 giorni!) che era ispirato all’opera <strong>di</strong> un altro librettista<br />
francese, a sua volta partito da Perrault: e qui torniamo ad un nome e ad una versione<br />
della storia che dovrebbero esserci familiare... Eppure ci si scontra subito con alcune<br />
novità molto interessanti.<br />
Innanzi tutto scopriamo presto che la matrigna si è trasformata in patrigno: e un patrigno<br />
certamente meglio si prestava a <strong>di</strong>ventare il personaggio comico <strong>di</strong> un’opera buffa. Ma<br />
la novità sostanziale è un’altra: Ferretti, infatti, decide <strong>di</strong> abolire totalmente la magia!<br />
Niente fata madrina, niente zucca o cetriolo che si trasforma in carrozza e niente topi<br />
che <strong>di</strong>ventano cavalli. E se la matrigna ora è un patrigno, la madrina <strong>di</strong>venta una sorta <strong>di</strong><br />
‘padrino’: Alidoro, un saggio fi losofo che nella “nostra” versione dell’opera <strong>di</strong> Rossini è<br />
sostituito da Alfonso, Donato e Rodolfo, i tre saggi maestri del principe Ramiro. Questi<br />
sanno subito riconoscere la bontà <strong>di</strong> Cenerentola ed apprezzarne il valore, senza lasciarsi<br />
ingannare dalle apparenze, e <strong>di</strong>mostrando uno spirito d’iniziativa in grado <strong>di</strong> trasformare<br />
gli eventi al meglio: saranno proprio loro a creare il tramite più forte tra palcoscenico e<br />
22
platea, rendendo così anche il pubblico in sala artefi ce della felicità <strong>di</strong> Angelina e <strong>di</strong> tutti<br />
quelli che vivranno felici e contenti insieme a lei.<br />
Altra novità rispetto alla favola classica è il personaggio <strong>di</strong> Dan<strong>di</strong>ni, che si fi nge il principe<br />
perché questo nel frattempo, travestito da servitore, possa curiosare in<strong>di</strong>sturbato in<br />
casa <strong>di</strong> Don Magnifi co... Eppure il gioco dello scambio <strong>di</strong> ruoli è antichissimo, e sicuramente<br />
i suoi risvolti comici sono molto utili in un’opera buffa.<br />
Ma veniamo ora a Cenerentola, o meglio Angelina. E arriviamoci passando per la famosa e<br />
già citata frase “... e vissero per sempre felici e contenti”. Chi vive felice e contento, alla<br />
fi ne <strong>di</strong> questa favola? Senz’altro Cenerentola e il principe, a cui si possono aggiungere al<br />
limite la fata madrina (o Alidoro, o i tre maestri) e sottintendere magari eventuali parenti<br />
e amici del principe... Però è inutile negare che il fi nale della favola tra<strong>di</strong>zionale riesce a<br />
procurarci una certa sod<strong>di</strong>sfazione per la sconfi tta totale delle perfi de sorellastre e della<br />
matrigna; in Basile fuggono via, in Perrault implorano la grazia <strong>di</strong>vina, nei fratelli Grimm<br />
vengono crudelmente puniti e nella versione Disney restano comunque sconfi tti. Ma qui,<br />
no. Qui, come <strong>di</strong>ce il sottotitolo originale dell’opera, si tratta del “trionfo della bontà”, e<br />
felici e contenti vivranno proprio tutti, perché la bontà <strong>di</strong> Angelina abbraccia tutti quanti<br />
fi n dall’inizio.<br />
È proprio questa la vera nuova magia che si <strong>di</strong>ffonde nell’opera: la profonda e convinta bontà<br />
<strong>di</strong> Angelina. Che a volte può forse passare per ingenua (e questo è sicuramente un aspetto<br />
sfruttato per i suoi risvolti comici), ma che colpisce per la sua convinzione profonda che in<br />
tutti, perfi no in quei tre mostri che costituiscono la sua famiglia, ci sia qualcosa <strong>di</strong> buono in<br />
attesa <strong>di</strong> manifestarsi - e il fi nale le darà ragione in un trionfo non solo <strong>di</strong> bontà, ma anche <strong>di</strong><br />
lacrime e abbracci. Il punto è che la bontà <strong>di</strong> Angelina è non soltanto convincente, ma anche<br />
‘contagiosa’; Rossini l’ha magistralmente espressa nei toni vagamente malinconici che avvolgono<br />
la linea melo<strong>di</strong>ca della protagonista fi n dalla sua prima comparsa in scena. “Una volta<br />
c’era un re” ci fa subito capire con chi abbiamo a che fare: Angelina rallenta i tempi, ci culla<br />
nella sua melo<strong>di</strong>a in 6/8 e ci apre il suo cuore. Impossibile<br />
resisterle, e infatti il principe cipe non appena la vede<br />
non solo s’innamora, ma nel duetto uetto “Un soave<br />
non so che” utilizza lo stesso<br />
ritmo della canzone <strong>di</strong> Angelina.<br />
Alla melo<strong>di</strong>a cullante si<br />
alternano poi naturalmente le<br />
agilità tipiche rossiniane, che<br />
però non sono in contrasto<br />
con la calma <strong>di</strong> prima; perché<br />
Angelina sarà dolce e buona,<br />
si, ma non si limita a subire,<br />
quando è necessario fa sentire<br />
la sua determinazione e,<br />
al momento giusto, sa cogliere<br />
l’occasione per <strong>di</strong>ventare<br />
felice.<br />
La magia delle fate si è trasformata<br />
in magia del cuore,<br />
una magia molto più umana<br />
e alla portata <strong>di</strong> tutti, ma<br />
ugualmente in grado <strong>di</strong> compie-<br />
re inaspettate trasformazioni. .<br />
23
La Cenerentola ovvero Angelina e la magia del cuore<br />
Musica <strong>di</strong> Gioachino Rossini<br />
Libretto <strong>di</strong> Jacopo Ferretti<br />
dal racconto Cendrillon, ou la petit pantoufl e (1697) <strong>di</strong> Charles Perrault<br />
Prima rappresentazione: Roma, <strong>Teatro</strong> Valle, 25 gennaio 1817<br />
Riduzione ad atto unico a cura <strong>di</strong> Roberta Cortese<br />
Adattamento musicale <strong>di</strong> Carlo Pavese<br />
Personaggi<br />
Don Magnifi co, barone <strong>di</strong> Montefi ascone (basso)<br />
Clorinda e Tisbe, fi glie <strong>di</strong> Don Magnifi co (soprano)<br />
Angelina, fi gliastra <strong>di</strong> Don Magnifi co, da tutti chiamata Cenerentola (contralto)<br />
Don Ramiro, principe <strong>di</strong> Salerno (tenore)<br />
Dan<strong>di</strong>ni, suo cameriere (baritono)<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo, nipoti <strong>di</strong> Don Ramiro (trio <strong>di</strong> voci bianche)<br />
Coro <strong>di</strong> cortigiani del Principe<br />
L’azione si svolge nel palazzo <strong>di</strong> Don Magnifi co, nel casino <strong>di</strong> delizie e nel palazzo del<br />
Principe.<br />
Antica sala terrena nel castello del Barone<br />
Clorinda<br />
No no no: non v’è, non v’è<br />
Chi trinciar sappia così<br />
Leggerissimo sciassé.<br />
Tisbe<br />
Sì sì sì: va bene lì.<br />
Meglio lì; no, meglio qui.<br />
Risaltar <strong>di</strong> più mi fa.<br />
Clorinda e Tisbe<br />
A quest’arte, a tal beltà<br />
Sdrucciolare ognun dovrà.<br />
Angelina<br />
(con tono fl emmatico)<br />
Una volta c’era un re,<br />
Che a star solo s’annoiò:<br />
Cerca, cerca, ritrovò;<br />
Ma il volean sposare in tre.<br />
Cosa fa?<br />
Sprezza il fasto e la beltà.<br />
E alla fi n sceglie per sé<br />
L’innocenza e la bontà.<br />
La la là<br />
Li li lì<br />
La la là.<br />
25<br />
Clorinda e Tisbe<br />
Cenerentola, fi niscila<br />
Con la solita canzone.<br />
Angelina<br />
Presso al fuoco in un cantone<br />
Via lasciatemi cantar.<br />
Una volta c’era un re<br />
Una volta…<br />
Clorinda e Tisbe<br />
E due, e tre.<br />
La fi nisci sì o no?<br />
Se non taci ti darò.<br />
Angelina<br />
Una volta...<br />
(S’ode picchiare. Angelina apre, ed entrano<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo travestiti da<br />
men<strong>di</strong>canti)<br />
Clorinda, Tisbe e Angelina<br />
Chi sarà?<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
Un tantin <strong>di</strong> carità.<br />
Clorinda e Tisbe<br />
Accattoni! Via <strong>di</strong> qua.
Angelina<br />
Zitti, zitti: su prendete<br />
Questo po’ <strong>di</strong> colazione.<br />
(Versa tazze <strong>di</strong> caffè, e le dà con un pane ai<br />
tre coprendoli dalle sorelle)<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
Forse il Cielo il guiderdone<br />
Pria <strong>di</strong> notte vi darà.<br />
Clorinda e Tisbe<br />
Ma che vedo! Ancora lì!<br />
Anche un pane? anche il caffè?<br />
(scagliandosi contro Angelina)<br />
Pren<strong>di</strong>, pren<strong>di</strong>, questo a te.<br />
Angelina<br />
Ah! soccorso chi mi dà!<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
(frapponendosi inutilmente)<br />
Vi fermate, per pietà.<br />
(Si picchia fortemente; Angelina corre ad<br />
aprire, ed entrano i cavalieri)<br />
Coro e coro del pubblico<br />
O fi glie amabili <strong>di</strong> Don Magnifi co<br />
Ramiro il Principe or or verrà,<br />
Al suo palagio vi condurrà.<br />
Si canterà si danzerà:<br />
Poi la bellissima fra l’altre femmine<br />
Sposa carissima per lui sarà.<br />
Clorinda e Tisbe<br />
Ma dunque il Principe?<br />
Coro<br />
Or or verrà.<br />
Clorinda e Tisbe<br />
E la bellissima?<br />
Coro<br />
Si sceglierà.<br />
Clorinda e Tisbe<br />
Cenerentola vien qua.<br />
Le mie scarpe, il mio bonné.<br />
Cenerentola vien qua.<br />
Le mie penne, il mio collié.<br />
Nel cervello ho una fucina;<br />
Son più bella e vo’ trionfar.<br />
A un sorriso, a un’occhiatina<br />
Don Ramiro ha da cascar.<br />
Angelina<br />
Cenerentola vien qua.<br />
Cenerentola va’ là.<br />
Cenerentola va’ su.<br />
Cenerentola va’ giù.<br />
Questo è proprio uno strapazzo!<br />
Mi volete far crepar?<br />
26<br />
Chi alla festa, chi al sollazzo<br />
Ed io resto qui a soffi ar.<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
Nel cervello una fucina<br />
Sta le pazze a martellar.<br />
Ma già pronta è la ruina.<br />
Voglio ridere a schiattar.<br />
Coro<br />
Già nel capo una fucina<br />
Sta le donne a martellar;<br />
Il cimento si avvicina<br />
Il gran punto <strong>di</strong> trionfar.<br />
Tisbe<br />
Cenerentola, presto<br />
Prepara i nastri, i manti.<br />
Clorinda<br />
Gli unguenti, le pomate.<br />
Tisbe<br />
I miei <strong>di</strong>amanti.<br />
Angelina<br />
U<strong>di</strong>temi, sorelle...<br />
Clorinda<br />
(altera)<br />
Che sorelle!<br />
Non profanarci con sì fatto nome.<br />
Tisbe<br />
(minacciandola)<br />
E guai per te se t’uscirà <strong>di</strong> bocca.<br />
Angelina<br />
(Sempre nuove pazzie soffrir mi tocca.)<br />
(si ritira)<br />
Tisbe<br />
Non v’è da perder tempo.<br />
Clorinda<br />
Nostro padre<br />
Avvisarne convien.<br />
(Questionando fra loro, ed opponendosi a<br />
vicenda d’entrare)<br />
Tisbe<br />
Esser la prima<br />
Voglio a darne la nuova.<br />
Clorinda<br />
Oh! mi perdoni.<br />
Io sono la maggiore.<br />
Tisbe<br />
No no, gliel vo’ <strong>di</strong>r io.<br />
(Crescendo nella rabbia fra loro)<br />
Clorinda<br />
È questo il dover mio.<br />
Io svegliare lo vuo’. Venite appresso.
Tisbe<br />
Oh! non la vincerai.<br />
Clorinda (osservando fra le scene)<br />
Ecco egli stesso.<br />
Don Magnifi co, bieco in volto, esce in berretta<br />
da notte e veste da camera, e detti; in<strong>di</strong><br />
Angelina<br />
Don Magnifi co<br />
Miei rampolli femminini,<br />
Vi ripu<strong>di</strong>o; mi vergogno!<br />
Un magnifi co mio sogno<br />
Mi veniste a sconcertar.<br />
(ricusando <strong>di</strong> dar loro a baciar la mano.<br />
Clorinda e Tisbe ridono quando non le guarda)<br />
(da sé, osservandole)<br />
Come son mortifi cate!<br />
Degne fi glie d’un Barone!<br />
Via: silenzio ed attenzione.<br />
State il sogno a me<strong>di</strong>tar.<br />
Mi sognai fra il fosco e il chiaro<br />
Un bellissimo somaro.<br />
Un somaro, ma solenne.<br />
Quando a un tratto, oh che portento!<br />
Su le spalle a cento a cento<br />
Gli spuntavano le penne<br />
Ed in alto, fsct, volò!<br />
Ed in cima a un campanile<br />
Come in trono si fermò.<br />
Si sentiano per <strong>di</strong> sotto<br />
Le campane s<strong>di</strong>ndonar.<br />
Col cì cì, ciù ciù <strong>di</strong> botto<br />
Mi faceste risvegliar.<br />
(Interrompendosi e strappandosi Don<br />
Magnifi co)<br />
Clorinda<br />
Sappiate che fra poco...<br />
Tisbe<br />
Il Principe Ramiro...<br />
Clorinda<br />
Che son tre dì che nella deliziosa...<br />
Tisbe<br />
Vicina mezzo miglio<br />
Venuto è ad abitar...<br />
Clorinda<br />
Sceglie una sposa...<br />
Tisbe<br />
Ci mandò ad invitar...<br />
Clorinda<br />
E fra momenti...<br />
Tisbe<br />
Arriverà per prenderci...<br />
27<br />
Clorinda<br />
E la scelta<br />
La più bella sarà...<br />
Don Magnifi co<br />
(in aria <strong>di</strong> stupore ed importanza)<br />
Figlie, che <strong>di</strong>te!<br />
Quel principon! Quantunque io nol conosco...<br />
Sceglierà!.. v’invitò... Sposa... più bella!<br />
Io cado in svenimento.<br />
Cenerentola, presto.<br />
Portami il mio caffè. Viscere mie.<br />
Metà del mio palazzo è già crollata,<br />
E l’altra è in agonia. Fatevi onore.<br />
Mettiamoci un puntello.<br />
(andando e tornando, e riprendendo le fi glie,<br />
che stanno per entrare)<br />
Figlie state in cervello.<br />
Parlate in punto e virgola.<br />
Per carità: pensate ad abbigliarvi;<br />
Si tratta niente men che imprinciparvi.<br />
(Entra nelle sue stanze, Clorinda e Tisbe nella<br />
loro)<br />
Don Ramiro e Angelina. Don Ramiro vestito da<br />
scu<strong>di</strong>ero; guarda intorno e si avanza a poco a<br />
poco<br />
Ramiro<br />
Tutto è deserto. Amici?<br />
Nessun risponde. In questa<br />
Simulata sembianza<br />
Le belle osserverò. Né viene alcuno?<br />
Eppur mi <strong>di</strong>èn speranza<br />
I miei sapienti maestri<br />
Che qui, saggia e vezzosa,<br />
Degna <strong>di</strong> me trovar saprò la sposa.<br />
Sposarsi... e non amar! Legge tiranna,<br />
Che nel fi or de’ miei giorni<br />
Alla <strong>di</strong>ffi cil scelta mi condanna.<br />
Cerchiam, ve<strong>di</strong>amo.<br />
Angelina cantando fra’ denti con sottocoppa e<br />
tazza da caffè, entra spensierata nella stanza,<br />
e si trova a faccia a faccia con Ramiro; le cade<br />
tutto <strong>di</strong> mano, e si ritira in un angolo<br />
Angelina<br />
Una volta c’era...<br />
Ah! è fatta<br />
Ramiro<br />
Cos’è?<br />
Angelina<br />
Che batticuore!<br />
Ramiro<br />
Forse un mostro son io!
Angelina<br />
(prima astratta poi correggendosi con<br />
naturalezza)<br />
Sì... no, signore.<br />
Ramiro<br />
Un soave non so che<br />
In quegl’occhi scintillò!<br />
Cenerentola<br />
Io vorrei saper perché<br />
Il mio cor mi palpitò?<br />
Ramiro<br />
Le <strong>di</strong>rei... ma non ar<strong>di</strong>sco.<br />
Angelina<br />
Parlar voglio, e taccio intanto.<br />
Angelina e Ramiro<br />
Una grazia, un certo incanto<br />
Par che brilli su quel viso!<br />
Quanto caro è quel sorriso.<br />
Scende all’alma e fa sperar.<br />
Ramiro<br />
Non so che <strong>di</strong>r. Come in sì rozze spoglie<br />
Sì bel volto e gentil! Ma Don Magnifi co<br />
Non apparisce ancor? Nunziar vorrei<br />
del mascherato Principe l’arrivo.<br />
Fortunato consiglio!<br />
Da semplice scu<strong>di</strong>ero<br />
Il core delle femmine<br />
Meglio svelar saprò. Dan<strong>di</strong>ni intanto<br />
Recitando da Principe...<br />
Don Magnifi co<br />
Domando<br />
Un milion <strong>di</strong> perdoni.<br />
Dica: e Sua Altezza il Prence?<br />
Ramiro<br />
Arriva.<br />
Don Magnifi co<br />
E quando?<br />
Ramiro<br />
Tra tre minuti.<br />
Don Magnifi co<br />
(in agitazione)<br />
Tre minuti! ah fi glie!<br />
Sbrigatevi: che serve?<br />
Le vado ad affrettar. Scusi; per queste<br />
Ragazze benedette,<br />
Un secolo è un momento alla toelette.<br />
(entra dalle fi glie)<br />
Ramiro<br />
Che buffone! Eppure i miei maestri<br />
Sostengon che in queste mura<br />
Sta la bontà più pura!<br />
Basta basta, vedrem. Alle sue fi glie<br />
28<br />
Convien che m’avvicini.<br />
Qual fragor!.. non m’inganno. Ecco Dan<strong>di</strong>ni.<br />
Cavalieri, Dan<strong>di</strong>ni e detto; in<strong>di</strong> Clorinda e Tisbe<br />
Coro e coro del pubblico<br />
Scegli la sposa, affrettati:<br />
S’invola via l’età.<br />
La principesca linea<br />
Se no s’estinguerà.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Come un’ape ne’ giorni d’aprile<br />
Va volando leggiera e scherzosa;<br />
Corre al giglio, poi salta alla rosa,<br />
Dolce un fi ore a cercare per sé;<br />
Fra le belle m’aggiro e rimiro;<br />
Ne ho vedute già tante e poi tante<br />
Ma non trovo un giu<strong>di</strong>zio, un sembiante,<br />
Un boccone squisito per me.<br />
(Clorinda e Tisbe escono, e sono presentate a<br />
Dan<strong>di</strong>ni da Don Magnifi co in gala)<br />
Clorinda<br />
Prence!<br />
Tisbe<br />
Sire...<br />
Clorinda e Tisbe<br />
Ma quanti favori!<br />
Don Magnifi co<br />
Che <strong>di</strong>luvio! che abisso <strong>di</strong> onori!<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Nulla, nulla;<br />
(con espressione or all’una ora all’altra)<br />
Vezzosa; graziosa!<br />
(accostandosi a Ramiro)<br />
(Dico bene?) Son tutte papà.<br />
(Ma al fi nir della nostra comme<strong>di</strong>a<br />
Che trage<strong>di</strong>a qui nascer dovrà.)<br />
Clorinda e Tisbe<br />
(ognuna da sé)<br />
(Ei mi guarda. Sospira, delira<br />
Non v’è dubbio: è mio schiavo <strong>di</strong> già.)<br />
Ramiro<br />
(sempre osservando con interesse se torna<br />
Angelina)<br />
(Ah! perché qui non viene colei,<br />
Con quell’aria <strong>di</strong> grazia e bontà?)<br />
Don Magnifi co<br />
(da sé osservando con compiacenza Dan<strong>di</strong>ni,<br />
che sembra innamorato)<br />
(E già cotto, stracotto, spolpato<br />
L’Eccellenza si cangia in Maestà.)
Coro<br />
Scegli la sposa affrettati<br />
S’invola via l’età.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Belle ragazze,<br />
Se vi degnate inciambellare il braccio<br />
Ai nostri cavalieri, il legno è pronto.<br />
Clorinda<br />
(servita dai cavalieri)<br />
An<strong>di</strong>amo.<br />
Tisbe<br />
Papà,<br />
non tardate a venir.<br />
(escono)<br />
Don Magnifi co<br />
(ad Angelina, voltandosi)<br />
Che fai tu qui?<br />
Il cappello e il bastone.<br />
Angelina<br />
Signor, una parola:<br />
In casa <strong>di</strong> quel Principe<br />
Un’ora, un’ora sola<br />
Portatemi a ballar.<br />
Don Magnifi co<br />
Ih! Ih! La bella Venere!<br />
Vezzosa! Pomposetta!<br />
Sguaiata! Cova-cenere!<br />
Lasciami, deggio andar.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
(tornando in<strong>di</strong>etro, ed osservando Ramiro<br />
immobile)<br />
Cos’è? qui fa la statua?<br />
(Sottovoce fra loro in tempo del solo <strong>di</strong> Don<br />
Magnifi co)<br />
Ramiro<br />
Silenzio, ed osserviamo.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Ma an<strong>di</strong>amo o non an<strong>di</strong>amo?<br />
Ramiro<br />
Mi sento lacerar.<br />
Angelina<br />
Ma una mezz’ora... un quarto.<br />
Don Magnifi co<br />
(alzando minaccioso il bastone)<br />
Ma lasciami o ti stritolo.<br />
Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />
(accorrendo a trattenerlo)<br />
Fermate.<br />
Don Magnifi co<br />
(sorpreso, curvandosi rispettoso a Dan<strong>di</strong>ni)<br />
Serenissima!<br />
29<br />
(ora a Dan<strong>di</strong>ni ora ad Angelina)<br />
Ma vattene. - Altezzissima!<br />
Servaccia ignorantissima!<br />
Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />
Serva?<br />
Angelina<br />
Cioè...<br />
Don Magnifi co<br />
(mettendole una mano sulla bocca e<br />
interrompendola)<br />
Vilissima<br />
D’un’estrazion bassissima,<br />
Vuol far la suffi ciente,<br />
La cara, l’avvenente,<br />
E non è buona a niente.<br />
(minacciando e trascinando)<br />
Va’ in camera, va’ in camera<br />
La polvere a spazzar.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
(opponendosi con autorità)<br />
Ma caro Don Magnifi co<br />
Via, non la strapazzar.<br />
Ramiro<br />
(fra sé, con sdegno represso)<br />
Or ora la mia collera<br />
Non posso più frenar.<br />
Angelina<br />
(con tono d’ingenuità)<br />
Ah! sempre fra la cenere<br />
Sempre dovrò restar?<br />
(Nel momento che Don Magnifi co staccasi da<br />
Angelina ed è tratto via da Dan<strong>di</strong>ni, entrano i<br />
tre maestri con taccuini aperti)<br />
Alfonso e Donato<br />
Nel nostro co<strong>di</strong>ce<br />
Delle zitelle<br />
Con Don Magnifi co<br />
Stan tre sorelle.<br />
(a Don Magnifi co con autorità)<br />
Or che va il Principe<br />
La sposa a scegliere,<br />
La terza fi glia<br />
Si va cercando.<br />
Don Magnifi co<br />
(confuso ed alterato)<br />
Che terza fi glia<br />
Mi va fi gliando?<br />
Rodolfo<br />
Terza sorella...<br />
Don Magnifi co<br />
(atterrito)<br />
Ella... morì...
Rodolfo<br />
Eppur nel co<strong>di</strong>ce<br />
Non v’è così.<br />
Angelina<br />
(Ah! <strong>di</strong> me parlano.)<br />
(ponendosi in mezzo con ingenuità)<br />
No, non morì.<br />
Don Magnifi co<br />
Sta’ zitta lì.<br />
Rodolfo<br />
Guardate qui!<br />
Don Magnifi co<br />
(balzando Angelina in un cantone)<br />
Se tu respiri,<br />
Ti scanno qui.<br />
Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />
Ella morì?<br />
Don Magnifi co<br />
(sempre tremante)<br />
Altezza morì.<br />
(Momento <strong>di</strong> silenzio)<br />
Tutti<br />
(guardandosi scambievolmente)<br />
Nel volto estatico<br />
Di questo e quello<br />
Si legge il vortice<br />
Del lor cervello,<br />
Che ondeggia e dubita<br />
E incerto sta.<br />
Don Magnifi co<br />
(fra’ denti, trascinando Angelina)<br />
Se tu più mormori<br />
Solo una sillaba<br />
Un cimiterio<br />
Qui si farà.<br />
Angelina<br />
(con passione)<br />
Deh soccorretemi,<br />
Deh non lasciatemi,<br />
Ah! <strong>di</strong> me, misera<br />
Che mai sarà?<br />
Ramiro<br />
Via consolatevi.<br />
Signor lasciatela.<br />
(strappandola da Don Magnifi co)<br />
(Già la mia furia<br />
Crescendo va.)<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
(frapponendosi)<br />
Via meno strepito:<br />
Fate silenzio.<br />
O qualche scandalo<br />
Qui nascerà.<br />
30<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Io sono un Principe,<br />
O sono un cavolo?<br />
Vi mando al <strong>di</strong>avolo:<br />
Venite qua.<br />
(Dan<strong>di</strong>ni strappa Angelina da Don Magnifi co e<br />
lo conduce via, seguito da Ramiro)<br />
Alfonso<br />
Angelina. Vieni con noi.<br />
Angelina<br />
E dove?<br />
Alfonso<br />
Or ora un cocchio<br />
S’appresserà. Del Principe<br />
Andremo al festino.<br />
Angelina<br />
(guardandolo e accennandogli gli abiti)<br />
Con questi stracci?<br />
Come Paris e Vienna? oh che bel gruppo.<br />
(Nel momento che si volgono, Alfonso, Donato<br />
e Rodolfo gettano il manto)<br />
Rodolfo<br />
Osserva. Silenzio. Abiti, gioie,<br />
Tutto avrai tu da noi. Fasto, ricchezza<br />
Non t’abbaglino il cor.<br />
Donato<br />
Dama sarai;<br />
Scoprirti non dovrai.<br />
Amor soltanto<br />
Tutto t’insegnerà.<br />
Angelina<br />
Ma questa è storia<br />
Oppure una comme<strong>di</strong>a?<br />
Coro del pubblico<br />
Angelina,<br />
L’allegrezza e la pena<br />
Son comme<strong>di</strong>a e trage<strong>di</strong>a, e il mondo è scena.<br />
(Aprono la porta; vedesi una carrozza. Angelina<br />
vi monta. Alfonso, Donato e Rodolfo chiudono<br />
la porta e sentesi la partenza della carrozza)<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
Vasto teatro è il mondo,<br />
Siam tutti comme<strong>di</strong>anti.<br />
Si può fra brevi istanti<br />
Carattere cangiar.<br />
Quel ch’oggi è un Arlecchino<br />
Battuto dal padrone,<br />
Domani è un signorone,<br />
Un uomo d’alto affar.<br />
Fra misteriose nuvole<br />
Che l’occhio uman non penetra<br />
Sta scritto quel carattere
Che devi recitar.<br />
(S’ode avvicinare una carrozza)<br />
Odo del cocchio crescere<br />
Il prossimo fragore...<br />
Vieni, t’insegni il core,<br />
Colui che devi amar.<br />
(escono)<br />
Gabinetto nel casino <strong>di</strong> Don Ramiro.<br />
Dan<strong>di</strong>ni e Don Ramiro correndo sul davanti del<br />
palco, osservando per ogni parte.<br />
Ramiro<br />
(sotto voce)<br />
Zitto zitto, piano piano;<br />
Senza strepito e rumore:<br />
Delle due qual è l’umore?<br />
Esattezza e verità.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Sotto voce a mezzo tono;<br />
In estrema confi denza:<br />
Sono un misto d’insolenza,<br />
Di capriccio e vanità.<br />
(Clorinda, accorrendo da una parte, e Tisbe<br />
dall’altra)<br />
Clorinda<br />
(<strong>di</strong> dentro)<br />
Principino dove siete?<br />
Tisbe<br />
Principino dove state?<br />
Clorinda e Tisbe<br />
Ah! perché mi abbandonate?<br />
Mi farete <strong>di</strong>sperar.<br />
Clorinda<br />
Io vi voglio...<br />
Tisbe<br />
Vi vogl’io...<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Ma non <strong>di</strong>amo in bagattelle.<br />
Maritarsi a due sorelle<br />
Tutte insieme non si può!<br />
Una sposo.<br />
Clorinda e Tisbe<br />
(con interesse <strong>di</strong> smania)<br />
E l’altra…?<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
E l’altra...<br />
(accennando Ramiro)<br />
All’amico la darò.<br />
Clorinda e Tisbe<br />
No no no no no,<br />
Un scu<strong>di</strong>ero! oibò oibò!<br />
Ramiro<br />
(ponendosi loro in mezzo con dolcezza)<br />
31<br />
Sarò docile, amoroso,<br />
Tenerissimo <strong>di</strong> cuore.<br />
Clorinda e Tisbe<br />
(guardandolo con <strong>di</strong>sprezzo)<br />
Un scu<strong>di</strong>ero! No signore.<br />
Un scu<strong>di</strong>ero! questo no.<br />
Clorinda<br />
Con un’anima pleba!<br />
Tisbe<br />
Con un’aria dozzinale!<br />
Clorinda e Tisbe<br />
(con affettazione)<br />
Mi fa male, mi fa male<br />
Solamente a immaginar.<br />
Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />
(fra loro ridono)<br />
La scenetta è originale<br />
Veramente da contar.<br />
Coro <strong>di</strong> cavalieri dentro le scene, in<strong>di</strong> Alfonso,<br />
Donato e Rodolfo.<br />
Coro<br />
Venga, inoltri, avanzi il piè.<br />
Anticamera non v’è.<br />
Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />
Sapientissimi nipoti,<br />
Questo strepito cos’è?<br />
(Angelina avanzasi velata)<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
Dama incognita qui vien.<br />
Sopra il volto un velo tien.<br />
Clorinda e Tisbe<br />
Una dama!<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
Signor sì.<br />
Clorinda, Tisbe, Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />
Ma chi è?<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
Nol palesò.<br />
Clorinda e Tisbe<br />
Sarà bella?<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
Sì e no.<br />
Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />
Chi sarà?<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
Ma non si sa.<br />
Clorinda<br />
Non parlò?
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
Signora no.<br />
Tisbe<br />
E qui vien?<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
Chi sa perché?<br />
Tutti<br />
Chi sarà? chi è? perché?<br />
Non si sa. Si vedrà.<br />
Clorinda e Tisbe<br />
(Gelosia già già mi lacera,<br />
Già il cervel più in me non è.)<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
(Gelosia già già le rosica,<br />
Più il cervello in lor non è.)<br />
Ramiro<br />
(Un ignoto arcano palpito<br />
Ora m’agita, perché?)<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
(Diventato son <strong>di</strong> zucchero:<br />
Quante mosche intorno a me.)<br />
Angelina svelasi. Momento <strong>di</strong> sorpresa, <strong>di</strong><br />
riconoscimento, d’incertezza)<br />
Tutti<br />
Ah!<br />
(Ciascuno da sé guardando Angelina, e<br />
Angelina sogguardando Ramiro)<br />
Ramiro e Angelina<br />
(Parlar - pensar - vorrei.<br />
Parlar - pensar - non so.<br />
Questo è un inganno/è un incanto, o dei!<br />
Quel volto mi atterrò.)<br />
(Don Magnifi co accorrendo, e detti)<br />
Don Magnifi co<br />
Signora Altezza, in tavola<br />
Che... co... chi... sì... che bestia!<br />
Quando si <strong>di</strong>ce i simili!<br />
Non sembra Cenerentola?<br />
Clorinda e Tisbe<br />
Pareva ancora a noi,<br />
Ma a riguardarla poi...<br />
La nostra è goffa e attratta,<br />
Questa è un po’ più ben fatta;<br />
Ma poi non è una Venere<br />
Da farci spaventar.<br />
Don Magnifi co<br />
Quella sta nella cenere;<br />
Ha stracci sol per abiti.<br />
Angelina<br />
(Il vecchio guarda e dubita.)<br />
32<br />
Ramiro<br />
(Mi guarda, e par che palpiti.)<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Ma non facciam le statue.<br />
Patisce l’in<strong>di</strong>viduo:<br />
An<strong>di</strong>amo presto in tavola.<br />
Poi balleremo il Taice,<br />
E quin<strong>di</strong> la bellissima...<br />
Con me s’ha da sposar.<br />
Tutti<br />
(meno Dan<strong>di</strong>ni)<br />
An<strong>di</strong>amo, an<strong>di</strong>amo a tavola.<br />
Si voli a giubilar.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Oggi che fo da Principe<br />
Per quattro io vo’ mangiar.<br />
Giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> delizie.<br />
Tutti e Coro del pubblico<br />
Mi par d’essere sognando<br />
Fra giar<strong>di</strong>ni e fra boschetti;<br />
I ruscelli sussurrando,<br />
Gorgheggiando gli augelletti,<br />
In un mare <strong>di</strong> delizie<br />
Fanno l’anima nuotar.<br />
Tutti<br />
Ma ho timor che sotto terra<br />
Piano piano a poco a poco<br />
Si sviluppi un certo foco.<br />
E improvviso a tutti ignoto<br />
Balzi fuori un terremoto,<br />
Che crollando, strepitando<br />
Fracassando, sconquassando<br />
Poi mi venga a risvegliar.<br />
E ho paura che il mio sogno<br />
Vada in fumo a <strong>di</strong>leguar.<br />
Gabinetto nel palazzo <strong>di</strong> Don Ramiro.<br />
Angelina fuggendo da Dan<strong>di</strong>ni, in<strong>di</strong> Ramiro.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Ma non fuggir, per bacco! quattro volte<br />
Mi hai fatto misurar la galleria.<br />
Angelina<br />
O mutate linguaggio, o vado via.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Ma che? Il parlar d’amore<br />
È forse una stoccata!<br />
Angelina<br />
Ma io d’un altro sono innamorata!<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
E me lo <strong>di</strong>ci in faccia?
Angelina<br />
Ah! mio signore,<br />
Deh! non andate in collera<br />
Col mio labbro sincero.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Ed ami?<br />
Angelina<br />
Scusi...<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Ed ami?<br />
Angelina<br />
Il suo scu<strong>di</strong>ero.<br />
Ramiro<br />
(palesandosi)<br />
Oh gioia! anima mia!<br />
Alfonso, Donato e Rodolfo<br />
(mostrando il loro contento)<br />
(Va a meraviglia!)<br />
Ramiro<br />
Dunque saresti mia?<br />
Angelina<br />
(gli dà un smaniglio)<br />
Tieni.<br />
Cercami; e alla mia destra<br />
Il compagno vedrai.<br />
E allor... Se non ti spiaccio... allor m’avrai.<br />
(parte)<br />
Ramiro<br />
Dan<strong>di</strong>ni, che ne <strong>di</strong>ci?<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Eh! <strong>di</strong>co che da Principe<br />
Sono passato a far da testimonio.<br />
Ramiro<br />
(a Dan<strong>di</strong>ni)<br />
Principe più non sei: <strong>di</strong> tante sciocche<br />
Si vuoti il mio palazzo.<br />
(chiamando i seguaci che entrano)<br />
Olà miei fi <strong>di</strong><br />
Sia pronto il nostro cocchio, e fra momenti...<br />
Così potessi aver l’ali dei venti.<br />
Sì, ritrovarla io giuro.<br />
Amore, amor mi muove:<br />
Se fosse in grembo a Giove,<br />
Io la ritroverò.<br />
Ramiro e Coro<br />
Noi voleremo, - Domanderemo,<br />
Ricercheremo, - Ritroveremo.<br />
Dolce speranza, - Freddo timore<br />
Dentro al mio/suo cuore - Stanno a pugnar.<br />
Amore, amore - M’hai/L’hai da guidar.<br />
(parte con i seguaci)<br />
Dan<strong>di</strong>ni; in<strong>di</strong> Don Magnifi co.<br />
33<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
(passeggiando)<br />
Ma dunque io sono un ex? Dal tutto al niente<br />
Precipito in un tratto?<br />
Veramente ci ho fatto<br />
Una bella fi gura!<br />
Don Magnifi co<br />
(entra premuroso)<br />
Scusi la mia premura...<br />
Ma quelle due ragazze<br />
Stan con la febbre a freddo. Si potrebbe<br />
Sollecitar la scelta?<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
È fatta, amico.<br />
Don Magnifi co<br />
(con sorpresa, in ginocchio)<br />
È fatta! e quale?<br />
Clorin<strong>di</strong>na o Tisbetta?<br />
Presto, per carità.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Voi sentirete<br />
Un caso assai bizzarro.<br />
Don Magnifi co<br />
(Che volesse<br />
Maritarsi con me!)<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Mi raccomando.<br />
Don Magnifi co<br />
(con smania che cresce)<br />
Ma si lasci servir.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Sia sigillato<br />
Quanto ora udrete dalla bocca mia.<br />
Don Magnifi co<br />
Io tengo in corpo una segreteria.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Un segreto d’importanza,<br />
Un arcano interessante<br />
Io vi devo palesar.<br />
Don Magnifi co<br />
Senza battere le ciglia,<br />
Senza manco trarre il fi ato<br />
Io mi pongo ad ascoltar.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Uomo saggio e stagionato<br />
Sempre meglio ci consiglia.<br />
Se sposassi una sua fi glia,<br />
come mai l’ho da trattar?<br />
Don Magnifi co<br />
(Consiglier son già stampato.)<br />
Ma che eccesso <strong>di</strong> clemenza!<br />
Mi stia dunque sua Eccellenza...
Bestia!.. Altezza ad ascoltar.<br />
Abbia sempre pronti in sala<br />
Trenta servi in piena gala,<br />
Cento se<strong>di</strong>ci cavalli,<br />
Duchi, Conti, Marescialli<br />
A dozzine i convitati,<br />
Pranzi sempre coi gelati,<br />
Poi carrozze, poi bombè.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Vi rispondo senza arcani...<br />
Coro del pubblico<br />
Che qui siamo assai lontani.<br />
Lui non usa far dei pranzi,<br />
Mangia sempre degli avanzi,<br />
Non s’accosta a gran signori,<br />
Tratta sempre servitori,<br />
Se ne va poi sempre a piè.<br />
Don Magnifi co<br />
Mi corbella?<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Giel prometto.<br />
Don Magnifi co<br />
Questo dunque?<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
È un romanzetto.<br />
È una burla il principato,<br />
Sono un uomo mascherato.<br />
Ma venuto è il vero Principe<br />
M’ha strappata alfi n la maschera.<br />
Io ritorno al mio mestiere:<br />
Son Dan<strong>di</strong>ni il cameriere.<br />
Rifar letti, spazzar abiti<br />
Far la barba e pettinar.<br />
Don Magnifi co<br />
Di quest’ingiuria,<br />
Di quest’affronto<br />
Il vero Principe<br />
Mi renda conto.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Oh non s’incomo<strong>di</strong><br />
Non farà niente.<br />
Ma parta subito<br />
Immantinente.<br />
Don Magnifi co<br />
Non partirò.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Lei partirà.<br />
Don Magnifi co<br />
Sono un Barone.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Pronto è il bastone.<br />
34<br />
Don Magnifi co<br />
Ci rivedremo<br />
Ci parleremo.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Ci rivedremo<br />
Ci parleremo.<br />
Don Magnifi co<br />
Non partirò.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Lei partirà.<br />
Don Magnifi co<br />
Da cima a fondo,<br />
Poter del mondo!<br />
Che scivolata,<br />
Che gran cascata!<br />
Eccolo eccolo<br />
Tutti <strong>di</strong>ranno<br />
Mi burleranno<br />
Per la città.<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Vostr’Eccellenza<br />
Abbia prudenza.<br />
Se vuol rasoio,<br />
Sapone e pettine<br />
Saprò arricciarla,<br />
Sbarbifi carla.<br />
Ah ah! guardatelo,<br />
L’allocco è là.<br />
(Partono)<br />
Sala terrena con camino in casa <strong>di</strong> Don Magnifi co.<br />
Angelina nel solito abito accanto al fuoco.<br />
Angelina e coro del pubblico<br />
Una volta c’era un Re,<br />
Che a star solo s’annoiò:<br />
Cerca, cerca, ritrovò;<br />
Ma il volean sposare in tre.<br />
Cosa fa?<br />
Sprezza il fasto e la beltà.<br />
E alla fi n sceglie per sé<br />
L’innocenza e la bontà.<br />
La la là<br />
Li li lì<br />
La la là.<br />
(s’ode bussare fortemente, Angelina apre)<br />
Clorinda<br />
(entrando, accennando Cenerentola)<br />
(Ma! ve l’avevo detto...)<br />
Don Magnifi co<br />
(Ma cospetto! cospetto!<br />
Similissime sono affatto affatto.<br />
Quella è l’original, questa è il ritratto.)<br />
Hai fatto tutto?
Angelina<br />
Tutto.<br />
Perché quel ceffo brutto<br />
Voi mi fate così?<br />
Don Magnifi co<br />
Perché, perché...<br />
Per una certa strega<br />
Che rassomiglia a te...<br />
Clorinda<br />
Su le tue spalle<br />
Quasi mi sfogherei.<br />
Angelina<br />
Povere spalle mie!<br />
Cosa c’hanno che far?<br />
(Cominciano lampi e tuoni, in<strong>di</strong> si sente il<br />
rovesciarsi <strong>di</strong> una carrozza.<br />
Entra Dan<strong>di</strong>ni, in<strong>di</strong> Don Ramiro)<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Scusate, amici.<br />
La carrozza del Principe<br />
Ribaltò... ma chi vedo?<br />
(riconoscendo Don Magnifi co)<br />
Don Magnifi co<br />
Uh! Siete voi!<br />
Ma il Principe dov’è?<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
(accennando Ramiro)<br />
Lo conoscete!<br />
Don Magnifi co<br />
(rimanendo sorpreso)<br />
Lo scu<strong>di</strong>ero? Oh! guardate.<br />
Ramiro<br />
Signore perdonate<br />
Se una combinazione...<br />
Don Magnifi co<br />
Che <strong>di</strong>ce! Si fi guri! mio padrone.<br />
(alle fi glie)<br />
(Eh, non senza perché venuto è qua.<br />
La sposa, fi glie mie, fra voi sarà.)<br />
Ehi, presto, Cenerentola,<br />
Porta la se<strong>di</strong>a nobile.<br />
Ramiro<br />
No, no: pochi minuti. Altra carrozza<br />
Pronta ritornerà.<br />
Don Magnifi co<br />
Ma che! gli pare!<br />
Clorinda<br />
(con premura verso le quinte)<br />
Ti sbriga, Cenerentola.<br />
(Angelina recando una se<strong>di</strong>a nobile a Dan<strong>di</strong>ni,<br />
che crede il Principe)<br />
35<br />
Angelina<br />
Son qui.<br />
Don Magnifi co<br />
Dalla al Principe, bestia, eccolo lì.<br />
Angelina<br />
Questo! Ah che vedo! Principe!<br />
(sorpresa riconoscendo per Principe Don<br />
Ramiro; si pone le mani sul volto e vuol fuggire)<br />
Ramiro<br />
T’arresta.<br />
Che! Lo smaniglio!... è lei!<br />
che gioia è questa!<br />
Siete voi?<br />
Angelina<br />
(osservando il vestito del Principe)<br />
Voi Prence siete?<br />
Clorinda e Tisbe<br />
(fra loro, attonite)<br />
Qual sorpresa!<br />
Dan<strong>di</strong>ni<br />
Il caso è bello!<br />
Don Magnifi co<br />
(volendo interrompere Ramiro)<br />
Ma...<br />
Ramiro<br />
Tacete.<br />
Don Magnifi co<br />
Ad<strong>di</strong>o cervello.<br />
(prende a sé Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni)<br />
Se...<br />
Ramiro e Dan<strong>di</strong>ni<br />
Silenzio.<br />
Clorinda, Tisbe, Angelina, Ramiro, Dan<strong>di</strong>ni,<br />
Don Magnifi co<br />
Che sarà!<br />
Coro del pubblico<br />
Questo è un nodo avviluppato,<br />
Questo è un gruppo rintrecciato.<br />
Clorinda, Tisbe, Angelina, Ramiro, Dan<strong>di</strong>ni,<br />
Don Magnifi co<br />
Chi sviluppa più inviluppa,<br />
Chi più sgruppa, più raggruppa;<br />
Ed intanto la mia testa<br />
Vola, vola e poi s’arresta;<br />
Vo tenton per l’aria oscura,<br />
E comincio a delirar.<br />
Don Magnifi co<br />
Ma in somma delle somme,<br />
Altezza, cosa vuole?
Ramiro<br />
Piano: non più parole.<br />
(prende per mano Angelina)<br />
Questa sarà mia sposa.<br />
Clorinda, Tisbe e Don Magnifi co<br />
Ah! ah! <strong>di</strong>rà per ridere.<br />
(ad Angelina)<br />
Non ve<strong>di</strong> che ti burlano?<br />
Ramiro<br />
Lo giuro: mia sarà.<br />
(scuotendo Angelina)<br />
Sposa...<br />
Angelina<br />
(stupida per la gioia)<br />
Signor, perdona<br />
La tenera incertezza<br />
Che mi confonde ancor. Poc’anzi, il sai,<br />
Fra la cenere immonda...<br />
Ed or sul trono... e un serto mi circonda.<br />
Don Magnifi co<br />
(corre in ginocchio)<br />
Altezza... a voi si prostra.<br />
Angelina<br />
Né mai m’udrò chiamar la fi glia vostra?<br />
Ramiro<br />
(accennando le sorelle)<br />
Quelle orgogliose...<br />
Angelina<br />
Ah Prence,<br />
Io cado ai vostri piè. Le antiche ingiurie<br />
Mi svanir dalla mente.<br />
Sul trono io salgo, e voglio<br />
Starvi maggior del trono.<br />
E sarà mia vendetta il lor perdono.<br />
Nacqui all’affanno, al pianto.<br />
Soffrì tacendo il core;<br />
Ma per soave incanto,<br />
Dell’età mia nel fi ore,<br />
Come un baleno rapido<br />
La sorte mia cangiò.<br />
(a Don Magnifi co e sorelle)<br />
No no; - tergete il ciglio;<br />
Perché tremar, perché?<br />
A questo sen volate.<br />
(abbracciandole)<br />
Non più mesta accanto al fuoco<br />
Starò sola a gorgheggiar.<br />
Ah fu un lampo, un sogno, un gioco<br />
Il mio lungo palpitar.<br />
Coro e coro del pubblico<br />
Tutto cangia a poco a poco<br />
Cessa alfi n <strong>di</strong> sospirar.<br />
36<br />
GLOSSARIO<br />
Allocco: sciocco<br />
Alma: anima<br />
Astratta: con la testa nelle nuvole, immersa<br />
nei suoi pensieri<br />
Atterrò: dal verbo ‘atterrare’: gettare a terra,<br />
abbattere<br />
Attratta: qui signifi ca ‘contratta’, ‘storpia’<br />
Avanzasi: viene avanti<br />
Bagattelle: sciocchezze<br />
Baleno: bagliore, lampo<br />
Bieco: minaccioso<br />
Bombé: carrozza dalla forma arrotondata<br />
Bonné: dal francese bonnet, cappellino<br />
Cantone: angolo<br />
Casino: residenza nobile <strong>di</strong> campagna<br />
Ceffo: faccia brutta<br />
Collié: dal francese collier, collana<br />
Contar: qui signifi ca ‘raccontare’<br />
Corbella: prende in giro, canzona<br />
Cospetto!: esclamazione che in<strong>di</strong>ca meraviglia<br />
Deggio: devo<br />
Deliziosa: residenza nobile <strong>di</strong> campagna<br />
Dièn: <strong>di</strong>edero<br />
Grado: sottinteso ‘<strong>di</strong> nobiltà’<br />
Guiderdone: ricompensa<br />
Imprinciparvi: (neologismo) <strong>di</strong>ventare<br />
principesse sposando un principe<br />
Inciambellare: (neologismo) mettere il braccio<br />
attorno a quello dei cavalieri<br />
Legno: qui signifi ca ‘carrozza’<br />
Nuova: notizia<br />
Palagio: palazzo<br />
Pomposetta: vanagloriosa, che si dà arie<br />
Prence: principe<br />
Pria: prima<br />
Pugnar: combattere<br />
Questionando: <strong>di</strong>scutendo<br />
Rampolli: <strong>di</strong>scendenti, fi gli<br />
Ricusando: rifi utando<br />
Ruina: rovina<br />
Sciassé: dal francese chassé; in<strong>di</strong>ca un<br />
particolare passo <strong>di</strong> danza<br />
S<strong>di</strong>ndonar: parola onomatopeica inventata, che<br />
ricorda il suono delle campane<br />
Serto: ghirlanda, corona<br />
Smaniglio: braccialetto<br />
Sogguardando: guardando <strong>di</strong> nascosto<br />
Sprezza: <strong>di</strong>sprezza<br />
Stoccata: colpo, bastonata<br />
Stupida: stupita<br />
Taice: dal tedesco Deutsche, danza popolare<br />
da cui ha avuto origine il valzer<br />
Tergete: asciugate<br />
Tuono: qui signifi ca ‘tono’<br />
Vezzosa: bella
Il <strong>di</strong>sco<br />
Selezione da La Cenerentola <strong>di</strong> Gioachino Rossini<br />
Traccia n. 1 «Una volta c’era un re» - Cenerentola, Clorinda e Tisbe<br />
Traccia n. 2 «O fi glie amabili» - coro<br />
Traccia n. 3 «Un soave non so che» - Don Ramiro, Cenerentola<br />
Traccia n. 4 «Scegli la sposa… Come un’ape nei giorni d’aprile» - coro e Dan<strong>di</strong>ni<br />
Traccia n. 5 «Qui nel mio co<strong>di</strong>ce… Nel volto estatico» - Alidoro e tutti<br />
Traccia n. 6 «Ah, se velata ancor… Sprezzo quei don» - coro e Cenerentola<br />
Traccia n. 7 «Mi par d’essere sognando» - Finale I, tutti<br />
Traccia n. 8 «Un segreto d’importanza» - Dan<strong>di</strong>ni, Don Magnifi co<br />
Traccia n. 9 «Siete voi?… Questo è un nodo avviluppato» - Don Ramiro,<br />
Cenerentola, Dan<strong>di</strong>ni, Don Magnifi co, Clorinda, Tisbe<br />
Traccia n. 10 «Non più mesta… Tutto cangia a poco a poco» - Cenerentola, coro<br />
Esercizi per i cori del pubblico<br />
Basi musicali cantate<br />
Traccia n. 11 «O fi glie amabili»<br />
Traccia n. 12 «Scegli la sposa»<br />
Traccia n. 13 «Il mondo è scena»<br />
Traccia n. 14 «Vi rispondo senza arcani»<br />
Traccia n. 15 «Una volta c’era un re»<br />
Traccia n. 16 «Questo è un nodo avviluppato»<br />
Traccia n. 17 «Tutto cangia a poco a poco»<br />
Basi strumentali<br />
Traccia n. 18 «O fi glie amabili»<br />
Traccia n. 19 «Scegli la sposa»<br />
Traccia n. 20 «Il mondo è scena»<br />
Traccia n. 21 «Vi rispondo senza arcani»<br />
Traccia n. 22 «Una volta c’era un re»<br />
Traccia n. 23 «Questo è un nodo avviluppato»<br />
Traccia n. 24 «Tutto cangia a poco a poco»<br />
37
Coro<br />
Coro<br />
Coro del Pubblico<br />
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J œ J œ j<br />
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- ser - va. Si - len -zio. A - bi - ti, gio - ie, Tut - toIa-vraituda w<br />
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noi. Fa-sto, ric-chez-ze Non t'ab -ba-gli-noIil cor. Da-ma sa -ra -i; Sco-prir-tinon do - vra - i. A -mor sol-<br />
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tan - to Tut - to t'in - se - gne -<br />
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Recitativo<br />
Il mondo è scena<br />
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Ma que-staIè sto - ria Op - pu - reIu - na com -<br />
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Cen.<br />
Coro<br />
Coro<br />
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me - <strong>di</strong>a?<br />
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An -ge - li - na, L'al - le - grez -za,Ie la pe - na Son com - me - <strong>di</strong>aIe tra -<br />
j<br />
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bbw<br />
bw<br />
bw<br />
j<br />
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ge - <strong>di</strong>a,Ie il mon - do è sce - na.<br />
w<br />
CORO DEL PUBBLICO<br />
j<br />
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44<br />
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TUTTI<br />
Coro del pubblico<br />
TUTTI<br />
Pubblico<br />
TUTTI<br />
Pubblico<br />
5<br />
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1 Vivace<br />
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J J<br />
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J J<br />
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Mi par<br />
Œ ˙ f<br />
œ sottovoce<br />
d'es ser, mi par d'es se re so<br />
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J J<br />
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J J<br />
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J J<br />
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J J<br />
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Mi par<br />
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schet - ti.<br />
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schet - ti.<br />
Ó<br />
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J<br />
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j<br />
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d'es-ser, mi par d'es -se- re so - gnan-dofra giar - <strong>di</strong> - ni, fra giar - <strong>di</strong> - ni, fra giar - <strong>di</strong> -ni,Ie fra bo -<br />
<br />
<br />
j<br />
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j<br />
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j<br />
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- - - - gnan-dofra giar - <strong>di</strong> - ni, fra giar - <strong>di</strong> - ni, fra giar - <strong>di</strong> -ni,Ie fra bo -<br />
j<br />
œ .<br />
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Mi par d'essere sognando<br />
<br />
<br />
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45<br />
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TUTTI<br />
Pubblico<br />
TUTTI<br />
Pubblico<br />
TUTTI<br />
Pubblico<br />
13<br />
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13<br />
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œ sottovoce<br />
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J J<br />
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J J<br />
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Œ ˙ f<br />
œ sottovoce<br />
scel li sussur rando, sussur<br />
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J J<br />
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J J<br />
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li zia fan no l'a ni ma nuo<br />
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18<br />
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23<br />
#<br />
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#<br />
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23<br />
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- scel-li sussur - -rando, - sussur - -ran-do; gorgheggiando, - - - gor-gheg -giando, - gor-gheggian - -do gliIaugel - - let-ti: <br />
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j<br />
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- - - - - - -ran-do; gorgheggiando, - - - gor-gheg -giando, - gor-gheggian - -do gliIaugel - - let-ti: in un ma-re <strong>di</strong> de-<br />
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‰ œ<br />
J<br />
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Ramiro, Dan<strong>di</strong>ni, Magnifico<br />
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Clorinda, Tisbe, Cenerentola<br />
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‰ J œ.<br />
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- - - - - tar, in un ma-re<strong>di</strong>de- - - - - -tar,<br />
sus-sur-ran-do, sus-sur - - - - - -<br />
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b tar,<br />
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pianissimo<br />
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li zia fan no l'ani ma nuo<br />
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j<br />
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TUTTI<br />
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Œ Ó<br />
sus - sur - ran - do, sus - sur - ran - do fan - no l'a - ni - ma nuo -<br />
j<br />
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j<br />
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j<br />
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j<br />
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j<br />
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j<br />
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sus - sur - ran - do, sus - sur - ran - do fan - no l'a - ni - ma nuo -<br />
<br />
<br />
46<br />
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ran do fan no l'a ni ma nuo<br />
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tar.<br />
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Allegro<br />
MAGNIFICO<br />
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J œ<br />
J œ<br />
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J<br />
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J<br />
Ab-bia sem - pre pron -tiIin sa-la Tren-ta ser - viIin pie - na ga-la, Cen-to se-<strong>di</strong>-ci ca -<br />
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œ . œ . œ . œ . œ . œ .<br />
val - li, Cen - to se - <strong>di</strong> - ci ca - val -li, Du - chi, Con - ti, Ma - re - scial-liAdoz - zi - neIi con - vi -<br />
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œ œ œ . œ. œ. œ. œ œ œ<br />
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J J J<br />
J œ J œ<br />
ta -ti, Pran-zi sem-precoi ge - la - ti, Poi car -roz- ze, poi bom -<br />
œ. n œ.<br />
œ. œ . œ. b œ.<br />
œ .<br />
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Vi rispondo senza arcani<br />
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bè.<br />
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Vi ri - spon -do sen -zaIar - ca - ni Che qui sia - moIas - sai lon -<br />
‰ œ . œ. n œ.<br />
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b<br />
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n œ œ . œ . œ . œ . œ . œ . œ .<br />
j j<br />
œ œ j<br />
& œ<br />
DANDINI CORO DEL PUBBLICO<br />
interrompendo<br />
47<br />
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13<br />
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ta - ni. Che qui sia-moIas-sai lon - ta -ni. Lui non u - sa far dei pran-zi, Man-gia sem-pre de -gliIa -<br />
j<br />
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van zi, Non s'ac co staIa gran si<br />
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19<br />
19<br />
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Que - stoIèIun no - doIav - vi - lup - pa - to, que - stoIèIun grup - po rin - trec -<br />
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Que - stoIèIun no - doIav - vi - lup - pa - to, que - stoIèIun grup - po rin - trec -<br />
MASCHI con Magnifico<br />
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cia - to. Que - stoIèIun no - doIav - vi - lup - pa - to, que - stoIèIun grup - po rin - trec -<br />
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TUTTI con Cenerentola<br />
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pa - to, que - stoIèIun grup - po rin - trec -<br />
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PROPOSTE OPERATIVE<br />
1. GIOCHIAMO CON “LA CENERENTOLA”<br />
A cura <strong>di</strong> Sabrina Saccomani<br />
1.a Per la scuola dell’infanzia e il primo biennio della scuola<br />
elementare<br />
Ritaglia le sagome <strong>di</strong> Don Ramiro, Dan<strong>di</strong>ni e Cenerentola e quelle dei loro vestiti<br />
che troverai in queste pagine. Divertiti a trasformarli come accade nella fi aba<br />
applicando le sagome degli abiti a quelle dei personaggi: Don Ramiro che si<br />
traveste da Dan<strong>di</strong>ni e viceversa, Cenerentola che <strong>di</strong>venta, da ragazza vestita <strong>di</strong><br />
stracci, stupenda principessa.<br />
DON RAMIRO<br />
59
DANDINI<br />
61
CENERENTOLA<br />
63
1.b Per la scuola elementare<br />
Se ti piace l’enigmistica, e hai letto con attenzione il libretto della versione<br />
proposta dal <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong>, puoi provare a inserire nei riquadri che seguono<br />
le defi nizioni richieste e scoprire così il nome <strong>di</strong> un personaggio dell’opera<br />
rossiniana. Scrivi le parole corrispondenti alle defi nizioni nelle rispettive griglie.<br />
Se avrai inserito le parole corrette, utilizzando le lettere contenute nei quadrati<br />
colorati, comparirà il nome <strong>di</strong> un personaggio dell’opera<br />
1. Quanti sono i men<strong>di</strong>canti che bussano alla porta <strong>di</strong> Don Magnifi co?<br />
2. Come si chiama in realtà Cenerentola?<br />
3. Quale animale è il protagonista del sogno <strong>di</strong> Don Magnifi co?<br />
4. Nella prima parte dell’opera, chi indossa gli abiti del Principe ?<br />
5. Quale oggetto Cenerentola consegna al Principe in pegno del suo amore?<br />
6. Qual è la virtù <strong>di</strong>mostrata da Cenerentola nel corso della storia?<br />
Il personaggio da scoprire è…<br />
65<br />
SOLUZIONI<br />
Tre, Angelina, Somaro, Dan<strong>di</strong>ni, Braccialetto, Bontà<br />
Ramiro
1.c Per la scuola elementare e la scuola me<strong>di</strong>a<br />
Come hai potuto leggere nelle pagine precedenti, la fi aba <strong>di</strong> Cenerentola ha<br />
origini antiche e conobbe nel corso dei secoli numerose versioni fi no ad arrivare<br />
a quella più famosa, scritta da Charles Perrault (Parigi, 1628-1703). Ispirandosi<br />
proprio al testo <strong>di</strong> Perrault, Jacopo Ferretti trasse il libretto dell’opera <strong>di</strong><br />
Rossini. Tra la versione del letterato francese e il libretto dell’opera vi sono<br />
però alcune importanti <strong>di</strong>fferenze, sia per quanto riguarda i personaggi, sia per<br />
quanto riguarda la vicenda vera e propria. La versione proposta dal <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong><br />
presenta inoltre ulteriori cambiamenti rispetto all’originale <strong>di</strong> Rossini. Dopo aver<br />
letto con attenzione la fi aba (che trovi qui <strong>di</strong> seguito nella traduzione <strong>di</strong> Elena<br />
Giolitti, tratta da Charles Perrault, Fiabe classiche. I racconti <strong>di</strong> Mamma Oca,<br />
Mondadori, Milano 2001), la trama della Cenerentola <strong>di</strong> Rossini e il libretto della<br />
versione proposta dal <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong>, prova a confrontare tra loro i tre testi.<br />
Che <strong>di</strong>fferenze ci sono tra i vari personaggi della storia e il loro ruolo all’interno<br />
della vicenda? Gli oggetti citati sono gli stessi o no? La magia, ad esempio, è<br />
sempre presente?<br />
C’era una volta un gentiluomo, il quale aveva<br />
sposato in seconde nozze la donna più altezzosa<br />
e arrogante che mai si fosse vista. Ella aveva<br />
due fi glie del suo stesso carattere, che le<br />
rassomigliavano in ogni cosa. Anche il marito<br />
aveva una fi glia, ma <strong>di</strong> una dolcezza e <strong>di</strong> una<br />
bontà da non farsene un’idea; e in questo aveva<br />
preso dalla mamma, che era<br />
stata la creatura più buona<br />
del mondo. Le nozze erano<br />
appena state celebrate che<br />
la matrigna <strong>di</strong>ede subito<br />
prova della sua cattiveria:<br />
non poteva sopportare<br />
tutte le buone qualità<br />
della giovinetta, le quali,<br />
per contrasto, rendevano<br />
le sue fi gliuole ancora più<br />
antipatiche. Cominciò così<br />
ad addossarle le più umili<br />
faccende <strong>di</strong> casa: era lei<br />
a lavare i piatti, a pulire<br />
le scale, a spazzare la<br />
camera della signora e delle<br />
signorine sue fi glie; ella dormiva in una soffi tta,<br />
proprio sotto i tetti, su un vecchio pagliericcio,<br />
nel mentre che le due sorelle avevano belle<br />
camere col pavimento in legno, letti all’ultima<br />
moda, e certi specchi nei quali potevano rimirarsi<br />
da capo a pie<strong>di</strong>; la povera ragazza sopportava<br />
ogni cosa con pazienza, e non osava lagnarsene<br />
col padre perché l’avrebbe sgridata: sua moglie<br />
Cenerentola<br />
<strong>di</strong> Charles Perrault<br />
66<br />
faceva <strong>di</strong> lui tutto quello che voleva.<br />
Quando aveva fi nito le sue faccende, ella<br />
andava a rifugiarsi in un cantuccio del focolare,<br />
e si metteva a sedere nella cenere; cosa che, in<br />
famiglia, le aveva guadagnato il soprannome <strong>di</strong><br />
Culincenere; però la minore delle due sorelle,<br />
ch’era un po’ meno sguaiata dell’altra, la chiamava<br />
Cenerentola. Cenerentola,<br />
coi suoi poveri abitucci, non<br />
mancava tuttavia d’essere<br />
cento volte più bella delle<br />
sorelle, riccamente vestite<br />
com’erano.<br />
Accadde che il fi glio del<br />
Re desse una festa da<br />
ballo e invitasse a parteciparvi<br />
tutta la gente importante;<br />
anche le nostre<br />
due damigelle furono invitate,<br />
perché erano persone<br />
molto in vista nel paese.<br />
Eccole dunque tutte contente<br />
e tutte affaccendate<br />
a scegliere vestiti e<br />
acconciature, che le facessero fi gurare <strong>di</strong> più;<br />
nuova fatica per Cenerentola, giacché toccava a<br />
lei stirare la biancheria delle sorelle e inamidare<br />
i loro polsini ricamati. In casa non si parlava<br />
d’altro che del modo in cui si sarebbero vestite<br />
per andare alla festa. «Io», <strong>di</strong>ceva la maggiore,<br />
«mi metterò l’abito <strong>di</strong> velluto rosso, con le<br />
guarnizioni <strong>di</strong> ricamo inglese.» «Io», interveniva
la minore, «non avrò che la solita gonna; ma, in<br />
compenso, vi metterò sopra il mantello a fi ori<br />
d’oro e la collana <strong>di</strong> <strong>di</strong>amanti, che non è certo<br />
una cosa qualunque.» Mandarono a chiamare la<br />
più brava pettinatrice, per farsi far ben due<br />
fi le <strong>di</strong> riccioli, e fecero comprare i più bei nèi<br />
dalla migliore merciaia; chiamarono poi Cenerentola<br />
perché <strong>di</strong>cesse il suo parere, sapendo<br />
che aveva buon gusto. Cenerentola le consigliò<br />
come meglio poté, anzi, si offrì <strong>di</strong> pettinarle,<br />
cosa che venne accettata volentieri.<br />
Mentre le pettinava le sorelle <strong>di</strong>cevano: «Cenerentola,<br />
ti piacerebbe andare al ballo?...» .<br />
«Ah, signorine, volete burlarvi <strong>di</strong> me! Cose simili<br />
non son pane pei miei denti.» «Dici bene: chissà<br />
quante risate nel vedere un Culincenere a una<br />
festa da ballo!». Un’altra, invece <strong>di</strong> Cenerentola,<br />
avrebbe fatto apposta<br />
a pettinarle male; ma lei<br />
era buona, e le aggiustò<br />
a perfezione. Erano state<br />
quasi due giorni senza<br />
mangiare, tant’erano stor<strong>di</strong>te<br />
dalla contentezza. E a<br />
forza <strong>di</strong> stringerle nel busto<br />
per render loro la vita<br />
più sottile, si ruppero più<br />
<strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci stringhe. Tutta<br />
la giornata la passavano a<br />
guardarsi nello specchio.<br />
Finalmente il gran giorno<br />
arrivò; le due sorelle partirono<br />
alla volta del palazzo<br />
reale e Cenerentola le<br />
seguì con gli occhi più a<br />
lungo che poté: poi, quando non le vide più, scoppiò<br />
a piangere. La sua madrina, venutola a trovare<br />
la vide in un mare <strong>di</strong> lagrime e le domandò<br />
cos’avesse: «Io vorrei... vorrei...» Piangeva così<br />
forte, che non poteva continuare. La madrina,<br />
che era una fata, le <strong>di</strong>sse: «Vorresti andare al<br />
ballo, non è vero?». «Ahimè, sì» <strong>di</strong>sse Cenerentola<br />
con un sospiro. «Ebbene, mi prometti d’aver<br />
giu<strong>di</strong>zio?», <strong>di</strong>sse la madrina. «Quand’è così ti ci<br />
farò andare.» La conducesse nella sua camera e<br />
le <strong>di</strong>sse: «Corri in giar<strong>di</strong>no e portami una zucca».<br />
Cenerentola corse imme<strong>di</strong>atamente a raccogliere<br />
la più bella zucca che poté trovare e la portò<br />
alla madrina, senza riuscire a indovinare in qual<br />
modo quella zucca potesse servire a farla andare<br />
al ballo. La madrina, dopo averla ben svuotata,<br />
non lasciandone che la scorza, vi batté con la sua<br />
bacchetta magica, e la zucca fu subito cambiata<br />
in una splen<strong>di</strong>da carrozza tutta dorata.<br />
Poi andò a guardare in una trappola, ove trovò<br />
sei sorci, tutti vivi; <strong>di</strong>sse allora a Cenerentola<br />
67<br />
<strong>di</strong> alzare un pochino lo sportello della trappola:<br />
ogni sorcio che ne usciva fuori, lei lo toccava<br />
con la bacchetta e subito il sorcio si cambiava<br />
in un bellissimo cavallo; così mise insieme uno<br />
splen<strong>di</strong>do tiro a sei <strong>di</strong> cavalli pomellati, d’un<br />
bellissimo color grigio-topo.<br />
Poiché sembrava preoccupata sul come procurarsi<br />
un cocchiere: «Aspettate un momento»<br />
<strong>di</strong>sse Cenerentola «vado a vedere in un’altra<br />
trappola, se per caso non ci fosse qualche grosso<br />
topo: ne potremmo fare un cocchiere». «Buona<br />
idea!» <strong>di</strong>sse la madrina «Corri un po’ a vedere.»<br />
Cenerentola le portò una trappola dov’erano caduti<br />
tre grossi topi. La fata scelse, fra tutti e<br />
tre, quello che aveva i baffi più lunghi, e quando<br />
l’ebbe toccato, il topo <strong>di</strong>ventò un bel pezzo <strong>di</strong><br />
cocchiere, provvisto del più bel paio <strong>di</strong> baffi che<br />
mai si sia veduto. Le <strong>di</strong>sse<br />
poi: «Scen<strong>di</strong> in giar<strong>di</strong>no,<br />
<strong>di</strong>etro all’annaffi atoio<br />
troverai sei lucertole.<br />
Porta mele qui.» Appena<br />
Cenerentola l’ebbe portate,<br />
la madrina le cambiò<br />
in sei lacchè, i quali<br />
d’un balzo salirono <strong>di</strong>etro<br />
alla carrozza, con le<br />
loro livree gallonate, e<br />
sapevano tenervisi attaccati<br />
così bene, come<br />
se non avessero mai fatto<br />
altro in vita loro. La<br />
fata <strong>di</strong>sse allora a Cenerentola:<br />
«Eccoti qui tutto<br />
l’occorrente per andare<br />
al ballo, non sei contenta?». «Sì, ci devo<br />
andare in questo modo, col mio brutto abituccio?»<br />
Bastò che la madrina la toccasse con la<br />
bacchetta, e i suoi abiti si mutarono in vestiti<br />
<strong>di</strong> broccato d’oro e <strong>di</strong> argento, tutti ricamati<br />
con pietre preziose; le <strong>di</strong>ede poi un paio <strong>di</strong><br />
scarpette <strong>di</strong> vetro, che erano una meraviglia.<br />
Così vestita, salì in carrozza; ma la madrina<br />
le raccomandò sopra ogni cosa <strong>di</strong> non lasciar<br />
passare la mezzanotte, avvertendola che se lei<br />
fosse rimasta al ballo anche un momento <strong>di</strong> più,<br />
la sua carrozza sarebbe ri<strong>di</strong>ventata una zucca, i<br />
cavalli sorcetti, i suoi lacchè lucertole, e i vecchi<br />
vestiti avrebbero ripreso l’aspetto <strong>di</strong> prima. Ella<br />
promise alla madrina che sarebbe venuta via dal<br />
ballo prima <strong>di</strong> mezzanotte. E partì, non stando<br />
più in sé dalla gioia.<br />
Il fi glio del Re, a cui fu annunciato l’arrivo <strong>di</strong> una<br />
splen<strong>di</strong>da Principessa, che nessuno conosceva,<br />
le corse incontro a riceverla; l’aiutò a scendere
dalla carrozza, e la condusse nella sala dov’erano<br />
gli invitati. Si fece allora un gran silenzio:<br />
tutti smisero <strong>di</strong> ballare e i violini non suonarono<br />
più tant’era l’attenzione generale nel contemplare<br />
la grande bellezza della sconosciuta. Non<br />
si sentiva che un mormorio confuso. «Com’è<br />
bella!...». Perfi no il Re, vecchio com’era, non si<br />
stancava <strong>di</strong> guardarla e <strong>di</strong> <strong>di</strong>re sottovoce alla<br />
Regina che da gran tempo non gli era dato <strong>di</strong><br />
vedere una donna così bella e graziosa. Tutte le<br />
dame erano intente a stu<strong>di</strong>are i suoi vestiti e la<br />
sua acconciatura, per averne <strong>di</strong> simili il giorno<br />
dopo, sempre che avessero potuto trovare delle<br />
stoffe altrettanto belle e mo<strong>di</strong>ste abbastanza<br />
capaci. Il fi glio del Re la mise al posto d’onore: e<br />
poi andò a prenderla per farla ballare. Ella ballò<br />
con tanta grazia, che tutti l’ammirarono ancora<br />
<strong>di</strong> più. Fu servito uno splen<strong>di</strong>do rinfresco ma il<br />
giovane Principe non l’assaggiò neppure, tanto<br />
era assorto nel contemplarla.<br />
Ella andò a sedersi<br />
accanto alle sue<br />
sorelle, le trattò con la<br />
massima cortesia e le invitò<br />
a servirsi <strong>di</strong> arance<br />
e limoni che il Principe le<br />
aveva regalato; questo<br />
le stupì assai, perché<br />
a loro sembrava <strong>di</strong> non<br />
conoscerla affatto. Nel<br />
mentre che conversavano<br />
insieme, Cenerentola<br />
sentì suonare le un<strong>di</strong>ci<br />
e tre quarti, fece una<br />
profonda riverenza e se<br />
ne andò più lesta che poté.<br />
Appena fu arrivata a casa, corse dalla madrina<br />
e, dopo averla ringraziata, le <strong>di</strong>sse che avrebbe<br />
avuto gran piacere <strong>di</strong> tornare alla festa anche<br />
il giorno seguente, perché il fi glio del Re l’aveva<br />
tanto pregata. Mentre stava narrando alla<br />
madrina tutti i particolari della festa, le due<br />
sorelle bussarono alla porta: Cenerentola andò<br />
ad aprire. «Come siete tornate tar<strong>di</strong>!» <strong>di</strong>sse<br />
sba<strong>di</strong>gliando, stropicciandosi gli occhi e stiracchiandosi<br />
come se si fosse svegliata in quel momento.<br />
Eppure, non aveva avuto davvero voglia<br />
<strong>di</strong> dormire, da quando si erano lasciate. «Se tu<br />
fossi venuta alla festa», le <strong>di</strong>sse una delle sorelle<br />
«non ti saresti certamente annoiata: è venuta<br />
una bellissima Principessa, ma la più bella che si<br />
possa vedere; ci ha anche fatto mille cortesie,<br />
offrendoci aranci e limoni.» Cenerentola non<br />
stava più in sé dalla gioia; chiese il nome della<br />
Principessa; ma quelle risposero che nessuno la<br />
conosceva, anzi, il fi glio del Re si struggeva del-<br />
68<br />
la voglia <strong>di</strong> sapere chi fosse, e avrebbe dato per<br />
questo tutto l’oro del mondo! Cenerentola sorrise,<br />
e <strong>di</strong>sse : «Doveva essere bella davvero! Dio<br />
mio! come siete fortunate voi altre! E io, come<br />
potrei fare per vederla? Signorina Giulietta,<br />
siate buona, prestatemi per una volta il vostro<br />
abito giallo, quello <strong>di</strong> tutti i giorni...». «Perché<br />
no?» <strong>di</strong>sse la signorina Giulietta. «Ecco un’idea!<br />
Far indossare il mio vestito a un brutto Culincenere<br />
come te! Dovrei proprio essere pazza!»<br />
Cenerentola si aspettava un simile rifi uto e ne<br />
fu assai contenta giacché si sarebbe trovata<br />
nei guai, se la sorella avesse acconsentito<br />
a prestarle l’abito giallo. Il dì seguente le due<br />
sorelle tornarono al ballo e Cenerentola pure;<br />
ma vestita anche più sfarzosamente della sera<br />
prima. Il fi glio del Re non si staccò mai da lei<br />
e non fece che <strong>di</strong>rle cose tenere e galanti. La<br />
nostra giovinetta non s’annoiava davvero e <strong>di</strong>menticò<br />
quel che la<br />
madrina le aveva tanto<br />
raccomandato; così<br />
sentì suonare il primo<br />
tocco della mezzanotte<br />
quando credeva che<br />
non fossero ancora le<br />
un<strong>di</strong>ci; allora si alzò e<br />
fuggì via con leggerezza<br />
<strong>di</strong> una cerbiatta. Il<br />
Principe le corse <strong>di</strong>etro,<br />
ma non poté raggiungerla.<br />
Fuggendo,<br />
ella perdette una delle<br />
sue scarpine <strong>di</strong> vetro,<br />
e il Principe la raccolse<br />
con gran<strong>di</strong>ssima cura.<br />
Cenerentola arrivò a casa tutta scalmanata,<br />
senza più carrozza, né lacchè e vestita dei suoi<br />
poveri abitucci; <strong>di</strong> tutte le sue magnifi cenze<br />
non le era restato che una delle scarpette, la<br />
compagna <strong>di</strong> quella che aveva perduta per strada.<br />
Fu chiesto ai guardaportoni del palazzo reale,<br />
se per caso non avessero visto uscire una<br />
Principessa; risposero <strong>di</strong> non aver visto uscire<br />
nessuno, salvo una ragazzetta assai mal messa,<br />
e che all’aspetto, sembrava piuttosto una conta<strong>di</strong>na<br />
che una signora.<br />
Quando le due sorelle tornarono dalla festa,<br />
Cenerentola chiese loro se si erano <strong>di</strong>vertite e<br />
se la bella signora vi era andata anche lei: loro<br />
risposero <strong>di</strong> si, ma che era scappata allo scoccare<br />
della mezzanotte, e così in fretta, che aveva<br />
lasciato cadere una delle sue scarpine <strong>di</strong> vetro,<br />
la scarpetta più carina del mondo: il fi glio del<br />
Re l’aveva raccolta, e non aveva fatto che guardarla<br />
per tutto il resto della festa; certamente
doveva essere innamorato pazzo della bella signora,<br />
alla quale apparteneva la scarpina.<br />
Dissero il vero; infatti pochi giorni dopo, il fi glio<br />
del Re fece proclamare a suon <strong>di</strong> tromba ch’egli<br />
avrebbe sposato colei, a cui la scarpina avesse<br />
calzato perfettamente al piede. Si cominciò a<br />
provarla alle Principesse, poi alle Duchesse e a<br />
tutte le dame della corte, ma fu tempo perso. La<br />
portarono anche dalle due sorelle, che fecero<br />
tutto il possibile per farsi entrare al piede<br />
quella scarpa, ma non vi riuscirono. Cenerentola<br />
che le guardava, e riconobbe la sua scarpetta,<br />
<strong>di</strong>sse come per scherzo: «Ve<strong>di</strong>amo un po’ se alle<br />
volte non mi stesse bene!». Le sorelle si misero<br />
a ridere e a canzonarla. Il gentiluomo che era<br />
incaricato <strong>di</strong> provare la scarpa, aveva guardato<br />
attentamente Cenerentola e, avendola trovata<br />
molto bella, <strong>di</strong>sse che la cosa era giustissima,<br />
e lui aveva ricevuto or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> provarla a<br />
tutte le ragazze. Fece sedere Cenerentola, e<br />
accostando la scarpetta al pie<strong>di</strong>no <strong>di</strong> lei, vide<br />
69<br />
che esso vi entrava senza fatica e la calzava<br />
come un guanto. Lo stupore delle due sorelle<br />
fu grande, ma si fece ancora più grande quando<br />
Cenerentola tirò fuori <strong>di</strong> tasca la seconda<br />
scarpetta e se mise al piede.<br />
A questo punto arrivò la madrina che, dopo aver<br />
toccato con la bacchetta i vestiti <strong>di</strong> Cenerentola,<br />
li fece <strong>di</strong>ventare ancora più sfarzosi <strong>di</strong> tutti<br />
gli altri. Fu qui che le due sorelle riconobbero<br />
in lei la bella signora veduta al ballo. Si<br />
gettarono ai suoi pie<strong>di</strong> e le chiesero perdono<br />
<strong>di</strong> tutti i maltrattamenti che le avevano fatto<br />
subire. Cenerentola le fece alzare, e <strong>di</strong>sse,<br />
abbracciandole, che le perdonava <strong>di</strong> tutto cuore,<br />
e le pregava <strong>di</strong> volerle sempre bene. Poi, vestita<br />
com’era, fu condotta dal giovane Principe. Egli<br />
la trovò più bella che mai e pochi giorni dopo la<br />
sposò. Cenerentola, buona quanto bella, invitò<br />
le due sorelle presso <strong>di</strong> sé al palazzo e il giorno<br />
stesso le sposò a due gentiluomini della corte.
1.d Per la scuola me<strong>di</strong>a<br />
Quando il librettista Jacopo Ferretti scrisse il libretto per la Cenerentola <strong>di</strong><br />
Rossini propose una versione meno “fi abesca” e più attuale della famosa favola<br />
<strong>di</strong> Perrault, eliminando ad esempio l’aspetto magico dalla vicenda. Prova ad<br />
immaginare e a scrivere anche tu una versione moderna della favola. Il titolo<br />
per esempio potrebbe essere:<br />
E se Cenerentola vivesse nel XXI secolo?<br />
70
2. GIOCHI MUSICALI<br />
A cura <strong>di</strong> Elena Ricca<br />
Il mondo che ci circonda è come un’immensa orchestra musicale dalle molteplici<br />
sfumature sonore, <strong>di</strong>retta da un maestro misterioso che può utilizzare suoni secchi e<br />
risonanti, acuti e gravi, confusi e <strong>di</strong>stinti.<br />
Possiamo quin<strong>di</strong> analizzare con i nostri allievi la presenza dei suoni nella vita quoti<strong>di</strong>ana<br />
(i suoni che sentono quando si svegliano, i suoni durante l’intervallo, i suoni in auto<br />
ecc.), cercare gli oggetti che emettono un suono nella nostra classe e analizzare le<br />
caratteristiche del loro suono.<br />
Suonare è sicuramente un’attività molto <strong>di</strong>vertente per i nostri alunni. Curiosi <strong>di</strong><br />
conoscere, ma soprattutto <strong>di</strong> sperimentare le possibilità ritmiche e timbriche del<br />
materiale sonoro, possono inventare o giocare o manipolare i suoni piegandoli ai loro gusti<br />
e desideri. Le attività qui proposte sono chiamate “gioco” proprio per sottolineare che<br />
alla base <strong>di</strong> ogni esperienza creativa occorre una piacevole ed invitante motivazione.<br />
2.a Gioco <strong>di</strong> esplorazione e composizione<br />
Questa attività è relativamente semplice, ma molto interessante e ricca <strong>di</strong><br />
spunti.<br />
Sistemiamo per terra gli strumenti e <strong>di</strong>amo la possibilità <strong>di</strong> toccare, sperimentare,<br />
far suonare i vari strumenti. Dopo un po’ <strong>di</strong> confusione facciamo scegliere uno<br />
strumento e mettiamo un bambino-<strong>di</strong>rettore che dovrà scegliere due gesti, meglio<br />
se contrastanti tra loro (alzare il braccio verticalmente e poi orizzontalmente<br />
oppure camminare e poi correre) per in<strong>di</strong>care il suono e il silenzio.<br />
Gui<strong>di</strong>amoli inizialmente verso movimenti molto evidenti, poi verso movimenti più<br />
contenuti come, per esempio, aprire le mani per in<strong>di</strong>care il suono e chiuderle per<br />
il silenzio.<br />
In seguito potremmo <strong>di</strong>videre la classe in due facendo parlare prima gli strumenti<br />
a suono determinato e poi quelli a suono indeterminato, oppure quelli <strong>di</strong> metallo<br />
e poi quelli <strong>di</strong> legno; oppure quelli che emettono suoni lunghi e poi quelli che<br />
emettono suoni corti.<br />
Con un pizzico <strong>di</strong> fantasia si inizierà così un’interessante “composizione” che<br />
potrà essere registrata con supporti au<strong>di</strong>o o con videoriprese per far sì che il<br />
gruppo si auto-corregga e apprezzi la propria crescita.<br />
2.b Gioco del baule<br />
Possiamo iniziare chiedendo agli alunni quali sono, secondo loro, i suoni o rumori<br />
fasti<strong>di</strong>osi, cioè quelli che non sopportano, per fare una prima <strong>di</strong>stinzione sul carattere<br />
del suono. Dopo aver raccontato<br />
che possiamo utilizzare il baule <strong>di</strong> Cenerentola<br />
per riporre e chiudere i suoni più<br />
insopportabili: mostreremo loro il <strong>di</strong>segno<br />
<strong>di</strong> un baule su <strong>di</strong> un foglio verde e lo stesso<br />
<strong>di</strong>segno su <strong>di</strong> un foglio rosso.<br />
Quando alzeremo il cartello verde i bambini<br />
potranno suonare, quando alzeremo il<br />
cartello rosso faranno silenzio.<br />
71
Questo serve a dare una rappresentazione grafi ca del suono e del suo opposto,<br />
il silenzio.<br />
Proviamo ora ad eseguire la partitura del BALLO; abbiamo sonorizzato il momento<br />
delle danze, le coppie che volteggiano, l’orchestra che suona, i camerieri che<br />
stappano lo champagne, gli invitati che brindano e che chiacchierano.<br />
2.d Gioco del rebus musicale (per i più esperti)<br />
Se conoscete già la scrittura delle note potrete cimentarvi in uno <strong>di</strong> questi<br />
rebus, sostituendo le parole alle note avrete una frase.<br />
72
2.e Il gioco degli incroci misteriosi<br />
In questo gioco ci sono molte parole chiave della storia <strong>di</strong> Cenerentola, ma sono<br />
scritte alla rinfusa. Sarete capaci <strong>di</strong> trovarle tutte?<br />
Attenzione: sono scritte da sinistra a destra, ma anche da destra verso sinistra<br />
o dal basso verso l’alto. In bocca al lupo!<br />
Le parole da cercare sono:<br />
Rossini, Ferretti, Don Magnifi co, Clorinda, Tisbe, Ramiro, ballo, Alidoro, Dan<strong>di</strong>ni,<br />
Cavalieri, Barone, cameriere, segreto, Angelina, Parigi, opera, braccialetto,<br />
scu<strong>di</strong>ero, trono.<br />
C A V A L I E R I A S E G R E T O F E R R E T T S<br />
A L E A D R O T F L A U M O A S T P Q U A N P I C<br />
E I O R I T L O E T L E B S I T O T E M I R A P U<br />
R D A R R A M I R O L T I S O E B A R R A P I T D<br />
E O N I I N E R R I A Q U I R N A C R I A L M T I<br />
I R M N A N O C E N E R E N T O L A U R U Q M O E<br />
R O P I S T D I T R O I P I R R L U I S I S U N R<br />
E D O D C E E A T R A V E R S A O G A T R O C O O<br />
M D O N M A G N I F I C O P A B I U Q U O M O R F<br />
A O R A I N T R E C A M I B R A C C I A L E T T O<br />
C M T D O M E D A R A N I L E G N A B E C O D U Z<br />
2.f Suoniamo “La Cenerentola”<br />
Troverete ora delle vere partiture tratte dalla musica del grande Rossini,<br />
naturalmente saranno riduzioni che potrete suonare in classe con i fl auti o le<br />
tastiere.<br />
Buon <strong>di</strong>vertimento!<br />
73
2.g Gli strumenti dell’orchestra<br />
Quando verrete allo spettacolo potrete vedere gli strumenti che suonano dal<br />
vivo. Chissà se li conoscevate già? Leggete attentamente le schede successive,<br />
per poterli riconoscere a teatro.<br />
Il violino è la voce più acuta della famiglia<br />
dei moderni strumenti ad arco occidentali.<br />
Ha 4 corde intonate per quinte<br />
(mi-la-re-sol), tese su un manico d’ebano<br />
che termina a riccio, me<strong>di</strong>ante piroli<br />
infi ssi nel cavigliere. Le corde partono<br />
dal capotasto e passano sulla tavola armonica,<br />
nella quale si trovano i due tagli<br />
ad effe, poggiano su <strong>di</strong> un ponticello che<br />
trasmette alla cassa le vibrazioni attraverso<br />
l’anima, costituita da un cilindretto<br />
<strong>di</strong> legno movibile posto vicino al piede<br />
destro del ponticello. Le corde sono<br />
fi ssate alla tavola stessa me<strong>di</strong>ante una<br />
cor<strong>di</strong>era d’ebano. Storicamente lo strumento<br />
assunse intorno al 1600 un ruolo<br />
predominante nell’ambito della musica<br />
strumentale, contribuendo alla nascita<br />
delle più importanti strutture formali<br />
barocche come la sonata, il concerto, la<br />
sinfonia.<br />
Il violoncello nasce in Italia nella seconda<br />
metà del XVI secolo dallo sviluppo della<br />
viola da gamba. Le sue <strong>di</strong>mensioni gli<br />
permettono <strong>di</strong> produrre dei suoni gravi.<br />
Si suona appoggiandolo tra le ginocchia<br />
ed usando un archetto. Nella base dello<br />
strumento è inserito un puntale in legno<br />
o in metallo che serve ad appoggiarlo<br />
in terra. L’accordatura delle 4 corde<br />
è basata sulle stesse note della viola<br />
trasportate, però, un’ottava sotto (lare-sol-do).<br />
Nel 1700 entrò a far parte<br />
stabilmente dell’orchestra.<br />
Il clarinetto ha un’imboccatura detta ad<br />
ancia semplice (l’ancia è una sottilissima<br />
linguetta <strong>di</strong> legno che viene inserita<br />
nel bocchino dello strumento e fatta<br />
vibrare dall’aria soffi ata dal musicista).<br />
È formato da un tubo cilindrico <strong>di</strong> legno<br />
78
terminante in un pa<strong>di</strong>glione svasato nel<br />
quale sono stati praticati dei fori, che<br />
vengono chiusi sia dalle <strong>di</strong>ta che da<br />
alcune chiavi. Derivato dallo strumento<br />
popolare chalumeau, fu soltanto dopo il<br />
XVII secolo che assunse la foggia che<br />
conosciamo oggi.<br />
Il fagotto è costituito da un lungo tubo<br />
<strong>di</strong> legno (circa 2 metri e 50 centimetri)<br />
ripiegato su sé stesso a forma <strong>di</strong> U e<br />
terminante con un pa<strong>di</strong>glione; lungo il tubo<br />
si trovano dei fori chiusi da un complesso<br />
sistema <strong>di</strong> chiavi. L’imboccatura ad ancia<br />
doppia è inserita in un tubetto metallico<br />
ripiegato e collegato allo strumento. Ha<br />
un timbro grave e pastoso, utilizzato<br />
nelle orchestre sinfoniche e d’opera.<br />
La fi sarmonica è uno strumento musicale<br />
aerofono a mantice; è stata per lunghi<br />
anni uno strumento folcloristico legato<br />
alla tra<strong>di</strong>zione della danza popolare.<br />
Ha due bottoniere: una corrispondente<br />
alla mano sinistra, l’accompagnamento,<br />
l’altra corrispondente alla mano destra<br />
che esegue il canto. La fi sarmonica più<br />
conosciuta è quella che ha la tastiera della<br />
mano destra come quella del pianoforte.<br />
Il bandoneón, chiamato anche bandonion<br />
dal suo inventore, il tedesco Heinrich<br />
Band, è simile alla fi sarmonica, ma ha<br />
entrambe le tastiere a bottoni; è uno<br />
strumento fondamentale nelle orchestre<br />
<strong>di</strong> tango argentine.<br />
Il sintetizzatore, anche chiamato synth,<br />
è uno strumento musicale che appartiene<br />
alla famiglia degli elettrofoni. È un<br />
apparato in grado <strong>di</strong> imitare altri strumenti<br />
reali o creare suoni non esistenti<br />
in natura. È generalmente controllato<br />
per mezzo <strong>di</strong> una tastiera.<br />
79
3. GIOCHI CON LA VOCE<br />
A cura <strong>di</strong> Nausicaa Bosio<br />
Per la scuola primaria e secondaria<br />
Assistendo al nostro spettacolo vi accorgerete, o forse lo sapete già, che i personaggi<br />
dell’opera cantano utilizzando una tecnica particolare: i cantanti d’opera cantano con<br />
VOCE IMPOSTATA. Si tratta <strong>di</strong> una tecnica vocale che permette <strong>di</strong> potenziare molto<br />
il VOLUME e l’ESTENSIONE della VOCE NATURALE.<br />
Un po’ <strong>di</strong> storia<br />
Fino al Cinquecento i cantanti cantavano con timbro naturale. Dal Seicento, con la nascita del<br />
Melodramma, spettacolo in cui si mette in scena una storia cantando, accompagnati dall’orchestra,<br />
i cantanti devono sviluppare capacità tecniche e canore sempre maggiori, per rendere la voce bella<br />
e potente, così da poter essere sentiti nei gran<strong>di</strong> teatri con facilità: si cantano senza microfono (!)<br />
arie molto <strong>di</strong>ffi cili.<br />
3.a Don Ramiro e Cenerentola: chi è il tenore e chi il contralto?<br />
C’è sempre un po’ <strong>di</strong> confusione nella CLASSIFICAZIONE DELLE VOCI<br />
Le voci femminili, dalla più acuta alla più grave, sono: SOPRANO, MEZZOSO-<br />
PRANO, CONTRALTO<br />
Le voci maschili, dalla più acuta alla più grave, sono: TENORE, BARITONO,<br />
BASSO.<br />
3.b Tutti critici musicali<br />
Provate a trasformarvi in CRITICI MUSICALI, ascoltando con attenzione lo<br />
spettacolo ed esprimendo il vostro giu<strong>di</strong>zio. Non abbiate timore <strong>di</strong> sbagliare: non<br />
c’è una risposta giusta; semplicemente <strong>di</strong>vertitevi ad ASCOLTARE, cercando <strong>di</strong><br />
capire se e quanto la musica possa arricchire e completare la storia.<br />
Ad esempio:<br />
la voce del contralto Cenerentola ha un timbro chiaro/scuro<br />
debole/potente<br />
cristallino<br />
delicato/aggressivo<br />
sottile<br />
caldo<br />
brillante<br />
....................................<br />
....................................<br />
....................................<br />
....................................<br />
Trovatene altri voi!<br />
80
Nella Cenerentola Rossini affi da il ruolo della protagonista al CONTRALTO. Di<br />
solito la protagonista dell’opera è il soprano: perchè Rossini avrà fatto questa<br />
particolare scelta? Ascoltando l’opera prova a osservare le caratteristiche della<br />
voce <strong>di</strong> Cenerentola; con quali aggettivi si può qualifi care? Ti sembra tradurre<br />
bene musicalmente il carattere e la storia <strong>di</strong> Angelina?<br />
Le sorellastre, Clorinda e Tisbe, sono rispettivamente un SOPRANO e un<br />
MEZZOSOPRANO. Quali sono le caratteristiche delle loro voci? La musica<br />
aggiunge qualcosa ai personaggi? E come?<br />
Per quanto riguarda i personaggi maschili abbiamo un TENORE, il Principe Don<br />
Ramiro, un BASSO, il cameriere Dan<strong>di</strong>ni e un BASSO BUFFO, il patrigno Don<br />
Magnifi co. Sarà stata una scelta casuale? Quale effetto si otterrebbe se Don<br />
Ramiro fosse un BASSO BUFFO e Dan<strong>di</strong>ni un TENORE? La storia avrebbe lo<br />
stesso signifi cato?<br />
Buon lavoro!<br />
3.c Librettisti e Compositori<br />
Facciamo fi nta che Ferretti e Rossini non abbiano terminato il loro lavoro,<br />
immaginiamo che siano stati interrotti sul più bello ... Entriamo nel loro stu<strong>di</strong>o,<br />
<strong>di</strong>amo un’occhiata ai loro appunti... e trasformiamoci in librettisti completando<br />
la scena e poi in compositori inventando la musica (con l’aiuto dell’insegnante!).<br />
Magari non se ne accorge nessuno!...<br />
Ecco alcuni spunti <strong>di</strong> lavoro:<br />
Siamo all’inizio dell’opera. Clorinda e Tisbe si pavoneggiano davanti allo<br />
specchio; Cenerentola prepara la colazione e canta l’aria «Una volta c’era<br />
un re», infastidendo le sorellastre… si sente bussare: chi sarà?<br />
Tisbe Cenerentola fi niscila con la solita canzone.<br />
Clorinda Cenerentola fi niscila con la solita canzone.<br />
Cenerentola Presso al fuoco, in un cantone, via lasciatemi<br />
cantar.<br />
Una volta c’era un re, una volta...<br />
Clorinda e Tisbe E due, e tre!<br />
Clorinda La fi nisci? Sì o no?<br />
Clorinda e Tisbe Se non taci ti darò!<br />
Cenerentola Una volta...<br />
(si ode picchiare)<br />
Clorinda, Tisbe e Cenerentola Chi sarà?<br />
Chi sarà? Indovina chi è alla porta e inventa una fi lastrocca sul personaggio<br />
misterioso. Poi trasformati in Rossini e componi la melo<strong>di</strong>a!<br />
Arrivano i cavalieri del Principe Ramiro ad invitare le fi glie <strong>di</strong> Don Magnifi co<br />
al ballo. Clorinda e Tisbe, agitatissime, si lanciano nei preparativi subissando<br />
la povera Cenerentola con mille richieste, quin<strong>di</strong> litigano fra loro per decidere<br />
chi delle due abbia il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> avvisare il padre, Don Magnifi co.<br />
81
Tisbe Non v’è tempo da perdere<br />
Clorinda Nostro padre avvisarne conviene<br />
Tisbe Esser la prima voglio a darne la nuova<br />
Clorinda Oh, mi perdoni, io sono la maggiore<br />
Tisbe No, no, gliel vo’ <strong>di</strong>r io<br />
Clorinda È questo il dover mio. Io svegliare lo vo’.<br />
Venite appresso.<br />
Tisbe Oh! Non la vincerai.<br />
Clorinda Ecco egli stesso.<br />
Arriva Don Magnifi co: che cosa potrebbe <strong>di</strong>re per presentarsi? Inventa una<br />
fi lastrocca <strong>di</strong>vertente con cui Don Magnifi co entri in scena, suscitando l’ilarità del<br />
pubblico...poi componi una musica buffa che caratterizzi ancor meglio il personaggio<br />
(facendoti sempre aiutare dagli insegnanti!).<br />
Clorinda, Tisbe e Don Magnifi co sono fi nalmente al ballo. Le due sorelle cercano<br />
<strong>di</strong> conquistare il Principe, che in realtà è il cameriere Dan<strong>di</strong>ni travestito. Don<br />
Magnifi co ha bevuto così tanto vino che è nominato “cantiniere”; circondato<br />
e incitato dai cavalieri… straparla!<br />
Don Magnifi co Intendente! Direttor! Presidente! Cantinier!<br />
Grazie, grazie, che piacer!<br />
Che girandola ho nel cor!<br />
Si venga a scrivere quel che dettiamo.<br />
Seimila copie poi ne vogliamo.<br />
Cavalieri Già pronti a scrivere<br />
Tutti siam qui.<br />
Che cosa detterà Don Magnifi co? Quale regola bizzarra si inventerà? Pren<strong>di</strong> il posto<br />
del librettista e del compositore e <strong>di</strong>vertiti a comporre una fi lastrocca nonsense!<br />
Buon lavoro!<br />
82
4. GIOCHI CON LA SCENOGRAFIA<br />
A cura <strong>di</strong> Lucia Carella<br />
4.a L’ABC dei luoghi segreti del palcoscenico<br />
Come è fatto un TEATRO? Chi è lo SCENOGRAFO?<br />
La primissima cosa che si consiglia quando si vuole intraprendere la carriera<br />
dello scenografo è la conoscenza dei luoghi segreti del teatro, in particolare del<br />
PALCOSCENICO, la zona in cui si muovono gli attori, visibile dal pubblico in sala.<br />
Il palcoscenico può essere <strong>di</strong> tipo meccanico, ossia:<br />
– Sud<strong>di</strong>viso in quadrati o rettangoli in legno chiamati BOTOLE, attraverso le<br />
quali appaiono e scompaiono personaggi o elementi <strong>di</strong> scena.<br />
– MOBILE su ascensore meccanico, cioè <strong>di</strong>viso in piattaforme che si alzano e<br />
si abbassano, favorendo i cambi <strong>di</strong> scena.<br />
– Fornito <strong>di</strong> ROTAIE sulle quali scorrono orizzontalmente le pareti<br />
scenografi che.<br />
Molto importante è anche la parte che sovrasta il palcoscenico detta TORRE DI<br />
SCENA, nella quale si appendono e si muovono verticalmente le scenografi e. Qui<br />
gli elementi <strong>di</strong> fondamentale importanza sono:<br />
– La GRATICCIA: ha le <strong>di</strong>mensioni del sottostante palcoscenico ed è una<br />
sorta <strong>di</strong> soffi ttatura costituita da travi <strong>di</strong> legno o <strong>di</strong> metallo posti ad una<br />
<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> circa 8 cm. l’una dall’altra. Tra le fessure scorrono i cavi d’acciaio<br />
che sorreggono gli elementi scenici. Sulla graticcia lavorano macchinisti<br />
specializzati.<br />
– I TIRI: sono i cavi d’acciaio ai quali sono appese le scenografi e e soprattutto i<br />
fondali; possono essere manuali o meccanici, ma sempre utilizzati sfruttando<br />
il principio del contrappeso.<br />
– I BALLATOI: presenti in maniera <strong>di</strong>fferente a seconda dei teatri, sono<br />
dei veri balconi a più piani che percorrono interamente il perimetro del<br />
palcoscenico, a cui vengono fi ssati i contrappesi dei tiri manuali.<br />
– I PONTI LUCE costituiti da particolari travi d’acciaio soprannominate<br />
AMERICANE, sulle quali si fi ssano i proiettori.<br />
Naturalmente tutti questi elementi variano <strong>di</strong> misura a seconda dei teatri,<br />
quin<strong>di</strong> è fondamentale conoscere perfettamente le caratteristiche tecniche e le<br />
potenzialità del palcoscenico entro il quale si svolgerà la nostra rappresentazione<br />
teatrale; infatti la scenografi a sarà progettata e costruita in base alle misure e<br />
alle possibilità che il palco offre.<br />
Certo, la spiegazione orale o scritta non è suffi ciente, perché solo visitando<br />
questi luoghi si potranno ammirare gli spazi immensi, assaporarne gli odori e<br />
viverne le emozioni. Si consiglia quin<strong>di</strong> una visita guidata alle strutture <strong>di</strong> un<br />
teatro e se possibile anche ai laboratori <strong>di</strong> scenografi a, per apprendere al meglio<br />
le tecniche e gli strumenti usati dallo scenografo.<br />
Lo scenografo è colui che progetta e realizza la SCENOGRAFIA, ossia l’ambiente<br />
entro il quale vivono i personaggi della nostra storia.<br />
Come farà a costruire con calce e mattoni il palazzo reale del Principe?<br />
83
No, niente paura... è uno scenografo, non un muratore, quin<strong>di</strong> sarà tutto fi nto,<br />
come in un gioco.<br />
Ogni cosa a teatro è costruita con materiali leggerissimi come il legno, la<br />
gommapiuma, il polistirolo, oppure è semplicemente <strong>di</strong>pinta su un grande telone<br />
<strong>di</strong> stoffa, chiamato FONDALE, appeso poi al fondo del palcoscenico. Così si<br />
potrà rappresentare la cucina dove lavora Cenerentola, la sala da ballo, il palazzo<br />
del Principe, ecc... Più fondali si <strong>di</strong>pingeranno e più saranno i luoghi in cui vivranno<br />
i nostri eroi.<br />
Ovviamente è molto importante usare l’immaginazione!<br />
Ma tutto questo lavoro viene eseguito sul palcoscenico?<br />
No, le scenografi e vengono realizzate nei gran<strong>di</strong> laboratori <strong>di</strong> scenografi a e una<br />
volta terminate vengono portate in teatro e montate sul magico palcoscenico.<br />
Ma noi non conosciamo uno scenografo! Allora mettiamoci tutti al lavoro. Ed<br />
eccoci trasformati come per magia in tanti piccoli scenografi !<br />
4.b La conoscenza della STORIA dell’evoluzione del teatro<br />
In un momento in cui tutto si trasforma rapidamente, è opportuno fare un passo<br />
in<strong>di</strong>etro e ricostruire la storia dei teatri passati, per capire che tutto ciò che<br />
noi oggi <strong>di</strong>amo quasi per scontato è in realtà frutto <strong>di</strong> una lunga evoluzione.<br />
Per questo consigliamo una ricerca sulla storia del teatro dalle prime colossali<br />
strutture greche e romane, in cui lo spettacolo si svolgeva all’aperto sfruttando<br />
la luce naturale fi no all’ultimo raggio <strong>di</strong> sole. Le rappresentazioni duravano<br />
ininterrottamente per giorni senza mai annoiare il pubblico, anzi entusiasmando<br />
anche il più semplice citta<strong>di</strong>no... Tutto questo ai giorni nostri suonerebbe<br />
incre<strong>di</strong>bile; come reagirebbe un adolescente del 2000?<br />
La seconda tappa storica è il Me<strong>di</strong>oevo, periodo in cui scompare il repertorio<br />
classico e quasi l’idea stessa <strong>di</strong> teatro. La Chiesa, infatti, condannando gli<br />
eccessi <strong>di</strong> violenza e lascivia tipici del teatro <strong>di</strong> età imperiale, elimina del tutto le<br />
rappresentazioni, ad eccezione <strong>di</strong> quelle a carattere religioso che si <strong>di</strong>ffondono<br />
a partire dall’età carolingia. Durante questo periodo, però, gli attori <strong>di</strong> teatro<br />
popolare vengono vessati in molti mo<strong>di</strong>; ad esempio non viene loro concesso <strong>di</strong><br />
essere seppelliti in luogo consacrato. La situazione si fa per loro specialmente<br />
<strong>di</strong>ffi cile durante i giorni della Quaresima e da qui nascerà la superstizione del<br />
colore viola in teatro.<br />
Paragoniamo tutto ciò al <strong>di</strong>vismo dell’attore <strong>di</strong> oggi, che vive accompagnato dalle<br />
guar<strong>di</strong>e del corpo ed è presente su tutte le cronache scandalistiche.<br />
Un terzo tema interessante è quello del galateo a teatro: ad esempio nel teatro<br />
barocco era consuetu<strong>di</strong>ne mangiare, bere, fumare, giocare a carte, <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong><br />
politica o attualità durante le rappresentazioni. Tutto ciò non era considerato un<br />
atteggiamento maleducato, ma anzi un modo <strong>di</strong> intendere il teatro come luogo <strong>di</strong><br />
aggregazione e socializzazione. E oggi come si comportano i ragazzi a teatro?<br />
84
4.c Le fasi <strong>di</strong> realizzazione <strong>di</strong> una scenografi a<br />
1. Conoscenza dell’opera e delle intenzioni del regista<br />
Generalmente ogni rappresentazione teatrale, oltre a raccontare una storia,<br />
vuole trasmettere un messaggio. Anche la scenografi a con i suoi colori e le<br />
sue forme deve aiutare a ottenere <strong>di</strong>verse sensazioni. Ad esempio:<br />
Scena scura e opprimente: situazione drammatica<br />
Scena chiara e or<strong>di</strong>nata: situazione serena<br />
2. Lettura e analisi del libretto con in<strong>di</strong>viduazione degli ambienti e degli<br />
oggetti citati.<br />
Le scene principali della nostra storia sono:<br />
– cucina del castello del barone Don Magnifi co<br />
– sala del castello del barone Don Magnifi co<br />
– sala da ballo del palazzo del Principe Don Ramiro<br />
3. Progettazione e realizzazione grafi ca <strong>di</strong> un bozzetto scenografi co.<br />
Ogni rappresentazione teatrale può avere più scene intercambiabili o un’unica<br />
scena fi ssa: ciò <strong>di</strong>penderà dal numero degli ambienti previsti nel libretto o<br />
dalla scelta registica.<br />
Per ogni scena occorrerà realizzare un BOZZETTO e, se sono previsti elementi<br />
tri<strong>di</strong>mensionali, anche gli ‘sviluppi’, ossia i <strong>di</strong>segni tecnici delle singole parti<br />
con relative misure. Naturalmente non può mancare la fondamentale ‘pianta<br />
in scala’.<br />
Prima <strong>di</strong> incominciare a <strong>di</strong>segnare il bozzetto scenografi co è opportuno porre<br />
la nostra attenzione alle regole prospettiche. Per coloro che non hanno<br />
particolare <strong>di</strong>mestichezza con il <strong>di</strong>segno prospettico proponiamo un semplice<br />
percorso esplorativo.<br />
Defi nizione della parola PROSPETTIVA: <strong>di</strong>segno geometrico che ci permette<br />
<strong>di</strong> rappresentare su un foglio da <strong>di</strong>segno forme e oggetti facendoli apparire<br />
reali, come se uscissero dal foglio (effetto tri<strong>di</strong>mensionale). Ricor<strong>di</strong>amo<br />
che le cose più sono vicine più sembrano gran<strong>di</strong> e, al contrario, più sono<br />
lontane più si rimpiccioliscono. Esistono vari tipi <strong>di</strong> prospettiva: frontale,<br />
accidentale, aerea. Il tipo <strong>di</strong> prospettiva più comunemente usata in teatro è<br />
la prospettiva frontale a punto <strong>di</strong> vista centrale.<br />
Esempio. Consideriamo tre modelli <strong>di</strong> stanze:<br />
1. UN MURO FRONTALE. 2. DUE MURI AD ANGOLO E<br />
PARTE DEL PAVIMENTO.<br />
85<br />
3. TRE PARETI DELLA STANZA E<br />
IL PAVIMENTO.
Osserviamo il <strong>di</strong>segno n. 3:<br />
il pavimento della stanza non è <strong>di</strong>ritto, ma tende a restringersi assumendo<br />
la forma <strong>di</strong> un trapezio. I due muri laterali ci possono sembrare storti, ma in<br />
realtà così <strong>di</strong>segnati defi niscono la profon<strong>di</strong>tà. Il pavimento più si allontana<br />
dal nostro sguardo più si rimpicciolisce. Le linee laterali del pavimento e tutte<br />
le fughe delle piastrelle convergono in un unico punto immaginario chiamato<br />
PUNTO DI FUGA.<br />
Esempio. Disegno prospettico con relativa costruzione:<br />
LINEA DI TERRA LE LINEE CHE DEFINISCONO<br />
LE PARTI FRONTALI SONO<br />
PARALLELE ALLA LINEA DI TERRA<br />
Naturalmente per una costruzione geometrica più precisa occorrerà un<br />
ulteriore approfon<strong>di</strong>mento. È molto importante ricordarsi che all’interno<br />
dei bozzetti non si devono <strong>di</strong>segnare persone e animali, perché non sono<br />
ambienti, ma personaggi. Inoltre si può decidere <strong>di</strong> non <strong>di</strong>segnare tavoli,<br />
se<strong>di</strong>e, <strong>di</strong>vani, ecc. in quanto oggetti <strong>di</strong> arredo fruibili dagli attori, quin<strong>di</strong><br />
mobili reali aggiunti sulla scena.<br />
4. Realizzazione <strong>di</strong> una scenografi a<br />
Come già anticipato nel paragrafo precedente, la scenografi a può essere<br />
composta da uno o più fondali oppure da elementi costruiti. Naturalmente<br />
per realizzare questi lavori è fondamentale allestire in uno spazio piuttosto<br />
grande il LABORATORIO DI SCENOGRAFIA, fornito <strong>di</strong> una pavimentazione<br />
in legno facilmente sostituibile con una serie <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> plance <strong>di</strong> legno<br />
appoggiate sul pavimento.<br />
Realizziamo quin<strong>di</strong> un fondale, che viene <strong>di</strong>pinto su una grande tela che sarà<br />
stesa a terra (su superfi cie <strong>di</strong> legno) e sarà BROCCHETTATA, cioè inchiodata<br />
lungo l’intero perimetro con chio<strong>di</strong> <strong>di</strong> particolare forma <strong>di</strong> nome ‘brocchette’,<br />
piantati uno accanto all’altro ad un intervallo <strong>di</strong> circa 10 centimetri, con lo<br />
scopo <strong>di</strong> tendere e fermare la tela.<br />
Prima della pittura la tela viene ‘imprimita’, altro termine tecnico che vuol<br />
<strong>di</strong>re ‘preparata per la pittura, in modo tale che il colore rimanga ben fermo<br />
evitando lo sgradevole effetto <strong>di</strong> macchia che si espande’. L’imprimitura<br />
consiste in una miscela <strong>di</strong> 12 parti <strong>di</strong> acqua, 1 parte <strong>di</strong> colla vinilica e pigmento<br />
bianco quanto basta per ottenere un colore coprente. Quando la tela sarà<br />
completamente <strong>di</strong>pinta <strong>di</strong> bianco si lascerà asciugare e solo dopo s’inizierà il<br />
<strong>di</strong>segno e la pittura.<br />
86<br />
...ECCO LA SPIAGGIA!
QUESTO È IL TELO IMPRIMITO E BROC-<br />
CHETTATO A TERRA SUL QUALE DIPIN-<br />
GEREMO LA NOSTRA SCENOGRAFIA!<br />
Esecuzione del <strong>di</strong>segno<br />
Il <strong>di</strong>segno che realizzeremo sulla tela sarà la precisa copia del <strong>di</strong>segno che<br />
abbiamo fatto sul bozzetto, naturalmente ingran<strong>di</strong>to. Il sistema utilizzato<br />
per ingran<strong>di</strong>re il bozzetto è l’antica tecnica della ‘quadrettatura’: sul bozzetto<br />
si traccerà una griglia <strong>di</strong> 20 quadretti per 30, il cui lato misura 1 centimetro,<br />
mentre sulla tela si ri<strong>di</strong>segnerà la griglia <strong>di</strong> 20 x 30 quadretti, ma con il<br />
lato che misura 1 metro o 50 centimetri. Basterà ri<strong>di</strong>segnare tutto ciò che<br />
contiene ogni quadretto e il <strong>di</strong>segno è pronto!<br />
Preparazione degli strumenti necessari per l’esecuzione<br />
Tutto il lavoro viene eseguito in pie<strong>di</strong>, per agevolare l’ampiezza del cono<br />
della nostra percezione visiva. Data la <strong>di</strong>stanza tra noi e la tela da <strong>di</strong>pingere<br />
occorrerà costruirsi delle prolunghe per i pennelli.<br />
Per DISEGNARE: costruiamo la ‘canna’, una bacchetta lunga 1 metro con<br />
il fondo fi ssato con del nastro adesivo ad un carboncino da <strong>di</strong>segno, che<br />
sostituirà la matita.<br />
Per CANCELLARE: ritagliamo alcune strisce <strong>di</strong> tela e applichiamole al fondo<br />
<strong>di</strong> una bacchetta, ottenendo uno strano strumento simile ad un ‘mocio’<br />
per il lavaggio dei pavimenti: sbattuto sulla linea da cancellare porterà via<br />
il carboncino fi no ad annullarlo completamente. Il nome tecnico <strong>di</strong> questa<br />
strana gomma e ‘gatto a nove code’.<br />
Il RIGHELLO: utilizzeremo semplicemente una lunga bacchetta <strong>di</strong> legno o<br />
una corda tesa da parte a parte.<br />
87<br />
QUESTO È<br />
IL PARTICOLARE<br />
CHIODO CHIAMATO<br />
BROCCHETTA!
CURVE E CERCHI: utilizziamo semplicemente il compasso per la lavagna o<br />
usiamo un cor<strong>di</strong>no: un estremo si ferma alla tela con un chiodo, l’altro si fa<br />
ruotare fi ssando alla <strong>di</strong>stanza desiderata un carboncino o una matita.<br />
Preparazione dell’imprimitura e dei colori<br />
I colori che si utilizzano sono ottenuti miscelando una parte <strong>di</strong> colla vinilica<br />
con 12 parti <strong>di</strong> acqua, cui si aggiungono i pigmenti (ossia ossi<strong>di</strong> e terre<br />
naturali). La quantità varia a seconda dell’effetto desiderato, più coprente o<br />
più acquerellato. Naturalmente è più semplice usare i colori acrilici!<br />
Realizzazione degli elementi scenografi ci ‘costruiti’<br />
La scenografi a naturalmente deve essere leggera, perché ogni elemento<br />
sul palcoscenico deve spostarsi con facilità. È molto importante scegliere<br />
materiali leggeri e malleabili.<br />
Nella scenografi a barocca i materiali principalmente usati erano il legno e<br />
la cartapesta, mentre oggi si usano anche materiali sintetici più resistenti<br />
e spesso innovativi. Attualmente i materiali più usati sono: il legno, usato<br />
come supporto portante, il polistirolo, la gommapiuma, il poliuretano,<br />
la plastica, ecc. Naturalmente questi materiali non si usano grezzi, ma<br />
lavorati in modo tale da trasformarli in ‘pietra, corteccia, intonaco, marmo’,<br />
ecc. Per prima cosa bisogna renderli soli<strong>di</strong>, e per questo si usa la tecnica<br />
della GARZATURA, cioè una copertura <strong>di</strong> strati <strong>di</strong> garza, che un tempo<br />
veniva incollata con la colla vinilica, oggi con la gomma liquida o il plastico.<br />
Terminata la garzatura occorrerà trasformare la superfi cie in materia,<br />
per ottenere un effetto simile al materiale desiderato. La superfi cie va<br />
allora PAPPONATA, cioè ricoperta con il ‘pappone’, una miscela <strong>di</strong> colore,<br />
segatura, sabbia, trucioli, ecc. La ricetta varia a seconda della granulosità<br />
che si vuole ottenere.<br />
A questo punto la superfi cie è pronta per essere <strong>di</strong>pinta.<br />
Quando si realizza una scenografi a è importante considerare il punto <strong>di</strong> vista<br />
del pubblico: non ci devono essere SFORI, cioè punti bucati. Inoltre tutto<br />
ciò che non sarà mai visto dalla platea non verrà né costruito né <strong>di</strong>pinto:<br />
sarebbe uno spreco <strong>di</strong> materiale, <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> energia!<br />
4.d Giochiamo con il teatrino dei burattini e delle marionette<br />
Gli scenografi prima <strong>di</strong> iniziare la costruzione dell’intero impianto scenico<br />
realizzano un modellino del proprio progetto in scala ridotta. Questo può<br />
<strong>di</strong>ventare un gioco da proporre ai ragazzi con l’obiettivo <strong>di</strong> mostrare la<br />
collocazione effettiva del loro elaborato. Se poi vogliamo <strong>di</strong>vertirci ancora<br />
<strong>di</strong> più possiamo trasformare il modellino in teatrino dei burattini. I burattini<br />
possono essere realizzati con varie tecniche, interamente in stoffa con la testa<br />
modellata in cartapesta o in das, oppure più semplicemente decorando una<br />
pallina da ping-pong. L’importante è che rappresentino i personaggi della storia:<br />
per questo possono essere caratterizzati e decorati con fi li <strong>di</strong> lana o residui<br />
<strong>di</strong> pelliccia per realizzare i capelli o la barba e i baffi , ma non mancheranno<br />
cappelli, colletti, ecc.<br />
Anche il teatrino può essere realizzato con varie tecniche e materiali, come<br />
legno, cartone o stoffa.<br />
88
150<br />
Ecco lo schema per realizzare il vostro teatrino dei burattini:<br />
150<br />
75<br />
50<br />
In alternativa si può realizzare un teatro <strong>di</strong> marionette a fi lo, infatti appendendo<br />
un telo su un fi lo teso da parte a parte che fungerà da fondale, si potranno<br />
manovrare le marionette dall’alto verso il basso salendo su un tavolo nascosto<br />
<strong>di</strong>etro la tela.<br />
Non è <strong>di</strong>ffi cile costruire semplicissime marionette alte 70-100 centimetri;<br />
la parte più impegnativa è la realizzazione della testa, che può essere fatta<br />
<strong>di</strong> cartapesta o più semplicemente decorando una palla <strong>di</strong> polistirolo su cui si<br />
<strong>di</strong>pingerà il volto e si incolleranno cappelli <strong>di</strong> cartone e parrucche <strong>di</strong> lana. Il corpo<br />
può essere realizzato in stoffa imbottita, con mani e pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> legno o <strong>di</strong> un qualsiasi<br />
altro materiale più pesante. Importante è il vestito, che può essere realizzato<br />
con un semplice pezzo <strong>di</strong> stoffa indossato come una tunica o un poncho...<br />
I fi li partiranno da testa, mani, gambe, schiena e si fi sseranno su un bilancino <strong>di</strong><br />
legno a croce.<br />
4.e Realizziamo i costumi <strong>di</strong> scena<br />
40<br />
TAGLIA VIA<br />
IL BOCCASCENA<br />
QUESTO È<br />
UN BURATTINO!<br />
Per completare la messa in scena dell’opera occorrerà preoccuparsi dei costumi<br />
che indosseranno i personaggi.<br />
I personaggi principali della nostra storia sono:<br />
– La bella Cenerentola<br />
– Le antipatiche sorellastre Clorinda e Tisbe<br />
– Il barone Don Magnifi co, il perfi do patrigno<br />
– Il principe Don Ramiro<br />
– Dan<strong>di</strong>ni, il cameriere del principe<br />
– Alfonso, Donato e Rodolfo, maestri del Principe<br />
Anche per i costumi occorrerà analizzare il testo, cercando gli elementi che<br />
descrivono i personaggi nel loro aspetto fi sico e caratteriale. Il carattere si<br />
89<br />
PER MUOVERLO<br />
DOVRAI INFILARE LA<br />
MANO NEL VESTITO,<br />
INFILARE IL DITO INDICE<br />
NELLA TESTA E<br />
IL POLLICE E IL MEDIO<br />
NELLE DUE MANI!<br />
DECORA SECONDO<br />
LA TUA FANTASIA<br />
CON I CARTONCINI<br />
COLORATI E AGGIUNGI LE<br />
TENDINE... IL TEATRINO<br />
È PRONTO!
evidenzierà con la forma dell’abito e soprattutto con il colore: ad esempio una<br />
donna passionale sarà vestita <strong>di</strong> rosso, il cattivo <strong>di</strong> nero, una fanciulla spensierata<br />
<strong>di</strong> rosa, ecc.<br />
In seguito all’analisi dei personaggi si prepareranno i fi gurini dei costumi che<br />
serviranno da traccia per la loro realizzazione.<br />
A questo punto si possono intraprendere due strade:<br />
– il TROVAROBATO: cioè cercare abiti <strong>di</strong>smessi e riadattarli<br />
- la SARTORIA: cucire gli abiti.<br />
Per tutti coloro che hanno voglia <strong>di</strong> giocare, si propone un sistema semplice<br />
e <strong>di</strong>vertente per creare abiti-pittura, evitando le <strong>di</strong>ffi coltà delle tecniche<br />
tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> sartoria.<br />
Anche in questo caso occorrerà utilzzare il laboratorio <strong>di</strong> scenografi a<br />
precedentemente allestito.<br />
La tecnica per la realizzazione <strong>di</strong> questi particolari costumi è la seguente:<br />
recuperiamo vecchie lenzuola <strong>di</strong>menticate da tempo nei bauli, e pieghiamole a<br />
metà, ten<strong>di</strong>amole a terra, corichiamoci sopra con le braccia aperte e facciamoci<br />
tracciare la sagoma del corpo. Poi <strong>di</strong>segniamo il costume seguendo la nostra<br />
fantasia, lo coloriamo e infi ne lo ritagliamo lungo i contorni, tenendo unito il lato<br />
delle braccia.<br />
Cuciamo tanti laccetti lungo i lati della tela, in modo da tenere la sagoma ben<br />
aderente al nostro corpo, e completiamo con l’aggiunta <strong>di</strong> mantelli, cappelli,<br />
accessori.<br />
QUESTO È IL<br />
VECCHIO LENZUOLO<br />
MI RACCOMANDO!<br />
LA TESTA VÀ DAL<br />
LATO DELLA<br />
PIEGA.<br />
Il costume è pronto!<br />
...ALZIAMOCI... E LA SAGOMA È PRONTA<br />
PER ESSERE DISEGNATA E DIPINTA<br />
SEGUENDO LA TUA FANTASIA!<br />
90<br />
LO PIEGHIAMO A METÀ<br />
E LO TENDIAMO PER TERRA<br />
CI STENDIAMO SOPRA LASCIANDO<br />
TESTA MANI E PIEDI FUORI...<br />
E TRACCIAMO IL CONTORNO DEL CORPO.
5. LA CACCIA AL TESORO MUSICALE<br />
A cura <strong>di</strong> Giovanna Piga<br />
Al termine delle attività <strong>di</strong> lavoro su Cenerentola vi suggeriamo un gioco <strong>di</strong>vertente e<br />
utile per ripassare in allegria quello che è stato appreso durante l’anno nelle varie fasi<br />
<strong>di</strong> lavoro. Si tratta <strong>di</strong> una semplice “caccia al tesoro” realizzata in chiave musicale,<br />
cioè con alcuni quesiti da risolvere che riguardano, appunto, Cenerentola.<br />
L’organizzazione del gioco è affi data agli insegnanti.<br />
Luogo: si può organizzare il gioco sia in uno spazio chiuso (l’aula della classe o gli altri<br />
locali della scuola) che all’aperto (in cortile o in giar<strong>di</strong>no), magari come festa <strong>di</strong> fi ne<br />
anno.<br />
Materiale occorrente: carta, pennarelli, strisce <strong>di</strong> stoffa colorata (rossa, blu ecc), cd<br />
au<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Cenerentola fornito dal <strong>Teatro</strong> <strong>Regio</strong>, registratore con lettore cd.<br />
Non <strong>di</strong>mentichiamo un piccolo premio da destinare ai vincitori…!<br />
Regole del gioco: <strong>di</strong>videre la classe in due o tre gruppi, stabilendo un “capo” per ognuno;<br />
abbinare a ciascuna squadra un colore corrispondente alle <strong>di</strong>verse strisce <strong>di</strong> stoffa che<br />
costituiscono gli in<strong>di</strong>zi da cercare (ad es. la squadra dei rossi, dei blu ecc).<br />
Ogni squadra dovrà avere in dotazione una mappa del luogo prescelto per lo svolgimento<br />
della caccia, nel quale gli insegnanti avranno nascosto precedentemente gli in<strong>di</strong>zi; sulla<br />
mappa dovrà essere in<strong>di</strong>cata con una X il punto in cui sarà situata la prima striscia.<br />
Ogni volta che una squadra in<strong>di</strong>viduerà un in<strong>di</strong>zio dovrà andare dall’insegnante per<br />
rispondere ad un quesito: rispondendo correttamente verrà segnata una nuova X sulla<br />
mappa in corrispondenza del nuovo in<strong>di</strong>zio e così via fi no al termine del gioco.<br />
Il numero <strong>di</strong> quesiti da porre è a <strong>di</strong>screzione degli organizzatori.<br />
Vince la squadra che termina per prima.<br />
Organizzazione del gioco:<br />
a) realizzare delle mappe del luogo prescelto per la caccia al tesoro, una per ciascuna<br />
squadra, più una per l’insegnante che coor<strong>di</strong>nerà il gioco.<br />
b) Nascondere le strisce <strong>di</strong> stoffa (gli in<strong>di</strong>zi), ricordandosi <strong>di</strong> segnare sulla mappa<br />
dell’insegnante tutti i punti in cui essi verranno celati, mentre su quella delle<br />
squadre andrà in<strong>di</strong>cato solo il luogo del primo in<strong>di</strong>zio.<br />
c) Preparare le domande da porre alle squadre. Si potrà realizzare un percorso uguale<br />
per ogni squadra oppure pensare <strong>di</strong> creare dei percorsi <strong>di</strong>versi: in questo caso il<br />
carico <strong>di</strong> lavoro sarà indubbiamente maggiore.<br />
Qui <strong>di</strong> seguito proponiamo una serie <strong>di</strong> domande-tipo da esporre ai ragazzi, la cui<br />
<strong>di</strong>ffi coltà può variare in relazione all’età.<br />
1. Come si chiamavano il compositore e il librettista <strong>di</strong> Cenerentola?<br />
2. Come si chiamano le sorelle <strong>di</strong> Cenerentola?<br />
3. Qual è il vero nome <strong>di</strong> Cenerentola?<br />
4. Come vengono defi nite le fi glie <strong>di</strong> Don Magnifi co?<br />
– adorabili;<br />
– amabili;<br />
– piacevoli.<br />
5. Come defi niresti il brano Una volta c’era un re?<br />
– allegro;<br />
– triste;<br />
– malinconico.<br />
6. Quali sono i personaggi che cantano il brano Questo è un nodo?<br />
91
7. Come si defi nisce un brano in cui 4 personaggi cantano contemporaneamente?<br />
8. Quali sono le attività che si svolgono al palazzo del principe?<br />
– mangiare e bere;<br />
– recitare e <strong>di</strong>pingere;<br />
– danzare e cantare.<br />
9. Nel brano Il mondo è scena intervengono Alfonso, Donato e Rodolfo: qual è la<br />
loro funzione nella storia?<br />
10. Il brano Scegli la sposa inizia <strong>di</strong>rettamente con il canto o con un’introduzione<br />
strumentale?<br />
Soluzioni:<br />
1. Gioachino Rossini e Jacopo Ferretti;<br />
2. Clorinda e Tisbe;<br />
3. Angelina;<br />
4. amabili;<br />
5. malinconico;<br />
6. Cenerentola, Dan<strong>di</strong>ni, Ramiro e Don Magnifi co;<br />
7. quartetto;<br />
8. danzare e cantare;<br />
9. sono coloro che aiuteranno Cenerentola;<br />
10. inizia con un’introduzione.<br />
Si possono formulare anche quesiti più <strong>di</strong>ffi cili come rebus ed indovinelli, in base<br />
alla fantasia degli organizzatori della caccia al tesoro.<br />
<strong>92</strong>
6. IL CASTELLO DI DON RAMIRO<br />
A cura <strong>di</strong> Roberta Cortese<br />
93<br />
Il modello in alto è una riproduzione del castello<br />
valdostano <strong>di</strong> Fénis secondo un’antica<br />
tecnica giapponese <strong>di</strong> intaglio e piegatura<br />
della carta: il KIRIGAMI.<br />
Ingran<strong>di</strong>sci l’immagine al 200%, poi taglia<br />
lungo le linne continue (prima quelle curve,<br />
poi le oblique, poi le longitu<strong>di</strong>nali e poi le<br />
trasversali). Infi ne proce<strong>di</strong> con la piegatura<br />
a 90°, cominciando da quella centrale.<br />
Ricordati che le linee tratteggiate sono<br />
pieghe a valle e quelle puntinate sono pieghe<br />
a monte.<br />
La foto qui a fi anco ti dà un’idea del<br />
suggestivo risultato fi nale!
7. E INFINE… A TEATRO!<br />
A cura <strong>di</strong> Roberta Cortese<br />
Ecco le istruzioni per realizzare alcuni cappellini che ti serviranno durante lo<br />
spettacolo.<br />
7.a Per le dame<br />
Ingran<strong>di</strong>sci al 200%, incolla su un cartoncino, colora e taglia lungo i bor<strong>di</strong>.<br />
Se vuoi, dai fori laterali puoi far passare due<br />
nastri leggeri da legare sotto il mento.<br />
Stampe d’epoca<br />
<strong>di</strong> moda francese<br />
d’inizio ‘800.<br />
Con un nodo, fi ssa ai due fori interni<br />
un elastico, che poi farai passare <strong>di</strong>etro la testa.<br />
Questo è il cappellino che ha fatto da modello.<br />
94
7.b Per i cavalieri<br />
Agli inizi dell’800 nella moda maschile troviamo copricapo molto <strong>di</strong>versi. Il<br />
BICORNO ha origini settecentesche, ma ora lo si porta con le punte rivolte ai<br />
lati (prima si portava con una punta sulla fronte e una sulla nuca). Il CILINDRO<br />
invece è la novità del secolo e infatti Ramiro, da buon principe, segue l’ultima<br />
moda.<br />
Per lo spettacolo <strong>di</strong>vertiti a costruire il tuo bicorno, magari utilizzando questo<br />
modello. Ingran<strong>di</strong>sci la fi gura al 400% (dovrebbe <strong>di</strong>ventare circa 40 X 18 cm.),<br />
personalizzala colorandone il bordo e magari applicando una coccarda; poi con del<br />
cartoncino nero ritaglia una copia della stessa sagoma e con del nastro adesivo<br />
incolla le due ‘mezze lune’ lungo il bordo superiore. Infi ne ritaglia anche una<br />
striscia <strong>di</strong> cartoncino della tua circonferenza testa e fi ssala internamente al<br />
bordo inferiore del tuo bicorno.<br />
La riproduzione <strong>di</strong> un bicorno e una caricatura francese della moda dell’epoca.<br />
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7.c Per tutti<br />
Queste sono le fi amme del camino <strong>di</strong> Angelina!<br />
Ingran<strong>di</strong>sci le sagome riportate qui sotto del 200% e riproducile su cartoncini<br />
colorati, magari rosso per le fi amme più gran<strong>di</strong> e giallo per quelle più piccole. Poi<br />
incolla le fi amme gialle su<br />
quelle rosse ed entrambe<br />
su una fascia <strong>di</strong> carton<strong>di</strong>no<br />
alta circa 5 centimetri e<br />
lunga almeno 5 centimetri<br />
più della tua circonferenza<br />
testa, da chiudere con<br />
nastro adesivo o meglio<br />
ancora con graffette. Eccoti<br />
trasformato nell’amico<br />
più caro <strong>di</strong> Angelina,<br />
quello a cui canta sempre<br />
la sua canzone.<br />
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