Greco > La figura dell'aedo nella letteratura greca
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numerose circostanze in cui si svolgono i banchetti, un’attività connessa in modo specifico al<br />
modello di vita aristocratico e all’ospitalità e, dunque, perfettamente adatto a una narrazione<br />
come quella odisseica, dedicata al viaggio, alle soste, agli incontri in terre straniere, al ritorno<br />
ed ai riconoscimenti. Se, quindi, nell’Iliade si trova testimonianza dell’attività dell’aedo come<br />
svago dell’eroe che, <strong>nella</strong> sua tenda, si diletta al canto accompagnandosi con la musica (Iliade,<br />
IX, 186) o anche quella di un canto intonato per accompagnare il lavoro (ad es. la scena della<br />
vendemmia sullo scudo di Achille in Iliade, XVIII,569-572), nell’Odissea la <strong>figura</strong> professionale<br />
del l’aedo compare stabilmente nelle situazioni di banchetto (<strong>nella</strong> reggia di Odisseo a Itaca;<br />
<strong>nella</strong> reggia di Alcinoo a Scheria). Così, quando Odisseo in veste di mendicante giunge nei<br />
pressi del palazzo, si rivolge a Eumeo, che lo accompagna, descrivendo ciò che si svolge<br />
all’interno della reggia come una festa aristocratica:<br />
Eumeo, questa è certo la bella dimora di Odisseo: riconoscerla è facile, anche tra molte. Tutto è<br />
disposto bene, il cortile è chiuso da mura con cornicioni aggettanti, hanno saldi battenti alle<br />
porte, nessuno potrebbe far meglio. Mi par di capire che dentro vi sono molte persone sedute a<br />
banchetto, perché si sente profumo di carne arrostita e risuona la cetra, che della mensa gli dei<br />
fecero amica.<br />
(Odissea, XVII, 264-271)<br />
<strong>La</strong> festa aristocratica, caratterizzata dal banchetto e dal canto dell’aedo, può svolgersi in<br />
occasioni diverse: un atto di ospitalità (Odissea, VIII, 40-45), un matrimonio (ad es. il<br />
banchetto di nozze alla corte di Menelao, a Sparta, per i figli del sovrano in Odissea, IV, 3-19).<br />
Essa può prevedere anche un momento dedicato in modo specifico alla danza, come avviene<br />
alla corte di Alcinoo, dove, dopo il banchetto, il re apre le danze accompagnate dalla musica e<br />
dal canto dell’aedo (Odissea, VIII, 250-265), oppure durante le feste panelleniche (panegureis)<br />
in cui i partecipanti provenivano da ogni parte del mondo greco. Nel programma di queste<br />
feste erano inseriti veri e propri concorsi poetici affiancati anche da gare atletiche.<br />
IL REPERTORIO DEL CANTO<br />
Un campionario efficace dei contenuti dei canti che gli aedi intonano in queste occasioni di<br />
stampo aristocratico è presentato <strong>nella</strong> raf<strong>figura</strong>zione del professionista della parola<br />
all’opera: troviamo Femio che canta il ritorno degli eroi (Odissea, I,326-327); Demodoco che<br />
narra episodi della guerra di Troia (una lite tra Achille e Odisseo in Odissea, VIII, 75-82; e, su<br />
richiesta di Odisseo, l’episodio del cavallo di Troia, Odissea, VIII, 487-498), ma anche fatti<br />
divini, come gli amori di Ares e Afrodite (Odissea, VIII, 267-366); nell’inno a lui dedicato,<br />
Ermes canta la propria nascita da Zeus e dalla ninfa Maia, e l’origine degli dèi (Inno a Ermes,<br />
428 ss.).<br />
<strong>La</strong> più ampia testimonianza di performance aedica pervenutaci, oltre naturalmente ai due<br />
grandi poemi – l’Iliade e l’Odissea –, è costituita proprio dai racconti di Odisseo: egli, dopo aver<br />
ascoltato i canti di Demodoco ed essersi emozionato fino alle lacrime, si fa cantore delle<br />
proprie avventure facendo precedere la narrazione da un riepilogo, breve ma efficace, sul<br />
contesto in cui un aedo opera:<br />
O Alcinoo potente, fra le tue genti illustre, certo è bello ascoltare un cantore com’è costui, che ha<br />
la voce simile a quella di un dio. Io dico che non esiste cosa più bella di quando regna la gioia tra