L'arte di Scaldaferro - Le biblioteche comunali di Mira e Oriago
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pastatrice rapida inglese, e<br />
la incartatrice svizzera o la<br />
dressomatic belga!’ Ho visto<br />
i miei orizzonti ridursi, a fuggevoli<br />
rivolte, a struggenti<br />
rimpianti e rinunce, fino a<br />
consumare ogni possibilità o<br />
voglia <strong>di</strong> felicità e <strong>di</strong> assoluto,<br />
per cieli <strong>di</strong> ghisa, <strong>di</strong> alluminio,<br />
per galassie <strong>di</strong> ingranaggi<br />
in bagno d'olio”.<br />
Dura da vivere, una vita in cui<br />
ti senti sempre fuori posto.<br />
<strong>Scaldaferro</strong> è qui a far l’mpren<strong>di</strong>tore<br />
<strong>di</strong> successo e <strong>di</strong>ce che<br />
in realtà “vorrebbe vivere in<br />
In<strong>di</strong>a” e si sogna in me<strong>di</strong>tazione<br />
sotto il gigantesco albero <strong>di</strong><br />
Auroville o a Puttaparthi dove<br />
nacque Sai Baba. É asse<strong>di</strong>ato<br />
dal frastuono delle auto e dai<br />
camion che sfrecciano rombando<br />
lungo la Riviera davanti<br />
al suo capannone tra <strong>Mira</strong><br />
e Dolo e lui vorrebbe sedersi<br />
in riva alla Brenta per vedere<br />
scorrere lento quel fiume<br />
<strong>di</strong> cui da ragazzo imparò a<br />
conoscere “in una sorta <strong>di</strong><br />
affettuosa intimità, <strong>di</strong> innocente<br />
nu<strong>di</strong>tà” tutti i segreti,<br />
compresi “l’umore dell’acqua<br />
e in certe mattine <strong>di</strong> sole perfino<br />
il numero dei pesci”. É<br />
costretto a passare ore a leggere<br />
<strong>di</strong> corsa i registri dei conti<br />
e invece preferirebbe soffermarsi,<br />
pagina per pagina, lento<br />
lento, “bloccandomi a volte<br />
per tornare in<strong>di</strong>etro e rileggere<br />
e pensare e metabolizzare”,<br />
libri <strong>di</strong> poesia e romanzi<br />
e saggi <strong>di</strong> grafologia, una delle<br />
sue passioni. Così grande<br />
che un giorno, pur essendo<br />
cresciuto dentro un’etica del<br />
lavoro inculcatagli dal padre<br />
così polentona da spingerlo ad<br />
ammalarsi “solo <strong>di</strong> sabato e <strong>di</strong><br />
domenica”, arrivò a chiudere<br />
la fabbrica per tre giorni pur<br />
<strong>di</strong> seguire un convegno sullo<br />
stu<strong>di</strong>o delle grafie. E ne ricavò<br />
un tale senso <strong>di</strong> colpa da finire<br />
steso a letto con una polmonite<br />
doppia.<br />
Per la fabbrica, ha scritto, “io<br />
rappresento la terza generazione,<br />
il suo momento critico.<br />
Pur nutrendola del medesimo<br />
amore e filosofia <strong>di</strong> vita,<br />
ho commesso l'errore <strong>di</strong> non<br />
identificarmi in essa, indebolendo<br />
le sue <strong>di</strong>fese con il<br />
batterio della poesia”. E si<br />
sa come vanno, queste cose:<br />
“Non è facile essere poeta tra<br />
i poeti, ma è follia comportarsi<br />
come tale nel mondo del<br />
capitalismo”. Non se l’è scelta<br />
lui, questa vita: “É tutto scritto.<br />
Il libero arbitrio consiste<br />
solo nel come vivi le prove<br />
che la vita ha deciso <strong>di</strong> farti<br />
affrontare”.<br />
Presa dopo la maturità classica<br />
la laurea in legge (da<br />
avvocato ha fatto solo cinque<br />
cause: “Tutte per l’azienda.<br />
Tutte vinte”), <strong>di</strong>ce che sentiva<br />
la vocazione a fare il grande<br />
viaggiatore e aveva la testa<br />
così piena <strong>di</strong> curiosità umane<br />
e intellettuali che avrebbe<br />
voluto mettersi nella scia <strong>di</strong><br />
Odorico da Pordenone e Ibn<br />
Battuta e Giovanni <strong>di</strong> Pian del<br />
Carpine. Finì invece per farsi<br />
carico del figlio (“Sono un<br />
ragazzo padre, come quello<br />
cantato da Enzo Jannacci”)<br />
e dei mandorlati. Come gli<br />
sia riuscito il primo, che ora<br />
lavora con lui, lo <strong>di</strong>rà il futuro.<br />
Come gli riescano i secon<strong>di</strong>, lo<br />
<strong>di</strong>ce l’apprezzamento dei consumatori.<br />
Alcuni dei quali non<br />
nascondono per il leggendario<br />
<strong>Scaldaferro</strong> una specie <strong>di</strong><br />
venerazione.<br />
Amore, ecco il trucco. Scartata<br />
ogni ipotesi <strong>di</strong> incrementare la<br />
produzione cedendo qualcosa<br />
sul piano della qualità, Franco<br />
<strong>Scaldaferro</strong> impasta il mandorlato<br />
così come scrive: ci mette<br />
l’anima. Cercando le parole e<br />
le mandorle migliori, la prosa<br />
e il miele giusti. <strong>Le</strong> prime,<br />
che compra in Puglia pagando<br />
“in contanti e senza <strong>di</strong>scutere<br />
sul prezzo”, le tosta <strong>di</strong>rettamente<br />
lui nello stabilimento<br />
sulla Riviera seguendo le ferree<br />
regole della tostatura tra<strong>di</strong>zionale.<br />
Il secondo (“No, non<br />
posso <strong>di</strong>re quali api e quale<br />
tipo <strong>di</strong> alberi frequentino: è<br />
un segreto”) lo acquista nell’America<br />
Centrale. E potrebbe<br />
passare delle giornate intere a<br />
spiegarti come ogni mandorlato<br />
viene fatto artigianalmente<br />
e ogni pallina viene preparata<br />
a mano e accostata mentre è<br />
ancora morbida alle altre sul<br />
cartoncino della confezione<br />
“perché così va fatto” e che<br />
se il torrone industriale delle<br />
gran<strong>di</strong> marche è fatto e finito<br />
in tre ore lui <strong>di</strong> ore ne impiega<br />
trenta: <strong>di</strong>eci volte <strong>di</strong> più.<br />
Ma non chiedetegli troppi<br />
dettagli. Vi risponderà come<br />
rispondeva Ruggero Bauli a chi<br />
voleva conoscere i segreti del<br />
pandoro: “Un po’ più e un po’<br />
meno, un po’ prima e un po’<br />
dopo”.<br />
Gian Antonio Stella<br />
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