Aurigeno: una realtà campanaria molto particolar - Campanologia
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Quaderni campanologici<br />
Il sistema di suono è, come un tempo in diversi altri paesi della Valle Maggia, a<br />
mezzo ambrosiano, con ceppi in legno contrappesati da pietre. È da considerarsi <strong>una</strong><br />
rarità il fatto che campane sono ancora oggi manuali e soprattutto con l’originario<br />
sistema di suono: infatti nella regione con il tempo si è assistito a <strong>una</strong> progressiva<br />
trasposizione dei concerti campanari dal sistema a mezzo ambrosiano a quello<br />
ambrosiano in concomitanza con la sostituzione del legno con il metallo nei ceppi e<br />
nelle incastellature di sostegno; spesso queste operazioni sono state condotte in<br />
occasione dell’elettrificazione delle campane, le quali, per essere azionate elettricamente,<br />
devono avere la ruota. Ed è proprio per questo che le campane di<br />
<strong>Aurigeno</strong> sono manuali: questa situazione non è da imputare a qualche ammirevole<br />
istinto di conservazione, ma a <strong>una</strong> costrizione al suono manuale dovuta alle esigue<br />
dimensioni del campanile: non c’è infatti sufficiente spazio per le eventuali ruote.<br />
Il camp anile<br />
La cosa sorprendente è che l’uso delle campane non è stato quasi abbandonato<br />
(come purtroppo spesso succede ai campanili manuali), ma i campanari sono tuttora<br />
attivi e suonano ancora con i sistemi tradizionali, tra cui il suono a tastiera e il<br />
concerto solenne, che, vista l’assenza delle ruote, deve essere suonato direttamente<br />
dalla cella con <strong>una</strong> tecnica emozionante e ormai praticamente unica