FOGLIO - marzo 2013 - I Siciliani giovani
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2<br />
PERIFERIE<br />
Morte di una<br />
scuola di quartiere<br />
Fino a due anni fa, in via Case Sante,nel quartiere<br />
dei Cappucini, a Catania, vi era un edificio scolastico<br />
a metà, circondato da uno sterrato coperto di sterpaglie<br />
e invaso dalle zecche. Nella parte abbandonata sirifugiavano<br />
senzatetto ed emigranti abbandonati a se stessi.<br />
La scuola faceva parte dell'istituto comprensivo Andrea<br />
Doria. Poi ci furono le battaglie del comitato dei genitori,<br />
affiancato da una società civile che sposò la causa del<br />
diritto allo studio e la scuola fu completata, grazie a loro.<br />
Un anno fa, dopo due anni di recupero e restauro di quella parte di<br />
plesso scolastico, la scuola viene<br />
inaugurata in pompa magna.<br />
Assessori e sindaco tagliano il<br />
nastro: “Ora avete una scuola”.<br />
Intanto nel quartiere di San<br />
Cristoforo, in via Cordai, si<br />
preparava la chiusura definitiva<br />
del plesso centrale della Doria.<br />
Una chiusura causata da una<br />
cattiva amministrazione che non<br />
pagava le mensilità ai proprietari<br />
che dopo anni di morosità<br />
sfrattarono definitivamente quel<br />
presidio di legalità, di resistenza<br />
contro l'evasione scolastica,<br />
unico argine contro l'oppressione<br />
mafiosa.<br />
Via Cordai rimase orfana di quel<br />
pezzo di Stato e consegnata allo<br />
spaccio di droghe e al controllo<br />
mafioso. Adesso, ogni sera<br />
"prendono servizio" <strong>giovani</strong><br />
pusher che probabilmente sono<br />
andati poco a scuola e che con<br />
quegli sporchi guadagni credono<br />
di "campare" la famiglia.<br />
Gli alunni della Doria vennero<br />
sparpagliati in altri plessi. Disagi<br />
per le famiglie e gli insegnanti,<br />
che si ritrovarono classi<br />
numerosissime con conseguente<br />
caduta della qualità formativa.<br />
Il comune di Catania, adesso,<br />
vorrebbe trasferire tutto alla<br />
Dusmet di Librino e chiudere<br />
anche il plesso di via Case Sante.<br />
Per farne che? Uffici per<br />
l'amministrazione comunale.<br />
Strano: l'anno scorso il Comune<br />
aveva deciso, per "fare cassa", di<br />
vendere immobili di proprietà<br />
pubblica, cioè di tutti noi, a<br />
società private.<br />
Ma se vendiamo gli immobili<br />
pubblici, dove mettiamo i nostri<br />
uffici amministrativi? Semplice!<br />
Nel plesso di via Case Sante.<br />
"Ma a maggio si vota per la<br />
nuova giunta e il nuovo consiglio<br />
comunale". Poco importa, i<br />
ragazzini non votano e per i loro<br />
genitori basterà una sporta della<br />
spesa in cambio di voti.<br />
Si decide dall'alto, senza<br />
consultare nessuno, senza<br />
neanche un tentativo di democrazia.<br />
Con il silenzio complice<br />
dell'opposizione nel consiglio<br />
comunale. Resta, oltre la rabbia,<br />
la speranza che ognuno di noi e<br />
tutti e tutte insieme diventiamo<br />
Stato che decide il proprio<br />
destino,attraverso una cittadinanza<br />
attiva e consapevole, che<br />
prenda in mano una vera "polis".<br />
Giovanni Caruso,<br />
I Cordai<br />
CATANIA<br />
Il martirio<br />
di Corso Martiri<br />
Inizio dei lavori in Corso Martiri della Libertà: “La prima operazione -<br />
annuncia Stancaneli - sarà quella della delimitazione e recinzione delle<br />
aree che in un secondo tempo saranno il teatro del risanamento vero e<br />
proprio. Si procederà anche allo sbancamento con le ruspe”.<br />
“E la comunità bulgara che vive là dentro”?<br />
“Se ne sta occupando l’assessore ai Servizi Sociali Pennisi. Con un<br />
piano morbido”.<br />
Che cos’è un “piano morbido”?<br />
Andiamo a Corso Martiri, nelle<br />
“fosse” dove vivono decine di<br />
famiglie bulgare accampate là<br />
dentro. Mentre cerchiamo un<br />
varco per entrare in una delle<br />
fosse, una porticina si apre dalla<br />
CATANIA<br />
recinzione, esce una donna. Sa<br />
che domani inizieranno i lavori?<br />
“No, qui non è venuto nessuno”.<br />
“Ma proprio nessun incaricato<br />
del comune?”. “No, nessuno!<br />
L’abbiamo saputo da voi<br />
giornalisti”. “Ma quanti siete?”<br />
La donna risponde, in stentato<br />
italiano: “Siamo in tanti”.<br />
Trovato il varco scendiamo giù<br />
nella fossa, e subito notiamo che<br />
i rifiuti di ogni tipo sono<br />
aumentati. Incontriamo Bobo, un<br />
bulgaro che vive da otto anni a<br />
Catania e che ha sempre fatto da<br />
portavoce per questa comunità,<br />
chiediamo se gli hanno comunicato<br />
lo sgombero. Non lo sa.<br />
Bobo è rassegnato e scoraggiato:<br />
nè lui nè gli altri sanno cosa li<br />
aspetta. “Cosa fareste voi al<br />
nostro posto?” chiede.<br />
Rispondiamo che la cosa più<br />
giusta, secondo noi, è chiedere<br />
all’assessore Pennisi di condividere<br />
con loro le decisioni, ma<br />
soprattutto chiedere prima dello<br />
sgombero dove andranno. Bobo<br />
è ancor più perplesso.<br />
“Siamo nelle mani di Dio - fa -<br />
ma anche degli uomini che<br />
stanno decidendo la nostra vita”.<br />
Le organizzazioni del terzo<br />
settore come Manitese,<br />
Penelope, Jesus Generation ed<br />
altre fanno parte del “presidio<br />
leggero”, un tavolo di lavoro<br />
voluto dall’assessore.<br />
Il Piano che completerà il<br />
“risanamento” del San Berillo<br />
ha un costo stimato di 200<br />
milioni di euro, tutti da finanziatori<br />
privati. Questi, per tranquilizzarsi<br />
la coscienza, donerebbero<br />
20mila euro per<br />
l’accompagnamento fuori dalle<br />
“fosse”. L’importante è che<br />
vadano via, l’interesse vero è la<br />
speculazione edilizia.<br />
La “fossa”.<br />
Ma perché non ospitare questa<br />
gente nelle case confiscate alla<br />
mafia e assegnate al Comune?<br />
Perchè non utilizzarle? Perchè<br />
gonfiare invece i portafogli dei<br />
privati?<br />
Da qualche giorno attorno alle<br />
fosse si sono alzati nuovi muri<br />
che chiuderanno le aree<br />
lasciando solo dei varchi.<br />
E quando si alzano i muri non si<br />
sa mai quando verranno buttati<br />
giù, anche se prima o poi al<br />
posto di quei muri arriverà il<br />
cemento che distrugge.<br />
l’importante è che la città non<br />
veda e non sappia.<br />
G.C.<br />
CITTADINANZA<br />
Un “laboratorio politico”<br />
ma nel quartiere<br />
Il Gapa organizza a San Cristoforo un laboratorio politico. Volontari e<br />
cittadini si incontrano per discutere dei problemi del quartiere. Con la<br />
volontà di mettere nero su bianco i pensieri, le esigenze e le speranze<br />
di chi vive, quotidianamente, questa realtà.<br />
Per acquisirne consapevolezza e<br />
portarle a conoscenza dell’altra<br />
parte della città, quella indifferente<br />
verso i problemi dei<br />
quartieri, ma sempre pronta a<br />
recarvisi per comprarsi la droga.<br />
Parlare di politica, quindi, per<br />
parlare di se stessi. Per parlare<br />
del lavoro che non c’è, del<br />
lavoro in nero o sottopagato,<br />
delle ingiustizie ogni giorno<br />
subite.<br />
Per parlare dei diritti negati, per<br />
parlare della sicurezza del<br />
quartiere. Parliamo per non<br />
sentirci soli, parliamo per<br />
condividere paure, parliamo per<br />
farci forza.<br />
PADRONI DELLA CITTA’<br />
Le indagini<br />
su Mario Ciancio<br />
E’<br />
vicina<br />
la data<br />
dei 150<br />
giorni da<br />
novembre<br />
fissata<br />
dalla Procura per approfondire<br />
l’inchiesta a carico di Mario<br />
Ciancio Sanfilippo, editore del<br />
quoti diano La Sicilia, e di<br />
vari altri giornali, tv e radio in<br />
Sicilia e nel Sud.<br />
Ciancio possiede anche lo<br />
stabilimento in cui vengono<br />
stampati i quotidiani nazionali<br />
per tutta la Sicilia e l'agenzia<br />
di pubblicità Publikom-pass.<br />
E' uno dei massimi imprenditori<br />
edili siciliani.Dal <strong>marzo</strong><br />
2009 è indagato dalla Procura<br />
di Catania per concorso<br />
esterno in associazione<br />
mafiosa. Il suo nome emerge<br />
all'interno di un'inchiesta sulla<br />
realizzazione del centro<br />
commerciale La<br />
Rinascente-Auchan. Diversi<br />
gli elementi, reali e da<br />
accertare, al vaglio dei<br />
magistrati per ricostruire i<br />
presunti rapporti tra l'editore<br />
etneo ed esponenti criminali:<br />
Parliamo per avanzare<br />
proposte di cambiamento, che<br />
dal basso guardino al basso.<br />
Parliamo per pensare politiche<br />
che si rivolgano a quegli<br />
uomini e a quelle donne<br />
bisognosi della sicurezza<br />
economica che soltanto un<br />
lavoro onesto può dare,<br />
politiche che si occupino di<br />
quei bambini e di quelle<br />
bambine, capaci di guardare il<br />
mondo con estrema crudele<br />
oggettività, capaci, con poche<br />
parole, di spogliare la verità,<br />
capaci di ragionare da grandi,<br />
ma senza essere passati per<br />
l’adolescenza.<br />
Il laboratorio vuole porre le<br />
loro storie al centro del<br />
dibattito politico, per dire che<br />
noi ci siamo e rivendichiamo<br />
la nostra cittadinanza. Questo<br />
laboratorio è una scommessa<br />
che il quartiere lancia a se<br />
stesso; è un’occasione per<br />
difendere il proprio presente e<br />
sognare il proprio futuro.<br />
Domenico Pisciotta,<br />
I Cordai<br />
Giornali, tv,<br />
radio, centri<br />
commerciali.<br />
E tanti amici...<br />
● L'intercettazione, nel 2001,<br />
in cui un indagato per mafia<br />
spiega a un presunto rappresentante<br />
del gruppo La<br />
Rinascente di aver fatto un<br />
giro insieme a Ciancio per<br />
individuare i terreni dove<br />
costruire il nuovo centro<br />
commerciale. Ciancio avrebbe<br />
anche "garantito" per le<br />
autorizzazioni necessarie.<br />
Anni dopo, il terreno scelto<br />
diventa edificabile con una<br />
variante al piano regolatore<br />
generale.<br />
● La mancata pubblicazione -<br />
per «insindacabile decisione<br />
del direttore Mario Ciancio e<br />
del condirettore Corigliano» -<br />
su La Sicilia dei necrologi del<br />
giornalista Giuseppe Fava e<br />
del commisario di Polizia<br />
Beppe Montana, uccisi dalla<br />
mafia rispettivamente nel<br />
1984 e '85.<br />
● Gli articoli dal tono<br />
apertamente dubitativo<br />
pubblicati dal quotidiano<br />
catanese durante le indagini<br />
per il delitto Fava e riguardanti<br />
le dichiarazioni del<br />
collaboratore di giustizia<br />
Maurizio Avola, che si era<br />
autoaccusato dell'omicidio del<br />
giornalista. Scritti ritenuti un<br />
tentativo di depistare le<br />
indagini.<br />
● I presunti rapporti col boss<br />
Pippo Ercolano. Che, come<br />
racconta il collaboratore di<br />
giustizia Angelo Siino,<br />
sarebbe piombato un giorno<br />
nella redazione de La Sicilia<br />
per minacciare un cronista che<br />
lo aveva definito mafioso.<br />
● La pubblicazione su La<br />
Sicilia di un comunicato in cui<br />
si annunciava senza alcuna<br />
ricostruzione del personaggio<br />
la nomina di Angelo Ercolano,<br />
incensurato nipote del boss, a<br />
capo della Federazione<br />
autotrasportatori di Catania.<br />
● La lettera su La Sicilia di<br />
Vincenzo Santapaola, figlio<br />
del boss Nitto, detenuto al<br />
carcere duro e quindi<br />
impossibilitato a comunicare<br />
con l'esterno. La missiva,<br />
trapelò in circostanze mai<br />
chiarite nell'ottobre del 2008 e<br />
la Sicilia la pubblicò senza<br />
alcuna contestualizzazione.<br />
● Le dichiarazioni di Massimo<br />
Ciancimino, figlio dell'ex<br />
sindaco mafioso di Palermo,<br />
secondo cui l'acquisizione di<br />
una quota del pacchetto<br />
azionario del Giornale di<br />
Sicilia da parte dell'editore<br />
catanese avrebbe coinvolto<br />
anche suo padre don Vito<br />
Ciancimino, vicino al boss<br />
Bernardo Provenzano.<br />
italia:<br />
il modello<br />
catania<br />
Sotto indagine non solo la<br />
linea editoriale della testata e i<br />
presunti rapporti di Ciancio<br />
con i boss, ma anche i suoi<br />
affari da imprenditore, a volte<br />
in società con personaggi<br />
riconducibili a organizzazioni<br />
criminale etnea. Si indaga<br />
sulla costruzione di un centro<br />
commerciale «nei territori<br />
limitrofi la tangenziale di<br />
Catania, direzione Siracusa,<br />
nei pressi del distributore Ip».<br />
Nel 2005 fra gli imprenditori<br />
indagati c’è Antonello<br />
Giostra, di Scaletta Zanclea a<br />
suo tempo condannato per<br />
bancarotta fraudolenta per<br />
aver riciclato denaro proveniente<br />
da usura mafiosa e ora<br />
indagato con Ciancio per<br />
riciclaggio con l’aggravante di<br />
aver favorito l’associazione<br />
mafiosa,.<br />
Tra i progetti da realizzare<br />
insieme, un centro commerciale<br />
da costruire a Misterbianco,<br />
per il quale Ciancio<br />
compra terreni per milioni di<br />
euro in contrada Cardinale.<br />
Tutto sembra procedere, fino a<br />
quando a mettersi di mezzo<br />
non è la concorrenza: e cioè<br />
l’interesse di un’altra società e<br />
di Cosa nostra, secondo i<br />
magistrati della parallela<br />
indagine Iblis, a costruire un<br />
diverso centro commerciale<br />
nella contrada Cubba<br />
confinante. Quello che oggi è<br />
il Centro Sicilia. I due soggetti<br />
però mantengono rapporti<br />
cordiali: firmano un<br />
protocollo d’intesa e, si sente<br />
nelle intercettazioni di<br />
esponenti della criminalità<br />
organizzata, Cosa nostra si<br />
vede costretta a «rallentare» il<br />
proprio progetto per il<br />
contemporaneo interesse di<br />
Ciancio. Una strana<br />
disponibilità.<br />
Si indaga anche su altre<br />
attività imprenditoriali di<br />
Ciancio: l’Outlet Sicilia<br />
Fashion Village ad Agira,<br />
appaltato ad una serie di<br />
imprese in associazione<br />
temporanea, tra cui quelle di<br />
Mariano Incarbone e Sandro<br />
Monaco, entrambi imputati in<br />
Iblis per concorso in associazione<br />
mafiosa; il "villaggio<br />
degli americani", residence<br />
per militari Usa di Sigonella<br />
da realizzarsi a fine 2004<br />
presso Lentini, anche stavolta<br />
in concorrenza con un<br />
progetto simile che interessava,<br />
secondo i magistrati, il<br />
boss Vincenzo Aiello. Tutti<br />
casi che, secondo la magistratura,<br />
rendono «sempre<br />
inverosimile la casuale<br />
presenza, in occasione della<br />
realizzazione di grandi opere,<br />
accanto al Ciancio Sanfilippo<br />
di personaggi vicini a Cosa<br />
Nostra». Come nel caso del<br />
centro commerciale Porte di<br />
Catania, che per primo ha<br />
attirato l’attenzione dei<br />
magistrati.<br />
CtZen