Thank You for smoking.pdf - Scuola Superiore Avvocatura
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Cinema e argomentazione<br />
<strong>Thank</strong> you <strong>for</strong> <strong>smoking</strong>. <strong>Thank</strong> you <strong>for</strong> arguing<br />
Si prega di fumare. Si prega di argomentare<br />
Esercizi di argomentazione al cinema<br />
Adelino Cattani<br />
Università di Padova<br />
Il film è sempre più usato come strumento di introduzione e di chiarificazione di concetti<br />
filosofici. Alcuni film sono chiaramente individuati e qualificabili come “filosofici”, in quanto<br />
sono per proprio conto portatori di problemi filosofici. Un film può infatti essere filosofico quanto<br />
un saggio se è una ‘cosa filosofica’, se tratta di universali e non di singolarità, di problemi e non di<br />
semplici fatti. Una casa editrice, la Routledge, ha una collana dedicata a Philosophers on film.<br />
Sempre più le pellicole sono usate come nuovo e diverso strumento didattico nell’insegnamento<br />
della filosofia. Umberto Curi ha dedicato una tetralogia a questa nuova frontiera teorica e<br />
didattica: Lo schermo del pensiero. Cinema e filosofia, 2000; Ombre delle idee, 2002; La <strong>for</strong>za<br />
dello sguardo, 2004 e L’immagine-pensiero. Tra Fellini, Wilder e Wenders: un viaggio filosofico,<br />
2009. Armando Massarenti ha curato un Stramaledettamente logico. Esercizi di filosofia su<br />
pellicola, 2009, pubblicizzato con un drastico, troppo radicale, slogan: “La filosofia viva, vitale, è<br />
fuggita dai libri e si è rifugiata al cinema”. Solitamente il film funge da pretesto a partire dal quale<br />
si propongono certe tematiche filosofiche. Per lo più ci si incentra sul visuale o sui contenuti.<br />
Oppure ci si serve di un film a scopi pedagogico-<strong>for</strong>mativo. Ad esempio una pellicola come<br />
Insider. Dietro la verità (1999) di Michael Mann, con Al Pacino e Russel Crowe, può essere usata<br />
nell’ambito di un programma per la prevenzione del tabagismo a scuola, per dimostrare che la<br />
sigaretta è «un mezzo per spacciare nicotina». Oppure si sfrutta una pellicola come veicolo per<br />
esplorare delle questioni filosofiche a beneficio di un vasto pubblico, come è stato fatto più volte<br />
per i Simpson dei cartoni, molto animati.<br />
Ma un film ha una essenziale dimensione dialogica e può quindi essere utilmente usato per<br />
introdurre e spiegare processi comunicativi e modalità comunicative. La quotidianità, e non solo<br />
l’universalità, rappresentata nei film, è un ambiente ideale per lo studio dell’argomentazione. Il<br />
cinema è anche argomentazione, fatta di parole e di immagini.<br />
Il ‘piacere’ di certi film è dato non dalla trama né dai contenuti, bensì dall’interazione. Non<br />
interessa la vicenda, né come va a finire, ma l’incessante, incalzante, travolgente botta e risposta.<br />
Non il risultato, ma il processo. Non la preda, ma l’andare a caccia. Non conta l’argomento, ma<br />
l’argomentazione.<br />
<strong>Thank</strong> you <strong>for</strong> <strong>smoking</strong> è una pellicola ideale a questo scopo, perché fa dell’argomentare il<br />
contenuto di un racconto in pellicola. La pellicola di Jason Reitman (Usa 2006), figlio di Ivan,<br />
regista del <strong>for</strong>tunato Ghostbuster, è una commedia geniale e “bastarda”, tratta da un romanzo<br />
satirico sulla manipolazione e la falsificazione di Chistopher Buckley del 1994. I dialoghi sono<br />
travolgenti, le risposte e le battute sono provocatorie e insieme liberatorie, rin<strong>for</strong>zate e valorizzate<br />
dalle immagini. Il potere delle parole unito al potere delle immagini fa miracoli. Il film è in effetti<br />
un’eccellente rappresentazione icastica del rapporto tra immagini e parole, tra simboli e<br />
descrizione verbale.<br />
Innanzitutto già la sequenza iniziale dei titoli di <strong>Thank</strong> you <strong>for</strong> <strong>smoking</strong> è particolare. Autori<br />
ed attori sono introdotti come voci dei vari riconoscibilissimi marchi di sigarette. Il logo e la
grafica, la <strong>for</strong>ma, i colori e i simboli araldici che contraddistinguono molti pacchetti di sigarette<br />
fungono da titolazione d’apertura, coerentemente con l’autopresentazione del protagonista: «La<br />
cosa più importante è come “impacchettiamo” la nostra immagine: ed è qui che intervengo io».<br />
Parole e immagini<br />
Il film è incentrato sulla proposta, contrastata, di usare immagini per veicolare il messaggio<br />
sulla pericolosità mortale del fumo. Il senatore Ortolan Finistirre, ambientalista radicale ed<br />
antitabagista deciso, si propone di apporre il simbolo “teschio e tibia” sui pacchetti di sigarette,<br />
proprio per significare questo rischio. Egli esprime bene questa convinzione che riguarda la <strong>for</strong>za<br />
delle immagini: «Il tabacco sta vincendo la guerra. La guerra contro i nostri ragazzi. Loro usano<br />
cartoni animati e immagini per attirarli. Ebbene, adesso abbiamo anche noi un nostro simbolo.<br />
Spero vivamente che entro quest’anno su ogni pacchetto di sigarette messo in commercio sia<br />
stampato questo simbolo. Finalmente le sigarette saranno etichettate in modo appropriato».<br />
La controparte, rappresentata da Nick Naylor, portavoce delle multinazionali del tabacco,<br />
chiede di usare solo le parole, come si fa di solito. La controversia è riassumibile in questi scambi<br />
(minuti 75-77 della pellicola).<br />
Senator Lothridge: «Siamo qui per esaminare la possibilità di apporre un avviso di pericolo<br />
sulle sigarette. Signor Naylor, ho il dovere di chiederle…lei pensa che fumare sigarette<br />
possa nel tempo provocare cancro ai polmoni e causare altre malattie respiratorie come<br />
l’enfisema?»<br />
Nick Naylor: «Sì. E penso che sarebbe difficile trovare qualcuno che ritiene davvero che le<br />
sigarette non siano potenzialmente dannose. Voglio dire, alzi la mano chi di voi pensa che le<br />
sigarette non siano nocive!...Mi scusi. Se lo sanno tutti, allora, perché mettere un avviso<br />
sulle sigarette per una cosa che la gente già sa?<br />
Senator Lothridge: «Quel simbolo è solo un promemoria, per ricordare a tutti i pericoli del<br />
fumo».<br />
Commissario: «Questi avvisi non sono per coloro che già sanno, ma per coloro che non<br />
sanno», come bambini e illetterati.<br />
Commissario Herrera : «La consuetudine di usare le parole al posto delle immagini è<br />
un’evidente mossa contro le popolazioni alloglotte che vivono nel nostro paese. Il teschio e<br />
le ossa gridano <strong>for</strong>te in tutte le lingue. Se non le usano, vuol dire che a loro non interessa che<br />
tutti quelli che non leggono le scritte muoiano».<br />
Le immagini possono diventare argomenti, “argomenti figurativi”. E, si sa, le persone<br />
reagiscono più alle immagini che alle parole.<br />
Ad esempio, un semplice acronimo può trasmettere “figurativamente” un messaggio diverso<br />
dal valore delle espressioni di cui è abbreviazione. Safety è l’acronimo scelto nel film per la<br />
Società degli armaioli americani. La “Society <strong>for</strong> the Advancement of Firearms and Effective<br />
Training <strong>for</strong> <strong>You</strong>th” diventa S.A.F.E.T.Y. Davvero un logo “creativo”. È rassicurante che i<br />
fabbricanti d’armi abbiano come finalità la promozione del loro prodotto come strumento di valida<br />
<strong>for</strong>mazione per i giovani.<br />
Secondo esempio:<br />
Terzo esempio:<br />
QUEL CHE DICONO I GENITORI SUL<br />
FUMARE SIGARETTE E’ GIUSTO
L’ABOLIZIONE DEL<br />
FUMO FA BENE<br />
AL CUORE<br />
Si legga la seconda riga delle due consegne!<br />
Suddividendo e strutturando la frase si possono compiere miracoli di rovesciamento di<br />
significato. Lo slogan “Quel che dicono i genitori sul /fumare sigarette è giusto” avrebbe dovuto<br />
far parte di una campagna da 50 milioni di dollari per convincere i giovani a non fumare, «perché<br />
niente è più importante dei nostri figli d’America». Campagna sicuramente impegnativa e onerosa,<br />
ma «OK. Speriamo che la campagna non sia troppo persuasiva!”» commenta il capitano della Big<br />
Tabacco, quello che racconta: «Io ero in Corea a sparare ai cinesi, nel 1952. Oggi sono i nostri<br />
migliori clienti. Non dovremmo ammazzarne così tanti, la prossima volta!».<br />
Il cinema combina azione e parole in una di quella “coppie filosofiche”, in cui i due termini<br />
polari non sono mai oppositivi, bensì integrativi o l’uno vitalmente necessario all’altro, come il<br />
falso è necessario per definire il vero, il soggettivo non c’è senza l’oggettivo, l’alto è sempre<br />
correlato ad un basso. Nella pellicola, la <strong>for</strong>za dell’immagine e dell’azione si combinano con la<br />
<strong>for</strong>za della parola. Alla <strong>for</strong>za dello sguardo si aggiunge la <strong>for</strong>za dell’ascolto.<br />
Anzi, di più. “Senza l’oriente, l’occidente sarebbe occidente di nessuno” si dice. L’iter della<br />
persuasione può essere inverso a quello che di norma si pensa: procede non solo e non tanto dalle<br />
idee al comportamento, ma dal comportamento alle idee, passando per le parole e le immagini. I<br />
comportamenti creano parole, le parole creano immagini, le immagini creano idee, le idee creano<br />
comportamenti. Il movimento è circolare, di andata e ritorno.<br />
Il film, la storia, lo scopo<br />
<strong>Thank</strong> you <strong>for</strong> <strong>smoking</strong> si prende gioco della tanto decantata correttezza linguistica e<br />
politica e si colloca dalla parte dei potenti, su un tema tabù in America, tras<strong>for</strong>mando in vittime i<br />
colpevoli. È graffiante, pieno di ironia, sarcasmo e cinismo.<br />
Se la famosa difesa di Luigi XVI di Raymond De Sèze fu “una magistrale arringa votata<br />
all’insuccesso”, il film in esame è un’improponibile arringa votata al successo, uno straordinario<br />
esempio di come una causa in sé ottima ma maldestramente argomentata abbia la peggio a fronte<br />
di una causa in sé pessima ma ben argomentata. Il vir bene dicendi peritus ha la meglio sul vir<br />
bonus dicendi peritus, tanto caro a Catone, Cicerone e Quintiliano, ma meno a Sant’Agostino, il<br />
quale, da santo con i piedi per terra, rimproverava a questa definizione il fatto che il “bene” va<br />
applicato al dire e non all’uomo: pertanto può essere un oratore anche un uomo non per bene<br />
capace di parlare bene. Questo è, in sintesi, il rischio della retorica.<br />
Il film in questione offre, in primo luogo, un esempio di bilanciamento squilibrato tra<br />
discorso appassionato e discorso persuasivo: il discorso convinto e irreprensibile del senatore<br />
Finistirre si contrappone a quello cinico e suadente di Nick Naylor. Il primo ha la peggio, il<br />
secondo ha la meglio. Già Aristofane, ne Le Nuvole, ci aveva avvertiti della supremazia del<br />
“discorso ingiusto” sul “discorso giusto” e Fidippide aveva appreso bene la lezione alla scuola di<br />
sofistica. Niente di nuovo sotto il sole né sotto le nuvole. Quella del senatore Finistirre è una<br />
strategia vincente per perdere la battaglia contro il fumo. Così può succedere anche tra lavoratori e<br />
liquidatori d’azienda, tra ambientalisti e produttori-mercanti, tra accusatori e difensori Gli<br />
argomenti che funzionano, come sono presentati nel film, non sono certo la via raccomandata per<br />
un interscambio civile, ma sono la via normale e più battuta nei più normali interscambi.<br />
In secondo luogo il film è un’illustrazione realistica e spassosa di come servirsi di tattiche<br />
retoriche per far fronte a situazioni difficili, ricorrendo a fallacie varie, nascoste o scoperte.
In terzo luogo la pellicola è una gradevole e illuminante introduzione alla logica della<br />
controversia.<br />
Tre aggettivi possono riassumere il valore del film: beneficamente inquietante, sanamente<br />
antiassolutistico, surreale (ma non troppo). Tre aggettivi possono altresì esprimere lo spirito del<br />
film: non convenzionale, politicamente molto scorretto, spiazzante. L’invito <strong>Thank</strong> <strong>You</strong> <strong>for</strong><br />
arguing - Per favore argomentate, per chi non ama troppo la discussione, è altrettanto<br />
provocatorio del <strong>Thank</strong> you <strong>for</strong> <strong>smoking</strong> - Per favore fumate, per chi non ama il fumo. Del resto,<br />
come si ammette nel film, oggi se qualcuno fuma in una pellicola è o psicopatico o europeo<br />
(l’europeo diventa sudamericano nella versione italiana!). Solo i RAC fumano.<br />
Jeff Megall: «Il sig. Naylor è qui per vedere se riusciamo a far fumare qualcun altro oltre i<br />
soliti RAC?»<br />
Nick: «I RAC?»<br />
Jeff Megall: «Russi, Arabi, Cattivi».<br />
I cattivi sono quelli dei film: altrimenti, con che cosa accenderebbero la miccia?<br />
Il protagonista, Nick Naylor, è un lobbista, portavoce dell’Accademia del Tabacco. Uno che<br />
parla a cottimo: «Sono pagato per parlare. Non sono laureato né in medicina né in legge. Sono<br />
diplomato in “colpire sotto la cintura” e “incassare colpi”». Uno il cui lavoro è non avere mai<br />
torto.<br />
È stato ingaggiato dall’ingegnosa Accademia degli Studi sul Tabacco istituita dalle<br />
multinazionali del tabacco e costituita da sette gentiluomini che hanno capito che per sostenere<br />
che le sigarette non danno assuefazione, gli conveniva dimostrarlo. “Dimostrare” le cose risapute<br />
è davvero un’impresa. E ancor più arduo dimostrare le cose ovvie. Hanno affidato la ricerca ad<br />
uno scienziato scovato in Germania, il prof. Herard von Grupten Mundt. Dopo trent’anni che fa<br />
esperimenti sul rapporto tra nicotina e cancro ai polmoni, ancora non ha dei risultati definitivi. È<br />
un genio. Riuscirebbe a confutare persino la gravità.<br />
Altrettanto geniale è Nick Naylor: scaltro, smaliziato, sfrontato.<br />
Scaltro: lui sa che esporre la verità può essere pericoloso quanto il nasconderla. Per cui Nick<br />
Naylor – il cui lavoro, secondo il suo capo, sarebbe quello di mantenere i segreti e di nascondere<br />
la verità – non mantiene i segreti né distorce la verità e nemmeno la nasconde: semplicemente la<br />
filtra (come recita lo slogan sulla locandina del film).<br />
Smaliziato: si considera «un intermediatore fra due segmenti di società che cercano un<br />
compromesso».<br />
Sfrontato fino all’improntitudine: uno che «non si scusa mai per le posizioni che prende».<br />
Uno pienamente consapevole che «se argomenti in modo giusto non hai mai torto. Questo è il<br />
bello della discussione».<br />
«Praticamente c’è Attila, Gengish Kan, ed io, Nick Naylor. Il “volto delle sigarette”, lo “zio<br />
Sam” della nicotina».<br />
Altri lo hanno definito invece «omicida di massa, intrallazzatore, magnaccia, sanguisuga,<br />
Mefistofele yuppie». Il suo è indubbiamente un lavoro duro e sporco, che non tutti potrebbero<br />
fare. «La moralità flessibile è una qualità sensibile che manca alla maggior parte delle persone».<br />
La parola “flessibilità” suona meglio di “opportunismo" e di “due pesi e due misure”. Ci vogliono<br />
doti speciali per diventare maestri di elasticità intellettuale. Bisogna essere bravi. Anche se, replica<br />
Lorne, l’uomo Malboro, «anch’io ero bravo a sparare ai Vietcong, ma non ne ho fatto una<br />
carriera!».<br />
Nick suggerisce di corrompere i produttori di Hollywood per convincere gli attori a fumare<br />
in scena, come nei bei tempi andati. La storia del cinema inizia con l’accensione di una sigaretta.
«Millenovecentoventisette. Nasce il cinema sonoro. All’improvviso i registi devono dare<br />
agli attori qualcosa da fare mentre parlano. Cary Grant, Carol Lombard fumavano. Bette<br />
Davies, una ciminiera! E Bogart? Vi ricordate il primo film con Lauren Baccall? Lei entra<br />
ancheggiando sinuosamente. Ha 19 anni, puro sesso. E dice: “Qualcuno ha un fiammifero?”<br />
Bogie le lancia la scatola, e lei la prende. La più grande storia d’amore del secolo, com’è<br />
iniziata? Accendendo una sigaretta…possiamo riportare il sesso nelle sigarette».<br />
Detto, fatto; anche nella realtà. In “Avatar”, il mega film fantascientifico di James Cameron<br />
ambientato nel lontano 2154, Sigourney Weaver, nei panni della scienziata Grace Augustine,<br />
appare nevroticamente assuefatta al fumo e se le manca sbotta: «Dove ho messo quella maledetta<br />
sigaretta?». Sulla linea di Nick si muove anche il regista James Cameron, il quale prova a<br />
giustificare la presenza di questa accanita fumatrice nel suo film affermando che è un modo per<br />
sottolinearne i lati meno allettanti. Del resto così faceva anche il marchese de Sade per difendere<br />
le sue opere: si mette in scena il vizio per deplorarlo e condannarlo. E per restare nel campo<br />
cinematografico, Rob Zombie, regista de The Devil’s Rejects - La casa del diavolo (2005), di<br />
fronte alla commissione censura, in un’autodifesa volta a far approvare il suo film horror-violento,<br />
giudicato orripilante, così si giustificò: «L’orrore deve essere eccessivo affinché l’opera mantenga<br />
una afflato e una responsabilità sociale. La violenza rappresentata non deve essere accettabile,<br />
perché il film sia accettabile».<br />
«Sei preoccupato in qualche modo per l’elemento salute?» chiede Naylor a Jeff Megall, il<br />
manager di Hollywood, Direttore della “Entertainement Global Offices”, quello che ha<br />
inventato la pubblicità indiretta, o meglio occulta, nei film.<br />
«Non sono un medico», gli replica questi. «Sono un coordinatore. Io metto insieme persone<br />
creative. Tutte le in<strong>for</strong>mazioni, volendo, sono a disposizione di tutti. Non spetta a me<br />
decidere per gli altri. Sarei moralmente presuntuoso».<br />
Persino Nick Naylor si rende subito conto che potrà «imparare molto da quest’uomo».<br />
È pacifico, come dice il boss, che «Noi non vendiamo caramelle, porca vacca. Vendiamo<br />
sigarette. E sono allettanti, alla portata di tutti e danno assuefazione. Il lavoro è praticamente già<br />
fatto». Ma la legge non dice che tutti hanno diritto ad un giusto processo? Perfino un assassino di<br />
bambini. E allora perché non le società multinazionali?<br />
È un lavoro duro quello di Nick, ma certo se avesse voluto un lavoro facile avrebbe scelto la<br />
Croce Rossa. Il suo lavoro gli piace davvero. Per lui è stimolante e gratificante, è una sfida: «Se ce<br />
la fai con il tabacco, ce la fai in tutto».<br />
<strong>Thank</strong> you <strong>for</strong> <strong>smoking</strong> non è un film né contro né a favore del tabacco. Nel film, imperniato<br />
sul fumo, nessuno fuma, se non in un vecchio film in bianco e nero che il protagonista vede in<br />
televisione, dove un soldato in guerra muore colpito dal cecchino mentre si sta accendendo una<br />
sigaretta. La pellicola è contro il fanatismo ed il salutismo esasperati, il furore inquisitorio,<br />
l’ipocrisia. Soprattutto contro i messaggi assolutistici, contro la mania dei messaggi a fin di bene.<br />
Dichiara il regista: «Non è un film con un preciso messaggio da diffondere. Anzi lo definirei<br />
piuttosto un film anti-messaggio. Se proprio vogliamo rintracciare a tutti i costi una sorta di invito<br />
per gli spettatori, stavolta il consiglio che intendo dare è che dobbiamo assolutamente darci una<br />
calmata con gli ammonimenti e le regole di vita».<br />
Il talk show<br />
Il film inizia con un talk show, condotto da Joan, in cui Nick Naylor si confronta con il<br />
rappresentante del ministro della salute, Ron Goodie ed una esponente della lega antitumori, che
hanno portato in studio un ragazzo malato di cancro ai polmoni, Robin Williger. L’esordio del<br />
lobbista è spiazzante:<br />
Nick: «Come può una multinazionale del tabacco trarre profitto dalla morte di questo<br />
giovane ragazzo? Scusate il cinismo, ma è la realtà. Per noi questo significherebbe perdere<br />
un cliente! Non è solo un augurio, è un nostro vitale interesse mantenere Robin vivo e<br />
fumatore».<br />
Ron: «Ma è assolutamente ridicolo!»<br />
Nick: «Lasci che le dica una cosa, Joan …e la prego, mi permetta di condividerla con<br />
l’ottimo e preoccupatissimo pubblico di oggi. I Ron Goodie di questo mondo vogliono che i<br />
Robin Williger muoiano».<br />
Ron: «Che cosa ?!?!»<br />
Nick: «E sapete perché? Perché così il loro budget si moltiplica. Questa non è altro che una<br />
speculazione sulle tragedie umane e lei, signore, dovrebbe vergognarsene!».<br />
La missione della squadra MDM - Mercanti di Morte<br />
Tre sono i componenti la squadra MDM, “Mercanti Di Morte”, tre compari-lobbisti: Polly<br />
per l’industria dell’alcool, Bobby Jay per quella delle armi e Nick Naylor per quella del tabacco.<br />
Al tavolo del ristorante, loro luogo abituale di ritrovo, studiano tattiche difensive e offensive.<br />
Bobby Jay: «Sai che puoi fregare il test del palloncino succhiando delle pasticche di carbone<br />
attivo?»<br />
Polly: «Davvero? Dovremmo creare una campagna “se vuoi bere e guidare, succhia il<br />
carbone”».<br />
Nick: «Ma la polizia non si chiederà perché succhi il carbone?»<br />
Bobby Jay: «Nessuna legge lo proibisce».<br />
Polly e Nick: « Non ancora».<br />
Dei tre, Nick Naylor ha il compito più arduo, ma più stimolante e gratificante: «Niente di<br />
personale, ma il tabacco brucia molta più gente dell’alcool e delle armi». Sul numero di morti<br />
infatti non c’è gara fra i tre “prodotti”: solo 30 al giorno ne fanno le armi da fuoco, un niente,<br />
meno di quanti ne avvengano in incidenti aerei, meno dei morti in auto lato passeggero; 270<br />
l’alcool: non è certo una tragedia rispetto ai 1200 al giorno, 475.000 l’anno, che ne provoca il<br />
fumo.<br />
E a chi si ostina nella sua campagna antitabacco, si può sempre rispondere che fumare, tutti<br />
lo sanno, fa male. È incontestabile. Ma, osserva Bobby Jay:<br />
«Se un aeroplano si schianta per un errore commesso dal pilota, date la colpa ai costruttori<br />
dei Boeing?»<br />
«Carino!».<br />
«Buona questa!»<br />
«Se un ubriacone abbruttito dall’alcool investe un poveretto, andate a bussare alla General<br />
Motors?»<br />
Possibile replica: «Siamo qui per parlar di sigarette, non di aerei, né di automobili».<br />
Funzione argomentativa e persuasiva dello humour<br />
Felici e liberatorie sono in massima parte le battute del film. Un secondo bersaglio<br />
dell’opera, se proprio vogliamo trovarlo, è contro la mancanza di senso dell’umorismo. La
mancanza di senso dello spirito è altrettanto grave della mancanza di altri sensi vitali, dalla vista<br />
all’udito – come ebbe a rispondere un non vedente dotato di spirito ad una domanda in merito.<br />
Del resto consideriamo se funzionino meglio gravi ammonimenti quali:<br />
«Fumare nuoce gravemente alla salute», «Fumare provoca cancro ai polmoni»<br />
oppure un sarcastico invito tipo:<br />
«Vi ridipingiamo i polmoni a soli 4 euro a pacchetto». O, a scelta: «Avete problemi di<br />
sovrappeso? L’asportazione di un polmone vale in media 3 chili. Coraggio!», «Fuma sigarette:<br />
sono sempre più sane dell’eroina».<br />
Lo spettatore simpatizza con Nick Naylor anche se ne censura l’atteggiamento, ne disprezza<br />
l’attività e considera squallido il suo lavoro. Perché il protagonista riesce a suscitare un sorriso<br />
sulle labbra di chi lo ascolta. L’arte dell’ironia e l’arma della satira funzionano meglio<br />
dell’ipocrisia e del politicamente corretto.<br />
Strappare un sorriso è strappare un punto sulla strada verso il consenso.<br />
Argomentare e negoziare. Discussioni e transazioni<br />
Ci sono discussioni e transazioni. La trattativa è cosa diversa dalla discussione: «Se finisco i<br />
compiti, passiamo la serata alla TV?» è un familiare esempio di trattativa tra figlio e genitori.<br />
Il seguente è invece un esempio di argomentazione: «Questo viaggio in Cali<strong>for</strong>nia mi<br />
sembra una grande opportunità per conoscere meglio mio padre. Ma se tu, mamma, pensi che sia<br />
più importante usarmi per canalizzare le tue frustrazioni contro un uomo che non ami più, io ti<br />
capirò». Capirò se tu vorrai scaricare su di me l’avvilimento per un matrimonio fallito. So bene<br />
che una cosa è il tuo ex marito e mio padre e una cosa sono io, tuo figlio, ma capirò.<br />
Alla fine la madre viene convinta e lascia partire il figlio col padre: non grazie ad una<br />
negoziazione, ma ad un’argomentazione.<br />
Alla sorpresa del padre, che gli chiede «Come ci sei riuscito a convincere la mamma a<br />
venire con me in Cali<strong>for</strong>nia?», Joey risponde consapevole e compiaciuto:<br />
«Come ho fatto? È stata una discussione, non una transazione!»<br />
«E bravo il mio ragazzo!»<br />
Il miglior gusto del mondo<br />
Una versione contemporanea di aristofanesco discorso giusto vs. discorso ingiusto si trova ai<br />
minuti 36-38 della pellicola.<br />
Joey: «Cosa succede quando hai torto?»<br />
Nick: «Joey, io non ho mai torto».<br />
Joey: «Ma non puoi avere sempre ragione».<br />
Nick: «Se il tuo lavoro è avere ragione, non hai mai torto».<br />
Joey: «Ma se per caso hai torto».<br />
Nick: «Ok. Diciamo che tu difendi la cioccolata e io difendo la vaniglia. Ora, se io ti dicessi<br />
che la vaniglia è il miglior gusto del mondo tu diresti…».<br />
Joey: «No, è la cioccolata».<br />
Nick: «Esatto. Ma non puoi convincere me. Quindi io ti chiedo: per te la cioccolata è la fine<br />
del mondo in fatto di gelati, vero?»<br />
Joey: «È il più buono. Per me non ne esiste nessun altro».
Nick: «Ah, per te esiste solo la cioccolata».<br />
Joey: «Sì, io non ho bisogno di altro».<br />
Nick: «A me invece non basta la cioccolata. E non mi basta nemmeno la vaniglia. Quello<br />
che voglio è la libertà. E la scelta, quando si tratta di gelato. E questa, Joey Naylor, questa è<br />
la definizione di libertà».<br />
Joey: «Non stavamo parlando di questo, però».<br />
Nick: «Ah, ma io stavo parlando di questo, però».<br />
Joey: «Ma non hai dimostrato che la vaniglia è meglio».<br />
Nick: «Non serve. Ti ho dimostrato che hai torto. E se tu hai torto, io ho ragione».<br />
Joey: «Ancora non mi hai convinto, papà».<br />
Nick: «Sì, ma io non punto a te. Punto a loro», indicando la gente intorno.<br />
Il libero arbitrio può essere sempre tranquillamente invocato e va bene contro tutto: gusti<br />
culinari, scelte sportive, opzioni di fede, cause giuste e sbagliate, idealità condivise e fanatismi,<br />
crociate, propaganda…<br />
Quel «Ti ho dimostrato che tu hai torto e se tu hai torto, io ho ragione» è un bel<br />
rovesciamento dell’onere della prova. Il risultato è però che, subito dopo aver discusso se sia<br />
meglio vaniglia e cioccolata, padre e figlio, sulla ruota del luna park, si gustano beati due cremosi<br />
gelati tutti bianchi; e non si tratta certo di cioccolata bianca.<br />
La seduzione<br />
La persuasione evidenzia fin nella sua radice etimologa il rapporto con la suasione. Suadela<br />
era la semidea della persuasione, traduzione latina della Peitho greca. Persuadere va a braccetto<br />
con il sedurre. Una conferma si trova nell’episodio dell’intervista che si tras<strong>for</strong>ma in relazione tra<br />
Naylor e la giornalista, Heater. Nick pensava di poter tranquillamente gestire l’inviata del giornale<br />
– come il senatore Finistirre riteneva di saper gestire Nick, avendo già trattato con capi di stato e<br />
capi indiani. Il lavoro di Naylor consisteva «nel mantenere i segreti e nel nascondere la verità»; ma<br />
l’affascinante e seduttiva Heater, “tipo irlandese, capelli castani, belli occhi blu, bella pelle, tette<br />
spaziali”, carpisce con facilità a Nick i suoi segreti professionali.<br />
Dopo aver visto, l’articolo pubblicato dalla giornalista, Nick le telefona esterrefatto:<br />
Nick: «Ci sono una marea di in<strong>for</strong>mazioni sull’articolo che erano confidenziali!»<br />
Heater: «Tu non hai mai detto che erano confidenziali».<br />
Nick: «Davo per scontato che quello che dicevo mentre ero dentro di te fosse privato».<br />
Morale: le bionde pericolose sono altre.<br />
Al figlio che gli chiede perché abbia raccontato tutti quei segreti alla giornalista,<br />
Nick Naylor, spiega: «Sei troppo giovane per capire».<br />
Ribatte il figlio: «Mia madre dice che si tratta di dipendenza e che è solo questione di tempo,<br />
un giorno o l’altro cadrai nella trappola».<br />
Nick Naylor: «Sì, questa è una teoria».<br />
Possono non piacere gli aspetti manipolatori della seduzione; eppure essa elimina il<br />
conflitto, ossia ciò che di solito ciò noi scambiamo per discussione, come scrive Jay Heinrichs nel<br />
suo L’arte di avere sempre l’ultima parola (p. 21).<br />
Accettare per respingere. Sincerità strategica.
Esemplificazione di quanto sia efficace partire dalla premesse dell’interlocutore è l’episodio<br />
dell’uomo-immagine Marlboro, che potremmo intitolare “Come zittire i testimoni scomodi”.<br />
Come far chiudere il becco al testimonial della Marlboro, da cui si temono azioni legali per i danni<br />
provocatigli dal fumo? Con una valigetta piena di soldi. L’oro è il migliore degli argomenti,<br />
dicevano gli antichi. Certo la dignità del testimonial Marlboro non è in vendita. Ma la valigetta<br />
piena di soldi «non è un’offerta, è un regalo». E si spera che sarà così pieno di gratitudine che terrà<br />
la bocca chiusa.<br />
Lorne, uomo Malboro: «Allora, sei qui per convincermi a chiudere il becco? Per questo hai<br />
portato la valigetta?»<br />
Nick : «Sì, più o meno. No, non più o meno. È esattamente per questo».<br />
Lorne: «La mia dignità non è in vendita».<br />
Nick: «Non è un’offerta, è un regalo. Le tasse sono già pagate. Può tenerli, qualunque cosa<br />
faccia. L’idea è che il senso di colpa le impedirà di sparlare di noi».<br />
Lorne: «Era previsto che mi dicessi tutte queste cose?»<br />
Nick: « No, dovevo solo chiederle scusa, darle i soldi e andarmene»<br />
Lorne: «E allora perché me le stai dicendo»<br />
Nick: «Perché in questo modo prenderà i soldi».<br />
Fin che puoi ammetti ciò che l’altro crede. È la mossa vincente. Fai come il lottatore di<br />
aikido: non aggredire, ma sfrutta la veemenza dell’avversario per farlo sbilanciare.<br />
Nick: «Li accetti. Quando quelli della televisione arrivano qui, rovesci tutti soldi sul<br />
pavimento. Mi creda, farà più effetto. E dica cosa ci farà: beneficenza. Sì, la fondazione<br />
Lorne Lutch contro il cancro…Non può tenere questi soldi…Sì, può denunciarci. Ma come?<br />
Ci denuncia e si tiene il corpo del reato?»<br />
Lorne: «Immagino che non posso denunciare la metà!»<br />
Nick Naylor: «No… O prende tutti i soldi o li dà tutti via».<br />
Tutto è molto sensato ed ha una sua linearità logica:<br />
Joey: «Papà, tu come lo sapevi che avrebbe preso i soldi?»<br />
Nick Naylor: «Bisogna essere pazzi per rifiutare tutti quei soldi. Quando ho visto che non<br />
era pazzo, l’ho capito».<br />
Fumare fa bene<br />
Senatore Finistirre: «Sig. Naylor, come vicepresidente dell’Accademia per gli Studi sul<br />
tabacco, che cosa le veniva chiesto? Che cosa faceva?»<br />
Nick Naylor: «Io in<strong>for</strong>mavo il pubblico su tutte le ricerche in merito agli studi sugli effetti<br />
del tabacco».<br />
Senatore Finistirre: «E quali sono, finora, le conclusioni dell’Accademia in merito agli studi<br />
sugli effetti del tabacco?»<br />
Nick Naylor: «Potrei dire molte cose. Ah… giusto l’altro giorno, hanno scoperto che il<br />
fumare ha effetti ritardanti sul morbo di Parkinson».<br />
Senatore Finistirre: «Sono sicuro che la comunità medica sarà elettrizzata!»
In effetti il morbo di Parkinson è, statisticamente documentato, associato a non-fumatori.<br />
Semplice associazione o correlazione? È difficilmente dimostrabile, come non è dimostrabile che<br />
il governo americano sia il migliore dei governi.<br />
Joey: «Papà, perché il governo americano è il migliore del mondo?»<br />
Nick Naylor: «Te l’ha dato la maestra il tema?»<br />
Joey: «Sì».<br />
Nick Naylor: «Non si può dimostrare. Sicuramente non in due pagine».<br />
Joey: «E allora che cosa posso scrivere?»<br />
Nick Naylor: «Puoi scrivere quello che vuoi: del nostro sistema di appelli infiniti … o<br />
dell’incredibile capacità dell’America di trarre profitti dall’abbattimento delle tariffe<br />
doganali e dall’uso di manodopera in Paesi del terzo mondo. Oppure di quanto siamo bravi a<br />
giustiziare i delinquenti. Sono tutte risposte esatte».<br />
Lasciamoci aperti ad ogni eventualità! Si conferma che «questo è il bello della discussione.<br />
Se argomenti in modo giusto…non hai mai torto».<br />
Nomi e ridenominazioni<br />
Regola uno: non nominare il nome dell’avversario invano.<br />
«Un’insignificante…giovane giornalista bruna di Washington, di cui non farò il nome»<br />
In subordine, se non puoi non nominare qualcosa, serviti di una ridenominazione.<br />
«Brutto nome nicotina. Chiamiamola Fattore N».<br />
Oppure riqualifica:<br />
Esempio 1. Jill, la madre: «L’hai portato in una fabbrica di sigarette».<br />
Nick: «No, l’ho portato in una coltivazione di tabacco, sono due cose ben diverse».<br />
Fabbrica di sigarette e coltivazioni di tabacco è un buon esempio di distinguo, degno di un<br />
disputante scolastico.<br />
Esempio 2. Per Joey il viaggio con papà in Cali<strong>for</strong>nia non è una vacanza, ma un’ottima<br />
occasione di apprendimento e una possibilità per conoscere suo padre». Bell’esempio di<br />
ridefinizione.<br />
«Vorrei che tu offrissi a Joey un ambiente privo di fumo, solo questo» è l’invito di Brad, il<br />
compagno della ex moglie, a Nick.<br />
«Brad, io sono il padre! Tu sei quello che si scopa la madre» ribatte Nick.<br />
Esempio 3. La giornalista, rivolta al senatore Finistirre, novello “braghettaro”, che<br />
sostituisce nei vecchi film la sigaretta con una cannuccia, il sigaro con un gelato e così via: «Cosa<br />
risponde alle persone che sostengono che lei distrugge i classici del cinema?»<br />
Ribatte il senatore: «No, noi usiamo solo la tecnologia digitale per aggiornare con gusto i<br />
film del passato, eliminando le sigarette… Penso che stiamo migliorando la storia».<br />
Ritorsioni
Un perfezionamento della mossa consistente nell’accettare per respingere, ossia non negare<br />
ciò che afferma l’interlocutore, ma farlo proprio, è la ritorsione. Il Naylor non nega, anzi riconosce<br />
apertamente che il fumo è pericoloso, un pericolo mortale, ma…<br />
Nick Naylor: «E che il fumo è dannoso lo dice un senatore che viene da Vermont!»<br />
Commissario Lothridge: «Non la seguo signore».<br />
Nick Naylor: «Il vero killer numero uno, accertato, in America è il colesterolo. Ed ecco che<br />
arriva il senatore Finistirre, il cui bello stato, mi dispiace dirlo, ostruisce le arterie della<br />
nazione con il <strong>for</strong>maggio Cheddar del Vermont… Se parliamo di cifre che ne dite dei<br />
milioni che muoiono d’infarto? Forse anche il Cheddar del Vermont dovrebbe avere teschio<br />
e tibia, come le sigarette».<br />
Siamo in udienza in commissione parlamentare:<br />
Senatore Finistirre: «Signor Naylor, chi provvede al sostegno finanziario per gli studi<br />
dell’Accademia del Tabacco?»<br />
Nick Naylor: «La Conglomerated Tobacco»<br />
Senatore Finistirre: «L’associazione dei produttori di sigarette?»<br />
Nick Naylor: «Per la maggior parte, sì»<br />
Senatore Finistirre: «Pensa che questo possa influire sulle loro priorità?»<br />
Nick Naylor: «Oh, no, come i contributi per la sua campagna non influiscono sulle sue».<br />
Argomenti scaltri e beffardi<br />
Il film è un’eccellente e istruttiva illustrazione di espedienti normalmente usati negli scambi<br />
polemici. Ad esempio, i cosiddetti “rovesciamenti di fronte”, del tipo: «È fumare moderatamente<br />
che è pericoloso». Dopo essere stato rapito, i sequestratori applicano a Nick Naylor una quantità di<br />
cerotti alla nicotina, sostitutivi delle sigarette, quelli che dovrebbero aiutare a smettere di fumare,<br />
che lo riducono in stato di coma, da cui si risveglia a fatica.<br />
Infermiera: «Si è svegliato!»<br />
Nick: «Forse ha sbagliato tono di voce o voleva dire che potevo anche non svegliarmi?<br />
Al medico che gli ingiunge «Lei non può più fumare». Nick Naylor risponde,<br />
alla Bernard Shaw: «E che problema è, ho smesso tante volte!»<br />
«Questo dimostra semplicemente quello che dico da tantissimo tempo. Che questi cerotti<br />
alla nicotina sono micidiali. Fumare mi ha salvato la vita! Posso usare questa frase?»<br />
Nick Naylor sfrutta le vere o presunte contraddizioni dell’interlocutore, servendosi di<br />
fallacie apparentemente non fallaci: «Io-io-io trovo irresistibile l’idea di un gentiluomo del<br />
Vermont che dà a me dell’ipocrita quando… ah, prima ha chiesto in una conferenza stampa che le<br />
coltivazioni di tabacco venissero distrutte e bruciate. Poi, con un jet privato è andato al concerto<br />
del “Farm Aid”, dove ha guidato un trattore sul palco mentre piangeva la rovina del contadino<br />
americano». Come dare fiducia ad uno, un senatore, che prima propone di distruggere le<br />
coltivazioni di tabacco e poi si fa paladino degli interessi dei contadini americani?<br />
Il lobbista sfrutta le domande complesse. L’assistente che decanta con Naylor le doti creative<br />
del capo, Jeff Megall, viene da quest’ultimo così rimbrottato: «Smettila. Fra un po’ gli dirai in che<br />
posizione giocavo per i Bruins». Una palese affermazione complessa e una classica preterizione
quasi pari all’ineguagliabile autoepitaffio dettato da uno studioso “polifaceto”, dotato di un<br />
altrettanto palesemente alto concetto di sé:<br />
«Non si curò di essere globetrotter, architetto, storico,<br />
americanista, deputato, docente,<br />
giornalista, scrittore e radicale,<br />
ma volle essere ricordato come amico».<br />
Il portavoce sfrutta argomenti emotivi<br />
Nick Naylor: «Come hai potuto farmi questo?»<br />
Heater, la giornalista ‘sleale’ del Washington, che ha violato il supposto accordo alla<br />
riservatezza: «Ho un mutuo da pagare».<br />
Per apprezzare la battuta, è opportuno ricordare un precedente dialogo tra la giornalista e<br />
Nick, lobbista del tabacco.<br />
«Nick, perché lo fai? Qual è la tua motivazione?»<br />
Dopo aver spento il registratore: «Controllo demografico».<br />
Che potrebbe diventare uno slogan: “Combattiamo la sovrappopolazione mondiale dal<br />
1876.”<br />
Risposta alternativa, una difesa di Norimberga in versione juppy: «Un mutuo da pagare.<br />
Tutti hanno un mutuo da pagare. Il mondo sarebbe migliore se tutti fossero in affitto».<br />
L’appello alla libera scelta va sempre bene.<br />
Il libero arbitrio, si è detto, può essere sempre invocato e va bene contro tutte le cause,<br />
buone e cattive, va bene a favore di ottimi ideali condivisi e contro progetti indifendibili, contro<br />
fanatismi, crociate, propaganda. Noi vogliamo la libertà, abbiamo bisogno di libertà. Libertà è<br />
libertà di scelta.<br />
Invitato nella classe del figlio, Nick racconta ai suoi compagni che cosa fa nella vita.<br />
Nick: «Vediamo, chi di voi vuole diventare avvocato da grande? [un bimbo alza la mano]<br />
Bene.. E invece… star del cinema? [mezza classe alza la mano] Ah, ah… E chi vuol fare il<br />
lobbista?<br />
Bambino: «Che cos’è»<br />
Nick: «È un po’ come la star del cinema. È il mio lavoro. Io parlo per vivere»<br />
Bambino «E di che cosa parla?»<br />
Nick: «Parlo a favore delle sigarette».<br />
Bambina: «Mia mamma prima fumava. Dice che le sigarette uccidono».<br />
Nick: «Sul serio? Ma la tua mamma è medico?»<br />
Bambina: «No».<br />
Nick: «Fa ricerca scientifica, magari?»<br />
Bambina: «No».<br />
Nick: «Allora non si può dire che sia un’esperta credibile, non ti pare?»<br />
[La bambina ritira sulla sua sedia imbarazzatissima]<br />
Nick: «Ah, ah… Non ti vergognare. È giusto ascoltare la mamma. Bisogna ascoltarli i<br />
genitori… [guarda il figlio] vero Joey? Io voglio solo farvi notare che vi sarà sempre<br />
qualcuno che vorrà dirvi cosa fare e cosa pensare. Probabilmente lo stanno già facendo, ho<br />
indovinato?»<br />
Classe intera: «Sììì!»
Nick: «Io sono qui per dirvi che quando uno si comporta come una specie di esperto, voi<br />
potete rispondere: “ ma chi l’ha detto?”<br />
Bambino: «Quindi le sigarette fanno bene?»<br />
Maestra: « Noo!!!»<br />
Nick: «No. Non è questo il concetto. Il punto è che dovete pensare con la vostra testa.<br />
Dovete sfidare l’autorità. Se i genitori vi dicessero che la cioccolata è pericolosa, vi fidereste<br />
ciecamente?»<br />
Maestra: «Nooo!!!»<br />
Nick: «Ma certo! Quindi magari, invece di reagire come pecore quando si parla di sigarette,<br />
dovreste verificare da soli».<br />
Maestra [interrompendolo]: «Molto bene. Allora grazie signor Naylor di essere stato con<br />
noi».<br />
È confermato: la libertà di scelta è una ragione sempre invocabile e un pretesto sempre valido.<br />
Nick Naylor: «È compito di ogni genitore mettere in guardia i propri figli da tutti i pericoli<br />
del mondo, comprese le sigarette, così che un giorno, quando saranno grandi, potranno<br />
decidere da soli. Guardo mio… mio figlio…io sono responsabile della sua crescita e del suo<br />
sviluppo e ne sono orgoglioso».<br />
Sen. Finistirre: «Bene. Detto questo, lei gli permetterebbe di fumare?»<br />
Nick Naylor: «No. Non ha ancora diciotto anni. Sarebbe illegale».<br />
Sen. Finistirre: «Basta con i balletti. Cosa ha intenzione di fare quando compirà diciotto<br />
anni? Il giorno del suo compleanno fumerete una sigaretta insieme? Passerete un delizioso<br />
pomeriggio in una nuvola di fumo, come in una di quelle vostre ridicole pubblicità?»<br />
Nick Naylor: «Se veramente vuole una sigaretta… gli comprerò il suo primo pacchetto».<br />
«Grazie per la sua testimonianza, signor Naylor, può andare», prima che l’appello alla libera<br />
scelta eserciti tutto il suo effetto.<br />
«Perfetto! Bravissimo, ragazzo mio: tutta la storia delle scelta personale se la sono bevuta!<br />
Fanno il conteggio dei voti, la proposta va a picco. Il tuo discorso è stato poco ortodosso, ma ce<br />
l’hai fatta», commenta con una pacca sulle spalle il suo impudente boss.<br />
Il destino di Nick Naylor<br />
C’è sempre posto per uno come Nick Naylor, un mago della disin<strong>for</strong>mazione e della replica,<br />
un sultano della persuasione, un portavoce spudorato e arguto che riesce a spuntarla sempre, un<br />
artista della provocazione, dialetticamente attrezzato, determinato e disinvolto. Un novello<br />
Protagora, con i suoi discorsi duplici. Anzi più: un moderno Gorgia, perché Protagora riteneva che<br />
niente fosse assolutamente vero o assolutamente falso, mentre Gorgia pensava che tutto fosse<br />
dimostrabile vero o falso a piacere. La differenza tra Gorgia e Protagora sta infatti in ciò: per<br />
Protagora tutto è vero e tutto è falso, per Gorgia – come per il nostro lobbista – tutto può essere<br />
reso vero o falso e spacciato per vero o falso. Gorgia fu quello che si inventò l’elogio di Elena,<br />
personaggio affascinante ma indifendibile perché aveva portato la migliore gioventù greca a<br />
morire sulle spiagge di Troia. Voleva «cercare di eliminare l’ingiustizia di un biasimo e l’ottusità<br />
di un pregiudizio» ideando un discorso che fosse sì di perorazione difensiva per Elena, ma anche e<br />
soprattutto un bel gioco, un personale divertissement, come dichiara espressamente nella<br />
conclusione del suo Logos (Encomio di Elena, § 21). Un divertissement però che tiene fede al<br />
proposito di sgravare una donna di cattiva fama dalla sua presunta infamia, un divertissement fatto<br />
di numerosi e inediti argomenti, in cui inizialmente prospetta tutte le quattro possibili cause per la<br />
infedeltà di Elena, e ad una ad una le smonta per arrivare, alla conclusione, ineludibile, che non le
può essere imputata alcuna colpa. Anche Sherlock Holmes sarebbe d’accordo: una volta escluse<br />
tutte le altre opzioni, l’unica che sopravvive, per quanto incredibile sia, è quella vera.<br />
È un gioco molto logico, quindi.<br />
Una volta chiuso, per sua scelta, con il tabacco, Nick trova però altri soggetti bisognosi del<br />
suo amorevole intervento. La sua missione è difendere i “poveri indifesi”, proteggere le aziende<br />
abbandonate dai loro clienti: i tagliatori di <strong>for</strong>este, gli sfruttatori del lavoro minorile, gli scavatori<br />
di pozzi petroliferi, i costruttori di mine antiuomo, i cacciatori di cuccioli di foche...<br />
Alla fine del film compare un trionfante Joey, il figlio di Nick Naylor, che solleva la coppa<br />
di “migliore oratore”, premio del torneo di dibattito. Di padre in figlio, la tradizione di famiglia<br />
continua.<br />
E Nick si ricicla con i produttori di cellulari, nervosi e preoccupati per le accuse secondo cui<br />
il telefono mobile provocherebbe danni cerebrali. L’apprezzato e rasserenante suggerimento del<br />
loro nuovo spin-doctor è:<br />
Epilogo<br />
«Signori, provate queste parole davanti allo specchio: “Sebbene il problema sia al vaglio<br />
degli esperti, al momento non esistono prove che dimostrino che l’uso del cellulare provochi<br />
il cancro al cervello”».<br />
Gran respiro di sollievo per tutti. E il vaglio continua…<br />
<strong>Thank</strong> you <strong>for</strong> <strong>smoking</strong> è irriverente e irresistibile. Il film è insieme esilarante ed inquietante.<br />
È insieme una ventata d’aria fresca e una sferzata vorticosa.<br />
La pellicola lascia nello spettatore un duplice stato d’animo. In primo luogo suscita una<br />
reazione dovuta al sentirsi ingannati dal mondo dell’in<strong>for</strong>mazione e insieme raggirati da chi, per<br />
ragioni opposte, manipola la verità per piazzare un prodotto, sia il tabacco, sia un’idea. In secondo<br />
luogo, ci rammenta che l’inganno, l’ottusità, l’opportunismo, l’ipocondria in fondo appartengono a<br />
tutti noi e si possono contrastare con seriosità oppure con l’ironia. L’ironia funziona meglio,<br />
quando si sa che il pubblico ci è favorevole, neutro o non ostile.<br />
La storia è inquietante perché dimostra che si può vincere al di là della logica e a<br />
prescindere dalle opinioni invalse. Basta essere convinti, o almeno motivati, per essere persuasivi<br />
con gli altri. Anton Čechov, nel suo monologo Sul danno del tabacco (1903), in cui un succube<br />
Ivan Ivanovic Njuchin, “marito di sua moglie” dispotica, deve svolgere, per ordine della consorte,<br />
un tema-conferenza sugli effetti dannosi del fumo, ci insegna che un individuo non motivato<br />
divaga. Anche un vero sofista non ce la fa se non è un po’ convinto o almeno motivato. Christofer<br />
Buckley e Jason Reitman fanno vedere come i cosiddetti “spin doctors” possono addurre fatti e<br />
argomenti pretestuosi ma non insensati. Se si tratta di tabacco e sigarette, siamo <strong>for</strong>se<br />
immunizzati. Se si tratta di notizie e di in<strong>for</strong>mazioni siamo più sguarniti. Noi siamo sempre meno<br />
consumatori di tabacco, ma sempre più consumatori di in<strong>for</strong>mazioni. L’inganno e il raggiro sono<br />
sempre in agguato, in tutti e due i campi, quello dei prodotti e quello delle notizie da vendere.<br />
Il tabacco, l’alcool, le armi uccidono. L’in<strong>for</strong>mazione pure.<br />
In pillole, <strong>Thank</strong> you <strong>for</strong> <strong>smoking</strong> è:<br />
un esempio di cosa sia un’argomentazione a fronte di una dimostrazione;<br />
un esempio di come affrontare situazioni ostiche;<br />
un’illustrazione di come comporre interessi divergenti con argomenti efficaci;
un esercizio su come catturare e mantenere l’attenzione dell’uditorio;<br />
un esempio di come servirsi di tattiche retoriche per fronteggiare e dominare anche<br />
l’uditorio più difficile.<br />
una illustrazione del ruolo dello humour nella discussione soprattutto polemica.<br />
C’è chi è bravo nello sport. C’è chi è bravo ad ammazzare la gente. Nick Naylor parla.<br />
Ognuno ha un suo talento e la sua specialità.<br />
<strong>Thank</strong> <strong>You</strong> <strong>for</strong> arguing. <strong>Thank</strong> <strong>You</strong> <strong>for</strong> counterarguing. E, soprattutto, <strong>Thank</strong> you <strong>for</strong><br />
doubting: “per favore, esercitiamoci al dubbio”. Il dubbio è solidale e va a braccetto con<br />
l’argomentare. Come lascia capire il film di John Patrick Shanley The doubt ((2008), che si chiude<br />
con un’esortazione e un monito: “Doubt!”. È un altro film che potrebbe similmente intitolarsi<br />
<strong>Thank</strong> you <strong>for</strong> doubting. Tutto cambia se uno dubita e se uno non dubita, come tutto cambia nel<br />
film doppio di Alain Resnais Smoking/No Smoking (1994), a seconda che la casalinga interpretata<br />
da Celia Teasdale decida di fumare prima di darsi al giardinaggio di primavera. In Smoking si<br />
accende la sigaretta, in No <strong>smoking</strong> ci rinuncia. E le storie si bi<strong>for</strong>cano. Come su una scacchiera,<br />
così nella vita e nella ricerca, la prima mossa è decisiva per l’andamento dell’intera partita.<br />
Quando uno ci dice «Voglio solo parlare», attenzione a rispondere «Va bene, parliamo».<br />
Il fumo fa male, le parole ancor di più.<br />
Riferimenti bibliografici<br />
Aristofane, Le nuvole, a cura di F. Turato, Marsilio, Venezia 1995.<br />
Christofer Buckley, <strong>Thank</strong> you <strong>for</strong> <strong>smoking</strong>, Random House, New York 1994.<br />
Adelino Cattani ed altri (a cura di), La svolta argomentativa. Cinquant’anni dopo Perelman e<br />
Toulmin, Loffredo - University Press, Casoria Napoli 2009. ISBN 9788875643355.<br />
Adelino Cattani, Come dirlo? Parole giuste, parole belle, Loffredo Editore - University Press,<br />
Collana “Suadela”, Casoria Napoli 2009. ISBN 9788875642938.<br />
Anton Pavlovič Čechov, Sul danno del tabacco, 1903, in Teatro, a cura di Mauro Martini, Milano<br />
1995.<br />
Umberto Curi, Lo schermo del pensiero. Cinema e filosofia, Raffaello Cortina, Milano 2000.<br />
Umberto Curi, Ombre delle idee, Patron, Bologna 2002.<br />
Umberto Curi, La <strong>for</strong>za dello sguardo, Bollati Boringhieri, Torino 2004.<br />
Umberto Curi, L’immagine-pensiero. Tra Fellini, Wilder e Wenders: un viaggio filosofico,<br />
Mimesis, Milano 2009.<br />
Gorgia, Encomio di Elena, a cura di G. Paluano, Liguori, Napoli 2004.<br />
Jay Heinrichs, <strong>Thank</strong> you <strong>for</strong> arguing: What Aristotle, Lincoln and Homer Simpson can teach us<br />
about the art of persuasion, Three Rivers Press, New York, 2007; trad. ital. L’arte di avere<br />
sempre l’ultima parola, Kowalski, Milano 2008.
Armando Massarenti, Stramaledettamente logico. Esercizi di filosofia su pellicola, Laterza, Roma-<br />
Bari 2009.<br />
Filmografia<br />
Avatar di James Cameron, Fox, USA, 2009.<br />
Insider. Dietro la verità di Michael Mann, USA 1999.<br />
Smoking/No Smoking di Alain Resnais, Francia 1994.<br />
<strong>Thank</strong> you <strong>for</strong> <strong>smoking</strong> di Jason Reitman, Lucky Red, USA 2005.<br />
The Devil’s Rejects - La casa del diavolo, di Rob Zombie, USA/Germania/USA, 2005.<br />
The doubt di John Patrick Shanley, Miramax Films, USA 2008.