Modelli statistici nell'analisi dell'evoluzione dell'NDVI (Normalized ...
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<strong>Modelli</strong> <strong>statistici</strong> nell’analisi dell’evoluzione dell’NDVI<br />
(<strong>Normalized</strong> Difference Vegetation Index) in Val Pola (Valtellina)<br />
prima e dopo la frana del Monte Coppetto (28 luglio 1987)<br />
Abstract<br />
Oscar Del Barba, a Angelo Pecci, b Orazio Rossi, b* Pierfrancesca Rossi, a Nicola<br />
Zaccarelli, c Giovanni Zurlini c<br />
a Unità Organizzativa Risorse Naturali e Paesaggistiche , ARPA Lombardia, Piazzale Morandi 1, 20121, Milano, Italia<br />
b Dipartimento di Scienze Ambientali, Università di Parma, Via G. P. Usberti 11/A, 43100 Parma, Italia<br />
c Di.S.Te.B.A., Università di Lecce, Prov.le Lecce-Monteroni, 73100 Lecce, Italia<br />
Sono state prese in esame immagini aeree satellitari estive LANDSAT relative ad un’area della Valtellina (Val Pola) di<br />
ampiezza 118.2 km 2 , interessata da una rovinosa frana (Monte Coppetto) nel luglio del 1987. Le immagini utilizzate si<br />
riferiscono agli anni 1984, 1985, 1986, 1990, 1992, 1999, 2001, 2004 e coprono pertanto gli anni immediatamente prima e<br />
dopo la frana fino ai nostri giorni. Utilizzando appropriate tecniche di Change Detection Analysis applicate ai valori di NDVI<br />
di ciascun pixel dell’area studiata, e mediante successive analisi di dati con specifici modelli <strong>statistici</strong>, è risultato che l’effetto<br />
distruttivo della frana sulla vegetazione è evidenziato, a partire dall’immagine del 1990, da forte riduzione dell’NDVI fino a<br />
valori spesso prossimi a zero, a testimonianza di un suolo nudo o molto scarsamente vegetato. Il successivo recupero della<br />
vegetazione è testimoniato dal crescere dell’NDVI fino a 0.45 nel 2004, comunque nettamente inferiore a quelli pre-frana<br />
tipici di ambienti densamente vegetati; la distribuzione spaziale delle forti diminuzioni di NDVI è nettamente aggregata e<br />
localizzata a coprire un’area che identifica all’incirca il corpo della frana. Tuttavia, già a partire da almeno 100 metri di<br />
distanza dal corpo di frana, i valori di NDVI non sembrano, in tutti i casi, essere diversi da quelli pre-frana. © 2005 SItE. All<br />
rights reserved<br />
Keywords: NDVI; telerilevamento; monitoraggio ecosistemico, cinetica di recupero, change detection analysis.<br />
1. Introduzione<br />
Il telerilevamento permette un approccio sintetico<br />
e quantitativo alla conoscenza del territorio, pertanto<br />
costituisce un importante strumento di supporto alle<br />
indagini ecologico-ambientali. L’impiego di modelli<br />
<strong>statistici</strong> negli studi ambientali consente di fare<br />
———<br />
* Corresponding author. Tel.: +39-0521-905698; fax: +39-0521-905698; e-mail: orazio.rossi@unipr.it.<br />
previsioni probabilistico-quantitative sull’evoluzione<br />
dei sistemi ecologici, andando anche a modellizzare<br />
le interazioni tra il fattore spaziale e quello<br />
temporale. Lo studio dell’ambiente, del suo stato e<br />
della sua evoluzione, richiede un approccio<br />
multidisciplinare applicato a diverse scale spaziotemporali.<br />
Molte problematiche ecologiche<br />
complesse possono essere più efficacemente<br />
affrontate coniugando il sistema di conoscenze
2<br />
Available online at Available online at http://www.ecologia.it/congressi/XVI/articles/<br />
proprie dell’Ecologia alle potenzialità di analisi dei<br />
modelli <strong>statistici</strong> e delle nuove tecnologie di<br />
rilevamento da satellite.<br />
In questa prospettiva, gli obbiettivi della presente<br />
ricerca sono:<br />
1. analizzare la variabilità spazio-temporale<br />
dell’indice di attività fotosintetica delle<br />
vegetazione <strong>Normalized</strong> Difference Vegetation<br />
Index (NDVI) (Rouse et al., 1974) nel contesto di<br />
un impatto ambientale;<br />
2. caratterizzare la cinetica di recupero degli<br />
ecosistemi tramite il suddetto indice utilizzando<br />
appropriati modelli <strong>statistici</strong>;<br />
3. proporre un metodo quantitativo di monitoraggio<br />
ambientale del periodo seguente l’impatto che<br />
permetta anche di stimare, in assenza di ulteriori<br />
rilevanti disturbi, il tempo di recupero degli<br />
ecosistemi.<br />
2. Area di studio<br />
L’area di studio si estende per circa 8000 ettari<br />
nella provincia di Sondrio tra i centri abitati di<br />
Sondalo e di Bormio e comprende la Val Pola, una<br />
valle laterale situata sul versante idrografico sinistro<br />
dell’Alta Valtellina. L’area è interessata da una frana<br />
verificatasi il 28 luglio 1987, quando dal versante<br />
occidentale del Monte Coppetto si sono distaccati<br />
circa 40 milioni di m 3 di materiale in valle,<br />
modificando l’assetto del fiume Adda e creando un<br />
lago, successivamente svuotato, che ha lasciato il<br />
posto ad una zona umida.<br />
Dopo circa vent’anni dall’evento, la Regione<br />
Lombardia ha pianificato una serie di interventi per il<br />
ripristino dell’alveo naturale dell’Adda, che<br />
potrebbero causare notevoli effetti negativi sulle<br />
componenti naturali dell’intero sistema vallivo.<br />
3. Materiale e Metodi<br />
Per perseguire gli obbiettivi di cui sopra è stata<br />
utilizzata una serie di immagini di immagini<br />
telerilevate Landsat TM ed ETM+ degli anni 1984,<br />
1985, 1986 1990, 1992, 1999, 2001 e 2004 (Tabella<br />
1). Ad ulteriore supporto dell’analisi sono stati<br />
utilizzati un Modello Digitale del Terreno (DEM) con<br />
una risoluzione spaziale di 20 metri, una cartografia<br />
di uso del suolo a scala 1:10.000 e delle ortofoto<br />
digitali del VoloIT 2000.<br />
Tabella 1<br />
Caratteristiche delle riprese satellitari impiegate nello studio.<br />
Anno Sensore Acquisizione<br />
1984 TM5 25-07<br />
1985 TM5 13-08<br />
1986 TM5 16-08<br />
1990 TM5 11-08<br />
1992 TM5 16-08<br />
1999 ETM7+ 13-09<br />
2001 TM5 22-06<br />
2004 TM5 18-09<br />
La prima fase dello studio è consistita in un’analisi<br />
di “effetto immediato” dell’evento franoso nei<br />
termini di una valutazione dei cambiamenti<br />
nell’attività fotosintetica degli ecosistemi intercorsa<br />
prima e dopo l’evento franoso. Le immagini acquisite<br />
in data 16 agosto 1986 ed 11 agosto 1990 sono state<br />
georeferenziate nel sistema Gauss-Boaga fuso Ovest<br />
utilizzando come riferimento le ortofoto digitali,<br />
quindi calibrate in valori di riflettanza exoatmosferica<br />
per compensare le differenze di<br />
geometria della ripresa. Per ridurre l’interferenza<br />
dell’atmosfera sul segnale registrato dal sensore è<br />
stata utilizzata la tecnica della correzione di “Corpo<br />
Nero” (Chavez, 1988), mentre per compensare<br />
l’effetto della variabilità topografica sull’intensità del<br />
segnale è stato utilizzato il metodo della C-correction<br />
(Jensen, 1996).<br />
Una volta eseguite le necessarie operazioni di preprocessing<br />
sui dati, compresa l’eliminazione delle<br />
coperture nuvolose presenti, le due immagini sono<br />
state elaborate attraverso il calcolo dell’NDVI. Tale<br />
indice è ampiamente utilizzato per lo studio della<br />
dinamica delle coperture vegetate e delle<br />
trasformazioni della copertura del suolo prodotte dal<br />
regime del disturbo, sia per la sua semplicità di<br />
calcolo, sia per la sua correlazione con variabili di<br />
interesse ecologico (Kerr et al., 2003). L’NDVI<br />
sfrutta le proprietà di riflessione delle superfici nelle<br />
bande dell’infrarosso vicino e del rosso ed assume<br />
valori compresi nell’intervallo tra -1 ed 1.
16 th Meeting of the Italian Society of Ecology, 19-22 September 2006, Viterbo/Civitavecchia 3<br />
Mediante tecniche di Change Detection è stata<br />
realizzata una carta del cambiamento territoriale<br />
intercorso nell’attività fotosintetica degli ecosistemi<br />
dell’area tra il 1986 ed il 1990. Più in particolare, si<br />
proceduto al calcolo di un’immagine delle differenze<br />
standardizzate fra i valori di NDVI di ogni pixel<br />
mediante la seguente formula:<br />
dNDVI std<br />
=<br />
( NDVI − NDVI )<br />
s<br />
1990<br />
2<br />
1986<br />
+ s<br />
2<br />
1990<br />
1986,<br />
1990<br />
(1)<br />
dove NDVI1986 e NDVI1990 sono i valori dell’indice di<br />
vegetazione per il pixel, δNDVI è la differenza fra i<br />
valori medi delle immagini dell’indice, s 2 1986 e s 2 1990<br />
sono le varianze dell’indice nelle immagini e<br />
cov1986,1990 è la covarianza delle due immagini. In<br />
seguito è stata individuata la distribuzione spaziale<br />
degli “eventi estremi” (i punti caratterizzati dalle<br />
massime variazioni dell’indice nell’ambito del<br />
sistema Val Pola) così come descritti dai valori<br />
presenti sulle due code nella distribuzione di<br />
δNDVIstd. Si è scelto di considerare come variazioni<br />
significative di NDVI quelle comprese entro le soglie<br />
del 2.5% dei valori positivi, e del 2.5% dei valori<br />
negativi più estremi nella distribuzione dei valori<br />
delle differenze standardizzate.<br />
La seconda fase della ricerca è stata improntata<br />
all’analisi della cinetica del recupero ecologico degli<br />
ecosistemi dall’impatto della frana.<br />
In un primo tempo, usando l’intera serie temporale<br />
di immagini, si è analizzata mediante metodi<br />
quantitativi la variabilità temporale del grado di<br />
attività fotosintetica degli ecosistemi. Dopo avere<br />
utilizzato le consuete procedure di pre-processing, le<br />
immagini sono state elaborate per ricavare l’NDVI e<br />
sono state prese in esame le distribuzioni di frequenza<br />
dei valori di NDVI ricavati da ogni immagine<br />
calcolando i relativi Coefficienti di Variazione<br />
(C.V.).<br />
In un secondo tempo, per esplorare in maniera più<br />
approfondita le relazioni tra il grado di attività<br />
fotosintetica della vegetazione e l’impatto dell’evento<br />
franoso, è stata presa in considerazione, oltre alla<br />
dimensione temporale, anche quella spaziale. Più<br />
precisamente, è stato messo a punto un apposito<br />
Disegno Sperimentale spazio-temporale, inteso ad<br />
esplorare il possibile recupero ecologico-naturalistico<br />
degli ecosistemi della valle in base al comportamento<br />
1986<br />
− 2cov<br />
−δNDVI<br />
di tre gruppi di pixel confrontati nello spazio e nel<br />
tempo.<br />
Il primo gruppo è costituito da 50 pixel,<br />
caratterizzati dal fatto che subiranno un forte<br />
decremento dell’NDVI post-frana, in quanto cadono<br />
sul corpo franoso, o nelle immediate vicinanze.<br />
Queste unità sono state estratte mediante un<br />
procedimento di campionamento casuale nelle<br />
porzioni delle immagini non coperte dalle nuvole e<br />
nell’ambito dei punti (in prossimità del corpo<br />
franoso) che la precedente indagine di Change<br />
Detection aveva individuato come contraddistinti da<br />
un elevato decremento dell’NDVI tra il 1986 e il<br />
1990. Questi pixel, che hanno risentito fortemente<br />
dell’impatto della frana, sono stati campionati con il<br />
vincolo di una distanza minima di 120 metri per<br />
minimizzare l’autocorrelazione spaziale, e sono stati<br />
seguiti per un ventennio nell’arco temporale tra il<br />
1984 e il 2004 mediante il set delle immagini<br />
telerilevate.<br />
Il secondo gruppo è costituito da 50 pixel,<br />
campionati casualmente ad una distanza minima di<br />
120 metri tra loro, ma situati a circa 100 metri dal<br />
corpo franoso.<br />
Il terzo gruppo comprende 50 pixel casuali, situati<br />
ad una distanza minima di 120 metri tra loro e di<br />
circa 300 metri dal corpo franoso.<br />
Per tutti e tre i gruppi l’andamento dell’NDVI è<br />
stato monitorato tra il 1984 e il 2004.<br />
L’ultima fase della ricerca è stata finalizzata alla<br />
predisposizione di un Piano di Monitoraggio delle<br />
componenti ecosistemiche nell’area, anche in vista<br />
del prossimo inizio dei lavori di cantiere per il<br />
ripristino dell’alveo naturale dell’Adda.<br />
Il Piano di Monitoraggio consta di tre Carte di<br />
Controllo, messe a punto sulla base di una serie<br />
ventennale di dati tra il 1984 e il 2004, che faranno da<br />
riferimento per il monitoraggio negli anni successivi.<br />
Tali Carte riguardano rispettivamente gli ecosistemi<br />
situati alla distanza di 100 e 300 metri dal corpo di<br />
frana e quelli situati sul corpo franoso.<br />
In tutti questi casi è stato individuato un intervallo<br />
fiduciale al 99.9% per delimitare le fluttuazioni dello<br />
stato stazionario dei valori di NDVI lungo il decorso<br />
temporale dal 1984 al 2004.
4<br />
4. Risultati e Discussione<br />
Available online at Available online at http://www.ecologia.it/congressi/XVI/articles/<br />
L’analisi del cambiamento condotta sui valori di<br />
differenze standardizzate di NDVI ha restituito una<br />
mappa che rappresenta la distribuzione spaziale del<br />
livello di attività fotosintetica degli ecosistemi. La<br />
distribuzione di frequenza dei valori presenta un<br />
andamento fortemente leptocurtico ed una spiccata<br />
asimmetria sinistra correlabile all’effetto dell’evento<br />
franoso (Fig.1). La successiva individuazione delle<br />
situazioni estreme di cambiamento di NDVI ha<br />
permesso di individuare i punti critici sotto il profilo<br />
del funzionamento ecosistemico. La distribuzione<br />
spaziale di tali zone ha evidenziato chiaramente la<br />
correlazione esistente tra le variazioni negative<br />
dell’attività fotosintetica degli ecosistemi e l’area<br />
interessata dalla frana (Fig.2).<br />
Fig.1. Distribuzione di frequenza dei valori di differenza<br />
standardizzate di NDVI (1986-1990).<br />
L’analisi multitemporale del trend di attività<br />
fotosintetica degli ecosistemi ante-lavori di cantiere<br />
ha restituito delle informazioni sullo stato funzionale<br />
degli ecosistemi dell’area nell’arco di un ventennio<br />
(1984-2004). L’analisi dei C.V. delle distribuzioni di<br />
frequenza dei valori di NDVI dei diversi anni ha<br />
evidenziato che in corrispondenza dell’anno 1990 il<br />
C.V. è aumentato notevolmente rispetto al periodo<br />
pre-frana, ad indicare che l’evento franoso ha creato<br />
una maggiore variabilità in termini di attività<br />
fotosintetica della vegetazione. Tale condizione tende<br />
poi a mantenersi nel tempo, infatti il C.V. medio prefrana,<br />
pari a 0.239, supera di quasi l’80% il C.V.<br />
medio post-frana, pari a 0.301, suggerendo dunque<br />
che un periodo di quasi 15 anni non è stato<br />
sufficiente per annullare la variabilità creata, ma solo<br />
ad affievolire l’impatto causato dalla frana.<br />
Fig.2. Carta dei valori di differenza standardizzata di NDVI. In<br />
colore progressivamente più scuro sono rappresentate le aree<br />
aventi i valori negativi più estremi.<br />
Il Disegno Sperimentale messo a punto per<br />
studiare la dinamica di recupero naturalistico degli<br />
ecosistemi è basato su un Modello Statistico Lineare<br />
Fattoriale Gerarchico Misto. Tale modello scompone<br />
infatti la variabilità complessiva nelle componenti<br />
spaziale (pixel e distanze), temporale (anni) e nelle<br />
relative interazioni “Distanze per Anni” e “Pixel<br />
entro Distanze”, confrontando i valori di NDVI<br />
assunti dai pixel in diversi tempi e in vari punti dello<br />
spazio.<br />
Dopo il calcolo delle varianze ascrivibili ai diversi<br />
fattori e alle loro interazioni, e dei valori dei relativi<br />
coefficienti F di Fisher, si è quindi valutata la loro<br />
significatività statistica. In particolare, è risultata<br />
significativa l’interazione “Distanze per Anni” (F =<br />
84.79, p-value < 0.001), ad indicare che l’andamento<br />
temporale dell’NDVI varia alle diverse distanze<br />
considerate. Dai risultati si evince quindi che c’è una<br />
evidente interazione tra i fattori spazio e tempo, e che<br />
tale interazione è responsabile della maggior quota<br />
della variabilità osservata negli ecosistemi in studio<br />
(24%) (Tabella 2). Dall’analisi del grafico derivato<br />
dall’applicazione del Modello (Fig.3), emergono<br />
alcune osservazioni interessanti sotto il profilo del<br />
monitoraggio ecosistemico:
16 th Meeting of the Italian Society of Ecology, 19-22 September 2006, Viterbo/Civitavecchia 5<br />
1. i pixel che rientrano nel primo gruppo, mostrano<br />
in effetti un calo drastico di NDVI in<br />
corrispondenza dell’anno 1990, sono quindi<br />
interessati da un evidente “Effetto Frana”;<br />
2. i pixel degli altri due gruppi non risultano<br />
interessati da anomalie di decorso dell’NDVI, ma<br />
rappresentano sostanzialmente l’evoluzione<br />
naturale del fenomeno. Questi gruppi rivestono<br />
un’importanza fondamentale in quanto fungono<br />
da controllo interno entro la stessa valle per il<br />
monitoraggio.<br />
Tabella 2<br />
Modello statistico Lineare Fattoriale Gerarchico. Per i diversi<br />
fattori e le relative interazioni sono indicati i corrispondenti gradi<br />
di libertà, le varianze ed i valori del coefficiente F.<br />
Fattori Gradi di<br />
libertà<br />
Varianza<br />
calcolata<br />
Distanza (1) 2 7.578 (1)/(4+3-5) = 5.97<br />
Anni(2) 7 1.151 (2)/(5) = 82.79<br />
Distanza per<br />
Anni (3)<br />
14 1.179 (3)/(5) = 84.79<br />
Pixel entro<br />
Distanza (4)<br />
Pixel per<br />
Anni entro<br />
Distanza (5)<br />
Totale 1199<br />
147 0.104 (4)/(5) = 7.51<br />
1029 0.014<br />
Per derivare la legge quantitativa che definisce la<br />
cinetica di recupero ecosistemico si è fatto ricorso ad<br />
una Regressione Lineare Ponderata che ha permesso<br />
di analizzare l’andamento temporale dei valori di<br />
NDVI ponderandoli rispetto alle loro rispettive<br />
varianze. La relazione quantitativa individuata è del<br />
tipo:<br />
NDVI = 0 . 144 + 0.<br />
024 × anni (2)<br />
Tale relazione evidenzia che, a partire dall’anno<br />
1990, e nell’arco temporale di quattordici anni, si è<br />
verificato un continuo e progressivo miglioramento<br />
nello stato di fitness ecosistemico. In altri termini,<br />
l’analisi effettuata dimostra che la successione<br />
ecologica sta lentamente e gradualmente ripristinando<br />
la complessità di strutture e di funzioni degli<br />
ecosistemi.<br />
F<br />
Fig.3. Il grafico rappresenta l’andamento temporale dei valori di<br />
NDVI per i tre gruppi di pixel del modello (1, 2, 3) campionati alle<br />
diverse distanze.<br />
Sulla base di queste risultanze è stato formulato un<br />
Piano di Monitoraggio articolato su tre livelli,<br />
ciascuno dei quali acquista un più pieno significato in<br />
relazione agli altri due. In particolare, esso consta di<br />
tre Carte di Controllo, messe a punto sulla base di<br />
una serie ventennale (1984-2004) e che faranno da<br />
riferimento per il monitoraggio degli anni successivi.<br />
La prima Carta di Controllo riguarda le<br />
fluttuazioni di stato stazionario del valore medio<br />
dell’NDVI per gli ecosistemi situati alla distanza di<br />
100 metri dal corpo di frana, quindi quelli che in base<br />
alle risultanze del Modello spazio-temporale si sono<br />
rivelati non direttamente interessati dall’impatto<br />
dell’evento franoso (Fig.4).<br />
L’intervallo fiduciale al 99.9%, nei suoi limiti<br />
superiore ed inferiore, ha permesso di delimitare le<br />
fluttuazioni dello stato stazionario dei valori di NDVI<br />
nel decorso temporale dal 1984 al 2004. Pertanto, nel<br />
monitoraggio ambientale post-frana, da effettuarsi a<br />
partire dai dati del 2005, ci si attende, ceteris paribus,<br />
che le fluttuazioni dei valori medi di NDVI ricadano<br />
entro la banda fiduciale prevista in assenza di<br />
rilevanti perturbazioni. La Carta di Controllo<br />
permetterà dunque di effettuare una valutazione<br />
dell’eventuale impatto arrecato dall’inizio dei lavori<br />
di cantiere e quindi di suggerire potenziali variazioni<br />
di indirizzo sulla gestione del territorio della valle.<br />
La seconda Carta di Controllo concerne le<br />
fluttuazioni di stato stazionario del valore medio<br />
dell’NDVI per gli ecosistemi situati alla distanza di<br />
300 metri dal corpo di frana (Fig.5). Anche in questo<br />
caso, eventuali valori che non rientrino nell’ambito<br />
dello stato stazionario dovranno suggerire una serie<br />
di indagini ed approfondimenti.
6<br />
Available online at Available online at http://www.ecologia.it/congressi/XVI/articles/<br />
0.746<br />
0.690<br />
0.636<br />
Fig.4. Fluttuazioni di stato stazionario del valore medio di NDVI<br />
alla distanza di 100 metri dal corpo di frana dal 1984 al 2004. Sono<br />
riportati i valori della media ed i limiti superiore ed inferiore<br />
dell’intervallo fiduciale.<br />
0.822<br />
0.760<br />
0.713<br />
Fig.5. Fluttuazioni di stato stazionario del valore medio di NDVI<br />
alla distanza di 300 metri dal corpo di frana dal 1984 al 2004. Sono<br />
riportati i valori della media ed i limiti superiore ed inferiore<br />
dell’intervallo fiduciale.<br />
L’ultima Carta di Controllo prevede un intervallo<br />
fiduciale al 99.9% per lo stato stazionario del valore<br />
medio dell’NDVI degli ecosistemi più direttamente<br />
interessati dalla frana (Fig.6). In base all’andamento<br />
dei valori medi di attività fotosintetica pre-frana, sono<br />
stati individuati i limiti inferiore e superiore<br />
dell’intervallo fiduciale che fungono da riferimento<br />
nell’analisi del recupero ecologico.<br />
Coniugando le informazioni derivate<br />
dall’intervallo fiduciale all’applicazione della legge<br />
quantitativa che regola la cinetica di recupero, è stato<br />
possibile ottenere una stima del tempo necessario per<br />
il recupero ecologico degli ecosistemi. In particolare,<br />
è prevedibile un recupero pressoché completo del<br />
funzionamento degli ecosistemi tra circa 8 anni, cioè<br />
nel 2014, in assenza di rilevanti fattori di disturbo.<br />
Anche in questo caso la Carta potrà fare da<br />
riferimento nelle attività di monitoraggio per<br />
verificare se il recupero degli ecosistemi in presenza<br />
dei lavori procede secondo l’andamento previsto.<br />
Fig.6. Carta di Controllo per il monitoraggio del recupero dopo<br />
frana mediante i valori medi di NDVI. Sono riportati i valori della<br />
media ed i limiti superiore ed inferiore dell’intervallo fiduciale.<br />
5. Conclusioni<br />
L’impiego congiunto di modelli <strong>statistici</strong> e del<br />
telerilevamento ha fornito utili indicazioni<br />
sull’andamento spazio-temporale dello stato di<br />
vitalità degli ecosistemi nell’area di studio. Il quadro<br />
ambientale emerso dalla valutazione evidenzia una<br />
situazione di progressivo recupero degli ecosistemi, il<br />
cui monitoraggio riveste un’importanza fondamentale<br />
per mantenere sotto controllo l’equilibrio e la qualità<br />
dell’ambiente. In particolare, le Carte di Controllo<br />
rappresentano importanti contenuti informativi del<br />
Piano di Monitoraggio delle componenti<br />
ecosistemiche e naturali previsto per l’area.<br />
References<br />
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