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Scarica Knife 6 in pdf - Nero Cafè

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La rivista di <strong>Nero</strong> <strong>Cafè</strong><br />

<strong>Knife</strong> è la pubblicazione<br />

aperiodica di <strong>in</strong>formazione<br />

culturale dell’Associazione<br />

culturale <strong>Nero</strong> <strong>Cafè</strong>.<br />

Anno II<br />

Numero 6<br />

Maggio 2013<br />

ISSN 2279-7106<br />

La redazione<br />

Marco Battaglia<br />

Daniele Picciuti<br />

Laura Platamone<br />

Luigi Bonaro<br />

Biancamaria Massaro<br />

Armando Rotondi<br />

Gianluca Sant<strong>in</strong>i<br />

Mauro Sarac<strong>in</strong>o<br />

Mirko Giacchetti<br />

Cristian Fabbi<br />

Roberto Bommarito<br />

Stefano Riccesi<br />

Immag<strong>in</strong>e di<br />

copert<strong>in</strong>a<br />

Marco Bianch<strong>in</strong>i<br />

Dylan Dog è<br />

un personaggio<br />

di Tiziano Sclavi<br />

Copyright<br />

Sergio Bonelli Editore<br />

Progetto grafico<br />

e impag<strong>in</strong>azione<br />

Laura Platamone<br />

Associazione<br />

Culturale<br />

<strong>Nero</strong> <strong>Cafè</strong><br />

Via Acqualagna, 95<br />

00132 Roma<br />

http://nerocafe.net<br />

redazione@nerocafe.net<br />

Editoriale<br />

di Laura Platamone<br />

Innamorata<br />

di Dylan Dog<br />

Laura Platmone<br />

Il titolo di quest’editoriale parla chiaro. Io di Dylan Dog sono stata <strong>in</strong>namorata.<br />

Come un’adolescente può esserlo di quel ragazzo bello e tenebroso che una volta<br />

al mese <strong>in</strong>contra sempre al solito posto. E per me il solito posto era l’edicola sotto<br />

casa. Affatto romantico, forse, ma lo stesso io mi avvic<strong>in</strong>avo circospetta, col cuore<br />

<strong>in</strong> gola, ogni volta che <strong>in</strong> vetr<strong>in</strong>a arrivava il mio “amore”. Poi lasciavo scivolare sul<br />

bancone un gruzzoletto di monete t<strong>in</strong>t<strong>in</strong>nanti – sottratte, con fare furtivo, al mucchio<br />

che mio padre era solito lasciare ogni sera sul comò di casa – e mi conquistavo<br />

una nuova avventura con lui. Correvo a casa e mi chiudevo <strong>in</strong> camera, mentre mia<br />

madre mi urlava dietro che dovevo smetterla di spendere soldi per quei fumetti da<br />

psicopatici. Io non l’ascoltavo, ero già nel mio mondo, già tra le sue braccia. Penombra,<br />

e via, a immergermi <strong>in</strong> quelle storie che parlavano, sì, di mostri terribili – f<strong>in</strong><br />

troppo spesso umani – ma anche di sentimenti, tanti sentimenti. Odio, rabbia, amore.<br />

Dylan è uno spaccato della realtà, condito di fantastico. Ma, pensandoci bene,<br />

l’horror fa sempre da contorno a una terribile verità. Una verità reale. E lui per me<br />

era reale. O non avrei potuto amarlo. Il bisogno di lui era così pressante che a un<br />

certo punto me lo sono dip<strong>in</strong>to sul muro. Un bel Dylan a grandezza naturale che<br />

vegliava sul mio letto. Non poteva f<strong>in</strong>irci dentro ma, d’altronde, ero troppo piccola<br />

per amarlo <strong>in</strong> maniera carnale. E poi lui, di donne, <strong>in</strong> maniera carnale, ne amava f<strong>in</strong><br />

troppe! Le mie rivali, un sacco di donne che passavano come meteore nella sua vita<br />

ma riuscivano ad avere da lui quello che io <strong>in</strong>vece non avrei avuto mai. Un’ora, una<br />

notte, un bacio e una memorabile avventura ai conf<strong>in</strong>i dell’ord<strong>in</strong>ario. Semmai fossi<br />

riuscita a bussare a quella porta, <strong>in</strong> Craven Road, ero certa che anche io…<br />

Poi, però, son cresciuta. Ho cambiato casa e il muro della mia vecchia stanza, dal<br />

quale Dylan mi dava ogni sera la buonanotte, è f<strong>in</strong>ito nei ricordi. Ricordi che come<br />

quel muro hanno <strong>in</strong>iziato a scrostarsi, lasciando pallide venature di sé <strong>in</strong> un “<strong>in</strong>torno”<br />

del tutto diverso. Ho smesso di comprare Dylan, mi sono <strong>in</strong>namorata di ragazzi<br />

<strong>in</strong> carne e ossa che non avevano un briciolo del suo “sapore” e la vita è andata avanti<br />

senza di lui. Eppure se ami davvero qualcuno, quello non va mai via completamente.<br />

Certo, nel passaggio dall’adolescenza all’età adulta ho saputo “razionalizzare”<br />

il sentimento della ragazz<strong>in</strong>a e trasformarlo <strong>in</strong> una passione da grandi. E forse mi<br />

sono <strong>in</strong>namorata dell’uomo che oggi amo quando ho aperto il mobile del suo soggiorno<br />

e ci ho visto dentro una collezione più vasta della mia. Forse ho capito che<br />

volevo vivere con lui quando l’ho visto girare per casa con le ciabatte di Dylan Dog.<br />

Insomma Dylan è stato il mio primo amore e di certo ha tracciato la strada che mi<br />

ha avvic<strong>in</strong>ata al mondo dell’horror, nel quale, oggi, sguazzo allegra. Gli devo molto,<br />

qu<strong>in</strong>di, e questo numero di <strong>Knife</strong> è un omaggio, a lui e al suo personaggio, che può<br />

<strong>in</strong> parte saldare il debito. Ma un debito concesso <strong>in</strong> emozioni non può pagarsi solo<br />

con carta. Allora io le mie emozioni qui dentro ce le ho messe. Scegliendo articoli,<br />

rubriche, personaggi, storie, che potessero mostrarlo agli occhi del mondo come<br />

per anni si è presentato ai miei. Leggete qu<strong>in</strong>di. E <strong>in</strong>namoratevi.<br />

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