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Altri “deliramenti” di Mons. Gianfranco Ravasi Altri “deliramenti” di ...

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MONS. GHERARDINI<br />

STRONCA<br />

LA CRISTOLOGIA LIBERALE<br />

E LA TEOLOGIA<br />

DI MONS. BRUNO FORTE<br />

Il Decano <strong>di</strong> Teologia della<br />

Pontificia Università Lateranense,<br />

<strong>Mons</strong>. Prof. Brunero<br />

Gherar<strong>di</strong>ni, già autore su “Disputationes<br />

Theologicae”, <strong>di</strong> un sintetico<br />

e puntualissimo articolo su “Il<br />

valore magisteriale del Vaticano<br />

II”, interviene ora con un contributo<br />

<strong>di</strong> grande stimolo scientifico.<br />

Senza tergiversare, l’illustre teologo<br />

stronca come gravemente eterodossa<br />

la cosiddetta “cristologia liberale”.<br />

Quest’ultima, partendo da<br />

ambienti esegetici influenzati da<br />

Strauss e Bultman o dal pensiero<br />

del “protestantesimo liberale” in<br />

genere, ha guadagnato molti teologi<br />

contemporanei. <strong>Mons</strong>. Gherar<strong>di</strong>ni<br />

analizza questa “nouvelle théologie”<br />

nella sua simbiosi con il pensiero<br />

“anti-metafisico” <strong>di</strong> certa filosofia<br />

tedesca. Egli concentra la sua<br />

analisi sul terreno strettamente teologico,<br />

esprimendo, con dovizia <strong>di</strong> documentazione, il suo<br />

energico <strong>di</strong>ssenso dalla teologia <strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. Bruno Forte.<br />

***<br />

Quanto sto per scrivere è ben lungi, nell’intenzione e <strong>di</strong> fatto,<br />

da ciò che comunemente è detto processo alle intenzio-<br />

<strong>di</strong> <strong>Mons</strong>. Brunero Gherar<strong>di</strong>ni<br />

1<br />

<strong>Mons</strong>. Bruno Forte, Arcivescovo <strong>di</strong> Chieti-Vasto.<br />

ni. Per principio mi sforzo sempre<br />

<strong>di</strong> considerarle tutte - le intenzioni -<br />

pure e sante. Ovviamente, “donec<br />

contrarium probetur”, nel qual caso<br />

anche una presunzione <strong>di</strong> santità<br />

o ne trae le conseguenze, o si rassegna<br />

al ri<strong>di</strong>colo. S’aggiunga poi che<br />

l’intenzione, anche se pura e santa,<br />

non trasferisce automaticamente la<br />

propria ineccepibilità morale nel<br />

suo prodotto, il quale ha un suo realismo<br />

oggettivo, e quin<strong>di</strong> una sua<br />

moralità, prescindendo dall’intenzione<br />

formale che lo vuole e verso il<br />

quale si protende. Una bestemmia è<br />

sempre, in sé e per sé, una bestemmia,<br />

anche se pronunciata paradossalmente<br />

per render gloria a Dio.<br />

Una tale premessa era necessaria<br />

per capir il giu<strong>di</strong>zio, certamente ed<br />

irriducibilmente negativo, che sto<br />

per pronunciare. Il giu<strong>di</strong>zio non riguarda<br />

né le persone che han detto certe cose, né le intenzioni<br />

per le quali le han dette, ma esclusivamente le cose<br />

che sono state dette, anche se son pervenute all’orecchio<br />

e all’intelligenza <strong>di</strong> qualcuno solo perché qualcun altro le<br />

ha dette. Nel sottolineare chi, metto in luce <strong>di</strong> esse il soggetto<br />

con le sue circostanze <strong>di</strong> luogo e <strong>di</strong> tempo, senza peraltro<br />

condannarlo, nemmeno se - come nel caso <strong>di</strong> cui qui<br />

6 “Chiesa viva” *** Gennaio 2011

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