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PORCA PUTTANA - galileo ferraresi

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GALILEO FERRARESI<br />

<strong>PORCA</strong><br />

<strong>PUTTANA</strong>


"Il mestiere di prostituta, ad eccezione beninteso delle malattie sifilitiche, non sarebbe<br />

dunque in se stesso poco sano."<br />

P. Duchatelt, medico, La prostitution dans la ville de Paris, Parigi, 1836<br />

"Se vi è qualcosa di vero in questa congettura, sarebbe opportunuo tacerlo nell'interesse<br />

della morale"<br />

F. F. A. Béraud, commissario, Le prostitute di Parigi, Parigi, 1839


INDICE<br />

Indice pag. 5<br />

Introduzione 7<br />

Definizione del soggetto 9<br />

Storia della prostituzione 11<br />

Prostituzione sacra 11<br />

La Grecia Classica 17<br />

Roma<br />

20<br />

Dal Medio Evo al Regno d'Italia 31<br />

Dal Regno d'Italia a oggi 39<br />

Prostituzione maschile 46<br />

Il Sindacato 51<br />

Contraccettivi 54<br />

Malattie veneree 56<br />

L'aids 61<br />

La morale 64<br />

La persecuzione rituale delle puttane 68<br />

Parole di puttane 72<br />

Parole di puttanieri 80<br />

Le donne clienti 83<br />

Parole di puttani 84<br />

Case chiuse 85<br />

Protettori 88<br />

I soldi 91<br />

Sesso o altro 94<br />

Porca Puttana 100<br />

Leggere la prostituzione: 102<br />

Generalità 102<br />

Storia, antropologia, religione 107<br />

Leggi, dati ufficiali, statistiche 115<br />

Malattie sessuali, aids 117


Introduzione<br />

"Tolfe per moglie la ingiuftizia, ed ebbene fette figliiuole,.. la fettima fu<br />

suffuria, ma lafiolla puttana, che Ognuno la potesse adoperare"<br />

(Prese in moglie l'ingiustizia, e ne ebbe sette figlie,...la settima fu la<br />

lussuria, ma la lasciò puttana, perchè Ognuno la potesse adoperare)<br />

Boccaccio n. 68.21<br />

Il vocabolario degli Accademici della Crusca edito presso la<br />

tipografia Giovanni Alberti a Venezia nel 1612, che possiamo<br />

considerare una pietra miliare della lingua italiana dà di "puttana"<br />

la seguente definizione:<br />

"Femmina, che, per mercede, fa copia difonesftamente altrui del fuo<br />

corpo, che men difoneftamente diciamo, meretrice, femmina di<br />

mondo, mondana".<br />

Già in questa antica definizione vediamo alcuni aspetti che definirei<br />

'storici' della puttana:<br />

1) nonostante nella storia antica e contemporanea non manchino i<br />

casi di puttani, la prostituzione è pensata subito al femminile;<br />

2) nel rapporto di prostituzione è elemento indispensabile lo<br />

scambio economico, come nel matrimonio d’interesse;<br />

3) la connotazione negativa della prostituzione del proprio corpo è<br />

accresciuta dal termine totalmente indefinito "disonestamente";<br />

4) la vendita, o sarebbe meglio dire il noleggio, l'affitto, del proprio<br />

corpo è riprovevole, mentre l'acquisto dello stesso non è<br />

riprovevole. Come dire che è riprovevole vendere bistecche ma non<br />

è riprovevole comprarle;<br />

5) la prostituzione di parti del corpo per soddisfazioni di tipo<br />

sessuale è negativa, mentre non lo è per altri scopi. Quindi<br />

masturbare una persona con una mano per denaro è negativo,<br />

mentre piantare chiodi o scrivere a macchina con la stessa mano per<br />

denaro è giusto e onorevole;<br />

6) possiamo quindi aggiungere che per la morale giudaico - cristiana<br />

non tutto il corpo ha lo stesso valore: le zone erogene sono più<br />

importanti delle zone non erogene e quindi il sesso é più importante<br />

del cervello;


7) mentre invece per la tradizione libertario - ugualitaria non c'è<br />

differenza di valore tra le varie parti del corpo fisico e sociale,<br />

quindi se consideriamo negativo l'affitto del proprio sesso, cosa<br />

dovremmo dire degli avvocati e degli scienziati che affittano il<br />

cervello?<br />

8) puttana è un termine dispregiativo e pesante. Per definire una<br />

persona disprezzata in modo meno volgare si possono usare altri<br />

termini che non dicono ma lasciano intendere: donna di mondo,<br />

mondana, meretrice.<br />

Col passare del tempo i termini “soft” sono aumentati, si sono<br />

evoluti, ma è rimasta sempre la differenza tra la voce popolare e<br />

quella scientifica e letteraria: rude, sprezzante, laida, coinvolgente e<br />

coinvolta la prima, asettica, pudica, distaccata, la seconda.<br />

Più siamo interessati o coinvolti in qualcosa più nomi le diamo. Da<br />

questa esuberanza di termini di origine sessuale possiamo trarre<br />

una conclusione: come dicono alcune scuole psicoanalitiche il sesso<br />

è più importante di tante cose, l'abbiamo sempre saputo e non<br />

l'abbiamo mai ammesso, neppure a noi stessi.


DEFINIZIONE del SOGGETTO<br />

"Sfrenata meretrice" al femminile; "Puttaniere emerito" al maschile.<br />

(Lucini 7.342, dal Dizionario della Crusca, voce “puttana”)<br />

Il primo problema da affrontare quando si tratta di un argomento è<br />

la definizione di un vocabolario. Tutti hanno un vocabolario con cui<br />

comunicano con altre persone, ma ogni persona ha uno o più<br />

vocabolari specifici a seconda delle persone con cui parla.<br />

Il medico quando parla con altri medici riuniti attorno al letto del<br />

malato usa una terminologia specifica che spesso è volutamente<br />

incomprensibile al paziente, poi il medico va a casa e con il figlio di<br />

pochi anni usa un altro linguaggio, se va in barca usa termini<br />

completamente differenti e come il medico anche l'avvocato, il<br />

muratore, l'operaio, il ladro, il prete, il banchiere, tutti hanno un<br />

proprio vocabolario. A volte i termini dei vari vocabolari coincidono<br />

ma hanno significati totalmente diversi, a volte hanno significati<br />

simili, ma quasi mai due persone riempiono la stessa parola di<br />

emozioni, vissuti, valutazioni proprie uguali e dunque, anche se<br />

siamo nell'era della comunicazione globale, resta sempre<br />

maledettamente difficile comunicare.<br />

In questo testo si parla di prostituzione che è un termine usato e<br />

abusato, ma codificato in modo differente.<br />

Nella Thorà si parla solo una volta di prostituzione, a proposito di<br />

Tamara, e nel Talmud la prostituzione è proibita perchè una donna<br />

non può andare con più uomini perché il rapporto sessuale è un atto<br />

sacro. Per essere più chiari, un uomo può avere più mogli ma una<br />

donna non può avere più uomini, se lo fa è una puttana, anche se lo<br />

fa per amore e non per denaro. Ergo: appena una donna sta col<br />

secondo uomo é una puttana.<br />

La legge bibblica resiste ai secoli, ai millenni e ancor oggi in alcuni<br />

stati degli Usa l'adulterio femminile (la moglie che ha rapporti con<br />

un uomo diverso dal marito) è parificato alla prostituzione. In Italia<br />

si dice comunemente di una donna che ha varie esperienze sessuali<br />

che è una puttana, o nella migliore delle ipotesi che è una poco<br />

seria.


Dalla Bibbia in poi ogni testo, ogni legge, ha dato la propria<br />

interpretazione dei termini "puttana", "prostituire" ecc.. Per ovviare<br />

a questi problemi di definizione, per i termini ulilizzati in questo<br />

testo valgono le seguenti definizioni:<br />

"Prostituire" è l'atto di utilizzare il proprio corpo o parti del proprio<br />

corpo per provocare direttamente o indirettamente piaceri della<br />

sfera sessuale ad una o più persone che contraccambiano tali<br />

prestazioni sia con beni materiali sia sociali.<br />

"Puttana" è la donna che si prostituisce;<br />

"Puttano" è l'uomo che si prostituisce;<br />

"Puttaniere" è l'uomo che utilizza la prostituzione altrui per il<br />

proprio piacere; dicesi di colui che “va a puttane”;<br />

"puttaniera" è la donna che utilizza la prostituzione altrui per il<br />

proprio piacere; ovvero la donna che “va a puttani”;<br />

"Lupanare", "postribolo", "bordello", "casa di tolleranza", "casa<br />

chiusa" sono tutti sinonimi di luogo in cui una o più persone si<br />

prostituiscono sotto l'autorità di un gestore che amministra le<br />

rendite e senza il cui permesso chi si prostituisce non può lasciare il<br />

locale.<br />

"Protettore"," magnaccia", "pappone", "pappa", "apache": sinonimi di<br />

persona che amministra le rendite della prostituzione di una o più<br />

persone in cambio di protezione dalla violenza di altri protettori.<br />

"Ruffiano", "mezzana": persone che procurano clienti a chi si<br />

prostituisce in cambio di una parte del guadagno;<br />

“Sex worker”, “lavoratori e lavoratrici del sesso” termine che<br />

raccoglie tutte le persone coinvolte nell’industria del sesso,<br />

comprese le porno star e gli addetti alle linee erotiche.


"Fili de le pute, traite"<br />

(Figli di puttana, tirate)<br />

Iscrizione in italiano della fine del XI Sec.<br />

Chiesa di San Clemente, Roma<br />

STORIA DELLA PROSTITUZIONE<br />

Non nasciamo indipendenti dal mondo che ci è attorno, e neppure<br />

viviamo indipendentemente dal mondo che ci circonda, e che ci ha<br />

preceduto, siamo il risultato di infiniti condizionamenti e a nostra<br />

volta condizioniamo i nostri successori e i nostri contemporanei. Per<br />

comprendere un fenomeno vecchio di secoli è importante sapere<br />

cosa è successo prima di noi, e capire perché in un certo luogo e in<br />

un certo momento, e non in altri luoghi o momenti, sono accaduti<br />

determinati fatti.<br />

LA PROSTITUZIONE SACRA<br />

"L'atteggiamento di una determinata società nei confronti del rapporto<br />

sessuale illecito è determinato dal complesso di sentimenti e sensazioni che<br />

circondano il matrimonio."<br />

F. Henriquez, la Prostituzione,<br />

Per la nostra mentalità non c'è probabilmente nulla di più distante<br />

come il sacro e il profano, e l'amore sacro e profano sono due<br />

elementi con nessun punto in comune, agli antipodi. Per alcune<br />

civiltà invece il rapporto sessuale e il rapporto con la divinità<br />

avevano parecchi elementi in comune quando addirittura non<br />

coincidevano. Nella civiltà greca la copula era spesso ammirata o<br />

guardata con adorazione, ma ci sono civiltà ove il legame che univa<br />

sessualità e religione era più pertinente ancora con l'argomento di<br />

questo testo.<br />

Presso alcune popolazioni mediterranee, dell'Asia minore, dell'India<br />

meridionale e dell'Africa occidentale si è praticata una forma di<br />

prostituzione chiamata dagli antropologi 'sacra' perché riferentesi ai<br />

luoghi di culto.


Si può dividere la prostituzione sacra in due tipi: al primo<br />

appartiene quella forma di prostituzione per cui una donna compie<br />

una volta nella vita uno o più atti di prostituzione con valenze<br />

iniziatiche per poter poi essere considerata una donna e una sposa<br />

come le altre; al secondo tipo invece appartengono tutte quelle<br />

forme di prostituzione operate da donne addette al tempio per un<br />

periodo più o meno lungo della propria esitenza.<br />

In riferimento al primo tipo Erodoto ci informa che "gli abitanti di<br />

Babilonia hanno un'usanza vergognosa: ogni donna assira deve, una<br />

volta nella vita, compiere un sacrificio a Venere giacendo con uno<br />

sconosciuto...c'è sempre una gran folla e un gran movimento (al<br />

tempio) e i forestieri percorrono dei passaggi delimitati da corde<br />

tese. Una volta che la donna ha preso posto sul luogo d'attesa non le<br />

è permesso di tornare a casa finché uno sconosciuto non le getti in<br />

grembo una moneta d'argento pronunciando la formula 'la dea<br />

Militta ti sia propizia' e la conduca con se....la donna va col primo<br />

che le getta la moneta senza respingere nessuno....Una volta<br />

soddisfatta la dea giacendo con lo straniero la donna ritorna a casa e<br />

da quel momento nessun regalo, per quanto grande, dovrà<br />

corromperla. Le donne alte e belle vengono presto rilasciate, mentre<br />

le brutte dovranno attendere a lungo prima di poter adempiere al<br />

precetto; talune attendono fino a tre, quattro anni. Un'usanza simile<br />

c'è anche nell'isola di Cipro."(1)<br />

La dea assira Militta, chiamata dai romani Venere, non era che una<br />

delle divinità a cui si sacrificavano le donne antiche; non è chiaro se<br />

le donne assire si recassero al tempio per la cerimonia prima di<br />

sposarsi o in un momento qualsiasi della vita, mentre per le donne<br />

di Eliopoli (la Baalbek dei fenici) e di Aretusa era di rigore<br />

sacrificare alla divinità la propria verginità e di ciò si occupavano i<br />

padri offrendo le figlie vergini ai forestieri di passaggio perché si<br />

potessero poi sposare (2).<br />

Presso i fenici la verginità era considerata un male e preferivano<br />

dare in pasto ai maiali le vergini piuttosto di sposarle (3); tale usanza<br />

venne proibita con una legge da Costantino che distrusse il tempio<br />

di Eliopoli e costruì una chiesa sulle sue rovine.<br />

In Lidia esisteva un tipo di deflorazione prematrimoniale a<br />

pagamento che sopravvisse fino al terzo secolo dopo Cristo come<br />

illustrano sia Eliano (4) che un'iscrizione rinvenuta a Tralleis.


Periodi più lunghi di prostituzione sacra prematrimoniale li<br />

troviamo tra gli amoriti, sette giorni presso il cancello di casa (5) e tra<br />

i medi e gli armeni che avevano costruito vari templi dedicati alla<br />

dea Anaiti di cui uno, ad Acilisene, particolarmente considerato (6).<br />

A Cipro il re Cinira aveva istituito la prostituzione sacra ad<br />

Afrodite, dea greca dell'amore, e ogni fanciulla sverginata riceveva<br />

in dono una focaccia salata ed un fallo di terracotta e portava al<br />

tempio della dea una moneta (7) .<br />

Ma anche in altre località si svolgeva questa forma di prostituzione<br />

rituale prematrimoniale fra cui anche nel sud est d'Italia (8).<br />

In tutti i casi citati la prostituzione sacra era elemento comune di<br />

tutto l'universo femminile, in Egitto invece era riservata solamente<br />

alle figlie delle famiglie nobili e il forestiero che copulava con la<br />

ragazza pagava un obolo al tempio (9).<br />

La prostituzione sacra fin qui considerata è un atto rituale in cui la<br />

donna concede il proprio corpo ad un uomo, uno straniero, un<br />

forestiero, ad uno che non fa parte della cerchia delle persone vicine<br />

alla donna che paga, copula, o più spesso svergina, e sparisce.<br />

Consideriamo per un momento questa situazione. La divinità per<br />

cui si compie tutto ciò, si chiami Afrodite, Venere, Astarte, Iside,<br />

Lete, Ishtar, Ashtoreth rappresenta, per gli antropologi, la grande<br />

Dea-Madre, la terra, la natura, il ciclo della vita per cui è necessario<br />

che le cose muoiano e rinascano, si rinnovino, crescano e si<br />

riproducano. L'unione sessuale è importante perché vitale. Ancora<br />

oggi presso alcune popolazioni africane durante il periodo della<br />

semina gli sciamani scavano un buco nella terra e si sdraiano sopra<br />

per copulare con la terra e renderla fertile.<br />

Tra le popolazioni agro-pastorali c'è un forte senso di incertezza:<br />

l'insicurezza del raccolto dovuta a svariati motivi meteo-climatici<br />

rende l'attesa del raccolto carica di speranze e di incertezze che<br />

senza dubbio l'economia pastorale non ha. Per un pastore il<br />

rapporto tra atto sessuale, fecondità, nascita e sviluppo è semplice,<br />

si attua in tempi brevi ed è sicuro, per un agricoltore la correlazione<br />

tra aratura, semina, crescita e raccolto è enormemente più lunga,<br />

complessa e incerta.<br />

Il culto della Dea-Madre unisce questi due mondi prendendo la<br />

certezza riproduttiva del mondo pastorale per darla al mondo<br />

agricolo.


Al rito del sacrificio della verginità femminile per imitare la dea e<br />

assicurare fertilità al proprio ventre, alla terra e agli animali si<br />

aggiunge la donazione da parte dell'uomo di un bene materiale, di<br />

una moneta, alla dea come per ricordare alla divinità il fine ultimo<br />

del rito: il commercio dei beni prodotti ed il benessere economico.<br />

Non ho trovato nessuna informazione riguardante l'età dei maschi<br />

incaricati di deflorare le giovani donne ma considerato che l'atto<br />

doveva essere compiuto da persone provenienti da altri lidi è lecito<br />

pensare che si trattasse di persone adulte.<br />

Parecchie culture hanno per la deflorazione una sorta di tabù<br />

collegato alla perdita di sangue che si può avere per la rottura<br />

dell'imene, tabù presente tutt'ora anche in alcune zone d'Italia per il<br />

sangue mestruale cui si attribuiscono poteri magici e terrifici e usato<br />

per sortilegi e magie. Fra i documenti in nostro possesso gli<br />

antichissimi testi indiani, i Veda, attribuiscono al sangue della<br />

deflorazione poteri velenosi e ricchi di insidie. La deflorazione è<br />

quindi un atto pericoloso e ogni cultura ha cercato delle forme di<br />

salvaguardia della propria popolazione. Alcuni la compiono con le<br />

mani, altri con strumenti appositi, altri ancora delegano la<br />

responsabilità ad un sacerdote, o ad un capo, che per il particolare<br />

ruolo svolto è considerato più vicino alla divinità o comunque<br />

dotato di poteri superiori a quelli dei normali sudditi e quindi più<br />

protetto da eventuali malefici.<br />

Le società presso cui la deflorazione era compiuta da un re, un<br />

nobile o un sacerdote si estendono in tutto il mondo, dalla Polinesia<br />

alla Groenlandia, dal Brasile all'India senza escludere casi<br />

altisonanti e vicini a noi come quello di re Conchabar dell'Ulster che<br />

sverginò tutte le fanciulle del suo regno e quello dei vari signorotti<br />

italiani che per il 'diritto di prima notte' riempirono i propri dominii<br />

di fanciulli assomiglianti al padrone.<br />

La deflorazione rituale avviene solitamente alla presenza di varie<br />

persone che a volte partecipano al rito, come nel caso degli abitanti<br />

delle Baleari, in cui tutti i presenti giacciono con la sposa in ordine<br />

di anzianità prima del marito. Tutt'ora in Italia e in Spagna appena<br />

una sposa esce di chiesa viene presa d'assalto dai presenti per il<br />

"rituale" bacio della sposa, ultimo embrione di queste antiche<br />

usanze sessuali che precedono la copula degli sposi.


Anche gli stranieri sono da considerare persone “particolari” per il<br />

semplice motivo che, non facendo parte del gruppo locale, sono<br />

considerati “diversi”. In parecchi paesi c'era l'uso di affidare agli<br />

stranieri il compito di deflorare le giovani, e anche Marco Polo nel<br />

Milione ci parla di questa "simpatica usanza del paese del To Bot",<br />

l'odierno Tibet.<br />

"Nessun uomo in quel paese sposerebbe mai una vergine; laggiù si<br />

dice infatti che una moglie non val nulla se non si è prima<br />

accompagnata con altri uomini....quando un viaggiatore giunge in<br />

quelle contrade le vecchie gli offrono le figlie nubili....dopo aver<br />

giaciuto con il forestiero le giovani tornano alle loro case...chi capita<br />

in un villaggio o in altro luogo abitato potrà trovarsi venti o trenta<br />

ragazze a disposizione...il viaggiatore è tenuto a dare alla ragazza<br />

un anello o un gingillo che dimostri al futuro marito la sua<br />

esperienza prematrimoniale: ed è in fondo solo per ottenere tale<br />

pegno che le giovani suddette stanno con gli sconosciuti; prima di<br />

potersi sposare una giovane deve ottenere almeno venti regali,<br />

coloro che possono mostrarne di più, dimostrando così di possedere<br />

un gran fascino, sono tenute in gran considerazione e sono molto<br />

richieste in matrimonio. Dopo le nozze quei mariti tengono molto<br />

alle mogli e considerano estremamente disdicevole per un uomo<br />

toccare la moglie altrui; e nonostante le donne si comportino da<br />

nubili nella maniera descritta, in seguito si tengono accuratamente<br />

lontane da qualsiasi condotta leggera."<br />

Anche in Tibet, come in parte a Cipro, la giovane riceve un dono che<br />

serve per dimostrare che la ragazza è stata scelta, quindi che è<br />

desiderabile e l'avvenuto atto rituale: più monili, più uomini, più<br />

onore, più ricercata come moglie sia per il fascino che per la "dote<br />

da prostituta".<br />

La prostituzione sacra vera e propria, senza valenze iniziatiche, si<br />

sviluppò in varie parti del mondo antico.<br />

Nell'epopea di Gilgamesh si parla di Ishtar, dea della fertilità e della<br />

prostituzione, le cui sacerdotesse abitavano nel tempio e si davano<br />

ai fedeli durante cerimonie sacre. Anche il dio Babilonese Marduk<br />

aveva le proprie sacerdotesse-prostitute che in base al codice di<br />

Hammurabi erano divise in due categorie, le nobili destinate al<br />

tempio dai padri e le comuni. Anche in Israele a Canaan e a


Cartagine i templi ospitavano prostitute sacre come pure in<br />

Cappadocia dove, a detta di Strabone (10), "una moltitudine di<br />

donne, in gran parte consacrate alla dea (Ma), trae guadagno dal<br />

meretricio".<br />

Non sappiamo se la prostituzione sacra greca avesse origini<br />

autonome o fosse influenzata dai riti di fertilità dell'Asia minore, ma<br />

sappiamo che presso i tempi di Artemide a Efeso, di Afrodite a<br />

Corinto e di Dioniso a Sparta erano presenti le sacerdotesseprostitute.<br />

A Corinto poi, dove esisteva un famoso tempio di<br />

Afrodite, oltre alla prostituzione sacra all'interno della cerchia del<br />

tempio era presente un'altra forma di prostituzione sacra<br />

"autonoma" all'esterno del tempio che prosperava anche durante le<br />

ore notturne.<br />

note a La prostituzione sacra:<br />

1) Erodoto, libro I, 199<br />

2) Socrate, Storia ecclesiastica, libro XVIII<br />

3) Sozomeno, Storia ecclesiastica, V. 10<br />

4) Eliano, Varia Historia, IV, 1<br />

5) R. H. Charles, The Testament of the Twelve Patriarchs, Londra, 1908, cap. 12<br />

pag. 81<br />

6) Strabone, Geografia, II, 14, 16<br />

7) Clemente d'Alessandria, Esortazione ai Greci, II, 13<br />

8) Ateneo, Deinosophistae, XII, 515-16<br />

9) Strabone, Geografia, XXVII, I , 46<br />

10) Strabone, Geografia, II, 4, 7


La GRECIA CLASSICA<br />

Filomena scrive all'amante Critone: "Perché ti disturbi a scrivermi delle<br />

lunghe lettere? Io voglio cinquanta monete d'oro, non lettere. Perciò se tu<br />

mi ami, paga; se invece ami il denaro più di me, non mi seccare più.<br />

Addio!"<br />

Alcifrone, Lettere di cortigiane, 1, 40<br />

La morale della Grecia classica è molto importante per la<br />

comprensione dei rapporti matrimoniali e sessuali della nostra<br />

società perché è da essa che, attraverso Roma, derivano molti nostri<br />

modi di pensare.<br />

La divisione del lavoro e dei rapporti sociali nella Grecia Classica<br />

era netta: all'uomo spettavano i rapporti pubblici, le attività<br />

produttive esterne all'abitazione, la politica, la filosofia e la guerra,<br />

alla donna le attività domestiche. La ragazza greca era quindi<br />

educata ai lavori domestici poiché la sua unica collocazione era tra<br />

le mura di casa da cui poteva uscire solo ad "un'età tale da far dire<br />

agli uomini non 'di chi è moglie?' ma 'di chi è madre?'"(1). La donna<br />

greca insomma non aveva altra funzione che quella riproduttiva e<br />

altro ruolo sociale che quello di servire il marito in casa, ruolo non<br />

molto dissimile da quello tradizionale della donna veneta che deve<br />

soddisfare al detto "che la tasa, che la piasa, che la staga in casa" (che<br />

piaccia, che taccia, che stia in casa).<br />

La donna greca non aveva autonomia né di pensiero né di<br />

movimento ma era sempre soggetta ad un'autorità maschile, il<br />

padre, il marito, il figlio maggiore, e nei rapporti col marito si<br />

poteva considerare fortunata se riusciva ad instaurare un rapporto<br />

di amicizia e non di sopportazione e odio.<br />

L'amore e la passione erano totalmente esclusi dalla vita<br />

matrimoniale greca perché il matrimonio era un mezzo per<br />

tramandare la proprietà e per consolidare la posizione sociale del<br />

marito. Null'altro che un contratto economico sociale tra marito e<br />

suocero in cui i sentimenti non erano assolutamente considerati.<br />

Questa consuetudine vecchia di millenni è tutt'ora accettata anche in<br />

Italia e in parecchie nazioni "sviluppate". Nelle classi elevate il<br />

matrimonio è considerato una cosa troppo seria per poter essere<br />

affidato a due giovani in preda ai sentimenti. Alcuni anni fa Gianni


Agnelli dichiarò che l'innamoramento e il matrimonio d'amore<br />

erano un'esclusiva delle servette. Non molto distante è la posizione<br />

della chiesa romana che da secoli predica il matrimonio e mai<br />

l'innamoramento.<br />

Ne va da se che la vita matrimoniale dei greci basata su un contratto<br />

di matrimonio fosse alquanto misera di sentimenti e passioni e ci<br />

fosse una forte tendenza all'adulterio e all'omosessualità. La Grecia<br />

non era uno stato unico ma era formato da varie città-stato dotate di<br />

una propria legislazione e spesso in guerra fra di loro per cui la<br />

soluzione giuridica del matrimonio e del ruolo sociale della donna<br />

non fu omogenea in tutta la grecia.<br />

Solone, "l'uomo più giusto dell'antichità" e grande legislatore degli<br />

ateniesi, risolse in chiave maschilista la situazione organizzando un<br />

bordello in ogni quartiere d'Atene dove "donne disponibili per tutti<br />

aspettano svestite i clienti per non trarli in inganno...e dopo aver<br />

giaciuto con loro per un denaro e mezzo...uscendo, si potrà<br />

mandarle al diavolo: esse non contano nulla" (2).<br />

Presso i postriboli sorsero scuole di prostituzione in cui venivano<br />

educate alla professione le contadine e le donne provenienti da fuori<br />

della repubblica: alle cittadine ateniesi nate libere era proibito<br />

prostituirsi.<br />

Oltre che nei bordelli la prostituzione ateniese si sviluppò in alcune<br />

zone della città dove ferveva il traffico come ad esempio il porto.<br />

Qui lavoravano le prostitute della categoria più bassa ed erano<br />

soggette ad una tassa proporzionale al reddito che veniva riscossa<br />

da appositi incaricati, i pornikon telos. Col tempo la lotta per<br />

accaparrarsi i clienti divenne sempre più dura e le prostitute<br />

ricorsero a infiniti trucchi per mettersi più in mostra fra cui tingersi i<br />

capelli di biondo e incidere le suole dei sandali in modo da lasciare<br />

scritte accattivanti sulla sabbia.<br />

A differenza delle ospiti dei bordelli le prostitute libere, dette dagli<br />

ateniesi "lupe", provenivano solitamente dalla città di Atene ed<br />

erano costituite da donne sedotte e abbandonate, vedove o donne<br />

rimaste per qualche motivo sole. Erano quindi le sole donne libere<br />

dal dominio maschile di Atene che si potessero trovare in giro per la<br />

città e che frequentavano i viali, i bagni e le locande.


Un'altro tipo di prostituta ateniese era l'aleutride. Solitamente faceva<br />

parte di qualche gruppo artistico ed era dedita alla danza e al suono<br />

del flauto. Veniva ingaggiata per feste e banchetti o noleggiata per<br />

un periodo di tempo da qualche benestante che poi la poteva<br />

passare a qualche amico. L'attività sessuale non rientrava negli<br />

accordi di lavoro, cioé i contratti erano per attività artistiche, ma<br />

solitamente se l'artista voleva continuare a lavorare doveva<br />

accettare anche altri tipi di prestazioni: come molte attrici del<br />

cinema e del teatro odierno, insomma.<br />

Le aleutridi migliori erano libere e si mettevano all'asta da sole al<br />

termine di qualche festa. Erano delle artiste e annualmente<br />

organizzavano un'assemblea durante la quale nominavano quella di<br />

loro che avesse il più bel seno, il miglior sedere, le gambe più belle e<br />

il ventre più piatto: qualcosa di non dissimile dagli odierni concorsi<br />

di bellezza, se si esclude che quello era autogestito.<br />

La categoria più alta delle prostitute ateniesi era costituita dalle<br />

etere. Costoro erano spesso dotate di qualità eccezionali e di buona<br />

educazione ed esperte nell'arte oratoria. Spesso erano al seguito di<br />

generali, politici o di artisti quotati. E' chiaro che il rapporto<br />

economico con una etera era di livello ben diverso da quello con una<br />

donna da bordello. A differenza di tutti gli altri tipi di prostitute<br />

ateniesi le etere erano formate in una scuola speciale presso il tempio<br />

di Venere a Corinto, erano quindi delle prostitute sacre e a volte<br />

venivano donate al tempio decine o centinaia di donne per<br />

ringraziare la divinità della grazia ricevuta.<br />

Se ad Atene la prostituzione era un rimedio contro l'adulterio e un<br />

piacere per la vita degli uomini, a Sparta era completamente<br />

inesistente e non se ne sentiva neppure la mancanza.<br />

Il grande legislatore spartano Licurgo nel nono secolo avanti Cristo<br />

"pose fine ad ogni attaccamento della donna per una vita<br />

eccessivamente ritirata, e ordinò che le ragazze, non meno dei<br />

ragazzi, andassero nude in processione e prendessero parte ai canti,<br />

alle feste e alle danze insieme a giovani uomini....Questa nudità non<br />

comportava nulla di vergognoso...dava anzi un'impressione di<br />

semplicità ed insegnava alle donne ad apprezzare la buona salute e<br />

ad amare come gli uomini il coraggio e l'onore... questo mostrarsi


era un incentivo per i maschi al matrimonio... e i celibi incorrevano<br />

in pene e nella pubblica derisione "(3).<br />

Gli spartani trascorrevano in modo comunitario la maggior parte<br />

della loro vita rendendo quindi infrequenti i rapporti sessuali tra gli<br />

sposi, ciò garantiva che la passione e l'amore reciproci rimanessero<br />

sempre vivi.<br />

Per evitare l'adulterio, i rapporti illeciti e le gelosie Licurgo permise<br />

ai mariti di avvalersi della collaborazione di altri uomini per<br />

procreare con le proprie mogli figli migliori sia fisicamente che<br />

socialmente e "insegnò a ridicolizzare coloro che insistevano<br />

sull'esclusivo possesso della propria moglie ed erano pronti a<br />

combattere e uccidere altra gente per mantenere il loro diritto" (4).<br />

Per Licurgo i bambini appartenevano ai genitori ma soprattutto allo<br />

stato, sua preoccupazione era quindi quella di permettere l'unione<br />

dei genitori migliori per ottenere i cittadini migliori.<br />

Ovvio che in una situazione di comunità e di libertà sessuale come<br />

quella di Sparta le richieste di prestazioni sessuali extramatrimoniali<br />

fossero accettate tranquillamente e non ci fosse neppure l'idea della<br />

prostituzione.<br />

note aLa Grecia Classica:<br />

1) Stobeo, Florigenium, LXXIV, 33<br />

2) Ateneo, Deipnosofhistae, Il banchetto dei sapienti, XIII, 569<br />

3) Plutarco, cit in Henriquez, La prostituzione, pag 52<br />

4) Plutarco, Vita di Licurgo, XII, XIV, XV


ROMA<br />

"I vizi non si concentrano in un sol luogo, ma cambiano continuamente,<br />

sono in costante movimento, si combattono e si fuggono l'un l'altro. Ma<br />

potremo sempre dire di noi la stessa cosa: siamo e siamo stati creature<br />

piene di peccati e (ahimè bisogna che lo dica!) saremo sempre tali"<br />

Seneca, De Beneficiis Libri, VII, I, 10<br />

"Alcuni pensano che Acca Larenzia (madre del fondatore di Roma<br />

Romolo e di Remo) fosse stata soprannominata dai pastori "Lupa", a<br />

causa della facilità con la quale concedeva i suoi favori " (1). Anche a<br />

Roma, come ad Atene, col termine "lupa" si identificava, oltre alla<br />

femmina del lupo, una prostituta. Possiamo quindi dedure che la<br />

prostituzione nella valle del Tevere nell'VIII secolo a.C. era senza<br />

dubbio sviluppata, o anche, prendendo per vera l'affermazione di<br />

Tito Livio, che Romolo, il leggendario fondatore della Città Santa,<br />

sia stato oltre che fratricida anche figlio di puttana.<br />

Nei primi secoli di vita della città i romani non furono certamente<br />

dei militaristi con mire imperialiste ma pastori e agricoltori che si<br />

erano riuniti nei pressi dell'isola Tiberina dove il guado del Tevere<br />

era più semplice e dove era più facile difendersi dagli attacchi dei<br />

vicini. Motivazioni difensive e commerciali furono dunque alla base<br />

della scelta dell'ubicazione della città. Il carattere agricolo pastorale<br />

dei primi romani si riflette, secondo alcuni, anche nell'indifferenza<br />

per la sofferenza umana e animale caratteristica di molte società<br />

rurali che portò poi al piacere sadico delle crudeltà perpetrate<br />

nell'arena.<br />

E' ovvio che le istituzioni matrimoniali e le norme sessuali variarono<br />

totevolmente in una città che diede un'impronta a 1200 anni di<br />

storia e che passò da piccolo villaggio bucolico a capitale di un<br />

impero.<br />

Nonostante la vicinanza e la convivenza dei primi anni con gli<br />

etruschi la condotta sessuale dei romani nei primi anni di Roma<br />

pare essere stata irreprensibile, tranne per il ratto delle sabine, la<br />

classica eccezione che conferma la regola.<br />

Oltre alle mogli i romani presero dai Sabini anche la forma<br />

matrimoniale, la confarreatio , cioé il rito mediante il quale la moglie


divide col marito il farro (cereale simile al grano alla base<br />

dell'alimentazione di varie popolazioni dell'area etrusco-laziale fino<br />

al secolo scorso) e ne accetta la totale autorità diventando "una cosa<br />

a lui necessaria ed inalienabile" (2). La confarreatio non prevedeva il<br />

divorzio e prevedeva il passaggio della donna dalla famiglia<br />

paterna a quella del marito. Un'ultima traccia di questo rito<br />

matrimoniale la si riscontra nel vecchio diritto di famiglia italiano<br />

dove "la moglie deve seguire il marito ovunque egli ritenga<br />

opportunuo stabilire la propria dimora", fosse anche stato a<br />

Timbouctoù, e dove non si prevedeva il divorzio.<br />

Col passar del tempo e l'aumento della divisione tra le varie caste<br />

sociali la confarreatio restò una cerimonia riservata alle famiglie<br />

patrizie che la compivano davanti al Pontifex Maximus e a dieci<br />

testimoni mentre per la plebe era prevista la coemptio, cioé il<br />

matrimonio senza passaggio della moglie al marito ( la moglie in<br />

pratica restava nella famiglia paterna). Col tempo anche la coemptio<br />

subì variazioni e la moglie andò ad abitare presso il marito. Siccome<br />

il rito plebeo era più semplice, bastava mimare l'acquisto della<br />

donna davanti al padre di lei e dargli una moneta, negli anni<br />

divenne il matrimonio più usato da tutti i romani.<br />

Esisteva anche un terzo tipo di matrimonio in cui però la moglie<br />

non lasciava l'autorità paterna per quella maritale, era detto per usus<br />

, per abitudine: coloro che per un anno vivevano come marito e<br />

moglie erano considerati sposati.<br />

Dopo le cerimonie matrimoniali e il banchetto nunziale<br />

caratterizzato da canzoni falliche, scherzi osceni e danze licenziose il<br />

marito simulava il rapimento della moglie e la portava a casa<br />

propria seguito dal corteo nuziale. Giunti in camera il letto<br />

matrimoniale era già pronto e il marito slacciava la cintura della<br />

moglie che si spogliava e andava a sedersi sul fallo di pietra della<br />

statua di Mutuno Tutuno, dio della fecondità, per perforarsi l'imene<br />

e facilitare il compito del marito. Terminato questo rito che serviva<br />

evidentemente a neutralizzare i pericoli del primo rapporto sessuale<br />

i due potevano finalmente consumare il matrimonio in pace in una<br />

stanza circondata da statue di varie divinità preposte alle varie fasi<br />

della copula.<br />

Contrariamente a quanto avviene nella nosta società i riti<br />

matrimoniali romani davano una forte impronta sessuale al


matrimonio ma, in contrasto con questo inizio focoso la vita<br />

matrimoniale della neo matrona era alquanto squallida. Ben presto<br />

era relegata nelle stanze delle donne in cui doveva tessere, filare,<br />

controllare l'andamento della casa e accudire i figli: niente di<br />

diverso dalle donne ateniesi, se si esclude che poteva mangiare col<br />

marito ma veniva esclusa dai banchetti perché si beveva vino e<br />

spesso si finiva in orge.<br />

I valori femminili erano di chiara origine campagnola, figli e virtù<br />

domestiche, e i matrimoni erano quasi sempre il risultato di<br />

contratti fra famiglie. Una frase attribuita a Tacito e probabilmente<br />

non molto distante dalla realtà ci informa che "Il vero romano si<br />

sposava senza amore e amava senza rispetto e raffinatezza"<br />

E' chiaro che le frustrazioni sessuali femminili dell'ambiente<br />

familiare dovevano sfogarsi in qualche modo: gli schiavi, le ancelle,<br />

i figli, i gladiatori nell'arena erano i parafulmini su cui si<br />

scaricavano le pulsioni delle matrone insoddisfatte. A Roma la<br />

frusta era ovunque presente, in quasi tutte le famiglie c'erano<br />

inservienti incaricati di frustare gli altri addetti alla casa, e quando<br />

la matrona era stanca di veder frustare allora ordinava le più<br />

sadiche condanne a morte che mente umana abbia inventato. Anche<br />

nelle scuole lo staffile era considerato un valido elemento di<br />

educazione, come ancor oggi in Inghilterra, e visto che tutta la<br />

famiglia dipendeva dal Pater Familias non si contano i romani<br />

adulti che videro stroncata la propria attività politica e la vita perché<br />

il padre li trascinò via dal palco su cui parlavano per farli uccidere.<br />

Insomma, sia durante la repubblica che durante l’impero, la vita dei<br />

romani valeva poco, quella degli schiavi niente, le insodisfazioni<br />

erano tante e le gioie poche: non c'è da stupirsi se Roma era un<br />

continuo bagno di sangue umano da far disgustare anche Seneca.<br />

Reich e Freud avrebbero parecchio da dire sulla psicologia<br />

dell'individuo e del popolo romano: la costruzione di un impero è<br />

un'ottima valvola di sfogo per una popolazione frustrata.<br />

Una volta acquisito l'impero e stabilizzatasi la furia conquistatrice la<br />

figura della donna cambiò di valenza. Ai tempi dell'ultima<br />

repubblica il matrimonio era possibile solo col reciproco accordo dei<br />

coniugi ed era previsto che entrambi i coniugi ottenessero il<br />

divorzio mentre fino a poco prima era consentito solo al marito per<br />

sterilità della moglie. Anche il celibato fu considerato normale e non


fu più perseguitato: Roma non aveva più bisogno di una città piena<br />

di abitanti-soldati che andassero a conquistare l'impero, ora le<br />

bastavano pochi potenti romani che comandassero gli eserciti dei<br />

popoli sottomessi.<br />

Anche la moralità sessuale subì cambiamenti: Ovidio ebbe tre<br />

mogli, Pompeo cinque, e più passava il tempo più le libertà sessuali<br />

e i divorzi aumentavano. L'imperatore Augusto cercò di limitare il<br />

divorzio e di incentivare il matrimonio ma ottenne solo matrimoni<br />

falsi, di facciata, per gabbare la legge. Il cambiamento morale era<br />

conseguenza delle nuove condizioni economiche di Roma. Era<br />

inutile rifarsi ai vecchi valori agricolo pastorali, quelle condizioni<br />

economiche non esistevano più e le prime ad accorgersi della fine<br />

dei vecchi valori femminili furono le donne che divennero ricche<br />

per prime: le donne delle famiglie patrizie. "Tra le donne che<br />

appoggiarono Catilina fu Sempronia...(ella) dava assai poca<br />

importanza all'onore e alla castità, tanto che era difficile stabilire se<br />

desse meno importanza al denaro o alla sua reputazione. Il suo<br />

appetito carnale era tale che era più facile vederla corteggiare gli<br />

uomini che esserne corteggiata. Nella sua vita fu spergiura, ladra e<br />

assassina...ma era piena di qualità. Scriveva, spiritosa negli scherzi,<br />

sapeva conversare con misura, con tenerezza e con audacia: era<br />

insomma piena di brio e di fascino" (3). Che differenza con Cornelia,<br />

la madre dei Gracchi, che considerava i figli gli unici gioielli della<br />

sua vita!<br />

I piaceri del sesso erano comunque quasi sempre predominio<br />

maschile e di essi si parlava normalmente in ogni luogo. Apuleio,<br />

Catullo, Ovidio, Marziale, Petronio, Properzio, Tibullo scrivono<br />

tranquillamente del sesso e anche le raffigurazioni pittoriche e le<br />

sculture pervenuteci non fanno certo mistero del sesso, senza<br />

parlare della collezione di oggetti osceni conservata nel primo<br />

Museo Borbonico di Napoli e attribuita a Tiberio.<br />

La vita del romano era circondata da riferimenti sessuali al punto<br />

che Augusto chiamava Orazio "mio più immacolato pene", ma il<br />

luogo in cui i riferimenti sessuali erano più forti erano i bagni.<br />

Si è molto scritto dell'abitudine dei romani di prendere vari bagni<br />

alla settimana, bagni caldi, tiepidi, freddi, massaggi, unguenti<br />

insomma la cura del proprio corpo rivestiva un'importanza<br />

fondamentale per il cittadino romano, quello ricco si intende, il


povero a quanto pare, restava sempre sporco. Ma i bagni erano in<br />

effetti i luoghi di incontro più lascivi e tolleranti di Roma dove,<br />

prima solo gli uomini, poi anche le donne, potevano andare in giro<br />

nudi, incontrarsi con le persone desiderate e appartarsi in stanze<br />

dove nesuno li avrebbe disturbati. Chi voleva poteva farsi<br />

massaggiare il corpo e poi giacere con il massaggiatore o la<br />

massaggiatrice, lo stesso dicasi per i vari addetti alla cura delle mani<br />

e dei piedi, per gli addetti all'acconciatura dei capelli e alla<br />

depilazione del corpo. Ai bagni c'erano stanze in cui mangiare e<br />

dormire, in altre danzatrici di Gadez (Cadice) danzavano<br />

dimenando sensualmente i fianchi in attesa di un cliente, insomma i<br />

bagni erano locali pubblici dove, chi non trovasse niente di meglio<br />

da fare, poteva anche lavarsi, ma non da solo.<br />

Al popolino invece erano riservate le feste del raccolto. Durante<br />

queste feste veniva portato in processione un enorme fallo e<br />

venivano cantati i canti fescennini, ovviamente di natura oscena, che<br />

avevano come scopo quello di incantare e indurre al rapporto<br />

sessuale le donne ("affascinare" deriva da "fescennino"). Altro culto<br />

sviluppato nelle campagne era quello di Libero, divinità della<br />

fecondità del suolo e delle campagne. Il suo fallo veniva portato in<br />

processione sia in campagna che in città e agli incroci delle strade<br />

venivano celebrati riti definiti da S. Agostino abominevoli e osceni.<br />

Altra divinità alla quale si rivolgevano le moltitudini per richiedere<br />

la fecondità e per risolvere infiniti problemi era Priapo, il dio<br />

dall'enorme pene risolutore di ogni problema.<br />

Le libertà che si prendeva il popolo non escludono comunque<br />

l'origine sacra e il valore rituale di queste manifestazioni durante le<br />

quali all'organo sessuale maschile venivano attribuite tutte le<br />

valenze della fecondità sia degli animali che della terra. Non si deve<br />

credere che nell'inconscio collettivo i culti di Libero e Priapo siano<br />

spariti: ancora oggi in parecchie città italiane sono presenti agli<br />

incroci paracarri a forma fallica e in Calabria si usa mettere un<br />

aratro sotto al letto per rendere fecondo un rapporto: il legame tra<br />

fecondità della terra e sessuale è inequivocabile.<br />

Altra festa a sfondo sessuale e orgiastico famosa a Roma erano i<br />

Baccanali. Il culto originario della Magna Grecia venne importato a<br />

Roma ove perse le sue caratteristiche di ritualità per la fecondità<br />

della terra e vennero accentuate le componenti orgiastiche.


Inizialmente i riti erano segreti e vi erano ammesse solamente le<br />

donne, ma a Roma divennero pubblici e aumentarono di licenziosità<br />

fino a raggiungere un punto in cui, chi rifiutava di avere rapporti<br />

sessuali con un'altra persona, dello stesso o di altro sesso, veniva<br />

immediatamente sgozzato. Alla base della filosofia dei seguaci di<br />

Bacco era la convinzione che nulla potesse essere definito criminale.<br />

A causa di questa filosofia deleteria per l'ordine legislativo, e non<br />

per l'aspetto sessuale o gli omicidi, i Baccanali vennero aboliti dal<br />

senato nel 186 a. C. che ne tollerò alcune forme minori e di poco<br />

conto nell'estremo sud d'Italia.<br />

Il culto di Venere, dea dell'amore, si divideva in culto per Venere<br />

Verticordia, protettrice delle vergini contro la lussuria, Venere<br />

Genitrice e Venere Volgivaga, protettrice delle prostitute. Vi era poi,<br />

in alcuni periodi dell'anno, il culto della castità, o di Iside, importato<br />

dall'Egitto a cui facevano appello le donne che non volevano aver<br />

rapporti col proprio marito: "Sovente neghi i tuoi favori, adducendo<br />

a scusa ora il mal di testa, ora Iside." (4).<br />

La tragica guerra del letto nunziale portava le donne a sfogarsi<br />

come potevano comminando ai dipendenti infinite pene e la morte,<br />

e portando gli uomini a puttane.<br />

La prima registrazione europea delle prostitute risale probabilmente<br />

a Roma. La donna che voleva prostituirsi lo doveva dichiarare ad un<br />

apposito ufficio dove doveva anche pagare una tassa proporzionale<br />

alla propria tariffa. Erano escluse dall'iscrizione le donne patrizie,<br />

anzi per esse in caso di prostituzione era previsto il bando, e se<br />

sposate, la morte. Il senato teneva particolarmente al buon sangue<br />

della propria nobiltà.<br />

Le prostitute registrate erano normalmente schiave e non potevano<br />

cambiare mestiere, tutte le altre donne romane che non fossero<br />

schiave o patrizie si potevano prostituire tranquillamente senza<br />

essere iscritte o pagare tasse. Una regolamentazione a questa<br />

situazione venne da Augusto che per limitare la prostituzione, con<br />

le leggi Giulie, proibì il matrimonio tra cittadini liberi e nati da<br />

prostitute: da allora il termine "figlio di puttana" acquistò valenze<br />

negative.<br />

Tiberio invece varò una serie di leggi contro l'adulterio e obbligò le<br />

puttane a colorarsi i capelli di giallo o di blu e instituì la figura<br />

dell'oedile per far rispettare la legge dalle prostitute e per obbligare i


clienti a pagare il pattuito alle puttane. Le regole andavono<br />

rispettate da tutti!<br />

Roma era un puttanaio: le prostitute registrate, cioé le schiave, erano<br />

dette meretrices ed erano la categoria più bassa, le non registrate<br />

invece erano dette postibulae e si dividevano in varie sottoclassi. Le<br />

delicatae e le famosae erano delle concubine che univano a vaste<br />

conoscenze anche l'attività sessuale. Erano ricercate particolarmente<br />

da poeti e artisti, nonché dai nobili colti nonostante, come ci informa<br />

Ovidio (5), fossero scarse nella danza e nella lettura dei poeti e non<br />

raggiungessero mai il livello delle etere greche. Anche nella<br />

prostituzione i romani, se confrontati coi greci, erano dei grezzi.<br />

Al di sotto di queste concubine erano le doris che perché non ci<br />

fossero dubbi di sorta giravano sempre nude; le lupae che<br />

frequentavano parchi e giardini e attiravano i propri clienti<br />

ululando da dietro i cespugli; le bustuariae che battevano i cimiteri;<br />

le fornices cioé le frequentatrici dei bordelli (da cui il termine<br />

"fornicare"); le pergulae che mostravano tette e culi alle finestre; la<br />

scorta erratica, ovvero le passeggiatrici che se operavano di notte<br />

erano dette ambulatrices notilucae; le diabolaiae che si vendevano per<br />

due oboli; le blitidae che battevano le taverne; le gallinae che<br />

arrotondavano i proventi della prostituzione col furto; le<br />

quadrantariae , le meno care di tutte e sulle strade che portavano a<br />

Roma le fororiae. A queste forme ufficiali di prostituzione vanno<br />

aggiunte le danzatrici, le suonatrici di flauto, le massaggiatrici e le<br />

addette ai bagni, le teatranti e le inservienti di taverne e locande<br />

chiamate asellae perché pagate con una moneta chiamata asino. Oltre<br />

ai bagni e ai vari locali pubblici i romani potevano trovare prostitute<br />

alle arcate degli stadi e degli acquedotti, sotto i ponti, nei vari<br />

bordelli ufficiali, o negli stabula dove si compiva tutto nello stesso<br />

ambiente e nelle turtutillae ove si partecipava ad orgie, e per i meno<br />

abbienti nei casauria, veri buchi fattiscenti.<br />

Come si vede il ventaglio di possibilità di rapporti sessuali per un<br />

romano era abbastanza ampio come tipologia; e a questo va<br />

aggiunto un altro mercato sessuale: quello maschile.<br />

Per il diritto romano ogni cittadino maschio poteva avere rapporti<br />

con un ragazzo finché questi non avesse i peli sul mento. In altre<br />

parole la pedofilia era di ordinaria amministrazione ma alcuni<br />

romani illustri, fra cui Giulio Cesare, suscitavano battute sagaci


perché non utilizzavano i ragazzi solamente come oggetti passivi,<br />

ma anche come elementi attivi.<br />

Non si sa se l'omosessualità a Roma raggiunse mai i livelli della<br />

Grecia classica ma col passare del tempo si sviluppò sempre più e<br />

non si tenne più in considerazione il limite del pelo sul mento del<br />

vecchio diritto. I testi in nostro possesso in cui si parla di<br />

prostituzione maschile sono ridottissimi rispetto a quelli in cui si<br />

parla di quella femminile, ma ciò non è una sufficiente unità di<br />

misura.<br />

Per alcuni studiosi comunque la prostituzione maschile della Roma<br />

imperiale raggiunse i livelli di quella femminile, incoraggiata<br />

indubbiamente dal comportamento di alcuni personaggi illustri.<br />

Nerone, Caligola, Salvio, Ottone, Vitellio, Tito, Domiziano,<br />

Eliogabalo, Commodo non furono che alcuni degli imperatori<br />

romani che si impegnarono a fondo nell'attività sessuale.<br />

Commodo, per esempio, affidò le cure dello stato a Perennis e si<br />

organizzò la vita fra banchetti e bagni circondato da trecento donne,<br />

scelte sia tra le sgualdrine che tra le matrone, e trecento uomini:<br />

evidentemente non faceva distinzioni sessuali e di classe,<br />

l'importante era ben altro. Uccisa la sorella Lucilla dopo averla<br />

esiliata a Capri e costrette alla perversione le altre sorelle, quando<br />

scoprì che la moglie se la intendeva con un'altro la cacciò di casa, la<br />

fece bandire da Roma e infine la uccise. Evidentemente un amante<br />

della moglie pesava più di seicento amanti del marito.<br />

Anche Eliogabalo non fu un imperatore di poco conto. Non si<br />

congiunse mai due volte con la stessa persona, ad eccezione della<br />

moglie, riunì al circo tutte le prostitute di Roma per tenere loro,<br />

vestito da donna, un gran discorso e discutere delle varie posizioni<br />

dell'accoppiamento, stessa cosa fece con i prostituti maschi, ma<br />

vestito da giovanetto. A più riprese distribuì a prostitute e prostituti<br />

denaro e grano come si era soliti fare con un esercito dopo una<br />

campagna vittoriosa. Fu insomma un gran protettore della<br />

prostituzione e quando la Guardia Pretoriana lo uccise in una<br />

latrina lasciò un vuoto incolmabile nel mondo della prostituzione<br />

Romana.<br />

Anche dell'attività sessuale di alcune donne romane si ha notizia:<br />

Messalina, moglie dell'imperatore Claudio da cui ebbe due figli, si<br />

divertiva a lasciare il letto matrimoniale e a rifugiarsi nei bordelli


per poi tornare al talamo imperiale all'alba dopo essersela spassata<br />

con chiunque le passasse vicino. Approfittando di un viaggio ad<br />

Ostia del marito si sposò col console Silio e se lo portò a letto<br />

davanti agli occhi stupefatti degli invitati. Al suo ritorno<br />

l'imperatore risolse la partita secondo il classico realismo romano:<br />

condannò a morte Silio e costrinse Messalina al suicidio.<br />

Anche Giulia, la moglie di Tiberio, visto che il marito si rifiutava di<br />

avere rapporti con lei, andò per le strade di Roma a cercare un pò di<br />

sesso, ma dopo poco tempo fu esiliata e morì in povertà.<br />

Evidentemente, nonostante il livello economico, al rango delle<br />

donne imperiali non era consentita quella autonomia che altre<br />

donne romane avevano. La posizione sociale comportava<br />

un'etichetta derivante dalla vecchia cultura contadina che, come era<br />

sempre stato, andava rispettata più dalle donne che dagli uomini.<br />

Per quei bravi contadinotti dei romani la moglie era né più né meno<br />

che un contenitore ove far crescere il proprio seme (la donna incinta<br />

è chiamata "venter") e siccome la madre era sempre nota ma il padre<br />

non era mai certo, veniva posta tutta l'attenzione possibile perché<br />

nessuno intrufolasse il proprio seme nel venter altrui facendoglielo<br />

poi allevare e accudire come se fosse il proprio. Oltre al danno<br />

economico c'era anche la beffa. Il bastardo avrebbe poi potuto<br />

godere di diritti e potere che forse il rango del vero padre non<br />

avrebbe permesso e ciò avrebbe minato le istituzioni del paese.<br />

Insomma, l'adulterio era un male da perseguitare il più possibile,<br />

soprattutto quello femminile perché si portava dentro il frutto della<br />

colpa.<br />

Per tenere i giovani e gli scapoli lontano dalle donne altrui era<br />

incentivato il ricorso alle prostitute e nella Roma repubblicana era<br />

disonorevole per un uomo sposato fare ricorso al meretricio perché<br />

così sprecava inutilmente il proprio seme. La prostituta era<br />

considerata, come anche ad Atene, un oggetto, un bene di consumo,<br />

un usa e getta che valeva meno ancora della somma richiesta,<br />

inoltre era una donna, quindi un possibile venter e una possibile<br />

madre, era considerata come un essere che avesse abdicato alle<br />

proprie possibilità, un traditore di se stesso, della propria natura, un<br />

autoreietto, e siccome si vendeva era una schiava, schiava di se<br />

stessa, ma pur sempre uno schiava.


Tutto il diritto romano poggia su queste tesi, e anche gli usi e la<br />

morale pubblica tramandataci dai vari scrittori sottolinea<br />

l'importanza della purezza della donna da sposare e la laidità della<br />

donna da bordello: la donna é vista o come moglie o come puttana,<br />

non ci sono altre possibilità.<br />

Anche la verginità in questa situazione assumeva valenze enormi e<br />

non è un caso se i lenones romani ornavano di foglie di lauro la<br />

porta di casa quando riuscivano a mettere le mani su una schiava da<br />

prostituire ancora vergine! La moglie poi doveva giungere vergine<br />

al matrimonio, e quando una donna non sposata non era più<br />

vergine era, per la mentalità comune, una puttana.<br />

Ancora oggi in parecchi paesi una donna che passi disinvoltamente<br />

da un uomo all'altro è considerata una puttana, anche se non c'è<br />

scambio economico.<br />

A Roma non esisteva la possibilità per una donna di essere una<br />

persona, come del resto non esisteva per l’uomo, tutto era visto in<br />

funzione economica, del mantenimento dello stato e della<br />

riproduzione del potere, non importava a che prezzo.<br />

A pensarci bene non è cambiato molto dai tempi di Roma.<br />

note a Roma:<br />

1) Tito Livio, I, IV, 7-8<br />

2) Dioniso d'Alicarnasso, II, 25<br />

3) Sallustio, Bellum Catilinae, 25<br />

4) Ovidio, Amores, I, VIII, 74-75


Dal MEDIO EVO al REGNO D'ITALIA<br />

"Dio ammette che avvengano mali nell'universo, e li lascia esistere per<br />

paura che se essi fossero soppressi, i più grandi beni non lo sarebbero<br />

altrettanto, o che non ne dovessero seguire i peggiori mali."<br />

(San Tommaso, Summa theologica, Ia IIae, quest. 10, art.11)<br />

Alcune città non solo ammisero la prostituzione ma la protessero e<br />

si operarono per farla ben funzionare contro il grande pericolo del<br />

vizio nefando dell'omosessualità.<br />

Mancano ancora studi storici sufficentemente ricchi di documenti<br />

per capire da dove, quando e perché nacque questo timore.<br />

Indubbiamente il carattere non procreativo del rapporto anale giocò<br />

un ruolo rilevante, come si può rilevare dalla teologia morale della<br />

fine '200 inizi '300. Le tendenze fanatiche e intolleranti nei confronti<br />

delle minoranze, che consideriamo normalmente medioevali, si<br />

svilupparono solamente dal 1150 al 1350 e in questo periodo il<br />

rapporto omosessuale e anale passò dall'indifferenza sociale ad atto<br />

peccaminoso, asociale e pericoloso.<br />

Perché in quel momento e non prima o dopo nacque questo timore.<br />

Una risposta senz'altro valida è quella che pone l'accento sulla crisi<br />

demografica verificatasi in quegli anni per carestie e pestilenze (1).<br />

La stimmatizzazione del sempre tollerato 'vizio nefando' e<br />

l’incentivo alla prostituzione non sarebbero quindi che una forma di<br />

incitamento al rapporto procreativo in antitesi alle tendenze<br />

sodomite. In appoggio a questa tesi si possono citare le indagini<br />

svolte negli ospedali per ricercare forme di lacerazioni anali nei<br />

ricoverati e nelle ricoverate per punire i colpevoli e le colpevoli di<br />

tali pratiche .<br />

La popolazione europea tocca il punto più basso tra il 1400 e il 1440<br />

soprattutto a causa della peste (2).Il mondo cristiano assalito a sud<br />

e ad est dai mussulmani, decimato dalle pestilenze e dalle<br />

carestie, scisso dagli eretici si trova in poco tempo spopolato,<br />

senza braccia per produrre e per difendersi. In pochi anni le<br />

abitudini mentali si modificano e verginità e castità si trovano a<br />

combattere una lotta persa contro il bisogno di popolazione.


Nel 1370 santa Brigida si dovette opporre ad un cardinale che<br />

voleva la libertà matrimoniale per i sacerdoti e lo stesso Zabarella,<br />

presidente al Concilio di Costanza, affermava che sarebbe stato<br />

meglio permettere ai preti di sposarsi (3).<br />

Verso la fine del '200 si sviluppò una scuola di pensiero che<br />

partendo da due capisaldi della cultura dell'epoca, la seconda parte<br />

del Roman de la rose e la Summa di san Tommaso, cercava di<br />

vivificare e rendere più gioiosa la vita ritornando alle spinte naturali<br />

e denunciando tutti coloro che non si rammentavano più di essere<br />

uomini.<br />

Nel 1275 P. d'Abernam scrive Lumiere az lais in cui dichiara che i<br />

peccati capitali sono cinque spirituali e due carnali e siccome quelli<br />

carnali vengono dalla natura sono meno gravi di quelli spirituali.<br />

La rivalutazione della natura e della carnalità sminuiva il valore<br />

della castità e nel 1277 Etienne Tempier condanna aspramente<br />

affermazioni tipo "la continenza non è di per sé virtù" e "l'astinenza<br />

totale dalle opere della carne corrompe la virtù e la specie" che<br />

facevano parte dell'insegnamento di san Tommaso e di Averoé.<br />

Guglielmo da Ockham invece si schiera con i seguaci di san<br />

Tommaso e giudica i peccati tanto meno importanti quanto più si è<br />

indotti a compierli, e quindi, siccome si è attratti dalla bellezza,<br />

quanto più una donna è bella tanto più attrae, e più si è attratti<br />

meno si pecca. L'uomo, che per sua natura non può resistere alla<br />

bellezza femminile, ci prova sempre, è nel suo pieno diritto, anzi per<br />

alcuni un dovere, sta alla donna resistergli, beninteso dopo averlo<br />

adescato con la sua bellezza. Difficilmente si possono trovare<br />

migliori avvalli morali alla violenza sessuale e allo stupro così in<br />

voga nel tardo medio evo, e difficilmente si trovano regole morali<br />

così inglobate nella morale comune: la donna deve farsi bella con<br />

trucchi e profumi per essere accettata nel suo ruolo di selvaggina e<br />

l'uomo cacciatore deve cercare di sedurla. Come si vede le industrie<br />

di cosmetici e le cacce alle turiste hanno solide basi filosofiche e<br />

religiose!<br />

Frate Lorenzo, padre spirituale dei figli del re di Francia Filippo<br />

l'Ardito, nel 1280 scrisse nel Somme le roy, opera che venne tradotta<br />

in varie lingue, che alcuni moti della carne non son per nulla peccati<br />

e non li si possono del tutto schivare ma non vanno incoraggiati con


cattivi pensieri o bevande. I peccati carnali assolutamente da evitare<br />

sono tre: l'atto contro natura, il desiderare la donna altrui e la<br />

disonestà matrimoniale.<br />

Nel 1320 esce dal convento domenicano di Strasburgo lo Speculum<br />

humanae salvationis che si schiera di massima con Etienne Tamper.<br />

Verso la fine del '300 si hanno i primi scritti contro la masturbazione<br />

considerata, sia solitaria che in compagnia, peccato peggiore del<br />

mangiar carne il venerdi.<br />

I problemi legati alla masturbazione comunque non sono solamente<br />

religiosi. Lo sperma è considerato sangue purissimo che viene dal<br />

cervello e l'eiaculazione è quindi pericolosissima perché ogni<br />

emissione di sangue può portare alla debolezza i giovani non<br />

ancora formati fisicamente, e ogni perdita di cervello precipita il<br />

giovane nella stupidità. La masturbazione inoltre porta ad altri<br />

comportamenti devianti e ad eccessi nel matrimonio e per<br />

l'immondo piacere che procura può distogliere dall'atto generativo.<br />

Fra la fine del 200 e l'inizio del 300 nasce il postribolo, diretto<br />

discendente del lupanare romano ma con spiccate funzioni<br />

poliziesche di controllo e di limitazione ai movimenti delle<br />

prostitute.<br />

In molte città come Londra, Tolosa, Montpellier, Avignone,<br />

Amburgo, Ratisbona, Zurigo, Basilea, Vienna i postriboli erano di<br />

proprietà comunale e venivano dati in gestione a privati che<br />

provvedevano a stabilire le tariffe e a riscuoterle dagli avventori.<br />

Oltre a ciò gestivano il ristorante del postribolo dove venivano<br />

intrattenuti i clienti prima e dopo aver "consumato" e tenevano la<br />

contabilità delle puttane che era solitamente in rosso perché tra<br />

pasti, parrucchiere, lavanderia e mazzette alle guardie le spese<br />

erano superiori alle entrate, cosa che costringeva ad una sorta di<br />

schiavitù delle donne nei confronti dei tenutari.<br />

Quando un personaggio importante transitava per una città le<br />

abitanti del bordello venivano messe a disposizione del personaggio<br />

e del suo seguito (4).<br />

Per meglio distinguere le femmine oneste da matrimonio e da<br />

riproduzione da quelle da sesso, le puttane quando uscivano per<br />

strada erano spesso obbligate, pena elevate contravvenzioni, a<br />

vestirsi in modo particolare. Queste 'divise' variavano da città a città<br />

e potevano essere mantelle più o meno lunghe e di colori


determinati, sonagli appesi agli abiti, acconciature particolari dei<br />

capelli, copricapi specifici, fazzoletti o nastri gialli al collo, fascie di<br />

vario colore, proibizione di alcune calzature e di portare i guanti.<br />

Per assicurare i propri clienti di non compiere un peccato avendo<br />

rapporti con donne sposate o comunque "di qualcuno" i tenutari dei<br />

bordelli dei primi '400 assicuravano, sotto la propria responsabilità,<br />

che le meretrici a loro disposizione erano libere da ogni legame e<br />

che si prestavano solamente per amore del denaro, non per piacere<br />

come raccomandava san Tommaso. Queste limitazioni portarono ad<br />

un forte afflusso di straniere perché meno controllabili delle paesane<br />

sulla effettiva libertà, e all'imposizione di un segno di distinzione<br />

per assicurare i clienti che un rapporto con quelle donne era libero e<br />

non peccaminoso. Come segno di distinzione ci si ispirò spesso a<br />

quello usato da Rahab, biblica puttana di Gerico, che fece pendere<br />

dalla sua casa un filo rosso per proteggerla dai soldati di Giosué (5).<br />

Nel '400 si sviluppò nell'Italia rinascimentale una particolare forma<br />

di prostituta: la cortigiana. Nata all'ombra di S. Pietro<br />

probabilmente da squilibri di educazione fra uomo e donna dei ceti<br />

medio alti e alti, la cortigiana si espanse ben presto in tutte le città<br />

italiane ed europee mantenendo, a volte per secoli, un ruolo<br />

essenziale per le arti e la politica.<br />

Il Rinascimento ricreò con le cortigiane un qualcosa di simile alle<br />

etere greche e spesso queste donne furono ispiratrici di letterati o<br />

letterate esse stesse come testimoniano i nomi di Imperia, Tullia<br />

D'Aragona, Veronica Franco, Camilla Pisana e Lucrezia detta<br />

"Madrema non vuole".<br />

Donna educata al buon gusto, alla musica e alle arti, la cortigiana<br />

seppe offrire al cortigiano sposato un ambiente frizzante e<br />

seducente, al cortigiano nubile un misto di focolare domestico e<br />

sensualità, e ad artisti, letterati ed eruditi in genere un salotto in cui<br />

riunirsi, scambiarsi idee e riposare. Il suo salotto divenne così il<br />

centro della vita culturale del rinascimento e gli odierni salotti<br />

intellettuali non sono altro che i pronipoti decaduti di quelli delle<br />

cortigiane del '500.<br />

Il postribolo andò in crisi verso la fine del 400 (mancanza di<br />

frequentazione per la possibilità di trovare altre donne in casa o<br />

puttale libere, aumento dell'omosessualità, spinte moralizzatrici<br />

della Riforma e della Controriforma?) e le donne iniziarono a


scialare per tutta la città in cerca di clienti destando preoccupazione<br />

in chi le voleva ben distinte dalle donne oneste e in chi le voleva<br />

lontane dai luoghi sacri o ecclesiastici. Numerosi editti e grida<br />

cercarono di riportare le donne in un luogo chiuso o, come più<br />

spesso si tenderà, ad una zona della città riservata a case di<br />

malaffare gestite direttamente dalle puttane o da ruffiane e ruffiani,<br />

ma dal numero e dalla frequenza di questi proclami si può dedurre<br />

che non fosse cosa facile tenere sotto controllo queste persone. Va<br />

notato comunque che più che dall'aspetto morale di distinguere le<br />

donne oneste dalle disoneste l'autorità del tempo sembra comunque<br />

preoccupata di non perdere le rendite derivanti dalla licenza di<br />

prostituzione rilasciata alle iscritte all'apposito albo, condizione<br />

spesso essenziale per poter esercitare la professione.<br />

Col '600 si ebbe una grossa variazione dei rapporti fra stato e<br />

prostituzione: l'avvento della polizia medica o di sanità che<br />

sorvegliava e controllava l'igiene delle prostitute per impedire, o<br />

almeno limitare, la diffusione delle malattie veneree, prima fra tutte<br />

la sifilide.<br />

Questa campagna che trovò sostenitori in ogni ceto e in pensatori<br />

sia laici che ecclesiastici partiva dal presupposto che, considerata<br />

l'inelluttabilità del dover convivere con la prostituzione, almeno<br />

fosse controllata dal punto di vista medico.<br />

Non mancano comunque anche nei secoli dei lumi i fautori<br />

dell'abolizione della prostituzione considerata un mezzo che porta<br />

alla spossatezza degli uomini, allontanandoli perciò da altre attività<br />

virili come la guerra e il lavoro, e chi vede nel bordello il luogo in<br />

cui gli uomini si stancano del sesso femminile per rivolgersi quindi<br />

all'omosessualità. C'è chi osanna il matrimonio perchè trova<br />

nell'indifferenza sessuale matrimoniale un rimedio contro la<br />

spossatezza delle forze maschili e chi vede nel bordello lo sfogo<br />

degli uomini non ammogliati che così non insidiano le donne altrui.<br />

Tutti comunque considerano la prostituzione l'unica forma di<br />

controllo e gestione sociale della masturbazione, questo tremendo<br />

male che distrugge sia nel corpo che nello spirito responsabile fra<br />

l'altro di priapismo e gonorrea, epilessia e consunzione,<br />

eiaculazione precoce, perdita di erezione, perdita di fertilità, e per<br />

la donna anche di leucorrea, imbecillità, isterismo e incapacità alla<br />

procreazione. Questa analisi distruttiva della masturbazione partiva


probabilmente dai primi studi medici su mongoloidi e vari<br />

handicappati mentali: dalla constatazione che spesso tali persone "si<br />

toccavano" si dedusse facilisticamente che la loro condizione fosse<br />

una conseguenza della masturbazione.<br />

Considerando quindi che agli impulsi sessuali non si poteva<br />

resistere senza subire danni all'organismo e che il rapporto sessuale<br />

con una puttana era pur sempre meglio della masturbazione, l'unico<br />

pericolo restava il controllo delle malattie veneree che si poteva<br />

espletare meglio in un bordello che in tanti appartamenti<br />

difficilmente controllabili. Questa pratica di polizia medica però<br />

aveva dei limiti: una volta trovata una prostituta ammorbata questa<br />

veniva internata in un ospedale per essere curata, o per essere più<br />

realisti perché non ammorbasse altri uomini, ma dal momento in<br />

cui aveva contratto la malattia a quando la malattia veniva<br />

diagnosticata vari uomini potevano essersi contagiati; è chiaro che<br />

un controllo di questo tipo era limitante delle libertà della donna e<br />

quasi inutile dal punto di vista sanitario.<br />

I lumi della ragione non schiarirono che per un attimo il popolo<br />

parigino che assalì la Bastiglia in nome dela libertà, della fraternità e<br />

dell'uguaglianza perché all'arrivo di Napoleone le poche prostitute<br />

sopravvisute al terrore furono schedate, catalogate e rinchiuse in<br />

bordelli sotto il controllo statale. La salute dei soldati innanzi tutto!<br />

Napoleone fece la fine che sappiamo ma i suoi regolamenti non<br />

finirono con lui, anzi furono addirittura migliorati da un genio del<br />

controllo poliziesco come Parent-Duchatelet che nel 1837 uscì con<br />

un testo destinato a divenire il faro dell'oppressione poliziesca della<br />

prostituzione per oltre un secolo.<br />

"Le prostitute in un accentramento di uomini sono inevitabili come<br />

sono inevitabili le fogne, gli scarichi e i depositi di immondizie. La<br />

condotta dell'autorità di polizia deve essere uguale sia per queste<br />

che per quelle"(6). Non è cambiato molto da S. Agostino a<br />

Duchatelet!<br />

Dopo aver spiegato tutto sulla prostituzione, aver arricchito il testo<br />

di grafici e statistiche fra cui alcune sull'età, sulla provenienza, sul<br />

colore degli occhi, il colore del pelo, le tonalità del colore dell'ano e<br />

delle labbra della vulva il nostro buon gendarme, visto che le<br />

prostitute libere lavorano mediamente solo due anni della loro vita<br />

poi passano ad altro lavoro, decreta che la prostituzione libera è da


abolire e va mantenuta solo nei bordelli sotto il controllo dello stato.<br />

A chi obietta che così le donne saranno costrette a prostituirsi per<br />

sempre perché viene loro impedito di fatto di lasciare il bordello il<br />

padre di tutte le leggi inique dichiara che "..la libertà individuale è<br />

un diritto al quale le prostitute non possono pretendere..(e poichè)<br />

sono state loro ad abdicare a tale diritto...è giusto sottoporle ad un<br />

codice diverso da quello che regola gli altri membri della società" (7).<br />

Cosa dire di questo ragionamento, che è assurdo? Ma quanti si sono<br />

schierati contro questo stesso ragionamento fatto da Muccioli nel<br />

1978 per giustificare le catene ai tossicodipendenti nella sua<br />

comunità a San Patrignano? Forse che le libertà di un eroinomane e<br />

di una puttana sono diverse?<br />

Comunque la storia ci insegna che i principii di Parent-Duchatelet<br />

furono approvati e nacquero i bordelli di stato, veri lagher in cui<br />

una donna poteva essere introdotta in base al sospetto della polizia<br />

e da cui usciva solo quando nessuno la voleva più o perché troppo<br />

vecchia o perché sifilitica. Per entrare nelle case chiuse bastava<br />

essere sorprese fuori casa dopo le otto di sera, o che una denuncia<br />

anonima dicesse che quella donna era stata con un uomo senza<br />

essere sposata. La trafila era semplicissima: polizia, medico, visita e,<br />

se malata al sifilicomio-prigione da cui probabilmente non sarebbe<br />

più uscita, se sana al bordello dove se un cliente pretendeva qualche<br />

prestazione che a lei non andava la frusta le avrebbe presto<br />

insegnato che il cliente ha sempre ragione.<br />

Neppure la breve parentesi libertaria della Comune del 1870 si<br />

scrollò di dosso questa schifosa normativa, la liberalizzazione della<br />

prostituta e della donna infatti non sarebbero venute dalla sinistra<br />

rivoluzionaria ma dall'Inghilterra imperialista e vittoriana.<br />

Come abbiamo visto nel medio evo torna in auge il bordello, istituto<br />

che ha avuto per secoli un'importanza "storica" nella formazione<br />

dell'uomo.<br />

Per i ragazzi degli strati sociali più bassi che non hanno a<br />

disposizione né serve né schiave e non hanno neppure la fortuna di<br />

avere ragazze segrete ecco che il bordello fornisce l'opportunità di<br />

compiere le prime esperienze sessuali e viene vissuto come<br />

apprendistato della coniugalità. Nel bordello si formano gli uomini<br />

del domani perché essendo la procreazione una peculiarità maschile


(ricordiamo che per il diritto romano e greco la donna non era che<br />

un 'venter', un contenitore in cui far crescere il figlio e che anche per<br />

la scienza medica non aveva alcun altra funzione) l'uomo deve<br />

imparare sia le tecniche sessuali per avere un rapporto riproduttivo<br />

che come comportarsi con una donna per dominarla perché anche<br />

questo sarà suo compito come marito.<br />

Che la legge fondamentale del matrimonio sia maschile con l'uomo<br />

che comanda e detiene ogni forma di iniziativa lo si può dedurre<br />

anche dalle posizioni amorose adottate: l'unica posizione concessa è<br />

quella con l'uomo sdraiato sopra alla donna, ogni altra variante è<br />

proibita dalla chiesa perché non porta alla riproduzione. Unica<br />

eccezione ammessa la posizione 'a retro' nel caso la donna sia<br />

incinta perché così non si comprime la pancia e non si mette in<br />

pericolo la vita dell'embrione. Che mancanza di fantasia, che aridità<br />

sessuale soprattutto se confrontata con le sculture dei tempi<br />

indiani dello stesso periodo.<br />

La posizione con l'uomo sopra alla donna restò rigorosamente<br />

intoccabile per parecchi secoli e fu imposta a quasi tutte le<br />

popolazioni con cui la cultura cristiana è venuta in contatto tanto da<br />

essere definita 'la posizione del missionario'.<br />

note a Dal Medio Evo al Regno d'Italia:<br />

1) Canosa R.Colonnello I, Storia della prostituzione in Italia, Roma 1989,<br />

Rossiaud J., Prostituzione, gioventù e società urbana nella Francia sud orientale nel<br />

sec.XV. in: Paura (la) dei padri nella società antica e medievale. pp. 171- 232, Bari,<br />

1983<br />

2) Alcuni dati europei denunciano 12.000 vittime a Firenze, Pistoia perde i due<br />

terzi della sua popolazione, a S. Geminiano nel 1450 gli abitanti sono il 14% di<br />

quelli di un secolo prima, Prato in un secolo è diminuita dei quattro quinti, e<br />

nel resto dell'Europa non è molto meglio: un terzo degli adulti e tre quarti dei<br />

bambini morti in pochi mesi a Valréas in Francia, Montpellier passa nel 1395 da<br />

10.000 famiglie a 800 e anche a Tarascona i sindaci nel 1396 lottano contro lo<br />

spopolamento e il pericolo mortale che ne consegue.<br />

3) Si deve considerare che in un grosso periodo di crisi in cui la sopravvivenza<br />

era quotidianamente a rischio, la chiesa offriva pur sempre un modo per<br />

sopravvivere e le vocazioni, vere o giustificate dal bisogno, avevano raggiunto<br />

nella prima metà del '400 in alcune zone il 7% della popolazione.


4) Notizie certe in proposito si hanno sulle soste a Berna nel 1414 e a Ulm nel<br />

1434 di Sigismondo, prima re e poi imperatore, e di Enrico III, re di Francia, a<br />

Venezia nel 1574.<br />

5) La Bibbia, Gios. 2. 18<br />

6) Duchatelet P., La prostitution dans la ville de Paris, Parigi, 1836, pag. 367<br />

7) Duchatelet P., La prostitution dans la ville de Paris, Parigi, 1836, pag. 359<br />

Dal REGNO D'ITALIA a OGGI<br />

...E' impossibile distruggere la prostituzione...esiste da tempi immemorabili<br />

e tutto ciò che abbiamo tentato per distruggerla non ha potuto vincere una<br />

imperiosa necessità.<br />

F. F. A. Béraud, commissario di Parigi, Le prostitute di Parigi,<br />

Parigi, 1839<br />

Se il problema di Cavour era "fatta l'Italia, facciamo gli italiani", dal<br />

punto di vista legale, l'Unità d'Italia delle prostitute esisteva già dal<br />

1 febbraio 1860.<br />

Nel 1854 il Piemonte aveva varato una legge che prevedeva il<br />

servizio militare obbligatorio e irreggimentava i giovani del regno,<br />

nel 1855 furono irregimentate le prostitute. La legge era di chiara<br />

ispirazione francese e prevedeva l'iscrizione coatta e l'assegnazione<br />

ad un bordello delle donne che fossero considerate, per voce<br />

popolare o a discrezione della polizia, prostitute. Oltre a questa<br />

forte discrezionalità della polizia la legge prevedeva la visita medica<br />

bisettimanale obbligatoria e la reclusione nel sifilocomio-prigione<br />

delle donne infette.<br />

Nel 1857 la legge fu estesa a tutto il Regno di Sardegna e con<br />

l'assegnazione della Lombardia dall'Austia alla Francia e dalla<br />

Francia al Piemonte, la regolamentazione sabauda della<br />

prostituzione passò dal Piemonte alla Lombardia e, guerra dopo<br />

guerra a tutta l'Italia.


Ogni attimo della vita delle prostitute viene regolamentato in<br />

maniera minuziosa, dall'iscrizione all'ufficio sanitario, alla visita<br />

medica bisettimanale, dal ricovero coatto in sifilicomi alla<br />

limitazione agli spostamenti, dalle relazioni annuali degli ispettori<br />

del servizio sanitario di controllo al comportamento che le<br />

prostitute devono tenere in pubblico.<br />

La funzione politica del regolamento non è nuova: anche qui si<br />

tratta di costringere le prostitute ai margini della società in modo<br />

che esistano ma non si vedano. La loro pericolosità è duplice:<br />

sanitaria e morale, e per garantire il controllo di queste persone si<br />

deve continuamente dare la caccia alle "libere" perché si iscrivano<br />

all'Ufficio Sanitario ed esercitino in un luogo controllabile, bordello,<br />

munito di apposita licenza.<br />

La prostituzione è, tanto per cambiare, ammessa ma considerata un<br />

male da controllare per il bene dei frequentatori e della pubblica<br />

morale.<br />

Nel 1862 e 1866 ci furono due tentativi di rivedere la legge<br />

istaurando dei sifilocomi provinciali ma non si approdò a nulla. Nel<br />

Gennaio 1868 alla Camera si discuteva il bilancio dell'Interno e si era<br />

giunti alla voce 18 bis, sifilicomi quando prese la parola l'onorevole<br />

Salvatore Morelli, anarchico di Sessa Aurunca (Napoli) che esordì<br />

dicendo: "Propongo alla Camera, la prima volta che ho l'onore di<br />

indirizzarle la parola, la cancellazione di questo capitolo dal<br />

bilancio. Esso è ingiusto...ed è indecoroso, perché è la prova legale<br />

della tolleranza della prostituzione...Se lo Stato vuol rispettata la<br />

libertà individuale e il domicilio del cittadino, con la fiscalità del<br />

sifilicomio si viola l'una e l'altro." Morelli poi continuò dicendo che<br />

come per il brigantaggio anche la prostituzione andava risolta non<br />

opprimendo ma rimuovendo le cause economiche di miseria che<br />

provocavano questi fenomeni.<br />

La proposta di Morelli che tendeva all'abolizione di fatto<br />

dell'internamento coatto e dei sifilicomi fu respinta e per poco non<br />

si finì con un duello fra il deputato e il ministro Cadorna sospetto di<br />

tollerare gli abusi polizieschi.<br />

L'anno successivo il Morelli tornò all'attacco: "L'anno scorso io<br />

innalzai una protesta contro questa istituzione che offende la dignità<br />

non solo della donna ma anche del paese...Reitero la mia protesta a<br />

nome dei principii di libertà che vedo violati impunemente.


Desidererei però ...che l'onorevole ministro provvedesse acciò fosse<br />

esonerata dalla tassa vergognosa la sventura di quelle infelici che io<br />

chiamo talvolta donne generose, e non prostitute...per far omaggio<br />

alla dignità della donna..." (1). L'intervento di Morelli fu coperto e<br />

interrotto più volte da risa, ilarità, battute e rumori di<br />

disapprovazione: era la prima volta che qualcuno in Italia, e per<br />

giunta un uomo, si dichiarava pubblicamente in difesa delle<br />

prostitute.<br />

Ai deputati italiani interessava quanto sarebbero costati i sifilicomi,<br />

non perché c'erano le puttane. C'erano e basta, come c'erano sempre<br />

state e sempre ci sarebbero state. Ai parlamentari interessava che<br />

un uomo uscisse da un bordello sano, non che arrivasse al<br />

bordello sano: la salute era a sesso unico.<br />

Una nazione appena nata e in fase espansionistica militare aveva<br />

bisogno di soldi quindi la prostituzione e i suoi proventi non si<br />

toccavano. Per inciso la prostituzione di sole due regioni, piemonte<br />

e liguria, aveva reso al regno sabaudo nel 1859 due milioni di<br />

franchi, equivalenti a circa trenta miliardi di lire attuali (!!).<br />

Il 22 novembre 1877 il ministro Nicotera presenta alla Camera una<br />

nuova proposta di legge sulla prostituzione che solleva critiche da<br />

più parti e muore poco dopo. Anche De Pretis incarica una<br />

commissione per lo studio del problema ma non approda a nulla<br />

finché il 19 marzo 1888 il ministro dell'interno Francesco Crispi vara<br />

una nuova legge sulla prostituzione che prevede la possibilità della<br />

prostituzione "libera", cioé al di fuori delle case di tolleranza ma in<br />

appartamenti muniti di licenza di P.S. utilizzati anche solo da una<br />

donna, l'aumento a 23 anni dell'età minima, l'abolizione dei<br />

sifilicomi e l'istituzione dei reparti dermosifilopatici presso gli<br />

ospedali, il passaggio della gestione della salute e dell'igiene delle<br />

case dall'Ufficio Sanitario ai conduttori dei bordelli e la creazione di<br />

appositi dispensari che sostituiscono l'Ufficio d'Igiene e sono aperti<br />

sia agli uomini che alle donne.<br />

La legge Crispi trovò una consistente reazione soprattutto da parte<br />

della classe medica che si vedeva privata di una parte di potere di<br />

controllo e della resa delle visite obbligatorie che le prostitute si<br />

dovevano pagare e così il 27 ottobre 1891, dopo soli tre anni, venne<br />

modificata da un nuovo regolamento che tornava a rendeva di fatto<br />

obbligatorio il controllo sanitario e considerava postribolo qualsiasi


luogo abitato da una donna che avesse trasmesso malattie celtiche<br />

ad un uomo.<br />

Interessante è il discorso critico nei confronti della legge Crispi<br />

tenuto alla Camera il 13 dicembre 1888 dal deputato Tommasi<br />

Crudeli: "Come potete definire la prostituta ...che si vende per poco<br />

dalla signora la quale non si vende se non per il pagamento dei<br />

conti della sarta o per qualche bracciale di diamanti. C'è un abisso<br />

secondo i nostri criteri sociali. Ma con quale criterio giuridico<br />

rendete schiava della polizia la prima e non la seconda?" Il seme di<br />

Morelli e dei movimenti abolizionisti internazionali e nazionali<br />

iniziava ad insinuarsi in parlamento.<br />

Il regio decreto del 27 ottobre 1891 nell'interesse dell'ordine<br />

pubblico, della sanità e del buoncostume abroga le norme di polizia<br />

dell'88 e non autorizza più le case chiuse, ma le "tollera"entro certi<br />

limiti.<br />

Nel 1905 nuovo regolamento per la profilassi della sifilide, che<br />

ormai si intende accoppiata alla prostituzione, che rinforza i concetti<br />

della legge del 1891 ma la forte diminuzione di morti per malattie<br />

celtiche porta ad un sempre più facile e disinvolto approccio alla<br />

prostituzione libera e ai tenutari dei bordelli non resta che<br />

aumentare il livello qualitativo del prodotto offerto per non perdere<br />

clientela. In altre parole venuta a cadere una legge fortemente<br />

restrittiva come quella del 1860 e diminuita la paura di contrarre la<br />

sifilide e di morirne di conseguenza, nessuno più riesce a contenere<br />

la prostituzione entro spazi ipercontrollati come le case di<br />

tolleranza.<br />

Il 18 giugno 1931 veniva varato quel caposaldo del diritto italiano,<br />

rimasto quasi intatto fino ad oggi, che è il Testo Unico di Pubblica<br />

Sicurezza. In esso veniva ammessa la prostituzione sia libera che in<br />

case di tolleranza e venivano stabilite le norme di attuazione della<br />

prostituzione, comprese le visite mediche per le residenti nei<br />

bordelli, l'età minima per i frequentatori era di anni 18 e per le<br />

donne era richiesta la maggiore età, 21 anni.<br />

Venne istituita poi la Quindicina cioé la rotazione delle prostitute<br />

nei vari bordelli d'Italia ogni quindici giorni. Questa rotazione<br />

serviva sia come funzione sanitaria di controllo che come ricambio<br />

della merce per soddisfare meglio i clienti, inoltre impediva alle


prostitute di affezionarsi ai clienti e di diventare "gente del posto",<br />

accettate dalla popolazione, come avveniva nel '400.<br />

La rivoluzione d'ottobre portò grandi cambiamenti anche su questo<br />

piano nelle repubbliche sovietiche: la prostituzione venne<br />

completamente abolita sotto qualsiasi forma e venne prevista per i<br />

contravventori, clienti compresi, la deportazione nelle isole del mar<br />

Bianco a nord della Russia.<br />

In Gran Bretagna nel 1864 fu varata una legge che obbligava le<br />

prostitute ad una visita medica periodica obbligatoria e la denuncia<br />

della propria attività alla polizia se risiedevano in zone con alta<br />

concentrazione militare. Tre donne, Josephine Butler, Harriet<br />

Martineau e Mary Carpenter, iniziarono una vigorosa campagna<br />

contro questo soppruso sessuale che raccolse 1.968.379 firme e<br />

presentò al parlamento 8.190 petizioni finchè il 6 Maggio 1876<br />

questa legge venne abolita liberalizzando la prostituzione.<br />

Da questa campagna nacque il 22 settembre 1877 la Federazione<br />

Abolizionista Internazionale con varie sedi in Europa e nel mondo e<br />

nel 1900 l'International Society of Sanitary and Moral Prophylaxis.<br />

Un'altra associazione inglese, la National Vigilance Association,<br />

convocò a Londra nel 1890 un congresso nel quale vennero gettate le<br />

basi per la lotta alla tratta delle bianche. Sulle basi degli accordi<br />

sull'abolizione della tratta degli schiavi venne proposta una<br />

regolamentazione internazionale che dopo lunghe fasi alterne vide<br />

la luce ad opera della Società delle Nazioni l'11 ottobre 1933.<br />

La Federazione Abolizionista continuò la sua attività e ottenne<br />

numerose vittorie alcune delle quali furono:<br />

1890 - la Norvegia sopprime le case di tolleranza<br />

1897 - Zurigo sopprime le case di tolleranza<br />

1901 - la Danimarca sopprime le case di tolleranza<br />

1907 - la Finlandia sopprime le case di tolleranza<br />

1911 - la Bulgaria e i Paesi Bassi sopprimono le case di tolleranza<br />

1919 - la Svezia, che non ha mai avuto case di tolleranza, sopprime<br />

la schedatura poliziesca delle prostitute.<br />

1922 - chiusura delle case di tolleranza in Cecoslovacchia<br />

1925 - Ginevra abolisce le case e la schedatura<br />

1927 - la Germania chiude le case di tolleranza<br />

1946 - la Francia chiude le case di tolleranza


1947 - la FAI ottiene il voto consultivo all'ONU<br />

1949 - l'Egitto abolisce sia le case che la schedatura<br />

1949 - 7 dicembre - il senato italiano approva a forte maggioranza<br />

l'articolo essenziale del progetto Merlin.<br />

"Tenutari e trafficanti continuano la lotta in Italia, a colpi di<br />

centinaia di milioni, per impedire alla legge di essere approvata<br />

anche alla Camera" (2).<br />

Ed in effetti tenutari, trafficanti, medici e tutti coloro che avevano a<br />

che fare con le rendite da case chiuse si dovettero dare molto da fare<br />

se la senatrice Lina Merlin presentò il progetto di legge il 6 agosto<br />

1948 al senato e per essere approvato dai due rami del parlamento<br />

passarono quasi dieci anni. Non si può che rendere onore alla<br />

signora Merlin che per dieci anni resistette alle pressioni di milioni<br />

di uomini e donne, anche del suo stsso partito, che si opponevano<br />

all'abolizione della schiavitù di stato.<br />

Il 20 febbraio 1958 veniva pubblicata sulla gazzetta ufficiale la legge<br />

n° 75 intitolata "Abolizione della regolamentazione della<br />

prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione<br />

altrui". In quindici articoli firmati Gronchi, Zoli, Tambroni e Medici<br />

la legge vietava la registrazione delle prostitute, le case chiuse, le<br />

tessere sanitarie e l'incitamento, l'aiuto e lo sfruttamento della<br />

prostituzione. L'atto di prostituirsi non era più un reato ma era<br />

considerato legale mentre diventava reato indurre e sfruttare la<br />

prostituzione altrui.<br />

Fu previsto un periodo per l'attuazione della legge ma "senza<br />

attendere le data fatidica del 20 settembre, quasi tutte le "case<br />

chiuse" hanno cessato la loro attività...si calcola che a Milano siano<br />

oltre 5.000 le donne che battono i marciapiedi" (3).<br />

Ci fu chi pianse a lungo per la chiusura dei bordelli e chi per<br />

serbarne un ricordo ne comprò in tutto o in parte l'arredamento, ma<br />

le donne restarono poco tempo a battere liberamente i marciapiedi<br />

perché ben presto le organizzazioni che prima svolgevano la tratta<br />

delle bianche si organizzarono per gestire la prostituzione "libera"<br />

obbligando le donne a pagare un pizzo per battere una certa zona e<br />

per avere "protezione". Anche i bordelli, aboliti per legge,<br />

riapparvero sotto mentite spoglie tanto che il CIDD ( un'organismo<br />

nato con la legge Merlin per la difesa morale e sociale della donna<br />

con un centro in ogni provincia) e altre associazioni lamentavano


all'inizio degli anni '70 dalle 300 alle 500 case chiuse nella sola<br />

Torino a cui erano da aggiungere quelle per "superprivilegiati" di<br />

cui quasi nessuno sapeva l'esistenza. Sommando i vari dati si può<br />

calcolare che nel 1972 in Italia ci fossero circa un milione di<br />

prostitute su una popolazione maschile di circa 25 milioni.<br />

Togliendo a tale cifra i bimbi e i vecchi si ha circa una prostituta<br />

ogni venti uomini.<br />

Ma i tempi ormai incalzavano e l'Italia era passata in pochi anni, dal<br />

'70 all' 80, da paese di emigrati a paese di immigrati. Migliaia di<br />

persone in fuga per motivi politici ed economici dai propri paesi<br />

d'origine si riversarono in Italia e a questi si aggiunse una massa di<br />

altre persone entrate clandestinamente con l'appoggio di amici,<br />

parenti e organizzazioni malavitose spesso in collusione con le<br />

ambasciate. Un'enorme offerta di mano d'opera a basso costo o in<br />

nero si riversò sul mercato del lavoro e anche il mercato della<br />

prostituzione accusò duri colpi. Nell'ultimo decennio i marciapiedi<br />

e i viali si sono riempiti di donne africane, asiatiche e dell'est<br />

europeo a cui si aggiungono i travestiti e i transessuali sud<br />

Americani. Le italiane si sono spesso riciclate nel mercato delle<br />

squillo puntando sulla qualità e la serietà ma i prezzi si sono<br />

bloccati e in alcune zone sono addirittura calati.<br />

Nessuno riesce più a dare una valutazione di quante persone si<br />

prostituiscono ma un dato è certo: l'offerta ha superato la<br />

domanda. Erano più di cinque secoli che in Italia non si verificava<br />

un fatto simile.<br />

note a Dal Regno d'Italia ad Oggi<br />

1) Atti parlamentari B, p. 9321<br />

2) da "Rénovation", Parigi, 1950<br />

3) F. Monicelli, in Il Mondo, 30 settembre 1958


PROSTITUZIONE MASCHILE<br />

"Oggi il piacere che l'uomo e la donna si procurano l'un l'altro non<br />

ha alcun fine conoscitivo. Tanto è vero che in fondo non differisce<br />

che in apparenza dalla prostituzione la quale è chiaramente un<br />

fenomeno di consumo."<br />

Moravia (15-27): "Prostituzione", Grande Dizionario della Lingua<br />

Italiana , Utet, Torino, 1988<br />

La prostituzione maschile ebbe probabilmente inizio nelle due città<br />

bibliche di Sodoma e Gomorra ma i primi documenti in proposito<br />

vengono da Ierapoli dove, nel tempio di Astarte, assieme alla<br />

prostituzione sacra femminile troviamo prostituti maschi che, al<br />

pari delle donne, si davano agli ospiti del tempio. Particolarmente<br />

scioccante è la loro iniziazione per la quale accorrevano folle da<br />

tutta l'Asia Minore: "il giovane, liberatosi dei vestiti, si getta urlando<br />

tra la folla e, impugnata una spada, si castra e corre attraverso la<br />

città con in mano le parti tagliate che poi getta all'interno di una<br />

casa da cui riceverà abiti femminili"(1).<br />

Troviamo preti eunuchi dediti alla prostituzione anche a Babilonia,<br />

Efeso, Kos, Creta e in Italia i sacerdoti di Cibele; in epoche più<br />

recenti se ne ha traccia in Nord America, nella penisola del Ciukci,<br />

in Madagascar e nei Caraibi e la Bibbia riporta i casi dei seguaci di<br />

Istar a Erech in Siria e a Canaan.<br />

In tutti i casi di prostituzione sacra maschile è previsto un<br />

travestimento del soggetto "chiamato" dalla divinità dopo il rito<br />

della castrazione. Gli individui così trattati erano tenuti in gran<br />

considerazione e il contatto sessuale con essi era spesso considerato<br />

sacro.<br />

Abbiamo già visto come nella Grecia classica l'omosessualità fosse<br />

sviluppata, ma non abbiamo tracce di prostituzione maschile. Nella<br />

Roma imperiale invece ci fu un fiorente mercato di prostituti per<br />

pratiche sessuali con maschi, non ci risulta però nessun caso di<br />

prostituti con femmine. Oltre ai prostituti con il nome maschile<br />

dell'equivalente attività femminile ve ne erano altri chiamati pueri<br />

meritorii perché fanciulli da affittare, gli amanti amisii, i pazienti


pathici, gli efebi adolescenti, gli effeminati calamiti, gli eunuchi<br />

spadones e i pederasti poedicones.. Nella Roma imperiale la<br />

prostituzione maschile era sviluppata e accettata come quella<br />

femminile tanté che Caligola scacciò le prostitute dai bordelli e le<br />

sostituì con schiavi e gladiatori e per additare ai romani la nuova<br />

via ne inaugurò egli stesso uno.<br />

Nel Medio Evo, dalla pratica della sodomia, cioé di rapporti anali<br />

sia con maschi che con femmine rinasce la prostituzione maschile.<br />

Questa pratica, la sodomia, probabilmente sempre esistita, venne<br />

considerata negativa e stimmatizzata solo nel tardo medioevo<br />

probabilmente perché non riproduttiva e quindi contraria alle<br />

spinte di riproduzione e aumento della popolazione<br />

particolarmente sentite in quel periodo di dimezzamento degli<br />

abitanti d'Europa a causa delle pestilenze e delle carestie.<br />

Con la venuta in Italia da Costantinopoli di Manuele Crisolora, ad<br />

opera di Jacopo Angelo da Scarperia, si aprì a Firenze a cavallo del<br />

'400 la prima scuola di greco e con la scuola ebbe inizio la<br />

traduzione dei testi greci antichi che fecero conoscere un modo<br />

diverso di pensare, e soprattutto una morale diversa da quella<br />

cristiana che già veniva messa in crisi dalle varie sette riformiste.<br />

Ovvio che balzasse subito all'occhio la tolleranza, anzi,<br />

l'accettazione come fatto normale di rapporti omosessuali e<br />

altrettanto logico che gli artisti dell'epoca, che si ispiravano al<br />

mondo classico, facessero di questo comportamento una loro<br />

caratteristica peculiare al punto di dichiarare che .....erano tutti<br />

omosessuali.<br />

Ed in effetti la sodomia era talmente sviluppata in Italia e<br />

soprattutto a Venezia e in Toscana che S. Bernardino da Siena nel<br />

1427 esortò i propri concittadini a non mandare per strada i ragazzi<br />

per non farli sodomizzare, ma a mandare le ragazze che, se anche<br />

fossero state violentate, si sarebbe trattato di un peccato minore<br />

perché volto alla procreazione e quindi naturale.<br />

A Firenze, per combattere meglio il "vizio abominevole", oltre a vari<br />

postriboli sparsi per la città e la periferia, ne venne costruito uno, La<br />

Macciana, in centro, fra il palazzo vecchio e il palazzo vescovile. Per<br />

incitare gli uomini a rapporti sessuali con le donne tra il 1425 e il<br />

1447 venne esposta, come richiamo erotico, sul portone del<br />

battistero di san Giovanni a Firenze l'immagine di Eva trionfante


portata in cielo dagli angeli e pochi anni prima era stato aperto un<br />

bordello detto Chiassa de' buoi nei pressi del battistero stesso.<br />

Il risultato non fu comunque soddisfacente visto che nel 1432 la<br />

Magistratura fiorentina istituiva il corpo degli "ufficiali di notte" col<br />

compito specifico di ricercare e perseguire tutti coloro, uomini e<br />

donne, che si davano a rapporti anali.<br />

Nonostante l'appoggio politico alla prostituzione da postribolo<br />

evidentemente i fiorentini preferivano ancora i rapporti omosessuali<br />

se, come compare da vari documenti, le prostitute erano costrette ad<br />

adescare clienti nei locali pubblici e in giro per la città vestite da<br />

uomini e con atteggiamenti maschili nonostante la legge proibisse i<br />

travestimenti. Non è chiaro se il travestimento sia stato utile per<br />

riportare sulla retta via i fiorentini o se abbia ingenerato maggior<br />

confusione fra i sessi, comunque col finire del secolo le pratiche<br />

omosessuali e di sodomia diminuirono, vennero aboliti gli ufficiali<br />

della notte, e ci si tornò a preoccupare delle prostitute.<br />

Se a Firenze e in tutta la Toscana l'omosessualità e la sodomia si<br />

diffusero più che in altre parti d'Italia per motivi culturali, a Venezia<br />

queste tendenze vanno viste probabilmente come la risposta<br />

"diversa" al lusso e all'opulenza di una città mercantile in cui non<br />

mancava nulla, donne comprese.<br />

Nel 1360 iniziò la sua attività a Venezia Il Castelletto, postribolo che<br />

avrebbe dovuto riunire tutte le puttane di Venezia, ma ciò non<br />

avvenne mai, sia perché rimasero sempre in giro per Venezia delle<br />

prostitute libere, sia perché vecchie strutture con forme particolari<br />

di autogestione come quello di Cà Rampani, rifugio delle puttane<br />

vecchie e brutte della città (da cui il termine "carampana" per<br />

definire una donna molto brutta e vecchia), resistettero agli anni e<br />

alle leggi.<br />

La sodomia e l'omosessualità comunque si svilupparono anche a<br />

Venezia nonostante i richiami sessuali di tipo femminile non<br />

mancassero, si pensi al 'ponte delle tette' in cui le prostitute<br />

mostravano le loro bellezze ai barcaroli che passavano sotto al<br />

ponte. Le prostitute circolavano perfino in S. Marco, e il mercato<br />

della fine '400 offriva pezzi femminili di meno di dieci anni. Anche<br />

qui, come a Firenze, il richiamo più appetito era quello maschile e le<br />

prostitute spesso si tagliavano i capelli alla moda maschile per<br />

meglio attrarre i clienti.


Ormai la sodomia era diventata una componente essenziale della<br />

vita sessuale veneziana e questa esuberante richiesta di rapporti<br />

anali non poteva restare insoddisfatta in una città che aveva fatto<br />

del commercio la propria forza. Nella seduta del 28 luglio 1516 il<br />

Consiglio dei Dieci prese atto dell'esistenza a Venezia di uomini dai<br />

30 ai 60 anni che si prostituivano per rapporti contro natura con altri<br />

uomini come le puttane. Dopo aver condannato verbalmente ciò<br />

non mi risulta altro intervento del Consiglio contro la prostituzione<br />

maschile. Evidentemente a Venezia il postribolo pubblico non aveva<br />

funzionato come a Firenze mezzo secolo prima.<br />

La pratica del vizio nefando sia con maschi che con femmine era<br />

sviluppata oltre che in queste capitali del sesso anche in altre meno<br />

appariscenti località come a Lucca dove tra la fine del '400 e l'inizio<br />

del '600 si svolsero quasi settimanalmente processi contro questo<br />

reato, finché il 4/2/1606 si celebrò il primo processo per<br />

prostituzione maschile: Lorenzo di Michelangelo Gabrielli,<br />

maggiore di anni 14 ma minore di 18 fu condannato al carcere del<br />

Sasso per essersi prostituito per atti di sodomia, e Jacopo di Piero di<br />

Brancoli, detto Momo, fu condannato alla pena della frusta e al<br />

bando perpetuo dalla città per aver procurato clienti a Lorenzo.<br />

Col passare degli anni la sodomia e l'omosessualità vennero sempre<br />

più considerati reati da perseguitare e spesso oltre alla condanna<br />

morale si affiancarono i codici giuridici comminando pene<br />

severissime ai rei del peccato contro natura.<br />

L'unione tra capitale e etica protestante dettero origine al<br />

capitalismo e da questo all'imperialismo il passo fu breve. Le<br />

nazioni più "civili" scesero in lotta per l'egemonia su vaste fette del<br />

territorio e la carne da cannone divenne un elemento essenziale per<br />

imporre la propria politica economica. Al seguito degli eserciti<br />

c'erano grossi gruppi di vivandiere che si occupavano della "salute"<br />

della truppa mentre per gli ufficiali c'erano le infermiere;<br />

l'omosessualità era spesso considerata indegna per un buon soldato.<br />

Vista l'impossibilità di avere donne a bordo e i lunghi periodi<br />

lontano dai bordelli dei porti la marina rimase per lungo tempo<br />

l'unico rifugio dove l'omosessualità sopravvisse più o meno<br />

tollerata. Su alcune navi venivano imbarcati mozzi con funzioni di<br />

"ragazzi da culo" e vari ammiragli, fra cui Nelson, trovavano che


l'omosessualità rinforzasse i legami tra l'equipaggio e servisse a<br />

sbollire gli spiriti dei più irrequieti.<br />

Ma ciò che in mare era tollerato, a terra era vituperato e più i regimi<br />

divennero assoluti più le prestazioni sessuali maschili divennero un<br />

simbolo di purezza del corpo e dello spirito politico, non a caso uno<br />

slogan del ventennio fascista era "uccello eretto, fascista perfetto".<br />

L'apoteosi del potere fallocratico era di primaria importanza per chi<br />

vedeva nelle culle vuote la fine di una nazione.<br />

Le idee di un regime non muoiono con la fine del regime stesso ma<br />

continuano per inerzia ancora a lungo e così si dovette arrivare ai<br />

primi anni settanta per sentir parlare ancora di omosessualità.<br />

Nacquero i primi locali notturni, i primi bar riservati a omosessuali<br />

uomini e donne e in questi qualcuno iniziò a darsi per denaro. In<br />

pochi anni dai locali riservati alcuni prostituti iniziarono a battere in<br />

zone diverse da quelle delle prostitute e siccome erano solitamente<br />

vestiti da donne vennero chiamati "travestiti".<br />

Perseguitati dalla polizia che vedeva nel travestimento una<br />

trasgressione alle leggi, sempre più ricercati da clienti che si<br />

recavano in processione a vedere e a provare questi esseri<br />

all'apparenza donne ma anagraficamente maschi alcuni travestiti<br />

iniziarono una campagna per il riconoscimento del proprio<br />

cambiamento sessuale e nel 1982 venne varata le legge 164 di ratifica<br />

di attribuzione di sesso. Alcune persone approfittarono della legge<br />

per cambiare nome e sesso anagrafico dopo essersi sottoposte a<br />

interventi in costosi ospedali all'estero, altre sono ancora in attesa<br />

che un oscuro regolamento di attuazione conceda a tutte le<br />

richiedenti in tempi brevi e con costi a carico non del singolo ma<br />

della società di sottoporsi agli interventi richiesti.<br />

note a Prostituzione Maschile<br />

1) Luciano, De Dea Syria , 51


IL SINDACATO<br />

"Scaccia le cortigiane, e tosto le passioni sconvolgeranno ogni cosa...(esse)<br />

hanno, quanto ai costumi, una vita del tutto impura, ma le leggi dell'ordine<br />

assegnano loro un posto, sia pure il più vile"<br />

Sant'Agostino, De Ordine, II, IV 12<br />

Le prostitute ateniesi potevano venir perseguitate per parecchi<br />

motivi fra cui primeggiavano l'irriverenza contro lo stato e la<br />

corruzzione della gioventù. L'Aeropago, il tribunale di Atene, era<br />

prevenuto nei confronti delle prostitute e spesso le condannava a<br />

pesanti ammende senza neppure permetter loro di difendersi. Ci<br />

sono giunti alcuni stralci di un processo intentato contro una<br />

prostituta ateniese, Frine, in cui l'avvocato difensore, Iperide, riuscì<br />

a dimostrare la falsità delle accuse e ad ottenere l'assoluzione per la<br />

sua patrocinante. A fine processo le prostitute ateniesi inviarono<br />

all'avvocato un messaggio particolarmente interessante: "...Tutte noi<br />

prostitute vi siamo molto grate come Frine. Il processo intentato da<br />

quella canaglia di Eutia non era solo contro Frine ma contro tutte<br />

noi....Se non veniamo pagate dai nostri clienti , o se lo siamo per poi<br />

essere trascinate in giudizio per empietà, è meglio per noi finirla e<br />

non causare noie a noi stesse e a coloro che ci frequentano...non<br />

avete solamente salvato una donna ma avete messo tutte noi in<br />

condizione da dovervi ringraziare. Se vorrete mettere per iscritto<br />

l'arringa pronunciata in difesa di Frine, vi innalzeremo una statua<br />

d'oro in qualsiasi località della Grecia vorrete..." (1). Questo processo<br />

decretò il passaggio dall'antica legge restrittiva di Solone ad una<br />

concezione più permissiva della prostituzione. La lotta di Frine era<br />

vista inoltre come vittoria delle prostitute che da quel momento<br />

acquisivano più dignità e che giustamente ringraziavano, tutte<br />

assieme, l'avvocato Iperide. In quella lettera inoltre si vede come un<br />

gruppo di individui riconosca in un processo contro una persona<br />

del gruppo un attacco a tutto il gruppo: non si era ancora al "tutti<br />

per uno, uno per tutti" dei tre moschettieri ma si era già ad una<br />

forma embrionale di sindacato delle prostitute.<br />

Nei secoli successivi vi furono tante forme di lotta e resistenza delle<br />

prostitute contro lo stato o contro gli sbirri che lo rappresentavano e


duemila anni dopo Frine vi fu la prima resistenza politica di un<br />

gruppo di prostitute.<br />

Il 15 novembre 1870 si presentò davanti al prefetto di Parigi un<br />

gruppo di donne che si autodispensava dalla visita sanitaria<br />

dell'ispettore di controllo. Le donne consideravano che pagavano le<br />

tasse come tutti e che svolgevano la loro attività a casa propria e<br />

quindi rivendicavano il diritto di essere trattate come normali<br />

cittadini senza subire visite sanitarie e trattamenti assurdi da parte<br />

della polizia.<br />

Poco tempo dopo, il 28 gennaio 1871, vi fu l'armistizio e soldati e<br />

prostitute manifestarono assieme per le vie di Parigi ma poi al<br />

dispensario la guardia nazionale si comportò come si era sempre<br />

comportata la polizia.<br />

Dopo un paio di mesi fu proclamata la Comune e il primo atto del<br />

comitato centrale fu l'abolizione della leva obbligatoria e della<br />

polizia dei costumi.<br />

"Meravigliosa fu invero la trasformazione operata dalla Comune a<br />

Parigi! Sparita ogni traccia della Parigi meretricia del Secondo<br />

Impero! Sparite le puttane...al loro posto apparvero le vere donne di<br />

Parigi, eroiche, nobili e devote come le donne dell'antichità" (2).<br />

Povero Marx, oltre a non aver mai risolto i propri rapporti con le<br />

donne di famiglia era anche male informato.<br />

Le prostitute si riunirono in assemblee, vi furono riunioni e anche<br />

una conferenza a Notre Dame su questo argomento, vari editti<br />

ebbero come preambolo frasi liberatorie nei confronti delle<br />

prostitute, ma le visite sanitarie e i sopprusi polizieschi restarono<br />

come prima della Comune. Le donne che "lavoravano" per strada, al<br />

pari degli ubriachi, davano un cattivo spettacolo alle giovani leve<br />

che dovevano combattere per la libertà e così i decreti contro la<br />

prostituzione fioccarono come non mai, e coi decreti venne il carcere<br />

per parecchie donne. Ma le condizioni economiche di vita a Parigi<br />

erano tali che la prostituzione, nonostante i decreti e contrariamente<br />

agli scritti di Marx, invece di calare aumentò.<br />

Dopo un bagno di sangue durato una settimana il 28 maggio 1871 la<br />

Comune era finita e la restaurazione si diede ad una caccia spietata<br />

delle prostitute colpevoli di aver combattuto sulle trincee a fianco<br />

dei rivoluzionari e così oltre alle strade anche i marciapiedi si<br />

riempirono di cadaveri di donne e bambini.


Dopo la Comune di Parigi la lotta contro la visita sanitaria e per i<br />

diritti delle prostitute venne portata avanti dai neonati movimenti<br />

per la libertà e per i diritti femminili e solo un secolo dopo si sentirà<br />

parlare ancora di associazioni o sindacati di prostitute.<br />

Come tutti sanno negli anni settanta nacquero vari movimenti<br />

femministi che portarono indubbiamente ad una maggior<br />

autocoscienza delle donne. In questa ottica di analisi di ruoli e<br />

funzioni nella società nacque in Francia un movimento e si ebbero<br />

alcune manifestazioni di prostitute in lotta per i propri diritti. Anche<br />

in Italia, a Pordenone, nacque un Comitato per i diritti civili delle<br />

Prostitute che purtroppo non ebbe un gran seguito tra le addette ai<br />

lavori nonostante per un certo periodo abbia anche pubblicato una<br />

rivista "Lucciola". Dal settembre 1993 il Comitato collabora con altre<br />

due associazioni europee per gestire un progetto Cee sulla<br />

prevenzione dell'Aids e delle altre malattie a trasmissione sessuale<br />

tra le prostitute immigrate in Europa.<br />

note a Il Sindacato<br />

1) Alcifrone, Lettere di cortigiane, Lettera 4, 1-31<br />

2) Marx,La guerra civile in Francia


CONTRACCETTIVI<br />

"La frigidità della prostituta è un'inevitabile caratteristica del<br />

'sottosviluppo' psichico e psicosessuale."<br />

Servadio E., La prostituzione continua<br />

Nel medio evo era diffusa l'idea che le prostitute fossero poco<br />

feconde perché come era stato dichiarato da vari saggi ecclesiastici<br />

le donne abbandonate troppo agli uomini erano sterili. In effetti nei<br />

bordelli si è sempre fatto uso di ogni forma conosciuta di<br />

contraccettivo e di aborto.<br />

Il contraccettivo più usato era probabilmente un batufolo di lana o,<br />

più tardi, di cotone inserito nella vagina perché assorbisse lo<br />

sperma. Ovviamente questa forma di contraccezione era lacunosa e<br />

spesso le prostitute ricorrevano ad erbe, droghe, raschiamenti<br />

primordiali e anche a finte risse con percosse alla pancia della<br />

donna incinta per provocarne l'aborto. La legge ecclesiastica<br />

proibiva l'aborto perché distruggeva il frutto nel corpo, ma siccome<br />

san Tommaso, basandosi su Aristotele, aveva stabilito che l'anima si<br />

installava nel nascituro dopo 40 giorni se era un maschio, e dopo 90<br />

se era una femmina (Per sant'Agostino 46 e 96), l'interruzione di<br />

gravidanza prima di tale periodo era concessa e accettata da tutti<br />

senza problemi morali.<br />

Che le prostitute dei bordelli fossero feconde é indubbio, e spesso<br />

capitava di vedere in attività donne incinte. Le municipalità e i<br />

tenutari dei bordelli dal medio evo in poi cercavano di accasare le<br />

puttane incinte ma parecchie restavano nel bordello; su che fine<br />

facessero i loro figli ci sono ancora parecchi misteri. Alcuni,<br />

soprattutto le femmine, venivano allevati nel bordello, gli altri<br />

probabilmente venivano abbandonati in strutture sorte quasi per<br />

incanto quasi contemporaneamente ai bordelli e di cui la<br />

cittadinanza intera si faceva carico, gli "ospedali per l'infanzia". Non<br />

si può asserire che gli orfanatrofi siano stati creati solamente per i<br />

figli di prostitute e di altre donne sedotte e abbandonate, ma è<br />

rimarchevole che solamente in questo periodo di grande calo<br />

demografico la comunità si prenda carico anche di coloro che<br />

normalmente erano abbandonati a se stessi.


Batufoli di cotone, tampoli di lino e spugne inserite in vagina furono<br />

per secoli i contraccettivi più usati dalle prostitute. Nonostante la<br />

chiesa abbia sempre proibito qualsiasi forma di contraccezione nei<br />

rapporti famigliari la forma di contraccezione più diffusa era il<br />

coitus interuptus già applicato dal biblico Onan per non aver figli<br />

con una donna che non considerava sua moglie, ma ovviamente<br />

nessun maschio si preocupava di seguire questa norma con una<br />

prostituta e non certo per paura della punizione divina. Altra forma<br />

di salvaguardia era il saltare stando a gambe aperte per espellere il<br />

seme e nei bordelli del novecento l'uso di lavaggi con acqua o acqua<br />

mista ad altre sostanze prima e dopo i rapporti. Alcune donne<br />

usavano inserire in vagina semi di papaia noti dall'antichità come<br />

antifecondativi, ma qui si va nel sofisticato e nell'esotico.<br />

Unico mezzo sicuramente adottato come contraccettivo da svariati<br />

secoli è il preservativo. Il moderno profilattico in lattice con<br />

serbatoio e annessi e connessi ha origini alquanto remote. Usato<br />

nella forma primitiva, un pezzo di budella di animale annodata ad<br />

un'estremità, trovò strenui assertore della sua utilità fra cui<br />

Casanova che lo trovava essenziale, oltre che come mezzo<br />

contraccettivo, nella prevenzione delle malattie veneree.<br />

Solo con la comparsa dei contraccettivi moderni, spirale e pillola, le<br />

prostitute si sentirono salvaguardate dal rischio di gravidanze<br />

indesiderate, anche se il preservativo resta tutt'ora il pezzo forte di<br />

prevenzione delle malattie.


MALATTIE VENEREE<br />

"E il sesso: era forse un oppio per gli uomini? Lo era per alcuni. Per<br />

alcuni tra i migliori"<br />

E. Hemingway, Il biscazziere, la monaca e la radio<br />

Nonostante questo testo non sia un trattato di medicina o di storia<br />

della medicina mi è sembrata opportunua una breve parentesi sui<br />

rapporti tra medicina e prostituzione per sottolineare alcuni aspetti<br />

politico-sociali del rapporto tra scienza medica e prostituzione.<br />

Le malattie trasmesse sessualmente sono probabilmente di origine<br />

antichissima ma forse solo nell'antichità e da alcune persone in<br />

tempi recentissimi sono state viste senza quell'alone di peccato e di<br />

punizione divina che le ha sempre contraddistinte.<br />

La gonorrea era conosciuta dai greci e dai romani ed è citata anche<br />

nel Levitico (XV, 9), Galeno ne usa il termine, di probabile<br />

derivazione greca, per definire la malattia riconoscibile dal<br />

caratteristico scarico che si pensava fosse prodotto dallo sperma.<br />

Da analisi compiute sugli scheletri e su ossa di antichi abitanti<br />

dell'Egitto e della Cina, sembra da escludere la presenza di sifilide<br />

nell'antichità fino alla fine del medio evo. La malatia che Abigail,<br />

moglie di Nabal, passò a ré David, chiamata sifilide (dal greco siplos.<br />

vergognoso, o da sus, porco, e da philia, amore), probabilmente non<br />

era che gonorrea perché da quanto risulta la sifilide vera e propria<br />

fece la sua comparsa in Europa nel 1493 col ritorno dalle Indie delle<br />

due navi di Colombo. Stando ai dati ufficiali, sembra che il primo<br />

morto di tale malattia sia stato proprio il comandante della seconda<br />

nave della spedizione, Pinzon. Suona strano che un forte marinaio si<br />

sia potuto ammalare e morire a solo poche settimane dal suo ritorno<br />

quando la malattia ha più di sei anni d’incubazione. Alcuni<br />

sostengono che la totale mancanza di anticorpi degli individui<br />

dell'epoca provocava risoluzioni veloci delle malattie<br />

d'importazione sia nel vecchio che nel nuovo mondo, ma poche<br />

settimane contro svariati anni è decisamente una differenza<br />

eccessiva. Comunque siano andate le cose Colombo portò agli<br />

americani il vaiolo che li decimò e ne ottenne in cambio la sifilide<br />

che in pochi anni si diffuse in tutta l'Europa.


Inutile dire che ben pochi si fecero avanti per assumersi la paternità<br />

di una simile malattia e così in quasi tutte le nazioni europee venne<br />

chiamata "mal francese", in Francia "mal di Napoli", e nel mondo<br />

mussulmano "mal dei cristiani".<br />

In un mondo che riemergeva allora dal terrore delle carestie e che<br />

era ancora percorso da terribili pestilenze una malattia fastidiosa e<br />

dolorosa ma non sempre mortale, o mortale dopo molto tempo dal<br />

contagio, come la sifilide non fu sempre considerata una tragedia<br />

anzi, visto che da subito si capì che la sua trasmissione era sessuale<br />

e che il sesso era una delle poche attività gioiose, se non la sola,<br />

dell'epoca, fu ben presto considerata come argomento scherzoso sia<br />

dai letterati che dal popolino.<br />

Fu verso la fine del XVI secolo che si iniziò a considerare la sifilide<br />

un problema non solo del singolo ma dello stato perché poteva<br />

portare ad una diminuzione della popolazione. Iniziarono allora le<br />

analisi obbligatorie delle prostitute, ree del diffondersi del male, e<br />

gli internamenti obbligatori delle infette in strutture appositamente<br />

predisposte. La scienza medica iniziò allora la sua funzione di<br />

controllo sociale e la sua lenta presa del potere che la porterà ad<br />

essere la religione del XX secolo.<br />

Fin dal loro apparire questi editti per il controllo sanitario furono a<br />

senso unico: le donne che si prostituivano potevano trasmettere la<br />

sifilide, ma che il male francese fosse stato trasmesso a loro da un<br />

uomo non interessava a nessuno, mentre a tutti interessava che<br />

nessun altro uomo lo ricevesse.<br />

Le prostitute furono così perseguitate per secoli come esseri<br />

immondi e per agevolare il controllo sanitario, e quindi quello<br />

economico e sociale, si cercò continuamente, seppur con alterne<br />

fortune, di costringerle in case o quartieri detti "di piacere".<br />

Il primo passo rivolto non alla ghettizzazione delle donne ma al<br />

controllo del contagio si ebbe solo all'inizio di questo secolo, e non<br />

per motivi umani, ma per esigenze belliche. I soldati della prima<br />

guerra mondiale erano costretti a vivere in trincea abbrutendosi<br />

ogni giorno di più in attesa di morire in uno dei tanti attacchi<br />

suicidi. E proprio perché erano considerati indispensabile carne da<br />

cannone alcuni stati iniziarono una campagna propagandistica di<br />

prevenzione del contatto sessuale come unico rimedio contro la<br />

sifilide e la gonorrea: le malattie che giovavano al nemico.


La propaganda bellica tendeva a far sì che nessun uomo si<br />

ammalasse e fosse pronto a combattere e incitava gli uomini a<br />

salvaguardare la propria salute per il bene della famiglia e della<br />

patria. La paura della sifilide e della gonorrea era tale che il nome di<br />

queste malattie non veniva neppure citato nei manifesti.<br />

Nonostante nel 1930 appaiano i primi chemioterapici sulfamidici<br />

attivi contro le malattie veneree, la paura per il contagio indusse<br />

alcuni stati degli Usa a rendere obbligatori nel periodo tra le due<br />

guerre gli esami del sangue prematrimoniali per la diagnosi delle<br />

malattie veneree. La ricerca della razza "pura" non era solamente in<br />

Germania!<br />

Nel 1943, grazie all'esigenza della macchina bellica di aggiustare in<br />

fretta i pezzi umani rotti, divenne disponibile la pennicillina, unica<br />

arma valida contro la sifilide e la gonorrea. Finita la guerra si pensò<br />

che con gli antibiotici si fosse risolto il problema delle malattie<br />

sessuali ma la comparsa del fenomeno delle resistenze batteriche<br />

fece ben presto aumentare i tassi delle malattie sessuali trasmesse<br />

passando, negli USA, dal 4 per 100.000 del 1950 al 12 per 100.000<br />

nel 1965 al 20 per 100.000 del 1990.<br />

Si è sempre sotto i dati del pre pennicillina (76 su 100.000 nel 1945)<br />

ma non si è di certo debellata la sifilide. Per non parlare di<br />

quell'arcipelago di altre malattie da contagio sessuale come le creste<br />

di gallo, l'erpes ecc. che prolificano tamponate qua e là da creme e<br />

iniezioni e che, pur non essendo mortali, non rendono certo gioiosa<br />

l'esistenza.<br />

Il comportamento dei maschi nei confronti delle malattie veneree è<br />

sempre stato a dir poco "strano". Convinti che il bordello fosse il<br />

luogo protetto dove andare a scopare tranquillamente, gli uomini<br />

non si sono mai preoccupati di nessun tipo di prevenzione, né di<br />

gravidanze, né di malattie.<br />

Non si sa per quale contorto ragionamento la visione sessuocentrica<br />

dell'uomo ha sempre fatto sì che preferisse qualsiasi cosa piuttosto<br />

di farsi visitare o curare "lì".<br />

Sintomatico di questo aspetto è un episodio attribuito ad un uomo<br />

che, pur non esendo famoso come Mussolini, è stato assunto a<br />

rappresentante mondiale della Romagna: Stefano Pelloni. Costui era<br />

un traghettatore, da cui il soprannome di "Il Passatore", che si diede


al brigantaggio nella metà del XIX secolo compiendo gesta<br />

coraggiose e sprezzanti del pericolo presto romanzate dalla<br />

popolazione che vedeva in lui l'oppositore al potere temporale del<br />

Papa. Un medico di Forlì dichiarò ad un tribunale di aver ricevuto<br />

la visita del Passatore che "..accusò di avere ulcere alli genitali,<br />

senza però volermele mostrare...Nel tavoliere era corico ...un<br />

giovane di circa vent'anni...(che disse) Anch'io ho la scolazione, ma<br />

prima di farmi medicare voglio che l'uccello mi caschi in pezzi"(1).<br />

Esagerato senso del pudore o per i maschi il coraggio in battaglia si<br />

"squaglia" di fronte alle malattie sessuali? Forse entrambi ma<br />

senz'altro anche una forte attenzione del maschio per il proprio<br />

sesso.<br />

Se si dice che la femmina soffre d'invidia per la mancanza del pene,<br />

che cosa prova il maschio se non paura per la perdita del proprio<br />

pene?<br />

Il Dalai Lama mostra solo a pochi fidati le palme delle mani perché<br />

su di esse è scritta la sua vita, il suo futuro, i suoi pregi e i suoi<br />

difetti: chi conoscesse tutte queste cose avrebbe un potere enorme su<br />

di lui. L'uomo mostrando il proprio pene si mette a nudo<br />

completamente, mostra la parte più nascosta di se che è anche il<br />

proprio mistero, il proprio potere. Siccome mancano dati sessuali<br />

oggettivi il maschio non sa mai se il suo sesso è come deve essere,<br />

non ha punti di riferimento tranne le statue greche dove, per<br />

fortuna, tutti hanno un pene relativamente piccolo il che fa pensare<br />

tranquillamente "ce l'ho come un Dio".<br />

Queste certezze comunque sono fugaci perché appena si è di fronte<br />

ad un altro uomo ecco riaffiorare tutte le paure: e chi si sogna di<br />

metterlo persino in mano ad un altro uomo? Ma chi è costui a cui<br />

affidare il proprio bene più nascosto, più intimo, il proprio potere<br />

riproduttivo, la propria identità? E non parliamo dei problemi<br />

derivanti dall'incertezza del "chissà se funziona come si deve".<br />

Diciamolo alle mamme apprensive che insegnano alle proprie figlie<br />

che l'uomo non pensa che a "quello": è vero, l'uomo non pensa che a<br />

quello, ma "quello" non è andare a letto con le loro caste figlie, è il<br />

proprio "pistillo", anche perché se non funziona bene non c'é la<br />

possibilità di averne uno di ricambio.


Finchè resiste la mentalità dell’uomo cacciatore e della donna preda<br />

che sceglie da chi farsi cacciare, si può affermare che da questo<br />

punto di vista sono senz’altro più fortunate le donne che possono<br />

avere tutti quelli che vogliono!!<br />

note a Malattie Veneree<br />

1) Costa L., Il rovescio della medaglia. Storia inedita del brigante Stefano Pelloni detto<br />

il Passatore, Faenza, 1974, Lega pag. 262-264


L'AIDS<br />

"Le donne stanno sedute sulla propria fortuna e non lo sanno"<br />

Nell Kimball, Memorie di una maitresse americana<br />

Fin dalla nascita ufficiale l'Aids è stato vissuto dall'immaginario<br />

collettivo come la "peste del XX secolo" in grado di colpire le<br />

categorie più depravate della società: omosessuali,<br />

tossicodipendenti e libertini sessuali.<br />

Gli omosessuali iniziarono una campagna mondiale per la<br />

prevenzione del contagio sessuale incentivando l'uso di profilattici, i<br />

tossicodipendenti furono invitati attraverso ripetute campagne di<br />

stampa a non scambiarsi siringhe probabilmente infette, e l'attività<br />

sessuale al di fuori della coppia ricevette una secca battuta d'arresto.<br />

In questa campagna mondiale di caccia alle streghe le prostitute<br />

furono subito poste all'indice come principali responsabili della<br />

diffusione del morbo tra la categoria dei "normali", gli eterosessuali.<br />

In effetti un tossicodipendente o un omosessuale sieropositivo<br />

avrebbero potuto contagiare una prostituta e questa, a sua insaputa,<br />

avrebbe potuto contagiare centinaia di suoi clienti eterosessuali che<br />

avrebbero trasmesso la pestilenza a migliaia di persone totalmente<br />

estranee ai fattori di rischio sanciti dalla medicina ufficiale. Le<br />

prostitute furono quindi considerate sia dai ricercatori che dai mezzi<br />

di comunicazione come l'elemento di trasmissione dell'Hiv dalle<br />

minoranze devianti e malate alla maggioranza corretta e sana.<br />

Incredibilmente non è scoppiata nessuna epidemia di Aids nella<br />

comunità eterosessuale. Allo stato attuale delle ricerche compiute in<br />

Germania, USA e Gran Bretagna la trasmissione di Aids da<br />

prostitute infette a clienti eterosessuali è quasi sempre correlato<br />

all'uso di droghe.<br />

A New York il 40% delle prostitute che si sono iniettate droghe negli<br />

ultimi dieci anni è sieropositiva, fra quelle che non hanno fatto uso<br />

di droghe negli ultimi dieci anni non ci sono casi di sieropositività.<br />

A Seviglia il 20% delle prostitute attualmente tossicodipendenti è<br />

sieropositivo, delle non tossicodipendenti solo il 2,5 e a Londra<br />

meno del 1% delle 280 prostitute testate era sieropositivo. Nelle<br />

Filippine sono stati riscontrati 8 casi di positività all'Hiv su 10.000


prostitute non tossicodipendenti. Ricerche svolte negli ultimi otto<br />

anni a Londra, Amsterdam, Parigi, Zurigo, Vienna, Atene,<br />

Pordenone, Callao (Perù), Reno (Usa), Tijuana (Messico) e nella<br />

Tunisia centrale hanno dato risultati analoghi: l'attività sessuale<br />

delle prostitute non è un elemento di diffusione dell'Aids.<br />

Questi dati sono tanto più sconcertanti se si considera che per la loro<br />

attività pochissime delle intervistate usano profilattici e infatti dal 25<br />

al 50% delle prostitute era affetta da sifilide e circa le stesse<br />

percentuali si sono avute per l'epatite B mentre il 95-100% delle<br />

intervistate presentava traccia di anticorpi di altre malattie di<br />

origine sessuale come la clamidia, l'herpes simplex di tipo I e II e<br />

gonorrea.<br />

Un'analisi compiuta da ricercatori inglesi nel 1992-93 su 25<br />

prostitute di una bidonville di Nairobi ha riscontrato che dopo oltre<br />

cinque anni di accoppiamenti mercenari con clienti ad altissimo<br />

rischio e senza l'uso di profilattici le donne non solo non hanno<br />

contratto l'Aids, ma non sono neppure diventate sieropositive.<br />

Per alcuni ricercatori i fattori di rischio per la diffusione dell'Hiv<br />

sarebbero da considerare o l'uso di droghe o lo scambio di siringhe<br />

infette e sangue, di certo non l'attività sessuale anche se compiuta,<br />

come è il caso delle prostitute analizzate, con centinaia di individui<br />

all'anno.<br />

Da quando una decina d'anni fa (aprile 1984) un ricercatore<br />

americano, Robert Gallo, annunciò al mondo di aver scoperto l'Hiv,<br />

il retrovirus responsabile del'Aids, e si iniziò la campagna mondiale<br />

di moralizzazione contro le attività sessuali extraconiugali e<br />

omosessuali, per l'incosnscio collettivo sesso e Aids andarono a<br />

braccetto.<br />

Dieci anni dopo poche cose dividono la scienza medica come l'Aids.<br />

Da un lato la scuola dei ricercatori legati alle grosse multinazionali<br />

farmaceutiche che vede in questa peste la conseguenza delle droghe<br />

e del sesso smodato, dall'altra chi imputa la carenza di difese<br />

immunitarie ad una serie di concause fra cui le emissioni di<br />

radiofrequenze, l'uso di droghe, l'inquinamento atmosferico,<br />

nucleare e alimentare e infine, ma non ultimo, gli stress e le<br />

depressioni vissute in solitudine e non risolte.<br />

Se sul fronte "ufficiale" italiano si continua a considerare l'Aids una<br />

malattia a trasmissione sessuale e si spendono miliardi per


pubblicizzare i preservativi, ricercatori di tutto il mondo come il<br />

giapponese Y. Shiokawa e l'americano R. Root-Bernstein dichiarano<br />

invece che "individui sani non contraggono l'Hiv o l'Aids, e perfino<br />

prostitute e tossicodipendenti non sono state e non possono essere<br />

vettori per la trasmissione dell'Hiv o dell'Aids ad una popolazione<br />

sana, eterosessuale e non tossicodipendente" (1).<br />

Impossibile sapere chi abbia ragione, anche perchè non esiste una<br />

definizione di Aids accettata e riconosciuta dai medici di tutto il<br />

mondo!!<br />

note a Aids:<br />

1) "Rethinking Aids", Vol 1, N°3, marzo 1993, San Francisco


La MORALE<br />

"...e le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli..."<br />

Matteo 21,31<br />

La morale cattolica sulla prostituzione nasce da due brevi e<br />

marginali note di Aurelio Agostino e Tommaso d'Aquino che<br />

considerano la prostituzione un male necessario ad evitare altri mali<br />

ben più gravi per la società come la sodomia e l'omosessualità.<br />

I primi dubbi su queste teorie che in effetti tra il '300 e il '400 non<br />

avevano sortito effetti favolosi vennero ad alcuni teologi spagnoli<br />

fra qui Martin Navarro che nel 1578 pubblicò a Venezia un trattato<br />

al riguardo. Considerate la data e il luogo non c'è da stupirsi né dei<br />

dubbi né delle conclusioni.<br />

Ad un altro teologo spagnolo, J. Caramuel, si deve la geniale<br />

conclusione che se in una città, per scarsità di puttane, gli uomini<br />

sono costretti a ricorrere a rapporti omosessuali la colpa ricade sul<br />

principe governante; ma se, per sovrabbondanza di puttane, gli<br />

uomini sono attratti da rapporti contro natura con le donne o con gli<br />

uomini la responsabilità ricade ugualmente sui governanti poiché<br />

essi devono adattarsi giornalmente alla situazione e mantenere in<br />

circolazione il numero giusto di donne per stimolare gli appetiti<br />

maschili senza che inducano alla sodomia. In pratica i governanti<br />

dovrebbero controllare le tendenze sessualmente devianti dei<br />

sudditi immettendo o togliendo dal mercato il giusto numero di<br />

prostitute.<br />

Nel secolo successivo la scuola teologica di Salamanca analizza<br />

profondamente il problema con occhio più storico e disincantato.<br />

Partendo dalla Bibbia che nel Deuteronomio condanna la<br />

prostituzione, continua ricordando che vari principi cattolici si<br />

erano dichiarati contrari ai postriboli fra cui Filippo IV di Spagna e<br />

Ludovico di Francia e anche S. Agostino, dopo una dichiarazione<br />

giovanile di accettazione come male minore nel "De Civitate Dei" si<br />

dichiarava contrario. Veniva considerato inoltre che la prostituzione<br />

non serviva per salvaguardare le donne oneste e maritate perché i<br />

frequentatori di postriboli presto si stancavano delle puttane e<br />

insidiavano le mogli altrui. Anche per quanto riguardava il


controllo della sodomia la prostituzione era inutile, anzi dannosa,<br />

perché, come tutti i confessori sapevano bene, i puttanieri si<br />

stancavano presto di usare le donne in modo naturale e<br />

pretendevano da queste rapporti contro natura. Era poi evidente a<br />

tutti come dove era proibita la prostituzione gli uomini fossero più<br />

continenti e ci fossero meno adulteri. Inoltre le meretrici<br />

invecchiando perdevano clienti e perciò si trasformavano in ruffiane<br />

aumentando il numero delle donne pubbliche. Per finire le puttane<br />

erano senza dubbio dannose in città studentesche perché<br />

distraevano dallo studio i giovani e dannose alla nazione perché<br />

allontanavano dal matrimonio e diffondevano malattie pericolose<br />

per la riproduzione.<br />

Una nota particolarmente interessante dei teologi di Salamanca<br />

dichiara infine che, come tutti sapevano, gli uomini erano più<br />

portati a resistere agli appetiti sessuali delle donne. Strano che<br />

nessuno abbia pensato di aprire postriboli maschili per le donne<br />

incontinenti.<br />

Era evidente quindi come tutti dovessero uniformarsi al regno di<br />

Spagna dove la prostituzione, salvo i luoghi frequentati<br />

dall'esercito, era proibita.<br />

Varie furono le prostitute santificate dalla chiesa: Maria Maddalena,<br />

santa Pelagia, santa Maria Egizia, santa Afra, tutte puttane pentite<br />

della propria condotta passata. E gli uomini? Agli uomini spettava il<br />

diritto di andare a puttane per soddisfare la carne, e se volevano<br />

occuparsi anche dello spirito, non dovevano che seguire gli<br />

insegnamenti di Innocenzo III, papa dal 1198 al 1216, per cui salvare<br />

una donna dal postribolo era una delle grandi opere di carità, e lo<br />

sposarla un'opera pia.<br />

Col passare degli anni i teologi cattolici si allontanarono sempre più<br />

dall'idea della prostituzione come antidoto all'omosessualità, forse<br />

anche perché l'omosessualità era diminuita, e stimmatizzarono<br />

sempre più la prostituzione e lo sfruttamento della stessa come reati<br />

contro Dio e contro la nazione. Sull'opportunità o meno della<br />

prostituzione insomma non si discuteva più, la si accettava come un<br />

male con cui si era chiamati a convivere. Ma se di convivenza si<br />

trattava, allora che le puttane fossero il più lontano e isolate<br />

possibile perché oltre ad essere impure nell'anima lo erano spesso<br />

anche nel corpo.


La sifilide e le malattie veneree in genere furono quindi il mezzo<br />

che consentì il passaggio della gestione della prostituzione dalle<br />

norme morali della chiesa a quelle mediche della nuova religione<br />

della scienza.<br />

Ma un atteggiamento considerato per secoli dalla chiesa prima come<br />

male minore per impedire l'omosessualità e poi un peccato<br />

responsabile delle peggiori nefandezze non poteva certo cambiare il<br />

proprio carattere negativo con una semplice rivoluzione e così<br />

anche la Repubblica Francese si schierò apertamente contro la<br />

prostituzione e i postriboli e la neonata Repubblica Cisalpina non<br />

esitò a dichiarare che la prostituzione era responsabile della<br />

dissoluzione dei governi e la tomba della libertà.<br />

Per risanare i costumi furono allora proibiti i postriboli e la<br />

prostituzione e le puttane vennero passate al vaglio dei medici<br />

perché inviassero le malate in case di rieducazione fisico morale.<br />

Verso la fine del '800, forse per le nuove idee socialiste, la puttana<br />

viene vista sotto un'ottica leggermente diversa e troviamo Bertani<br />

che dopo averne considerato le grame condizioni economiche e di<br />

sfruttamento da parte delle tenutarie passa a considerare e<br />

apprezzare i valori di solidarietà fra prostitute, la loro religiosità e<br />

insinua addirittura che spesso queste donne siano state condotte e<br />

iscritte con l'inganno all'ufficio sanitario e da qui al bordello.<br />

Un altro grosso aiuto al cambiamento dell'analisi della prostituzione<br />

venne dalla letteratura, soprattutto francese. La prostituta era la<br />

traviata, la poverina, la degna di pietà e comprensione cristiana, la<br />

donna che l'amore, soprattutto materno, poteva salvare dal peccato<br />

e così fiorirono romanzi come la Manon Lescaut, la Signora delle<br />

Camelie e i Miserabili. Le donne piansero e gli uomini si<br />

cimentarono nell'impresa eroica di redimere con l'amore e il<br />

matrimonio le puttane.<br />

Una grossa presa di posizione della scienza italiana viene a cavallo<br />

del '900 da Lombroso e dalla sua scuola che tranquillamente<br />

dichiara la prostituzione un male biologico perché, come si può<br />

facilmente capire dai lineamenti delle puttane, esse sono inclini a<br />

prostituirsi per caratteristiche congenite. Sulle caratteristiche<br />

congenite dei puttanieri non fu mai scritta parola.<br />

A queste analisi del Lombroso si opposero vari pensatori italiani che<br />

vedevano nella situazione economica, ambientale, educativa e


sociale un forte elemento determinante nelle scelte di una donna di<br />

prostituirsi e promuovevano la diffusioni di centri per ragazze<br />

madri, una maggior cura della gioventù e i tribunali per i<br />

minorenni.<br />

Ma la prostituzione ha come base un rapporto commerciale e come<br />

tutti sanno se non c'è la richiesta non nasce l'offerta, e se nasce e non<br />

c'è richiesta muore subito. Si può insistere sulla pubblicità finché si<br />

vuole ma nessuno riuscirà mai a vendere impianti di riscaldamento<br />

ai Tuareg del Sahara. Se esiste la prostituzione è perché esiste la<br />

richiesta di prostituzione, non viceversa.<br />

Che una persona decida di prostituirsi per motivi economici, sociali,<br />

ambientali può anche essere vero, ma per decidere di offrirsi sul<br />

mercato deve esistere una richiesta.<br />

Esistono tante storie della prostituzione vista soprattutto in chiave<br />

folcloristica e di curiosità sui costumi sessuali, esistono varie analisi<br />

e studi sul perché certe persone si prostituiscono, ma solo l'un per<br />

cento dei testi che ho consultato si domanda perché si vada a<br />

puttane o a puttani. Come mai?


La PERSECUZIONE RITUALE delle PUTTANE<br />

"La donna pubblica è nella società ciò che la sentina è in mare, e la cloaca<br />

nel palazzo. Togli la cloaca, e l'intero palazzo ne sarà infettato"<br />

Glossa interlineare su testo di sant'Agostino del 1300<br />

Nell'antichità le prostitute erano sacerdotesse, assolvevano a riti,<br />

lavoravano in tempi o, come le etere, erano dotate di cultura ed<br />

esperte d'arte e musica, erano insomma un tassello della società<br />

come i soldati e gli osti, vivevano la vita di tutti ed erano conosciute<br />

e rispettate da tutti. Questo rispetto si trasmetteva all'ambiente che<br />

frequentavano e anche ai loro figli: sintomatico è il caso di Jefte<br />

riportato dalla bibbia. La prostituzione a quei tempi non era quindi<br />

considerata come stato di inferiorità, ma era accettata e spesso<br />

onorata.<br />

L'impero romano, pur accettando e tassando la prostituzione,<br />

proibisce alle prostitute l'uso della palla e della stola, indumenti<br />

riservati alle matrone. Questo primo segnale di distinzione, di cui si<br />

ha un precedente solo in una citazione biblica, comporta già un<br />

distinguo fra persona e persona; significativo che ciò accada durante<br />

l'epoca imperiale in cui Roma cercava di dividere il più possibile le<br />

varie classi sociali e le varie popolazioni per meglio comandare su<br />

tutti.<br />

Durante i secoli bui del medioevo la chiesa ebbe nei confronti della<br />

prostituzione un atteggiamento ambiguo: fu tranquillamente<br />

ignorata, tollerata e, a volte, proibita. Questo comportamento fu<br />

probabilmente conseguenza dell'attegiamento mutevole della chiesa<br />

che ha sempre cercato di mutare la propria politica a seconda delle<br />

condizioni vigenti seguendo la teoria del male minore che combatte<br />

il male maggiore e così la prostituzione, seppur condannata, fu<br />

accettata, tollerata o istigata a seconda di quanta carne umana<br />

servisse per i campi agricoli o per i campi di battaglia.<br />

Con la nascita e lo sviluppo delle città la prostituzione passa da<br />

rapporto libero ed individuale tra donna e cliente a rapporto<br />

strutturato in postiboli gestiti da un conduttore, e per la prostituta<br />

cessa la libera scelta del cliente diventando sempre più un oggetto<br />

da sesso.


Fino al '500 la puttana, anche se vive nel bordello o nei bagni<br />

pubblici, fa sempre parte del paese o della città e spesso si ferma a<br />

parlare con amici per le strade o nel postribolo stesso e sono molte<br />

le puttane che si sposano dopo un periodo più o meno lungo di<br />

attività. La loro condizione è quindi di cittadine particolari, di<br />

seconda o terza categoria per le classi dominanti, ma pur sempre<br />

accettate dal ceto di origine.<br />

Solo verso il '600 l'ombra morale del giudizio ecclesiastico,<br />

supportata dalla minaccia mortale della sifilide, divenne una<br />

macchia e la prostituta venne accantonata il più possibile ai limiti<br />

dell'abitato in postriboli gestiti dall'autorità costituita e controllata<br />

dalla classe medica per il corpo e dalla chiesa per lo spirito.<br />

La prostituta libera inizia ad essere vista come un pericolo perché<br />

può contagiare, se non controllata dai medici, l'intera umanità e<br />

perché può trascinare nel peccato donne o uomini per bene,<br />

distraendoli dal lavoro e dalla famiglia. Per questi motivi è bene che<br />

ogni puttana sia rinchiusa in un postribolo lontano dal centro e dai<br />

luoghi di culto o di istruzione.<br />

Questo concetto di 'prostituta uguale malattia' da rinchiudere per il<br />

bene della società, dei clienti o addirittura di sé stessa, si è tanto<br />

radicato nella nostra cultura che resiste ancora oggi, dopo 400 anni!<br />

Nessuno pensa che le prostitute nascono sane e, se si ammalano, è<br />

per contatti con i clienti e che quindi forse andrebbero garantite<br />

prima le prostitute sulla salute dei clienti che i clienti su quella delle<br />

prostitute, ma su questo gioco del se è nato prima l'uovo o la<br />

gallina, parecchie puttane hanno già da tempo preso una posizione<br />

personale e risolutiva: l'uso obbligatorio del preservativo.<br />

Parecchi clienti non concordano su questo mezzo di prevenzione<br />

della diffusione di malattie preferendo, qualora la puttana imponga<br />

"il guanto", rapporti più a rischio con professioniste meno<br />

politicizzate e impegnate nella prevenzione.<br />

Le minacce di contagio di malattie veneree non sono quindi un<br />

freno o un impedimento ai rapporti sessuali mercenari, anzi, in<br />

alcuni casi, sembra quasi ci sia una ricerca "della tossica che lo fa<br />

senza". Lascio a chi di dovere la ricerca delle motivazioni di questo<br />

legame tra eros e thanatos e mi limito ad osservare come, nonostante<br />

da decenni le prostitute cerchino di salvaguardare autonomamente<br />

il più possibile il proprio "mezzo di produzione" da ogni forma di


malattie perché loro per prime non vogliono ammalarsi "lì" per non<br />

perdere giorni di lavoro per curarsi, la maggioranza delle persone le<br />

vorrebbe rinchiudere in un bordello per motivi igienici.<br />

La persecuzione della puttana non è quindi motivata da ragioni<br />

sanitarie ma sociali: "quelle donne" sono il male che garantisce alle<br />

altre donne di essere dalla parte del bene. La puttana è un essere<br />

abietto a Dio e agli uomini e non può frequentare luoghi pubblici<br />

come tutti ma deve essere rinchiusa in spazi particolari perché, se<br />

vista in circolazione potrebbe essere confusa con una donna onesta e<br />

allora non ci sarebbe più distinzione tra il bene e il male.<br />

Per la tradizione giudaico-cristiana il bene e il male sono le due<br />

parti di una mela tagliata con un coltello: di qua il bene, di là il<br />

male. Il bene e il male sono in opposizione e non ci possono essere<br />

momenti di unione, o per essere più chiari, dal bene può nascere il<br />

male ma dal male non può nascere il bene. E' su questo<br />

semplicissimo concetto che è basata l'etica cristiana e cattolica in<br />

particolare, e in base a questo concetto una donna onesta può<br />

diventare una puttana e una puttana, qualsiasi cosa faccia, resterà<br />

sempre una puttana.<br />

Il peccato è sempre in aguato e non c'è salvezza perché il Dio Padre<br />

giudica e non comprende.<br />

Inutile ricordare Gesù e Maddalena, il senso di colpa e di condanna<br />

è superiore a qualsiasi comprensione e accettazione e allora, siccome<br />

saranno condannate nell'aldilà, che facciano una vita d'inferno<br />

anche di qua: che siano rinchiuse in casini per tutta la vita, e quando<br />

saranno vecchie e brutte e nessuno le vorrà più, che queste cicale<br />

crepino lontano da noi formiche laboriose e mai godute.<br />

In un mondo privo di valori, o comunque con una grossa crisi di<br />

valori in atto, l'individuo non sempre comprende se le proprie scelte<br />

sono giuste o sbagliate. La persecuzione rituale della prostituzione<br />

assolve a questa funzione: chi si prostituisce è il male, la parte<br />

malata della società, gli altri sono il bene, la parte sana.<br />

Nella Roma antica quando qualcosa non funzionava si prendeva un<br />

capro e lo si sgozzava agli dei. Era colpa sua se la società aveva delle<br />

disfunzioni, dei difetti, e perciò lo si uccideva. Era un atto simbolico<br />

e anche i presenti lo sapevano; nella società attuale si emarginano<br />

alcuni gruppi di persone per lo stesso motivo, per sacrificarli e poter<br />

dire che se qualcosa non va è colpa loro.


In una società in cui l'individuo non è mai incentivato ad essere se<br />

stesso ma solo ad avere qualcosa, dove è sempre costretto a ruoli<br />

sociali alienanti, perché non esploda, e perché non esplodano le<br />

contraddizioni sociali, vengono riconosciute delle valvole di sfogo,<br />

degli spazi, dei luoghi, delle attività, delle persone con funzione di<br />

parafulmine per la salvaguardia della società.<br />

In questi luoghi viene accettato quello che la società "civile" non<br />

accetta, la violenza gratuita, lo sfogo dell'aggressività repressa: a<br />

questo servono i campi di calcio e le prostitute. L'importante è<br />

salvare le apparenze, l'importante che la trasgressione avvenga in<br />

luoghi predeterminati e codificati e che non si veda troppo in giro.<br />

L'ipocrisia cristiana del "fate come dico, ma non fate come faccio" ha<br />

anche in questo campo il suo utilizzo.<br />

Non per nulla quel gran conoscitore dell'animo umano e del mondo<br />

che fu Boccaccio nelle quattro novelle del Decamerone dedicate a<br />

Calandrino pone come rappresentanti e sostegni dell'ordine<br />

costituito il gabelliere, il prete, il medico e la puttana.


PAROLE DI PUTTANE<br />

"Fai vedere che sei 'bbona,<br />

fai vedere che sei racchia,<br />

prometti follie erotiche,<br />

prometti che non sai far nulla,<br />

fai la dura,<br />

fai la dolce,<br />

fai la volgare,<br />

fai l'intellettuale,<br />

l'importante è che tu sappia che è per questi giochini e per queste promesse<br />

che i polli pagano.<br />

e non sono i soldi quello che cerchi?"<br />

Anonima, Manuale dell'allegra battona<br />

"Amare qualcuno significa volerlo conoscere. E più impareremo a<br />

conoscerci, meglio riusciremo a riconoscere e perfino a integrare<br />

nella nostra vita immaginativa le mille differenze che sono sempre<br />

state utilizzate come dei cunei per separarci."<br />

Con queste parole di Kate Millet si concludeva l'introduzione ad un<br />

teso americano sulla prostituzione scritto nel 1970 a New York in<br />

cui quattro puttane parlavano della loro esperienza. Erano gli anni<br />

dell'autocoscienza femminista e qualche donna esprimeva e<br />

scriveva senza molti pudori quello che pensava della propria<br />

attività. Finalmente le puttane parlavano di se stesse, non erano più<br />

i clienti a dire perché avevano scelto di prostituirsi, ad immaginare<br />

che cosa provavano, ad inventare romanzi d'appendice ove col<br />

melenso romanticismo fine ottocento "la poverina" era indotta alla<br />

strada e pregava Dio perché un poeta la salvasse. Finalmente veniva<br />

abbattuto lo stereotipo della donnaccia perversa che si prostituisce<br />

perché ha voglia di sesso. Finalmente delle donne, delle puttane,<br />

dicevano senza veli quello che pensavano, non quello che gli uomini<br />

e le 'donne oneste' volevano che dicessero e pensassero.<br />

E' sempre difficile trascrivere un incontro verbale, si omette o si<br />

travisa sempre qualcosa. Trascrivere vari incontri e interviste<br />

sarebbe stato impubblicabile perché lungo e noioso. Ho provato a


fare una scelta di frasi e battute prese quasi a caso. E' una scelta mia,<br />

e quindi non interpreta esattamente le idee delle persone contattate,<br />

ma anche l'idea delle persone contattate forse non è esattamente<br />

rappresentativa del mondo della prostituzione femminile. Ho scelto<br />

dei testi e con questi ho ottenuto una macedonia; quando è stata<br />

fatta, pensavo fosse la soluzione migliore. Se non lo è...del senno di<br />

poi son pieni i fossi.<br />

Non siamo un pericolo per nessuno, ma la legge e la polizia<br />

continuano a perseguitarci.....Il cliente che viene con me come si<br />

procura i soldi? Sfruttando altre persone, magari altre donne o la<br />

moglie, perché dovrei avere scrupoli per un porco... Avevo il diritto<br />

di prostituirmi e l'ho fatto...Se qualcuno mi chiede di fare qualcosa<br />

che non voglio fare non lo faccio e basta. Se non gli va bene che<br />

vada via, ce ne sono tanti che aspettano.... Una segretaria se non ci<br />

sta col capo viene licenziata, io se non sto con uno perché non mi<br />

piace non perdo il lavoro...La donna che fa il mestiere è una vittima<br />

dell'istituzione, è lo stato da perseguitare, non noi...Per i soldi, e per<br />

cosa dovrei farlo?...Per molte donne il magnaccia è il principe<br />

azzurro...Da quando ho smesso e lavoro ho pianto un casino, prima<br />

quando battevo non piangevo mai... Se c'è veramente libertà e<br />

uguaglianza perché rompono sempre le palle a noi e mai ai nostri<br />

clienti?...I miei rapporti con gli uomini? Li odio! Certo, li odio.<br />

Come si fa a non odiare chi ti tratta come schiava?... Non avevo<br />

fiducia in me e sono andata con un magnaccia...Finché la legge è<br />

così le donne avranno sempre a che fare con dei ladri: i magnaccia e<br />

la polizia...La cosa peggiore della prostituzione è che ha rovinato i<br />

miei rapporti con gli uomini, non sopporto più che mi tocchino....<br />

Quando scopo con qualcuno scopo e basta, a cosa dovrei pensare?<br />

Che faccia presto a venire così si toglie dalle palle...Chiedere del<br />

denaro a qualcuno sarebbe umiliante, scopare per denaro no, mi<br />

rende indipendente...Ho sempre avuto paura a salire in macchina<br />

con qualcuno, non sai mai come va a finire, mi sento di non<br />

controllare la situazione, preferisco portarli in camera... Gli uomini<br />

raccontano sempre che la moglie non li capisce e allora cercano<br />

comprensione, che palle...Sono indifferente. Indifferente e passiva.<br />

Può scopare il mio corpo ma non riuscrà ad eccitarmi...In un<br />

bordello devi prendere chiunque arrivi e ti scelga, tu non scegli mai,


devi andare anche con uno sporco...Il primo me lo ricordo, ero<br />

impacciatissima, non ricordo neanche quanti soldi ho preso, ha fatto<br />

tutto lui; col secondo invece ho voluto i soldi subito... Alcuni<br />

vogliono che tu goda perché così si sentono uomini e allora devi<br />

urlare e far finta di venire: è una delle cose più brutte perché ti senti<br />

puttana dentro...Un mio cliente faceva l'analista, veniva tutte le<br />

settimane, parlavamo un sacco e poi faceva quello che doveva fare,<br />

mi pagava bene. Del resto anche lui prendeva un sacco di soldi per<br />

ascoltare delle persone dire delle cazzate...Non capiscono come si<br />

possa farlo solo per soldi...Se io fossi sposata non mi preoccuperei se<br />

mio marito va a puttane, scopa con l'uccello, mica con la<br />

famiglia...Non chiedo di essere amata. Voglio solo rispetto, solo<br />

rispetto...Il pappa ti tratta come una merda. gli dai i soldi e ti tratta<br />

come una merda. Io non lavoro più con un pappa...ce l'hanno qui<br />

(indicando la testa) la figa, qui e vengono con te perché sei una<br />

figa...In America e a Amburgo ci sonno i bordelli di stato. Lo stato si<br />

fa un sacco di soldi con le donne. Solo che sei in prigione, non puoi<br />

più uscire, non ti lasciano uscire dal quartiere e se cerchi un lavoro<br />

sei schedata dalla polizia e non trovi mai un lavoro...Il sesso non ha<br />

mai avuto una gran importanza per me e far la puttana era un modo<br />

per far soldi...I poliziotti sanno che ti vendi e te la fanno pagare, ti<br />

stanno addosso finché o gli dai dei soldi o li fai scopare gratis...I<br />

magnaccia non scopano mai con le loro donne, ci deve essere<br />

qualche donna del branco che sta con le altre donne altrimenti<br />

scoppiano. Non puoi micca scopare sempre e non venire<br />

mai...Praticamente sono passata dal convento al bordello...Non<br />

vendi il sesso ma la tua umiliazione...Per comprarmi la roba...Gli<br />

uomini ti disprezzano per quella che ti hanno fatta diventare...Le<br />

impiegate e le infermiere scopano gratis per non perdere il<br />

posto...Batti per comprarti la roba e ti fai per riuscire a battere, ti<br />

restano gli spiccioli per un panino che vomiti quando arrivi a metà:<br />

è una vita di merda...In una settimana prendo più di un prof.<br />

dell'Università in un mese, perché dovrei smettere, e lui si è fatto un<br />

culo così per studiare tutti quegli anni...Mi hanno arrestata assieme<br />

a una mia amica ma conoscevo un avvocato che ci ha fatto uscire<br />

subito, solo che dopo è voluto stare con tutte e due, e l'avevamo<br />

anche pagato...Cosa me ne fregava: ormai avevo perso la faccia con<br />

uno...Mi ha detto "se non smetti ti lascio!" e così ho smesso..E' come


una droga: ti abitui a tanti soldi e non riesci più a fare senza...Ho<br />

cominciato in un bordello, la dritta me l'aveva data una mia amica<br />

che c'era già stata anni prima, tutti lo sapevano che era un bordello e<br />

la polizia veniva tutte le sere a prendersi la busta. C'erano tre<br />

bordelli in quel paese, uno con le orientali, uno con le brasiliane e<br />

uno con noi italiane...So di un pappone che una volta ha ammazzato<br />

una tossica con una dose di ero pura e poi se l'è scopata davanti agli<br />

altri pappa....Mi piacciono i vestiti nuovi, le cose belle e costose...Ci<br />

sono uomini che non ce la fanno con la moglie e ce la fanno con la<br />

puttana...Fare la puttana bene è difficile perché non si vende una<br />

prestazione, devi vendere l'anima...Ci sono quelli che ti dicono dei<br />

nomi per umiliarti e per sentirsi più forti...I pulotti, i giudici, i<br />

magnaccia sono tutti uguali, tutti vogliono solo i tuoi soldi...Viene<br />

con me perché così non si deve legare con nessuno...Il sesso e i soldi<br />

sono le cose che premono di più a tutti e che fanno più paura a<br />

tutti...Siamo in affari. Un periodo va bene un altro periodo va meno<br />

bene. Siamo dei liberi imprenditori che rischiamo del nostro e non<br />

sfruttiamo nessuno...A me fanno pena, costretti a pagare qualcuno,<br />

dev'essere avvilente...Per quanti soldi abbia una puttana la più<br />

sfigata donna 'onesta' ha qualcosa che la puttana non ha...Siccome<br />

nessuno lo prende sul serio l'aspetto legale della prostituzione è una<br />

buffonata... Forse perché sono sempre stata pigra...Se hai un sacco di<br />

uomini non dipendi da nessuno in particolare, sei libera. Se sei<br />

sposata o hai un amante che ti mantiene dipendi sempre...C'è gente<br />

che va sul marciapiede per avere delle sensazioni o per sfidare<br />

chissà cosa...La prostituzione, l'omosessualità e l'aborto sono tre<br />

cose che toccano tutti ma nessuno ne parla tranquillamente...La<br />

squillo adesso lavora col cellulare e anche la ruffiana ha il cellulare<br />

per farsi chiamare e per chiamare le ragazze del giro...E' come se il<br />

sesso fosse una cosa sporca e possano godere solo con qualcuno che<br />

sta più in basso di loro...Non è vero che la prostituzione aumenta la<br />

droga; è che per battere alcune devono farsi, non tutte riescono a<br />

estraniarsi da quello che stanno facendo senza roba...In Thailandia<br />

le donne dei bordelli sono costrette a fare venti, trenta marchette al<br />

giorno; la Thailandia è il più gran bordello del mondo. Hai capito<br />

perché preferiscono venire a battere qui?... Lui mi invitava a cena e<br />

io ci andavo a letto, poi ho finito gli ultimi soldi...Forse perché ho<br />

una gran confusione su tutto quello che riguarda il sesso che riesco


a far lavorare (battere)...C'é chi viene perché alla moglie non piace<br />

fare i bocchini...Adesso che sono uscita è un mondo che mi fa<br />

schifo...Mi piaceva un casino scopare e lo facevo con tutti poi ho<br />

cominciato a farlo per soldi. Adesso non mi attira nessuno...Se una<br />

vuole lavorare ha bisogno di un uomo che la protegga dagli altri<br />

uomini, sì un magnaccia, i migliori sono bravissimi in ogni traffico,<br />

sarebbero degli ottimi banchieri...Se esco con qualcuno che mi offre<br />

tante cose per scoparmi mi incazzo: preferisco che mi dica subito<br />

quel che vuole e che mi dia i soldi direttamente...Mi piacciono i<br />

romanzi d'amore dove sai già come andrà a finire...Non vorrei che<br />

mio figlio facesse il prete però delle volte vado in chiesa...Era un<br />

magistrato, arrivava in macchina, mi faceva bere una lattina di coca<br />

cola e andava via. Dopo un'ora tornava, metteva per terra un dado<br />

da gioco e mi diceva di pisciarci sopra, poi lo raccoglieva con un<br />

fazzoletto e lo metteva in tasca. Cento carte per una pisciata!...Il<br />

fatto è che la prostituzione è accettata da tutti. La polizia si muove<br />

solo per finta, per mantenere la facciata...Il matrimonio stanca e<br />

allora vanno a puttane. Anche nei casini cambiano sempre le<br />

ragazze per non annoiare i clienti...Mi piace mangiare e bere bene e<br />

si vede...Se lo fai una volta lo diventi: è per questo che è facile<br />

restarci dentro...E' difficile trovare uno che sopporti che la propria<br />

donna vada a scopare con tutti...Dico sempre che sono stati favolosi<br />

e che hanno un cazzo splendido, ma come fanno a credermi...Se<br />

porta una ragazza fuori spende soldi per la cena, per la disco, per il<br />

bar e alla fine non sa se lei ci sta. Con una puttana non ci sono rischi<br />

e sa dall'inizio quanto spende...Mi fanno ridere quelli che dicono<br />

"sei una ragazza fantastica, ti voglio sposare", ma non posso mica<br />

ridergli in faccia...Loro pensano di comprare ma io non mi sento<br />

così indifesa e venduta anzi sono sempre io che controllo la<br />

situazione e se voglio posso sempre dire basta...C'è qualcosa di<br />

possessivo e perverso negli uomini che vogliono convincere le<br />

puttane al matrimonio, come in quelli che vogliono convincere le<br />

suore ad andare a letto...Anche se ti dicono di picchiarli, di frustarli<br />

sono sempre loro che comandano perché a me non verrebbe mai in<br />

mente di frustare uno che mi paga...Se si potesse parlare<br />

tranquillamente con la gente di quello che facciamo senza sentirsi<br />

giudicate sarebbe più facile lavorare e anche smettere...La squillo<br />

non lo fa per campare ma per prendere un totale di soldi. Fanno


parte del sistema capitalistico e si comportano da capitaliste: il<br />

massimo utile col minimo investimento. Sono le povere, le africane e<br />

le tossiche che fanno il marciapiede...Ho sofferto e sono stata<br />

umiliata molto più in altre situazioni...Non capisco perché. Ci sono<br />

tante donne che uscirebbero con degli uomini, le trovi dappertutto;<br />

anche donne carine, ma (gli uomini) preferiscono andare a<br />

puttane...<br />

A Bologna su circa un centinaio di transessuali solo una decina vive<br />

di un'attività lavorativa, una ventina arrotonda i proventi di<br />

un'attività lavorativa con la prostituzione e il restante vive dei<br />

proventi della propria prostituzione.<br />

No! no assolutamente, io non vado coi gay, io vado con gli<br />

eterosessuali... Io ciò la figa in mezzo alle gambe...Quando un uomo<br />

viene con una trans gode di più...La bocca è la più<br />

richiesta...Sognano l'ermafrodito...La trans si eccita, non è passiva<br />

come la puttana e questo l'uomo lo sente...C'è una legge che obbliga<br />

le aziende ad assumere un handicappato ogni tanti dipendenti, le<br />

trans non le vuole assumere nessuno, perché non fanno una legge<br />

che obbliga ad assumere anche i transe?...Per me i clienti sono<br />

omosessuali che non vogliono ammetterlo neppure a se<br />

stessi...Troppa femminilità guasta, l'uomo preferisce l'ambiguità,<br />

l'incertezza...Voleva farlo senza preservativo ma ho visto che aveva<br />

l'anello e gli ho detto che era un porco e un criminale e che aveva<br />

dei doveri di salute verso la sua famiglia e l'ho mandato via...Coi<br />

brasiliani e' una guerra tra poveri, a volte sono uomini normali che<br />

si fanno siliconare tette e culo, vengono in Italia a battere per due o<br />

tre anni poi si fanno togliere le tette e il culo e tornano a casa dalla<br />

famiglia; ma chi ci guadagna é l'organizzazione... Mi vengono<br />

dentro dietro e mi toccano le tette, mi vogliono toccare tutta...A me i<br />

gay fanno schifo, ci sono andata solo due o tre volte perché ero<br />

proprio stesa...Vogliono il vestito da donna e il pistolino, e io ce<br />

l'ho...Le vere donne, quelle che gli uomini sognano, siamo noi...Il<br />

vero problema sono le straniere, arrivano di contrabbando, non<br />

usano profilattici, non si curano perché non hanno neanche il<br />

libretto sanitario...Qui a Bologna facciamo i bocchini con un dito<br />

dietro e vengono dappertutto per questo...C'é quello che viene con


te dieci, venti volte e ti chiede sempre le stesse cose ma quando con<br />

un gesto o una parola fai vedere che l'hai riconosciuto non viene<br />

più, si vergogna...Vuole pensare di andare con una donna ma sa che<br />

non è così...Ci sono quelli che mi vorrebbero sposare ma io li mando<br />

via, non sono mica innamorata di loro...I Brasiliani hanno distrutto<br />

il mercato, prezzi bassi, malattie e volgarità. Che bisogno c'è di farsi<br />

vedere nudi...Ormai sulla strada ci siamo solo noi trans e quelle del<br />

terzo mondo più le sfigate dell'est e qualche tossica...Il gay cerca il<br />

maschio non la trans...<br />

La prostituzione transessuale come si vede è un'altra copia della<br />

prostituzione femminile con la differenza che l'oggetto del desiderio<br />

è un essere dalle sembianze femminili che conserva però alcune<br />

valenze maschili tali da renderlo più coinvolto emotivamente e<br />

fisicamente della donna nel rapporto mercenario. Essendo in tutto o<br />

in parte un prodotto confezionato è costruito in base a ciò che<br />

l'uomo vuole, sia nel fisico che nella mente. Il corpo viene modellato<br />

in modo da assomigliare alla top model del momento o ad una<br />

particolare attrice. Il modello di donna ideale della trans è quello<br />

attualmente richiesto dall'uomo, perché chi meglio di un ex uomo<br />

conosce questi desideri? L'ideale femminile che la donna ha di se<br />

stessa invece è ancorato ai modelli materni e sociali tramandati<br />

attraverso i secoli, accettati o rifiutati ma sempre vecchi e<br />

conflittuali, che portano la donna ad essere spiazzata rispetto alle<br />

richieste maschili. Resta da vedere se e in che modo sia giusto<br />

soddisfare con realtà virtuali queste richieste, ma questo è un altro<br />

problema.<br />

La transessuale è nata e si sente sempre un pò maschio e per<br />

provare a se e agli altri la propria condizione di donna ricorre a<br />

cure estetiche per rinsaldare la propria immagine di donna. Cosa<br />

può confermare di più la propria sessualità di essere ferma su un<br />

marciapiede e vedere un'auto che arriva lentamente con un uomo<br />

alla guida e, dopo aver guardato tutte le donne e le trans precedenti,<br />

si ferma e chiede di salire? L'essere scelte significa anche essere<br />

scelte perché donne. Ogni volta che si viene scelte è un esame di<br />

femminilità riuscito.<br />

"Batto il marciapiede, con altre venti trenta transessuali. Sono<br />

desiderata. Mi esibisco al femminile. Fernanda, ed è spettacolo." (1)


Secondo vari sessuologi e psicologi la richiesta di rapporti con<br />

transessuali nasconde una omosessualità latente e un non amore per<br />

sè. Prendendo per valide queste affermazioni si può dedurre che le<br />

strade con transessuali e file di auto in attesa dimostrano<br />

l'impossibilità dell'accettazione di se stesso di un gran numero di<br />

persone e la tendenza omosessuale di una società che non vuole<br />

ammetterlo neppure a se stessa.<br />

Che cosa succederebbe se uomini vestiti da uomini si prostituissero<br />

ad altri uomini? Sarebbe un trauma, un irrisolvibile disordine<br />

sessuale e morale, la crisi se non il crollo di una civiltà. Meglio i<br />

transessuali e gli uomini travestiti da donna: è sempre una donna<br />

che si vende, i ruoli sono salvi e l'omosessualità della società è<br />

sempre nascosta.<br />

nota a Parole di Puttane<br />

1) Farias de Albuquerque F.<br />

Princesa, Roma, 1994, Sensibili alle Foglie


PAROLE DI PUTTANIERI<br />

"Deh puttane a me, che cent'anni pofs'io andar bordellando, per lo mondo"<br />

Pier del Nero: Libro dei motti, Testo a penna<br />

Chiedete ai vosti conoscenti e amici se vanno a puttane, avrete<br />

pochissime risposte positive. Sembra che nessuno abbia mai avuto<br />

rapporti mercenari. E dire che secondo una semplicissima legge di<br />

mercato ci sono senz'altro più acquirenti che venditori! Qualche<br />

persona anziana parla tranquillamente dei casini, ma fra i giovani e<br />

le persone di mezza età c'è la negazione, soprattutto tra le classi<br />

sociali più "in". E' più facile sentir dire da un camionista che va a<br />

puttane piuttosto che da un rappresentante, è più facile<br />

l'ammissione da parte di un operaio che del dirigente d'azienda. E<br />

non perché uno va a puttane sui viali e l'altro non va a puttane.<br />

Ci sono agenzie volanti che reperiscono clienti tramite annunci su<br />

giornali e riviste lasciando come recapito un numero di telefono. Ho<br />

contattato una donna che gestiva uno di questi numeri. Un cliente<br />

chiamava richiedendo una ragazza con certe caratteristiche fisiche e<br />

per certe prestazioni e lei prendeva nota del numero del cliente, si<br />

accordava sul prezzo e l'ora poi telefonava alla ragazza, spesso fuori<br />

città, le passava l'informazione e il numero di telefono del cliente; la<br />

ragazza avrebbe poi telefonato per conferma e avrebbe passato una<br />

percentuale alla donna per il servizio di procacciatrice d'affari o<br />

mezzana che dir si voglia.<br />

Sembrava un operatore di borsa, aveva continuamente sia il<br />

telefono normale che il cellulare in mano.<br />

In tutta Italia abbondano società di servizi specializzate in forniture<br />

di hostes e accompagnatrici. Queste agenzie spesso non sono altro<br />

che degli uffici di collocamento per prostitute. Chi desidera una<br />

ragazza per una cena d'affari o per accompagnare un cliente<br />

durante una visita della città si può rivolgere a queste agenzie. Tutti<br />

sanno che il contratto prevede anche prestazioni extra lavoro<br />

ufficiale, ma nessuno ne parla mai, è sottinteso. Le ragazze fornite<br />

sono sempre di bell'aspetto e con una certa cultura, parlano varie<br />

lingue e spesso sono laureate o laureande. E' noto che è più facile<br />

concludere un affare attorno ad un tavolo da pranzo che in un


ufficio, e chi è esperto assicura che è ancora più facile concluderlo<br />

attorno ad un letto con l'offerta di una o più ragazze al dio<br />

commercio; e poi è tutto fatturabile e si può scaricare l'Iva.<br />

Le persone provenienti dalla cultura del casino parlano del bordello<br />

come di un posto dove si formava l'uomo, dove ci si divertiva e<br />

tutto era legittimo. La moglie a casa per i figli e il bordello per<br />

l'uomo. Era così e basta, nessuno metteva in discussione<br />

un'istituzione secolare. Con l'abolizione del bordello di stato sono<br />

nati i bordelli privati e segreti, segreti di pulcinella ovviamente, ma<br />

non sono la stessa cosa: quello che manca è l'ufficialità che garantiva<br />

di fare qualcosa accettato da tutti.<br />

Andare a puttane adesso è riprovevole, ci sono sensi di colpa, lo si<br />

fa di nascosto o con pochi amici fidati, si sente che la morale<br />

comune non lo accetta come accettava una volta il bordello.<br />

Sì ci vado ogni tanto quando facciamo una cena con amici...Quando<br />

mia moglie mi rompe...La prima volta ci sono andato con mio padre<br />

e mio fratello, avevo sedici anni e mio fratello uno in più, mio padre<br />

ne ha parlato con mia madre poi siamo usciti e siamo andati a casa<br />

di una puttana che batteva alla Fiat...Mi sono sposato e dopo un<br />

mese mi sono separato. Ho pagato un miliardo per la separazione.<br />

Se pensi che l'avrò scopata dieci volte mi è costata cento milioni a<br />

botta. Neanche la Schiffer costa tanto; adesso vado a<br />

puttane...Quando sono incazzato...Mia moglie non mi vuol mai far<br />

dei bocchini...Quando andavo in trasferta per la ditta andavo con<br />

una donna e poi mettevo un biglietto nella lista delle spese: pulizia<br />

martello lire tot. La segretaria le prime volte mi chiedeva cos'era e io<br />

le dicevo paga e non ti preoccupare, poi si vede che ha capito perché<br />

non l'ha chiesto più...Una volta che ero ubriaco e se ci penso sto<br />

ancora male...Al casino c'era una stanza tutta per noi, ci si andava<br />

sempre quando chiudevamo il giornale...Con mia moglie è sempre<br />

la solita minestra, allora...Ho un mini appartamento vicino al centro<br />

e circa una volta alla settimana ci porto una che trovo con le agenzie<br />

o gli annunci, non vado certo sui viali...Io si; perché, lei non ci<br />

va?...Da giovane un paio di volte...Il rapporto sessuale per me è<br />

sempre stato un pò un dramma...Che poi paghi, ma lo sai prima,<br />

mentre con quelle che non paghi alla fine ti costano di più...Ci sono<br />

andato una volta ma quando sono venuto via ero così triste, per lei,


ma soprattutto per me...Ti fermi, quanto vuoi, in cinque minuti fai<br />

tutto. Non ho mica tempo da perdere io...Sono sempre andato dalla<br />

stessa, abitava in Mirasole, tante volte l'andavo solo a salutare o a<br />

fare due chiacchere, delle volte sono rimasto anche a mangiare...Ci<br />

vado e basta...Mia moglie non vuole nel culo ma io ho trovato una<br />

troietta che...La prima volta che sono andato con una donna è stato<br />

con una puttana...Quasi tutte le settimane con una che ho trovato al<br />

telefono...Con mia moglie sto bene, è una brava donna, ma che<br />

palle. Almeno così cambio qualcosa.


Le DONNE CLIENTI<br />

"Godere pagando è godere senza peccato"<br />

Proverbio spagnolo<br />

Sui prostituti per donne la cultura italiana non si è mai scoperta<br />

molto, eppure da quando Tennessee W. scrisse "La primavera<br />

romana della signora Stone" nessuno poté più non credere a quanto<br />

i bagnini e i vari ragazzotti a contatto con il mondo turistico già<br />

sapeva per esperienza vissuta: le irreprensibili signore americane e<br />

nordiche trovavano nell'amante latino (spagnolo, italiano o greco) lo<br />

sfogo alle passioni sopite da una vita di repressioni, e per soddisfare<br />

il proprio sesso e sublimare i propri sensi di colpa pagavano anche.<br />

Dopo la carta stampata fu il turno del cinema con il non sempre<br />

fortunato "Uomo da marciapiede" e con il mitico "American gigolò" ed<br />

infine capitò sulla poltrona televisiva di Maurizio Costanzo<br />

"l'italian gigolò": Jack il Selvaggio, al secolo Cesare Cremonini.<br />

Se indagare sulla sessualità maschile a pagamento è un'impresa non<br />

sempre semplice, avere dichiarazioni dalle donne che fanno uso di<br />

prestazioni sessuali a pagamento è quasi impossibile, eppure alcuni<br />

casi ci sono, ma perché questa gran differenza numerica tra maschi<br />

e femmine? C'è chi la giustifica come dovuta a una differenza<br />

ormonale e chi vi vede la conseguenza di secoli di dominazione<br />

culturale maschile. Nessuno ha ancora la soluzione a questo<br />

dilemma ma almeno la domanda è stata formulata.<br />

Mio marito una volta ha portato a casa una donna, immagino fosse<br />

una prostituta, e siamo andati a letto assieme...Stavo con un ragazzo<br />

e abbiamo telefonato a una massaggiatrice...Abbiamo telefonato a<br />

un numero su una rivista e si è presentato a casa questo<br />

tipo...Mentre gli facevo un bocchino Carlo mi fotografava...<br />

Inutile, a quanto pare nessuna donna va a uomini o a donne<br />

autonomamente, eppure da alcuni anni i gigolò sono disponibili in<br />

alcuni locali di Bologna, e ultimamente anche sui marciapiedi. Chi li<br />

frequenta? E perché?


Parole di PUTTANI<br />

"Le puttane piangono con uno ( occhio), le maritate con dui, le moniche<br />

con quattro... Non sai tu, poveretto, che noi puttani (vò dir così) abbiamo<br />

sempre il riso in mano e nell'altra il pianto?"<br />

Aretino 20.123<br />

...Tante coccole, e carezze...Lavoro per una agenzia di sicurezza, ma<br />

è solo una copertura, abbiamo un giro di signore perbene che<br />

chiedono un accompagnatore per un pomeriggio o per una sera per<br />

andare in giro in macchina o al cinema. Dicono sempre che è per<br />

motivi di sicurezza personale che vogliono un uomo, ma si sa<br />

dall'inizio che è per scopare...Ci vuole un minimo di coinvolgimento<br />

altrimenti non viene neanche duro...So tre lingue, ma se avessi tre<br />

lingue...Ho lasciato dei biglietti da visita in vari alberghi d'Italia e<br />

chi mi vuole mi telefona... Io vado con le donne ma un paio di volte<br />

per fare un pò di grana sono andato anche con dei<br />

finocchi...Vogliono baci, carezze, essere baciate e leccate...Sono<br />

pagato dall'agenzia a ore e poi ho le mance...Quando una mi<br />

telefona le chiedo cosa vuole, fin nei minimi particolari, quasi la<br />

faccio venire per telefono, ma così vado sul sicuro...Una agenzia che<br />

fornisce accompagnatori e accompagnatrici...


CASE CHIUSE<br />

"Vedete questo puttaniere del mio marito a che ora torna a casa?"<br />

Libro dei sette savi. 43<br />

Come abbiamo visto la storia è piena di esempi di case chiuse, o<br />

bordelli, o lupanari, o case di tolleranza che dir si voglia e<br />

nonostante in Italia siano state abolite da svariati decenni ci sono<br />

ancora parecchie persone che in perfetta buona fede sostengono che<br />

le case chiuse sarebbero da ripristinare. I motivi ammessi durante le<br />

interviste sono solitamente tre: controllo delle malattie, liberare le<br />

strade dallo spettacolo osceno di donne e travestiti, dare a quelle<br />

povere persone un posto dove poter lavorare senza prendere<br />

freddo.<br />

La seconda e la terza risposta sono per me le due facce della stessa<br />

medaglia, i "perbenisti" e i "socialisti", entrambi preoccupati, con<br />

motivazioni diverse, di far sparire la prostituzione dalle strade,<br />

lontano dagli occhi e dal cuore.<br />

La prima risposta è comune a tutti ma è una risposta sbagliata.<br />

Già dal 1934 la Società delle Nazioni dopo un'inchiesta condotta in<br />

quindici grandi città europee e in quattordici nazioni extraeuropee<br />

poteva sentenziare che "ovunque sono state chiuse le case di<br />

tolleranza non è stato riscontrato nessun aumento di malattie"(1) che<br />

equivale a dire che senza dubbio la prostituzione libera non è dal<br />

punto di vista sanitario più pericolosa di quella controllata in case<br />

chiuse.<br />

Un'altra organizzazione dell'ONU, l'Association for moral and social<br />

Higiene, in un'indagine che ha coinvolto varie nazioni per un lungo<br />

periodo e che ha raccolto dati in tempi normali senza epidemie o<br />

guerre dimostra che le nazioni ove sono ammesse le case di<br />

tolleranza hanno una percentuale di lue enormemente più alta di<br />

quelle in cui la prostituzione non è controllata. Riporto alcuni dati<br />

inequivocabili pubblicati nel 1952: Olanda 1,06 su diecimila<br />

abitanti, Norvegia 1,5 su diecimila, USA 4,5 su mille, Italia 1,5 per<br />

cento. Per comprendere meglio va detto che in Olanda e Norvegia le


case di tolleranza erano state abolite da 30 e 50 anni, negli Usa erano<br />

ancora presenti in alcuni stati, in Italia erano ancora in vigore.<br />

Mi ha particolarmente colpito vedere come sia le donne che gli<br />

uomini siano favorevoli alla riapertura delle case chiuse.<br />

Per l'uomo il bordello ha sempre rappresentato un luogo caldo e<br />

protettivo, un luogo ove si era iniziati al sesso, una sede per il rito di<br />

passaggio all'essere uomo, un posto goliardico dove andare in<br />

gruppo a scopare e a vantarsi delle proprie doti sessuali, un luogo<br />

insomma dalle molteplici valenze positive.<br />

Per la donna il bordello dovrebbe rappresentare, secondo la mia<br />

logica, il posto dove altre donne sono costrette a vivere in situazioni<br />

di violenza e schiavitù, un posto quindi che per un senso di<br />

"sorellanza" dovrebbero odiare, e invece no. Per la donna italiana è<br />

il posto dove il marito può andare a sfogarsi senza preoccuparsi che<br />

si innamori perché cambiano continuamente donne e "là" si va solo<br />

per scopare. Nel bordello il marito può dare libero sfogo alle proprie<br />

fantasie sessuali e smettere di rompere alla moglie che non ne vuol<br />

sapere di "fare così". Il bordello poi è la palestra sessuale dove si<br />

forma il figlio maschio e per il senso di "mammismo", potenza<br />

cubica del complesso d'Edipo della donna italiana, il senso di<br />

salvaguardia e di protezione del figlio arriva a sacrificare altre<br />

donne all'altare della felicità della creatura.<br />

La donna italiana è nemica delle altre rappresentanti del proprio<br />

sesso: preferisce sacrificare alla schiavitù migliaia di donne pur di<br />

salvare le apparenze di un matrimonio e di trovare uno sfogo alle<br />

esigenze prematrimoniali del figlio.<br />

Non si studierà mai abbastanza l'influenza della chiesa cattolica<br />

nella formazione della morale dei paesi latini; la donna nel sud<br />

Europa è o un oggetto di piacere o un oggetto intoccabile da riverire<br />

e servire: o una figa da scopare o un soprammobile da accudire in<br />

tutto perché da sola non sa neppure aprire una porta o attraversare<br />

la strada. O donnaccia da oltraggiare o pulzella da riverire: in<br />

entrambi i casi, un oggetto nelle mani di un cavaliere cui è rimasto<br />

solo il cavallo dei pantaloni.<br />

Insomma il bordello è richiesto, se ne sente la mancanza, e poi con<br />

questa storia delle malattie ormai non se ne può più fare a meno.


Sembra incredibile ma sono le stesse motivazioni stupide e<br />

infondate che venivano mosse dagli oppositori della legge Merlin.<br />

Da oltre un secolo è chiaro che spesso alla base della scelta di una<br />

persona di prostituirsi c'è la miseria. Non solo la miseria nera<br />

descritta da I Miserabili , ma anche la miseria morale, la miseria della<br />

violenza, della sopraffazione, la miseria di chi vive una vita priva di<br />

soddisfazioni, priva di incoraggiamenti e comprensione, la miseria<br />

provocata dall'insofferenza di aspettative di vita mai raggiunte. Un<br />

rapporto ministeriale della fine 1993 calcolava in dieci milioni i<br />

poveri in Italia. Chiaramente non sono i poveri che vivono nelle<br />

bidonville, ma sono poveri perché vivono nel contrasto e al di sotto<br />

di ciò che si sa possibile e ciò che effettivamente si vive. Inutile<br />

ribattere che si sta pur sempre meglio di una volta; la gente vive nel<br />

presente, non nel passato.<br />

Giustamente Tammeo dichiarava che "la cattiva ripartizione della<br />

ricchezza è la causa di questo male sociale" (2), ma la sola<br />

motivazione economica non è sufficente. Finché si avranno diversi<br />

standard di vita fra i vari gruppi sociali e qualche persona non<br />

riuscirà a raggiungere gli standard proposti dai mezzi di<br />

comunicazione assisteremo inevitabilmente al formarsi in alcuni<br />

individui del desiderio di opporsi alle convenzioni sociali, di<br />

evadere da una situazione frustrante.<br />

Quando una persona si trova in fondo ad un vicolo cieco da cui non<br />

può razionalmente fuggire in nessun modo ha solo due alternative<br />

per non essere annientato: implodere o esplodere. Se implode<br />

compie atti contro se stesso, suicidio, droga, alcolismo, autismo,<br />

abbrutimento...se esplode compie atti contro altri, violenze, omicidi,<br />

rapine...Tra i tanti mali derivanti da una disarmonia sociale la<br />

prostituzione è senz'altro uno dei mali minori.<br />

note a Case Chiuse<br />

1) L'abolition des maisons de tolerance, Ginevra, 1934, pag. 101<br />

2) Tammeo G., La prostituzione. Saggio di statistica morale, Torino, 1890


PROTETTORI<br />

Nobody ever taught you how to make it on the street<br />

now you'll have to get used to it<br />

(nessuno ti ha mai insegnato come farlo per strada<br />

ora ti ci devi abituare)<br />

Bob Dylan "Like a rolling stone"<br />

Nell'iconografia classica della prostituzione ogni puttana ha un<br />

protettore di cui lei è enormemente innamorata mentre lui, il duro,<br />

il macho, pensa solo a fumare, a bere e a farsi delle storie con altre<br />

donne portandole in locali di lusso. Il rapporto è chiaro: il protettore<br />

prende i soldi dalla puttana innamorata e in cambio le da due<br />

schiaffoni per sedare le sue crisi di gelosia. Nella realtà italiana degli<br />

anni novanta non è così.<br />

La legge italiana non prevede la figura del protettore ma quella<br />

dello sfruttatore e quella del favoreggiatore, entrambe punibili.<br />

Da quello che risulta sia dai nostri incontri che dai libri scritti da<br />

prostitute, la puttana cerca sempre la rispettabilità, la vita<br />

"normale", un marito, una casa, dei figli; sogna di vivere in una<br />

telenovela dalle infinite puntate condita con la felicità delle<br />

pubblicità televisive.<br />

E' un sogno umano e come tutti gli esseri umani anche una<br />

prostituta a volte si innamora. Se l'amore dura a lungo è facile che le<br />

due persone decidano di convivere e che una aiuti l'altra anche<br />

economicamente. Per la legge questo è sfruttamento mentre per il<br />

solo fatto che l'uomo amato non ostacoli il "lavoro" di prostituzione<br />

è favoreggiamento.<br />

Se una prostituta ha un rapporto sentimentale e coabita con un<br />

operaio la differenza economica di reddito dei due sarà enorme e<br />

anche se il poveretto non sa neppure che lei in due sere guadagna<br />

come lui in un mese sarà considerato uno sfruttatore. Parliamoci<br />

chiaro: persone così invece di essere considerate dei "protettori"<br />

andrebbero protette.<br />

Chi invece non ha problemi di fronte al pericolo di una condanna<br />

per favoreggiamento è chi vive normalmente compiendo reati ben<br />

più gravi: ad un rapinatore il reato di favoreggiamento fa il


solletico, e perciò le prostitute sono indotte dalla legge a cercare i<br />

propri partners nel mondo della delinquenza.<br />

La legge Merlin applicata in questo modo non fa che ostacolare il<br />

cambiamento sociale di chi si prostituisce e mantiene la<br />

prostituzione a contatto stretto col mondo della malavita.<br />

Storia di normale delinquenza bolognese:<br />

"Eravamo stati al mare e ci erano rimaste trenta carte allora col<br />

vespino siamo andati sui viali a cercare una puttana. Siamo andati<br />

da un sacco ma non ci cagavano neanche, figurati in due di sedici<br />

anni su un vespino! Alla fine abbiamo trovato una negra che non<br />

capiva neanche l'italiano, le abbiamo fatto vedere le trenta carte e ci<br />

siamo messi d'accordo per due pompini. Lei andava a piedi e noi di<br />

fianco sul vespino fino a un posto dietro i giardini. C'era una rete e<br />

io mi sono appoggiato con la schiena alla rete, in piedi, e lei ha<br />

cominciato di bocca mentre il mio amico aspettava, solo che dopo<br />

mezz'ora eravamo ancora lì, io non venivo mai, sai in piedi, col mio<br />

amico li, e lei che ogni tanto piangeva...si piangeva e diceva 'questo<br />

non è lavoro, questo non è lavoro'...e allora io mi incazzavo e le<br />

dicevo 'taci troia che poi ti diamo trenta carte'. Solo che il mio amico<br />

si è stancato di aspettare - sai è fatto così lui, quando gli gira è così, è<br />

un bravo ragazzo ma quando gli prende male non c'è niente da fare-<br />

e siccome lei era piegata in avanti per farmi una pompa lui le ha<br />

alzato la mini per farsela da dietro. Lei ha mollato l'uccello e si è<br />

messa a dire 'no! No!' ma lui aveva già pronto il coltello e glielo ha<br />

aperto con lo scatto sotto al naso. Si vede che ha capito subito che<br />

tipo era perché si è rimessa il mio uccello in bocca e il mio amico se<br />

l'è scopata in piedi mentre mi faceva una pompa. Oh! è venuto<br />

prima lui! Poi le abbiamo preso la borsetta perché pensavamo che ci<br />

fossero un sacco di soldi invece c'erano solo venti carte... Si ho i<br />

capelli corti ma non sono uno skinheads, sono un naziskin.."<br />

Da questo racconto, oltre a tante altre cose, si possono capire un<br />

paio di cose importanti:<br />

1) la donna è una africana arrivata da poco in Italia per lavorare e<br />

invece del lavoro promesso si trova a prostituirsi,<br />

2) la donna è una sprovveduta e non ha nessuno che la protegga<br />

anche solo da due minorenni violenti.


Come è possibile che una donna che parla solo il proprio dialetto<br />

parta da un villaggio africano, arrivi in una città, faccia i visti alle<br />

ambasciate e i biglietti, vada all'aeroporto, salga sull'aereo, arrivi ad<br />

un altro aeroporto e da qui a Bologna dove sa già dove andare a<br />

dormire, a mangiare e in quale tratto di viale andare a battere?<br />

Provate a fare il viaggio inverso: chi saprebbe partire da casa<br />

propria e raggiungere il villaggio di questa donna senza conoscere<br />

altra lingua che il proprio dialetto e, arrivato al villaggio, saprebbe<br />

dove andare a dormire, mangiare e dove lavorare? Nessuno!<br />

Ci deve essere un'organizzazione dietro tutto questo, una o più<br />

organizzazioni che gestiscono la tratta delle donne, africane,<br />

thailandesi, del sud america o dell'est europeo, dal villaggio<br />

d'origine al viale. E' la nuova tratta delle schiave che non usa mezzi<br />

violenti ma adesca col miraggio di un lavoro e poi obbliga a<br />

prostituirsi sotto il ricatto del rimpatrio e la paura della polizia,<br />

perché ovviamente tutte queste donne sono in Italia<br />

clandestinamente, senza documenti o coi visti scaduti.<br />

Questi sono i nuovi "protettori", i veri "protettori", quelli che<br />

gestiscono un branco di donne cercando di sfruttarle al massimo,<br />

non preoccupandosi minimamente di quanto possa capitare loro<br />

tanto un'africana nuova costa poco, scambiandosele per rinnovare la<br />

merce, investendo i guadagni in traffici di droga e armi e lavando il<br />

denaro sporco in immacolate lavanderie chiamate banche,<br />

finanziarie, fiduciarie, istituti di credito...<br />

Come è possibile che in Emilia Romagna ci siano più finanziarie che<br />

parrocchie!!<br />

Non nascondiamoci dietro un dito, il mondo dello sfruttamento<br />

della prostituzione e del riciclaggio del denaro sporco è davanti agli<br />

occhi di tutti.


I SOLDI<br />

"Ne a puttana, ne a barbiere non dar mai più che il dovere."<br />

Proverbio del '500<br />

Attorno alla prostituzione circolano molti soldi, anzi moltissimi. Del<br />

resto se non circolassero soldi si avrebbero dei rapporti sessuali<br />

indiscriminati, frequenti, con varie persone, ma non sarebbe<br />

"prostituzione".<br />

Secondo un rapporto Ispes il giro d'affari che coinvolgeva<br />

minorenni utilizzati per prostituzione, video e riviste har-core era di<br />

600 miliardi nel lontano 1987. A questa criminalità organizzata che<br />

riesce a far vendere mediamente 1000 riviste porno alla settimana<br />

ad ogni edicola e che, secondo l'Unicef, fa arrivare in Europa due<br />

milioni di bambini e minorenni ogni anno per avviarli alla<br />

prostituzione, va aggiunta la prostituzione di centinaia di migliaia<br />

di adulti che dai viali alle pagine dei giornali, dai telefoni alle<br />

televisioni offrono prestazioni di carattere sessuale in cambio di<br />

denaro.<br />

Secondo alcuni studi la prostituzione adulta in Italia nel 1987 era di<br />

circa un milione di persone di cui il 10% di colore, nel 1988 la<br />

percentuale di immigrati era salita al 30%, nel 1994 ormai il mercato<br />

dei viali è occupato quasi totalmente da immigrati africani, sud<br />

americani, asiatici e dell'est europeo. Sparuti gruppi di italiane,<br />

transessuali e tossicodipendenti, occupano gli ultimi posti liberi. A<br />

questo boom di offerta terzomondista si è sovrapposto negli ultimi<br />

anni un nuovo livello di sfruttamento. Chi si prostituisce è spesso<br />

incentivato dalla propria organizzazione a vendere eccitanti per<br />

stimolare maggiormente i clienti unendo così il mercato della<br />

prostituzione con quello della droga. La grossa massa di denaro<br />

guadagnata viene poi investita nel traffico d'armi e munizioni di cui<br />

le ultime guerre tribal-nazionaliste hanno grande bisogno.<br />

Come un perfetto bancario il crimine organizzato non si lascia<br />

sfuggire la minima possibilità di far soldi sulla pelle altrui.


Si è proposto da più parti di tassare il reddito da prostituzione<br />

considerando che è pur sempre una forma di reddito. La legge<br />

proibisce qualsiasi forma di schedatura per prostituzione e quindi<br />

chi vuole prostituirsi non ha forse altra alternativa che farsi<br />

attribuire una partita Iva, rilasciare scontrini fiscali ai clienti e<br />

presentare la propria denuncia dei redditi con una serie di<br />

"prestazioni occasionali e continuative". Un assurdo? Se lo si<br />

considera tale significa che non si è ancora accettato che la<br />

prostituzione sia un'attività legale come è da 35 anni. E' ora di<br />

svegliarsi. E' chiaro che lo stato deve garantire la dignità di<br />

lavoratore anche a chi si prostituisce, difenderlo da sfruttatori e<br />

dare la caccia a quelle forme di criminalità organizzata che<br />

gestiscono la moderna tratta degli schiavi e delle schiave. Ma per far<br />

ciò serve una volontà politica e morale chiara e la possibilità di<br />

opporsi a poteri economici in grado di far saltare uomini e governi.<br />

I clienti pagano, le poche clienti pagano, ma perché queste persone<br />

pagano per far del sesso?<br />

Seguiamo per un momento un cliente. Arriva, chiede il prezzo per<br />

una prestazione, carica la donna in macchina e seguendo le sue<br />

indicazioni si ferma in un'area appartata, paga, si slaccia i pantaloni,<br />

lei gli manipola un pò il pene e gli mette il preservativo, si<br />

accomoda sul sedile e con una mano guida pene e preservativo nella<br />

vagina, l'uomo si agita, gode, preservativo fuori dal finestrino,<br />

chiusura dei pantaloni, riconsegna della prostituta al marciapiede. Il<br />

tutto in dieci, quindici minuti.<br />

Ma come si fa?!!<br />

Io non ci riuscirei mai; ho sempre avuto dei grandi problemi col<br />

preservativo e in macchina nonostante il buon impegno delle mie<br />

morose non ho mai concluso niente: è tutto stretto, scomodo,<br />

insomma il sesso in auto non è per me.<br />

Invece sembra sia l'ideale per milioni di persone disposte persino a<br />

pagare.<br />

Evidentemente come c'è chi preferisce un hamburger in un<br />

puzzolente fast food a un piatto di tagliatelle servito in casa davanti<br />

al camino, così c'è chi preferisce un fast sex a un rapporto bello,<br />

comodo e tranquillo con la propria donna. Ma forse ciò non è del


tutto vero. Tutti sognano la bella amoreggiata e la buona tavola, ma<br />

spesso si è costretti a ricorrere ad altro. Perché?<br />

C'è chi non riesce ad aspettare per pochi minuti il proprio piatto<br />

fumante e mangia nervosamente e avidamente pane, grissini e tutto<br />

ciò che trova a portata di mano, e c'è chi decide di digiunare<br />

tranquillamente per uno o più giorni e quando si siede a tavola<br />

mangia senza voracità. C'è chi mangia per tutta la vita riso e<br />

lenticchie ed è felice e chi non sopporta due piatti uguali in una<br />

settimana. Indubbiamente il mondo degli appetiti gastronomici è<br />

vario e quello degli appetiti sessuali non è da meno. Questione di<br />

carattere? Di ormoni? Di educazione? Di cultura? Sono domande<br />

che riguardano più prettamente altre sfere e che sfiorano solo la<br />

problematica della prostituzione.<br />

Quello che qui mi preme osservare è che spesso tutte queste<br />

manifestazioni considerate di esuberanza e vitalità in effetti<br />

nascondono tensioni, timori, rapporti irrisolti col sesso, con gli altri<br />

e con se stessi. Una persona pienamente realizzata è serena e<br />

attende a lungo, sorridendo e chiaccherando, di mangiare un piatto<br />

uguale a quello dei mesi precedenti; una persona arrabbiata con se e<br />

col mondo divora tutto quello che le passa a tiro, dalle proprie<br />

unghie al pane del tavolo vicino. Chi è felice di sé è sereno e<br />

trasmette serenità, chi non è felice di sé deve riempire il vuoto della<br />

propria infelicità con cose, oggetti, alimenti, sesso.<br />

Siamo in una società che per riprodursi deve continuamente<br />

consumare e produrre per poi riconsumare e aumentare il capitale.<br />

La cultura dominante privilegia l'avere all'essere perché meno si é<br />

realizzati, meno si é felici e più si vuole avere: ci riempiamo di<br />

prodotti di consumo illudendoci di diminuire il nostro vuoto<br />

interiore e aumentando invece la nostra insoddisfazione. Che<br />

differenza con quel maestro zen che quando sorprese un ladro nella<br />

propria capanna disadorna gli donò i propri vestiti perchè non se ne<br />

andasse a mani vuote e poi si sedette felice a contemplare la luna!!


SESSO O ALTRO ?<br />

"Se gli uomini potessero scegliere senza mettere a repentaglio il loro<br />

orgoglio di casta, preferirebbero giocare a carte anziché andare a letto."<br />

Nell Kimball, Memorie di una maitresse americana<br />

Una delle raffigurazioni più sacre della religione induista è<br />

rappresentata dalla raffigurazione del lingam di Sciva unito alla yoni<br />

di Parvati. Se ne trova un pò dovunque ma soprattutto nei luoghi<br />

preposti al culto di Shiva. A Pasupati-nath presso Khatmandù c'è<br />

un tempio pieno di sculture di varia grandezza raffiguranti il pene<br />

del dio racchiuso tra le labbra della vulva della dea. Religione<br />

sessuomane l'induismo o religione sessuofoba il cristianesimo?<br />

Secondo vari antropologi ed etnologi l'uomo primitivo considerava<br />

il rapporto sessuale un modo per relazionarsi con dio, un'esperienza<br />

mistica, sia per la forte carica emotiva che per lo stato di abbandono<br />

e annullamento conseguente all'orgasmo, perciò si avevano<br />

donazioni di fiori o piccoli oggetti alla donna considerata un mezzo<br />

per entrare in contatto con il divino.<br />

Non c'era ancora pagamento ma c'era già una transizione di doni.<br />

Il triangolo era un simbolo sacro e magico perché rappresentava il<br />

triangolo di pelo del pube femminile e la società era probabilmente<br />

matriarcale. Poi la società divenne patriarcale e sorse la<br />

prostituzione sacra. Ora non sappiamo più come sia la società, la<br />

prostituzione c'è ma non è sacra e per la nuova religione dell'auto il<br />

triangolo è diventato il simbolo del pericolo.<br />

Forse è rimasto nell'inconscio collettivo il legame dono-sesso-dio e<br />

tutt'ora chi va a puttane in fondo non cerca altro che un'esperienza<br />

mistica per entrare in relazione col sacro che è scomparso dalla vita<br />

di tutti i giorni grazie a decine di secoli di religioni materialiste.<br />

Tesi molto ardita ma l'inconscio collettivo ha una memoria<br />

fortissima: un esempio. Come vi immaginate un mago? Semplice,<br />

con la barba lunga, un corto mantello nero e un lungo cappello a<br />

punta. Bene! Ma perché tutti lo immaginano così visto che nessuno<br />

ha mai visto un mago?<br />

Scavando nel passato si scopre che il "nostro mago" corrisponde<br />

esattamente alla figura del sacerdote-medico-indovino etrusco che


ovviamente nessuno ha mai visto perché i romani abolirono i culti e<br />

la religione etrusca 2300 anni fa. I romani deridevano i sacerdoti<br />

etruschi e li accusavano di magia e non scientificità ma in realtà li<br />

temevano perché erano in grado di curare le malattie e predire il<br />

futuro meglio dei sacerdoti romani. Sono passati 2300 anni da<br />

quando l'ultimo "mago" etrusco predisse il futuro e curò l'ultimo<br />

ammalato con le erbe dei campi ma se la Walt Disney disegna il<br />

mago Merlino disegna ancora quello sconosciuto etrusco.<br />

Poteri sconosciuti della mente.<br />

A volte si sente dire che in Italia manca una cultura sessuale e che<br />

quindi nelle scuole andrebbero impartite delle lezioni di educazione<br />

sessuale perché le famiglie non insegnano nulla ai figli riguardo a<br />

questo argomento. A queste affermazioni si oppongono i<br />

benpensanti della destra cattolica che affermano invece che di<br />

queste cose si deve occupare la famiglia e non la scuola. Si discute<br />

insomma su chi debba o a chi spetti il compito di educare i giovani.<br />

Ma i giovani non sono dei campi fertili su cui non è mai stato<br />

seminato nulla. Quando una persona arriva alle Medie ha già ben<br />

chiari alcuni concetti base riguardo ai rapporti fra i sessi che non<br />

verranno scalzati né da un'ora di educazione sessuale che parta<br />

dalla fecondazione dei gigli né tantomeno da un'accidentale dialogo<br />

fra genitori e figli.<br />

Quando un giovane arriva alle medie ha già visto passare davanti a<br />

se migliaia di ore di televisione, kilometri quadrati di manifesti<br />

pubblicitari, ha già udito fra filmati e slogan ripetere in tutti i modi<br />

possibili che può avere tutto, basta che lo desideri, che per<br />

raggiungere la propria felicità il fine giustifica i mezzi e che i<br />

rapporti con l'altro sesso sono rapporti di potere.<br />

Una educazione che mi sembra già riduttivo definire "malsana".<br />

Dalle copertine dei settimanali più letti e publicizzati, ai manifesti di<br />

qualsiasi prodotto la donna è un richiamo sessuale parificato<br />

all'oggetto pubblicizzato. La donna non ha più la valenza di una<br />

persona ma quelle di una cosa, di un pezzo di carne, bella ma<br />

sempre un gran pezzo di carne, di figa per l'esattezza.<br />

Oltre al richiamo sessuale femminile da una quindicina d'anni ha<br />

fatto la sua comparsa anche il richiamo sessuale maschile:


muscolacci lucidi, visi da duro o da dolce, spalle possenti su culetti<br />

accattivanti.<br />

Il femminismo propugnando l'uguaglianza tra i sessi ha portato le<br />

donne dalle cucine alle catene di montaggio e ai consigli di<br />

amministrazione, e mettendo in crisi i ruoli del maschio ne ha messo<br />

in crisi anche l'identità.<br />

Ora non sono più solo gli uomini a guardare una donna e dire<br />

"guarda che bella passerina, me la farei" ma anche le donne dicono<br />

"guarda quello che sano, chissà se ci sta".<br />

Una parità dei sessi é stata raggiunta, ma ai livelli inferiori.<br />

Un dirigente di una Usl, pur non guadagnando cifre enormi, ha un<br />

potere considerevole su un parco di centinaia di dipendenti che può<br />

promuovere o ostacolare in cambio di "attenzioni" sessuali.<br />

Altre persone non gestiscono un potere diretto su altri individui ma<br />

hanno una disponibilità economica tale da diventare "interessanti"<br />

al punto che migliaia di persone economicamente più deboli si<br />

prostituiscono. Da quando le agenzie di viaggio hanno scoperto che<br />

la grazia dei movimenti, la bellezza e i massaggi erotici delle<br />

tailandesi attiravano migliaia di turisti, i voli charter per Bangkok<br />

sono aumentati moltissimo e la Thailandia è diventata il bordello<br />

degli operai e degli impiegati europei, mentre i paesi dell’Est stanno<br />

seguendo la stessa strada. Per i manager che non hanno tempo da<br />

perdere invece ci sono voli charter diretti per la ex Jugoslavia:<br />

partenza alla mattina, sistemazione in albergo di lusso, scelta della<br />

merce e uso, aereo e rientro a casa in tempo per dare un'occhiata ai<br />

compiti del figlio. Il tutto ovviamente organizzato in maniera da<br />

soddisfare i desideri di ogni sesso.<br />

Chi ha detto che siamo nella società dei bisogni insodisfatti: ad ogni<br />

tasca e ad ogni richiesta la giusta risposta.<br />

Ma è proprio solo bisogno di sesso o c'è anche qualche altro tipo<br />

di bisogno che resta sopito e quando si risveglia viene codificato<br />

come bisogno sessuale?<br />

Secondo Freud e varie scuole psicologiche, le pulsioni sessuali<br />

represse si manifestano in tanti atteggiamenti che, apparentemente,<br />

non hanno nulla a che vedere con la primitiva richiesta sessuale.<br />

E se fosse vero anche il contrario? Se le deprivazioni, gli stress, le<br />

mancanze, gli abbrutimenti, le frustrazioni, le oppressioni invece di


essere sfogate con rifiuti, aggressività, ira e ribellioni fossero vissuti<br />

come pulsioni sessuali di cui il ricorso alla prostituzione non é che il<br />

mezzo più semplice di sfogo?<br />

Ho trascorso la maggior parte dela mia vita coabitando con dei cani<br />

e ho notato che a volte i cani afferrano con le zampe anteriori la<br />

gamba di una persona e simulano i movimenti della monta. Se la<br />

simulazione fosse fatta solo dai maschi si potrebbe facilmente<br />

arguire che si tratta di un bisogno fisico o biologico, ma questo<br />

atteggiamento è comune anche alle femmine.<br />

Per anni mi sono sentito imbarazzato quando una mia cagna<br />

cercava di montare la gamba di qualche amico o conoscente che<br />

aveva giocato con lei non sapendo come motivare il fatto poi ho<br />

avuto la spiegazione del fenomeno.<br />

Quando un cane vuole entrare in rapporto con una persona e<br />

dimostrarle che è superiore la monta, indipendentemente dal<br />

proprio sesso. La monta simulata è quindi una dimostrazione di<br />

superiorità fine a se stessa. Il bisogno sessuale o la riproduzione<br />

non c'entrano nulla.<br />

Quando una persona vuole entrare in rapporto con una persona<br />

dell'altro sesso e dimostrare che è superiore a lei la monta. Ma<br />

quando si deve dimostrare di "essere" vuol dire che non si "è".<br />

Quando si è non si deve dimostrare niente.<br />

Quando non si riesce ad avere un rapporto umano con le altre<br />

persone, quando si è vuoti e si vede la realtà attraverso gli occhiali<br />

deformati della televisione, quando si è in crisi col mondo e con se<br />

stessi si va a cercare quello che manca in rapporti mercenari.<br />

In appoggio a questa tesi vorrei considerare per un momento gli<br />

stupri. Se un rapporto di pochi minuti con una prostituta è di scarsa<br />

soddisfazione sessuale ancora più complesso, difficile e di ancor più<br />

scarsa soddisfazione sessuale è uno stupro. Penso che sia di<br />

maggior sodisfazione masturbarsi che violentare una donna che si<br />

dimena, tira pugni e calci e non ne vuole sapere. Non mi sembra si<br />

possa definire ciò "fare l'amore".<br />

Lo stupro non è solo l'urlo della vittima, è anche l'urlo disperato<br />

di un essere che vuol far sapere che esiste.<br />

Come il suicidio è l'estremo tentativo di comunicare compiendo una<br />

brutalità verso se stessi, così lo stupro è un abnorme tentativo di<br />

comunicare compiendo una brutalità verso altri.


Chi si prostituisce ha potere e chi paga ha solo i soldi.<br />

Chi si prostituisce rappresenta il bene da conquistare, il cliente è un<br />

essere minorato ed è visto solo come un pollo da spennare.<br />

Chi si prostituisce rappresenta un bene da conquistare, il cliente è<br />

solo un essere alienato e insoddisfatto.<br />

Chi si prostituisce rappresenta un mezzo per comunicare, chi deve<br />

comunicare e non conosce altri mezzi deve accettare le regole di chi<br />

detiene il mezzo di comunicazione e paga svilendo se stesso e<br />

attribuendo sempre più potere a chi si prostituisce.<br />

Che il cliente non sia che parzialmente soddisfatto è indubbio, ma<br />

chi si prostituisce è felice?<br />

Tante inchieste hanno messo in luce le situazioni economiche<br />

d'origine delle prostitute chiarendo la scelta del mestiere come<br />

scelta obbligata dal bisogno di denaro. Ma non sempre e non solo si<br />

tratta di scelte per bisogno di denaro: dall'imperatrice Messalina che<br />

non si prostituiva di certo per bisogno di denaro, a tante altre<br />

persone che oggi potrebbero svolgere attività forse meno<br />

remunerative ma più accettate socialmente.<br />

In tutte le prostitute c'è una carica negativa nei confronti del cliente<br />

e del mestiere che in qualche modo si sentono costrette a fare.<br />

Anche se tutte insistono nel dire che è stata una loro libera scelta<br />

tutte si sentono di non corrispondere ai valori del proprio gruppo.<br />

Probabilmente è proprio da questa non accettazione che bisogna<br />

partire.<br />

La costante di tutte le persone contattate è stata una forte<br />

conflittualità col gruppo d'origine, solitamente la famiglia, e forse è<br />

proprio da un tentativo di distruggere le figure genitoriali che si<br />

sceglie di prostituirsi distruggendo così anche i valori rappresentati<br />

da queste figure. Ma gli stessi valori vengono riproposti dal mondo<br />

quotidiano e la tensione, la crisi è inevitabile. La si può<br />

razionalizzare, la si può nascondere sotto mucchi di denaro, ma<br />

nessuno si sente di urlare che prostituirsi è bello e dà gioia e<br />

serenità.<br />

Prostituirsi è affittare o vendere una parte più o meno grossa di se<br />

stessi. E' un trattarsi da schiavi, come è un trattarsi da schiavi<br />

svolgere tante altre attività ritenute "oneste". La prostituzione è


tutt'oggi confinata ai margini dell'abitato perché evidenzia il<br />

degrado di una persona ridotta ad oggetto.<br />

Che differenza c'è tra chi vende quella che eufemisticamente viene<br />

chiamata "forza lavoro" senza il minimo arbitrio e senza<br />

soddisfazioni lavorative e uno schiavo ? Nessuna. La prostituzione<br />

evidenzia questo, come evidenzia tanti altri sintomi negativi e<br />

distorsioni di questa società, ed è per questo che viene confinata:<br />

perchè é la rappresentazione senza veli del mondo.


<strong>PORCA</strong> <strong>PUTTANA</strong><br />

"Non valer un pelo di puttana"<br />

Detto dell'Italia settentrionale<br />

Se di puttana, prostituta, puttani si è parlato a lungo, dell'altra<br />

parola del titolo non è stata spesa una parola. Io sono di origine<br />

emiliana e abito a Bologna, la mia definizione quindi risentirà di<br />

queste zone, ma penso possa andar bene più o meno a tutti.<br />

Il maiale, o porco, è un animale su cui dalle invasioni longobarde fa<br />

perno l'economia agraria e l'alimentazione della padania. E' un<br />

animale che si nutre di tutto e riesce a trasformare qualsiasi<br />

schifezza in carni profumate e saporite. Prosciutti, salami, salsicce,<br />

zamponi tutto si ottiene dal porco, con i peli si fan le spazzole, e con<br />

le ossa e la pelle il sapone.<br />

Del porco non si butta via niente, ed è l'essere più infamato del<br />

mondo animale. Anche la puttana è l'essere più infamato del mondo<br />

umano, però non c'è uomo o donna che non sia andato "a vedere"<br />

almeno una volta.<br />

Attorno al porco c'è un giro di centinaia di miliardi di lire, come<br />

attorno alla prostituzione. Il porco è schifato nel porcile e ricercato a<br />

tavola. Anche la puttana è l'umano più schifato e al tempo stesso<br />

più ricercato. I porci sporcano, puzzano, fan rumore eppure, come<br />

dimostra il pluripremiato film sul porcellino Babe, i maiali sono<br />

puliti e intelligenti. Anche le puttane sporcano la città, danno<br />

oltraggio, fan confusione.. Per la nota legge della domanda e<br />

dell’offerta basta eliminare la domanda e l’offerta sparisce. Basta<br />

smettere di mangiare carne di porco e smettere di andare a puttane<br />

e i maiali e le puttane spariscono.<br />

Quando ho iniziato a scrivere questo libro mi è stato chiesto da varie<br />

persone se proponevo delle soluzioni al "problema della<br />

prostituzione". Che ipocrisia: la prostituzione non è un problema<br />

ma la soluzione a tanti problemi.<br />

Esistono i problemi delle prostitute e dei prostituti, esistono clienti<br />

che vedono nell'utilizzo di altre persone la falsa soluzione dei propri<br />

problemi, esistono i problemi degli immigrati costretti a prostituirsi,


dei rapporti tra polizia e mondo della prostituzione, ci sono i<br />

problemi dei lavoratori, di persone indotte a comportarsi da schiavi<br />

per sopravvivere, questi sono problemi. Non la prostituzione.<br />

Beppe Grillo in una sua fugace apparizione televisiva ha intercalato<br />

alcune volte il suo monologo con l'espressione "porca puttana" come<br />

se le colpe e lo schifo del mondo fossero responsabilità dei porci e<br />

delle puttane.<br />

A tutti piace essere dalla parte del giusto, del bello, del pulito,<br />

dell'innocente, ma a qualcuno, ai più sfortunati, tocca essere dalla<br />

parte dello sbagliato, del brutto, dello sporco, del colpevole: ai porci<br />

e alle puttane.<br />

1


Leggere la Prostituzione<br />

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