PORCA PUTTANA - galileo ferraresi
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GALILEO FERRARESI<br />
<strong>PORCA</strong><br />
<strong>PUTTANA</strong>
"Il mestiere di prostituta, ad eccezione beninteso delle malattie sifilitiche, non sarebbe<br />
dunque in se stesso poco sano."<br />
P. Duchatelt, medico, La prostitution dans la ville de Paris, Parigi, 1836<br />
"Se vi è qualcosa di vero in questa congettura, sarebbe opportunuo tacerlo nell'interesse<br />
della morale"<br />
F. F. A. Béraud, commissario, Le prostitute di Parigi, Parigi, 1839
INDICE<br />
Indice pag. 5<br />
Introduzione 7<br />
Definizione del soggetto 9<br />
Storia della prostituzione 11<br />
Prostituzione sacra 11<br />
La Grecia Classica 17<br />
Roma<br />
20<br />
Dal Medio Evo al Regno d'Italia 31<br />
Dal Regno d'Italia a oggi 39<br />
Prostituzione maschile 46<br />
Il Sindacato 51<br />
Contraccettivi 54<br />
Malattie veneree 56<br />
L'aids 61<br />
La morale 64<br />
La persecuzione rituale delle puttane 68<br />
Parole di puttane 72<br />
Parole di puttanieri 80<br />
Le donne clienti 83<br />
Parole di puttani 84<br />
Case chiuse 85<br />
Protettori 88<br />
I soldi 91<br />
Sesso o altro 94<br />
Porca Puttana 100<br />
Leggere la prostituzione: 102<br />
Generalità 102<br />
Storia, antropologia, religione 107<br />
Leggi, dati ufficiali, statistiche 115<br />
Malattie sessuali, aids 117
Introduzione<br />
"Tolfe per moglie la ingiuftizia, ed ebbene fette figliiuole,.. la fettima fu<br />
suffuria, ma lafiolla puttana, che Ognuno la potesse adoperare"<br />
(Prese in moglie l'ingiustizia, e ne ebbe sette figlie,...la settima fu la<br />
lussuria, ma la lasciò puttana, perchè Ognuno la potesse adoperare)<br />
Boccaccio n. 68.21<br />
Il vocabolario degli Accademici della Crusca edito presso la<br />
tipografia Giovanni Alberti a Venezia nel 1612, che possiamo<br />
considerare una pietra miliare della lingua italiana dà di "puttana"<br />
la seguente definizione:<br />
"Femmina, che, per mercede, fa copia difonesftamente altrui del fuo<br />
corpo, che men difoneftamente diciamo, meretrice, femmina di<br />
mondo, mondana".<br />
Già in questa antica definizione vediamo alcuni aspetti che definirei<br />
'storici' della puttana:<br />
1) nonostante nella storia antica e contemporanea non manchino i<br />
casi di puttani, la prostituzione è pensata subito al femminile;<br />
2) nel rapporto di prostituzione è elemento indispensabile lo<br />
scambio economico, come nel matrimonio d’interesse;<br />
3) la connotazione negativa della prostituzione del proprio corpo è<br />
accresciuta dal termine totalmente indefinito "disonestamente";<br />
4) la vendita, o sarebbe meglio dire il noleggio, l'affitto, del proprio<br />
corpo è riprovevole, mentre l'acquisto dello stesso non è<br />
riprovevole. Come dire che è riprovevole vendere bistecche ma non<br />
è riprovevole comprarle;<br />
5) la prostituzione di parti del corpo per soddisfazioni di tipo<br />
sessuale è negativa, mentre non lo è per altri scopi. Quindi<br />
masturbare una persona con una mano per denaro è negativo,<br />
mentre piantare chiodi o scrivere a macchina con la stessa mano per<br />
denaro è giusto e onorevole;<br />
6) possiamo quindi aggiungere che per la morale giudaico - cristiana<br />
non tutto il corpo ha lo stesso valore: le zone erogene sono più<br />
importanti delle zone non erogene e quindi il sesso é più importante<br />
del cervello;
7) mentre invece per la tradizione libertario - ugualitaria non c'è<br />
differenza di valore tra le varie parti del corpo fisico e sociale,<br />
quindi se consideriamo negativo l'affitto del proprio sesso, cosa<br />
dovremmo dire degli avvocati e degli scienziati che affittano il<br />
cervello?<br />
8) puttana è un termine dispregiativo e pesante. Per definire una<br />
persona disprezzata in modo meno volgare si possono usare altri<br />
termini che non dicono ma lasciano intendere: donna di mondo,<br />
mondana, meretrice.<br />
Col passare del tempo i termini “soft” sono aumentati, si sono<br />
evoluti, ma è rimasta sempre la differenza tra la voce popolare e<br />
quella scientifica e letteraria: rude, sprezzante, laida, coinvolgente e<br />
coinvolta la prima, asettica, pudica, distaccata, la seconda.<br />
Più siamo interessati o coinvolti in qualcosa più nomi le diamo. Da<br />
questa esuberanza di termini di origine sessuale possiamo trarre<br />
una conclusione: come dicono alcune scuole psicoanalitiche il sesso<br />
è più importante di tante cose, l'abbiamo sempre saputo e non<br />
l'abbiamo mai ammesso, neppure a noi stessi.
DEFINIZIONE del SOGGETTO<br />
"Sfrenata meretrice" al femminile; "Puttaniere emerito" al maschile.<br />
(Lucini 7.342, dal Dizionario della Crusca, voce “puttana”)<br />
Il primo problema da affrontare quando si tratta di un argomento è<br />
la definizione di un vocabolario. Tutti hanno un vocabolario con cui<br />
comunicano con altre persone, ma ogni persona ha uno o più<br />
vocabolari specifici a seconda delle persone con cui parla.<br />
Il medico quando parla con altri medici riuniti attorno al letto del<br />
malato usa una terminologia specifica che spesso è volutamente<br />
incomprensibile al paziente, poi il medico va a casa e con il figlio di<br />
pochi anni usa un altro linguaggio, se va in barca usa termini<br />
completamente differenti e come il medico anche l'avvocato, il<br />
muratore, l'operaio, il ladro, il prete, il banchiere, tutti hanno un<br />
proprio vocabolario. A volte i termini dei vari vocabolari coincidono<br />
ma hanno significati totalmente diversi, a volte hanno significati<br />
simili, ma quasi mai due persone riempiono la stessa parola di<br />
emozioni, vissuti, valutazioni proprie uguali e dunque, anche se<br />
siamo nell'era della comunicazione globale, resta sempre<br />
maledettamente difficile comunicare.<br />
In questo testo si parla di prostituzione che è un termine usato e<br />
abusato, ma codificato in modo differente.<br />
Nella Thorà si parla solo una volta di prostituzione, a proposito di<br />
Tamara, e nel Talmud la prostituzione è proibita perchè una donna<br />
non può andare con più uomini perché il rapporto sessuale è un atto<br />
sacro. Per essere più chiari, un uomo può avere più mogli ma una<br />
donna non può avere più uomini, se lo fa è una puttana, anche se lo<br />
fa per amore e non per denaro. Ergo: appena una donna sta col<br />
secondo uomo é una puttana.<br />
La legge bibblica resiste ai secoli, ai millenni e ancor oggi in alcuni<br />
stati degli Usa l'adulterio femminile (la moglie che ha rapporti con<br />
un uomo diverso dal marito) è parificato alla prostituzione. In Italia<br />
si dice comunemente di una donna che ha varie esperienze sessuali<br />
che è una puttana, o nella migliore delle ipotesi che è una poco<br />
seria.
Dalla Bibbia in poi ogni testo, ogni legge, ha dato la propria<br />
interpretazione dei termini "puttana", "prostituire" ecc.. Per ovviare<br />
a questi problemi di definizione, per i termini ulilizzati in questo<br />
testo valgono le seguenti definizioni:<br />
"Prostituire" è l'atto di utilizzare il proprio corpo o parti del proprio<br />
corpo per provocare direttamente o indirettamente piaceri della<br />
sfera sessuale ad una o più persone che contraccambiano tali<br />
prestazioni sia con beni materiali sia sociali.<br />
"Puttana" è la donna che si prostituisce;<br />
"Puttano" è l'uomo che si prostituisce;<br />
"Puttaniere" è l'uomo che utilizza la prostituzione altrui per il<br />
proprio piacere; dicesi di colui che “va a puttane”;<br />
"puttaniera" è la donna che utilizza la prostituzione altrui per il<br />
proprio piacere; ovvero la donna che “va a puttani”;<br />
"Lupanare", "postribolo", "bordello", "casa di tolleranza", "casa<br />
chiusa" sono tutti sinonimi di luogo in cui una o più persone si<br />
prostituiscono sotto l'autorità di un gestore che amministra le<br />
rendite e senza il cui permesso chi si prostituisce non può lasciare il<br />
locale.<br />
"Protettore"," magnaccia", "pappone", "pappa", "apache": sinonimi di<br />
persona che amministra le rendite della prostituzione di una o più<br />
persone in cambio di protezione dalla violenza di altri protettori.<br />
"Ruffiano", "mezzana": persone che procurano clienti a chi si<br />
prostituisce in cambio di una parte del guadagno;<br />
“Sex worker”, “lavoratori e lavoratrici del sesso” termine che<br />
raccoglie tutte le persone coinvolte nell’industria del sesso,<br />
comprese le porno star e gli addetti alle linee erotiche.
"Fili de le pute, traite"<br />
(Figli di puttana, tirate)<br />
Iscrizione in italiano della fine del XI Sec.<br />
Chiesa di San Clemente, Roma<br />
STORIA DELLA PROSTITUZIONE<br />
Non nasciamo indipendenti dal mondo che ci è attorno, e neppure<br />
viviamo indipendentemente dal mondo che ci circonda, e che ci ha<br />
preceduto, siamo il risultato di infiniti condizionamenti e a nostra<br />
volta condizioniamo i nostri successori e i nostri contemporanei. Per<br />
comprendere un fenomeno vecchio di secoli è importante sapere<br />
cosa è successo prima di noi, e capire perché in un certo luogo e in<br />
un certo momento, e non in altri luoghi o momenti, sono accaduti<br />
determinati fatti.<br />
LA PROSTITUZIONE SACRA<br />
"L'atteggiamento di una determinata società nei confronti del rapporto<br />
sessuale illecito è determinato dal complesso di sentimenti e sensazioni che<br />
circondano il matrimonio."<br />
F. Henriquez, la Prostituzione,<br />
Per la nostra mentalità non c'è probabilmente nulla di più distante<br />
come il sacro e il profano, e l'amore sacro e profano sono due<br />
elementi con nessun punto in comune, agli antipodi. Per alcune<br />
civiltà invece il rapporto sessuale e il rapporto con la divinità<br />
avevano parecchi elementi in comune quando addirittura non<br />
coincidevano. Nella civiltà greca la copula era spesso ammirata o<br />
guardata con adorazione, ma ci sono civiltà ove il legame che univa<br />
sessualità e religione era più pertinente ancora con l'argomento di<br />
questo testo.<br />
Presso alcune popolazioni mediterranee, dell'Asia minore, dell'India<br />
meridionale e dell'Africa occidentale si è praticata una forma di<br />
prostituzione chiamata dagli antropologi 'sacra' perché riferentesi ai<br />
luoghi di culto.
Si può dividere la prostituzione sacra in due tipi: al primo<br />
appartiene quella forma di prostituzione per cui una donna compie<br />
una volta nella vita uno o più atti di prostituzione con valenze<br />
iniziatiche per poter poi essere considerata una donna e una sposa<br />
come le altre; al secondo tipo invece appartengono tutte quelle<br />
forme di prostituzione operate da donne addette al tempio per un<br />
periodo più o meno lungo della propria esitenza.<br />
In riferimento al primo tipo Erodoto ci informa che "gli abitanti di<br />
Babilonia hanno un'usanza vergognosa: ogni donna assira deve, una<br />
volta nella vita, compiere un sacrificio a Venere giacendo con uno<br />
sconosciuto...c'è sempre una gran folla e un gran movimento (al<br />
tempio) e i forestieri percorrono dei passaggi delimitati da corde<br />
tese. Una volta che la donna ha preso posto sul luogo d'attesa non le<br />
è permesso di tornare a casa finché uno sconosciuto non le getti in<br />
grembo una moneta d'argento pronunciando la formula 'la dea<br />
Militta ti sia propizia' e la conduca con se....la donna va col primo<br />
che le getta la moneta senza respingere nessuno....Una volta<br />
soddisfatta la dea giacendo con lo straniero la donna ritorna a casa e<br />
da quel momento nessun regalo, per quanto grande, dovrà<br />
corromperla. Le donne alte e belle vengono presto rilasciate, mentre<br />
le brutte dovranno attendere a lungo prima di poter adempiere al<br />
precetto; talune attendono fino a tre, quattro anni. Un'usanza simile<br />
c'è anche nell'isola di Cipro."(1)<br />
La dea assira Militta, chiamata dai romani Venere, non era che una<br />
delle divinità a cui si sacrificavano le donne antiche; non è chiaro se<br />
le donne assire si recassero al tempio per la cerimonia prima di<br />
sposarsi o in un momento qualsiasi della vita, mentre per le donne<br />
di Eliopoli (la Baalbek dei fenici) e di Aretusa era di rigore<br />
sacrificare alla divinità la propria verginità e di ciò si occupavano i<br />
padri offrendo le figlie vergini ai forestieri di passaggio perché si<br />
potessero poi sposare (2).<br />
Presso i fenici la verginità era considerata un male e preferivano<br />
dare in pasto ai maiali le vergini piuttosto di sposarle (3); tale usanza<br />
venne proibita con una legge da Costantino che distrusse il tempio<br />
di Eliopoli e costruì una chiesa sulle sue rovine.<br />
In Lidia esisteva un tipo di deflorazione prematrimoniale a<br />
pagamento che sopravvisse fino al terzo secolo dopo Cristo come<br />
illustrano sia Eliano (4) che un'iscrizione rinvenuta a Tralleis.
Periodi più lunghi di prostituzione sacra prematrimoniale li<br />
troviamo tra gli amoriti, sette giorni presso il cancello di casa (5) e tra<br />
i medi e gli armeni che avevano costruito vari templi dedicati alla<br />
dea Anaiti di cui uno, ad Acilisene, particolarmente considerato (6).<br />
A Cipro il re Cinira aveva istituito la prostituzione sacra ad<br />
Afrodite, dea greca dell'amore, e ogni fanciulla sverginata riceveva<br />
in dono una focaccia salata ed un fallo di terracotta e portava al<br />
tempio della dea una moneta (7) .<br />
Ma anche in altre località si svolgeva questa forma di prostituzione<br />
rituale prematrimoniale fra cui anche nel sud est d'Italia (8).<br />
In tutti i casi citati la prostituzione sacra era elemento comune di<br />
tutto l'universo femminile, in Egitto invece era riservata solamente<br />
alle figlie delle famiglie nobili e il forestiero che copulava con la<br />
ragazza pagava un obolo al tempio (9).<br />
La prostituzione sacra fin qui considerata è un atto rituale in cui la<br />
donna concede il proprio corpo ad un uomo, uno straniero, un<br />
forestiero, ad uno che non fa parte della cerchia delle persone vicine<br />
alla donna che paga, copula, o più spesso svergina, e sparisce.<br />
Consideriamo per un momento questa situazione. La divinità per<br />
cui si compie tutto ciò, si chiami Afrodite, Venere, Astarte, Iside,<br />
Lete, Ishtar, Ashtoreth rappresenta, per gli antropologi, la grande<br />
Dea-Madre, la terra, la natura, il ciclo della vita per cui è necessario<br />
che le cose muoiano e rinascano, si rinnovino, crescano e si<br />
riproducano. L'unione sessuale è importante perché vitale. Ancora<br />
oggi presso alcune popolazioni africane durante il periodo della<br />
semina gli sciamani scavano un buco nella terra e si sdraiano sopra<br />
per copulare con la terra e renderla fertile.<br />
Tra le popolazioni agro-pastorali c'è un forte senso di incertezza:<br />
l'insicurezza del raccolto dovuta a svariati motivi meteo-climatici<br />
rende l'attesa del raccolto carica di speranze e di incertezze che<br />
senza dubbio l'economia pastorale non ha. Per un pastore il<br />
rapporto tra atto sessuale, fecondità, nascita e sviluppo è semplice,<br />
si attua in tempi brevi ed è sicuro, per un agricoltore la correlazione<br />
tra aratura, semina, crescita e raccolto è enormemente più lunga,<br />
complessa e incerta.<br />
Il culto della Dea-Madre unisce questi due mondi prendendo la<br />
certezza riproduttiva del mondo pastorale per darla al mondo<br />
agricolo.
Al rito del sacrificio della verginità femminile per imitare la dea e<br />
assicurare fertilità al proprio ventre, alla terra e agli animali si<br />
aggiunge la donazione da parte dell'uomo di un bene materiale, di<br />
una moneta, alla dea come per ricordare alla divinità il fine ultimo<br />
del rito: il commercio dei beni prodotti ed il benessere economico.<br />
Non ho trovato nessuna informazione riguardante l'età dei maschi<br />
incaricati di deflorare le giovani donne ma considerato che l'atto<br />
doveva essere compiuto da persone provenienti da altri lidi è lecito<br />
pensare che si trattasse di persone adulte.<br />
Parecchie culture hanno per la deflorazione una sorta di tabù<br />
collegato alla perdita di sangue che si può avere per la rottura<br />
dell'imene, tabù presente tutt'ora anche in alcune zone d'Italia per il<br />
sangue mestruale cui si attribuiscono poteri magici e terrifici e usato<br />
per sortilegi e magie. Fra i documenti in nostro possesso gli<br />
antichissimi testi indiani, i Veda, attribuiscono al sangue della<br />
deflorazione poteri velenosi e ricchi di insidie. La deflorazione è<br />
quindi un atto pericoloso e ogni cultura ha cercato delle forme di<br />
salvaguardia della propria popolazione. Alcuni la compiono con le<br />
mani, altri con strumenti appositi, altri ancora delegano la<br />
responsabilità ad un sacerdote, o ad un capo, che per il particolare<br />
ruolo svolto è considerato più vicino alla divinità o comunque<br />
dotato di poteri superiori a quelli dei normali sudditi e quindi più<br />
protetto da eventuali malefici.<br />
Le società presso cui la deflorazione era compiuta da un re, un<br />
nobile o un sacerdote si estendono in tutto il mondo, dalla Polinesia<br />
alla Groenlandia, dal Brasile all'India senza escludere casi<br />
altisonanti e vicini a noi come quello di re Conchabar dell'Ulster che<br />
sverginò tutte le fanciulle del suo regno e quello dei vari signorotti<br />
italiani che per il 'diritto di prima notte' riempirono i propri dominii<br />
di fanciulli assomiglianti al padrone.<br />
La deflorazione rituale avviene solitamente alla presenza di varie<br />
persone che a volte partecipano al rito, come nel caso degli abitanti<br />
delle Baleari, in cui tutti i presenti giacciono con la sposa in ordine<br />
di anzianità prima del marito. Tutt'ora in Italia e in Spagna appena<br />
una sposa esce di chiesa viene presa d'assalto dai presenti per il<br />
"rituale" bacio della sposa, ultimo embrione di queste antiche<br />
usanze sessuali che precedono la copula degli sposi.
Anche gli stranieri sono da considerare persone “particolari” per il<br />
semplice motivo che, non facendo parte del gruppo locale, sono<br />
considerati “diversi”. In parecchi paesi c'era l'uso di affidare agli<br />
stranieri il compito di deflorare le giovani, e anche Marco Polo nel<br />
Milione ci parla di questa "simpatica usanza del paese del To Bot",<br />
l'odierno Tibet.<br />
"Nessun uomo in quel paese sposerebbe mai una vergine; laggiù si<br />
dice infatti che una moglie non val nulla se non si è prima<br />
accompagnata con altri uomini....quando un viaggiatore giunge in<br />
quelle contrade le vecchie gli offrono le figlie nubili....dopo aver<br />
giaciuto con il forestiero le giovani tornano alle loro case...chi capita<br />
in un villaggio o in altro luogo abitato potrà trovarsi venti o trenta<br />
ragazze a disposizione...il viaggiatore è tenuto a dare alla ragazza<br />
un anello o un gingillo che dimostri al futuro marito la sua<br />
esperienza prematrimoniale: ed è in fondo solo per ottenere tale<br />
pegno che le giovani suddette stanno con gli sconosciuti; prima di<br />
potersi sposare una giovane deve ottenere almeno venti regali,<br />
coloro che possono mostrarne di più, dimostrando così di possedere<br />
un gran fascino, sono tenute in gran considerazione e sono molto<br />
richieste in matrimonio. Dopo le nozze quei mariti tengono molto<br />
alle mogli e considerano estremamente disdicevole per un uomo<br />
toccare la moglie altrui; e nonostante le donne si comportino da<br />
nubili nella maniera descritta, in seguito si tengono accuratamente<br />
lontane da qualsiasi condotta leggera."<br />
Anche in Tibet, come in parte a Cipro, la giovane riceve un dono che<br />
serve per dimostrare che la ragazza è stata scelta, quindi che è<br />
desiderabile e l'avvenuto atto rituale: più monili, più uomini, più<br />
onore, più ricercata come moglie sia per il fascino che per la "dote<br />
da prostituta".<br />
La prostituzione sacra vera e propria, senza valenze iniziatiche, si<br />
sviluppò in varie parti del mondo antico.<br />
Nell'epopea di Gilgamesh si parla di Ishtar, dea della fertilità e della<br />
prostituzione, le cui sacerdotesse abitavano nel tempio e si davano<br />
ai fedeli durante cerimonie sacre. Anche il dio Babilonese Marduk<br />
aveva le proprie sacerdotesse-prostitute che in base al codice di<br />
Hammurabi erano divise in due categorie, le nobili destinate al<br />
tempio dai padri e le comuni. Anche in Israele a Canaan e a
Cartagine i templi ospitavano prostitute sacre come pure in<br />
Cappadocia dove, a detta di Strabone (10), "una moltitudine di<br />
donne, in gran parte consacrate alla dea (Ma), trae guadagno dal<br />
meretricio".<br />
Non sappiamo se la prostituzione sacra greca avesse origini<br />
autonome o fosse influenzata dai riti di fertilità dell'Asia minore, ma<br />
sappiamo che presso i tempi di Artemide a Efeso, di Afrodite a<br />
Corinto e di Dioniso a Sparta erano presenti le sacerdotesseprostitute.<br />
A Corinto poi, dove esisteva un famoso tempio di<br />
Afrodite, oltre alla prostituzione sacra all'interno della cerchia del<br />
tempio era presente un'altra forma di prostituzione sacra<br />
"autonoma" all'esterno del tempio che prosperava anche durante le<br />
ore notturne.<br />
note a La prostituzione sacra:<br />
1) Erodoto, libro I, 199<br />
2) Socrate, Storia ecclesiastica, libro XVIII<br />
3) Sozomeno, Storia ecclesiastica, V. 10<br />
4) Eliano, Varia Historia, IV, 1<br />
5) R. H. Charles, The Testament of the Twelve Patriarchs, Londra, 1908, cap. 12<br />
pag. 81<br />
6) Strabone, Geografia, II, 14, 16<br />
7) Clemente d'Alessandria, Esortazione ai Greci, II, 13<br />
8) Ateneo, Deinosophistae, XII, 515-16<br />
9) Strabone, Geografia, XXVII, I , 46<br />
10) Strabone, Geografia, II, 4, 7
La GRECIA CLASSICA<br />
Filomena scrive all'amante Critone: "Perché ti disturbi a scrivermi delle<br />
lunghe lettere? Io voglio cinquanta monete d'oro, non lettere. Perciò se tu<br />
mi ami, paga; se invece ami il denaro più di me, non mi seccare più.<br />
Addio!"<br />
Alcifrone, Lettere di cortigiane, 1, 40<br />
La morale della Grecia classica è molto importante per la<br />
comprensione dei rapporti matrimoniali e sessuali della nostra<br />
società perché è da essa che, attraverso Roma, derivano molti nostri<br />
modi di pensare.<br />
La divisione del lavoro e dei rapporti sociali nella Grecia Classica<br />
era netta: all'uomo spettavano i rapporti pubblici, le attività<br />
produttive esterne all'abitazione, la politica, la filosofia e la guerra,<br />
alla donna le attività domestiche. La ragazza greca era quindi<br />
educata ai lavori domestici poiché la sua unica collocazione era tra<br />
le mura di casa da cui poteva uscire solo ad "un'età tale da far dire<br />
agli uomini non 'di chi è moglie?' ma 'di chi è madre?'"(1). La donna<br />
greca insomma non aveva altra funzione che quella riproduttiva e<br />
altro ruolo sociale che quello di servire il marito in casa, ruolo non<br />
molto dissimile da quello tradizionale della donna veneta che deve<br />
soddisfare al detto "che la tasa, che la piasa, che la staga in casa" (che<br />
piaccia, che taccia, che stia in casa).<br />
La donna greca non aveva autonomia né di pensiero né di<br />
movimento ma era sempre soggetta ad un'autorità maschile, il<br />
padre, il marito, il figlio maggiore, e nei rapporti col marito si<br />
poteva considerare fortunata se riusciva ad instaurare un rapporto<br />
di amicizia e non di sopportazione e odio.<br />
L'amore e la passione erano totalmente esclusi dalla vita<br />
matrimoniale greca perché il matrimonio era un mezzo per<br />
tramandare la proprietà e per consolidare la posizione sociale del<br />
marito. Null'altro che un contratto economico sociale tra marito e<br />
suocero in cui i sentimenti non erano assolutamente considerati.<br />
Questa consuetudine vecchia di millenni è tutt'ora accettata anche in<br />
Italia e in parecchie nazioni "sviluppate". Nelle classi elevate il<br />
matrimonio è considerato una cosa troppo seria per poter essere<br />
affidato a due giovani in preda ai sentimenti. Alcuni anni fa Gianni
Agnelli dichiarò che l'innamoramento e il matrimonio d'amore<br />
erano un'esclusiva delle servette. Non molto distante è la posizione<br />
della chiesa romana che da secoli predica il matrimonio e mai<br />
l'innamoramento.<br />
Ne va da se che la vita matrimoniale dei greci basata su un contratto<br />
di matrimonio fosse alquanto misera di sentimenti e passioni e ci<br />
fosse una forte tendenza all'adulterio e all'omosessualità. La Grecia<br />
non era uno stato unico ma era formato da varie città-stato dotate di<br />
una propria legislazione e spesso in guerra fra di loro per cui la<br />
soluzione giuridica del matrimonio e del ruolo sociale della donna<br />
non fu omogenea in tutta la grecia.<br />
Solone, "l'uomo più giusto dell'antichità" e grande legislatore degli<br />
ateniesi, risolse in chiave maschilista la situazione organizzando un<br />
bordello in ogni quartiere d'Atene dove "donne disponibili per tutti<br />
aspettano svestite i clienti per non trarli in inganno...e dopo aver<br />
giaciuto con loro per un denaro e mezzo...uscendo, si potrà<br />
mandarle al diavolo: esse non contano nulla" (2).<br />
Presso i postriboli sorsero scuole di prostituzione in cui venivano<br />
educate alla professione le contadine e le donne provenienti da fuori<br />
della repubblica: alle cittadine ateniesi nate libere era proibito<br />
prostituirsi.<br />
Oltre che nei bordelli la prostituzione ateniese si sviluppò in alcune<br />
zone della città dove ferveva il traffico come ad esempio il porto.<br />
Qui lavoravano le prostitute della categoria più bassa ed erano<br />
soggette ad una tassa proporzionale al reddito che veniva riscossa<br />
da appositi incaricati, i pornikon telos. Col tempo la lotta per<br />
accaparrarsi i clienti divenne sempre più dura e le prostitute<br />
ricorsero a infiniti trucchi per mettersi più in mostra fra cui tingersi i<br />
capelli di biondo e incidere le suole dei sandali in modo da lasciare<br />
scritte accattivanti sulla sabbia.<br />
A differenza delle ospiti dei bordelli le prostitute libere, dette dagli<br />
ateniesi "lupe", provenivano solitamente dalla città di Atene ed<br />
erano costituite da donne sedotte e abbandonate, vedove o donne<br />
rimaste per qualche motivo sole. Erano quindi le sole donne libere<br />
dal dominio maschile di Atene che si potessero trovare in giro per la<br />
città e che frequentavano i viali, i bagni e le locande.
Un'altro tipo di prostituta ateniese era l'aleutride. Solitamente faceva<br />
parte di qualche gruppo artistico ed era dedita alla danza e al suono<br />
del flauto. Veniva ingaggiata per feste e banchetti o noleggiata per<br />
un periodo di tempo da qualche benestante che poi la poteva<br />
passare a qualche amico. L'attività sessuale non rientrava negli<br />
accordi di lavoro, cioé i contratti erano per attività artistiche, ma<br />
solitamente se l'artista voleva continuare a lavorare doveva<br />
accettare anche altri tipi di prestazioni: come molte attrici del<br />
cinema e del teatro odierno, insomma.<br />
Le aleutridi migliori erano libere e si mettevano all'asta da sole al<br />
termine di qualche festa. Erano delle artiste e annualmente<br />
organizzavano un'assemblea durante la quale nominavano quella di<br />
loro che avesse il più bel seno, il miglior sedere, le gambe più belle e<br />
il ventre più piatto: qualcosa di non dissimile dagli odierni concorsi<br />
di bellezza, se si esclude che quello era autogestito.<br />
La categoria più alta delle prostitute ateniesi era costituita dalle<br />
etere. Costoro erano spesso dotate di qualità eccezionali e di buona<br />
educazione ed esperte nell'arte oratoria. Spesso erano al seguito di<br />
generali, politici o di artisti quotati. E' chiaro che il rapporto<br />
economico con una etera era di livello ben diverso da quello con una<br />
donna da bordello. A differenza di tutti gli altri tipi di prostitute<br />
ateniesi le etere erano formate in una scuola speciale presso il tempio<br />
di Venere a Corinto, erano quindi delle prostitute sacre e a volte<br />
venivano donate al tempio decine o centinaia di donne per<br />
ringraziare la divinità della grazia ricevuta.<br />
Se ad Atene la prostituzione era un rimedio contro l'adulterio e un<br />
piacere per la vita degli uomini, a Sparta era completamente<br />
inesistente e non se ne sentiva neppure la mancanza.<br />
Il grande legislatore spartano Licurgo nel nono secolo avanti Cristo<br />
"pose fine ad ogni attaccamento della donna per una vita<br />
eccessivamente ritirata, e ordinò che le ragazze, non meno dei<br />
ragazzi, andassero nude in processione e prendessero parte ai canti,<br />
alle feste e alle danze insieme a giovani uomini....Questa nudità non<br />
comportava nulla di vergognoso...dava anzi un'impressione di<br />
semplicità ed insegnava alle donne ad apprezzare la buona salute e<br />
ad amare come gli uomini il coraggio e l'onore... questo mostrarsi
era un incentivo per i maschi al matrimonio... e i celibi incorrevano<br />
in pene e nella pubblica derisione "(3).<br />
Gli spartani trascorrevano in modo comunitario la maggior parte<br />
della loro vita rendendo quindi infrequenti i rapporti sessuali tra gli<br />
sposi, ciò garantiva che la passione e l'amore reciproci rimanessero<br />
sempre vivi.<br />
Per evitare l'adulterio, i rapporti illeciti e le gelosie Licurgo permise<br />
ai mariti di avvalersi della collaborazione di altri uomini per<br />
procreare con le proprie mogli figli migliori sia fisicamente che<br />
socialmente e "insegnò a ridicolizzare coloro che insistevano<br />
sull'esclusivo possesso della propria moglie ed erano pronti a<br />
combattere e uccidere altra gente per mantenere il loro diritto" (4).<br />
Per Licurgo i bambini appartenevano ai genitori ma soprattutto allo<br />
stato, sua preoccupazione era quindi quella di permettere l'unione<br />
dei genitori migliori per ottenere i cittadini migliori.<br />
Ovvio che in una situazione di comunità e di libertà sessuale come<br />
quella di Sparta le richieste di prestazioni sessuali extramatrimoniali<br />
fossero accettate tranquillamente e non ci fosse neppure l'idea della<br />
prostituzione.<br />
note aLa Grecia Classica:<br />
1) Stobeo, Florigenium, LXXIV, 33<br />
2) Ateneo, Deipnosofhistae, Il banchetto dei sapienti, XIII, 569<br />
3) Plutarco, cit in Henriquez, La prostituzione, pag 52<br />
4) Plutarco, Vita di Licurgo, XII, XIV, XV
ROMA<br />
"I vizi non si concentrano in un sol luogo, ma cambiano continuamente,<br />
sono in costante movimento, si combattono e si fuggono l'un l'altro. Ma<br />
potremo sempre dire di noi la stessa cosa: siamo e siamo stati creature<br />
piene di peccati e (ahimè bisogna che lo dica!) saremo sempre tali"<br />
Seneca, De Beneficiis Libri, VII, I, 10<br />
"Alcuni pensano che Acca Larenzia (madre del fondatore di Roma<br />
Romolo e di Remo) fosse stata soprannominata dai pastori "Lupa", a<br />
causa della facilità con la quale concedeva i suoi favori " (1). Anche a<br />
Roma, come ad Atene, col termine "lupa" si identificava, oltre alla<br />
femmina del lupo, una prostituta. Possiamo quindi dedure che la<br />
prostituzione nella valle del Tevere nell'VIII secolo a.C. era senza<br />
dubbio sviluppata, o anche, prendendo per vera l'affermazione di<br />
Tito Livio, che Romolo, il leggendario fondatore della Città Santa,<br />
sia stato oltre che fratricida anche figlio di puttana.<br />
Nei primi secoli di vita della città i romani non furono certamente<br />
dei militaristi con mire imperialiste ma pastori e agricoltori che si<br />
erano riuniti nei pressi dell'isola Tiberina dove il guado del Tevere<br />
era più semplice e dove era più facile difendersi dagli attacchi dei<br />
vicini. Motivazioni difensive e commerciali furono dunque alla base<br />
della scelta dell'ubicazione della città. Il carattere agricolo pastorale<br />
dei primi romani si riflette, secondo alcuni, anche nell'indifferenza<br />
per la sofferenza umana e animale caratteristica di molte società<br />
rurali che portò poi al piacere sadico delle crudeltà perpetrate<br />
nell'arena.<br />
E' ovvio che le istituzioni matrimoniali e le norme sessuali variarono<br />
totevolmente in una città che diede un'impronta a 1200 anni di<br />
storia e che passò da piccolo villaggio bucolico a capitale di un<br />
impero.<br />
Nonostante la vicinanza e la convivenza dei primi anni con gli<br />
etruschi la condotta sessuale dei romani nei primi anni di Roma<br />
pare essere stata irreprensibile, tranne per il ratto delle sabine, la<br />
classica eccezione che conferma la regola.<br />
Oltre alle mogli i romani presero dai Sabini anche la forma<br />
matrimoniale, la confarreatio , cioé il rito mediante il quale la moglie
divide col marito il farro (cereale simile al grano alla base<br />
dell'alimentazione di varie popolazioni dell'area etrusco-laziale fino<br />
al secolo scorso) e ne accetta la totale autorità diventando "una cosa<br />
a lui necessaria ed inalienabile" (2). La confarreatio non prevedeva il<br />
divorzio e prevedeva il passaggio della donna dalla famiglia<br />
paterna a quella del marito. Un'ultima traccia di questo rito<br />
matrimoniale la si riscontra nel vecchio diritto di famiglia italiano<br />
dove "la moglie deve seguire il marito ovunque egli ritenga<br />
opportunuo stabilire la propria dimora", fosse anche stato a<br />
Timbouctoù, e dove non si prevedeva il divorzio.<br />
Col passar del tempo e l'aumento della divisione tra le varie caste<br />
sociali la confarreatio restò una cerimonia riservata alle famiglie<br />
patrizie che la compivano davanti al Pontifex Maximus e a dieci<br />
testimoni mentre per la plebe era prevista la coemptio, cioé il<br />
matrimonio senza passaggio della moglie al marito ( la moglie in<br />
pratica restava nella famiglia paterna). Col tempo anche la coemptio<br />
subì variazioni e la moglie andò ad abitare presso il marito. Siccome<br />
il rito plebeo era più semplice, bastava mimare l'acquisto della<br />
donna davanti al padre di lei e dargli una moneta, negli anni<br />
divenne il matrimonio più usato da tutti i romani.<br />
Esisteva anche un terzo tipo di matrimonio in cui però la moglie<br />
non lasciava l'autorità paterna per quella maritale, era detto per usus<br />
, per abitudine: coloro che per un anno vivevano come marito e<br />
moglie erano considerati sposati.<br />
Dopo le cerimonie matrimoniali e il banchetto nunziale<br />
caratterizzato da canzoni falliche, scherzi osceni e danze licenziose il<br />
marito simulava il rapimento della moglie e la portava a casa<br />
propria seguito dal corteo nuziale. Giunti in camera il letto<br />
matrimoniale era già pronto e il marito slacciava la cintura della<br />
moglie che si spogliava e andava a sedersi sul fallo di pietra della<br />
statua di Mutuno Tutuno, dio della fecondità, per perforarsi l'imene<br />
e facilitare il compito del marito. Terminato questo rito che serviva<br />
evidentemente a neutralizzare i pericoli del primo rapporto sessuale<br />
i due potevano finalmente consumare il matrimonio in pace in una<br />
stanza circondata da statue di varie divinità preposte alle varie fasi<br />
della copula.<br />
Contrariamente a quanto avviene nella nosta società i riti<br />
matrimoniali romani davano una forte impronta sessuale al
matrimonio ma, in contrasto con questo inizio focoso la vita<br />
matrimoniale della neo matrona era alquanto squallida. Ben presto<br />
era relegata nelle stanze delle donne in cui doveva tessere, filare,<br />
controllare l'andamento della casa e accudire i figli: niente di<br />
diverso dalle donne ateniesi, se si esclude che poteva mangiare col<br />
marito ma veniva esclusa dai banchetti perché si beveva vino e<br />
spesso si finiva in orge.<br />
I valori femminili erano di chiara origine campagnola, figli e virtù<br />
domestiche, e i matrimoni erano quasi sempre il risultato di<br />
contratti fra famiglie. Una frase attribuita a Tacito e probabilmente<br />
non molto distante dalla realtà ci informa che "Il vero romano si<br />
sposava senza amore e amava senza rispetto e raffinatezza"<br />
E' chiaro che le frustrazioni sessuali femminili dell'ambiente<br />
familiare dovevano sfogarsi in qualche modo: gli schiavi, le ancelle,<br />
i figli, i gladiatori nell'arena erano i parafulmini su cui si<br />
scaricavano le pulsioni delle matrone insoddisfatte. A Roma la<br />
frusta era ovunque presente, in quasi tutte le famiglie c'erano<br />
inservienti incaricati di frustare gli altri addetti alla casa, e quando<br />
la matrona era stanca di veder frustare allora ordinava le più<br />
sadiche condanne a morte che mente umana abbia inventato. Anche<br />
nelle scuole lo staffile era considerato un valido elemento di<br />
educazione, come ancor oggi in Inghilterra, e visto che tutta la<br />
famiglia dipendeva dal Pater Familias non si contano i romani<br />
adulti che videro stroncata la propria attività politica e la vita perché<br />
il padre li trascinò via dal palco su cui parlavano per farli uccidere.<br />
Insomma, sia durante la repubblica che durante l’impero, la vita dei<br />
romani valeva poco, quella degli schiavi niente, le insodisfazioni<br />
erano tante e le gioie poche: non c'è da stupirsi se Roma era un<br />
continuo bagno di sangue umano da far disgustare anche Seneca.<br />
Reich e Freud avrebbero parecchio da dire sulla psicologia<br />
dell'individuo e del popolo romano: la costruzione di un impero è<br />
un'ottima valvola di sfogo per una popolazione frustrata.<br />
Una volta acquisito l'impero e stabilizzatasi la furia conquistatrice la<br />
figura della donna cambiò di valenza. Ai tempi dell'ultima<br />
repubblica il matrimonio era possibile solo col reciproco accordo dei<br />
coniugi ed era previsto che entrambi i coniugi ottenessero il<br />
divorzio mentre fino a poco prima era consentito solo al marito per<br />
sterilità della moglie. Anche il celibato fu considerato normale e non
fu più perseguitato: Roma non aveva più bisogno di una città piena<br />
di abitanti-soldati che andassero a conquistare l'impero, ora le<br />
bastavano pochi potenti romani che comandassero gli eserciti dei<br />
popoli sottomessi.<br />
Anche la moralità sessuale subì cambiamenti: Ovidio ebbe tre<br />
mogli, Pompeo cinque, e più passava il tempo più le libertà sessuali<br />
e i divorzi aumentavano. L'imperatore Augusto cercò di limitare il<br />
divorzio e di incentivare il matrimonio ma ottenne solo matrimoni<br />
falsi, di facciata, per gabbare la legge. Il cambiamento morale era<br />
conseguenza delle nuove condizioni economiche di Roma. Era<br />
inutile rifarsi ai vecchi valori agricolo pastorali, quelle condizioni<br />
economiche non esistevano più e le prime ad accorgersi della fine<br />
dei vecchi valori femminili furono le donne che divennero ricche<br />
per prime: le donne delle famiglie patrizie. "Tra le donne che<br />
appoggiarono Catilina fu Sempronia...(ella) dava assai poca<br />
importanza all'onore e alla castità, tanto che era difficile stabilire se<br />
desse meno importanza al denaro o alla sua reputazione. Il suo<br />
appetito carnale era tale che era più facile vederla corteggiare gli<br />
uomini che esserne corteggiata. Nella sua vita fu spergiura, ladra e<br />
assassina...ma era piena di qualità. Scriveva, spiritosa negli scherzi,<br />
sapeva conversare con misura, con tenerezza e con audacia: era<br />
insomma piena di brio e di fascino" (3). Che differenza con Cornelia,<br />
la madre dei Gracchi, che considerava i figli gli unici gioielli della<br />
sua vita!<br />
I piaceri del sesso erano comunque quasi sempre predominio<br />
maschile e di essi si parlava normalmente in ogni luogo. Apuleio,<br />
Catullo, Ovidio, Marziale, Petronio, Properzio, Tibullo scrivono<br />
tranquillamente del sesso e anche le raffigurazioni pittoriche e le<br />
sculture pervenuteci non fanno certo mistero del sesso, senza<br />
parlare della collezione di oggetti osceni conservata nel primo<br />
Museo Borbonico di Napoli e attribuita a Tiberio.<br />
La vita del romano era circondata da riferimenti sessuali al punto<br />
che Augusto chiamava Orazio "mio più immacolato pene", ma il<br />
luogo in cui i riferimenti sessuali erano più forti erano i bagni.<br />
Si è molto scritto dell'abitudine dei romani di prendere vari bagni<br />
alla settimana, bagni caldi, tiepidi, freddi, massaggi, unguenti<br />
insomma la cura del proprio corpo rivestiva un'importanza<br />
fondamentale per il cittadino romano, quello ricco si intende, il
povero a quanto pare, restava sempre sporco. Ma i bagni erano in<br />
effetti i luoghi di incontro più lascivi e tolleranti di Roma dove,<br />
prima solo gli uomini, poi anche le donne, potevano andare in giro<br />
nudi, incontrarsi con le persone desiderate e appartarsi in stanze<br />
dove nesuno li avrebbe disturbati. Chi voleva poteva farsi<br />
massaggiare il corpo e poi giacere con il massaggiatore o la<br />
massaggiatrice, lo stesso dicasi per i vari addetti alla cura delle mani<br />
e dei piedi, per gli addetti all'acconciatura dei capelli e alla<br />
depilazione del corpo. Ai bagni c'erano stanze in cui mangiare e<br />
dormire, in altre danzatrici di Gadez (Cadice) danzavano<br />
dimenando sensualmente i fianchi in attesa di un cliente, insomma i<br />
bagni erano locali pubblici dove, chi non trovasse niente di meglio<br />
da fare, poteva anche lavarsi, ma non da solo.<br />
Al popolino invece erano riservate le feste del raccolto. Durante<br />
queste feste veniva portato in processione un enorme fallo e<br />
venivano cantati i canti fescennini, ovviamente di natura oscena, che<br />
avevano come scopo quello di incantare e indurre al rapporto<br />
sessuale le donne ("affascinare" deriva da "fescennino"). Altro culto<br />
sviluppato nelle campagne era quello di Libero, divinità della<br />
fecondità del suolo e delle campagne. Il suo fallo veniva portato in<br />
processione sia in campagna che in città e agli incroci delle strade<br />
venivano celebrati riti definiti da S. Agostino abominevoli e osceni.<br />
Altra divinità alla quale si rivolgevano le moltitudini per richiedere<br />
la fecondità e per risolvere infiniti problemi era Priapo, il dio<br />
dall'enorme pene risolutore di ogni problema.<br />
Le libertà che si prendeva il popolo non escludono comunque<br />
l'origine sacra e il valore rituale di queste manifestazioni durante le<br />
quali all'organo sessuale maschile venivano attribuite tutte le<br />
valenze della fecondità sia degli animali che della terra. Non si deve<br />
credere che nell'inconscio collettivo i culti di Libero e Priapo siano<br />
spariti: ancora oggi in parecchie città italiane sono presenti agli<br />
incroci paracarri a forma fallica e in Calabria si usa mettere un<br />
aratro sotto al letto per rendere fecondo un rapporto: il legame tra<br />
fecondità della terra e sessuale è inequivocabile.<br />
Altra festa a sfondo sessuale e orgiastico famosa a Roma erano i<br />
Baccanali. Il culto originario della Magna Grecia venne importato a<br />
Roma ove perse le sue caratteristiche di ritualità per la fecondità<br />
della terra e vennero accentuate le componenti orgiastiche.
Inizialmente i riti erano segreti e vi erano ammesse solamente le<br />
donne, ma a Roma divennero pubblici e aumentarono di licenziosità<br />
fino a raggiungere un punto in cui, chi rifiutava di avere rapporti<br />
sessuali con un'altra persona, dello stesso o di altro sesso, veniva<br />
immediatamente sgozzato. Alla base della filosofia dei seguaci di<br />
Bacco era la convinzione che nulla potesse essere definito criminale.<br />
A causa di questa filosofia deleteria per l'ordine legislativo, e non<br />
per l'aspetto sessuale o gli omicidi, i Baccanali vennero aboliti dal<br />
senato nel 186 a. C. che ne tollerò alcune forme minori e di poco<br />
conto nell'estremo sud d'Italia.<br />
Il culto di Venere, dea dell'amore, si divideva in culto per Venere<br />
Verticordia, protettrice delle vergini contro la lussuria, Venere<br />
Genitrice e Venere Volgivaga, protettrice delle prostitute. Vi era poi,<br />
in alcuni periodi dell'anno, il culto della castità, o di Iside, importato<br />
dall'Egitto a cui facevano appello le donne che non volevano aver<br />
rapporti col proprio marito: "Sovente neghi i tuoi favori, adducendo<br />
a scusa ora il mal di testa, ora Iside." (4).<br />
La tragica guerra del letto nunziale portava le donne a sfogarsi<br />
come potevano comminando ai dipendenti infinite pene e la morte,<br />
e portando gli uomini a puttane.<br />
La prima registrazione europea delle prostitute risale probabilmente<br />
a Roma. La donna che voleva prostituirsi lo doveva dichiarare ad un<br />
apposito ufficio dove doveva anche pagare una tassa proporzionale<br />
alla propria tariffa. Erano escluse dall'iscrizione le donne patrizie,<br />
anzi per esse in caso di prostituzione era previsto il bando, e se<br />
sposate, la morte. Il senato teneva particolarmente al buon sangue<br />
della propria nobiltà.<br />
Le prostitute registrate erano normalmente schiave e non potevano<br />
cambiare mestiere, tutte le altre donne romane che non fossero<br />
schiave o patrizie si potevano prostituire tranquillamente senza<br />
essere iscritte o pagare tasse. Una regolamentazione a questa<br />
situazione venne da Augusto che per limitare la prostituzione, con<br />
le leggi Giulie, proibì il matrimonio tra cittadini liberi e nati da<br />
prostitute: da allora il termine "figlio di puttana" acquistò valenze<br />
negative.<br />
Tiberio invece varò una serie di leggi contro l'adulterio e obbligò le<br />
puttane a colorarsi i capelli di giallo o di blu e instituì la figura<br />
dell'oedile per far rispettare la legge dalle prostitute e per obbligare i
clienti a pagare il pattuito alle puttane. Le regole andavono<br />
rispettate da tutti!<br />
Roma era un puttanaio: le prostitute registrate, cioé le schiave, erano<br />
dette meretrices ed erano la categoria più bassa, le non registrate<br />
invece erano dette postibulae e si dividevano in varie sottoclassi. Le<br />
delicatae e le famosae erano delle concubine che univano a vaste<br />
conoscenze anche l'attività sessuale. Erano ricercate particolarmente<br />
da poeti e artisti, nonché dai nobili colti nonostante, come ci informa<br />
Ovidio (5), fossero scarse nella danza e nella lettura dei poeti e non<br />
raggiungessero mai il livello delle etere greche. Anche nella<br />
prostituzione i romani, se confrontati coi greci, erano dei grezzi.<br />
Al di sotto di queste concubine erano le doris che perché non ci<br />
fossero dubbi di sorta giravano sempre nude; le lupae che<br />
frequentavano parchi e giardini e attiravano i propri clienti<br />
ululando da dietro i cespugli; le bustuariae che battevano i cimiteri;<br />
le fornices cioé le frequentatrici dei bordelli (da cui il termine<br />
"fornicare"); le pergulae che mostravano tette e culi alle finestre; la<br />
scorta erratica, ovvero le passeggiatrici che se operavano di notte<br />
erano dette ambulatrices notilucae; le diabolaiae che si vendevano per<br />
due oboli; le blitidae che battevano le taverne; le gallinae che<br />
arrotondavano i proventi della prostituzione col furto; le<br />
quadrantariae , le meno care di tutte e sulle strade che portavano a<br />
Roma le fororiae. A queste forme ufficiali di prostituzione vanno<br />
aggiunte le danzatrici, le suonatrici di flauto, le massaggiatrici e le<br />
addette ai bagni, le teatranti e le inservienti di taverne e locande<br />
chiamate asellae perché pagate con una moneta chiamata asino. Oltre<br />
ai bagni e ai vari locali pubblici i romani potevano trovare prostitute<br />
alle arcate degli stadi e degli acquedotti, sotto i ponti, nei vari<br />
bordelli ufficiali, o negli stabula dove si compiva tutto nello stesso<br />
ambiente e nelle turtutillae ove si partecipava ad orgie, e per i meno<br />
abbienti nei casauria, veri buchi fattiscenti.<br />
Come si vede il ventaglio di possibilità di rapporti sessuali per un<br />
romano era abbastanza ampio come tipologia; e a questo va<br />
aggiunto un altro mercato sessuale: quello maschile.<br />
Per il diritto romano ogni cittadino maschio poteva avere rapporti<br />
con un ragazzo finché questi non avesse i peli sul mento. In altre<br />
parole la pedofilia era di ordinaria amministrazione ma alcuni<br />
romani illustri, fra cui Giulio Cesare, suscitavano battute sagaci
perché non utilizzavano i ragazzi solamente come oggetti passivi,<br />
ma anche come elementi attivi.<br />
Non si sa se l'omosessualità a Roma raggiunse mai i livelli della<br />
Grecia classica ma col passare del tempo si sviluppò sempre più e<br />
non si tenne più in considerazione il limite del pelo sul mento del<br />
vecchio diritto. I testi in nostro possesso in cui si parla di<br />
prostituzione maschile sono ridottissimi rispetto a quelli in cui si<br />
parla di quella femminile, ma ciò non è una sufficiente unità di<br />
misura.<br />
Per alcuni studiosi comunque la prostituzione maschile della Roma<br />
imperiale raggiunse i livelli di quella femminile, incoraggiata<br />
indubbiamente dal comportamento di alcuni personaggi illustri.<br />
Nerone, Caligola, Salvio, Ottone, Vitellio, Tito, Domiziano,<br />
Eliogabalo, Commodo non furono che alcuni degli imperatori<br />
romani che si impegnarono a fondo nell'attività sessuale.<br />
Commodo, per esempio, affidò le cure dello stato a Perennis e si<br />
organizzò la vita fra banchetti e bagni circondato da trecento donne,<br />
scelte sia tra le sgualdrine che tra le matrone, e trecento uomini:<br />
evidentemente non faceva distinzioni sessuali e di classe,<br />
l'importante era ben altro. Uccisa la sorella Lucilla dopo averla<br />
esiliata a Capri e costrette alla perversione le altre sorelle, quando<br />
scoprì che la moglie se la intendeva con un'altro la cacciò di casa, la<br />
fece bandire da Roma e infine la uccise. Evidentemente un amante<br />
della moglie pesava più di seicento amanti del marito.<br />
Anche Eliogabalo non fu un imperatore di poco conto. Non si<br />
congiunse mai due volte con la stessa persona, ad eccezione della<br />
moglie, riunì al circo tutte le prostitute di Roma per tenere loro,<br />
vestito da donna, un gran discorso e discutere delle varie posizioni<br />
dell'accoppiamento, stessa cosa fece con i prostituti maschi, ma<br />
vestito da giovanetto. A più riprese distribuì a prostitute e prostituti<br />
denaro e grano come si era soliti fare con un esercito dopo una<br />
campagna vittoriosa. Fu insomma un gran protettore della<br />
prostituzione e quando la Guardia Pretoriana lo uccise in una<br />
latrina lasciò un vuoto incolmabile nel mondo della prostituzione<br />
Romana.<br />
Anche dell'attività sessuale di alcune donne romane si ha notizia:<br />
Messalina, moglie dell'imperatore Claudio da cui ebbe due figli, si<br />
divertiva a lasciare il letto matrimoniale e a rifugiarsi nei bordelli
per poi tornare al talamo imperiale all'alba dopo essersela spassata<br />
con chiunque le passasse vicino. Approfittando di un viaggio ad<br />
Ostia del marito si sposò col console Silio e se lo portò a letto<br />
davanti agli occhi stupefatti degli invitati. Al suo ritorno<br />
l'imperatore risolse la partita secondo il classico realismo romano:<br />
condannò a morte Silio e costrinse Messalina al suicidio.<br />
Anche Giulia, la moglie di Tiberio, visto che il marito si rifiutava di<br />
avere rapporti con lei, andò per le strade di Roma a cercare un pò di<br />
sesso, ma dopo poco tempo fu esiliata e morì in povertà.<br />
Evidentemente, nonostante il livello economico, al rango delle<br />
donne imperiali non era consentita quella autonomia che altre<br />
donne romane avevano. La posizione sociale comportava<br />
un'etichetta derivante dalla vecchia cultura contadina che, come era<br />
sempre stato, andava rispettata più dalle donne che dagli uomini.<br />
Per quei bravi contadinotti dei romani la moglie era né più né meno<br />
che un contenitore ove far crescere il proprio seme (la donna incinta<br />
è chiamata "venter") e siccome la madre era sempre nota ma il padre<br />
non era mai certo, veniva posta tutta l'attenzione possibile perché<br />
nessuno intrufolasse il proprio seme nel venter altrui facendoglielo<br />
poi allevare e accudire come se fosse il proprio. Oltre al danno<br />
economico c'era anche la beffa. Il bastardo avrebbe poi potuto<br />
godere di diritti e potere che forse il rango del vero padre non<br />
avrebbe permesso e ciò avrebbe minato le istituzioni del paese.<br />
Insomma, l'adulterio era un male da perseguitare il più possibile,<br />
soprattutto quello femminile perché si portava dentro il frutto della<br />
colpa.<br />
Per tenere i giovani e gli scapoli lontano dalle donne altrui era<br />
incentivato il ricorso alle prostitute e nella Roma repubblicana era<br />
disonorevole per un uomo sposato fare ricorso al meretricio perché<br />
così sprecava inutilmente il proprio seme. La prostituta era<br />
considerata, come anche ad Atene, un oggetto, un bene di consumo,<br />
un usa e getta che valeva meno ancora della somma richiesta,<br />
inoltre era una donna, quindi un possibile venter e una possibile<br />
madre, era considerata come un essere che avesse abdicato alle<br />
proprie possibilità, un traditore di se stesso, della propria natura, un<br />
autoreietto, e siccome si vendeva era una schiava, schiava di se<br />
stessa, ma pur sempre uno schiava.
Tutto il diritto romano poggia su queste tesi, e anche gli usi e la<br />
morale pubblica tramandataci dai vari scrittori sottolinea<br />
l'importanza della purezza della donna da sposare e la laidità della<br />
donna da bordello: la donna é vista o come moglie o come puttana,<br />
non ci sono altre possibilità.<br />
Anche la verginità in questa situazione assumeva valenze enormi e<br />
non è un caso se i lenones romani ornavano di foglie di lauro la<br />
porta di casa quando riuscivano a mettere le mani su una schiava da<br />
prostituire ancora vergine! La moglie poi doveva giungere vergine<br />
al matrimonio, e quando una donna non sposata non era più<br />
vergine era, per la mentalità comune, una puttana.<br />
Ancora oggi in parecchi paesi una donna che passi disinvoltamente<br />
da un uomo all'altro è considerata una puttana, anche se non c'è<br />
scambio economico.<br />
A Roma non esisteva la possibilità per una donna di essere una<br />
persona, come del resto non esisteva per l’uomo, tutto era visto in<br />
funzione economica, del mantenimento dello stato e della<br />
riproduzione del potere, non importava a che prezzo.<br />
A pensarci bene non è cambiato molto dai tempi di Roma.<br />
note a Roma:<br />
1) Tito Livio, I, IV, 7-8<br />
2) Dioniso d'Alicarnasso, II, 25<br />
3) Sallustio, Bellum Catilinae, 25<br />
4) Ovidio, Amores, I, VIII, 74-75
Dal MEDIO EVO al REGNO D'ITALIA<br />
"Dio ammette che avvengano mali nell'universo, e li lascia esistere per<br />
paura che se essi fossero soppressi, i più grandi beni non lo sarebbero<br />
altrettanto, o che non ne dovessero seguire i peggiori mali."<br />
(San Tommaso, Summa theologica, Ia IIae, quest. 10, art.11)<br />
Alcune città non solo ammisero la prostituzione ma la protessero e<br />
si operarono per farla ben funzionare contro il grande pericolo del<br />
vizio nefando dell'omosessualità.<br />
Mancano ancora studi storici sufficentemente ricchi di documenti<br />
per capire da dove, quando e perché nacque questo timore.<br />
Indubbiamente il carattere non procreativo del rapporto anale giocò<br />
un ruolo rilevante, come si può rilevare dalla teologia morale della<br />
fine '200 inizi '300. Le tendenze fanatiche e intolleranti nei confronti<br />
delle minoranze, che consideriamo normalmente medioevali, si<br />
svilupparono solamente dal 1150 al 1350 e in questo periodo il<br />
rapporto omosessuale e anale passò dall'indifferenza sociale ad atto<br />
peccaminoso, asociale e pericoloso.<br />
Perché in quel momento e non prima o dopo nacque questo timore.<br />
Una risposta senz'altro valida è quella che pone l'accento sulla crisi<br />
demografica verificatasi in quegli anni per carestie e pestilenze (1).<br />
La stimmatizzazione del sempre tollerato 'vizio nefando' e<br />
l’incentivo alla prostituzione non sarebbero quindi che una forma di<br />
incitamento al rapporto procreativo in antitesi alle tendenze<br />
sodomite. In appoggio a questa tesi si possono citare le indagini<br />
svolte negli ospedali per ricercare forme di lacerazioni anali nei<br />
ricoverati e nelle ricoverate per punire i colpevoli e le colpevoli di<br />
tali pratiche .<br />
La popolazione europea tocca il punto più basso tra il 1400 e il 1440<br />
soprattutto a causa della peste (2).Il mondo cristiano assalito a sud<br />
e ad est dai mussulmani, decimato dalle pestilenze e dalle<br />
carestie, scisso dagli eretici si trova in poco tempo spopolato,<br />
senza braccia per produrre e per difendersi. In pochi anni le<br />
abitudini mentali si modificano e verginità e castità si trovano a<br />
combattere una lotta persa contro il bisogno di popolazione.
Nel 1370 santa Brigida si dovette opporre ad un cardinale che<br />
voleva la libertà matrimoniale per i sacerdoti e lo stesso Zabarella,<br />
presidente al Concilio di Costanza, affermava che sarebbe stato<br />
meglio permettere ai preti di sposarsi (3).<br />
Verso la fine del '200 si sviluppò una scuola di pensiero che<br />
partendo da due capisaldi della cultura dell'epoca, la seconda parte<br />
del Roman de la rose e la Summa di san Tommaso, cercava di<br />
vivificare e rendere più gioiosa la vita ritornando alle spinte naturali<br />
e denunciando tutti coloro che non si rammentavano più di essere<br />
uomini.<br />
Nel 1275 P. d'Abernam scrive Lumiere az lais in cui dichiara che i<br />
peccati capitali sono cinque spirituali e due carnali e siccome quelli<br />
carnali vengono dalla natura sono meno gravi di quelli spirituali.<br />
La rivalutazione della natura e della carnalità sminuiva il valore<br />
della castità e nel 1277 Etienne Tempier condanna aspramente<br />
affermazioni tipo "la continenza non è di per sé virtù" e "l'astinenza<br />
totale dalle opere della carne corrompe la virtù e la specie" che<br />
facevano parte dell'insegnamento di san Tommaso e di Averoé.<br />
Guglielmo da Ockham invece si schiera con i seguaci di san<br />
Tommaso e giudica i peccati tanto meno importanti quanto più si è<br />
indotti a compierli, e quindi, siccome si è attratti dalla bellezza,<br />
quanto più una donna è bella tanto più attrae, e più si è attratti<br />
meno si pecca. L'uomo, che per sua natura non può resistere alla<br />
bellezza femminile, ci prova sempre, è nel suo pieno diritto, anzi per<br />
alcuni un dovere, sta alla donna resistergli, beninteso dopo averlo<br />
adescato con la sua bellezza. Difficilmente si possono trovare<br />
migliori avvalli morali alla violenza sessuale e allo stupro così in<br />
voga nel tardo medio evo, e difficilmente si trovano regole morali<br />
così inglobate nella morale comune: la donna deve farsi bella con<br />
trucchi e profumi per essere accettata nel suo ruolo di selvaggina e<br />
l'uomo cacciatore deve cercare di sedurla. Come si vede le industrie<br />
di cosmetici e le cacce alle turiste hanno solide basi filosofiche e<br />
religiose!<br />
Frate Lorenzo, padre spirituale dei figli del re di Francia Filippo<br />
l'Ardito, nel 1280 scrisse nel Somme le roy, opera che venne tradotta<br />
in varie lingue, che alcuni moti della carne non son per nulla peccati<br />
e non li si possono del tutto schivare ma non vanno incoraggiati con
cattivi pensieri o bevande. I peccati carnali assolutamente da evitare<br />
sono tre: l'atto contro natura, il desiderare la donna altrui e la<br />
disonestà matrimoniale.<br />
Nel 1320 esce dal convento domenicano di Strasburgo lo Speculum<br />
humanae salvationis che si schiera di massima con Etienne Tamper.<br />
Verso la fine del '300 si hanno i primi scritti contro la masturbazione<br />
considerata, sia solitaria che in compagnia, peccato peggiore del<br />
mangiar carne il venerdi.<br />
I problemi legati alla masturbazione comunque non sono solamente<br />
religiosi. Lo sperma è considerato sangue purissimo che viene dal<br />
cervello e l'eiaculazione è quindi pericolosissima perché ogni<br />
emissione di sangue può portare alla debolezza i giovani non<br />
ancora formati fisicamente, e ogni perdita di cervello precipita il<br />
giovane nella stupidità. La masturbazione inoltre porta ad altri<br />
comportamenti devianti e ad eccessi nel matrimonio e per<br />
l'immondo piacere che procura può distogliere dall'atto generativo.<br />
Fra la fine del 200 e l'inizio del 300 nasce il postribolo, diretto<br />
discendente del lupanare romano ma con spiccate funzioni<br />
poliziesche di controllo e di limitazione ai movimenti delle<br />
prostitute.<br />
In molte città come Londra, Tolosa, Montpellier, Avignone,<br />
Amburgo, Ratisbona, Zurigo, Basilea, Vienna i postriboli erano di<br />
proprietà comunale e venivano dati in gestione a privati che<br />
provvedevano a stabilire le tariffe e a riscuoterle dagli avventori.<br />
Oltre a ciò gestivano il ristorante del postribolo dove venivano<br />
intrattenuti i clienti prima e dopo aver "consumato" e tenevano la<br />
contabilità delle puttane che era solitamente in rosso perché tra<br />
pasti, parrucchiere, lavanderia e mazzette alle guardie le spese<br />
erano superiori alle entrate, cosa che costringeva ad una sorta di<br />
schiavitù delle donne nei confronti dei tenutari.<br />
Quando un personaggio importante transitava per una città le<br />
abitanti del bordello venivano messe a disposizione del personaggio<br />
e del suo seguito (4).<br />
Per meglio distinguere le femmine oneste da matrimonio e da<br />
riproduzione da quelle da sesso, le puttane quando uscivano per<br />
strada erano spesso obbligate, pena elevate contravvenzioni, a<br />
vestirsi in modo particolare. Queste 'divise' variavano da città a città<br />
e potevano essere mantelle più o meno lunghe e di colori
determinati, sonagli appesi agli abiti, acconciature particolari dei<br />
capelli, copricapi specifici, fazzoletti o nastri gialli al collo, fascie di<br />
vario colore, proibizione di alcune calzature e di portare i guanti.<br />
Per assicurare i propri clienti di non compiere un peccato avendo<br />
rapporti con donne sposate o comunque "di qualcuno" i tenutari dei<br />
bordelli dei primi '400 assicuravano, sotto la propria responsabilità,<br />
che le meretrici a loro disposizione erano libere da ogni legame e<br />
che si prestavano solamente per amore del denaro, non per piacere<br />
come raccomandava san Tommaso. Queste limitazioni portarono ad<br />
un forte afflusso di straniere perché meno controllabili delle paesane<br />
sulla effettiva libertà, e all'imposizione di un segno di distinzione<br />
per assicurare i clienti che un rapporto con quelle donne era libero e<br />
non peccaminoso. Come segno di distinzione ci si ispirò spesso a<br />
quello usato da Rahab, biblica puttana di Gerico, che fece pendere<br />
dalla sua casa un filo rosso per proteggerla dai soldati di Giosué (5).<br />
Nel '400 si sviluppò nell'Italia rinascimentale una particolare forma<br />
di prostituta: la cortigiana. Nata all'ombra di S. Pietro<br />
probabilmente da squilibri di educazione fra uomo e donna dei ceti<br />
medio alti e alti, la cortigiana si espanse ben presto in tutte le città<br />
italiane ed europee mantenendo, a volte per secoli, un ruolo<br />
essenziale per le arti e la politica.<br />
Il Rinascimento ricreò con le cortigiane un qualcosa di simile alle<br />
etere greche e spesso queste donne furono ispiratrici di letterati o<br />
letterate esse stesse come testimoniano i nomi di Imperia, Tullia<br />
D'Aragona, Veronica Franco, Camilla Pisana e Lucrezia detta<br />
"Madrema non vuole".<br />
Donna educata al buon gusto, alla musica e alle arti, la cortigiana<br />
seppe offrire al cortigiano sposato un ambiente frizzante e<br />
seducente, al cortigiano nubile un misto di focolare domestico e<br />
sensualità, e ad artisti, letterati ed eruditi in genere un salotto in cui<br />
riunirsi, scambiarsi idee e riposare. Il suo salotto divenne così il<br />
centro della vita culturale del rinascimento e gli odierni salotti<br />
intellettuali non sono altro che i pronipoti decaduti di quelli delle<br />
cortigiane del '500.<br />
Il postribolo andò in crisi verso la fine del 400 (mancanza di<br />
frequentazione per la possibilità di trovare altre donne in casa o<br />
puttale libere, aumento dell'omosessualità, spinte moralizzatrici<br />
della Riforma e della Controriforma?) e le donne iniziarono a
scialare per tutta la città in cerca di clienti destando preoccupazione<br />
in chi le voleva ben distinte dalle donne oneste e in chi le voleva<br />
lontane dai luoghi sacri o ecclesiastici. Numerosi editti e grida<br />
cercarono di riportare le donne in un luogo chiuso o, come più<br />
spesso si tenderà, ad una zona della città riservata a case di<br />
malaffare gestite direttamente dalle puttane o da ruffiane e ruffiani,<br />
ma dal numero e dalla frequenza di questi proclami si può dedurre<br />
che non fosse cosa facile tenere sotto controllo queste persone. Va<br />
notato comunque che più che dall'aspetto morale di distinguere le<br />
donne oneste dalle disoneste l'autorità del tempo sembra comunque<br />
preoccupata di non perdere le rendite derivanti dalla licenza di<br />
prostituzione rilasciata alle iscritte all'apposito albo, condizione<br />
spesso essenziale per poter esercitare la professione.<br />
Col '600 si ebbe una grossa variazione dei rapporti fra stato e<br />
prostituzione: l'avvento della polizia medica o di sanità che<br />
sorvegliava e controllava l'igiene delle prostitute per impedire, o<br />
almeno limitare, la diffusione delle malattie veneree, prima fra tutte<br />
la sifilide.<br />
Questa campagna che trovò sostenitori in ogni ceto e in pensatori<br />
sia laici che ecclesiastici partiva dal presupposto che, considerata<br />
l'inelluttabilità del dover convivere con la prostituzione, almeno<br />
fosse controllata dal punto di vista medico.<br />
Non mancano comunque anche nei secoli dei lumi i fautori<br />
dell'abolizione della prostituzione considerata un mezzo che porta<br />
alla spossatezza degli uomini, allontanandoli perciò da altre attività<br />
virili come la guerra e il lavoro, e chi vede nel bordello il luogo in<br />
cui gli uomini si stancano del sesso femminile per rivolgersi quindi<br />
all'omosessualità. C'è chi osanna il matrimonio perchè trova<br />
nell'indifferenza sessuale matrimoniale un rimedio contro la<br />
spossatezza delle forze maschili e chi vede nel bordello lo sfogo<br />
degli uomini non ammogliati che così non insidiano le donne altrui.<br />
Tutti comunque considerano la prostituzione l'unica forma di<br />
controllo e gestione sociale della masturbazione, questo tremendo<br />
male che distrugge sia nel corpo che nello spirito responsabile fra<br />
l'altro di priapismo e gonorrea, epilessia e consunzione,<br />
eiaculazione precoce, perdita di erezione, perdita di fertilità, e per<br />
la donna anche di leucorrea, imbecillità, isterismo e incapacità alla<br />
procreazione. Questa analisi distruttiva della masturbazione partiva
probabilmente dai primi studi medici su mongoloidi e vari<br />
handicappati mentali: dalla constatazione che spesso tali persone "si<br />
toccavano" si dedusse facilisticamente che la loro condizione fosse<br />
una conseguenza della masturbazione.<br />
Considerando quindi che agli impulsi sessuali non si poteva<br />
resistere senza subire danni all'organismo e che il rapporto sessuale<br />
con una puttana era pur sempre meglio della masturbazione, l'unico<br />
pericolo restava il controllo delle malattie veneree che si poteva<br />
espletare meglio in un bordello che in tanti appartamenti<br />
difficilmente controllabili. Questa pratica di polizia medica però<br />
aveva dei limiti: una volta trovata una prostituta ammorbata questa<br />
veniva internata in un ospedale per essere curata, o per essere più<br />
realisti perché non ammorbasse altri uomini, ma dal momento in<br />
cui aveva contratto la malattia a quando la malattia veniva<br />
diagnosticata vari uomini potevano essersi contagiati; è chiaro che<br />
un controllo di questo tipo era limitante delle libertà della donna e<br />
quasi inutile dal punto di vista sanitario.<br />
I lumi della ragione non schiarirono che per un attimo il popolo<br />
parigino che assalì la Bastiglia in nome dela libertà, della fraternità e<br />
dell'uguaglianza perché all'arrivo di Napoleone le poche prostitute<br />
sopravvisute al terrore furono schedate, catalogate e rinchiuse in<br />
bordelli sotto il controllo statale. La salute dei soldati innanzi tutto!<br />
Napoleone fece la fine che sappiamo ma i suoi regolamenti non<br />
finirono con lui, anzi furono addirittura migliorati da un genio del<br />
controllo poliziesco come Parent-Duchatelet che nel 1837 uscì con<br />
un testo destinato a divenire il faro dell'oppressione poliziesca della<br />
prostituzione per oltre un secolo.<br />
"Le prostitute in un accentramento di uomini sono inevitabili come<br />
sono inevitabili le fogne, gli scarichi e i depositi di immondizie. La<br />
condotta dell'autorità di polizia deve essere uguale sia per queste<br />
che per quelle"(6). Non è cambiato molto da S. Agostino a<br />
Duchatelet!<br />
Dopo aver spiegato tutto sulla prostituzione, aver arricchito il testo<br />
di grafici e statistiche fra cui alcune sull'età, sulla provenienza, sul<br />
colore degli occhi, il colore del pelo, le tonalità del colore dell'ano e<br />
delle labbra della vulva il nostro buon gendarme, visto che le<br />
prostitute libere lavorano mediamente solo due anni della loro vita<br />
poi passano ad altro lavoro, decreta che la prostituzione libera è da
abolire e va mantenuta solo nei bordelli sotto il controllo dello stato.<br />
A chi obietta che così le donne saranno costrette a prostituirsi per<br />
sempre perché viene loro impedito di fatto di lasciare il bordello il<br />
padre di tutte le leggi inique dichiara che "..la libertà individuale è<br />
un diritto al quale le prostitute non possono pretendere..(e poichè)<br />
sono state loro ad abdicare a tale diritto...è giusto sottoporle ad un<br />
codice diverso da quello che regola gli altri membri della società" (7).<br />
Cosa dire di questo ragionamento, che è assurdo? Ma quanti si sono<br />
schierati contro questo stesso ragionamento fatto da Muccioli nel<br />
1978 per giustificare le catene ai tossicodipendenti nella sua<br />
comunità a San Patrignano? Forse che le libertà di un eroinomane e<br />
di una puttana sono diverse?<br />
Comunque la storia ci insegna che i principii di Parent-Duchatelet<br />
furono approvati e nacquero i bordelli di stato, veri lagher in cui<br />
una donna poteva essere introdotta in base al sospetto della polizia<br />
e da cui usciva solo quando nessuno la voleva più o perché troppo<br />
vecchia o perché sifilitica. Per entrare nelle case chiuse bastava<br />
essere sorprese fuori casa dopo le otto di sera, o che una denuncia<br />
anonima dicesse che quella donna era stata con un uomo senza<br />
essere sposata. La trafila era semplicissima: polizia, medico, visita e,<br />
se malata al sifilicomio-prigione da cui probabilmente non sarebbe<br />
più uscita, se sana al bordello dove se un cliente pretendeva qualche<br />
prestazione che a lei non andava la frusta le avrebbe presto<br />
insegnato che il cliente ha sempre ragione.<br />
Neppure la breve parentesi libertaria della Comune del 1870 si<br />
scrollò di dosso questa schifosa normativa, la liberalizzazione della<br />
prostituta e della donna infatti non sarebbero venute dalla sinistra<br />
rivoluzionaria ma dall'Inghilterra imperialista e vittoriana.<br />
Come abbiamo visto nel medio evo torna in auge il bordello, istituto<br />
che ha avuto per secoli un'importanza "storica" nella formazione<br />
dell'uomo.<br />
Per i ragazzi degli strati sociali più bassi che non hanno a<br />
disposizione né serve né schiave e non hanno neppure la fortuna di<br />
avere ragazze segrete ecco che il bordello fornisce l'opportunità di<br />
compiere le prime esperienze sessuali e viene vissuto come<br />
apprendistato della coniugalità. Nel bordello si formano gli uomini<br />
del domani perché essendo la procreazione una peculiarità maschile
(ricordiamo che per il diritto romano e greco la donna non era che<br />
un 'venter', un contenitore in cui far crescere il figlio e che anche per<br />
la scienza medica non aveva alcun altra funzione) l'uomo deve<br />
imparare sia le tecniche sessuali per avere un rapporto riproduttivo<br />
che come comportarsi con una donna per dominarla perché anche<br />
questo sarà suo compito come marito.<br />
Che la legge fondamentale del matrimonio sia maschile con l'uomo<br />
che comanda e detiene ogni forma di iniziativa lo si può dedurre<br />
anche dalle posizioni amorose adottate: l'unica posizione concessa è<br />
quella con l'uomo sdraiato sopra alla donna, ogni altra variante è<br />
proibita dalla chiesa perché non porta alla riproduzione. Unica<br />
eccezione ammessa la posizione 'a retro' nel caso la donna sia<br />
incinta perché così non si comprime la pancia e non si mette in<br />
pericolo la vita dell'embrione. Che mancanza di fantasia, che aridità<br />
sessuale soprattutto se confrontata con le sculture dei tempi<br />
indiani dello stesso periodo.<br />
La posizione con l'uomo sopra alla donna restò rigorosamente<br />
intoccabile per parecchi secoli e fu imposta a quasi tutte le<br />
popolazioni con cui la cultura cristiana è venuta in contatto tanto da<br />
essere definita 'la posizione del missionario'.<br />
note a Dal Medio Evo al Regno d'Italia:<br />
1) Canosa R.Colonnello I, Storia della prostituzione in Italia, Roma 1989,<br />
Rossiaud J., Prostituzione, gioventù e società urbana nella Francia sud orientale nel<br />
sec.XV. in: Paura (la) dei padri nella società antica e medievale. pp. 171- 232, Bari,<br />
1983<br />
2) Alcuni dati europei denunciano 12.000 vittime a Firenze, Pistoia perde i due<br />
terzi della sua popolazione, a S. Geminiano nel 1450 gli abitanti sono il 14% di<br />
quelli di un secolo prima, Prato in un secolo è diminuita dei quattro quinti, e<br />
nel resto dell'Europa non è molto meglio: un terzo degli adulti e tre quarti dei<br />
bambini morti in pochi mesi a Valréas in Francia, Montpellier passa nel 1395 da<br />
10.000 famiglie a 800 e anche a Tarascona i sindaci nel 1396 lottano contro lo<br />
spopolamento e il pericolo mortale che ne consegue.<br />
3) Si deve considerare che in un grosso periodo di crisi in cui la sopravvivenza<br />
era quotidianamente a rischio, la chiesa offriva pur sempre un modo per<br />
sopravvivere e le vocazioni, vere o giustificate dal bisogno, avevano raggiunto<br />
nella prima metà del '400 in alcune zone il 7% della popolazione.
4) Notizie certe in proposito si hanno sulle soste a Berna nel 1414 e a Ulm nel<br />
1434 di Sigismondo, prima re e poi imperatore, e di Enrico III, re di Francia, a<br />
Venezia nel 1574.<br />
5) La Bibbia, Gios. 2. 18<br />
6) Duchatelet P., La prostitution dans la ville de Paris, Parigi, 1836, pag. 367<br />
7) Duchatelet P., La prostitution dans la ville de Paris, Parigi, 1836, pag. 359<br />
Dal REGNO D'ITALIA a OGGI<br />
...E' impossibile distruggere la prostituzione...esiste da tempi immemorabili<br />
e tutto ciò che abbiamo tentato per distruggerla non ha potuto vincere una<br />
imperiosa necessità.<br />
F. F. A. Béraud, commissario di Parigi, Le prostitute di Parigi,<br />
Parigi, 1839<br />
Se il problema di Cavour era "fatta l'Italia, facciamo gli italiani", dal<br />
punto di vista legale, l'Unità d'Italia delle prostitute esisteva già dal<br />
1 febbraio 1860.<br />
Nel 1854 il Piemonte aveva varato una legge che prevedeva il<br />
servizio militare obbligatorio e irreggimentava i giovani del regno,<br />
nel 1855 furono irregimentate le prostitute. La legge era di chiara<br />
ispirazione francese e prevedeva l'iscrizione coatta e l'assegnazione<br />
ad un bordello delle donne che fossero considerate, per voce<br />
popolare o a discrezione della polizia, prostitute. Oltre a questa<br />
forte discrezionalità della polizia la legge prevedeva la visita medica<br />
bisettimanale obbligatoria e la reclusione nel sifilocomio-prigione<br />
delle donne infette.<br />
Nel 1857 la legge fu estesa a tutto il Regno di Sardegna e con<br />
l'assegnazione della Lombardia dall'Austia alla Francia e dalla<br />
Francia al Piemonte, la regolamentazione sabauda della<br />
prostituzione passò dal Piemonte alla Lombardia e, guerra dopo<br />
guerra a tutta l'Italia.
Ogni attimo della vita delle prostitute viene regolamentato in<br />
maniera minuziosa, dall'iscrizione all'ufficio sanitario, alla visita<br />
medica bisettimanale, dal ricovero coatto in sifilicomi alla<br />
limitazione agli spostamenti, dalle relazioni annuali degli ispettori<br />
del servizio sanitario di controllo al comportamento che le<br />
prostitute devono tenere in pubblico.<br />
La funzione politica del regolamento non è nuova: anche qui si<br />
tratta di costringere le prostitute ai margini della società in modo<br />
che esistano ma non si vedano. La loro pericolosità è duplice:<br />
sanitaria e morale, e per garantire il controllo di queste persone si<br />
deve continuamente dare la caccia alle "libere" perché si iscrivano<br />
all'Ufficio Sanitario ed esercitino in un luogo controllabile, bordello,<br />
munito di apposita licenza.<br />
La prostituzione è, tanto per cambiare, ammessa ma considerata un<br />
male da controllare per il bene dei frequentatori e della pubblica<br />
morale.<br />
Nel 1862 e 1866 ci furono due tentativi di rivedere la legge<br />
istaurando dei sifilocomi provinciali ma non si approdò a nulla. Nel<br />
Gennaio 1868 alla Camera si discuteva il bilancio dell'Interno e si era<br />
giunti alla voce 18 bis, sifilicomi quando prese la parola l'onorevole<br />
Salvatore Morelli, anarchico di Sessa Aurunca (Napoli) che esordì<br />
dicendo: "Propongo alla Camera, la prima volta che ho l'onore di<br />
indirizzarle la parola, la cancellazione di questo capitolo dal<br />
bilancio. Esso è ingiusto...ed è indecoroso, perché è la prova legale<br />
della tolleranza della prostituzione...Se lo Stato vuol rispettata la<br />
libertà individuale e il domicilio del cittadino, con la fiscalità del<br />
sifilicomio si viola l'una e l'altro." Morelli poi continuò dicendo che<br />
come per il brigantaggio anche la prostituzione andava risolta non<br />
opprimendo ma rimuovendo le cause economiche di miseria che<br />
provocavano questi fenomeni.<br />
La proposta di Morelli che tendeva all'abolizione di fatto<br />
dell'internamento coatto e dei sifilicomi fu respinta e per poco non<br />
si finì con un duello fra il deputato e il ministro Cadorna sospetto di<br />
tollerare gli abusi polizieschi.<br />
L'anno successivo il Morelli tornò all'attacco: "L'anno scorso io<br />
innalzai una protesta contro questa istituzione che offende la dignità<br />
non solo della donna ma anche del paese...Reitero la mia protesta a<br />
nome dei principii di libertà che vedo violati impunemente.
Desidererei però ...che l'onorevole ministro provvedesse acciò fosse<br />
esonerata dalla tassa vergognosa la sventura di quelle infelici che io<br />
chiamo talvolta donne generose, e non prostitute...per far omaggio<br />
alla dignità della donna..." (1). L'intervento di Morelli fu coperto e<br />
interrotto più volte da risa, ilarità, battute e rumori di<br />
disapprovazione: era la prima volta che qualcuno in Italia, e per<br />
giunta un uomo, si dichiarava pubblicamente in difesa delle<br />
prostitute.<br />
Ai deputati italiani interessava quanto sarebbero costati i sifilicomi,<br />
non perché c'erano le puttane. C'erano e basta, come c'erano sempre<br />
state e sempre ci sarebbero state. Ai parlamentari interessava che<br />
un uomo uscisse da un bordello sano, non che arrivasse al<br />
bordello sano: la salute era a sesso unico.<br />
Una nazione appena nata e in fase espansionistica militare aveva<br />
bisogno di soldi quindi la prostituzione e i suoi proventi non si<br />
toccavano. Per inciso la prostituzione di sole due regioni, piemonte<br />
e liguria, aveva reso al regno sabaudo nel 1859 due milioni di<br />
franchi, equivalenti a circa trenta miliardi di lire attuali (!!).<br />
Il 22 novembre 1877 il ministro Nicotera presenta alla Camera una<br />
nuova proposta di legge sulla prostituzione che solleva critiche da<br />
più parti e muore poco dopo. Anche De Pretis incarica una<br />
commissione per lo studio del problema ma non approda a nulla<br />
finché il 19 marzo 1888 il ministro dell'interno Francesco Crispi vara<br />
una nuova legge sulla prostituzione che prevede la possibilità della<br />
prostituzione "libera", cioé al di fuori delle case di tolleranza ma in<br />
appartamenti muniti di licenza di P.S. utilizzati anche solo da una<br />
donna, l'aumento a 23 anni dell'età minima, l'abolizione dei<br />
sifilicomi e l'istituzione dei reparti dermosifilopatici presso gli<br />
ospedali, il passaggio della gestione della salute e dell'igiene delle<br />
case dall'Ufficio Sanitario ai conduttori dei bordelli e la creazione di<br />
appositi dispensari che sostituiscono l'Ufficio d'Igiene e sono aperti<br />
sia agli uomini che alle donne.<br />
La legge Crispi trovò una consistente reazione soprattutto da parte<br />
della classe medica che si vedeva privata di una parte di potere di<br />
controllo e della resa delle visite obbligatorie che le prostitute si<br />
dovevano pagare e così il 27 ottobre 1891, dopo soli tre anni, venne<br />
modificata da un nuovo regolamento che tornava a rendeva di fatto<br />
obbligatorio il controllo sanitario e considerava postribolo qualsiasi
luogo abitato da una donna che avesse trasmesso malattie celtiche<br />
ad un uomo.<br />
Interessante è il discorso critico nei confronti della legge Crispi<br />
tenuto alla Camera il 13 dicembre 1888 dal deputato Tommasi<br />
Crudeli: "Come potete definire la prostituta ...che si vende per poco<br />
dalla signora la quale non si vende se non per il pagamento dei<br />
conti della sarta o per qualche bracciale di diamanti. C'è un abisso<br />
secondo i nostri criteri sociali. Ma con quale criterio giuridico<br />
rendete schiava della polizia la prima e non la seconda?" Il seme di<br />
Morelli e dei movimenti abolizionisti internazionali e nazionali<br />
iniziava ad insinuarsi in parlamento.<br />
Il regio decreto del 27 ottobre 1891 nell'interesse dell'ordine<br />
pubblico, della sanità e del buoncostume abroga le norme di polizia<br />
dell'88 e non autorizza più le case chiuse, ma le "tollera"entro certi<br />
limiti.<br />
Nel 1905 nuovo regolamento per la profilassi della sifilide, che<br />
ormai si intende accoppiata alla prostituzione, che rinforza i concetti<br />
della legge del 1891 ma la forte diminuzione di morti per malattie<br />
celtiche porta ad un sempre più facile e disinvolto approccio alla<br />
prostituzione libera e ai tenutari dei bordelli non resta che<br />
aumentare il livello qualitativo del prodotto offerto per non perdere<br />
clientela. In altre parole venuta a cadere una legge fortemente<br />
restrittiva come quella del 1860 e diminuita la paura di contrarre la<br />
sifilide e di morirne di conseguenza, nessuno più riesce a contenere<br />
la prostituzione entro spazi ipercontrollati come le case di<br />
tolleranza.<br />
Il 18 giugno 1931 veniva varato quel caposaldo del diritto italiano,<br />
rimasto quasi intatto fino ad oggi, che è il Testo Unico di Pubblica<br />
Sicurezza. In esso veniva ammessa la prostituzione sia libera che in<br />
case di tolleranza e venivano stabilite le norme di attuazione della<br />
prostituzione, comprese le visite mediche per le residenti nei<br />
bordelli, l'età minima per i frequentatori era di anni 18 e per le<br />
donne era richiesta la maggiore età, 21 anni.<br />
Venne istituita poi la Quindicina cioé la rotazione delle prostitute<br />
nei vari bordelli d'Italia ogni quindici giorni. Questa rotazione<br />
serviva sia come funzione sanitaria di controllo che come ricambio<br />
della merce per soddisfare meglio i clienti, inoltre impediva alle
prostitute di affezionarsi ai clienti e di diventare "gente del posto",<br />
accettate dalla popolazione, come avveniva nel '400.<br />
La rivoluzione d'ottobre portò grandi cambiamenti anche su questo<br />
piano nelle repubbliche sovietiche: la prostituzione venne<br />
completamente abolita sotto qualsiasi forma e venne prevista per i<br />
contravventori, clienti compresi, la deportazione nelle isole del mar<br />
Bianco a nord della Russia.<br />
In Gran Bretagna nel 1864 fu varata una legge che obbligava le<br />
prostitute ad una visita medica periodica obbligatoria e la denuncia<br />
della propria attività alla polizia se risiedevano in zone con alta<br />
concentrazione militare. Tre donne, Josephine Butler, Harriet<br />
Martineau e Mary Carpenter, iniziarono una vigorosa campagna<br />
contro questo soppruso sessuale che raccolse 1.968.379 firme e<br />
presentò al parlamento 8.190 petizioni finchè il 6 Maggio 1876<br />
questa legge venne abolita liberalizzando la prostituzione.<br />
Da questa campagna nacque il 22 settembre 1877 la Federazione<br />
Abolizionista Internazionale con varie sedi in Europa e nel mondo e<br />
nel 1900 l'International Society of Sanitary and Moral Prophylaxis.<br />
Un'altra associazione inglese, la National Vigilance Association,<br />
convocò a Londra nel 1890 un congresso nel quale vennero gettate le<br />
basi per la lotta alla tratta delle bianche. Sulle basi degli accordi<br />
sull'abolizione della tratta degli schiavi venne proposta una<br />
regolamentazione internazionale che dopo lunghe fasi alterne vide<br />
la luce ad opera della Società delle Nazioni l'11 ottobre 1933.<br />
La Federazione Abolizionista continuò la sua attività e ottenne<br />
numerose vittorie alcune delle quali furono:<br />
1890 - la Norvegia sopprime le case di tolleranza<br />
1897 - Zurigo sopprime le case di tolleranza<br />
1901 - la Danimarca sopprime le case di tolleranza<br />
1907 - la Finlandia sopprime le case di tolleranza<br />
1911 - la Bulgaria e i Paesi Bassi sopprimono le case di tolleranza<br />
1919 - la Svezia, che non ha mai avuto case di tolleranza, sopprime<br />
la schedatura poliziesca delle prostitute.<br />
1922 - chiusura delle case di tolleranza in Cecoslovacchia<br />
1925 - Ginevra abolisce le case e la schedatura<br />
1927 - la Germania chiude le case di tolleranza<br />
1946 - la Francia chiude le case di tolleranza
1947 - la FAI ottiene il voto consultivo all'ONU<br />
1949 - l'Egitto abolisce sia le case che la schedatura<br />
1949 - 7 dicembre - il senato italiano approva a forte maggioranza<br />
l'articolo essenziale del progetto Merlin.<br />
"Tenutari e trafficanti continuano la lotta in Italia, a colpi di<br />
centinaia di milioni, per impedire alla legge di essere approvata<br />
anche alla Camera" (2).<br />
Ed in effetti tenutari, trafficanti, medici e tutti coloro che avevano a<br />
che fare con le rendite da case chiuse si dovettero dare molto da fare<br />
se la senatrice Lina Merlin presentò il progetto di legge il 6 agosto<br />
1948 al senato e per essere approvato dai due rami del parlamento<br />
passarono quasi dieci anni. Non si può che rendere onore alla<br />
signora Merlin che per dieci anni resistette alle pressioni di milioni<br />
di uomini e donne, anche del suo stsso partito, che si opponevano<br />
all'abolizione della schiavitù di stato.<br />
Il 20 febbraio 1958 veniva pubblicata sulla gazzetta ufficiale la legge<br />
n° 75 intitolata "Abolizione della regolamentazione della<br />
prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione<br />
altrui". In quindici articoli firmati Gronchi, Zoli, Tambroni e Medici<br />
la legge vietava la registrazione delle prostitute, le case chiuse, le<br />
tessere sanitarie e l'incitamento, l'aiuto e lo sfruttamento della<br />
prostituzione. L'atto di prostituirsi non era più un reato ma era<br />
considerato legale mentre diventava reato indurre e sfruttare la<br />
prostituzione altrui.<br />
Fu previsto un periodo per l'attuazione della legge ma "senza<br />
attendere le data fatidica del 20 settembre, quasi tutte le "case<br />
chiuse" hanno cessato la loro attività...si calcola che a Milano siano<br />
oltre 5.000 le donne che battono i marciapiedi" (3).<br />
Ci fu chi pianse a lungo per la chiusura dei bordelli e chi per<br />
serbarne un ricordo ne comprò in tutto o in parte l'arredamento, ma<br />
le donne restarono poco tempo a battere liberamente i marciapiedi<br />
perché ben presto le organizzazioni che prima svolgevano la tratta<br />
delle bianche si organizzarono per gestire la prostituzione "libera"<br />
obbligando le donne a pagare un pizzo per battere una certa zona e<br />
per avere "protezione". Anche i bordelli, aboliti per legge,<br />
riapparvero sotto mentite spoglie tanto che il CIDD ( un'organismo<br />
nato con la legge Merlin per la difesa morale e sociale della donna<br />
con un centro in ogni provincia) e altre associazioni lamentavano
all'inizio degli anni '70 dalle 300 alle 500 case chiuse nella sola<br />
Torino a cui erano da aggiungere quelle per "superprivilegiati" di<br />
cui quasi nessuno sapeva l'esistenza. Sommando i vari dati si può<br />
calcolare che nel 1972 in Italia ci fossero circa un milione di<br />
prostitute su una popolazione maschile di circa 25 milioni.<br />
Togliendo a tale cifra i bimbi e i vecchi si ha circa una prostituta<br />
ogni venti uomini.<br />
Ma i tempi ormai incalzavano e l'Italia era passata in pochi anni, dal<br />
'70 all' 80, da paese di emigrati a paese di immigrati. Migliaia di<br />
persone in fuga per motivi politici ed economici dai propri paesi<br />
d'origine si riversarono in Italia e a questi si aggiunse una massa di<br />
altre persone entrate clandestinamente con l'appoggio di amici,<br />
parenti e organizzazioni malavitose spesso in collusione con le<br />
ambasciate. Un'enorme offerta di mano d'opera a basso costo o in<br />
nero si riversò sul mercato del lavoro e anche il mercato della<br />
prostituzione accusò duri colpi. Nell'ultimo decennio i marciapiedi<br />
e i viali si sono riempiti di donne africane, asiatiche e dell'est<br />
europeo a cui si aggiungono i travestiti e i transessuali sud<br />
Americani. Le italiane si sono spesso riciclate nel mercato delle<br />
squillo puntando sulla qualità e la serietà ma i prezzi si sono<br />
bloccati e in alcune zone sono addirittura calati.<br />
Nessuno riesce più a dare una valutazione di quante persone si<br />
prostituiscono ma un dato è certo: l'offerta ha superato la<br />
domanda. Erano più di cinque secoli che in Italia non si verificava<br />
un fatto simile.<br />
note a Dal Regno d'Italia ad Oggi<br />
1) Atti parlamentari B, p. 9321<br />
2) da "Rénovation", Parigi, 1950<br />
3) F. Monicelli, in Il Mondo, 30 settembre 1958
PROSTITUZIONE MASCHILE<br />
"Oggi il piacere che l'uomo e la donna si procurano l'un l'altro non<br />
ha alcun fine conoscitivo. Tanto è vero che in fondo non differisce<br />
che in apparenza dalla prostituzione la quale è chiaramente un<br />
fenomeno di consumo."<br />
Moravia (15-27): "Prostituzione", Grande Dizionario della Lingua<br />
Italiana , Utet, Torino, 1988<br />
La prostituzione maschile ebbe probabilmente inizio nelle due città<br />
bibliche di Sodoma e Gomorra ma i primi documenti in proposito<br />
vengono da Ierapoli dove, nel tempio di Astarte, assieme alla<br />
prostituzione sacra femminile troviamo prostituti maschi che, al<br />
pari delle donne, si davano agli ospiti del tempio. Particolarmente<br />
scioccante è la loro iniziazione per la quale accorrevano folle da<br />
tutta l'Asia Minore: "il giovane, liberatosi dei vestiti, si getta urlando<br />
tra la folla e, impugnata una spada, si castra e corre attraverso la<br />
città con in mano le parti tagliate che poi getta all'interno di una<br />
casa da cui riceverà abiti femminili"(1).<br />
Troviamo preti eunuchi dediti alla prostituzione anche a Babilonia,<br />
Efeso, Kos, Creta e in Italia i sacerdoti di Cibele; in epoche più<br />
recenti se ne ha traccia in Nord America, nella penisola del Ciukci,<br />
in Madagascar e nei Caraibi e la Bibbia riporta i casi dei seguaci di<br />
Istar a Erech in Siria e a Canaan.<br />
In tutti i casi di prostituzione sacra maschile è previsto un<br />
travestimento del soggetto "chiamato" dalla divinità dopo il rito<br />
della castrazione. Gli individui così trattati erano tenuti in gran<br />
considerazione e il contatto sessuale con essi era spesso considerato<br />
sacro.<br />
Abbiamo già visto come nella Grecia classica l'omosessualità fosse<br />
sviluppata, ma non abbiamo tracce di prostituzione maschile. Nella<br />
Roma imperiale invece ci fu un fiorente mercato di prostituti per<br />
pratiche sessuali con maschi, non ci risulta però nessun caso di<br />
prostituti con femmine. Oltre ai prostituti con il nome maschile<br />
dell'equivalente attività femminile ve ne erano altri chiamati pueri<br />
meritorii perché fanciulli da affittare, gli amanti amisii, i pazienti
pathici, gli efebi adolescenti, gli effeminati calamiti, gli eunuchi<br />
spadones e i pederasti poedicones.. Nella Roma imperiale la<br />
prostituzione maschile era sviluppata e accettata come quella<br />
femminile tanté che Caligola scacciò le prostitute dai bordelli e le<br />
sostituì con schiavi e gladiatori e per additare ai romani la nuova<br />
via ne inaugurò egli stesso uno.<br />
Nel Medio Evo, dalla pratica della sodomia, cioé di rapporti anali<br />
sia con maschi che con femmine rinasce la prostituzione maschile.<br />
Questa pratica, la sodomia, probabilmente sempre esistita, venne<br />
considerata negativa e stimmatizzata solo nel tardo medioevo<br />
probabilmente perché non riproduttiva e quindi contraria alle<br />
spinte di riproduzione e aumento della popolazione<br />
particolarmente sentite in quel periodo di dimezzamento degli<br />
abitanti d'Europa a causa delle pestilenze e delle carestie.<br />
Con la venuta in Italia da Costantinopoli di Manuele Crisolora, ad<br />
opera di Jacopo Angelo da Scarperia, si aprì a Firenze a cavallo del<br />
'400 la prima scuola di greco e con la scuola ebbe inizio la<br />
traduzione dei testi greci antichi che fecero conoscere un modo<br />
diverso di pensare, e soprattutto una morale diversa da quella<br />
cristiana che già veniva messa in crisi dalle varie sette riformiste.<br />
Ovvio che balzasse subito all'occhio la tolleranza, anzi,<br />
l'accettazione come fatto normale di rapporti omosessuali e<br />
altrettanto logico che gli artisti dell'epoca, che si ispiravano al<br />
mondo classico, facessero di questo comportamento una loro<br />
caratteristica peculiare al punto di dichiarare che .....erano tutti<br />
omosessuali.<br />
Ed in effetti la sodomia era talmente sviluppata in Italia e<br />
soprattutto a Venezia e in Toscana che S. Bernardino da Siena nel<br />
1427 esortò i propri concittadini a non mandare per strada i ragazzi<br />
per non farli sodomizzare, ma a mandare le ragazze che, se anche<br />
fossero state violentate, si sarebbe trattato di un peccato minore<br />
perché volto alla procreazione e quindi naturale.<br />
A Firenze, per combattere meglio il "vizio abominevole", oltre a vari<br />
postriboli sparsi per la città e la periferia, ne venne costruito uno, La<br />
Macciana, in centro, fra il palazzo vecchio e il palazzo vescovile. Per<br />
incitare gli uomini a rapporti sessuali con le donne tra il 1425 e il<br />
1447 venne esposta, come richiamo erotico, sul portone del<br />
battistero di san Giovanni a Firenze l'immagine di Eva trionfante
portata in cielo dagli angeli e pochi anni prima era stato aperto un<br />
bordello detto Chiassa de' buoi nei pressi del battistero stesso.<br />
Il risultato non fu comunque soddisfacente visto che nel 1432 la<br />
Magistratura fiorentina istituiva il corpo degli "ufficiali di notte" col<br />
compito specifico di ricercare e perseguire tutti coloro, uomini e<br />
donne, che si davano a rapporti anali.<br />
Nonostante l'appoggio politico alla prostituzione da postribolo<br />
evidentemente i fiorentini preferivano ancora i rapporti omosessuali<br />
se, come compare da vari documenti, le prostitute erano costrette ad<br />
adescare clienti nei locali pubblici e in giro per la città vestite da<br />
uomini e con atteggiamenti maschili nonostante la legge proibisse i<br />
travestimenti. Non è chiaro se il travestimento sia stato utile per<br />
riportare sulla retta via i fiorentini o se abbia ingenerato maggior<br />
confusione fra i sessi, comunque col finire del secolo le pratiche<br />
omosessuali e di sodomia diminuirono, vennero aboliti gli ufficiali<br />
della notte, e ci si tornò a preoccupare delle prostitute.<br />
Se a Firenze e in tutta la Toscana l'omosessualità e la sodomia si<br />
diffusero più che in altre parti d'Italia per motivi culturali, a Venezia<br />
queste tendenze vanno viste probabilmente come la risposta<br />
"diversa" al lusso e all'opulenza di una città mercantile in cui non<br />
mancava nulla, donne comprese.<br />
Nel 1360 iniziò la sua attività a Venezia Il Castelletto, postribolo che<br />
avrebbe dovuto riunire tutte le puttane di Venezia, ma ciò non<br />
avvenne mai, sia perché rimasero sempre in giro per Venezia delle<br />
prostitute libere, sia perché vecchie strutture con forme particolari<br />
di autogestione come quello di Cà Rampani, rifugio delle puttane<br />
vecchie e brutte della città (da cui il termine "carampana" per<br />
definire una donna molto brutta e vecchia), resistettero agli anni e<br />
alle leggi.<br />
La sodomia e l'omosessualità comunque si svilupparono anche a<br />
Venezia nonostante i richiami sessuali di tipo femminile non<br />
mancassero, si pensi al 'ponte delle tette' in cui le prostitute<br />
mostravano le loro bellezze ai barcaroli che passavano sotto al<br />
ponte. Le prostitute circolavano perfino in S. Marco, e il mercato<br />
della fine '400 offriva pezzi femminili di meno di dieci anni. Anche<br />
qui, come a Firenze, il richiamo più appetito era quello maschile e le<br />
prostitute spesso si tagliavano i capelli alla moda maschile per<br />
meglio attrarre i clienti.
Ormai la sodomia era diventata una componente essenziale della<br />
vita sessuale veneziana e questa esuberante richiesta di rapporti<br />
anali non poteva restare insoddisfatta in una città che aveva fatto<br />
del commercio la propria forza. Nella seduta del 28 luglio 1516 il<br />
Consiglio dei Dieci prese atto dell'esistenza a Venezia di uomini dai<br />
30 ai 60 anni che si prostituivano per rapporti contro natura con altri<br />
uomini come le puttane. Dopo aver condannato verbalmente ciò<br />
non mi risulta altro intervento del Consiglio contro la prostituzione<br />
maschile. Evidentemente a Venezia il postribolo pubblico non aveva<br />
funzionato come a Firenze mezzo secolo prima.<br />
La pratica del vizio nefando sia con maschi che con femmine era<br />
sviluppata oltre che in queste capitali del sesso anche in altre meno<br />
appariscenti località come a Lucca dove tra la fine del '400 e l'inizio<br />
del '600 si svolsero quasi settimanalmente processi contro questo<br />
reato, finché il 4/2/1606 si celebrò il primo processo per<br />
prostituzione maschile: Lorenzo di Michelangelo Gabrielli,<br />
maggiore di anni 14 ma minore di 18 fu condannato al carcere del<br />
Sasso per essersi prostituito per atti di sodomia, e Jacopo di Piero di<br />
Brancoli, detto Momo, fu condannato alla pena della frusta e al<br />
bando perpetuo dalla città per aver procurato clienti a Lorenzo.<br />
Col passare degli anni la sodomia e l'omosessualità vennero sempre<br />
più considerati reati da perseguitare e spesso oltre alla condanna<br />
morale si affiancarono i codici giuridici comminando pene<br />
severissime ai rei del peccato contro natura.<br />
L'unione tra capitale e etica protestante dettero origine al<br />
capitalismo e da questo all'imperialismo il passo fu breve. Le<br />
nazioni più "civili" scesero in lotta per l'egemonia su vaste fette del<br />
territorio e la carne da cannone divenne un elemento essenziale per<br />
imporre la propria politica economica. Al seguito degli eserciti<br />
c'erano grossi gruppi di vivandiere che si occupavano della "salute"<br />
della truppa mentre per gli ufficiali c'erano le infermiere;<br />
l'omosessualità era spesso considerata indegna per un buon soldato.<br />
Vista l'impossibilità di avere donne a bordo e i lunghi periodi<br />
lontano dai bordelli dei porti la marina rimase per lungo tempo<br />
l'unico rifugio dove l'omosessualità sopravvisse più o meno<br />
tollerata. Su alcune navi venivano imbarcati mozzi con funzioni di<br />
"ragazzi da culo" e vari ammiragli, fra cui Nelson, trovavano che
l'omosessualità rinforzasse i legami tra l'equipaggio e servisse a<br />
sbollire gli spiriti dei più irrequieti.<br />
Ma ciò che in mare era tollerato, a terra era vituperato e più i regimi<br />
divennero assoluti più le prestazioni sessuali maschili divennero un<br />
simbolo di purezza del corpo e dello spirito politico, non a caso uno<br />
slogan del ventennio fascista era "uccello eretto, fascista perfetto".<br />
L'apoteosi del potere fallocratico era di primaria importanza per chi<br />
vedeva nelle culle vuote la fine di una nazione.<br />
Le idee di un regime non muoiono con la fine del regime stesso ma<br />
continuano per inerzia ancora a lungo e così si dovette arrivare ai<br />
primi anni settanta per sentir parlare ancora di omosessualità.<br />
Nacquero i primi locali notturni, i primi bar riservati a omosessuali<br />
uomini e donne e in questi qualcuno iniziò a darsi per denaro. In<br />
pochi anni dai locali riservati alcuni prostituti iniziarono a battere in<br />
zone diverse da quelle delle prostitute e siccome erano solitamente<br />
vestiti da donne vennero chiamati "travestiti".<br />
Perseguitati dalla polizia che vedeva nel travestimento una<br />
trasgressione alle leggi, sempre più ricercati da clienti che si<br />
recavano in processione a vedere e a provare questi esseri<br />
all'apparenza donne ma anagraficamente maschi alcuni travestiti<br />
iniziarono una campagna per il riconoscimento del proprio<br />
cambiamento sessuale e nel 1982 venne varata le legge 164 di ratifica<br />
di attribuzione di sesso. Alcune persone approfittarono della legge<br />
per cambiare nome e sesso anagrafico dopo essersi sottoposte a<br />
interventi in costosi ospedali all'estero, altre sono ancora in attesa<br />
che un oscuro regolamento di attuazione conceda a tutte le<br />
richiedenti in tempi brevi e con costi a carico non del singolo ma<br />
della società di sottoporsi agli interventi richiesti.<br />
note a Prostituzione Maschile<br />
1) Luciano, De Dea Syria , 51
IL SINDACATO<br />
"Scaccia le cortigiane, e tosto le passioni sconvolgeranno ogni cosa...(esse)<br />
hanno, quanto ai costumi, una vita del tutto impura, ma le leggi dell'ordine<br />
assegnano loro un posto, sia pure il più vile"<br />
Sant'Agostino, De Ordine, II, IV 12<br />
Le prostitute ateniesi potevano venir perseguitate per parecchi<br />
motivi fra cui primeggiavano l'irriverenza contro lo stato e la<br />
corruzzione della gioventù. L'Aeropago, il tribunale di Atene, era<br />
prevenuto nei confronti delle prostitute e spesso le condannava a<br />
pesanti ammende senza neppure permetter loro di difendersi. Ci<br />
sono giunti alcuni stralci di un processo intentato contro una<br />
prostituta ateniese, Frine, in cui l'avvocato difensore, Iperide, riuscì<br />
a dimostrare la falsità delle accuse e ad ottenere l'assoluzione per la<br />
sua patrocinante. A fine processo le prostitute ateniesi inviarono<br />
all'avvocato un messaggio particolarmente interessante: "...Tutte noi<br />
prostitute vi siamo molto grate come Frine. Il processo intentato da<br />
quella canaglia di Eutia non era solo contro Frine ma contro tutte<br />
noi....Se non veniamo pagate dai nostri clienti , o se lo siamo per poi<br />
essere trascinate in giudizio per empietà, è meglio per noi finirla e<br />
non causare noie a noi stesse e a coloro che ci frequentano...non<br />
avete solamente salvato una donna ma avete messo tutte noi in<br />
condizione da dovervi ringraziare. Se vorrete mettere per iscritto<br />
l'arringa pronunciata in difesa di Frine, vi innalzeremo una statua<br />
d'oro in qualsiasi località della Grecia vorrete..." (1). Questo processo<br />
decretò il passaggio dall'antica legge restrittiva di Solone ad una<br />
concezione più permissiva della prostituzione. La lotta di Frine era<br />
vista inoltre come vittoria delle prostitute che da quel momento<br />
acquisivano più dignità e che giustamente ringraziavano, tutte<br />
assieme, l'avvocato Iperide. In quella lettera inoltre si vede come un<br />
gruppo di individui riconosca in un processo contro una persona<br />
del gruppo un attacco a tutto il gruppo: non si era ancora al "tutti<br />
per uno, uno per tutti" dei tre moschettieri ma si era già ad una<br />
forma embrionale di sindacato delle prostitute.<br />
Nei secoli successivi vi furono tante forme di lotta e resistenza delle<br />
prostitute contro lo stato o contro gli sbirri che lo rappresentavano e
duemila anni dopo Frine vi fu la prima resistenza politica di un<br />
gruppo di prostitute.<br />
Il 15 novembre 1870 si presentò davanti al prefetto di Parigi un<br />
gruppo di donne che si autodispensava dalla visita sanitaria<br />
dell'ispettore di controllo. Le donne consideravano che pagavano le<br />
tasse come tutti e che svolgevano la loro attività a casa propria e<br />
quindi rivendicavano il diritto di essere trattate come normali<br />
cittadini senza subire visite sanitarie e trattamenti assurdi da parte<br />
della polizia.<br />
Poco tempo dopo, il 28 gennaio 1871, vi fu l'armistizio e soldati e<br />
prostitute manifestarono assieme per le vie di Parigi ma poi al<br />
dispensario la guardia nazionale si comportò come si era sempre<br />
comportata la polizia.<br />
Dopo un paio di mesi fu proclamata la Comune e il primo atto del<br />
comitato centrale fu l'abolizione della leva obbligatoria e della<br />
polizia dei costumi.<br />
"Meravigliosa fu invero la trasformazione operata dalla Comune a<br />
Parigi! Sparita ogni traccia della Parigi meretricia del Secondo<br />
Impero! Sparite le puttane...al loro posto apparvero le vere donne di<br />
Parigi, eroiche, nobili e devote come le donne dell'antichità" (2).<br />
Povero Marx, oltre a non aver mai risolto i propri rapporti con le<br />
donne di famiglia era anche male informato.<br />
Le prostitute si riunirono in assemblee, vi furono riunioni e anche<br />
una conferenza a Notre Dame su questo argomento, vari editti<br />
ebbero come preambolo frasi liberatorie nei confronti delle<br />
prostitute, ma le visite sanitarie e i sopprusi polizieschi restarono<br />
come prima della Comune. Le donne che "lavoravano" per strada, al<br />
pari degli ubriachi, davano un cattivo spettacolo alle giovani leve<br />
che dovevano combattere per la libertà e così i decreti contro la<br />
prostituzione fioccarono come non mai, e coi decreti venne il carcere<br />
per parecchie donne. Ma le condizioni economiche di vita a Parigi<br />
erano tali che la prostituzione, nonostante i decreti e contrariamente<br />
agli scritti di Marx, invece di calare aumentò.<br />
Dopo un bagno di sangue durato una settimana il 28 maggio 1871 la<br />
Comune era finita e la restaurazione si diede ad una caccia spietata<br />
delle prostitute colpevoli di aver combattuto sulle trincee a fianco<br />
dei rivoluzionari e così oltre alle strade anche i marciapiedi si<br />
riempirono di cadaveri di donne e bambini.
Dopo la Comune di Parigi la lotta contro la visita sanitaria e per i<br />
diritti delle prostitute venne portata avanti dai neonati movimenti<br />
per la libertà e per i diritti femminili e solo un secolo dopo si sentirà<br />
parlare ancora di associazioni o sindacati di prostitute.<br />
Come tutti sanno negli anni settanta nacquero vari movimenti<br />
femministi che portarono indubbiamente ad una maggior<br />
autocoscienza delle donne. In questa ottica di analisi di ruoli e<br />
funzioni nella società nacque in Francia un movimento e si ebbero<br />
alcune manifestazioni di prostitute in lotta per i propri diritti. Anche<br />
in Italia, a Pordenone, nacque un Comitato per i diritti civili delle<br />
Prostitute che purtroppo non ebbe un gran seguito tra le addette ai<br />
lavori nonostante per un certo periodo abbia anche pubblicato una<br />
rivista "Lucciola". Dal settembre 1993 il Comitato collabora con altre<br />
due associazioni europee per gestire un progetto Cee sulla<br />
prevenzione dell'Aids e delle altre malattie a trasmissione sessuale<br />
tra le prostitute immigrate in Europa.<br />
note a Il Sindacato<br />
1) Alcifrone, Lettere di cortigiane, Lettera 4, 1-31<br />
2) Marx,La guerra civile in Francia
CONTRACCETTIVI<br />
"La frigidità della prostituta è un'inevitabile caratteristica del<br />
'sottosviluppo' psichico e psicosessuale."<br />
Servadio E., La prostituzione continua<br />
Nel medio evo era diffusa l'idea che le prostitute fossero poco<br />
feconde perché come era stato dichiarato da vari saggi ecclesiastici<br />
le donne abbandonate troppo agli uomini erano sterili. In effetti nei<br />
bordelli si è sempre fatto uso di ogni forma conosciuta di<br />
contraccettivo e di aborto.<br />
Il contraccettivo più usato era probabilmente un batufolo di lana o,<br />
più tardi, di cotone inserito nella vagina perché assorbisse lo<br />
sperma. Ovviamente questa forma di contraccezione era lacunosa e<br />
spesso le prostitute ricorrevano ad erbe, droghe, raschiamenti<br />
primordiali e anche a finte risse con percosse alla pancia della<br />
donna incinta per provocarne l'aborto. La legge ecclesiastica<br />
proibiva l'aborto perché distruggeva il frutto nel corpo, ma siccome<br />
san Tommaso, basandosi su Aristotele, aveva stabilito che l'anima si<br />
installava nel nascituro dopo 40 giorni se era un maschio, e dopo 90<br />
se era una femmina (Per sant'Agostino 46 e 96), l'interruzione di<br />
gravidanza prima di tale periodo era concessa e accettata da tutti<br />
senza problemi morali.<br />
Che le prostitute dei bordelli fossero feconde é indubbio, e spesso<br />
capitava di vedere in attività donne incinte. Le municipalità e i<br />
tenutari dei bordelli dal medio evo in poi cercavano di accasare le<br />
puttane incinte ma parecchie restavano nel bordello; su che fine<br />
facessero i loro figli ci sono ancora parecchi misteri. Alcuni,<br />
soprattutto le femmine, venivano allevati nel bordello, gli altri<br />
probabilmente venivano abbandonati in strutture sorte quasi per<br />
incanto quasi contemporaneamente ai bordelli e di cui la<br />
cittadinanza intera si faceva carico, gli "ospedali per l'infanzia". Non<br />
si può asserire che gli orfanatrofi siano stati creati solamente per i<br />
figli di prostitute e di altre donne sedotte e abbandonate, ma è<br />
rimarchevole che solamente in questo periodo di grande calo<br />
demografico la comunità si prenda carico anche di coloro che<br />
normalmente erano abbandonati a se stessi.
Batufoli di cotone, tampoli di lino e spugne inserite in vagina furono<br />
per secoli i contraccettivi più usati dalle prostitute. Nonostante la<br />
chiesa abbia sempre proibito qualsiasi forma di contraccezione nei<br />
rapporti famigliari la forma di contraccezione più diffusa era il<br />
coitus interuptus già applicato dal biblico Onan per non aver figli<br />
con una donna che non considerava sua moglie, ma ovviamente<br />
nessun maschio si preocupava di seguire questa norma con una<br />
prostituta e non certo per paura della punizione divina. Altra forma<br />
di salvaguardia era il saltare stando a gambe aperte per espellere il<br />
seme e nei bordelli del novecento l'uso di lavaggi con acqua o acqua<br />
mista ad altre sostanze prima e dopo i rapporti. Alcune donne<br />
usavano inserire in vagina semi di papaia noti dall'antichità come<br />
antifecondativi, ma qui si va nel sofisticato e nell'esotico.<br />
Unico mezzo sicuramente adottato come contraccettivo da svariati<br />
secoli è il preservativo. Il moderno profilattico in lattice con<br />
serbatoio e annessi e connessi ha origini alquanto remote. Usato<br />
nella forma primitiva, un pezzo di budella di animale annodata ad<br />
un'estremità, trovò strenui assertore della sua utilità fra cui<br />
Casanova che lo trovava essenziale, oltre che come mezzo<br />
contraccettivo, nella prevenzione delle malattie veneree.<br />
Solo con la comparsa dei contraccettivi moderni, spirale e pillola, le<br />
prostitute si sentirono salvaguardate dal rischio di gravidanze<br />
indesiderate, anche se il preservativo resta tutt'ora il pezzo forte di<br />
prevenzione delle malattie.
MALATTIE VENEREE<br />
"E il sesso: era forse un oppio per gli uomini? Lo era per alcuni. Per<br />
alcuni tra i migliori"<br />
E. Hemingway, Il biscazziere, la monaca e la radio<br />
Nonostante questo testo non sia un trattato di medicina o di storia<br />
della medicina mi è sembrata opportunua una breve parentesi sui<br />
rapporti tra medicina e prostituzione per sottolineare alcuni aspetti<br />
politico-sociali del rapporto tra scienza medica e prostituzione.<br />
Le malattie trasmesse sessualmente sono probabilmente di origine<br />
antichissima ma forse solo nell'antichità e da alcune persone in<br />
tempi recentissimi sono state viste senza quell'alone di peccato e di<br />
punizione divina che le ha sempre contraddistinte.<br />
La gonorrea era conosciuta dai greci e dai romani ed è citata anche<br />
nel Levitico (XV, 9), Galeno ne usa il termine, di probabile<br />
derivazione greca, per definire la malattia riconoscibile dal<br />
caratteristico scarico che si pensava fosse prodotto dallo sperma.<br />
Da analisi compiute sugli scheletri e su ossa di antichi abitanti<br />
dell'Egitto e della Cina, sembra da escludere la presenza di sifilide<br />
nell'antichità fino alla fine del medio evo. La malatia che Abigail,<br />
moglie di Nabal, passò a ré David, chiamata sifilide (dal greco siplos.<br />
vergognoso, o da sus, porco, e da philia, amore), probabilmente non<br />
era che gonorrea perché da quanto risulta la sifilide vera e propria<br />
fece la sua comparsa in Europa nel 1493 col ritorno dalle Indie delle<br />
due navi di Colombo. Stando ai dati ufficiali, sembra che il primo<br />
morto di tale malattia sia stato proprio il comandante della seconda<br />
nave della spedizione, Pinzon. Suona strano che un forte marinaio si<br />
sia potuto ammalare e morire a solo poche settimane dal suo ritorno<br />
quando la malattia ha più di sei anni d’incubazione. Alcuni<br />
sostengono che la totale mancanza di anticorpi degli individui<br />
dell'epoca provocava risoluzioni veloci delle malattie<br />
d'importazione sia nel vecchio che nel nuovo mondo, ma poche<br />
settimane contro svariati anni è decisamente una differenza<br />
eccessiva. Comunque siano andate le cose Colombo portò agli<br />
americani il vaiolo che li decimò e ne ottenne in cambio la sifilide<br />
che in pochi anni si diffuse in tutta l'Europa.
Inutile dire che ben pochi si fecero avanti per assumersi la paternità<br />
di una simile malattia e così in quasi tutte le nazioni europee venne<br />
chiamata "mal francese", in Francia "mal di Napoli", e nel mondo<br />
mussulmano "mal dei cristiani".<br />
In un mondo che riemergeva allora dal terrore delle carestie e che<br />
era ancora percorso da terribili pestilenze una malattia fastidiosa e<br />
dolorosa ma non sempre mortale, o mortale dopo molto tempo dal<br />
contagio, come la sifilide non fu sempre considerata una tragedia<br />
anzi, visto che da subito si capì che la sua trasmissione era sessuale<br />
e che il sesso era una delle poche attività gioiose, se non la sola,<br />
dell'epoca, fu ben presto considerata come argomento scherzoso sia<br />
dai letterati che dal popolino.<br />
Fu verso la fine del XVI secolo che si iniziò a considerare la sifilide<br />
un problema non solo del singolo ma dello stato perché poteva<br />
portare ad una diminuzione della popolazione. Iniziarono allora le<br />
analisi obbligatorie delle prostitute, ree del diffondersi del male, e<br />
gli internamenti obbligatori delle infette in strutture appositamente<br />
predisposte. La scienza medica iniziò allora la sua funzione di<br />
controllo sociale e la sua lenta presa del potere che la porterà ad<br />
essere la religione del XX secolo.<br />
Fin dal loro apparire questi editti per il controllo sanitario furono a<br />
senso unico: le donne che si prostituivano potevano trasmettere la<br />
sifilide, ma che il male francese fosse stato trasmesso a loro da un<br />
uomo non interessava a nessuno, mentre a tutti interessava che<br />
nessun altro uomo lo ricevesse.<br />
Le prostitute furono così perseguitate per secoli come esseri<br />
immondi e per agevolare il controllo sanitario, e quindi quello<br />
economico e sociale, si cercò continuamente, seppur con alterne<br />
fortune, di costringerle in case o quartieri detti "di piacere".<br />
Il primo passo rivolto non alla ghettizzazione delle donne ma al<br />
controllo del contagio si ebbe solo all'inizio di questo secolo, e non<br />
per motivi umani, ma per esigenze belliche. I soldati della prima<br />
guerra mondiale erano costretti a vivere in trincea abbrutendosi<br />
ogni giorno di più in attesa di morire in uno dei tanti attacchi<br />
suicidi. E proprio perché erano considerati indispensabile carne da<br />
cannone alcuni stati iniziarono una campagna propagandistica di<br />
prevenzione del contatto sessuale come unico rimedio contro la<br />
sifilide e la gonorrea: le malattie che giovavano al nemico.
La propaganda bellica tendeva a far sì che nessun uomo si<br />
ammalasse e fosse pronto a combattere e incitava gli uomini a<br />
salvaguardare la propria salute per il bene della famiglia e della<br />
patria. La paura della sifilide e della gonorrea era tale che il nome di<br />
queste malattie non veniva neppure citato nei manifesti.<br />
Nonostante nel 1930 appaiano i primi chemioterapici sulfamidici<br />
attivi contro le malattie veneree, la paura per il contagio indusse<br />
alcuni stati degli Usa a rendere obbligatori nel periodo tra le due<br />
guerre gli esami del sangue prematrimoniali per la diagnosi delle<br />
malattie veneree. La ricerca della razza "pura" non era solamente in<br />
Germania!<br />
Nel 1943, grazie all'esigenza della macchina bellica di aggiustare in<br />
fretta i pezzi umani rotti, divenne disponibile la pennicillina, unica<br />
arma valida contro la sifilide e la gonorrea. Finita la guerra si pensò<br />
che con gli antibiotici si fosse risolto il problema delle malattie<br />
sessuali ma la comparsa del fenomeno delle resistenze batteriche<br />
fece ben presto aumentare i tassi delle malattie sessuali trasmesse<br />
passando, negli USA, dal 4 per 100.000 del 1950 al 12 per 100.000<br />
nel 1965 al 20 per 100.000 del 1990.<br />
Si è sempre sotto i dati del pre pennicillina (76 su 100.000 nel 1945)<br />
ma non si è di certo debellata la sifilide. Per non parlare di<br />
quell'arcipelago di altre malattie da contagio sessuale come le creste<br />
di gallo, l'erpes ecc. che prolificano tamponate qua e là da creme e<br />
iniezioni e che, pur non essendo mortali, non rendono certo gioiosa<br />
l'esistenza.<br />
Il comportamento dei maschi nei confronti delle malattie veneree è<br />
sempre stato a dir poco "strano". Convinti che il bordello fosse il<br />
luogo protetto dove andare a scopare tranquillamente, gli uomini<br />
non si sono mai preoccupati di nessun tipo di prevenzione, né di<br />
gravidanze, né di malattie.<br />
Non si sa per quale contorto ragionamento la visione sessuocentrica<br />
dell'uomo ha sempre fatto sì che preferisse qualsiasi cosa piuttosto<br />
di farsi visitare o curare "lì".<br />
Sintomatico di questo aspetto è un episodio attribuito ad un uomo<br />
che, pur non esendo famoso come Mussolini, è stato assunto a<br />
rappresentante mondiale della Romagna: Stefano Pelloni. Costui era<br />
un traghettatore, da cui il soprannome di "Il Passatore", che si diede
al brigantaggio nella metà del XIX secolo compiendo gesta<br />
coraggiose e sprezzanti del pericolo presto romanzate dalla<br />
popolazione che vedeva in lui l'oppositore al potere temporale del<br />
Papa. Un medico di Forlì dichiarò ad un tribunale di aver ricevuto<br />
la visita del Passatore che "..accusò di avere ulcere alli genitali,<br />
senza però volermele mostrare...Nel tavoliere era corico ...un<br />
giovane di circa vent'anni...(che disse) Anch'io ho la scolazione, ma<br />
prima di farmi medicare voglio che l'uccello mi caschi in pezzi"(1).<br />
Esagerato senso del pudore o per i maschi il coraggio in battaglia si<br />
"squaglia" di fronte alle malattie sessuali? Forse entrambi ma<br />
senz'altro anche una forte attenzione del maschio per il proprio<br />
sesso.<br />
Se si dice che la femmina soffre d'invidia per la mancanza del pene,<br />
che cosa prova il maschio se non paura per la perdita del proprio<br />
pene?<br />
Il Dalai Lama mostra solo a pochi fidati le palme delle mani perché<br />
su di esse è scritta la sua vita, il suo futuro, i suoi pregi e i suoi<br />
difetti: chi conoscesse tutte queste cose avrebbe un potere enorme su<br />
di lui. L'uomo mostrando il proprio pene si mette a nudo<br />
completamente, mostra la parte più nascosta di se che è anche il<br />
proprio mistero, il proprio potere. Siccome mancano dati sessuali<br />
oggettivi il maschio non sa mai se il suo sesso è come deve essere,<br />
non ha punti di riferimento tranne le statue greche dove, per<br />
fortuna, tutti hanno un pene relativamente piccolo il che fa pensare<br />
tranquillamente "ce l'ho come un Dio".<br />
Queste certezze comunque sono fugaci perché appena si è di fronte<br />
ad un altro uomo ecco riaffiorare tutte le paure: e chi si sogna di<br />
metterlo persino in mano ad un altro uomo? Ma chi è costui a cui<br />
affidare il proprio bene più nascosto, più intimo, il proprio potere<br />
riproduttivo, la propria identità? E non parliamo dei problemi<br />
derivanti dall'incertezza del "chissà se funziona come si deve".<br />
Diciamolo alle mamme apprensive che insegnano alle proprie figlie<br />
che l'uomo non pensa che a "quello": è vero, l'uomo non pensa che a<br />
quello, ma "quello" non è andare a letto con le loro caste figlie, è il<br />
proprio "pistillo", anche perché se non funziona bene non c'é la<br />
possibilità di averne uno di ricambio.
Finchè resiste la mentalità dell’uomo cacciatore e della donna preda<br />
che sceglie da chi farsi cacciare, si può affermare che da questo<br />
punto di vista sono senz’altro più fortunate le donne che possono<br />
avere tutti quelli che vogliono!!<br />
note a Malattie Veneree<br />
1) Costa L., Il rovescio della medaglia. Storia inedita del brigante Stefano Pelloni detto<br />
il Passatore, Faenza, 1974, Lega pag. 262-264
L'AIDS<br />
"Le donne stanno sedute sulla propria fortuna e non lo sanno"<br />
Nell Kimball, Memorie di una maitresse americana<br />
Fin dalla nascita ufficiale l'Aids è stato vissuto dall'immaginario<br />
collettivo come la "peste del XX secolo" in grado di colpire le<br />
categorie più depravate della società: omosessuali,<br />
tossicodipendenti e libertini sessuali.<br />
Gli omosessuali iniziarono una campagna mondiale per la<br />
prevenzione del contagio sessuale incentivando l'uso di profilattici, i<br />
tossicodipendenti furono invitati attraverso ripetute campagne di<br />
stampa a non scambiarsi siringhe probabilmente infette, e l'attività<br />
sessuale al di fuori della coppia ricevette una secca battuta d'arresto.<br />
In questa campagna mondiale di caccia alle streghe le prostitute<br />
furono subito poste all'indice come principali responsabili della<br />
diffusione del morbo tra la categoria dei "normali", gli eterosessuali.<br />
In effetti un tossicodipendente o un omosessuale sieropositivo<br />
avrebbero potuto contagiare una prostituta e questa, a sua insaputa,<br />
avrebbe potuto contagiare centinaia di suoi clienti eterosessuali che<br />
avrebbero trasmesso la pestilenza a migliaia di persone totalmente<br />
estranee ai fattori di rischio sanciti dalla medicina ufficiale. Le<br />
prostitute furono quindi considerate sia dai ricercatori che dai mezzi<br />
di comunicazione come l'elemento di trasmissione dell'Hiv dalle<br />
minoranze devianti e malate alla maggioranza corretta e sana.<br />
Incredibilmente non è scoppiata nessuna epidemia di Aids nella<br />
comunità eterosessuale. Allo stato attuale delle ricerche compiute in<br />
Germania, USA e Gran Bretagna la trasmissione di Aids da<br />
prostitute infette a clienti eterosessuali è quasi sempre correlato<br />
all'uso di droghe.<br />
A New York il 40% delle prostitute che si sono iniettate droghe negli<br />
ultimi dieci anni è sieropositiva, fra quelle che non hanno fatto uso<br />
di droghe negli ultimi dieci anni non ci sono casi di sieropositività.<br />
A Seviglia il 20% delle prostitute attualmente tossicodipendenti è<br />
sieropositivo, delle non tossicodipendenti solo il 2,5 e a Londra<br />
meno del 1% delle 280 prostitute testate era sieropositivo. Nelle<br />
Filippine sono stati riscontrati 8 casi di positività all'Hiv su 10.000
prostitute non tossicodipendenti. Ricerche svolte negli ultimi otto<br />
anni a Londra, Amsterdam, Parigi, Zurigo, Vienna, Atene,<br />
Pordenone, Callao (Perù), Reno (Usa), Tijuana (Messico) e nella<br />
Tunisia centrale hanno dato risultati analoghi: l'attività sessuale<br />
delle prostitute non è un elemento di diffusione dell'Aids.<br />
Questi dati sono tanto più sconcertanti se si considera che per la loro<br />
attività pochissime delle intervistate usano profilattici e infatti dal 25<br />
al 50% delle prostitute era affetta da sifilide e circa le stesse<br />
percentuali si sono avute per l'epatite B mentre il 95-100% delle<br />
intervistate presentava traccia di anticorpi di altre malattie di<br />
origine sessuale come la clamidia, l'herpes simplex di tipo I e II e<br />
gonorrea.<br />
Un'analisi compiuta da ricercatori inglesi nel 1992-93 su 25<br />
prostitute di una bidonville di Nairobi ha riscontrato che dopo oltre<br />
cinque anni di accoppiamenti mercenari con clienti ad altissimo<br />
rischio e senza l'uso di profilattici le donne non solo non hanno<br />
contratto l'Aids, ma non sono neppure diventate sieropositive.<br />
Per alcuni ricercatori i fattori di rischio per la diffusione dell'Hiv<br />
sarebbero da considerare o l'uso di droghe o lo scambio di siringhe<br />
infette e sangue, di certo non l'attività sessuale anche se compiuta,<br />
come è il caso delle prostitute analizzate, con centinaia di individui<br />
all'anno.<br />
Da quando una decina d'anni fa (aprile 1984) un ricercatore<br />
americano, Robert Gallo, annunciò al mondo di aver scoperto l'Hiv,<br />
il retrovirus responsabile del'Aids, e si iniziò la campagna mondiale<br />
di moralizzazione contro le attività sessuali extraconiugali e<br />
omosessuali, per l'incosnscio collettivo sesso e Aids andarono a<br />
braccetto.<br />
Dieci anni dopo poche cose dividono la scienza medica come l'Aids.<br />
Da un lato la scuola dei ricercatori legati alle grosse multinazionali<br />
farmaceutiche che vede in questa peste la conseguenza delle droghe<br />
e del sesso smodato, dall'altra chi imputa la carenza di difese<br />
immunitarie ad una serie di concause fra cui le emissioni di<br />
radiofrequenze, l'uso di droghe, l'inquinamento atmosferico,<br />
nucleare e alimentare e infine, ma non ultimo, gli stress e le<br />
depressioni vissute in solitudine e non risolte.<br />
Se sul fronte "ufficiale" italiano si continua a considerare l'Aids una<br />
malattia a trasmissione sessuale e si spendono miliardi per
pubblicizzare i preservativi, ricercatori di tutto il mondo come il<br />
giapponese Y. Shiokawa e l'americano R. Root-Bernstein dichiarano<br />
invece che "individui sani non contraggono l'Hiv o l'Aids, e perfino<br />
prostitute e tossicodipendenti non sono state e non possono essere<br />
vettori per la trasmissione dell'Hiv o dell'Aids ad una popolazione<br />
sana, eterosessuale e non tossicodipendente" (1).<br />
Impossibile sapere chi abbia ragione, anche perchè non esiste una<br />
definizione di Aids accettata e riconosciuta dai medici di tutto il<br />
mondo!!<br />
note a Aids:<br />
1) "Rethinking Aids", Vol 1, N°3, marzo 1993, San Francisco
La MORALE<br />
"...e le prostitute vi precederanno nel regno dei cieli..."<br />
Matteo 21,31<br />
La morale cattolica sulla prostituzione nasce da due brevi e<br />
marginali note di Aurelio Agostino e Tommaso d'Aquino che<br />
considerano la prostituzione un male necessario ad evitare altri mali<br />
ben più gravi per la società come la sodomia e l'omosessualità.<br />
I primi dubbi su queste teorie che in effetti tra il '300 e il '400 non<br />
avevano sortito effetti favolosi vennero ad alcuni teologi spagnoli<br />
fra qui Martin Navarro che nel 1578 pubblicò a Venezia un trattato<br />
al riguardo. Considerate la data e il luogo non c'è da stupirsi né dei<br />
dubbi né delle conclusioni.<br />
Ad un altro teologo spagnolo, J. Caramuel, si deve la geniale<br />
conclusione che se in una città, per scarsità di puttane, gli uomini<br />
sono costretti a ricorrere a rapporti omosessuali la colpa ricade sul<br />
principe governante; ma se, per sovrabbondanza di puttane, gli<br />
uomini sono attratti da rapporti contro natura con le donne o con gli<br />
uomini la responsabilità ricade ugualmente sui governanti poiché<br />
essi devono adattarsi giornalmente alla situazione e mantenere in<br />
circolazione il numero giusto di donne per stimolare gli appetiti<br />
maschili senza che inducano alla sodomia. In pratica i governanti<br />
dovrebbero controllare le tendenze sessualmente devianti dei<br />
sudditi immettendo o togliendo dal mercato il giusto numero di<br />
prostitute.<br />
Nel secolo successivo la scuola teologica di Salamanca analizza<br />
profondamente il problema con occhio più storico e disincantato.<br />
Partendo dalla Bibbia che nel Deuteronomio condanna la<br />
prostituzione, continua ricordando che vari principi cattolici si<br />
erano dichiarati contrari ai postriboli fra cui Filippo IV di Spagna e<br />
Ludovico di Francia e anche S. Agostino, dopo una dichiarazione<br />
giovanile di accettazione come male minore nel "De Civitate Dei" si<br />
dichiarava contrario. Veniva considerato inoltre che la prostituzione<br />
non serviva per salvaguardare le donne oneste e maritate perché i<br />
frequentatori di postriboli presto si stancavano delle puttane e<br />
insidiavano le mogli altrui. Anche per quanto riguardava il
controllo della sodomia la prostituzione era inutile, anzi dannosa,<br />
perché, come tutti i confessori sapevano bene, i puttanieri si<br />
stancavano presto di usare le donne in modo naturale e<br />
pretendevano da queste rapporti contro natura. Era poi evidente a<br />
tutti come dove era proibita la prostituzione gli uomini fossero più<br />
continenti e ci fossero meno adulteri. Inoltre le meretrici<br />
invecchiando perdevano clienti e perciò si trasformavano in ruffiane<br />
aumentando il numero delle donne pubbliche. Per finire le puttane<br />
erano senza dubbio dannose in città studentesche perché<br />
distraevano dallo studio i giovani e dannose alla nazione perché<br />
allontanavano dal matrimonio e diffondevano malattie pericolose<br />
per la riproduzione.<br />
Una nota particolarmente interessante dei teologi di Salamanca<br />
dichiara infine che, come tutti sapevano, gli uomini erano più<br />
portati a resistere agli appetiti sessuali delle donne. Strano che<br />
nessuno abbia pensato di aprire postriboli maschili per le donne<br />
incontinenti.<br />
Era evidente quindi come tutti dovessero uniformarsi al regno di<br />
Spagna dove la prostituzione, salvo i luoghi frequentati<br />
dall'esercito, era proibita.<br />
Varie furono le prostitute santificate dalla chiesa: Maria Maddalena,<br />
santa Pelagia, santa Maria Egizia, santa Afra, tutte puttane pentite<br />
della propria condotta passata. E gli uomini? Agli uomini spettava il<br />
diritto di andare a puttane per soddisfare la carne, e se volevano<br />
occuparsi anche dello spirito, non dovevano che seguire gli<br />
insegnamenti di Innocenzo III, papa dal 1198 al 1216, per cui salvare<br />
una donna dal postribolo era una delle grandi opere di carità, e lo<br />
sposarla un'opera pia.<br />
Col passare degli anni i teologi cattolici si allontanarono sempre più<br />
dall'idea della prostituzione come antidoto all'omosessualità, forse<br />
anche perché l'omosessualità era diminuita, e stimmatizzarono<br />
sempre più la prostituzione e lo sfruttamento della stessa come reati<br />
contro Dio e contro la nazione. Sull'opportunità o meno della<br />
prostituzione insomma non si discuteva più, la si accettava come un<br />
male con cui si era chiamati a convivere. Ma se di convivenza si<br />
trattava, allora che le puttane fossero il più lontano e isolate<br />
possibile perché oltre ad essere impure nell'anima lo erano spesso<br />
anche nel corpo.
La sifilide e le malattie veneree in genere furono quindi il mezzo<br />
che consentì il passaggio della gestione della prostituzione dalle<br />
norme morali della chiesa a quelle mediche della nuova religione<br />
della scienza.<br />
Ma un atteggiamento considerato per secoli dalla chiesa prima come<br />
male minore per impedire l'omosessualità e poi un peccato<br />
responsabile delle peggiori nefandezze non poteva certo cambiare il<br />
proprio carattere negativo con una semplice rivoluzione e così<br />
anche la Repubblica Francese si schierò apertamente contro la<br />
prostituzione e i postriboli e la neonata Repubblica Cisalpina non<br />
esitò a dichiarare che la prostituzione era responsabile della<br />
dissoluzione dei governi e la tomba della libertà.<br />
Per risanare i costumi furono allora proibiti i postriboli e la<br />
prostituzione e le puttane vennero passate al vaglio dei medici<br />
perché inviassero le malate in case di rieducazione fisico morale.<br />
Verso la fine del '800, forse per le nuove idee socialiste, la puttana<br />
viene vista sotto un'ottica leggermente diversa e troviamo Bertani<br />
che dopo averne considerato le grame condizioni economiche e di<br />
sfruttamento da parte delle tenutarie passa a considerare e<br />
apprezzare i valori di solidarietà fra prostitute, la loro religiosità e<br />
insinua addirittura che spesso queste donne siano state condotte e<br />
iscritte con l'inganno all'ufficio sanitario e da qui al bordello.<br />
Un altro grosso aiuto al cambiamento dell'analisi della prostituzione<br />
venne dalla letteratura, soprattutto francese. La prostituta era la<br />
traviata, la poverina, la degna di pietà e comprensione cristiana, la<br />
donna che l'amore, soprattutto materno, poteva salvare dal peccato<br />
e così fiorirono romanzi come la Manon Lescaut, la Signora delle<br />
Camelie e i Miserabili. Le donne piansero e gli uomini si<br />
cimentarono nell'impresa eroica di redimere con l'amore e il<br />
matrimonio le puttane.<br />
Una grossa presa di posizione della scienza italiana viene a cavallo<br />
del '900 da Lombroso e dalla sua scuola che tranquillamente<br />
dichiara la prostituzione un male biologico perché, come si può<br />
facilmente capire dai lineamenti delle puttane, esse sono inclini a<br />
prostituirsi per caratteristiche congenite. Sulle caratteristiche<br />
congenite dei puttanieri non fu mai scritta parola.<br />
A queste analisi del Lombroso si opposero vari pensatori italiani che<br />
vedevano nella situazione economica, ambientale, educativa e
sociale un forte elemento determinante nelle scelte di una donna di<br />
prostituirsi e promuovevano la diffusioni di centri per ragazze<br />
madri, una maggior cura della gioventù e i tribunali per i<br />
minorenni.<br />
Ma la prostituzione ha come base un rapporto commerciale e come<br />
tutti sanno se non c'è la richiesta non nasce l'offerta, e se nasce e non<br />
c'è richiesta muore subito. Si può insistere sulla pubblicità finché si<br />
vuole ma nessuno riuscirà mai a vendere impianti di riscaldamento<br />
ai Tuareg del Sahara. Se esiste la prostituzione è perché esiste la<br />
richiesta di prostituzione, non viceversa.<br />
Che una persona decida di prostituirsi per motivi economici, sociali,<br />
ambientali può anche essere vero, ma per decidere di offrirsi sul<br />
mercato deve esistere una richiesta.<br />
Esistono tante storie della prostituzione vista soprattutto in chiave<br />
folcloristica e di curiosità sui costumi sessuali, esistono varie analisi<br />
e studi sul perché certe persone si prostituiscono, ma solo l'un per<br />
cento dei testi che ho consultato si domanda perché si vada a<br />
puttane o a puttani. Come mai?
La PERSECUZIONE RITUALE delle PUTTANE<br />
"La donna pubblica è nella società ciò che la sentina è in mare, e la cloaca<br />
nel palazzo. Togli la cloaca, e l'intero palazzo ne sarà infettato"<br />
Glossa interlineare su testo di sant'Agostino del 1300<br />
Nell'antichità le prostitute erano sacerdotesse, assolvevano a riti,<br />
lavoravano in tempi o, come le etere, erano dotate di cultura ed<br />
esperte d'arte e musica, erano insomma un tassello della società<br />
come i soldati e gli osti, vivevano la vita di tutti ed erano conosciute<br />
e rispettate da tutti. Questo rispetto si trasmetteva all'ambiente che<br />
frequentavano e anche ai loro figli: sintomatico è il caso di Jefte<br />
riportato dalla bibbia. La prostituzione a quei tempi non era quindi<br />
considerata come stato di inferiorità, ma era accettata e spesso<br />
onorata.<br />
L'impero romano, pur accettando e tassando la prostituzione,<br />
proibisce alle prostitute l'uso della palla e della stola, indumenti<br />
riservati alle matrone. Questo primo segnale di distinzione, di cui si<br />
ha un precedente solo in una citazione biblica, comporta già un<br />
distinguo fra persona e persona; significativo che ciò accada durante<br />
l'epoca imperiale in cui Roma cercava di dividere il più possibile le<br />
varie classi sociali e le varie popolazioni per meglio comandare su<br />
tutti.<br />
Durante i secoli bui del medioevo la chiesa ebbe nei confronti della<br />
prostituzione un atteggiamento ambiguo: fu tranquillamente<br />
ignorata, tollerata e, a volte, proibita. Questo comportamento fu<br />
probabilmente conseguenza dell'attegiamento mutevole della chiesa<br />
che ha sempre cercato di mutare la propria politica a seconda delle<br />
condizioni vigenti seguendo la teoria del male minore che combatte<br />
il male maggiore e così la prostituzione, seppur condannata, fu<br />
accettata, tollerata o istigata a seconda di quanta carne umana<br />
servisse per i campi agricoli o per i campi di battaglia.<br />
Con la nascita e lo sviluppo delle città la prostituzione passa da<br />
rapporto libero ed individuale tra donna e cliente a rapporto<br />
strutturato in postiboli gestiti da un conduttore, e per la prostituta<br />
cessa la libera scelta del cliente diventando sempre più un oggetto<br />
da sesso.
Fino al '500 la puttana, anche se vive nel bordello o nei bagni<br />
pubblici, fa sempre parte del paese o della città e spesso si ferma a<br />
parlare con amici per le strade o nel postribolo stesso e sono molte<br />
le puttane che si sposano dopo un periodo più o meno lungo di<br />
attività. La loro condizione è quindi di cittadine particolari, di<br />
seconda o terza categoria per le classi dominanti, ma pur sempre<br />
accettate dal ceto di origine.<br />
Solo verso il '600 l'ombra morale del giudizio ecclesiastico,<br />
supportata dalla minaccia mortale della sifilide, divenne una<br />
macchia e la prostituta venne accantonata il più possibile ai limiti<br />
dell'abitato in postriboli gestiti dall'autorità costituita e controllata<br />
dalla classe medica per il corpo e dalla chiesa per lo spirito.<br />
La prostituta libera inizia ad essere vista come un pericolo perché<br />
può contagiare, se non controllata dai medici, l'intera umanità e<br />
perché può trascinare nel peccato donne o uomini per bene,<br />
distraendoli dal lavoro e dalla famiglia. Per questi motivi è bene che<br />
ogni puttana sia rinchiusa in un postribolo lontano dal centro e dai<br />
luoghi di culto o di istruzione.<br />
Questo concetto di 'prostituta uguale malattia' da rinchiudere per il<br />
bene della società, dei clienti o addirittura di sé stessa, si è tanto<br />
radicato nella nostra cultura che resiste ancora oggi, dopo 400 anni!<br />
Nessuno pensa che le prostitute nascono sane e, se si ammalano, è<br />
per contatti con i clienti e che quindi forse andrebbero garantite<br />
prima le prostitute sulla salute dei clienti che i clienti su quella delle<br />
prostitute, ma su questo gioco del se è nato prima l'uovo o la<br />
gallina, parecchie puttane hanno già da tempo preso una posizione<br />
personale e risolutiva: l'uso obbligatorio del preservativo.<br />
Parecchi clienti non concordano su questo mezzo di prevenzione<br />
della diffusione di malattie preferendo, qualora la puttana imponga<br />
"il guanto", rapporti più a rischio con professioniste meno<br />
politicizzate e impegnate nella prevenzione.<br />
Le minacce di contagio di malattie veneree non sono quindi un<br />
freno o un impedimento ai rapporti sessuali mercenari, anzi, in<br />
alcuni casi, sembra quasi ci sia una ricerca "della tossica che lo fa<br />
senza". Lascio a chi di dovere la ricerca delle motivazioni di questo<br />
legame tra eros e thanatos e mi limito ad osservare come, nonostante<br />
da decenni le prostitute cerchino di salvaguardare autonomamente<br />
il più possibile il proprio "mezzo di produzione" da ogni forma di
malattie perché loro per prime non vogliono ammalarsi "lì" per non<br />
perdere giorni di lavoro per curarsi, la maggioranza delle persone le<br />
vorrebbe rinchiudere in un bordello per motivi igienici.<br />
La persecuzione della puttana non è quindi motivata da ragioni<br />
sanitarie ma sociali: "quelle donne" sono il male che garantisce alle<br />
altre donne di essere dalla parte del bene. La puttana è un essere<br />
abietto a Dio e agli uomini e non può frequentare luoghi pubblici<br />
come tutti ma deve essere rinchiusa in spazi particolari perché, se<br />
vista in circolazione potrebbe essere confusa con una donna onesta e<br />
allora non ci sarebbe più distinzione tra il bene e il male.<br />
Per la tradizione giudaico-cristiana il bene e il male sono le due<br />
parti di una mela tagliata con un coltello: di qua il bene, di là il<br />
male. Il bene e il male sono in opposizione e non ci possono essere<br />
momenti di unione, o per essere più chiari, dal bene può nascere il<br />
male ma dal male non può nascere il bene. E' su questo<br />
semplicissimo concetto che è basata l'etica cristiana e cattolica in<br />
particolare, e in base a questo concetto una donna onesta può<br />
diventare una puttana e una puttana, qualsiasi cosa faccia, resterà<br />
sempre una puttana.<br />
Il peccato è sempre in aguato e non c'è salvezza perché il Dio Padre<br />
giudica e non comprende.<br />
Inutile ricordare Gesù e Maddalena, il senso di colpa e di condanna<br />
è superiore a qualsiasi comprensione e accettazione e allora, siccome<br />
saranno condannate nell'aldilà, che facciano una vita d'inferno<br />
anche di qua: che siano rinchiuse in casini per tutta la vita, e quando<br />
saranno vecchie e brutte e nessuno le vorrà più, che queste cicale<br />
crepino lontano da noi formiche laboriose e mai godute.<br />
In un mondo privo di valori, o comunque con una grossa crisi di<br />
valori in atto, l'individuo non sempre comprende se le proprie scelte<br />
sono giuste o sbagliate. La persecuzione rituale della prostituzione<br />
assolve a questa funzione: chi si prostituisce è il male, la parte<br />
malata della società, gli altri sono il bene, la parte sana.<br />
Nella Roma antica quando qualcosa non funzionava si prendeva un<br />
capro e lo si sgozzava agli dei. Era colpa sua se la società aveva delle<br />
disfunzioni, dei difetti, e perciò lo si uccideva. Era un atto simbolico<br />
e anche i presenti lo sapevano; nella società attuale si emarginano<br />
alcuni gruppi di persone per lo stesso motivo, per sacrificarli e poter<br />
dire che se qualcosa non va è colpa loro.
In una società in cui l'individuo non è mai incentivato ad essere se<br />
stesso ma solo ad avere qualcosa, dove è sempre costretto a ruoli<br />
sociali alienanti, perché non esploda, e perché non esplodano le<br />
contraddizioni sociali, vengono riconosciute delle valvole di sfogo,<br />
degli spazi, dei luoghi, delle attività, delle persone con funzione di<br />
parafulmine per la salvaguardia della società.<br />
In questi luoghi viene accettato quello che la società "civile" non<br />
accetta, la violenza gratuita, lo sfogo dell'aggressività repressa: a<br />
questo servono i campi di calcio e le prostitute. L'importante è<br />
salvare le apparenze, l'importante che la trasgressione avvenga in<br />
luoghi predeterminati e codificati e che non si veda troppo in giro.<br />
L'ipocrisia cristiana del "fate come dico, ma non fate come faccio" ha<br />
anche in questo campo il suo utilizzo.<br />
Non per nulla quel gran conoscitore dell'animo umano e del mondo<br />
che fu Boccaccio nelle quattro novelle del Decamerone dedicate a<br />
Calandrino pone come rappresentanti e sostegni dell'ordine<br />
costituito il gabelliere, il prete, il medico e la puttana.
PAROLE DI PUTTANE<br />
"Fai vedere che sei 'bbona,<br />
fai vedere che sei racchia,<br />
prometti follie erotiche,<br />
prometti che non sai far nulla,<br />
fai la dura,<br />
fai la dolce,<br />
fai la volgare,<br />
fai l'intellettuale,<br />
l'importante è che tu sappia che è per questi giochini e per queste promesse<br />
che i polli pagano.<br />
e non sono i soldi quello che cerchi?"<br />
Anonima, Manuale dell'allegra battona<br />
"Amare qualcuno significa volerlo conoscere. E più impareremo a<br />
conoscerci, meglio riusciremo a riconoscere e perfino a integrare<br />
nella nostra vita immaginativa le mille differenze che sono sempre<br />
state utilizzate come dei cunei per separarci."<br />
Con queste parole di Kate Millet si concludeva l'introduzione ad un<br />
teso americano sulla prostituzione scritto nel 1970 a New York in<br />
cui quattro puttane parlavano della loro esperienza. Erano gli anni<br />
dell'autocoscienza femminista e qualche donna esprimeva e<br />
scriveva senza molti pudori quello che pensava della propria<br />
attività. Finalmente le puttane parlavano di se stesse, non erano più<br />
i clienti a dire perché avevano scelto di prostituirsi, ad immaginare<br />
che cosa provavano, ad inventare romanzi d'appendice ove col<br />
melenso romanticismo fine ottocento "la poverina" era indotta alla<br />
strada e pregava Dio perché un poeta la salvasse. Finalmente veniva<br />
abbattuto lo stereotipo della donnaccia perversa che si prostituisce<br />
perché ha voglia di sesso. Finalmente delle donne, delle puttane,<br />
dicevano senza veli quello che pensavano, non quello che gli uomini<br />
e le 'donne oneste' volevano che dicessero e pensassero.<br />
E' sempre difficile trascrivere un incontro verbale, si omette o si<br />
travisa sempre qualcosa. Trascrivere vari incontri e interviste<br />
sarebbe stato impubblicabile perché lungo e noioso. Ho provato a
fare una scelta di frasi e battute prese quasi a caso. E' una scelta mia,<br />
e quindi non interpreta esattamente le idee delle persone contattate,<br />
ma anche l'idea delle persone contattate forse non è esattamente<br />
rappresentativa del mondo della prostituzione femminile. Ho scelto<br />
dei testi e con questi ho ottenuto una macedonia; quando è stata<br />
fatta, pensavo fosse la soluzione migliore. Se non lo è...del senno di<br />
poi son pieni i fossi.<br />
Non siamo un pericolo per nessuno, ma la legge e la polizia<br />
continuano a perseguitarci.....Il cliente che viene con me come si<br />
procura i soldi? Sfruttando altre persone, magari altre donne o la<br />
moglie, perché dovrei avere scrupoli per un porco... Avevo il diritto<br />
di prostituirmi e l'ho fatto...Se qualcuno mi chiede di fare qualcosa<br />
che non voglio fare non lo faccio e basta. Se non gli va bene che<br />
vada via, ce ne sono tanti che aspettano.... Una segretaria se non ci<br />
sta col capo viene licenziata, io se non sto con uno perché non mi<br />
piace non perdo il lavoro...La donna che fa il mestiere è una vittima<br />
dell'istituzione, è lo stato da perseguitare, non noi...Per i soldi, e per<br />
cosa dovrei farlo?...Per molte donne il magnaccia è il principe<br />
azzurro...Da quando ho smesso e lavoro ho pianto un casino, prima<br />
quando battevo non piangevo mai... Se c'è veramente libertà e<br />
uguaglianza perché rompono sempre le palle a noi e mai ai nostri<br />
clienti?...I miei rapporti con gli uomini? Li odio! Certo, li odio.<br />
Come si fa a non odiare chi ti tratta come schiava?... Non avevo<br />
fiducia in me e sono andata con un magnaccia...Finché la legge è<br />
così le donne avranno sempre a che fare con dei ladri: i magnaccia e<br />
la polizia...La cosa peggiore della prostituzione è che ha rovinato i<br />
miei rapporti con gli uomini, non sopporto più che mi tocchino....<br />
Quando scopo con qualcuno scopo e basta, a cosa dovrei pensare?<br />
Che faccia presto a venire così si toglie dalle palle...Chiedere del<br />
denaro a qualcuno sarebbe umiliante, scopare per denaro no, mi<br />
rende indipendente...Ho sempre avuto paura a salire in macchina<br />
con qualcuno, non sai mai come va a finire, mi sento di non<br />
controllare la situazione, preferisco portarli in camera... Gli uomini<br />
raccontano sempre che la moglie non li capisce e allora cercano<br />
comprensione, che palle...Sono indifferente. Indifferente e passiva.<br />
Può scopare il mio corpo ma non riuscrà ad eccitarmi...In un<br />
bordello devi prendere chiunque arrivi e ti scelga, tu non scegli mai,
devi andare anche con uno sporco...Il primo me lo ricordo, ero<br />
impacciatissima, non ricordo neanche quanti soldi ho preso, ha fatto<br />
tutto lui; col secondo invece ho voluto i soldi subito... Alcuni<br />
vogliono che tu goda perché così si sentono uomini e allora devi<br />
urlare e far finta di venire: è una delle cose più brutte perché ti senti<br />
puttana dentro...Un mio cliente faceva l'analista, veniva tutte le<br />
settimane, parlavamo un sacco e poi faceva quello che doveva fare,<br />
mi pagava bene. Del resto anche lui prendeva un sacco di soldi per<br />
ascoltare delle persone dire delle cazzate...Non capiscono come si<br />
possa farlo solo per soldi...Se io fossi sposata non mi preoccuperei se<br />
mio marito va a puttane, scopa con l'uccello, mica con la<br />
famiglia...Non chiedo di essere amata. Voglio solo rispetto, solo<br />
rispetto...Il pappa ti tratta come una merda. gli dai i soldi e ti tratta<br />
come una merda. Io non lavoro più con un pappa...ce l'hanno qui<br />
(indicando la testa) la figa, qui e vengono con te perché sei una<br />
figa...In America e a Amburgo ci sonno i bordelli di stato. Lo stato si<br />
fa un sacco di soldi con le donne. Solo che sei in prigione, non puoi<br />
più uscire, non ti lasciano uscire dal quartiere e se cerchi un lavoro<br />
sei schedata dalla polizia e non trovi mai un lavoro...Il sesso non ha<br />
mai avuto una gran importanza per me e far la puttana era un modo<br />
per far soldi...I poliziotti sanno che ti vendi e te la fanno pagare, ti<br />
stanno addosso finché o gli dai dei soldi o li fai scopare gratis...I<br />
magnaccia non scopano mai con le loro donne, ci deve essere<br />
qualche donna del branco che sta con le altre donne altrimenti<br />
scoppiano. Non puoi micca scopare sempre e non venire<br />
mai...Praticamente sono passata dal convento al bordello...Non<br />
vendi il sesso ma la tua umiliazione...Per comprarmi la roba...Gli<br />
uomini ti disprezzano per quella che ti hanno fatta diventare...Le<br />
impiegate e le infermiere scopano gratis per non perdere il<br />
posto...Batti per comprarti la roba e ti fai per riuscire a battere, ti<br />
restano gli spiccioli per un panino che vomiti quando arrivi a metà:<br />
è una vita di merda...In una settimana prendo più di un prof.<br />
dell'Università in un mese, perché dovrei smettere, e lui si è fatto un<br />
culo così per studiare tutti quegli anni...Mi hanno arrestata assieme<br />
a una mia amica ma conoscevo un avvocato che ci ha fatto uscire<br />
subito, solo che dopo è voluto stare con tutte e due, e l'avevamo<br />
anche pagato...Cosa me ne fregava: ormai avevo perso la faccia con<br />
uno...Mi ha detto "se non smetti ti lascio!" e così ho smesso..E' come
una droga: ti abitui a tanti soldi e non riesci più a fare senza...Ho<br />
cominciato in un bordello, la dritta me l'aveva data una mia amica<br />
che c'era già stata anni prima, tutti lo sapevano che era un bordello e<br />
la polizia veniva tutte le sere a prendersi la busta. C'erano tre<br />
bordelli in quel paese, uno con le orientali, uno con le brasiliane e<br />
uno con noi italiane...So di un pappone che una volta ha ammazzato<br />
una tossica con una dose di ero pura e poi se l'è scopata davanti agli<br />
altri pappa....Mi piacciono i vestiti nuovi, le cose belle e costose...Ci<br />
sono uomini che non ce la fanno con la moglie e ce la fanno con la<br />
puttana...Fare la puttana bene è difficile perché non si vende una<br />
prestazione, devi vendere l'anima...Ci sono quelli che ti dicono dei<br />
nomi per umiliarti e per sentirsi più forti...I pulotti, i giudici, i<br />
magnaccia sono tutti uguali, tutti vogliono solo i tuoi soldi...Viene<br />
con me perché così non si deve legare con nessuno...Il sesso e i soldi<br />
sono le cose che premono di più a tutti e che fanno più paura a<br />
tutti...Siamo in affari. Un periodo va bene un altro periodo va meno<br />
bene. Siamo dei liberi imprenditori che rischiamo del nostro e non<br />
sfruttiamo nessuno...A me fanno pena, costretti a pagare qualcuno,<br />
dev'essere avvilente...Per quanti soldi abbia una puttana la più<br />
sfigata donna 'onesta' ha qualcosa che la puttana non ha...Siccome<br />
nessuno lo prende sul serio l'aspetto legale della prostituzione è una<br />
buffonata... Forse perché sono sempre stata pigra...Se hai un sacco di<br />
uomini non dipendi da nessuno in particolare, sei libera. Se sei<br />
sposata o hai un amante che ti mantiene dipendi sempre...C'è gente<br />
che va sul marciapiede per avere delle sensazioni o per sfidare<br />
chissà cosa...La prostituzione, l'omosessualità e l'aborto sono tre<br />
cose che toccano tutti ma nessuno ne parla tranquillamente...La<br />
squillo adesso lavora col cellulare e anche la ruffiana ha il cellulare<br />
per farsi chiamare e per chiamare le ragazze del giro...E' come se il<br />
sesso fosse una cosa sporca e possano godere solo con qualcuno che<br />
sta più in basso di loro...Non è vero che la prostituzione aumenta la<br />
droga; è che per battere alcune devono farsi, non tutte riescono a<br />
estraniarsi da quello che stanno facendo senza roba...In Thailandia<br />
le donne dei bordelli sono costrette a fare venti, trenta marchette al<br />
giorno; la Thailandia è il più gran bordello del mondo. Hai capito<br />
perché preferiscono venire a battere qui?... Lui mi invitava a cena e<br />
io ci andavo a letto, poi ho finito gli ultimi soldi...Forse perché ho<br />
una gran confusione su tutto quello che riguarda il sesso che riesco
a far lavorare (battere)...C'é chi viene perché alla moglie non piace<br />
fare i bocchini...Adesso che sono uscita è un mondo che mi fa<br />
schifo...Mi piaceva un casino scopare e lo facevo con tutti poi ho<br />
cominciato a farlo per soldi. Adesso non mi attira nessuno...Se una<br />
vuole lavorare ha bisogno di un uomo che la protegga dagli altri<br />
uomini, sì un magnaccia, i migliori sono bravissimi in ogni traffico,<br />
sarebbero degli ottimi banchieri...Se esco con qualcuno che mi offre<br />
tante cose per scoparmi mi incazzo: preferisco che mi dica subito<br />
quel che vuole e che mi dia i soldi direttamente...Mi piacciono i<br />
romanzi d'amore dove sai già come andrà a finire...Non vorrei che<br />
mio figlio facesse il prete però delle volte vado in chiesa...Era un<br />
magistrato, arrivava in macchina, mi faceva bere una lattina di coca<br />
cola e andava via. Dopo un'ora tornava, metteva per terra un dado<br />
da gioco e mi diceva di pisciarci sopra, poi lo raccoglieva con un<br />
fazzoletto e lo metteva in tasca. Cento carte per una pisciata!...Il<br />
fatto è che la prostituzione è accettata da tutti. La polizia si muove<br />
solo per finta, per mantenere la facciata...Il matrimonio stanca e<br />
allora vanno a puttane. Anche nei casini cambiano sempre le<br />
ragazze per non annoiare i clienti...Mi piace mangiare e bere bene e<br />
si vede...Se lo fai una volta lo diventi: è per questo che è facile<br />
restarci dentro...E' difficile trovare uno che sopporti che la propria<br />
donna vada a scopare con tutti...Dico sempre che sono stati favolosi<br />
e che hanno un cazzo splendido, ma come fanno a credermi...Se<br />
porta una ragazza fuori spende soldi per la cena, per la disco, per il<br />
bar e alla fine non sa se lei ci sta. Con una puttana non ci sono rischi<br />
e sa dall'inizio quanto spende...Mi fanno ridere quelli che dicono<br />
"sei una ragazza fantastica, ti voglio sposare", ma non posso mica<br />
ridergli in faccia...Loro pensano di comprare ma io non mi sento<br />
così indifesa e venduta anzi sono sempre io che controllo la<br />
situazione e se voglio posso sempre dire basta...C'è qualcosa di<br />
possessivo e perverso negli uomini che vogliono convincere le<br />
puttane al matrimonio, come in quelli che vogliono convincere le<br />
suore ad andare a letto...Anche se ti dicono di picchiarli, di frustarli<br />
sono sempre loro che comandano perché a me non verrebbe mai in<br />
mente di frustare uno che mi paga...Se si potesse parlare<br />
tranquillamente con la gente di quello che facciamo senza sentirsi<br />
giudicate sarebbe più facile lavorare e anche smettere...La squillo<br />
non lo fa per campare ma per prendere un totale di soldi. Fanno
parte del sistema capitalistico e si comportano da capitaliste: il<br />
massimo utile col minimo investimento. Sono le povere, le africane e<br />
le tossiche che fanno il marciapiede...Ho sofferto e sono stata<br />
umiliata molto più in altre situazioni...Non capisco perché. Ci sono<br />
tante donne che uscirebbero con degli uomini, le trovi dappertutto;<br />
anche donne carine, ma (gli uomini) preferiscono andare a<br />
puttane...<br />
A Bologna su circa un centinaio di transessuali solo una decina vive<br />
di un'attività lavorativa, una ventina arrotonda i proventi di<br />
un'attività lavorativa con la prostituzione e il restante vive dei<br />
proventi della propria prostituzione.<br />
No! no assolutamente, io non vado coi gay, io vado con gli<br />
eterosessuali... Io ciò la figa in mezzo alle gambe...Quando un uomo<br />
viene con una trans gode di più...La bocca è la più<br />
richiesta...Sognano l'ermafrodito...La trans si eccita, non è passiva<br />
come la puttana e questo l'uomo lo sente...C'è una legge che obbliga<br />
le aziende ad assumere un handicappato ogni tanti dipendenti, le<br />
trans non le vuole assumere nessuno, perché non fanno una legge<br />
che obbliga ad assumere anche i transe?...Per me i clienti sono<br />
omosessuali che non vogliono ammetterlo neppure a se<br />
stessi...Troppa femminilità guasta, l'uomo preferisce l'ambiguità,<br />
l'incertezza...Voleva farlo senza preservativo ma ho visto che aveva<br />
l'anello e gli ho detto che era un porco e un criminale e che aveva<br />
dei doveri di salute verso la sua famiglia e l'ho mandato via...Coi<br />
brasiliani e' una guerra tra poveri, a volte sono uomini normali che<br />
si fanno siliconare tette e culo, vengono in Italia a battere per due o<br />
tre anni poi si fanno togliere le tette e il culo e tornano a casa dalla<br />
famiglia; ma chi ci guadagna é l'organizzazione... Mi vengono<br />
dentro dietro e mi toccano le tette, mi vogliono toccare tutta...A me i<br />
gay fanno schifo, ci sono andata solo due o tre volte perché ero<br />
proprio stesa...Vogliono il vestito da donna e il pistolino, e io ce<br />
l'ho...Le vere donne, quelle che gli uomini sognano, siamo noi...Il<br />
vero problema sono le straniere, arrivano di contrabbando, non<br />
usano profilattici, non si curano perché non hanno neanche il<br />
libretto sanitario...Qui a Bologna facciamo i bocchini con un dito<br />
dietro e vengono dappertutto per questo...C'é quello che viene con
te dieci, venti volte e ti chiede sempre le stesse cose ma quando con<br />
un gesto o una parola fai vedere che l'hai riconosciuto non viene<br />
più, si vergogna...Vuole pensare di andare con una donna ma sa che<br />
non è così...Ci sono quelli che mi vorrebbero sposare ma io li mando<br />
via, non sono mica innamorata di loro...I Brasiliani hanno distrutto<br />
il mercato, prezzi bassi, malattie e volgarità. Che bisogno c'è di farsi<br />
vedere nudi...Ormai sulla strada ci siamo solo noi trans e quelle del<br />
terzo mondo più le sfigate dell'est e qualche tossica...Il gay cerca il<br />
maschio non la trans...<br />
La prostituzione transessuale come si vede è un'altra copia della<br />
prostituzione femminile con la differenza che l'oggetto del desiderio<br />
è un essere dalle sembianze femminili che conserva però alcune<br />
valenze maschili tali da renderlo più coinvolto emotivamente e<br />
fisicamente della donna nel rapporto mercenario. Essendo in tutto o<br />
in parte un prodotto confezionato è costruito in base a ciò che<br />
l'uomo vuole, sia nel fisico che nella mente. Il corpo viene modellato<br />
in modo da assomigliare alla top model del momento o ad una<br />
particolare attrice. Il modello di donna ideale della trans è quello<br />
attualmente richiesto dall'uomo, perché chi meglio di un ex uomo<br />
conosce questi desideri? L'ideale femminile che la donna ha di se<br />
stessa invece è ancorato ai modelli materni e sociali tramandati<br />
attraverso i secoli, accettati o rifiutati ma sempre vecchi e<br />
conflittuali, che portano la donna ad essere spiazzata rispetto alle<br />
richieste maschili. Resta da vedere se e in che modo sia giusto<br />
soddisfare con realtà virtuali queste richieste, ma questo è un altro<br />
problema.<br />
La transessuale è nata e si sente sempre un pò maschio e per<br />
provare a se e agli altri la propria condizione di donna ricorre a<br />
cure estetiche per rinsaldare la propria immagine di donna. Cosa<br />
può confermare di più la propria sessualità di essere ferma su un<br />
marciapiede e vedere un'auto che arriva lentamente con un uomo<br />
alla guida e, dopo aver guardato tutte le donne e le trans precedenti,<br />
si ferma e chiede di salire? L'essere scelte significa anche essere<br />
scelte perché donne. Ogni volta che si viene scelte è un esame di<br />
femminilità riuscito.<br />
"Batto il marciapiede, con altre venti trenta transessuali. Sono<br />
desiderata. Mi esibisco al femminile. Fernanda, ed è spettacolo." (1)
Secondo vari sessuologi e psicologi la richiesta di rapporti con<br />
transessuali nasconde una omosessualità latente e un non amore per<br />
sè. Prendendo per valide queste affermazioni si può dedurre che le<br />
strade con transessuali e file di auto in attesa dimostrano<br />
l'impossibilità dell'accettazione di se stesso di un gran numero di<br />
persone e la tendenza omosessuale di una società che non vuole<br />
ammetterlo neppure a se stessa.<br />
Che cosa succederebbe se uomini vestiti da uomini si prostituissero<br />
ad altri uomini? Sarebbe un trauma, un irrisolvibile disordine<br />
sessuale e morale, la crisi se non il crollo di una civiltà. Meglio i<br />
transessuali e gli uomini travestiti da donna: è sempre una donna<br />
che si vende, i ruoli sono salvi e l'omosessualità della società è<br />
sempre nascosta.<br />
nota a Parole di Puttane<br />
1) Farias de Albuquerque F.<br />
Princesa, Roma, 1994, Sensibili alle Foglie
PAROLE DI PUTTANIERI<br />
"Deh puttane a me, che cent'anni pofs'io andar bordellando, per lo mondo"<br />
Pier del Nero: Libro dei motti, Testo a penna<br />
Chiedete ai vosti conoscenti e amici se vanno a puttane, avrete<br />
pochissime risposte positive. Sembra che nessuno abbia mai avuto<br />
rapporti mercenari. E dire che secondo una semplicissima legge di<br />
mercato ci sono senz'altro più acquirenti che venditori! Qualche<br />
persona anziana parla tranquillamente dei casini, ma fra i giovani e<br />
le persone di mezza età c'è la negazione, soprattutto tra le classi<br />
sociali più "in". E' più facile sentir dire da un camionista che va a<br />
puttane piuttosto che da un rappresentante, è più facile<br />
l'ammissione da parte di un operaio che del dirigente d'azienda. E<br />
non perché uno va a puttane sui viali e l'altro non va a puttane.<br />
Ci sono agenzie volanti che reperiscono clienti tramite annunci su<br />
giornali e riviste lasciando come recapito un numero di telefono. Ho<br />
contattato una donna che gestiva uno di questi numeri. Un cliente<br />
chiamava richiedendo una ragazza con certe caratteristiche fisiche e<br />
per certe prestazioni e lei prendeva nota del numero del cliente, si<br />
accordava sul prezzo e l'ora poi telefonava alla ragazza, spesso fuori<br />
città, le passava l'informazione e il numero di telefono del cliente; la<br />
ragazza avrebbe poi telefonato per conferma e avrebbe passato una<br />
percentuale alla donna per il servizio di procacciatrice d'affari o<br />
mezzana che dir si voglia.<br />
Sembrava un operatore di borsa, aveva continuamente sia il<br />
telefono normale che il cellulare in mano.<br />
In tutta Italia abbondano società di servizi specializzate in forniture<br />
di hostes e accompagnatrici. Queste agenzie spesso non sono altro<br />
che degli uffici di collocamento per prostitute. Chi desidera una<br />
ragazza per una cena d'affari o per accompagnare un cliente<br />
durante una visita della città si può rivolgere a queste agenzie. Tutti<br />
sanno che il contratto prevede anche prestazioni extra lavoro<br />
ufficiale, ma nessuno ne parla mai, è sottinteso. Le ragazze fornite<br />
sono sempre di bell'aspetto e con una certa cultura, parlano varie<br />
lingue e spesso sono laureate o laureande. E' noto che è più facile<br />
concludere un affare attorno ad un tavolo da pranzo che in un
ufficio, e chi è esperto assicura che è ancora più facile concluderlo<br />
attorno ad un letto con l'offerta di una o più ragazze al dio<br />
commercio; e poi è tutto fatturabile e si può scaricare l'Iva.<br />
Le persone provenienti dalla cultura del casino parlano del bordello<br />
come di un posto dove si formava l'uomo, dove ci si divertiva e<br />
tutto era legittimo. La moglie a casa per i figli e il bordello per<br />
l'uomo. Era così e basta, nessuno metteva in discussione<br />
un'istituzione secolare. Con l'abolizione del bordello di stato sono<br />
nati i bordelli privati e segreti, segreti di pulcinella ovviamente, ma<br />
non sono la stessa cosa: quello che manca è l'ufficialità che garantiva<br />
di fare qualcosa accettato da tutti.<br />
Andare a puttane adesso è riprovevole, ci sono sensi di colpa, lo si<br />
fa di nascosto o con pochi amici fidati, si sente che la morale<br />
comune non lo accetta come accettava una volta il bordello.<br />
Sì ci vado ogni tanto quando facciamo una cena con amici...Quando<br />
mia moglie mi rompe...La prima volta ci sono andato con mio padre<br />
e mio fratello, avevo sedici anni e mio fratello uno in più, mio padre<br />
ne ha parlato con mia madre poi siamo usciti e siamo andati a casa<br />
di una puttana che batteva alla Fiat...Mi sono sposato e dopo un<br />
mese mi sono separato. Ho pagato un miliardo per la separazione.<br />
Se pensi che l'avrò scopata dieci volte mi è costata cento milioni a<br />
botta. Neanche la Schiffer costa tanto; adesso vado a<br />
puttane...Quando sono incazzato...Mia moglie non mi vuol mai far<br />
dei bocchini...Quando andavo in trasferta per la ditta andavo con<br />
una donna e poi mettevo un biglietto nella lista delle spese: pulizia<br />
martello lire tot. La segretaria le prime volte mi chiedeva cos'era e io<br />
le dicevo paga e non ti preoccupare, poi si vede che ha capito perché<br />
non l'ha chiesto più...Una volta che ero ubriaco e se ci penso sto<br />
ancora male...Al casino c'era una stanza tutta per noi, ci si andava<br />
sempre quando chiudevamo il giornale...Con mia moglie è sempre<br />
la solita minestra, allora...Ho un mini appartamento vicino al centro<br />
e circa una volta alla settimana ci porto una che trovo con le agenzie<br />
o gli annunci, non vado certo sui viali...Io si; perché, lei non ci<br />
va?...Da giovane un paio di volte...Il rapporto sessuale per me è<br />
sempre stato un pò un dramma...Che poi paghi, ma lo sai prima,<br />
mentre con quelle che non paghi alla fine ti costano di più...Ci sono<br />
andato una volta ma quando sono venuto via ero così triste, per lei,
ma soprattutto per me...Ti fermi, quanto vuoi, in cinque minuti fai<br />
tutto. Non ho mica tempo da perdere io...Sono sempre andato dalla<br />
stessa, abitava in Mirasole, tante volte l'andavo solo a salutare o a<br />
fare due chiacchere, delle volte sono rimasto anche a mangiare...Ci<br />
vado e basta...Mia moglie non vuole nel culo ma io ho trovato una<br />
troietta che...La prima volta che sono andato con una donna è stato<br />
con una puttana...Quasi tutte le settimane con una che ho trovato al<br />
telefono...Con mia moglie sto bene, è una brava donna, ma che<br />
palle. Almeno così cambio qualcosa.
Le DONNE CLIENTI<br />
"Godere pagando è godere senza peccato"<br />
Proverbio spagnolo<br />
Sui prostituti per donne la cultura italiana non si è mai scoperta<br />
molto, eppure da quando Tennessee W. scrisse "La primavera<br />
romana della signora Stone" nessuno poté più non credere a quanto<br />
i bagnini e i vari ragazzotti a contatto con il mondo turistico già<br />
sapeva per esperienza vissuta: le irreprensibili signore americane e<br />
nordiche trovavano nell'amante latino (spagnolo, italiano o greco) lo<br />
sfogo alle passioni sopite da una vita di repressioni, e per soddisfare<br />
il proprio sesso e sublimare i propri sensi di colpa pagavano anche.<br />
Dopo la carta stampata fu il turno del cinema con il non sempre<br />
fortunato "Uomo da marciapiede" e con il mitico "American gigolò" ed<br />
infine capitò sulla poltrona televisiva di Maurizio Costanzo<br />
"l'italian gigolò": Jack il Selvaggio, al secolo Cesare Cremonini.<br />
Se indagare sulla sessualità maschile a pagamento è un'impresa non<br />
sempre semplice, avere dichiarazioni dalle donne che fanno uso di<br />
prestazioni sessuali a pagamento è quasi impossibile, eppure alcuni<br />
casi ci sono, ma perché questa gran differenza numerica tra maschi<br />
e femmine? C'è chi la giustifica come dovuta a una differenza<br />
ormonale e chi vi vede la conseguenza di secoli di dominazione<br />
culturale maschile. Nessuno ha ancora la soluzione a questo<br />
dilemma ma almeno la domanda è stata formulata.<br />
Mio marito una volta ha portato a casa una donna, immagino fosse<br />
una prostituta, e siamo andati a letto assieme...Stavo con un ragazzo<br />
e abbiamo telefonato a una massaggiatrice...Abbiamo telefonato a<br />
un numero su una rivista e si è presentato a casa questo<br />
tipo...Mentre gli facevo un bocchino Carlo mi fotografava...<br />
Inutile, a quanto pare nessuna donna va a uomini o a donne<br />
autonomamente, eppure da alcuni anni i gigolò sono disponibili in<br />
alcuni locali di Bologna, e ultimamente anche sui marciapiedi. Chi li<br />
frequenta? E perché?
Parole di PUTTANI<br />
"Le puttane piangono con uno ( occhio), le maritate con dui, le moniche<br />
con quattro... Non sai tu, poveretto, che noi puttani (vò dir così) abbiamo<br />
sempre il riso in mano e nell'altra il pianto?"<br />
Aretino 20.123<br />
...Tante coccole, e carezze...Lavoro per una agenzia di sicurezza, ma<br />
è solo una copertura, abbiamo un giro di signore perbene che<br />
chiedono un accompagnatore per un pomeriggio o per una sera per<br />
andare in giro in macchina o al cinema. Dicono sempre che è per<br />
motivi di sicurezza personale che vogliono un uomo, ma si sa<br />
dall'inizio che è per scopare...Ci vuole un minimo di coinvolgimento<br />
altrimenti non viene neanche duro...So tre lingue, ma se avessi tre<br />
lingue...Ho lasciato dei biglietti da visita in vari alberghi d'Italia e<br />
chi mi vuole mi telefona... Io vado con le donne ma un paio di volte<br />
per fare un pò di grana sono andato anche con dei<br />
finocchi...Vogliono baci, carezze, essere baciate e leccate...Sono<br />
pagato dall'agenzia a ore e poi ho le mance...Quando una mi<br />
telefona le chiedo cosa vuole, fin nei minimi particolari, quasi la<br />
faccio venire per telefono, ma così vado sul sicuro...Una agenzia che<br />
fornisce accompagnatori e accompagnatrici...
CASE CHIUSE<br />
"Vedete questo puttaniere del mio marito a che ora torna a casa?"<br />
Libro dei sette savi. 43<br />
Come abbiamo visto la storia è piena di esempi di case chiuse, o<br />
bordelli, o lupanari, o case di tolleranza che dir si voglia e<br />
nonostante in Italia siano state abolite da svariati decenni ci sono<br />
ancora parecchie persone che in perfetta buona fede sostengono che<br />
le case chiuse sarebbero da ripristinare. I motivi ammessi durante le<br />
interviste sono solitamente tre: controllo delle malattie, liberare le<br />
strade dallo spettacolo osceno di donne e travestiti, dare a quelle<br />
povere persone un posto dove poter lavorare senza prendere<br />
freddo.<br />
La seconda e la terza risposta sono per me le due facce della stessa<br />
medaglia, i "perbenisti" e i "socialisti", entrambi preoccupati, con<br />
motivazioni diverse, di far sparire la prostituzione dalle strade,<br />
lontano dagli occhi e dal cuore.<br />
La prima risposta è comune a tutti ma è una risposta sbagliata.<br />
Già dal 1934 la Società delle Nazioni dopo un'inchiesta condotta in<br />
quindici grandi città europee e in quattordici nazioni extraeuropee<br />
poteva sentenziare che "ovunque sono state chiuse le case di<br />
tolleranza non è stato riscontrato nessun aumento di malattie"(1) che<br />
equivale a dire che senza dubbio la prostituzione libera non è dal<br />
punto di vista sanitario più pericolosa di quella controllata in case<br />
chiuse.<br />
Un'altra organizzazione dell'ONU, l'Association for moral and social<br />
Higiene, in un'indagine che ha coinvolto varie nazioni per un lungo<br />
periodo e che ha raccolto dati in tempi normali senza epidemie o<br />
guerre dimostra che le nazioni ove sono ammesse le case di<br />
tolleranza hanno una percentuale di lue enormemente più alta di<br />
quelle in cui la prostituzione non è controllata. Riporto alcuni dati<br />
inequivocabili pubblicati nel 1952: Olanda 1,06 su diecimila<br />
abitanti, Norvegia 1,5 su diecimila, USA 4,5 su mille, Italia 1,5 per<br />
cento. Per comprendere meglio va detto che in Olanda e Norvegia le
case di tolleranza erano state abolite da 30 e 50 anni, negli Usa erano<br />
ancora presenti in alcuni stati, in Italia erano ancora in vigore.<br />
Mi ha particolarmente colpito vedere come sia le donne che gli<br />
uomini siano favorevoli alla riapertura delle case chiuse.<br />
Per l'uomo il bordello ha sempre rappresentato un luogo caldo e<br />
protettivo, un luogo ove si era iniziati al sesso, una sede per il rito di<br />
passaggio all'essere uomo, un posto goliardico dove andare in<br />
gruppo a scopare e a vantarsi delle proprie doti sessuali, un luogo<br />
insomma dalle molteplici valenze positive.<br />
Per la donna il bordello dovrebbe rappresentare, secondo la mia<br />
logica, il posto dove altre donne sono costrette a vivere in situazioni<br />
di violenza e schiavitù, un posto quindi che per un senso di<br />
"sorellanza" dovrebbero odiare, e invece no. Per la donna italiana è<br />
il posto dove il marito può andare a sfogarsi senza preoccuparsi che<br />
si innamori perché cambiano continuamente donne e "là" si va solo<br />
per scopare. Nel bordello il marito può dare libero sfogo alle proprie<br />
fantasie sessuali e smettere di rompere alla moglie che non ne vuol<br />
sapere di "fare così". Il bordello poi è la palestra sessuale dove si<br />
forma il figlio maschio e per il senso di "mammismo", potenza<br />
cubica del complesso d'Edipo della donna italiana, il senso di<br />
salvaguardia e di protezione del figlio arriva a sacrificare altre<br />
donne all'altare della felicità della creatura.<br />
La donna italiana è nemica delle altre rappresentanti del proprio<br />
sesso: preferisce sacrificare alla schiavitù migliaia di donne pur di<br />
salvare le apparenze di un matrimonio e di trovare uno sfogo alle<br />
esigenze prematrimoniali del figlio.<br />
Non si studierà mai abbastanza l'influenza della chiesa cattolica<br />
nella formazione della morale dei paesi latini; la donna nel sud<br />
Europa è o un oggetto di piacere o un oggetto intoccabile da riverire<br />
e servire: o una figa da scopare o un soprammobile da accudire in<br />
tutto perché da sola non sa neppure aprire una porta o attraversare<br />
la strada. O donnaccia da oltraggiare o pulzella da riverire: in<br />
entrambi i casi, un oggetto nelle mani di un cavaliere cui è rimasto<br />
solo il cavallo dei pantaloni.<br />
Insomma il bordello è richiesto, se ne sente la mancanza, e poi con<br />
questa storia delle malattie ormai non se ne può più fare a meno.
Sembra incredibile ma sono le stesse motivazioni stupide e<br />
infondate che venivano mosse dagli oppositori della legge Merlin.<br />
Da oltre un secolo è chiaro che spesso alla base della scelta di una<br />
persona di prostituirsi c'è la miseria. Non solo la miseria nera<br />
descritta da I Miserabili , ma anche la miseria morale, la miseria della<br />
violenza, della sopraffazione, la miseria di chi vive una vita priva di<br />
soddisfazioni, priva di incoraggiamenti e comprensione, la miseria<br />
provocata dall'insofferenza di aspettative di vita mai raggiunte. Un<br />
rapporto ministeriale della fine 1993 calcolava in dieci milioni i<br />
poveri in Italia. Chiaramente non sono i poveri che vivono nelle<br />
bidonville, ma sono poveri perché vivono nel contrasto e al di sotto<br />
di ciò che si sa possibile e ciò che effettivamente si vive. Inutile<br />
ribattere che si sta pur sempre meglio di una volta; la gente vive nel<br />
presente, non nel passato.<br />
Giustamente Tammeo dichiarava che "la cattiva ripartizione della<br />
ricchezza è la causa di questo male sociale" (2), ma la sola<br />
motivazione economica non è sufficente. Finché si avranno diversi<br />
standard di vita fra i vari gruppi sociali e qualche persona non<br />
riuscirà a raggiungere gli standard proposti dai mezzi di<br />
comunicazione assisteremo inevitabilmente al formarsi in alcuni<br />
individui del desiderio di opporsi alle convenzioni sociali, di<br />
evadere da una situazione frustrante.<br />
Quando una persona si trova in fondo ad un vicolo cieco da cui non<br />
può razionalmente fuggire in nessun modo ha solo due alternative<br />
per non essere annientato: implodere o esplodere. Se implode<br />
compie atti contro se stesso, suicidio, droga, alcolismo, autismo,<br />
abbrutimento...se esplode compie atti contro altri, violenze, omicidi,<br />
rapine...Tra i tanti mali derivanti da una disarmonia sociale la<br />
prostituzione è senz'altro uno dei mali minori.<br />
note a Case Chiuse<br />
1) L'abolition des maisons de tolerance, Ginevra, 1934, pag. 101<br />
2) Tammeo G., La prostituzione. Saggio di statistica morale, Torino, 1890
PROTETTORI<br />
Nobody ever taught you how to make it on the street<br />
now you'll have to get used to it<br />
(nessuno ti ha mai insegnato come farlo per strada<br />
ora ti ci devi abituare)<br />
Bob Dylan "Like a rolling stone"<br />
Nell'iconografia classica della prostituzione ogni puttana ha un<br />
protettore di cui lei è enormemente innamorata mentre lui, il duro,<br />
il macho, pensa solo a fumare, a bere e a farsi delle storie con altre<br />
donne portandole in locali di lusso. Il rapporto è chiaro: il protettore<br />
prende i soldi dalla puttana innamorata e in cambio le da due<br />
schiaffoni per sedare le sue crisi di gelosia. Nella realtà italiana degli<br />
anni novanta non è così.<br />
La legge italiana non prevede la figura del protettore ma quella<br />
dello sfruttatore e quella del favoreggiatore, entrambe punibili.<br />
Da quello che risulta sia dai nostri incontri che dai libri scritti da<br />
prostitute, la puttana cerca sempre la rispettabilità, la vita<br />
"normale", un marito, una casa, dei figli; sogna di vivere in una<br />
telenovela dalle infinite puntate condita con la felicità delle<br />
pubblicità televisive.<br />
E' un sogno umano e come tutti gli esseri umani anche una<br />
prostituta a volte si innamora. Se l'amore dura a lungo è facile che le<br />
due persone decidano di convivere e che una aiuti l'altra anche<br />
economicamente. Per la legge questo è sfruttamento mentre per il<br />
solo fatto che l'uomo amato non ostacoli il "lavoro" di prostituzione<br />
è favoreggiamento.<br />
Se una prostituta ha un rapporto sentimentale e coabita con un<br />
operaio la differenza economica di reddito dei due sarà enorme e<br />
anche se il poveretto non sa neppure che lei in due sere guadagna<br />
come lui in un mese sarà considerato uno sfruttatore. Parliamoci<br />
chiaro: persone così invece di essere considerate dei "protettori"<br />
andrebbero protette.<br />
Chi invece non ha problemi di fronte al pericolo di una condanna<br />
per favoreggiamento è chi vive normalmente compiendo reati ben<br />
più gravi: ad un rapinatore il reato di favoreggiamento fa il
solletico, e perciò le prostitute sono indotte dalla legge a cercare i<br />
propri partners nel mondo della delinquenza.<br />
La legge Merlin applicata in questo modo non fa che ostacolare il<br />
cambiamento sociale di chi si prostituisce e mantiene la<br />
prostituzione a contatto stretto col mondo della malavita.<br />
Storia di normale delinquenza bolognese:<br />
"Eravamo stati al mare e ci erano rimaste trenta carte allora col<br />
vespino siamo andati sui viali a cercare una puttana. Siamo andati<br />
da un sacco ma non ci cagavano neanche, figurati in due di sedici<br />
anni su un vespino! Alla fine abbiamo trovato una negra che non<br />
capiva neanche l'italiano, le abbiamo fatto vedere le trenta carte e ci<br />
siamo messi d'accordo per due pompini. Lei andava a piedi e noi di<br />
fianco sul vespino fino a un posto dietro i giardini. C'era una rete e<br />
io mi sono appoggiato con la schiena alla rete, in piedi, e lei ha<br />
cominciato di bocca mentre il mio amico aspettava, solo che dopo<br />
mezz'ora eravamo ancora lì, io non venivo mai, sai in piedi, col mio<br />
amico li, e lei che ogni tanto piangeva...si piangeva e diceva 'questo<br />
non è lavoro, questo non è lavoro'...e allora io mi incazzavo e le<br />
dicevo 'taci troia che poi ti diamo trenta carte'. Solo che il mio amico<br />
si è stancato di aspettare - sai è fatto così lui, quando gli gira è così, è<br />
un bravo ragazzo ma quando gli prende male non c'è niente da fare-<br />
e siccome lei era piegata in avanti per farmi una pompa lui le ha<br />
alzato la mini per farsela da dietro. Lei ha mollato l'uccello e si è<br />
messa a dire 'no! No!' ma lui aveva già pronto il coltello e glielo ha<br />
aperto con lo scatto sotto al naso. Si vede che ha capito subito che<br />
tipo era perché si è rimessa il mio uccello in bocca e il mio amico se<br />
l'è scopata in piedi mentre mi faceva una pompa. Oh! è venuto<br />
prima lui! Poi le abbiamo preso la borsetta perché pensavamo che ci<br />
fossero un sacco di soldi invece c'erano solo venti carte... Si ho i<br />
capelli corti ma non sono uno skinheads, sono un naziskin.."<br />
Da questo racconto, oltre a tante altre cose, si possono capire un<br />
paio di cose importanti:<br />
1) la donna è una africana arrivata da poco in Italia per lavorare e<br />
invece del lavoro promesso si trova a prostituirsi,<br />
2) la donna è una sprovveduta e non ha nessuno che la protegga<br />
anche solo da due minorenni violenti.
Come è possibile che una donna che parla solo il proprio dialetto<br />
parta da un villaggio africano, arrivi in una città, faccia i visti alle<br />
ambasciate e i biglietti, vada all'aeroporto, salga sull'aereo, arrivi ad<br />
un altro aeroporto e da qui a Bologna dove sa già dove andare a<br />
dormire, a mangiare e in quale tratto di viale andare a battere?<br />
Provate a fare il viaggio inverso: chi saprebbe partire da casa<br />
propria e raggiungere il villaggio di questa donna senza conoscere<br />
altra lingua che il proprio dialetto e, arrivato al villaggio, saprebbe<br />
dove andare a dormire, mangiare e dove lavorare? Nessuno!<br />
Ci deve essere un'organizzazione dietro tutto questo, una o più<br />
organizzazioni che gestiscono la tratta delle donne, africane,<br />
thailandesi, del sud america o dell'est europeo, dal villaggio<br />
d'origine al viale. E' la nuova tratta delle schiave che non usa mezzi<br />
violenti ma adesca col miraggio di un lavoro e poi obbliga a<br />
prostituirsi sotto il ricatto del rimpatrio e la paura della polizia,<br />
perché ovviamente tutte queste donne sono in Italia<br />
clandestinamente, senza documenti o coi visti scaduti.<br />
Questi sono i nuovi "protettori", i veri "protettori", quelli che<br />
gestiscono un branco di donne cercando di sfruttarle al massimo,<br />
non preoccupandosi minimamente di quanto possa capitare loro<br />
tanto un'africana nuova costa poco, scambiandosele per rinnovare la<br />
merce, investendo i guadagni in traffici di droga e armi e lavando il<br />
denaro sporco in immacolate lavanderie chiamate banche,<br />
finanziarie, fiduciarie, istituti di credito...<br />
Come è possibile che in Emilia Romagna ci siano più finanziarie che<br />
parrocchie!!<br />
Non nascondiamoci dietro un dito, il mondo dello sfruttamento<br />
della prostituzione e del riciclaggio del denaro sporco è davanti agli<br />
occhi di tutti.
I SOLDI<br />
"Ne a puttana, ne a barbiere non dar mai più che il dovere."<br />
Proverbio del '500<br />
Attorno alla prostituzione circolano molti soldi, anzi moltissimi. Del<br />
resto se non circolassero soldi si avrebbero dei rapporti sessuali<br />
indiscriminati, frequenti, con varie persone, ma non sarebbe<br />
"prostituzione".<br />
Secondo un rapporto Ispes il giro d'affari che coinvolgeva<br />
minorenni utilizzati per prostituzione, video e riviste har-core era di<br />
600 miliardi nel lontano 1987. A questa criminalità organizzata che<br />
riesce a far vendere mediamente 1000 riviste porno alla settimana<br />
ad ogni edicola e che, secondo l'Unicef, fa arrivare in Europa due<br />
milioni di bambini e minorenni ogni anno per avviarli alla<br />
prostituzione, va aggiunta la prostituzione di centinaia di migliaia<br />
di adulti che dai viali alle pagine dei giornali, dai telefoni alle<br />
televisioni offrono prestazioni di carattere sessuale in cambio di<br />
denaro.<br />
Secondo alcuni studi la prostituzione adulta in Italia nel 1987 era di<br />
circa un milione di persone di cui il 10% di colore, nel 1988 la<br />
percentuale di immigrati era salita al 30%, nel 1994 ormai il mercato<br />
dei viali è occupato quasi totalmente da immigrati africani, sud<br />
americani, asiatici e dell'est europeo. Sparuti gruppi di italiane,<br />
transessuali e tossicodipendenti, occupano gli ultimi posti liberi. A<br />
questo boom di offerta terzomondista si è sovrapposto negli ultimi<br />
anni un nuovo livello di sfruttamento. Chi si prostituisce è spesso<br />
incentivato dalla propria organizzazione a vendere eccitanti per<br />
stimolare maggiormente i clienti unendo così il mercato della<br />
prostituzione con quello della droga. La grossa massa di denaro<br />
guadagnata viene poi investita nel traffico d'armi e munizioni di cui<br />
le ultime guerre tribal-nazionaliste hanno grande bisogno.<br />
Come un perfetto bancario il crimine organizzato non si lascia<br />
sfuggire la minima possibilità di far soldi sulla pelle altrui.
Si è proposto da più parti di tassare il reddito da prostituzione<br />
considerando che è pur sempre una forma di reddito. La legge<br />
proibisce qualsiasi forma di schedatura per prostituzione e quindi<br />
chi vuole prostituirsi non ha forse altra alternativa che farsi<br />
attribuire una partita Iva, rilasciare scontrini fiscali ai clienti e<br />
presentare la propria denuncia dei redditi con una serie di<br />
"prestazioni occasionali e continuative". Un assurdo? Se lo si<br />
considera tale significa che non si è ancora accettato che la<br />
prostituzione sia un'attività legale come è da 35 anni. E' ora di<br />
svegliarsi. E' chiaro che lo stato deve garantire la dignità di<br />
lavoratore anche a chi si prostituisce, difenderlo da sfruttatori e<br />
dare la caccia a quelle forme di criminalità organizzata che<br />
gestiscono la moderna tratta degli schiavi e delle schiave. Ma per far<br />
ciò serve una volontà politica e morale chiara e la possibilità di<br />
opporsi a poteri economici in grado di far saltare uomini e governi.<br />
I clienti pagano, le poche clienti pagano, ma perché queste persone<br />
pagano per far del sesso?<br />
Seguiamo per un momento un cliente. Arriva, chiede il prezzo per<br />
una prestazione, carica la donna in macchina e seguendo le sue<br />
indicazioni si ferma in un'area appartata, paga, si slaccia i pantaloni,<br />
lei gli manipola un pò il pene e gli mette il preservativo, si<br />
accomoda sul sedile e con una mano guida pene e preservativo nella<br />
vagina, l'uomo si agita, gode, preservativo fuori dal finestrino,<br />
chiusura dei pantaloni, riconsegna della prostituta al marciapiede. Il<br />
tutto in dieci, quindici minuti.<br />
Ma come si fa?!!<br />
Io non ci riuscirei mai; ho sempre avuto dei grandi problemi col<br />
preservativo e in macchina nonostante il buon impegno delle mie<br />
morose non ho mai concluso niente: è tutto stretto, scomodo,<br />
insomma il sesso in auto non è per me.<br />
Invece sembra sia l'ideale per milioni di persone disposte persino a<br />
pagare.<br />
Evidentemente come c'è chi preferisce un hamburger in un<br />
puzzolente fast food a un piatto di tagliatelle servito in casa davanti<br />
al camino, così c'è chi preferisce un fast sex a un rapporto bello,<br />
comodo e tranquillo con la propria donna. Ma forse ciò non è del
tutto vero. Tutti sognano la bella amoreggiata e la buona tavola, ma<br />
spesso si è costretti a ricorrere ad altro. Perché?<br />
C'è chi non riesce ad aspettare per pochi minuti il proprio piatto<br />
fumante e mangia nervosamente e avidamente pane, grissini e tutto<br />
ciò che trova a portata di mano, e c'è chi decide di digiunare<br />
tranquillamente per uno o più giorni e quando si siede a tavola<br />
mangia senza voracità. C'è chi mangia per tutta la vita riso e<br />
lenticchie ed è felice e chi non sopporta due piatti uguali in una<br />
settimana. Indubbiamente il mondo degli appetiti gastronomici è<br />
vario e quello degli appetiti sessuali non è da meno. Questione di<br />
carattere? Di ormoni? Di educazione? Di cultura? Sono domande<br />
che riguardano più prettamente altre sfere e che sfiorano solo la<br />
problematica della prostituzione.<br />
Quello che qui mi preme osservare è che spesso tutte queste<br />
manifestazioni considerate di esuberanza e vitalità in effetti<br />
nascondono tensioni, timori, rapporti irrisolti col sesso, con gli altri<br />
e con se stessi. Una persona pienamente realizzata è serena e<br />
attende a lungo, sorridendo e chiaccherando, di mangiare un piatto<br />
uguale a quello dei mesi precedenti; una persona arrabbiata con se e<br />
col mondo divora tutto quello che le passa a tiro, dalle proprie<br />
unghie al pane del tavolo vicino. Chi è felice di sé è sereno e<br />
trasmette serenità, chi non è felice di sé deve riempire il vuoto della<br />
propria infelicità con cose, oggetti, alimenti, sesso.<br />
Siamo in una società che per riprodursi deve continuamente<br />
consumare e produrre per poi riconsumare e aumentare il capitale.<br />
La cultura dominante privilegia l'avere all'essere perché meno si é<br />
realizzati, meno si é felici e più si vuole avere: ci riempiamo di<br />
prodotti di consumo illudendoci di diminuire il nostro vuoto<br />
interiore e aumentando invece la nostra insoddisfazione. Che<br />
differenza con quel maestro zen che quando sorprese un ladro nella<br />
propria capanna disadorna gli donò i propri vestiti perchè non se ne<br />
andasse a mani vuote e poi si sedette felice a contemplare la luna!!
SESSO O ALTRO ?<br />
"Se gli uomini potessero scegliere senza mettere a repentaglio il loro<br />
orgoglio di casta, preferirebbero giocare a carte anziché andare a letto."<br />
Nell Kimball, Memorie di una maitresse americana<br />
Una delle raffigurazioni più sacre della religione induista è<br />
rappresentata dalla raffigurazione del lingam di Sciva unito alla yoni<br />
di Parvati. Se ne trova un pò dovunque ma soprattutto nei luoghi<br />
preposti al culto di Shiva. A Pasupati-nath presso Khatmandù c'è<br />
un tempio pieno di sculture di varia grandezza raffiguranti il pene<br />
del dio racchiuso tra le labbra della vulva della dea. Religione<br />
sessuomane l'induismo o religione sessuofoba il cristianesimo?<br />
Secondo vari antropologi ed etnologi l'uomo primitivo considerava<br />
il rapporto sessuale un modo per relazionarsi con dio, un'esperienza<br />
mistica, sia per la forte carica emotiva che per lo stato di abbandono<br />
e annullamento conseguente all'orgasmo, perciò si avevano<br />
donazioni di fiori o piccoli oggetti alla donna considerata un mezzo<br />
per entrare in contatto con il divino.<br />
Non c'era ancora pagamento ma c'era già una transizione di doni.<br />
Il triangolo era un simbolo sacro e magico perché rappresentava il<br />
triangolo di pelo del pube femminile e la società era probabilmente<br />
matriarcale. Poi la società divenne patriarcale e sorse la<br />
prostituzione sacra. Ora non sappiamo più come sia la società, la<br />
prostituzione c'è ma non è sacra e per la nuova religione dell'auto il<br />
triangolo è diventato il simbolo del pericolo.<br />
Forse è rimasto nell'inconscio collettivo il legame dono-sesso-dio e<br />
tutt'ora chi va a puttane in fondo non cerca altro che un'esperienza<br />
mistica per entrare in relazione col sacro che è scomparso dalla vita<br />
di tutti i giorni grazie a decine di secoli di religioni materialiste.<br />
Tesi molto ardita ma l'inconscio collettivo ha una memoria<br />
fortissima: un esempio. Come vi immaginate un mago? Semplice,<br />
con la barba lunga, un corto mantello nero e un lungo cappello a<br />
punta. Bene! Ma perché tutti lo immaginano così visto che nessuno<br />
ha mai visto un mago?<br />
Scavando nel passato si scopre che il "nostro mago" corrisponde<br />
esattamente alla figura del sacerdote-medico-indovino etrusco che
ovviamente nessuno ha mai visto perché i romani abolirono i culti e<br />
la religione etrusca 2300 anni fa. I romani deridevano i sacerdoti<br />
etruschi e li accusavano di magia e non scientificità ma in realtà li<br />
temevano perché erano in grado di curare le malattie e predire il<br />
futuro meglio dei sacerdoti romani. Sono passati 2300 anni da<br />
quando l'ultimo "mago" etrusco predisse il futuro e curò l'ultimo<br />
ammalato con le erbe dei campi ma se la Walt Disney disegna il<br />
mago Merlino disegna ancora quello sconosciuto etrusco.<br />
Poteri sconosciuti della mente.<br />
A volte si sente dire che in Italia manca una cultura sessuale e che<br />
quindi nelle scuole andrebbero impartite delle lezioni di educazione<br />
sessuale perché le famiglie non insegnano nulla ai figli riguardo a<br />
questo argomento. A queste affermazioni si oppongono i<br />
benpensanti della destra cattolica che affermano invece che di<br />
queste cose si deve occupare la famiglia e non la scuola. Si discute<br />
insomma su chi debba o a chi spetti il compito di educare i giovani.<br />
Ma i giovani non sono dei campi fertili su cui non è mai stato<br />
seminato nulla. Quando una persona arriva alle Medie ha già ben<br />
chiari alcuni concetti base riguardo ai rapporti fra i sessi che non<br />
verranno scalzati né da un'ora di educazione sessuale che parta<br />
dalla fecondazione dei gigli né tantomeno da un'accidentale dialogo<br />
fra genitori e figli.<br />
Quando un giovane arriva alle medie ha già visto passare davanti a<br />
se migliaia di ore di televisione, kilometri quadrati di manifesti<br />
pubblicitari, ha già udito fra filmati e slogan ripetere in tutti i modi<br />
possibili che può avere tutto, basta che lo desideri, che per<br />
raggiungere la propria felicità il fine giustifica i mezzi e che i<br />
rapporti con l'altro sesso sono rapporti di potere.<br />
Una educazione che mi sembra già riduttivo definire "malsana".<br />
Dalle copertine dei settimanali più letti e publicizzati, ai manifesti di<br />
qualsiasi prodotto la donna è un richiamo sessuale parificato<br />
all'oggetto pubblicizzato. La donna non ha più la valenza di una<br />
persona ma quelle di una cosa, di un pezzo di carne, bella ma<br />
sempre un gran pezzo di carne, di figa per l'esattezza.<br />
Oltre al richiamo sessuale femminile da una quindicina d'anni ha<br />
fatto la sua comparsa anche il richiamo sessuale maschile:
muscolacci lucidi, visi da duro o da dolce, spalle possenti su culetti<br />
accattivanti.<br />
Il femminismo propugnando l'uguaglianza tra i sessi ha portato le<br />
donne dalle cucine alle catene di montaggio e ai consigli di<br />
amministrazione, e mettendo in crisi i ruoli del maschio ne ha messo<br />
in crisi anche l'identità.<br />
Ora non sono più solo gli uomini a guardare una donna e dire<br />
"guarda che bella passerina, me la farei" ma anche le donne dicono<br />
"guarda quello che sano, chissà se ci sta".<br />
Una parità dei sessi é stata raggiunta, ma ai livelli inferiori.<br />
Un dirigente di una Usl, pur non guadagnando cifre enormi, ha un<br />
potere considerevole su un parco di centinaia di dipendenti che può<br />
promuovere o ostacolare in cambio di "attenzioni" sessuali.<br />
Altre persone non gestiscono un potere diretto su altri individui ma<br />
hanno una disponibilità economica tale da diventare "interessanti"<br />
al punto che migliaia di persone economicamente più deboli si<br />
prostituiscono. Da quando le agenzie di viaggio hanno scoperto che<br />
la grazia dei movimenti, la bellezza e i massaggi erotici delle<br />
tailandesi attiravano migliaia di turisti, i voli charter per Bangkok<br />
sono aumentati moltissimo e la Thailandia è diventata il bordello<br />
degli operai e degli impiegati europei, mentre i paesi dell’Est stanno<br />
seguendo la stessa strada. Per i manager che non hanno tempo da<br />
perdere invece ci sono voli charter diretti per la ex Jugoslavia:<br />
partenza alla mattina, sistemazione in albergo di lusso, scelta della<br />
merce e uso, aereo e rientro a casa in tempo per dare un'occhiata ai<br />
compiti del figlio. Il tutto ovviamente organizzato in maniera da<br />
soddisfare i desideri di ogni sesso.<br />
Chi ha detto che siamo nella società dei bisogni insodisfatti: ad ogni<br />
tasca e ad ogni richiesta la giusta risposta.<br />
Ma è proprio solo bisogno di sesso o c'è anche qualche altro tipo<br />
di bisogno che resta sopito e quando si risveglia viene codificato<br />
come bisogno sessuale?<br />
Secondo Freud e varie scuole psicologiche, le pulsioni sessuali<br />
represse si manifestano in tanti atteggiamenti che, apparentemente,<br />
non hanno nulla a che vedere con la primitiva richiesta sessuale.<br />
E se fosse vero anche il contrario? Se le deprivazioni, gli stress, le<br />
mancanze, gli abbrutimenti, le frustrazioni, le oppressioni invece di
essere sfogate con rifiuti, aggressività, ira e ribellioni fossero vissuti<br />
come pulsioni sessuali di cui il ricorso alla prostituzione non é che il<br />
mezzo più semplice di sfogo?<br />
Ho trascorso la maggior parte dela mia vita coabitando con dei cani<br />
e ho notato che a volte i cani afferrano con le zampe anteriori la<br />
gamba di una persona e simulano i movimenti della monta. Se la<br />
simulazione fosse fatta solo dai maschi si potrebbe facilmente<br />
arguire che si tratta di un bisogno fisico o biologico, ma questo<br />
atteggiamento è comune anche alle femmine.<br />
Per anni mi sono sentito imbarazzato quando una mia cagna<br />
cercava di montare la gamba di qualche amico o conoscente che<br />
aveva giocato con lei non sapendo come motivare il fatto poi ho<br />
avuto la spiegazione del fenomeno.<br />
Quando un cane vuole entrare in rapporto con una persona e<br />
dimostrarle che è superiore la monta, indipendentemente dal<br />
proprio sesso. La monta simulata è quindi una dimostrazione di<br />
superiorità fine a se stessa. Il bisogno sessuale o la riproduzione<br />
non c'entrano nulla.<br />
Quando una persona vuole entrare in rapporto con una persona<br />
dell'altro sesso e dimostrare che è superiore a lei la monta. Ma<br />
quando si deve dimostrare di "essere" vuol dire che non si "è".<br />
Quando si è non si deve dimostrare niente.<br />
Quando non si riesce ad avere un rapporto umano con le altre<br />
persone, quando si è vuoti e si vede la realtà attraverso gli occhiali<br />
deformati della televisione, quando si è in crisi col mondo e con se<br />
stessi si va a cercare quello che manca in rapporti mercenari.<br />
In appoggio a questa tesi vorrei considerare per un momento gli<br />
stupri. Se un rapporto di pochi minuti con una prostituta è di scarsa<br />
soddisfazione sessuale ancora più complesso, difficile e di ancor più<br />
scarsa soddisfazione sessuale è uno stupro. Penso che sia di<br />
maggior sodisfazione masturbarsi che violentare una donna che si<br />
dimena, tira pugni e calci e non ne vuole sapere. Non mi sembra si<br />
possa definire ciò "fare l'amore".<br />
Lo stupro non è solo l'urlo della vittima, è anche l'urlo disperato<br />
di un essere che vuol far sapere che esiste.<br />
Come il suicidio è l'estremo tentativo di comunicare compiendo una<br />
brutalità verso se stessi, così lo stupro è un abnorme tentativo di<br />
comunicare compiendo una brutalità verso altri.
Chi si prostituisce ha potere e chi paga ha solo i soldi.<br />
Chi si prostituisce rappresenta il bene da conquistare, il cliente è un<br />
essere minorato ed è visto solo come un pollo da spennare.<br />
Chi si prostituisce rappresenta un bene da conquistare, il cliente è<br />
solo un essere alienato e insoddisfatto.<br />
Chi si prostituisce rappresenta un mezzo per comunicare, chi deve<br />
comunicare e non conosce altri mezzi deve accettare le regole di chi<br />
detiene il mezzo di comunicazione e paga svilendo se stesso e<br />
attribuendo sempre più potere a chi si prostituisce.<br />
Che il cliente non sia che parzialmente soddisfatto è indubbio, ma<br />
chi si prostituisce è felice?<br />
Tante inchieste hanno messo in luce le situazioni economiche<br />
d'origine delle prostitute chiarendo la scelta del mestiere come<br />
scelta obbligata dal bisogno di denaro. Ma non sempre e non solo si<br />
tratta di scelte per bisogno di denaro: dall'imperatrice Messalina che<br />
non si prostituiva di certo per bisogno di denaro, a tante altre<br />
persone che oggi potrebbero svolgere attività forse meno<br />
remunerative ma più accettate socialmente.<br />
In tutte le prostitute c'è una carica negativa nei confronti del cliente<br />
e del mestiere che in qualche modo si sentono costrette a fare.<br />
Anche se tutte insistono nel dire che è stata una loro libera scelta<br />
tutte si sentono di non corrispondere ai valori del proprio gruppo.<br />
Probabilmente è proprio da questa non accettazione che bisogna<br />
partire.<br />
La costante di tutte le persone contattate è stata una forte<br />
conflittualità col gruppo d'origine, solitamente la famiglia, e forse è<br />
proprio da un tentativo di distruggere le figure genitoriali che si<br />
sceglie di prostituirsi distruggendo così anche i valori rappresentati<br />
da queste figure. Ma gli stessi valori vengono riproposti dal mondo<br />
quotidiano e la tensione, la crisi è inevitabile. La si può<br />
razionalizzare, la si può nascondere sotto mucchi di denaro, ma<br />
nessuno si sente di urlare che prostituirsi è bello e dà gioia e<br />
serenità.<br />
Prostituirsi è affittare o vendere una parte più o meno grossa di se<br />
stessi. E' un trattarsi da schiavi, come è un trattarsi da schiavi<br />
svolgere tante altre attività ritenute "oneste". La prostituzione è
tutt'oggi confinata ai margini dell'abitato perché evidenzia il<br />
degrado di una persona ridotta ad oggetto.<br />
Che differenza c'è tra chi vende quella che eufemisticamente viene<br />
chiamata "forza lavoro" senza il minimo arbitrio e senza<br />
soddisfazioni lavorative e uno schiavo ? Nessuna. La prostituzione<br />
evidenzia questo, come evidenzia tanti altri sintomi negativi e<br />
distorsioni di questa società, ed è per questo che viene confinata:<br />
perchè é la rappresentazione senza veli del mondo.
<strong>PORCA</strong> <strong>PUTTANA</strong><br />
"Non valer un pelo di puttana"<br />
Detto dell'Italia settentrionale<br />
Se di puttana, prostituta, puttani si è parlato a lungo, dell'altra<br />
parola del titolo non è stata spesa una parola. Io sono di origine<br />
emiliana e abito a Bologna, la mia definizione quindi risentirà di<br />
queste zone, ma penso possa andar bene più o meno a tutti.<br />
Il maiale, o porco, è un animale su cui dalle invasioni longobarde fa<br />
perno l'economia agraria e l'alimentazione della padania. E' un<br />
animale che si nutre di tutto e riesce a trasformare qualsiasi<br />
schifezza in carni profumate e saporite. Prosciutti, salami, salsicce,<br />
zamponi tutto si ottiene dal porco, con i peli si fan le spazzole, e con<br />
le ossa e la pelle il sapone.<br />
Del porco non si butta via niente, ed è l'essere più infamato del<br />
mondo animale. Anche la puttana è l'essere più infamato del mondo<br />
umano, però non c'è uomo o donna che non sia andato "a vedere"<br />
almeno una volta.<br />
Attorno al porco c'è un giro di centinaia di miliardi di lire, come<br />
attorno alla prostituzione. Il porco è schifato nel porcile e ricercato a<br />
tavola. Anche la puttana è l'umano più schifato e al tempo stesso<br />
più ricercato. I porci sporcano, puzzano, fan rumore eppure, come<br />
dimostra il pluripremiato film sul porcellino Babe, i maiali sono<br />
puliti e intelligenti. Anche le puttane sporcano la città, danno<br />
oltraggio, fan confusione.. Per la nota legge della domanda e<br />
dell’offerta basta eliminare la domanda e l’offerta sparisce. Basta<br />
smettere di mangiare carne di porco e smettere di andare a puttane<br />
e i maiali e le puttane spariscono.<br />
Quando ho iniziato a scrivere questo libro mi è stato chiesto da varie<br />
persone se proponevo delle soluzioni al "problema della<br />
prostituzione". Che ipocrisia: la prostituzione non è un problema<br />
ma la soluzione a tanti problemi.<br />
Esistono i problemi delle prostitute e dei prostituti, esistono clienti<br />
che vedono nell'utilizzo di altre persone la falsa soluzione dei propri<br />
problemi, esistono i problemi degli immigrati costretti a prostituirsi,
dei rapporti tra polizia e mondo della prostituzione, ci sono i<br />
problemi dei lavoratori, di persone indotte a comportarsi da schiavi<br />
per sopravvivere, questi sono problemi. Non la prostituzione.<br />
Beppe Grillo in una sua fugace apparizione televisiva ha intercalato<br />
alcune volte il suo monologo con l'espressione "porca puttana" come<br />
se le colpe e lo schifo del mondo fossero responsabilità dei porci e<br />
delle puttane.<br />
A tutti piace essere dalla parte del giusto, del bello, del pulito,<br />
dell'innocente, ma a qualcuno, ai più sfortunati, tocca essere dalla<br />
parte dello sbagliato, del brutto, dello sporco, del colpevole: ai porci<br />
e alle puttane.<br />
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