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OCEANO ATLANTICO<br />

Mar Mediterraneo<br />

Lago Chad<br />

Fascia del Sahel<br />

N<strong>il</strong>o<br />

Aree in cui la popolazione è particolarmente a rischio di<br />

inondazioni e innalzamenti del livello del mare<br />

Grandi delta<br />

Piccole isole (alcune destinate a scomparire)<br />

Corno d’Africa<br />

Coste minacciate da eventi meteorologici estremi<br />

Aree esposte a siccità e desertificazione<br />

Asia Centrale<br />

Mare d’Aral<br />

Bangladesh<br />

India<br />

OCEANO INDIANO<br />

Huang He<br />

Gange e<br />

Brahmaputra<br />

Cina<br />

Mekong<br />

Aree esposte a uragani Aree artiche vulnerab<strong>il</strong>i allo scioglimento dei ghiacci<br />

Yangtze<br />

Isole del Pacifico<br />

Shishmaref<br />

I profughi climatici provengono<br />

solitamente da paesi in via di<br />

sv<strong>il</strong>uppo dove gli effetti del<br />

cambiamento climatico si<br />

aggiungono a guerra e povertà<br />

Isole del Pacifico<br />

Tuvalu<br />

L’ONU PER I RIFUGIATI CLIMATICI<br />

INTERVISTA A FEDERICO FOSSI, PUBLIC INFORMATION UNIT DELL’ALTO COMMISSARIATO<br />

DELLE NAZIONI UNITE PER I RIFUGIATI, UNHCR<br />

di Marianna Pino<br />

A brucia pelo: quanti sono i rifugiati climatici<br />

e quali sono le previsioni per <strong>il</strong> futuro?<br />

«I dati dell’UNHCR riguardano rifugiati, richiedenti<br />

as<strong>il</strong>o, apolidi e sfollati. Tutte queste categorie<br />

possono essere vittime di disastri naturali<br />

e mutamenti climatici, ma è diffic<strong>il</strong>e<br />

quantificarne l’esatto numero. Per avere un<br />

quadro <strong>della</strong> situazione basti pensare, però,<br />

che nel corso degli ultimi 20 anni <strong>il</strong> numero di<br />

catastrofi naturali è aumentato da 200 a 400<br />

per anno e, secondo uno studio del Norwegian<br />

Refugee Counc<strong>il</strong>, 20 m<strong>il</strong>ioni di persone<br />

sono state costrette ad abbandonare le proprie<br />

case nel solo 2008 a causa di improvvise<br />

catastrofi climatiche».<br />

Esiste una definizione di “migranti climatici”?<br />

«Non esiste una definizione ufficiale in quanto<br />

si tratta di una categoria che non è inclusa in<br />

alcuna convenzione internazionale.<br />

I “migranti climatici” sono persone in fuga da<br />

disastri idro-geologici, da aree dichiarate dai<br />

governi nazionali ad alto rischio e pericolose,<br />

dal degrado ambientale, da terre sommerse<br />

dai mari, da conflitti generati dalla scarsità di<br />

risorse dovuta ai cambiamenti climatici».<br />

Quali operazioni umanitarie sono più minacciate<br />

dai cambiamenti climatici?<br />

«I mutamenti climatici minacciano da tempo<br />

molte operazioni umanitarie.<br />

Ci sono alcune situazioni dove gli effetti dei<br />

mutamenti climatici sono particolarmente<br />

disastrosi, come ad esempio i campi profughi<br />

di Dadaab (Kenya settentrionale), che ospitano<br />

quasi 300.000 rifugiati rispetto ad una<br />

capienza iniziale di 90.000.<br />

Un’ulteriore area a rischio è rappresentata<br />

dal Ciad orientale, dove <strong>il</strong> costante calo delle<br />

precipitazioni atmosferiche dal 1950 ha ridotto<br />

la riserva minima di acqua da 16 a 5/6<br />

litri al giorno a persona in alcuni dei campi<br />

settentrionali.<br />

Ma nell’estate di quest’anno – per la prima<br />

volta in 40 anni - <strong>il</strong> Ciad è stato teatro di pesantissime<br />

alluvioni. Infine, in Pakistan, paese<br />

colpito dal mese di agosto dalle peggiori<br />

inondazioni e frane negli ultimi decenni, 1.700<br />

persone sono rimaste uccise e 1.900.000 case<br />

sono andate distrutte.<br />

Le cause ambientali innescano movimenti<br />

internazionali o più spesso è un fenomeno<br />

che dà luogo a spostamenti più locali?<br />

«È spesso diffic<strong>il</strong>e stab<strong>il</strong>ire una netta distinzione<br />

tra migrazioni interne ed esterne in base<br />

ai motivi che spingono allo spostamento.<br />

Tendenzialmente, però, è possib<strong>il</strong>e affermare<br />

che la maggior parte delle persone messe in<br />

fuga dai cambiamenti climatici rimane all’interno<br />

dei confini del proprio paese».<br />

Esiste un riconoscimento ufficiale da parte<br />

delle organizzazioni internazionali per i migranti<br />

climatici?<br />

«Al momento <strong>il</strong> loro status è assai poco chiaro.<br />

OCEANO PACIFICO<br />

Messico<br />

Stati Uniti sud orientali<br />

New Orleans<br />

GEOPOLITICA<br />

Haiti<br />

ATLANTIC OCEAN<br />

Caraibi<br />

EMMANUELLE BOURNAY<br />

OKTOBER 2007<br />

Fonti: Norman Myers, “Environmental refugees, An emergent security issue”, 13. Economic forum,<br />

Prague, OSCE, May 2005; M<strong>il</strong>lennium Ecosystem Assessment, 2005 ; Liser, 2007.<br />

Basato sulla mappa di Emmanuelle Bournay, Paris .<br />

È diffic<strong>il</strong>e determinare se la fuga oltre confine<br />

sia forzata o volontaria, ma <strong>il</strong> punto cruciale è<br />

stab<strong>il</strong>ire se queste persone siano bisognose o<br />

meno di protezione internazionale e, in caso<br />

affermativo, stab<strong>il</strong>ire su quali basi questo bisogno<br />

possa essere convertito in un diritto. Nel<br />

caso di persone in fuga da conflitti armati generati<br />

dalla scarsità di risorse dovuta ai cambiamenti<br />

climatici, ad esempio, si può senz’altro<br />

prevedere una forma di protezione internazionale.<br />

Alcuni stati e organizzazioni non governative<br />

hanno proposto emendamenti alla Convenzione<br />

di Ginevra del 1951 che prendano in<br />

considerazione chi fugge dal proprio paese<br />

a causa di catastrofi naturali o cambiamenti<br />

climatici di lungo periodo.<br />

Al momento l’UNHCR ritiene che, nell’attuale<br />

contesto politico, una revisione <strong>della</strong> Convenzione<br />

possa generare un abbassamento<br />

degli standard di protezione internazionale».<br />

L’UNHCR ha elaborato programmi specifici<br />

per rispondere alle esigenze dettate dalle<br />

migrazioni climatiche?<br />

«L’UNHCR assiste gli stati e le comunità locali<br />

nella difesa dei diritti di chi è costretto alla fuga.<br />

L’Agenzia dispone di team di emergenza<br />

e fornisce assistenza concreta per la registrazione,<br />

la documentazione, la riunificazione fam<strong>il</strong>iare<br />

e la fornitura di ripari di emergenza, di<br />

servizi igienici e di programmi nutrizionali. In situazioni<br />

di emergenza l’UNHCR ha la capacità<br />

di intervenire per far fronte al movimento<br />

forzato di 500.000 persone in 72 ore. Il suo sistema<br />

finanziario prevede la rapida mob<strong>il</strong>izzazione<br />

delle risorse.<br />

La f<strong>il</strong>osofia di intervento dell’UNHCR è molto<br />

semplice: permettere agli operatori di essere<br />

sul posto <strong>il</strong> prima possib<strong>il</strong>e per fornire aiuti e assistenza».<br />

<strong>BioEcoGeo</strong> Dicembre/Gennaio<br />

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