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Parte sistematica - Idelson-Gnocchi

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ZOOLOGIA<br />

360<br />

colorazione in risposta a fattori fisici e fisiologici, oppure in risposta a particolari segnali sociali.<br />

Il controllo del colore è mediato dai sistemi nervoso ed endocrino. Le colorazioni e le loro<br />

variazioni sono importanti non solo per mettere in atto strategie mimetiche, ma anche come<br />

specifici segnali sociali.<br />

MODALITÀ DI NUTRIZIONE<br />

Ad eccezione dei cheloni terrestri, alcuni cheloni marini e certi sauri prevalentemente vegetariani,<br />

i rettili attuali sono per la maggior parte carnivori. Un particolare tipo di dieta vegetariana<br />

si riscontra nell’iguana marina (Amblyrhynchus cristatus) che bruca le alghe marine. Le specie<br />

carnivore utilizzano animali vivi o morti, che sono deglutiti interi (Fig. 24.18) o smembrati in<br />

pezzi grossolani. Alcuni hanno un tipo di dieta specializzata, come il cobra reale (Ophiophagus<br />

hannah) che si nutre quasi esclusivamente di altri serpenti. L’apparato digerente è organizzato<br />

come quello degli altri tetrapodi e presenta caratteristiche simili in tutti gli ordini. Tuttavia,<br />

adattamenti specifici sono associati alle modalità di cattura ed ingestione della preda. La lingua<br />

ha uno sviluppo e una conformazione molto vari: è spessa e carnosa nei cheloni e nei loricati,<br />

ma non è protrudibile. Nei sauri appare di forma varia e in alcuni casi produce un secreto appiccicoso.<br />

Nei serpenti è molto mobile, nastriforme e biforcuta, mentre quella dei camaleonti<br />

può essere notevolmente allungata (Fig. 24.17). La bocca è provvista di varie ghiandole salivari,<br />

il cui secreto mucoso, e talora sieroso, serve a lubrificare la preda. I denti sono ben sviluppati,<br />

in generale di forma uguale fra loro (dentatura omodonte) e spesso ricurvi verso la<br />

parte posteriore della bocca, particolare questo che consente all’animale di trattenere meglio la<br />

preda nella cavità boccale. I denti dei serpenti non velenosi, che seguono lo schema descritto,<br />

privo di specializzazioni, sono detti aglifi. Questa condizione si ritrova in moltissime specie, ad<br />

esempio le bisce. In questo caso spesso la preda è addentata ancora viva, il che può anche determinare<br />

danni all’apparato boccale. Per questo motivo molti serpenti aglifi, come boa e pitoni,<br />

uccidono la preda per soffocamento prima d’ingoiarla. In altre specie si sono evoluti i denti<br />

del veleno, che nella condizione più primitiva (opistoglifa) occupano la regione posteriore<br />

della mascella superiore. In questo caso il veleno è inoculato quando la preda raggiunge la parte<br />

posteriore della bocca. In una condizione nota come proteroglifa, ben evidente nei cobra,<br />

i denti del veleno sono anteriori. La situazione più evoluta si ritrova nei serpenti solenoglifi<br />

(crotali e vipere), i cui denti del<br />

veleno sono retrattili e portati a<br />

riposo al di sotto del palato, per<br />

essere eretti solo all’occorrenza<br />

(Fig. 24.19). Alla base dei denti<br />

veleniferi sbocca il dotto del veleno<br />

delle ghiandole velenigene,<br />

che sono ghiandole salivari<br />

modificate. La composizione del<br />

veleno dei serpenti è variabile.<br />

Alcuni veleni, come quelli dei<br />

viperidi e dei crotalidi, agiscono<br />

sul sistema circolatorio e hanno<br />

un effetto emotossico, in quanto<br />

provocano gravi emorragie,<br />

coagulazione del sangue e collas-<br />

Figura 24.18<br />

Alimentazione nei serpenti. Le articolazioni lasse tra le ossa del cranio<br />

consentono d’ingoiare prede di grosse dimensioni.

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