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Steinberg diario italiano - La Repubblica

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36 LA DOMENICA DI REPUBBLICA DOMENICA 10 AGOSTO 2008<br />

CULTURA*<br />

Nascosti, rimossi e perseguitati<br />

per secoli da perbenisti, tradizionalisti<br />

e illuministi. Nonostante il riscatto<br />

del ’68, ancora senza diritti in gran parte del mondo<br />

Ma nell’immaginario, nelle arti e soprattutto nei libri,<br />

mai come ora, gli omosessuali vivono il loro successo<br />

L’insostenibile leggerezza<br />

di vivere coming out<br />

NATALIA ASPESI<br />

Nell’Italia perbene degli anni Cinquanta<br />

quella parola lì non veniva pronunciata,<br />

né si era certi che quelli là esistessero davvero.<br />

C’erano sussurri, pettegolezzi, illazioni,<br />

malignità, ironie, angosce, ma neppure<br />

i ballerini ossigenati della Wanda<br />

Osiris che sculettavano su e giù per le scalinate rosa di riviste<br />

come Il diavolo custode o Galanteria erano stati del<br />

tutto convincenti. Né destavano sospetti certi maturi<br />

scapoloni imprendibili anche dalle più vivaci vedove di<br />

guerra, che sempre estraevano dal portafoglio la foto<br />

sdrucita di una giovinetta, la fidanzata sul cui letto di<br />

morte per consunzione avevano giurato di esserle fedeli<br />

per sempre.<br />

Intanto nel paese dei nostri sogni, l’America, chi lo era<br />

cercava strenuamente di non esserlo e se era ricco si affidava<br />

a costosi e distruttivi analisti nella curiosa speranza<br />

di guarire dall’innominabile peste, tanto da non<br />

perdere più la testa per marinai in libera uscita e compagni<br />

di banco. L’ironica e drammatica biografia di Edmund<br />

White (My Lives, pubblicato in Italia da Playground)<br />

comincia così: «A metà degli anni Cinquanta,<br />

quando avevo all’incirca quattordici anni, dissi a mia<br />

madre che ero omosessuale: all’epoca si usava questa<br />

parola, “omosessuale”, in tutta la sua diabolica maestosità,<br />

avvolta in eterei vapori, un misto di malvagità e malattia».<br />

Eppure anni prima, nel ‘48, era già uscito negli Stati<br />

Uniti <strong>La</strong> statua di sale di Gore Vidal, un romanzo esplicitamente<br />

omosessuale, ignorato dai critici indignati o attaccato<br />

con recensioni furibonde, come ricorda lo scrittore<br />

nella sua autobiografia Palinsesto (Fazi Editore):<br />

«Uno degli aggettivi più usati era “sterile”, che era anche<br />

una parola in codice per significare finocchio». Ma il libro<br />

era diventato subito un best seller, «letto non solo dai<br />

repressi e velati abitanti di Sodoma, ma anche da moltissime<br />

altre persone, tra cui il dottor Kinsey», il cui rapporto<br />

sul comportamento sessuale dei maschi americani<br />

pochi mesi dopo avrebbe scandalizzato il mondo, dichiarando<br />

tra l’altro che tra loro almeno il trentasette per<br />

cento aveva avuto esperienze omosessuali.<br />

Per i milanesi la scoperta che gli «invertiti», come si<br />

chiamavano allora a bassa voce, non solo esistevano ma<br />

erano tanti, avvenne alla prima dei “Legnanesi”, mitica<br />

e irresistibile compagnia di travestiti dilettanti: il teatro<br />

ne era festosamente pieno, anche se i meno audaci erano<br />

accompagnati dalla loro ignara anche se perplessa fidanzata.<br />

Le autobiografie di Vidal e White sono uscite rispettivamente<br />

nel 1995 e nel 2005 (in Italia nel 2000 e nel 2007)<br />

e in quel decennio la letteratura e la saggistica omosessuale<br />

si sono talmente moltiplicate che chiunque abbia<br />

avuto l’ingenuità di sistemare nella sua libreria un angolino<br />

gay oggi si ritrova completamente sepolto da montagne<br />

di volumi che invadono tutta la casa, cacciando<br />

quel poco di languente cultura etero ereditata dai nonni.<br />

<strong>La</strong> moda e l’ardire del coming oute dell’outing, cioè del<br />

dichiararsi omosessuale o del rivelare l’omosessualità di<br />

altri, hanno spazzato via ogni indugio e dubbio, hanno<br />

disseppellito segreti inconfessati e rivoluzionato illustri<br />

e timorate biografie, talvolta documentando semplici<br />

voci, altre volte prendendo eccessive e non del tutto ortodosse<br />

libertà: da re Luigi XIII di Francia ad Alessandro<br />

Magno, da Carlomagno ad Achille, da Horace Walpole a<br />

<strong>La</strong>wrence d’Arabia, da Caravaggio a Bacon, da Charles<br />

<strong>La</strong>ughton ad Alan Bates, da Hedgar Hoover a Raymond<br />

Burr, da Sergej Eisenstein a John Cage, da Marcel Proust<br />

a Henry James, da W. H. Auden a E. M. Foster, da Petr Ilic<br />

Cajkovskij a Benjamin Britten (vedere l’enciclopedico<br />

opuscolo Gaiezze, editore Kowalski). Più inchieste invadenti<br />

in varie categorie: generali dell’esercito, uomini di<br />

chiesa, nazisti, pompieri, atleti, filosofi, castellani, partigiani,<br />

aborigeni e altro. Senza contare le signore, abbondanti<br />

in ogni campo e solitamente celebri non tanto per<br />

le loro capacità artistiche quanto per la marca del loro sigaro<br />

o per il numero sterminato di amanti femmine, tipo<br />

la pittrice Romaine Brooks, la poetessa Natalie<br />

Clifford Barney, l’architetta d’interni Elsie de Wolfe, la<br />

scrittrice Patricia Highsmith, l’antropologa Margaret<br />

CAINO<br />

Nella foto grande, Gaetano d’Agata, Caino (1923);<br />

sopra, Yussef Nabil, Cosa abbiamo fatto di male (1993);<br />

LE IMMAGINI<br />

Le foto che illustrano queste pagine<br />

sono tratte dal libro di Pierre Borhan<br />

Uomini per uomini (Rizzoli, 288 pagine,<br />

79 euro). È una storia per immagini,<br />

tra tabù, trasgressioni e arte,<br />

dell’erotismo maschile<br />

e della fotografia omosessuale in oltre<br />

350 scatti celebri o inediti di maestri<br />

come Wilhelm von Gloeden, Fred<br />

Holland Day, Robert Mapplethorpe<br />

Mead ecc. ecc.<br />

Tra tanto rutilare di celebrità di cui si è sospettata o<br />

confermata o scoperta la lesbogayezza, e in attesa che<br />

venga raschiato il fondo del barile sessuale (ultima autobiografia<br />

Ecce homo, venticinque anni di rivoluzione<br />

gentile, di Franco Grillini), si finisce col chiedersi, inquieti,<br />

se siano mai esistite personalità di inattaccabile<br />

totale eterosessualità e se quindi non sia il caso di invertire<br />

la pignola e ossessiva ricerca, studiando quegli uomini<br />

e quelle donne che di sicuro, senza ombra di dubbio,<br />

se monarchi mai attentarono alla virtù dei loro paggi<br />

e se ballerine classiche respinsero sempre le avance e<br />

le perle di poco virtuose duchesse russe.<br />

Viene anche voglia di sapere come mai, con questa storica<br />

e vasta popolazione di famosi homo, ancora oggi si<br />

stia lì ad accapigliarsi se, una volta usciti allo scoperto,<br />

possano ancora fare il vescovo o il colonnello o l’insegnante,<br />

o persino ottenere la patente di guida. Mentre le<br />

prime pagine dei nostri giornali regolarmente riportano<br />

le risse in parlamento su eventuali riconoscimenti di<br />

coppia tipo reversibilità della pensione, o di famigliole<br />

con due mamme: richieste di diritti che comunque da<br />

noi tra fulmini e saette vaticani finiscono sempre col cadere<br />

nel vuoto.<br />

Ultimo trionfo gay: la grande, magnifica mostra appena<br />

inaugurata al londinese British Museum, dedicata all’imperatore<br />

Adriano (già celebrato dalla Yourcenar, altra<br />

prodigiosa scrittrice lesbienne) famoso non solo per<br />

il vallo in difesa delle conquiste romane in Britannia, ma<br />

anche per la sua passione inestinguibile per Antinoo, il<br />

ragazzo venuto dalla Bitinia e celebrato dopo la sua morte<br />

come un dio.<br />

Sull’intasata bibliomania gay piomba adesso un bel<br />

volumone del tipo che si tiene in vista sul tavolino tra i divani,<br />

se non si hanno piccini timorati in casa: si intitola<br />

Vita e cultura gay (editore Cicero, 382 pagine, 48 euro) a<br />

cura di Robert Aldrich, professore di storia europea al-<br />

<strong>Repubblica</strong> Nazionale

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