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Animali domestici: nel Regno Unito i rettili battono i cani - Verdi

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2<br />

martedì 30 dicembre 2008<br />

Il record del 2008 va all’Australia<br />

Una ricerca svolta <strong>nel</strong> Pacifico ha permesso di conoscere l’esistenza di coralli, meduse, crostacei e pesci sconosciuti fino a poco tempo fa<br />

dalla prima<br />

È<br />

sempre boom per le<br />

nuove scoperte di specie<br />

animali. Nel 2007<br />

secondo i ricercatori della<br />

rivista Nature ne sono state<br />

trovate 700 nuove e anche il<br />

2008 si avvia a essere un anno<br />

prolifico in questo senso. Negli<br />

ultimi mesi, infatti, si sono<br />

verificate una serie di scoperte<br />

interessanti in diverse<br />

parti del mondo. In Tanzania<br />

Michele Menegon, ricercatore<br />

del museo di Scienze naturali<br />

di Trento, ha scoperto 17<br />

nuove specie di <strong>rettili</strong> e anfibi<br />

dopo oltre due mesi trascorsi<br />

<strong>nel</strong>le remote foreste sui<br />

monti Nguru, uno dei luoghi<br />

meno esplorati della Terra.<br />

Una spedizione composta<br />

da scienziati brasiliani, insieme<br />

ai colleghi della Ong<br />

americana Conservation international,<br />

hanno scoperto<br />

una rarissima lucertola senza<br />

zampe e almeno altre 14<br />

specie mai studiate finora<br />

durante una spedizione <strong>nel</strong><br />

Cerrado, la savana tropicale<br />

del Brasile grande quasi<br />

quanto metà Europa, considerata<br />

insieme all’Amazzonia<br />

uno dei patrimoni della biodiversità<br />

mondiale. Le specie<br />

scoperte sono molto diverse<br />

fra loro: otto tipi di pesci, tre<br />

<strong>rettili</strong>, un mammifero e un<br />

uccello nano.<br />

Nelle remote foreste del Congo,<br />

in una zona estremamente<br />

inaccessibile agli scienziati,<br />

la spedizione del World conservation<br />

society e del Wwf<br />

ha trovato sei nuove specie<br />

animali, oltre a un tesoro di<br />

biodiversità. Gli scienziati<br />

hanno perlustrato la foresta<br />

a ovest del lago Tanganika.<br />

In due mesi sono stati trovati<br />

una nuova specie di pipistrello,<br />

due di toporagno, un nuovo<br />

roditore e due di rane, ma<br />

non solo: oltre agli animali<br />

sconosciuti la regione si è rivelata<br />

una miniera di specie a<br />

rischio. L’elenco delle colonie<br />

rinvenute sembra tratto da<br />

un manuale sulla biodiversità:<br />

scimpanzè e altri tipi di<br />

scimmie, bufali, leopardi, ma<br />

anche uccelli, <strong>rettili</strong> e anfibi. I<br />

ricercatori hanno anche raccolto<br />

migliaia di campioni di<br />

piante, di cui il 10 per cento<br />

è risultato impossibile da<br />

identificare da parte dei botanici<br />

della spedizione ed è<br />

attualmente allo studio degli<br />

esperti. «Se in così poco tempo<br />

abbiamo trovato sei nuove<br />

specie - ha commentato Andrew<br />

Plumptre, che ha partecipato<br />

alla missione - si può<br />

solo immaginare cos’altro ci<br />

sia da scoprire».<br />

I ricercatori del Conservation<br />

international hanno scoperto<br />

52 nuove specie di pesci<br />

<strong>nel</strong> Pacifico, in una zona di<br />

L’evoluzione si misura<br />

anche con la resistenza<br />

all’odore<br />

Per gli esseri umani i profumi sono importanti. Per accettazione<br />

sociale, per essere più attraenti, come mezzo per<br />

comunicare stati d’animo. Anche <strong>nel</strong> mondo vegetale e<br />

animale i profumi sono un elemento la cui importanza è<br />

fuori discussione. Le piante li usano per attirare gli insetti<br />

impollinatori, gli animali per “marcare” il loro territorio<br />

o per attirare o “annusare” un compagno con cui accoppiarsi.<br />

Ma il ruolo dell’odore <strong>nel</strong>lo sfruttamento di una<br />

specie animale su un’altra, con tanto di fiore in mezzo a<br />

fare da “arbitro” e capace persino di influenzare il patrimonio<br />

genetico di una delle specie animali interessate, è<br />

sicuramente poco noto. I protagonisti di questo singolare<br />

intrigo “animal-floreale” sono rispettivamente una bella<br />

farfalla di colore blu, la Maculinea, le formiche rosse e<br />

una genziana dal nome comune assai curioso: la Gentiana<br />

pneumonanthe, che in Italia si trova <strong>nel</strong>le regioni del<br />

Nord e sulle Alpi. La Maculinea depone le sue uova sulle<br />

foglie di questa genziana, a sua volta frequentata da una<br />

specie di formiche rosse. Dalle uova si sviluppa un bruco,<br />

che inizia a emettere un odore che “inganna” le formiche<br />

inducendole a credere che si tratti di una loro larva. Le formiche<br />

quindi “adottano” il bruco e iniziano a nutrirlo, trascurando<br />

completamente le vere larve di formica, che ne<br />

fanno le spese. Ma la cosa più straordinaria, dimostrata da<br />

studi recenti condotti dall’università di Copenaghen, è che<br />

queste formiche possono sviluppare geneticamente una<br />

sorta di resistenza a questo inganno, secernendo sostanze<br />

chimiche che modificano l’odore del bruco di Maculinea,<br />

mentre altre popolazioni di formiche, che invece vivono<br />

in luoghi dove queste genziane sono assenti, non sono in<br />

grado di diventare resistenti all’inganno. Inoltre è stato dimostrato<br />

che, generalmente, la “resistenza” non viene trasmessa<br />

dalle formiche rosse parassitate a quelle che non<br />

lo sono state, anche se queste ultime occupano le stesse<br />

aree in cui vegeta la genziana. Ma non basta. La capacità<br />

di alterare l’odore del bruco può essere trasmessa solo <strong>nel</strong><br />

caso in cui una formica regina “non resistente” si accoppi<br />

con maschi di colonie “resistenti” e non viceversa. Sembra<br />

complicato, ma non lo è: in altri termini, si proverebbe<br />

che una specie può evolvere la resistenza a un determinato<br />

fattore per essa negativo attraverso la trasmissioni di geni,<br />

ma solo quando essi sono legati al sesso. Queste riflessioni<br />

appartengono al campo della biologia evoluzionistica e<br />

aprono la strada a ulteriori, interessanti ricerche anche in<br />

campo biochimico.<br />

mare ritenuta tra le più interessanti<br />

e incontaminate<br />

del mondo dal punto di vista<br />

faunistico: si trova attorno<br />

alla penisola di Bird’s Head,<br />

all’estremità occidentale della<br />

Nuova Guinea. In particolare,<br />

i biologi marini hanno trovato<br />

24 nuove specie di pesci,<br />

20 di corallo e 8 di gamberi.<br />

Un altro rapporto del Wwf,<br />

denominato “First contact in<br />

the greater Mekong”, ha riservato<br />

altre sorprese: un ragno<br />

predatore grande come un<br />

piatto (30 cm), un millepiedi<br />

rosa shocking che produce<br />

cianuro, una stupefacente<br />

vipera verde trovata su una<br />

trave di un ristorante di Khao<br />

Yai, un parco nazionale <strong>nel</strong><br />

Nord della Thailandia. Sono<br />

questi solo alcuni esempi del<br />

tesoro biologico scoperto<br />

Peter Trott del Wwf locale: «Si<br />

tratta di una conquista scientifica<br />

eccezionale. Ora dobbiamo<br />

studiare quali cambiamenti <strong>nel</strong>la<br />

gestione dell’ambiente marino<br />

saranno necessari per tutelare<br />

questi animali»<br />

Proteggere la natura<br />

Dai parchi degli Usa a quello del Gran Paradiso, la storia dei luoghi deputati alla tutela del pianeta<br />

Simone Di Meo<br />

s.dimeo@notizieverdi.it<br />

Uno degli obiettivi principali<br />

della protezione della natura<br />

è la conservazione della<br />

biodiversità, intesa come insieme<br />

delle forme di vita che popolano<br />

la Terra. Fin dall’antichità l’uomo<br />

ha tutelato parti di territorio, per<br />

finalità e scopi non direttamente<br />

riconducibili alla salvaguardia della<br />

biodiversità. È il caso dei boschi sacri<br />

della civiltà mediterranea o della<br />

cinta di Roma o ancora delle foreste<br />

appenniniche dell’Abetone e del<br />

Parco nazionale delle foreste casentinesi,<br />

conservatisi anche grazie alla<br />

presenza di eremi e monasteri che<br />

ne scoraggiavano lo sfruttamento<br />

pesante. L’istituzione di riserve di<br />

caccia a opera di famiglie nobili ha<br />

spesso permesso il mantenimento<br />

in condizioni di elevata naturalità<br />

di interi territori e la sopravvivenza<br />

di specie altrimenti estinte; basti<br />

ricordare la storia del primo parco<br />

nazionale italiano, il Gran Paradiso.<br />

Sono statunitensi i primi parchi<br />

naturali nazionali: <strong>nel</strong> 1872 viene<br />

istituito Yellowstone, <strong>nel</strong> Wyoming<br />

e, poco tempo dopo, <strong>nel</strong> 1880, Yosemite,<br />

in California; le note a commento<br />

dell’atto legislativo istitutivo<br />

dello Yellowstone sottolineano l’ampia<br />

approvazione in seno al Congresso<br />

e la massiccia mobilitazione<br />

dell’opinione pubblica sensibilizzata<br />

verso la necessità di preservare le<br />

bellezze naturali a beneficio dell’intera<br />

collettività nazionale, senza<br />

distinzione di rango. In Europa <strong>nel</strong><br />

corso del Diciannovesimo secolo vi<br />

sono state iniziative a favore di singole<br />

specie pesantemente sfruttate;<br />

le prime leggi di protezione della<br />

natura risalgono agli inizi del Novecento,<br />

ma è la Svizzera, <strong>nel</strong> 1914,<br />

la prima nazione europea a realizzare<br />

un parco nazionale con criteri<br />

e finalità di salvaguardia scientifica,<br />

l’Engadina. Negli anni successivi si<br />

dagli scienziati <strong>nel</strong>l’immensa<br />

foresta del Mekong (4425<br />

km) che attraversa l’Asia<br />

meridionale. In questa zona<br />

sono state censite, tra il 1997<br />

e il 2007, circa 1.068 nuove<br />

specie. Come già verificato<br />

per il crotalo, non sono state<br />

trovate tutte in zone inesplorate:<br />

un ratto che si pensava<br />

estinto 11 milioni di anni fa è<br />

stato rinvenuto dagli scienziati<br />

in un mercato locale a Thakhek,<br />

in Laos. Ma il record di<br />

scoperte di quest’anno spetta<br />

all’Australia. I risultati di una<br />

ricerca durata quattro anni<br />

hanno messo in evidenza<br />

centinaia di nuove specie animali<br />

<strong>nel</strong>la barriera corallina.<br />

Coralli, meduse, crostacei e<br />

pesci sono stati documentati<br />

in un inventario che farà parte<br />

del censimento mondiale della<br />

vita marina finanziato da<br />

susseguirono altre istituzioni in tutta<br />

l’Europa: in Italia, il Gran Paradiso<br />

<strong>nel</strong> 1922, il Parco d’Abruzzo <strong>nel</strong><br />

1923, il Circeo <strong>nel</strong> 1934 e lo Stelvio<br />

<strong>nel</strong> 1935 per citare solo quelli definiti<br />

storici. I criteri istitutivi dei<br />

parchi non sono uniformi: accanto<br />

a impostazioni quasi esclusivamente<br />

protezionistiche quali quella<br />

dell’Engadina, ci sono quelle di tipo<br />

paesaggistico-ricreative, negli Stati<br />

Uniti, o di tipo misto in Inghilterra,<br />

Germania od Olanda. I primi tentativi<br />

di uniformare i criteri di classificazione<br />

e giungere a una definizione<br />

universalmente accettabile di parco<br />

nazionale risalgono alle conferenze<br />

di Londra del 1933 e di Washington<br />

del 1940 ma, malgrado gli sforzi, il<br />

panorama rimane estremamente<br />

diversificato perché condizionato<br />

dalle politiche dei diversi Paesi,<br />

ispirate a principi autonomi. Nel<br />

1948 nasce l’Unione internazionale<br />

per la conservazione della natura<br />

(Iucn), organismo sovranazionale<br />

di riferimento, cui viene affidato un<br />

programma per la classificazione<br />

delle aree protette. L’impostazione<br />

che ne scaturisce, basata sulla contrapposizione<br />

uomo-natura permarrà<br />

a lungo, fino alla conferenza<br />

mondiale sull’Ambiente tenutasi a<br />

L’ultimo trentennio del secolo scorso ha posto<br />

in primo piano la questione ambientale: da qui<br />

numerosi accordi internazionali per la protezione<br />

di specie animali e la Convenzione di Rio sulla<br />

diversità biologica<br />

governi, Nazioni unite e organizzazioni<br />

ambientaliste e<br />

che sarà pubblicato <strong>nel</strong> 2010.<br />

Sono state scoperte in particolare<br />

100 nuove specie di<br />

squali e razze marine al largo<br />

della costa orientale, che vanno<br />

ad aggiungersi alla grande<br />

varietà di squali australiana,<br />

la più ricca al mondo dopo<br />

quella dell’Indonesia. Una di<br />

esse, il Parascyllum elongatum,<br />

è così rara che l’unico<br />

esemplare conosciuto è stato<br />

trovato <strong>nel</strong>lo stomaco di un<br />

altro squalo. «Si tratta di una<br />

conquista scientifica eccezionale<br />

- ha dichiarato Peter<br />

Trott, responsabile per la fauna<br />

marina del Wwf locale -.<br />

Ora dobbiamo studiare quali<br />

cambiamenti <strong>nel</strong>la gestione<br />

dell’ambiente marino saranno<br />

necessari per proteggere questi<br />

animali». A.D.<br />

Stoccolma <strong>nel</strong> 1972, quando si arriva<br />

finalmente ad associare i problemi<br />

della conservazione a quelli<br />

dello sviluppo. L’ultimo trentennio<br />

del secolo scorso ha posto in primo<br />

piano la questione ambientale, l’aumento<br />

demografico, l’esaurirsi delle<br />

risorse naturali, l’inquinamento e<br />

i limiti di uno sviluppo incontrollato.<br />

Risalgono a quel periodo numerose<br />

convenzioni internazionali<br />

per la protezione di specie animali;<br />

ma l’atto più significativo rimane<br />

la “Convenzione di Rio de Janeiro<br />

sulla diversità biologica”, sottoscritta<br />

da 153 Paesi. In quegli anni cominciano<br />

a emergere i primi dubbi<br />

sul concetto di protezione della natura<br />

basata esclusivamente sull’individuazione<br />

di isole di naturalità<br />

nettamente separate dal resto del<br />

territorio e precluse all’intervento<br />

umano. Comincia anche a farsi<br />

strada la consapevolezza che la creazione<br />

di un’area protetta necessiti<br />

di confini basati su criteri ecologici<br />

e di studi più complessi e approfonditi<br />

che non la semplice definizione<br />

dei punti d’interesse. Solide basi<br />

scientifiche e la consapevolezza che<br />

proteggere la natura significa anche<br />

tutelare l’ambiente di vita dell’essere<br />

umano divengono i nuovi principi<br />

ispiratori della protezione della natura<br />

e di un modello di sviluppo sostenibile<br />

che sappia farsi carico tanto<br />

delle componenti antropiche che<br />

di quelle naturali. È per questo che<br />

nascono aree a elevata biodiversità<br />

come il Costa Rica o il Madagascar<br />

e le riserve create sulle spiagge di<br />

Lampedusa dove depone le uova la<br />

tartaruga marina.

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