Documenti del monastero di S. Sepolcro in ... - Itinerari Medievali

S. Antonino, S. Stefano, S. Bernardo, S. Anna, S. Salvatore, Spirito Santo e S.
Lazzaro), venivano a costituire una rete di infrastrutture di accoglienza per i
pellegrini su questo percorso.
Studi recenti danno notizia del gran numero di ospedali che cominciarono ad
essere annessi alle chiese piacentine secondo le disposizioni del Concilio di
Aquisgrana dell’816, e ricordano, oltre a quelli già nominati di S. Antonino, di
S. Brigida (tenu-to dai monaci di S. Colombano di Bobbio), di S. Sepolcro, di
S. Lazzaro, della Misericordia presso la porta di Strada Levata, altri di S.
Larzano di Rivergaro, di S. Sisto, fondato dalla regina Angilberga, di S.
Ambiogio sotto la giurisdizione del monastero di S. Savino; tutti insieme daranno
vita nel 1471 all’Ospedale grande che costituirà il nucleo dell’attuale
Ospedale civile 3 .
Un tal Andrea di Maurone, che avrebbe poi anche donato alla chiesa terre
intorno all’oratorio di S. Clemente, viene ricordato come uno dei fondatori del
monastero e della chiesa 4 .
La chiesa e il monastero furono consacrati dal vescovo Dionigi, che
concesse anche molti privilegi, beni e diritti d’acqua sul Trebbia, mantenendo
tuttavia il controllo giurisdizionale sul monastero e sulla chiesa. L’abate era
nominato dai monaci, secondo la regola benedettina, ma doveva ricevere
l’approvazione del vescovo, doveva consegnare un cero di 3 lire all’altare della
Madonna della chiesa madre o nelle mani del vescovo e, ogni anno,
nell’anniversario della fondazione, era tenuto ad accogliere convenientemente i
canonici che si sarebbero recati in processione al monastero 5 .
Molte furono le donazioni fatte alla chiesa e al monastero: il vescovo
Dionigi aggiunse nel 1061 un terzo mulino ai due già precedentemente donati;
tra i benefattori privati Giselberto e la moglie Miranda donarono alcune terre
situate «alla Costa delle campagne piacentine» 6 , e una «divota vedova Gisla de’
Bruni» dispose un lascito a favore del monastero, secondo una pratica diffusa
anche tra persone di umili condizioni a beneficio di chiese parrocchiali e di
ospedali 7 . Infine, scrive il Campi: «Comparso dipoi l’anno Millecento
sessant’uno incominciò a rilucere tra’ Piacentini un plcciol raggio della pietà di
Alberto, nato d’uno chiamato Morono, e poi per questo cognominato ei de’
Moroni: il qual essendo assai ricco, e facoltoso, e volendo soccorrere alle
3 Cfr. T. ZUCCONI, Guglielmo da Saliceto e il progresso della medicina, in Storia di
Piacenza, vol. II, Dal vescovo conte alla signoria (996-1313), Piacenza Cassa di Risparmio di
Piacenza e Vigevano, Tip. Le. Co., 1990, p. 411 e, nello stesso volume, P. RACINE, La chiesa
piacentina nell’età del comune alle pagine 354-355.
4 CAMPI, Dell’historia ecclesiastica di Piacenza cit., I, 348.
5 Ibid, p. 342.
6 Ibid., p. 52.
7 P. RACINE, Il movimento ereticale, in Storia di Piacenza, vol. II, cit., p.383.
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