Volumetto Stemma Comunale - Comune di Borgosatollo
Volumetto Stemma Comunale - Comune di Borgosatollo
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<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong><br />
Provincia <strong>di</strong> Brescia<br />
RICERCA ARALDICA<br />
DELLO STEMMA COMUNALE<br />
Giacomo Danesi
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong><br />
Provincia <strong>di</strong> Brescia<br />
RICERCA ARALDICA<br />
DELLO STEMMA COMUNALE<br />
Giacomo Danesi
Giacomo Danesi ®<br />
giacomodanesi@libero.it<br />
Tutti i <strong>di</strong>ritti riservati<br />
È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo<br />
(internet compreso), senza il consenso scritto dell’autore<br />
Un particolare ringraziamento a Eugenio Sbalzer e Ivonne Bianchi<br />
per la loro preziosa collaborazione<br />
Progetto grafico <strong>di</strong> Alessandra Raineri<br />
Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> maggio 2006<br />
presso l’azienda grafica della Società E<strong>di</strong>trice Vannini - Gussago (BS)
MUNICIPIO DI BORGOSATOLLO<br />
(Provincia <strong>di</strong> Brescia)<br />
Un giorno dell’estate scorsa, presso il nostro municipio, sì presentò un signore,<br />
proveniente dall’Olanda, portando sotto braccio un voluminoso pacco. Chiese <strong>di</strong><br />
parlare con il Sindaco. Ero assente momentaneamente e al mio posto venne ricevuto<br />
dal Vice Sindaco, Angelo Pola. Il signore raccontò che una quin<strong>di</strong>cina d'anni<br />
prima, la squadra <strong>di</strong> tamburello <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong> partecipò in Olanda ad un torneo<br />
<strong>di</strong> tamburello, appunto. L’ incre<strong>di</strong>bile storia venne ascoltata con curiosità. Poi, con<br />
naturalezza, lo sconosciuto signore olandese, in Italia per trascorrere con la famiglia<br />
una vacanza sul lago <strong>di</strong> Garda, aprì il pacco e consegnò il contenitore con il<br />
gonfalone <strong>di</strong>menticato nei Paesi Bassi. Ringraziato a nome dell’Amministrazione<br />
comunale, il gentile signore venne congedato e il gonfalone riposto in un angolo<br />
senza essere aperto. Alcuni giorni dopo mi<br />
venne raccontata l’incre<strong>di</strong>bile storia, incuriosito<br />
aprii lo stendardo e, con grande sorpresa, mi<br />
accorsi che nello scudo non era effigiata la<br />
pecora rampante, ma un cinghiale!<br />
Inutile <strong>di</strong>re che questa storia mi incuriosì non<br />
poco. Logica e scontata la domanda. Perché<br />
mai sul gonfalone appare un cinghiale, quando<br />
l’apposito decreto del 28 agosto 1931, firmato<br />
dal Capo <strong>di</strong> Governo Benito Mussolini parla<br />
chiaramente <strong>di</strong> una pecora?<br />
La cosa era curiosa, e siccome per molta<br />
gente il vero stemma che rappresenta il<br />
<strong>Comune</strong> era il cinghiale e non la pecora mi<br />
sembrava fosse interessante indagare più a<br />
fondo sulle origini e sul significato.<br />
5<br />
Il gonfalone <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong> <strong>di</strong>menticato in Olanda.<br />
Nello scudo è effigiato un cinghiale rampante!
Sempre lo scorso anno i Sindaci <strong>di</strong> Castegnato e Ospitaletto Bresciano, Beppe<br />
Orizio e l’ing. Giorgio Prandelli, mi avevano fatto dono <strong>di</strong> due preziosi volumetti,<br />
<strong>di</strong>stribuiti successivamente a tutte le famiglie dei due comuni, nei quali erano stati<br />
illustrati gli stemmi dei due comuni.<br />
Così ho incaricato l’autore dei due lavori, il giornalista Giacomo Danesi, stu<strong>di</strong>oso<br />
<strong>di</strong> Aral<strong>di</strong>ca Ecclesiastica e Civile, socio dell’Istituto Aral<strong>di</strong>co Genealogico<br />
Italiano <strong>di</strong>retto dal professor Pier Felice degli Uberti, <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre uno stu<strong>di</strong>o<br />
(anche limitato) sulla storia del nostro stemma comunale.<br />
Grazie anche alla collaborazione dei nostri funzionari, Eugenio Sbalzer e Ivonne<br />
Bianchi, Giacomo Danesi in base ai documenti trovati nel nostro archivio comunale<br />
ha realizzato questa ricerca storica che ho il piacere <strong>di</strong> proporre ai citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />
<strong>Borgosatollo</strong>.<br />
I documenti trovati non fanno piena luce sulle motivazioni per la quale, nel lontano<br />
1931, i maggiorenti del nostro comune, decisero <strong>di</strong> effigiare nello scudo una pecora<br />
rampante. Le ipotesi sono molte. Di certo negli anni quella strana pecora rampante<br />
ha subito <strong>di</strong>verse variazioni grafiche. E non posso certo <strong>di</strong>menticare che nelle<br />
nostre scuole, negli anni andati, gli insegnanti non <strong>di</strong>sdegnavano <strong>di</strong> informarci che<br />
quella effigiata nello stemma comunale non era una pecora ma un cinghiale! Il caso<br />
poi del gonfalone “ritrovato” in terra olandese rende la storia ancor più curiosa.<br />
Forse è giunto il tempo <strong>di</strong> cambiare il nostro stemma comunale. Con un cinghiale?<br />
Può darsi. Di sicuro con qualche simbolo più consono al carattere della nostra<br />
gente e alle caratteristiche originarie delle nostre terre, <strong>di</strong> certo mal rappresentata<br />
da una pecora nel posizione (scomoda) <strong>di</strong> rampante!<br />
Dal Palazzo Municipale, 25 aprile 2006<br />
6<br />
Il Sindaco<br />
Alberto Bellotto
BORGOSATOLLO<br />
Dalla città <strong>di</strong> Brescia, <strong>Borgosatollo</strong> <strong>di</strong>sta solo 8 chilometri, posizionato a sud-est<br />
dalla stessa. Eppure un tempo per mandare qualcuno elegantemente a quel paese<br />
si <strong>di</strong>ceva: “Ma va a Pifiù a ferà gli òch col martilì de pàja!”, intendendo Piffione,<br />
una frazione <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong>, un luogo lontano e <strong>di</strong>sagiato. Il perché poi mettere a<br />
ferro le piante dei pie<strong>di</strong> delle oche (usando un martelletto fatto <strong>di</strong> paglia…) e tutt’altro<br />
<strong>di</strong>scorso.<br />
Formatosi nei tempi andati intorno a cascinali e altre case, che convergevano su<br />
un centro attraversato da quattro importanti strade, oggi <strong>Borgosatollo</strong> è un paese <strong>di</strong><br />
circa 8 mila abitanti che trae il suo sostentamento non certo solo dalla campagna<br />
ma da numerose attività commerciali, artigianali e industriali.<br />
Da cosa deriva il nome <strong>Borgosatollo</strong>? Ci sono <strong>di</strong>verse versioni, tutte con la loro<br />
valenza.<br />
Secondo alcuni stu<strong>di</strong>osi deriva dall’aggettivo “satollo”, ovvero saturo. Questo a<br />
significare l’impossibilità <strong>di</strong> espandersi oltre. La versione più accre<strong>di</strong>tata, invece,<br />
vorrebbe il nome derivato da “buscolo satulo”, così era identificata questa località<br />
nel XIII secolo. Buscolo satulo inteso come bosco frondoso. Infatti, questo luogo<br />
<strong>di</strong> proprietà prima del Demanio e successivamente della Canonica della<br />
7
Cattedrale <strong>di</strong> Brescia, era un latifondo<br />
boscoso che a partire dal 1200 si <strong>di</strong>radò<br />
sempre più fino a scomparire, lasciando<br />
al suo posto un piccolo borgo <strong>di</strong><br />
legnaioli, conta<strong>di</strong>ni e pescatori; un<br />
borgo aggregatosi intorno al quadrivio<br />
che ancor oggi è il centro paese.<br />
Nel corso dei secoli, secondo quest’ultima<br />
versione, il nome “Buscolo satulo”<br />
si trasformò in <strong>Borgosatollo</strong>. Certo<br />
sarebbe interessante scoprire i successivi<br />
passaggi che portarono a questa strana<br />
derivazione.<br />
Nel XIV secolo, con la caduta del potere<br />
feudale, il paese passò nelle mani <strong>di</strong><br />
esperti agricoltori che determinarono un<br />
risveglio economico e un incremento demografico, tanto da attirare in questa zona<br />
potenti famiglie del vicinato che vi costruirono signorili ville usate come residenze<br />
estive e punto <strong>di</strong> controllo degli ampi posse<strong>di</strong>menti.<br />
Posse<strong>di</strong>menti agricoli che, grazie ad importanti opere <strong>di</strong> bonifiche, costruzioni <strong>di</strong><br />
seriole, rogge e vasi <strong>di</strong> irrigazione, rendevano fertilissimo questo territorio. A proposito<br />
<strong>di</strong> rogge una <strong>di</strong> queste, la roggia Fena che attraversa il paese e collegata alla<br />
nobile famiglia Fè, <strong>di</strong>venne famosa per il detto: “Chi beve alla sua acqua non si<br />
allontana più dal paese, anche se straniero”. Avevano nomi curiosi queste importanti<br />
vie d’acqua. Eccone alcuni. La Sanpola, la Borsadola, la Piffiona, la<br />
Malpensata, la Emilia o Fontanone dei Mei, la Gheda…<br />
Negli ultimi decenni il paese è molto cambiato. Anche se una decina <strong>di</strong> anni fa,<br />
alla richiesta da parte dell’Istituto Geografico De Agostini <strong>di</strong> illustrare sotto l’aspetto<br />
paesaggistico, culturale e quant’altro il comune <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong>, mestamente<br />
il sindaco dell’epoca rispose testualmente: “…il paese non offre spunti panoramici<br />
o attrazioni meritevoli <strong>di</strong> attenzione… Non vi sono fiere o mercati… Non si ricordano<br />
nomi <strong>di</strong> persone illustri nate nel paese… Bibliografia locale: non esiste nulla.”<br />
Ecco spiegato perché mandare qualcuno a quel paese lo si spe<strong>di</strong>va <strong>di</strong>rettamente a<br />
Piffione, frazione <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong>!<br />
8
LO STEMMA COMUNALE<br />
Blasonatura<br />
“D’azzurro, alla pecora saliente, rivolta, al naturale.”<br />
Scudo: sannitico (francese o moderno), come <strong>di</strong>spone l’apposito Regio Decreto.<br />
Elementi esterni<br />
Corona: lo scudo è timbrato dalla corona. E’ quella regolamentare per i Comuni italiani,<br />
ovvero formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due<br />
cordonature a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da se<strong>di</strong>ci porte (nove<br />
visibili), ciascuna sormontata da una merlatura a coda <strong>di</strong> ron<strong>di</strong>ne; il tutto d’argento<br />
e murato <strong>di</strong> nero.<br />
Elementi decorativi<br />
Due rami: posti in decusse sotto lo scudo, uno <strong>di</strong> quercia e uno <strong>di</strong> alloro, entrambi<br />
onusti <strong>di</strong> frutti.<br />
Nastro: i due rami posti sotto lo scudo sono annodati da un nastro <strong>di</strong> colore azzurro<br />
invece che con i colori nazionali bianco, rosso e verde.<br />
9
LO STEMMA COMUNALE<br />
UNA PECORA O UN CINGHIALE?<br />
Per raccontare e documentare la storia dello stemma comunale <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong><br />
non basterebbe un ponderoso volume! Lo spazio limitato <strong>di</strong> questa piccola pubblicazione<br />
non renderà certo merito alla sua complicata storia, ma servirà sicuramente<br />
ad avere un’idea della genesi <strong>di</strong> uno stemma che ha in una pecora rampante, o<br />
meglio saliente essendo la stessa un ungulato, il suo centro d’interesse. Per convenzione<br />
io, comunque, continuerò a chiamarla rampante.<br />
Il primo cenno cartaceo che riguarda lo stemma del comune, risale al 25 gennaio<br />
del 1925. In una lettera alla <strong>di</strong>tta Giuseppe Conti e C. <strong>di</strong> Brescia, il Commissario<br />
Prefettizio <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong> si rammarica <strong>di</strong> non aver ancora ricevuto la cancelleria a<br />
suo tempo or<strong>di</strong>nata e allega il <strong>di</strong>segno “…che Ella riprodurrà sulle carte intestata<br />
a questo <strong>Comune</strong> come stemma del medesimo.”<br />
La lettera del Commissario Prefettizio. Lo stemma in bianco e nero.<br />
Le linee orizzontali vogliono significare il colore azzurro.<br />
11
Sorge spontanea la prima domanda. Chi ha deciso che lo stemma del comune <strong>di</strong><br />
<strong>Borgosatollo</strong> fosse rappresentato da una pecora rampante in campo azzurro e rivolta<br />
aral<strong>di</strong>camente verso sinistra? In aral<strong>di</strong>ca la pecora è sempre rappresentata <strong>di</strong> profilo<br />
e passante, pascente o come agnello pasquale. Questi è rappresentato nella<br />
posizione <strong>di</strong> passante, o seduto, che stringe nella zampa destra una croce dalla<br />
quale pende una banderuola bianca caricata da una croce rossa.<br />
Secondo un appunto del giornalista Giannetto Valzelli, la pecora rampante fu<br />
imposta dai maggiorenti fascisti del luogo per “punire” i numerosi antifascisti del<br />
paese. Interessante deduzione. Nulla a che vedere, comunque, con l’aral<strong>di</strong>ca che<br />
vuole la pecora come simbolo <strong>di</strong> dolcezza e mansuetu<strong>di</strong>ne. Ben <strong>di</strong>versa, comunque,<br />
dal significato che comunemente si vuol dare ad una persona bollandola come<br />
pecora!<br />
Il 25 gennaio del 1926 il commissario prefettizio trasmette al Regio Ufficio <strong>di</strong><br />
Aral<strong>di</strong>ca, con sede a Firenze, una copia conforme dello stemma <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong><br />
“…perché sia riprodotto e conservato, come UFFICIALE in Cod. Ufficio <strong>di</strong> Aral<strong>di</strong>ca.<br />
Gra<strong>di</strong>rò un cenno <strong>di</strong> ricevuta… ”. Cenno <strong>di</strong> ricevuta che il Regio Ufficio <strong>di</strong> Aral<strong>di</strong>ca<br />
fiorentino si guarda bene d’inviare. Con tutta probabilità perché si saranno accorti<br />
che lo stemma non aveva nessuna ufficialità, come imponeva la legge. Inutile una<br />
lettera <strong>di</strong> sollecito del commissario prefettizio inviata il 26 febbraio successivo.<br />
D'assoluto interesse la lettera che il commissario invia alla Camera <strong>di</strong> Commercio<br />
La lettera d'accompagnamento inviata al Regio Ufficio<br />
<strong>di</strong> Aral<strong>di</strong>ca a Firenze dal commissario prefettizio.<br />
12<br />
La lettera inviata alla Camera <strong>di</strong> Commercio ed Industria.
ed Industria <strong>di</strong> Brescia in data 12 marzo 1926 con oggetto lo stemma comunale.<br />
Il commissario prefettizio invia alla Camera <strong>di</strong> Commercio copia dello stemma<br />
comunale, specificando che in esso è raffigurata “Pecora rampante in campo verde”.<br />
Un vero peccato che non esista copia <strong>di</strong> questo invio. Il motivo? Semplice. La<br />
copia dello stemma inviata al Regio Ufficio <strong>di</strong> Aral<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> Firenze era sicuramente<br />
identica alla copia inviata alla Ditta Giuseppe Conti e C. per essere riprodotta sulla<br />
carta intestata. La pecora per l’occasione era “rampante” in campo azzurro, come<br />
le linee orizzontali stanno a testimoniare. In aral<strong>di</strong>ca i colori riprodotti negli scu<strong>di</strong><br />
si possono identificare dalla posizione del tratteggio. Nel breve Piccolo Dizionario<br />
Aral<strong>di</strong>co in fondo alla pubblicazione, è possibile avere informazioni in merito. Il<br />
colore verde, come gli stu<strong>di</strong>osi d'aral<strong>di</strong>ca ben sanno, è rappresentato aral<strong>di</strong>camente<br />
con linee <strong>di</strong>agonali da destra a sinistra.<br />
La conferma in<strong>di</strong>retta l’abbiamo dalla lettera qui riprodotta e che porta la data del<br />
24 giugno 1926.<br />
Nella missiva, in alto a sinistra, ecco apparire (forse una delle prime volte sulla<br />
carta intestata del comune) lo stemma comunale. Come si può notare la “pecora<br />
rampante” appare nello scudo su fondo azzurro. Lo si deduce dalle righe orizzontali.<br />
La curiosa pecora appare poi, sempre sulla carta intestata del comune in data 14<br />
<strong>di</strong>cembre del 1926, leggermente <strong>di</strong>versa sia nello scudo che nella forma dello<br />
scudo.<br />
La lettera inviata dal podestà all’Associazione<br />
degli Impiegati e Salariati Comunali<br />
13<br />
Nella lettera la curiosa forma dello scudo e della pecora a<br />
<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> soli pochi mesi della precedente.
La missiva del podestà, in data 26 settembre 1926,<br />
alla Consulta Aral<strong>di</strong>ca.<br />
La lettera <strong>di</strong> risposta della<br />
Presidenza del Consiglio dei Ministri.<br />
14<br />
Ma ora viene il bello. Qualcuno in<br />
alto loco deve aver notato che lo<br />
stemma del comune <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong><br />
era “fasullo”. Lo deduco da una lettera<br />
che il podestà invia non al<br />
Regio Ufficio Aral<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Firenze,<br />
ma ad<strong>di</strong>rittura alla Segreteria della<br />
Consulta Aral<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> Roma. Non<br />
ho rintracciato la lettera “romana”,<br />
ma nella stessa sicuramente fu chiesto<br />
al podestà notizie sull’uso <strong>di</strong><br />
uno stemma proprio, non essendo<br />
lo stesso stato registrato presso la<br />
Consulta Aral<strong>di</strong>ca.<br />
Incre<strong>di</strong>bile e ingenua la risposta<br />
del primo citta<strong>di</strong>no, come possiamo<br />
leggere nella lettera.<br />
Il podestà nega che il municipio <strong>di</strong><br />
<strong>Borgosatollo</strong> faccia uso <strong>di</strong> uno stemma<br />
proprio, affermando nel contempo<br />
che il municipio usa un semplice<br />
timbro con la scritta che lo denomina.<br />
Incre<strong>di</strong>bile ma vero! Il podestà per<br />
la risposta fa uso <strong>di</strong> una carta da lettera<br />
con tanto <strong>di</strong> stemma comunale,<br />
ovvero la “pecora rampante”, posto<br />
in alto a destra. A sinistra, come<br />
imponeva l’allora legge vigente,<br />
ecco apparire il fascio littorio.<br />
Con una lettera datata 11 ottobre<br />
1926 L’Ufficio Amministrativo della<br />
Consulta Aral<strong>di</strong>ca presso la<br />
Presidenza del Consiglio dei<br />
Ministri fa rispettosamente notare<br />
che: “Questa Presidenza rileva che,<br />
contrariamente a quanto la S.V.<br />
scrive con la nota controin<strong>di</strong>cata,<br />
codesto comune ad uso nella intestazione<br />
della carta <strong>di</strong> ufficio <strong>di</strong> un<br />
particolare stemma civico…”!
Come vuole un italico vizio, il “colpevole” è imme<strong>di</strong>atamente identificato nel<br />
Segretario <strong>Comunale</strong> in funzione nel comune <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong> due anni prima!<br />
Nella risposta il podestà, dopo aver incolpato il Segretario <strong>Comunale</strong> in funzione<br />
due anni prima, ammette che “…nessun titolo dunque, nessuna tra<strong>di</strong>zione ne<br />
ragione logica ci autorizzano a mantenere lo scudo con la “PECORA PINGUE”<br />
sulla carta intestata”. Curioso il termine usato dal podestà: “Pecora pingue”!<br />
Appena terminata la fornitura della carta intestata con tanto <strong>di</strong> stemma fasullo, il<br />
podestà promette che lo stemma non sarà più “ricordato”.<br />
Con una successiva lettera datata 20 ottobre 1926, l’ufficio apposito presso la<br />
Presidenza del Consiglio dei Ministri prende atto della lettera del podestà, non<br />
<strong>di</strong>menticando <strong>di</strong> ricordare allo stesso il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> far uso dello stemma dello Stato<br />
e invitandolo a domandare uno stemma nuovo nel caso non avesse un proprio simbolo<br />
storico.<br />
L’anno successivo ecco finalmente istituzionalizzata la richiesta dello stemma. La<br />
lettera, in<strong>di</strong>rizzata a S.E. Il Capo del Governo (Per la Consulta Aral<strong>di</strong>ca), con il<br />
quale domanda il riconoscimento dello stemma civico del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong>,<br />
con allegato il bozzetto colorato, porta la data del 28 agosto 1930.<br />
La lettera <strong>di</strong> risposta del podestà all’Ufficio Amministrativo<br />
della Consulta Aral<strong>di</strong>ca.<br />
15<br />
La copia della lettera inviata al Capo del Governo per<br />
ottenere il riconoscimento ufficiale dello stemma civico.
Estremamente interessante la documentazione pre<strong>di</strong>sposta dal Commissario<br />
Prefettizio per ottenere il regolamentare riconoscimento dello stemma <strong>di</strong><br />
<strong>Borgosatollo</strong>. Eccola.<br />
Il manoscritto autografo, firmato dal Commissario Prefettizio,<br />
con gli appunti inerenti alla richiesta del riconoscimento dello stemma civico.<br />
L’atto ufficiale che accompagnava la lettera<br />
e il bozzetto del nuovo stemma.<br />
16<br />
Di grande interesse poi l’atto ufficiale<br />
inviato a Roma.<br />
Dallo stesso si apprende che lo stemma<br />
civico proposto “…appare riprodotto<br />
in pietra sull’arco del portone<br />
d’ingresso del Palazzo Municipale, sul<br />
parracarro (sic!) segnante il confine<br />
del territorio comunale verso Ghe<strong>di</strong> e<br />
nel pilastro d’ingresso del Cimitero<br />
risulta costituito da una “pecora pingue<br />
e lanosa” collocata in senso longitu<strong>di</strong>nale<br />
sopra uno scudo ovale.”
Il Capo del Governo, Primo Ministro e Segretario <strong>di</strong> Stato Benito Mussolini, in data<br />
Roma addì 28 agosto 1931 – IX, <strong>di</strong>chiarava che: “Spettare al <strong>Comune</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>Borgosatollo</strong>, in Provincia <strong>di</strong> Brescia, il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> fare uso dello stemma comunale<br />
miniato nel foglio qui annesso che è: “D’azzurro, alla pecora rampante, rivolta, al<br />
naturale.”<br />
Il Regio Decreto firmato da Benito Mussolini, datato 28 agosto 1931. IX.<br />
La miniatura dello stemma risulta essere<br />
opera <strong>di</strong> Pietro Fedele.<br />
17<br />
Durante il periodo fascista fu istituito<br />
il capo del littorio, con il decreto del 12<br />
ottobre 1933, da inserire... “nella<br />
forma della figura aral<strong>di</strong>ca del Capo”<br />
negli stemmi delle Province, dei<br />
Comuni, delle Congregazioni <strong>di</strong> Carità<br />
e degli Enti parastatali autorizzati a fregiarsene.
Nella foto il Capo con il fascio littorio è cancellato con i<br />
caratteri <strong>di</strong> una macchina da scrivere.<br />
E’ il 16 maggio del 1945.<br />
Con la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943, e la successiva nascita del<br />
Partito Fascista Repubblicano, che il 25 novembre del 1943 assume la denominazione<br />
ufficiale <strong>di</strong> Repubblica Sociale Italiana, lo stemma si mo<strong>di</strong>fica. Dal Capo<br />
sparisce il fascio littorio e la Repubblica Sociale Italiana, meglio conosciuta come<br />
Repubblica <strong>di</strong> Salò, impone accanto allo stemma il Fascio Repubblicano. Ma non<br />
tutte le amministrazioni si adeguano alla nuova <strong>di</strong>rettiva.<br />
Lo stemma <strong>di</strong> <strong>Borgosatollo</strong> in seguito non subirà sostanziali mo<strong>di</strong>fiche. A scuola,<br />
a molte generazioni <strong>di</strong> borgosatollesi sarà loro insegnato che nello stemma del<br />
comune, a <strong>di</strong>spetto dell’evidenza, è raffigurato un cinghiale e non una pecora. Nel<br />
gonfalone <strong>di</strong>menticato in terra olandese, riportato a <strong>Borgosatollo</strong> nell’estate del<br />
2005 da un anonimo turista, è raffigurato un cinghiale rampante. La decisione del<br />
sindaco Bellotto <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre in tempi brevi tutta la necessaria documentazione,<br />
affinché il comune si doti <strong>di</strong> un nuovo stemma, appare quanto mai opportuna.<br />
18<br />
Una curiosità: nello scudo il Capo littorio è ancora<br />
rappresentato, mentre lo stesso è stato tolto dal timbro.<br />
La data è del 2 giugno 1945.
PICCOLO<br />
DIZIONARIO ARALDICO<br />
ALBERO<br />
L’albero generico significa concor<strong>di</strong>a nella patria, nell’esercito, nella famiglia.<br />
Questo perché i rami provengono da un unico tronco.<br />
ALLORO<br />
È la più nobile delle figure vegetali usate nel blasone, poiché con l’alloro si coronavano<br />
a Roma gli imperatori, i guerrieri trionfanti, i poeti ed i vincitori dei giochi<br />
Olimpici. È quasi sempre rappresentato onusto <strong>di</strong> frutti.<br />
ANIMALI<br />
Sono le figure più nobili del blasone. Il loro colore aral<strong>di</strong>co è il più possibile simile<br />
al loro colore naturale.<br />
ARALDICA<br />
È la scienza che regola e governa la composizione degli stemmi.<br />
ARALDO<br />
Figura incaricata <strong>di</strong> regolare le feste cavalleresche e <strong>di</strong> annunciare i tornei me<strong>di</strong>oevali.<br />
ARMA<br />
Lo scudo insieme alle pezze aral<strong>di</strong>che e agli smalti.<br />
AZZURRO<br />
Essendo il colore del cielo simbolizza tutte le idee più alte: fermezza incorruttibile<br />
e la gloria. Cicerone si vestiva spesso d’azzurro per far comprendere che i suoi<br />
pensieri erano alti. Eginardo lasciò scritto che Carlo Magno si vestiva alla francese,<br />
cioè con un saio azzurro. In Italia fu <strong>di</strong>stintivo dei Guelfi.<br />
BIANCO<br />
Lo si sostituisce generalmente con l’argento. Si trovano <strong>di</strong> questo colore pezze aral<strong>di</strong>che,<br />
fiori, animali, ecc. Era il colore <strong>di</strong> parte Guelfa.<br />
BLASONE<br />
È la scienza che insegna a comprendere il significato delle armi nelle <strong>di</strong>verse figure<br />
aral<strong>di</strong>che, la proprietà, le leggi dell’aral<strong>di</strong>ca e la descrizione perfetta d’ ogni arma.<br />
BLASONARE<br />
Descrivere le armi secondo i principi della scienza aral<strong>di</strong>ca, in<strong>di</strong>cando i colori e le<br />
posizioni delle pezze aral<strong>di</strong>che. Per blasonare un’arma s’incomincia a in<strong>di</strong>care il<br />
colore del campo dello scudo, poi si passa alle figure principali descrivendone lo<br />
smalto, la loro posizione, il loro numero e quin<strong>di</strong> i loro attributi.<br />
19
CAMPO<br />
Il fondo dello scudo sul quale si <strong>di</strong>segnano le figure e le pezze.<br />
CAPO<br />
È la pezza onorevole <strong>di</strong> primo or<strong>di</strong>ne. Occupa la terza parte superiore dello scudo<br />
e vuol simboleggiare l’elmo del cavaliere.<br />
CIMATO<br />
Messo sulla cima.<br />
CINGHIALE<br />
Rappresenta l’audacia unita alla ferocia. Classica figura rappresentata nei blasoni<br />
che vogliono rappresentare la caccia. Molti i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> raffigurarlo nel blasone. Il più<br />
classico è nella posizione rampante. Ma si trovano anche nella posizione <strong>di</strong> passante,<br />
<strong>di</strong>feso, accollato, lampassato, ecc.<br />
COLORI<br />
I colori principali sono quattro: il<br />
rosso, l’azzurro, il verde, il nero. A<br />
questi si aggiungono tre secondari: il<br />
violaceo, o porpora, la carnagione ed il<br />
colore naturale. Il bianco e il giallo<br />
sono sostituiti dall’argento e dall’oro<br />
(denominati metalli), escluso quando<br />
le figure sono rappresentate al naturale,<br />
vale a <strong>di</strong>re con le tinte proprie. La<br />
tinta propria delle figure tratte dal<br />
corpo umano si chiama carnagione.<br />
Originale il sistema proposto per primo<br />
dal francese Vulson de la<br />
Colombière, intorno al 1600, per<br />
in<strong>di</strong>viduare i <strong>di</strong>versi colori con speciali<br />
tratteggi. Fu però Padre Silvestro da<br />
Pietrasanta a renderlo operativo pubblicandolo<br />
a Roma nel 1637.<br />
CORONA<br />
Classico ornamento <strong>di</strong> forma circolare,<br />
<strong>di</strong> metallo, fiori o foglie, che si pone<br />
sul collo o sul capo. Si porta come<br />
decorazione, nelle feste o ai funerali, al<br />
20<br />
IL COLORE IL SUO TRATTEGGIO<br />
Sia reso merito al francese Vulson de la Colombière che intorno al 1600 propose <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />
i colori me<strong>di</strong>ante il tratteggio. Ottima intuizione! Ma fu un gesuita italiano che per primo ne<br />
fece uso nel suo fondamentale libro “Tesserae gentilitiae ex legibus fecialium descriptae”,<br />
pubblicata a Roma nel 1637. Il suo nome? Padre Silvestro da Pietrasanta. Geniale il suo sistema.<br />
Eccolo in breve.<br />
METALLI<br />
ORO ARGENTO<br />
COLORI<br />
ROSSO AZZURRO VERDE<br />
NERO PORPORA<br />
Un libero rifacimento del sistema, proposto da Vulson de la<br />
Colombière e attuato da Padre Silvestro da Pietrasanta,<br />
sull’in<strong>di</strong>viduazione del colore tramite il tratteggio
valor militare o al merito civile. In aral<strong>di</strong>ca le corone in<strong>di</strong>cano il grado <strong>di</strong> nobiltà.<br />
Si pongono sopra lo scudo o in cima all’elmo.<br />
CORONA DI COMUNE<br />
E’ formata da un cerchio aperto da quattro pusterle (tre visibili), con due cordonature<br />
a muro sui margini, sostenente una cinta, aperta da se<strong>di</strong>ci porte (nove visibili),<br />
ciascuna sormontata da una merlatura a coda <strong>di</strong> ron<strong>di</strong>ne; il tutto d’argento e<br />
murato <strong>di</strong> nero.<br />
DECUSSE<br />
Una pezza aral<strong>di</strong>ca formata dalla sovrapposizione della banda e della sbarra.<br />
DECUSSATA<br />
Dicesi la croce <strong>di</strong> Sant’Andrea e le pezze poste in quella posizione.<br />
DESTRA<br />
La destra <strong>di</strong> uno scudo è quella posta a sinistra <strong>di</strong> chi lo guarda.<br />
TAGLIATO<br />
PARTIZIONI SEMPLICI<br />
PARTITO TRONCATO<br />
TRINCIATO<br />
A B<br />
A<br />
LO SCUDO E LE SUE PARTIZIONI<br />
Ricordato che il fondo dello scudo si <strong>di</strong>ce campo, e che se il campo è <strong>di</strong> un solo<br />
smalto lo scudo lo si denomina pieno, lo scudo stesso lo si può <strong>di</strong>videre con una o<br />
più linee in più campi che prendono il nome <strong>di</strong> partizioni. Se è <strong>di</strong>viso da una linea<br />
chiaramente il campo sarà <strong>di</strong>viso in due parti. Se invece sono due, ecco che lo scudo<br />
potrà essere <strong>di</strong>viso in tre o quattro parti.<br />
Contrassegno le parti con le lettere dell’alfabeto. Questo per significare in quale<br />
or<strong>di</strong>ne lo scudo va successivamente blasonato, ricordando una regola importante: in<br />
aral<strong>di</strong>ca la destra dello scudo è a sinistra <strong>di</strong> chi guarda, e viceversa.<br />
B<br />
A<br />
B<br />
ADDESTRATO SINISTRATO<br />
B A<br />
A B<br />
Un esempio, tra i tanti, <strong>di</strong> come uno scudo<br />
può essere <strong>di</strong>viso da una linea.<br />
B<br />
A<br />
21<br />
FIGURE ARALDICHE<br />
Tutto ciò che si può mettere all’interno<br />
<strong>di</strong> uno scudo per formare uno<br />
stemma.<br />
METALLI<br />
Sono l’oro e l’argento.<br />
NERO<br />
È il simbolo della stabilità o costanza e<br />
del dolore. Non era <strong>di</strong> questo parere il<br />
Ginanni che lo giu<strong>di</strong>cava il più ignobile<br />
dei colori perché gli ricordava le<br />
tenebre. Il nero fu introdotto dai cavalieri<br />
che portavano il lutto.<br />
ONUSTO DI FRUTTI<br />
Pianta o ramo con frutti.<br />
PARTIZIONI<br />
Figura aral<strong>di</strong>ca che determina la <strong>di</strong>visioni<br />
dello scudo secondo le <strong>di</strong>rezioni<br />
aral<strong>di</strong>che.
PECORA<br />
È il simbolo per eccellenza della mansuetu<strong>di</strong>ne e della dolcezza. Si pone sempre <strong>di</strong><br />
profilo e passante, pascente o agnello pasquale. Quasi mai rampante.<br />
PELLICCE<br />
Sono l’ermellino e il vajo. Valgono tanto come colore che come metallo.<br />
PEZZE ARALDICHE<br />
Figura aral<strong>di</strong>ca costituita da figure naturali e artificiali che sono state alterate dall’aral<strong>di</strong>ca.<br />
QUERCIA<br />
È il simbolo della forza e potenza, nobiltà, animo forte e antico dominio. È quasi<br />
sempre rappresentato onusto <strong>di</strong> frutti.<br />
ROSSO<br />
A tratteggio si rappresenta con le linee perpen<strong>di</strong>colari. Questo colore appare in<br />
quasi il 70% degli stemmi italiani. Numerosi i suoi significati. Eccone alcuni: amore<br />
verso Dio e verso il prossimo, generosità, grandezza, nobiltà, dominio, audacia e<br />
valore.<br />
SCUDO<br />
È il fondo sul quale si <strong>di</strong>segnano le figure e le pezze aral<strong>di</strong>che.<br />
SINISTRA<br />
La sinistra <strong>di</strong> uno scudo è quella posta a destra <strong>di</strong> chi lo guarda.<br />
SMALTI<br />
I metalli, i colori e le pellicce. In Italia spesso anche il campo <strong>di</strong> cielo.<br />
TIMBRARE<br />
Porre elmi, corone, cappelli e tocchi sullo scudo.<br />
VERDE<br />
È il colore che simboleggia la vittoria, l’onore, la cortesia, la civiltà, l’allegrezza, l’abbondanza<br />
e l’amicizia.<br />
Fu il colore dei Ghibellini. Rappresenta anche la speranza. Il motivo? Semplice.<br />
Perché allude ai campi primaverili <strong>di</strong> colore verde, appunto. E ciò fa sperare in una<br />
copiosa messe.<br />
22
Lo <strong>Stemma</strong>rio dei Comuni Bresciani<br />
Già pubblicati:<br />
Provincia <strong>di</strong> Brescia - <strong>di</strong>cembre 2005<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Castegnato - maggio 2005<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Ospitaletto - luglio 2005<br />
Di prossima pubblicazione:<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Adro<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Bione<br />
<strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Cazzago San Martino<br />
Giacomo Danesi è nato nel lontano 1945, per caso, in uno sperduto paesino della<br />
Calabria da madre calabrese e da padre bresciano-bergamasco.<br />
Giornalista, ha collaborato con il quoti<strong>di</strong>ano Brescia Oggi e successivamente per 20<br />
anni come corrispondente per il quoti<strong>di</strong>ano Il Giorno. Ha <strong>di</strong>retto Ra<strong>di</strong>o Number<br />
One, il mensile Dentro Casa ed è stato <strong>di</strong>rettore e<strong>di</strong>toriale dell’E<strong>di</strong>nord <strong>di</strong> Bergamo.<br />
Ha pubblicato per la Redani E<strong>di</strong>trice “Il Nuovissimo Almanacco <strong>di</strong> Brescia e<br />
Provincia”; per le E<strong>di</strong>zioni “Joannes De Centris” <strong>di</strong> Bergamo il volume “Ci hanno<br />
detto” e per l’E<strong>di</strong>trice Vannini <strong>di</strong> Brescia “Occhielli – Titoli – Som(m)ari”, una ine<strong>di</strong>ta<br />
raccolta <strong>di</strong> errori giornalistici.<br />
Nel 2004, e<strong>di</strong>to dall’Associazione Industriale <strong>di</strong> Brescia, ha raccolto e commentato,<br />
in un volume, una cinquantina <strong>di</strong> detti e proverbi <strong>di</strong>alettali attinenti all’industria<br />
bresciana. Nel 2005, per l’Amministrazione Provinciale <strong>di</strong> Brescia, ha dato alle stampe<br />
il volume: “Cöntem sö töt dall’A alla Z - Pensieri parole opere e... omissioni della<br />
lingua bresciana”.<br />
Socio dell’Istituto Aral<strong>di</strong>co Genealogico Italiano, è ormai prossima la pubblicazione<br />
del volume: “L’Aral<strong>di</strong>ca ecclesiastica da Leone XIII a Benedetto XVI”. È in<br />
preparazione lo <strong>Stemma</strong>rio Storico dei Comuni Bresciani.<br />
È <strong>di</strong>rettore responsabile del magazine La Gazzetta del Viaggiatore.<br />
Senza figli, sposato, vive nel bresciano e in giro per il mondo.<br />
Photo© Marisa Pagnoni - Cervinia 26-8-78