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CAI SET_OTT 08 - Club Alpino Italiano

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Nella Relazione morale all’ultima<br />

assemblea di Mantova, lo stesso Salsa<br />

lesse un passaggio niente affatto<br />

scontato che merita qui riprendere:<br />

“(…) Ad essi(i giovani, ndr) dobbiamo<br />

guardare senza prevenzioni per poterli<br />

traghettare, grazie alla mediazione<br />

etico-culturale dei nostri codici morali,<br />

verso una fruizione corretta del territorio<br />

e dell’ambiente.(…) Il miglioramento<br />

della comunicazione verso l’esterno ha<br />

come finalità principale, quella di<br />

portare nel <strong>CAI</strong> nuovi Soci, soprattutto<br />

Giovani, - ribadisce Salsa. Se la sintesi<br />

è giocoforza quella del presidente e del<br />

professore, il messaggio insito è chiaro<br />

e ficcante: con tutta evidenza i giovani,<br />

con la comunicazione, l’ambiente e la<br />

cultura, sono uno dei perni su cui si<br />

basa la politica <strong>CAI</strong> in questa<br />

legislatura. “Nessuno educa nessuno,<br />

nessuno si educa da solo, gli uomini si<br />

educano da soli con la mediazione del<br />

mondo”, parole sante del pedagogista<br />

Poalo Freire. I giovani, lo sappiamo,<br />

come altre categorie sociali non sono<br />

tutti uguali, c’è (fortunatamente) tanta<br />

biodiversità, culture differenti, interessi<br />

variegati e priorità molto diverse. Ciò<br />

nonostante, dalla nascita dell’Alpinismo<br />

fino ad oggi, il rapporto tra “i giovani” e<br />

i più esperti, “veci e bòcia” come<br />

avremmo detto un tempo, ha un<br />

tracciato riconoscibile, per ampi tratti<br />

comune, fatto di incontro scontro e<br />

sana competizione tra generazioni,<br />

scuole di pensiero in progress, filosofie<br />

che si superano e sovrappongono<br />

com’è giusto che sia, in un continuo<br />

passaggio di testimone tra vecchi e<br />

nuovi adepti della montagna. Passano<br />

gli anni, cambiano le epoche, mutano le<br />

mode spesso effimere, ma i<br />

“fondamentali” rimangono là, la<br />

montagna(sempre) insegna, qui si<br />

impara facendo, occorrono pazienza<br />

per formarsi, coraggio per salire in alto,<br />

determinazione per sconfiggere la<br />

fatica. Mi risuonano qui le sagge parole<br />

di un amico prima ancora che grande<br />

alpinista e Socio del <strong>CAI</strong>, Fausto De<br />

Stefani, che in attesa di salire i 14<br />

Ottomila della Terra, come Istruttore di<br />

alpinismo della sua Sezione<br />

accompagnava ed educava i suoi allievi<br />

in Adamello, preferendo al comodo<br />

rifugio un igloo nel ghiaccio scavato con<br />

pala e picca: “La cultura del no limits a<br />

tutti costi si contrasta anche così: con<br />

prudenza, esercizio, competenza...E<br />

soprattutto bisogna andare per gradi”.<br />

Come hanno ribadito congiuntamente lo<br />

scorso Novembre a Bergamo i<br />

presidenti Maurizio Della<br />

Libera/CNSASA e Giacomo<br />

Stefani/CAAI, tecniche e tecnicismi non<br />

sono mai, almeno al <strong>CAI</strong>, fini a loro<br />

stessi, ma servono come strumenti per<br />

fare di più e in sicurezza. La cultura<br />

della sicurezza e l’attenzione particolare<br />

al “giovane”, sono del resto i leitmotiv<br />

che sempre hanno orientato le scelte di<br />

chi ha progettato corsi e uscite<br />

dell’Alpinismo Giovanile del <strong>CAI</strong>, fin dal<br />

varo del “Progetto Educativo” del club<br />

nell’ormai lontano 1988. La coscienza<br />

delle proprie capacità ed il senso di<br />

responsabilità insito in chi opera<br />

accompagnando dei minori, portano gli<br />

accompagnatori <strong>CAI</strong> a scelte oculate e<br />

sono fattori determinanti per evitare<br />

ogni tipo di incidente. “Per supportare<br />

questo tipo di attività - spiegano il<br />

presidente della Commissione centrale<br />

Alpinismo Giovanile, Aldo Scorsoglio e il<br />

direttore della Scuola centrale AG, Gian<br />

Carlo Berchi, ovvero coloro che più di<br />

altri portano l’onore e l’onere di<br />

indirizzare le attività del <strong>CAI</strong> rivolte ai<br />

giovani - è stato necessario innalzare il<br />

livello della preparazione degli<br />

accompagnatori. La formazione si è per<br />

questo evoluta ed è stata posta grande<br />

attenzione verso tutti gli aspetti tecnici,<br />

culturali e didattici, senza dimenticare<br />

una fondamentale cura nella<br />

preparazione psicopedagogica(…)”.<br />

Grazie a questo imponente impegno di<br />

base che ha trovato un ulteriore motivo<br />

di qualificazione all’interno di UNI<strong>CAI</strong>, le<br />

figure tecniche del <strong>CAI</strong> per i giovani<br />

hanno potuto operare negli anni con<br />

grande profitto ed efficacia. I 605<br />

Accompagnatori di Alpinismo Giovanile,<br />

i 110 Accompagnatori Nazionali, i 1175<br />

aiuto Accompagnatori, hanno realizzato,<br />

solo nello scorso 2007, 98 corsi di<br />

Alpinismo Giovanile, con 657 giornate in<br />

ambiente e il coinvolgimento di oltre 29<br />

mila studenti e duemila insegnanti. Tale<br />

interscambio cooperativo con il mondo<br />

della scuola, dalla Primaria<br />

all’Università, prefigura nuove<br />

generazioni di cittadini sempre più<br />

capaci e competenti in montagna.<br />

« Il modo vero di essere felici è rendere<br />

felici gli altri. Prova a lasciare questo<br />

mondo un po’ meglio di come l’hai<br />

trovato e, quando arriva il tuo momento<br />

per morire, tu puoi morire felice nel<br />

sentire che in ogni caso non hai perso il<br />

tuo tempo ma hai fatto del tuo meglio».<br />

(dal Testamento di Robert Baden-<br />

Powell, fondatore del movimento<br />

internazionale Scout)<br />

Pier Giorgio Oliveti

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