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IL PRIMO PASSO<br />
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Nella Relazione morale all’ultima<br />
assemblea di Mantova, lo stesso Salsa<br />
lesse un passaggio niente affatto<br />
scontato che merita qui riprendere:<br />
“(…) Ad essi(i giovani, ndr) dobbiamo<br />
guardare senza prevenzioni per poterli<br />
traghettare, grazie alla mediazione<br />
etico-culturale dei nostri codici morali,<br />
verso una fruizione corretta del territorio<br />
e dell’ambiente.(…) Il miglioramento<br />
della comunicazione verso l’esterno ha<br />
come finalità principale, quella di<br />
portare nel <strong>CAI</strong> nuovi Soci, soprattutto<br />
Giovani, - ribadisce Salsa. Se la sintesi<br />
è giocoforza quella del presidente e del<br />
professore, il messaggio insito è chiaro<br />
e ficcante: con tutta evidenza i giovani,<br />
con la comunicazione, l’ambiente e la<br />
cultura, sono uno dei perni su cui si<br />
basa la politica <strong>CAI</strong> in questa<br />
legislatura. “Nessuno educa nessuno,<br />
nessuno si educa da solo, gli uomini si<br />
educano da soli con la mediazione del<br />
mondo”, parole sante del pedagogista<br />
Poalo Freire. I giovani, lo sappiamo,<br />
come altre categorie sociali non sono<br />
tutti uguali, c’è (fortunatamente) tanta<br />
biodiversità, culture differenti, interessi<br />
variegati e priorità molto diverse. Ciò<br />
nonostante, dalla nascita dell’Alpinismo<br />
fino ad oggi, il rapporto tra “i giovani” e<br />
i più esperti, “veci e bòcia” come<br />
avremmo detto un tempo, ha un<br />
tracciato riconoscibile, per ampi tratti<br />
comune, fatto di incontro scontro e<br />
sana competizione tra generazioni,<br />
scuole di pensiero in progress, filosofie<br />
che si superano e sovrappongono<br />
com’è giusto che sia, in un continuo<br />
passaggio di testimone tra vecchi e<br />
nuovi adepti della montagna. Passano<br />
gli anni, cambiano le epoche, mutano le<br />
mode spesso effimere, ma i<br />
“fondamentali” rimangono là, la<br />
montagna(sempre) insegna, qui si<br />
impara facendo, occorrono pazienza<br />
per formarsi, coraggio per salire in alto,<br />
determinazione per sconfiggere la<br />
fatica. Mi risuonano qui le sagge parole<br />
di un amico prima ancora che grande<br />
alpinista e Socio del <strong>CAI</strong>, Fausto De<br />
Stefani, che in attesa di salire i 14<br />
Ottomila della Terra, come Istruttore di<br />
alpinismo della sua Sezione<br />
accompagnava ed educava i suoi allievi<br />
in Adamello, preferendo al comodo<br />
rifugio un igloo nel ghiaccio scavato con<br />
pala e picca: “La cultura del no limits a<br />
tutti costi si contrasta anche così: con<br />
prudenza, esercizio, competenza...E<br />
soprattutto bisogna andare per gradi”.<br />
Come hanno ribadito congiuntamente lo<br />
scorso Novembre a Bergamo i<br />
presidenti Maurizio Della<br />
Libera/CNSASA e Giacomo<br />
Stefani/CAAI, tecniche e tecnicismi non<br />
sono mai, almeno al <strong>CAI</strong>, fini a loro<br />
stessi, ma servono come strumenti per<br />
fare di più e in sicurezza. La cultura<br />
della sicurezza e l’attenzione particolare<br />
al “giovane”, sono del resto i leitmotiv<br />
che sempre hanno orientato le scelte di<br />
chi ha progettato corsi e uscite<br />
dell’Alpinismo Giovanile del <strong>CAI</strong>, fin dal<br />
varo del “Progetto Educativo” del club<br />
nell’ormai lontano 1988. La coscienza<br />
delle proprie capacità ed il senso di<br />
responsabilità insito in chi opera<br />
accompagnando dei minori, portano gli<br />
accompagnatori <strong>CAI</strong> a scelte oculate e<br />
sono fattori determinanti per evitare<br />
ogni tipo di incidente. “Per supportare<br />
questo tipo di attività - spiegano il<br />
presidente della Commissione centrale<br />
Alpinismo Giovanile, Aldo Scorsoglio e il<br />
direttore della Scuola centrale AG, Gian<br />
Carlo Berchi, ovvero coloro che più di<br />
altri portano l’onore e l’onere di<br />
indirizzare le attività del <strong>CAI</strong> rivolte ai<br />
giovani - è stato necessario innalzare il<br />
livello della preparazione degli<br />
accompagnatori. La formazione si è per<br />
questo evoluta ed è stata posta grande<br />
attenzione verso tutti gli aspetti tecnici,<br />
culturali e didattici, senza dimenticare<br />
una fondamentale cura nella<br />
preparazione psicopedagogica(…)”.<br />
Grazie a questo imponente impegno di<br />
base che ha trovato un ulteriore motivo<br />
di qualificazione all’interno di UNI<strong>CAI</strong>, le<br />
figure tecniche del <strong>CAI</strong> per i giovani<br />
hanno potuto operare negli anni con<br />
grande profitto ed efficacia. I 605<br />
Accompagnatori di Alpinismo Giovanile,<br />
i 110 Accompagnatori Nazionali, i 1175<br />
aiuto Accompagnatori, hanno realizzato,<br />
solo nello scorso 2007, 98 corsi di<br />
Alpinismo Giovanile, con 657 giornate in<br />
ambiente e il coinvolgimento di oltre 29<br />
mila studenti e duemila insegnanti. Tale<br />
interscambio cooperativo con il mondo<br />
della scuola, dalla Primaria<br />
all’Università, prefigura nuove<br />
generazioni di cittadini sempre più<br />
capaci e competenti in montagna.<br />
« Il modo vero di essere felici è rendere<br />
felici gli altri. Prova a lasciare questo<br />
mondo un po’ meglio di come l’hai<br />
trovato e, quando arriva il tuo momento<br />
per morire, tu puoi morire felice nel<br />
sentire che in ogni caso non hai perso il<br />
tuo tempo ma hai fatto del tuo meglio».<br />
(dal Testamento di Robert Baden-<br />
Powell, fondatore del movimento<br />
internazionale Scout)<br />
Pier Giorgio Oliveti