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CAI SET_OTT 08 - Club Alpino Italiano

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Qui sopra: In cresta, sopra il “Bastón del Ploner”.<br />

A destra: In discesa verso il Passo del Cristallo,<br />

all’altezza di un caratteristico “fungo di roccia”.<br />

rampa di ripide rocce.<br />

La via comune oggi più seguita si<br />

mantiene invece su questa Cengia<br />

Superiore per spostarsi con una lunga<br />

traversata inizialmente in quota, su<br />

facile terreno, in direzione dell’evidente<br />

“fungo di roccia” sopramenzionato.<br />

Questo caratteristico pinnacolo (punto di<br />

riferimento molto importante) lo si<br />

aggira dal basso, con un traverso a<br />

saliscendi: scavalcata infatti una<br />

forcellina, ci si cala per alcuni metri su<br />

facili gradoni, per poi continuare in<br />

salita su cengia ghiaiosa. Quando<br />

questa s’interrompe, si prosegue a<br />

destra e si riprende quota su roccette<br />

ben appigliate, sino a portarsi di nuovo<br />

su una comoda e larga cengia, avendo<br />

questa volta il “fungo di roccia” ancora<br />

alla stessa altezza ma alle proprie<br />

spalle.<br />

Seguendo questa cengia, si obliqua in<br />

salita verso sinistra e si arriva a un bel<br />

pulpito panoramico, a breve distanza<br />

dall’aereo spigolo meridionale del<br />

monte (sul quale fanno bella mostra un<br />

bollo di vernice rossa e un ometto di<br />

sassi). Tra questo pulpito e lo spigolo si<br />

frappone una repulsiva rientranza della<br />

parete, caratterizzata da un colatoio<br />

centrale, delimitato lateralmente da tetti<br />

di roccia giallastra.<br />

In bella esposizione, su roccia<br />

apparentemente difficile ma ricca di<br />

appigli (II), si contorna questa<br />

rientranza, si traversa sotto un<br />

caratteristico soffitto strapiombante e si<br />

punta direttamente al vicino spigolo.<br />

Raggiuntolo (ometto e muretto di sassi;<br />

entusiasmante vista su Cortina<br />

d’Ampezzo/Anpezo), si sale con bella<br />

arrampicata direttamente lungo lo<br />

stesso, per poi proseguire in un facile<br />

canalino: alla sua sommità (terra rossa),<br />

si scavalca una forcellina, si scende a<br />

sinistra (sul versante W) di circa 2<br />

metri, per poi continuare su facili<br />

gradoni e lungo una traccia di sentiero<br />

che porta di nuovo sulla cresta S del<br />

monte, all’altezza di una larga cengia e<br />

sotto un caratteristico salto di roccia<br />

giallastra.<br />

Come punto di riferimento successivo si<br />

scorge, in alto e a sinistra, un bel<br />

pilastro di rocce rossastre, sulla cui<br />

cresta di destra passa la via di salita.<br />

Da questa larga cengia si prosegue a<br />

destra per circa 10 metri (muretto di<br />

sassi, freccia rossa) e si sale a sinistra<br />

lungo un canalino roccioso. Si rimonta<br />

questo canalino, poi su direttamente<br />

lungo lo spigolo per qualche metro,<br />

quindi a sinistra dello stesso (bolli) e<br />

infine di nuovo a destra, sino a<br />

raggiungere il cosiddetto “Bastón del<br />

Ploner”, un aereo terrazzino formato da<br />

un lastrone piatto, dove arriva da destra<br />

la via originaria di Grohmann e<br />

compagni, e sul quale si narra che<br />

Georg Ploner (albergatore di Carbonín)<br />

avesse dimenticato il suo “alpenstock”<br />

durante un tentativo di salita.<br />

Da questo lastrone si prosegue lungo il<br />

soprastante spigolo (o subito alla sua<br />

destra), sino a portarsi ai piedi di un alto<br />

salto roccioso. Si hanno ora due<br />

possibilità:<br />

a) si sormonta direttamente questo alto<br />

gradone, arrampicando su roccia a tratti<br />

esposta e friabile, sino a giungere<br />

all’altezza della “Lasta”;<br />

b) si scende leggermente a destra su<br />

larga e facile cengia, sino a portarsi<br />

sotto un ampio canale di facili gradoni<br />

(vecchi tronchi di legno risalenti alla<br />

Prima Guerra Mondiale), che si<br />

risalgono in direzione della soprastante<br />

cresta, sino a portarsi all’altezza della<br />

“Lasta”.<br />

Questa cosiddetta “Lasta” altro non è<br />

che una paretina alta circa 3 m,<br />

considerata come “passaggio chiave”<br />

della salita e caratterizzata da piccoli<br />

ma solidi appigli, in alcuni punti lisciati<br />

dall’uso nel corso degli anni.<br />

La si affronta da sinistra verso destra (II<br />

e III), trovando all’uscita un buon chiodo<br />

di assicurazione e più a destra una bella<br />

clessidra (utili entrambi per<br />

un’eventuale discesa in corda doppia).<br />

Oltrepassato questo passaggio, si<br />

prosegue verso l’alto su facili gradoni di<br />

roccia a tratti friabile, mantenendosi sul<br />

filo o subito a ridosso della cresta<br />

sommitale (I e II), là dove questa forma<br />

il dorso di quel bel pilastro di dolomia<br />

rossastra di cui si è accennato sopra: in<br />

breve, con percorso facile e intuitivo, si<br />

traversa su cresta sassosa e si<br />

raggiunge la soprastante cima.<br />

DISCESA: a ritroso lungo la via normale<br />

di salita, in arrampicata libera o<br />

usufruendo di alcune calate in corda<br />

doppia (ore 1.30-2 sino al Passo del<br />

Cristallo).<br />

Fabio Cammelli<br />

(Sezione di Vipiteno<br />

- <strong>CAI</strong> Alto Adige e GISM)<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

- Berti Antonio, “Dolomiti Orientali”,<br />

Volume I - Parte 1ª, Collana Guida dei<br />

Monti d’Italia, <strong>CAI</strong>-TCI, Milano, 1971;<br />

- Fornari Antonella, “Cuore di Cristallo.<br />

Sulle vie e i sentieri della memoria nel<br />

Gruppo del Cristallo”, Edizione Grafica<br />

Sanvitese, San Vito di Cadore, 2001;<br />

- Jankovics Marcell, “Lettere dall’altro<br />

mondo”, Le Alpi Venete, Primavera-<br />

Estate, 2002.<br />

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