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Qui sopra: In cresta, sopra il “Bastón del Ploner”.<br />
A destra: In discesa verso il Passo del Cristallo,<br />
all’altezza di un caratteristico “fungo di roccia”.<br />
rampa di ripide rocce.<br />
La via comune oggi più seguita si<br />
mantiene invece su questa Cengia<br />
Superiore per spostarsi con una lunga<br />
traversata inizialmente in quota, su<br />
facile terreno, in direzione dell’evidente<br />
“fungo di roccia” sopramenzionato.<br />
Questo caratteristico pinnacolo (punto di<br />
riferimento molto importante) lo si<br />
aggira dal basso, con un traverso a<br />
saliscendi: scavalcata infatti una<br />
forcellina, ci si cala per alcuni metri su<br />
facili gradoni, per poi continuare in<br />
salita su cengia ghiaiosa. Quando<br />
questa s’interrompe, si prosegue a<br />
destra e si riprende quota su roccette<br />
ben appigliate, sino a portarsi di nuovo<br />
su una comoda e larga cengia, avendo<br />
questa volta il “fungo di roccia” ancora<br />
alla stessa altezza ma alle proprie<br />
spalle.<br />
Seguendo questa cengia, si obliqua in<br />
salita verso sinistra e si arriva a un bel<br />
pulpito panoramico, a breve distanza<br />
dall’aereo spigolo meridionale del<br />
monte (sul quale fanno bella mostra un<br />
bollo di vernice rossa e un ometto di<br />
sassi). Tra questo pulpito e lo spigolo si<br />
frappone una repulsiva rientranza della<br />
parete, caratterizzata da un colatoio<br />
centrale, delimitato lateralmente da tetti<br />
di roccia giallastra.<br />
In bella esposizione, su roccia<br />
apparentemente difficile ma ricca di<br />
appigli (II), si contorna questa<br />
rientranza, si traversa sotto un<br />
caratteristico soffitto strapiombante e si<br />
punta direttamente al vicino spigolo.<br />
Raggiuntolo (ometto e muretto di sassi;<br />
entusiasmante vista su Cortina<br />
d’Ampezzo/Anpezo), si sale con bella<br />
arrampicata direttamente lungo lo<br />
stesso, per poi proseguire in un facile<br />
canalino: alla sua sommità (terra rossa),<br />
si scavalca una forcellina, si scende a<br />
sinistra (sul versante W) di circa 2<br />
metri, per poi continuare su facili<br />
gradoni e lungo una traccia di sentiero<br />
che porta di nuovo sulla cresta S del<br />
monte, all’altezza di una larga cengia e<br />
sotto un caratteristico salto di roccia<br />
giallastra.<br />
Come punto di riferimento successivo si<br />
scorge, in alto e a sinistra, un bel<br />
pilastro di rocce rossastre, sulla cui<br />
cresta di destra passa la via di salita.<br />
Da questa larga cengia si prosegue a<br />
destra per circa 10 metri (muretto di<br />
sassi, freccia rossa) e si sale a sinistra<br />
lungo un canalino roccioso. Si rimonta<br />
questo canalino, poi su direttamente<br />
lungo lo spigolo per qualche metro,<br />
quindi a sinistra dello stesso (bolli) e<br />
infine di nuovo a destra, sino a<br />
raggiungere il cosiddetto “Bastón del<br />
Ploner”, un aereo terrazzino formato da<br />
un lastrone piatto, dove arriva da destra<br />
la via originaria di Grohmann e<br />
compagni, e sul quale si narra che<br />
Georg Ploner (albergatore di Carbonín)<br />
avesse dimenticato il suo “alpenstock”<br />
durante un tentativo di salita.<br />
Da questo lastrone si prosegue lungo il<br />
soprastante spigolo (o subito alla sua<br />
destra), sino a portarsi ai piedi di un alto<br />
salto roccioso. Si hanno ora due<br />
possibilità:<br />
a) si sormonta direttamente questo alto<br />
gradone, arrampicando su roccia a tratti<br />
esposta e friabile, sino a giungere<br />
all’altezza della “Lasta”;<br />
b) si scende leggermente a destra su<br />
larga e facile cengia, sino a portarsi<br />
sotto un ampio canale di facili gradoni<br />
(vecchi tronchi di legno risalenti alla<br />
Prima Guerra Mondiale), che si<br />
risalgono in direzione della soprastante<br />
cresta, sino a portarsi all’altezza della<br />
“Lasta”.<br />
Questa cosiddetta “Lasta” altro non è<br />
che una paretina alta circa 3 m,<br />
considerata come “passaggio chiave”<br />
della salita e caratterizzata da piccoli<br />
ma solidi appigli, in alcuni punti lisciati<br />
dall’uso nel corso degli anni.<br />
La si affronta da sinistra verso destra (II<br />
e III), trovando all’uscita un buon chiodo<br />
di assicurazione e più a destra una bella<br />
clessidra (utili entrambi per<br />
un’eventuale discesa in corda doppia).<br />
Oltrepassato questo passaggio, si<br />
prosegue verso l’alto su facili gradoni di<br />
roccia a tratti friabile, mantenendosi sul<br />
filo o subito a ridosso della cresta<br />
sommitale (I e II), là dove questa forma<br />
il dorso di quel bel pilastro di dolomia<br />
rossastra di cui si è accennato sopra: in<br />
breve, con percorso facile e intuitivo, si<br />
traversa su cresta sassosa e si<br />
raggiunge la soprastante cima.<br />
DISCESA: a ritroso lungo la via normale<br />
di salita, in arrampicata libera o<br />
usufruendo di alcune calate in corda<br />
doppia (ore 1.30-2 sino al Passo del<br />
Cristallo).<br />
Fabio Cammelli<br />
(Sezione di Vipiteno<br />
- <strong>CAI</strong> Alto Adige e GISM)<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
- Berti Antonio, “Dolomiti Orientali”,<br />
Volume I - Parte 1ª, Collana Guida dei<br />
Monti d’Italia, <strong>CAI</strong>-TCI, Milano, 1971;<br />
- Fornari Antonella, “Cuore di Cristallo.<br />
Sulle vie e i sentieri della memoria nel<br />
Gruppo del Cristallo”, Edizione Grafica<br />
Sanvitese, San Vito di Cadore, 2001;<br />
- Jankovics Marcell, “Lettere dall’altro<br />
mondo”, Le Alpi Venete, Primavera-<br />
Estate, 2002.<br />
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