n.130 Febbraio 2011 Il pannello posteriore appare scarno, con i due ingressi a basso livello ed il connettore Neutrik per gli ingressi ad alto livello. I controlli sono sistemati in un contenitore di alluminio posto alla base del diffusore, raggiungibili ovviamente dal frontale. Il trasduttore proposto da REL. Si tratta di un generoso altoparlante che utilizza un cestello in pressofusione. Notare i due anelli di ferrite incollati, i connettori a molla e dorati e il fondo piatto ma forato per la circolazione dell’aria nelle vicinanze della bobina mobile. dv 71 VERSUS
DESCRIZIONE GENERALE E COLLEGAMENTI VERSUS 72 dv Velodyne Impact Mini Il subwoofer della Velodyne brilla per le dimensioni assolutamente contenute e per un peso discreto. La configurazione adottata è quella del reflex meccanico ottenuta utilizzando un driver attivo da 165 millimetri, un po’ minuto in verità, ed un passivo o “drone cone” da 200 millimetri di diametro nominale. Entrambi i trasduttori utilizzano per la costruzione della membrana l’alluminio anodizzato e trattato fino a presentare un minimo smorzamento interno che comunque nell’impiego a bassa frequenza appare meno importante rispetto alla massa ridotta e alla rigidità elevata. Il woofer attivo è fissato con sei viti dalla filettatura larga e dal passo elevato, ideali per conficcarsi con una certa sicurezza nella struttura lignea. Si tratta di un discreto trasduttore, caratterizzato comunque da un cestello in lamiera stampata sufficientemente aerato al di sotto del centratore, col fondello molto bombato e dotato di un foro di decompressione con un diametro che ti aspetteresti su un quindici pollici per uso professionale. La bobina mobile è allora di diametro notevole, prossima ai due pollici, avvolta su un supporto lungo che si fissa alla membrana concava che per sua costruzione non può essere troppo profonda. Il complesso magnetico è realizzato con due larghi anelli di ferrite sovrapposti di altezza ridotta, forieri comunque assieme al minaccioso fondello verniciato in nero di una escursione notevole, escursione che comunque è dovuta in parte anche alle sospensioni in gomma di notevoli dimensioni ma abbastanza cedevoli. Il woofer passivo è molto simile a quello attivo, con la massa centrale che ne regola la frequenza di risonanza ed una copertura realizzata con un foglio di acrilico che probabilmente ne ottimizza le perdite meccaniche. Lo spessore del cabinet supera il pollice per una rigidità che viste le dimensioni non abbisogna di alcun rinforzo interno. I cavi di collegamento tra elettronica di potenza e driver appaiono di rassicuranti dimensioni e di una lunghezza appropriata fino alla connessione attuata con faston polarizzati. Una guaina in foam irrigidisce appena il passaggio dei cavi rendendoli poco inclini a suonare assieme al movimento dell’aria spostata dalla membrana. L’amplificatore interno è in classe D, ma utilizza un trasformatore tradizionale a lamierini di ferro, in verità un po’ bruttino da vedere, anche per le sue dimensioni non esaltanti, nonostante i trecento watt rms dichiarati dal costruttore. Tutto il cabinet è sollevato di circa quattro centimetri grazie a quattro piedoni di un materiale plastico abbastanza morbido, per permettere al woofer passivo di emettere verso il basso. Le connessioni di ingresso sono ad alto e a basso livello, sia in ingresso che in uscita, ma una occhiata al manuale d’uso ci chiarisce immediatamente che le uscite sono saggiamente solo passanti, senza alcun tipo di trattamento del segnale, trattamento che nella mia esperienza dovrebbe essere lasciato ad un filtro esterno, capace di adattarsi di volta in volta alle caratteristiche di emissione dei satelliti. I connettori di ingresso ad alto livello sono a molla, molto pratici ed immediati ed è assolutamente inutile storcere il naso, visto che la corrente circolante è veramente molto ridotta. La precisione della manopola dell’incrocio è anche in questo caso assolutamente aleatoria. Le tre indicazioni sono per 50, 80 e 200 Hz mentre possiamo notare che al minimo la frequenza di incrocio acustico è più che doppia, mentre a media frequenza l’errore si riduce appena sempre per eccesso ed alla massima frequenza è ancora notevole, ma questa volta per difetto. dv CI È PIACIUTO - Costruzione accurata - Dimensioni - Smorzamento NON CI È PIACIUTO - Assenza regolatore di fase - Tenuta in potenza - Estensione in basso Carta d’identità Marca: Velodyne Modello: Impact Mini Tipo: reflex meccanico Dimensioni (LxAxP): 254x254x305 mm Peso: 8,4 kg Caratteristiche principali dichiarate - Potenza amplificatore interno: 300 watt rms. Ingressi: alto livello e basso livello. Impedenza d’ingresso: 1,2 kohm (high level) - 65 kohm (line level). Risposta in frequenza: 38- 140 Hz ±3 dB. Numero delle vie: una. Frequenze di incrocio: 50-200 Hz. Fase: 0 o 180°. Woofer: da 165 mm. Passivo: 203 mm Distribuito da: MPI <strong>Electronic</strong>, Via De Amicis 10-12, 20010 Cornaredo (MI). Tel. 02 9361101. www.mpielectronic.com VELODYNE Impact Mini REFLEX MECCANICO PREZZO € 580,00 VELODYNE dv IMPACT MINI COMMENTO VOTO Prestazioni Costruzione Rapporto qualità/prezzo Misure Di medio livello, con una discreta facilità di messa a punto, una pressione erogata sufficiente così come la resa in ambiente. Il mobile è elegante, solido e ben realizzato. Il woofer, benché di dimensioni contenute, è costruito molto bene. Il prezzo da pagare è elevato se posto in relazione alle prestazioni offerte. Sufficiente la prestazione in gamma bassa. La pressione erogata in ambiente è anch’essa sufficiente. n.130 Febbraio 2011 6,5 8 6,5 6,8