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Plauto e l'arte della risata - Liceo scientifico Mericianum

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* Considerazioni sulla poetica e sullo stile.<br />

> L'essenza <strong>della</strong> comicità plautina<br />

Volendo azzardare una schematizzazione, si può affermare che la comicità plautina può essere di 3 generi:<br />

1. di situazione: basata, cioè, sugli equivoci e sugli scambi di persona, con successiva<br />

«agnizione», che porta al lieto fine;<br />

2. di carattere: basata sull’accentuazione caricaturale e macchiettistica dei difetti dei protagonisti;<br />

3. bassa: basata su battute volgari e sull’esasperazione di sentimenti naturali.<br />

È ovvio che le commedie che rispettano tutte e tre le condizioni sovraesposte risultano essere quelle<br />

meglio riuscite e più gradite al pubblico: e, quindi, in prima linea, l’ Amphitruo e lo Pseudolus.<br />

> Gli «argumenta» di Aurelio Opillo e i prologhi<br />

Diciannove commedie di <strong>Plauto</strong> sono precedute da un argumentum acrostico, un riassunto versificato, in cui<br />

le iniziali di ciascun verso costituiscono il titolo <strong>della</strong> commedia. Ecco un esempio tratto dalla Rudens:<br />

Reti piscator de mari extraxit vidulum<br />

Ubi erant erilis filiae crepundia,<br />

Domnum ad lenonem quae subrepta venerat.<br />

Ea in clientelam suipte imprudens patris<br />

Naufragio eiecta devenit: cognoscitur<br />

Suoque amico Plesidippo iungitur.<br />

Trad.<br />

Recupera dal mare un pescatore con la rete<br />

Un baule contenente i giocattoli <strong>della</strong> figlia<br />

Del suo padrone, che era stata rapita e venduta a un lenone.<br />

Ella, scampata a un naufragio, finisce al servizio del proprio padre,<br />

Non sapendo però chi sia in realtà: lo scopre e<br />

Sposa il suo amato Plesidippo.<br />

Autore degli «argumenta» non fu <strong>Plauto</strong> ma Aurelio Opillo, un grammatico dell’Età di Cesare, mentre sono<br />

quasi sicuramente di <strong>Plauto</strong> i prologhi che introducono le commedie superstiti. Il prologo plautino è<br />

generalmente recitato da un personaggio <strong>della</strong> commedia, da un dio o da una entità astratta, che viene per<br />

l’occasione personificata, come ad esempio il «Prologo» stesso o la «Lussuria»; oltre a qualche<br />

ammiccamento con il pubblico, a riferimenti alle circostanze esterne <strong>della</strong> rappresentazione o a eventi<br />

contemporanei, i prologhi plautini contengono gli antefatti <strong>della</strong> vicenda, cenni sul carattere dei personaggi<br />

e sullo sviluppo <strong>della</strong> fabula.<br />

Il loro compito è quello di informare gli spettatori sulla vicenda e persino sul suo esito, che viene reso noto<br />

fin dall’inizio e che comunque, per le convenzioni del genere comico, non potrà che essere lieto. Si crea<br />

così un effetto straniante, per cui le attese del pubblico vengono indirizzate non sullo scioglimento <strong>della</strong><br />

vicenda ma sulla singolarità dell’intreccio, sulla vis comica delle situazioni di volta in volta rappresentate.

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