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26<br />
<strong>Croce</strong><br />
Cerca il suo tesoro perduto. Cerca il corpo del suo Signore. Maria piange:<br />
un pianto che, tuttavia, non la paralizza, non le impedisce di cercare. E si<br />
gira ovunque, guarda dentro la tomba, risponde alla domanda degli angeli<br />
con un’altra domanda:“Dov’è il corpo del mio Signore? Dove l’hanno<br />
portato?”. Il racconto evoca il linguaggio appassionato del Cantico: forte<br />
come la morte è l’amore... Avete visto colui che l’anima mia ama? L’ho cercato,<br />
ma non l’ho trovato... Colei che cerca con tanta passione, viene a sua<br />
volta cercata.<br />
Forzare i tempi<br />
Forse è quella ricerca così affannosa che spinge il Signore a forzare i<br />
tempi, come a Cana quando, dopo aver detto a sua madre: l’ora mia non<br />
è ancora venuta, fece assaggiare il vino del Regno. Maria insiste nella ricerca.<br />
Si volta ancora per cercare e per seguire la voce che la chiama: donna<br />
perché piangi? Chi cerchi? Lo vede lì in piedi davanti a lei e, paradossalmente,<br />
non lo riconosce. Non bastano i segni, non basta nemmeno la presenza:<br />
la fede di Maria non nasce dal vedere. I suoi occhi si aprono solo<br />
quando si sente chiamare per nome. Ora vede il suo Signore, il suo maestro,<br />
Rabbuni, maestro mio. Non è un caso che, nei Vangeli, le apparizioni<br />
del Risorto riguardano sempre coloro che già credono. Perché la risurrezione<br />
diventasse dato storico oggettivo bastava che Gesù apparisse a Pilato,<br />
al sinedrio. Gesù appare ai suoi perché l’evento della risurrezione è<br />
radicato in una relazione che la precede.<br />
Noli me tangere<br />
Forse Maria avrebbe voluto trattenerlo e non lasciarlo più andare. Sorprende<br />
che una narrazione così incalzante e dettagliata sui movimenti<br />
di Maria (si voltò, si rivoltò, guardò dentro...) taccia, invece, di quell’abbraccio,<br />
di quel scivolare ai suoi piedi per serrarlo e non lasciarlo più andare.<br />
Non trattenermi! (Giovanni 20,17), le dice Gesù: Devo ancora salire al Padre.<br />
Parole tradotte, impropriamente, con:“non mi toccare”.<br />
Parole interpretate lungo i secoli in modo tale da rinchiudere Maria nello<br />
stereotipo della donna sensuale, che non è in grado di esprimere il proprio<br />
amore se non attraverso la presa tattile, il contatto fisico dal chiaro<br />
significato erotico. Parole lette sulla base di quel dualismo contestato da<br />
Gesù durante la sua vita.<br />
Gesù e il corpo<br />
Come poteva disprezzare il corpo Colui che si è incarnato e che ha anticipato<br />
la risurrezione del corpo, caparra di tutti i corpi mortali? La salvezza<br />
portata da Gesù non riguarda la persona tutta? E il corpo non è stato<br />
al centro del suo annuncio (chi mi ha toccato? Questo è il mio corpo...)?<br />
Quanti corpi Gesù ha toccato e sanato. È improbabile che il Signore abbia<br />
impedito a Maria di toccarlo. Poco più tardi permetterà a Tommaso,<br />
incredulo, di mettere le dita nel suo costato.<br />
E allora cosa può voler dire quella parola detta alla Maddalena? Il senso<br />
pieno ci sfugge e va registrata un’irriducibilità del testo che impedisce<br />
una comprensione totale. Esso mantiene una distanza che va riconosciuta<br />
e rispettata.