Aprile - Avventisti del Settimo Giorno

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6 APPROFONDIMENTO 3. Portare a termine la situazione o raccogliere le conseguenze spirituali Nel corso di quella fase, in diverse occasioni sarebbe stato più comodo dimenticare l’intera faccenda e fare finta di nulla. Avevamo gestito ogni cosa alla perfezione? Ritengo di no. Avremmo potuto esprimerci in modo migliore? Forse sì. Si è mai pentita, ha poi fatto ritorno nella chiesa? No, per quanto ne sappia, ma sarebbe fantastico scoprire il contrario. Ci sono stati in seguito altri casi disciplinari da affrontare in quel distretto? Certamente, ma nessuno altrettanto grave. I dirigenti e i membri della comunità hanno compreso meglio come la chiesa sia chiamata ad agire nei casi disciplinari? Sicuramente. Ero felice di aver accettato la chiamata a operare in quel distretto? Assolutamente! Perché? Perché stavamo tutti imparando a crescere «nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo» (2 Pt 3:18), sottomettendoci umilmente alla sua Parola. Negli anni immediatamente successivi, devo aggiungere che decine e decine di persone si sono aggiunte a quella comunità. Un atto di autoconservazione La disciplina di chiesa non è mai un argomento piacevole, ma è assolutamente fondamentale se vogliamo essere fedeli alla nostra chiamata e aiutare la chiesa a dimostrarsi fedele alla propria. Prendiamo in considerazione questo consiglio scritto da Ellen G. White: «Il peccato e i peccatori all’interno della chiesa devono essere affrontati tempestivamente, per evitare che gli altri ne siano contaminati. La verità e la purezza esigono da parte nostra un’opera approfondita per purificare il campo dai possibili Acan. I responsabili non devono sopportare il peccato in una persona e devono indicargli che se non lo abbandona dovrà essere allontanata dalla chiesa» - 5T, p. 147. Se non si esercita la disciplina nei confronti di chi ne ha serio bisogno, si fa del male a quest’ultimo e lo si espone a pericoli più grandi. C’è poi anche un altro pericolo per i dirigenti, come descrive sempre Ellen G. White: «Non è facile odiare e rimproverare il peccato e allo stesso tempo mostrare pietà e tenerezza per il peccatore. Più ferventi sono i nostri sforzi per ottenere la santità del carattere e della vita, più acuta sarà la nostra percezione del peccato e più decisa la nostra disapprovazione per qualsiasi deviazione della verità. Noi dobbiamo stare attenti a non essere esageratamente severi verso la persona che sbaglia; dobbiamo anche stare attenti a non perdere di vista l’immensa iniquità del peccato. Occorre mostrare IL MESSAGGERO AVVENTISTA FOTOLIA pazienza e amore cristiano per colui che sbaglia, ma c’è anche il pericolo di mostrarsi troppo tolleranti nei confronti del suo errore: ciò potrebbe indurlo a considerarsi non degno di rimprovero per cui lo rifiuterà come non motivato e ingiusto. I ministri del Vangelo a volte fanno un grande danno permettendo che la loro pazienza verso colui che sbaglia degeneri in tolleranza per i peccati e addirittura in complicità. Costoro sono spinti a mitigare e a scusare ciò che invece Dio condanna; e dopo un certo tempo diventano così ciechi da lodare le stesse persone che Dio ordina loro di rimproverare. Colui che ha offuscato le sue percezioni spirituali mostrando tolleranza verso quelli che Dio condanna, presto commetterà un più grande peccato agendo con severità e durezza verso quelli che Dio approva» - AA, pp. 503,504 [315]. Esiste all’interno della tua comunità una situazione disciplinare che richiede attenzione? Nel caso, ti incoraggio a seguire i tre passi che ho sottolineato, lasciandoti guidare dall’amore cristiano, affidandoti alla Parola di Dio e cooperando con i responsabili che lui ha scelto. Ritardare la gestione di un caso disciplinare potrebbe essere disastroso da un punto di vista spirituale, ma se invece ciò viene fatto con lo spirito e la trasparenza tipici di Cristo, tu e la comunità alla quale appartieni guadagnerete in forza, guarigione e crescita. [Art. tratto da Adventist Review del 18 aprile 2008, tradotto dall’inglese da Maurizio Caracciolo] *Responsabile dell’Associazione pastorale della Federazione Pacifico del Nord APRILE 2009
schede bibliche SCHEDE BIBLICHE APRILE 2009 Ecclesiologia Il governo della chiesa LLa chiesa deve essere organizzata? Ci sono delle prove bibliche che giustifichino l’organizzazione della chiesa? Benché non troviamo un modello prestabilito, nel Nuovo Testamento esistono tracce di organizzazione. Tracce di organizzazione ● Ovunque si recavano Paolo e Barnaba eleggevano degli anziani locali (Atti 14:23). Per realizzare «l’insegnamento apostolico» di Atti 2:42 doveva per forza esserci un certo tipo di organizzazione. In Atti 4:32-37 si parla della «cassa comune» che per funzionare doveva essere fatta bene. ● L’istituzione diaconale (Atti 6:1-6) dimostra che esiste una suddivisione dei compiti all’interno della chiesa. Non c’è da stupirsi perché la Qahal ebraica era fortemente organizzata. ● Il disordine di Corinto viene disapprovato e Paolo invita la comunità a fare ogni cosa con ordine (1 Cor 14:40). Sono troppo evidenti i segni per negarla, ma quanto al tipo di organizzazione del Nuovo Testamento, è molto difficile stabilire un modello compiuto. La chiesa era troppo giovane e non ebbe il tempo per maturare uno schema di governo, ma è un errore credere che non ve ne sia alcuno. Nella storia della chiesa la sua organizzazione si è sviluppata in tre direzioni: episcopale, congregazionalista e sinodale. Episcopale È un sistema fondato sulla figura del «vescovo» (episcopos) che diventa il cuore del funzionamento della comunità. Questa forma di governo piramidale prevede una triplice ripartizione del ministero: vescovi, presbiteri e diaconi. È il criterio seguito dalla chiesa cattolica e da quella ortodossa che considerano i vescovi come i successori degli apostoli (la «successione apostolica» sarebbe stata trasmessa da vescovo in vescovo). Esistono difficoltà storiche per documentare gli anelli di congiunzione di questa lunga catena, che termina con il papato moderno, una sorta di «monarchia assoluta». Le chiese riformate mantengono il sistema episcopale non collegandolo alla «successione apostolica» ma piuttosto alla fedeltà evangelica. a cura della redazione Congregazionalista Il governo della chiesa è basato sull’autorità della comunità locale. È un sistema autonomo la cui autorità risiede nella base che riconosce i doni spirituali, accetta che vi siano vescovi e diaconi, ma la loro autorità viene dal basso. È la chiesa locale che governa. Il pastore e l’anziano sono scelti dalla comunità, la consacrazione è amministrata dalla comunità. Tutti i membri partecipano alla cerimonia. È l’assemblea locale che vota le misure disciplinari (Mt 18:15-17), compie l’elezione degli anziani e dei diaconi (At 6:1-6; 14:23), sorveglia in materia di dottrina (1 Gv 4:1, 2:20,27). Paolo esorta a esaminare ogni cosa e a ritenere il bene (1 Ts 5:21). Chi deve esaminare? Paolo o la chiesa intera? Riteniamo che debba essere la chiesa tutta. Sinodale Non è un sistema perfetto, ma è quello più vicino alle Scritture. I presbiteri dirigono nel nome della comunità. ● Gli anziani locali scelti dalla chiesa la dirigono. Se ci sono diversi presbiteri allora si costituisce il collegio degli anziani, con il primo anziano che sorveglia e insegna. Paolo li distingue da quelli che lavorano nella predicazione e nell’insegnamento (1 Tm 5:17). ● Un gruppo di chiese di una determinata area geografica costituiscono il «presbiterio» (Federazione o Campo) che opera sotto un’unica direzione. ● Più presbiteri messi insieme costituiscono il Sinodo (syn-hodós = «fare uno stesso percorso insieme»), l’Unione nel nostro caso. Dopo il Sinodo resta solo l’Assemblea Generale. ● Ognuno di questi livelli ha rappresentanti della comunità locale (delegati). A differenza del sistema congregazionalista, in quello sinodale l’autorità non risiede alla base (comunità locale) né al vertice (vescovo). Il governo sinodale è a cerchi concentrici ed è quello più vicino alle chiese cristiane primitive, basti vedere quello che è avvenuto nel concilio di Gerusalemme (Atti 15). Conclusione La chiesa avventista ricalca il modello sinodale, che, con tutti i suoi limiti, è quello che più di tutti si avvicina al modello abbozzato nella chiesa primitiva. IL MESSAGGERO AVVENTISTA 7
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