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A mio padre<br />

a Pierluigi<br />

a Giuseppe<br />

a Costant<strong>in</strong>a<br />

a Graziella<br />

a Vittorio<br />

e a tutti gli altri.


In ogni cosa è salutare, <strong>di</strong> tanto <strong>in</strong> tanto, mettere un punto<br />

<strong>in</strong>terrogativo a ciò che a lungo si era dato per scontato.<br />

Bertrand Russell<br />

I bei libri si <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guono perché sono più veri <strong>di</strong> quanto<br />

sarebbero se fossero storie vere.<br />

Ernest Hem<strong>in</strong>gway


<strong>Nicola</strong> <strong>De</strong> <strong>Luca</strong>, scrittore molisano <strong>di</strong> orig<strong>in</strong>i abruzzesi, ha<br />

scritto questo libro per dare seguito ad una folgorante <strong>in</strong>tuizione<br />

avuta durante una vacanza <strong>di</strong>versi anni prima.<br />

Assistendo ad una conferenza pubblica ascoltò dall’oratore un<br />

esempio che, a suo <strong>di</strong>re, “gli aprì un mondo”. Pensò imme<strong>di</strong>atamente<br />

che se sviluppato, quell’esempio sarebbe stato un ottimo<br />

argomento per la trama <strong>di</strong> un romanzo o per la sceneggiatura<br />

<strong>di</strong> un ilm. Optò ovviamente per la prima soluzione.<br />

<strong>Il</strong> lettore a cui si rivolge con questa avv<strong>in</strong>cente lettura è molto<br />

variegato, perché tratta un argomento che riguarda persone<br />

<strong>di</strong> ogni cultura, razza, religione o “ceto”.<br />

Chi <strong>di</strong> noi, <strong>in</strong>fatti, può <strong>di</strong>re <strong>di</strong> non aver mai pianto la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

un caro amico, una madre, una sorella o <strong>di</strong> un iglio?<br />

Piuttosto che parlare del dolore che tutti conosciamo <strong>in</strong> troppo<br />

bene, lo scrittore parla della speranza. Una visione particolarmente<br />

positiva che tutti possono con<strong>di</strong>videre. Un modo orig<strong>in</strong>ale<br />

per trovare conforto tramite le pag<strong>in</strong>e <strong>di</strong> un romanzo che, pur<br />

descrivendo una trama avv<strong>in</strong>cente e <strong>in</strong>calzante, alla <strong>in</strong>e lascia il<br />

lettore afasc<strong>in</strong>ato ed <strong>in</strong>curiosito. E se fosse vero?<br />

TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI ALL’AUTORE<br />

www.il<strong>prato</strong><strong>dei</strong><strong>risvegli</strong>.it<br />

E<strong>di</strong>zione a cura de <strong>Il</strong> Torcoliere by ArtWork sas<br />

Via Madonna dell’Asilo, 92 - Vasto (CH)<br />

ISBN 978-88-87315-67-7


DE LUCA NICOLA<br />

<strong>Il</strong> <strong>prato</strong><br />

<strong>dei</strong> <strong>risvegli</strong>


«Chiamate un’ ambulanza, presto!» gridò un uomo.<br />

«Una? Qui ce ne vogliono almeno quattro» replicò un<br />

altro mentre guardava all’<strong>in</strong>terno dell’auto, aggiungendo:<br />

«Questo nella macch<strong>in</strong>a è vivo ma è messo<br />

molto male e puzza <strong>di</strong> v<strong>in</strong>o da far schifo».<br />

«Giada, dove sei?» pensava spaventata e confusa Serena,<br />

ma non riusciva a gridare.<br />

Poi, <strong>in</strong> quel caos, il suo sguardo si fermò su una sagoma<br />

a terra, a circa c<strong>in</strong>que metri da lei. Aveva <strong>dei</strong><br />

jeans, gli stessi che Giada aveva <strong>in</strong>dossato <strong>in</strong> fretta<br />

poco prima. Un’angoscia opprimente pervase Serena<br />

che lottava contro il dolore, il respiro affannoso e<br />

quella strana sensazione <strong>di</strong> calore che avvertiva dentro<br />

<strong>di</strong> lei. Sua sorella era lì, immobile e silenziosa,<br />

purtroppo riversa <strong>in</strong> una posizione troppo <strong>in</strong>naturale,<br />

come se fosse letteralmente spezzata a livello dalla<br />

schiena, con la faccia sull’asfalto e un rivolo <strong>di</strong> sangue<br />

che le scendeva da un orecchio e si spandeva sul<br />

freddo asfalto <strong>di</strong> quella terribile matt<strong>in</strong>a <strong>di</strong> primavera.<br />

«No… no…» ripeteva sotto voce Serena «sorell<strong>in</strong>a<br />

mia, sorell<strong>in</strong>a mia! Dimmi che non è vero, che è tutto<br />

un sogno».<br />

Nel frattempo qualcuno era arrivato da Serena: «Pren<strong>di</strong>amola<br />

piano! Questa è viva ma è conciata male».<br />

«Non sarebbe meglio aspettare l’ambulanza?» chiese<br />

una donna.<br />

Mentre la gente <strong>di</strong>scuteva concitatamente, Serena si<br />

16


IL PRATO DEI RISVEGLI<br />

Era sdraiata, con gli occhi ancora chiusi. Serena sentiva<br />

una certa calma <strong>in</strong>teriore e <strong>in</strong>torno a lei, <strong>in</strong> lontananza,<br />

un festoso c<strong>in</strong>guettio. <strong>Il</strong> calore che avvertiva<br />

sulla pelle era gradevole e, stava bene!<br />

Aprì piano gli occhi, il sole era abbastanza alto e lum<strong>in</strong>oso<br />

e le venne da stirarsi, come dopo un lungo<br />

sonno. Poi il terrore: sgranò gli occhi, si alzò sul busto<br />

e si guardò <strong>in</strong> fretta attorno.<br />

«Dove sono?»<br />

Si trovava all’aperto, su <strong>di</strong> un immenso <strong>prato</strong> sommerso<br />

da milioni <strong>di</strong> papaveri rossi. L’erba era piacevolmente<br />

fresca. Non c’erano case lì <strong>in</strong>torno ma il<br />

posto le sembrava stranamente familiare. Alberi lussureggianti<br />

ed <strong>in</strong>solitamente gran<strong>di</strong> circondavano il<br />

<strong>prato</strong> su cui era seduta.<br />

Era molto spaventata e pensò imme<strong>di</strong>atamente all’<strong>in</strong>cidente.<br />

Guardò preoccupata la gamba, si toccò la pancia, il<br />

19


Poi, mentre r<strong>in</strong>correva con affanno i suoi pensieri,<br />

qualcosa non lontano da lei attirò la sua attenzione:<br />

erano <strong>dei</strong> vestiti puliti e ord<strong>in</strong>ati l’uno sull’altro.<br />

C’era tutto quello <strong>di</strong> cui aveva bisogno: una mutand<strong>in</strong>a<br />

e un reggiseno, una gonna, una maglietta e un paio<br />

<strong>di</strong> scarpe basse e tutto sembrava della giusta misura.<br />

Di colpo smise <strong>di</strong> piangere, li prese <strong>in</strong> fretta e, dopo<br />

essersi guardata bene <strong>in</strong>torno, <strong>in</strong>dossò ogni cosa, dopo<strong>di</strong>ché<br />

balzò <strong>in</strong> pie<strong>di</strong>. Le stava tutto a meraviglia,<br />

sembravano capi nuovi, mai <strong>in</strong>dossati. Chi li aveva<br />

lasciati lì? Era chiaro che qualcuno sapeva che avrebbe<br />

avuto bisogno <strong>di</strong> vestiti e, chiunque fosse, conosceva<br />

anche la sua taglia.<br />

Questa premura nei suoi confronti non poteva essere<br />

certo opera <strong>di</strong> qualcuno che avrebbe abusato <strong>di</strong> lei<br />

mentre era <strong>in</strong>cosciente, lasciandola poi lì nuda e sola.<br />

Le domande che cont<strong>in</strong>uava a porsi aumentavano ma<br />

ora, un po’ più calma, decise <strong>di</strong> <strong>in</strong>camm<strong>in</strong>arsi lungo<br />

il sentiero che vedeva scendere dolcemente verso la<br />

valle a circa un cent<strong>in</strong>aio <strong>di</strong> metri.<br />

Si mise a camm<strong>in</strong>are <strong>in</strong> fretta mentre cont<strong>in</strong>uava a<br />

voltarsi spaventata. Intanto, le era venuta una gran<br />

fame, anzi si era svegliata già affamata tanto da sentire<br />

la pancia borbottare.<br />

«Spero <strong>di</strong> <strong>in</strong>contrare al più presto qualcuno che possa<br />

spiegarmi cos’è successo, altrimenti impazzisco»<br />

pensò.<br />

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«Voglio arrivare al più presto <strong>in</strong> un centro abitato, ho<br />

bisogno <strong>di</strong> trovare delle risposte altrimenti <strong>di</strong>vento<br />

pazza».<br />

Mentre la matt<strong>in</strong>a <strong>di</strong>ventava più calda, Serena si affrettava<br />

lungo il sentiero che attraversava il <strong>prato</strong>. Ripensando<br />

a quanto le fosse accaduto ebbe <strong>di</strong> nuovo la<br />

sensazione che il posto <strong>in</strong> cui si trovava non le fosse<br />

del tutto nuovo. Fece per guardare l’ora ma si accorse<br />

che non aveva più l’orologio.<br />

«Qualcuno deve avermelo rubato, forse la stessa persona<br />

che mi ha portato qui. Era un regalo <strong>di</strong> papà per<br />

la mia promozione, chissà come ci resterà male quando<br />

saprà che me lo hanno preso».<br />

Qualcuno <strong>in</strong>tanto, da molto lontano, la stava seguendo<br />

con lo sguardo mentre lei, <strong>in</strong>consapevole, avanzava<br />

proprio nella sua <strong>di</strong>rezione. Serena non poteva vedere<br />

chi fosse perché la donna che la stava osservando era<br />

abbassata tra l’erba all’ombra <strong>di</strong> alcuni grossi alberi.<br />

Man mano che Serena si avvic<strong>in</strong>ava l’osservatrice si<br />

faceva sempre più curiosa con il cuore che le batteva<br />

forte. Questa ragazza che avanzava decisa sul sentiero<br />

con degli abiti nuovi e delle grosse mele <strong>in</strong> mano,<br />

le sembrava <strong>di</strong> conoscerla. F<strong>in</strong>o a che, giunta ormai a<br />

circa c<strong>in</strong>quanta metri, non ebbe più dubbi ed alzandosi<br />

<strong>di</strong> scatto gridò forte: «Serena!»<br />

Sentendo quella voce Serena ebbe come una scossa.<br />

Si fermò, guardò imme<strong>di</strong>atamente sotto gli alberi e ri-<br />

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iparare le nostre ferite, sia quelle visibili che quelle<br />

<strong>in</strong>terne, con una tecnologia me<strong>di</strong>ca a noi sconosciuta<br />

che non ci ha lasciato segni. Poi ci hanno portate qui,<br />

<strong>in</strong> una data futura, dove l’uomo è riuscito a produrre<br />

cose come un albero <strong>di</strong> mele assolutamente particolare.<br />

Magari con questo sistema l’uomo è già riuscito<br />

ad elim<strong>in</strong>are la fame nel mondo, oppure…»<br />

«Oppure?» chiese <strong>in</strong>curiosita Serena.<br />

«Oppure ci hanno lasciate <strong>in</strong> un pianeta molto simile<br />

al nostro ma con caratteristiche proprie, tipo quella<br />

del melo. Che ne <strong>di</strong>ci?»<br />

Serena la guardò seria e <strong>di</strong>sse: «In un altro momento<br />

avrei riso e ti avrei detto che leggi troppi libri <strong>di</strong> fantascienza,<br />

ma dopo tutto quello che ci è successo non<br />

mi stupirei più <strong>di</strong> niente. Tu piuttosto <strong>di</strong>mmi: non hai<br />

l’impressione che questo posto ti sia familiare?»<br />

«Lo sai che hai proprio ragione? Mi sembra che la<br />

conformazione della zona sia familiare ma il paesaggio<br />

mi è del tutto nuovo».<br />

«Anch’io ho avuto la stessa sensazione, ma non capisco<br />

cosa mi ricorda. Magari andando più avanti ci<br />

tornerà <strong>in</strong> mente e forse non siamo troppo lontane da<br />

casa».<br />

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