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SCARICA QUESTA LONELY FABRI in PDF - arteteca

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SUD ETIOPIA e OMO River Valley 2011<br />

Pranziamo al sacco al Nasa Hotel; io preferisco una grandissima Injera per la cifra spropositata di 25<br />

birr = 1 EUR, che richiederà un mezzo litro d’acqua e un paio di ore di sonno per essere digerita.<br />

Giusto quanto mi serve per arrivare a JINKA, dove alloggiamo al ORIT Hotel, che – secondo la Lonely<br />

Planet – è il migliore <strong>in</strong> città … meno male che abbiamo spirito di adattamento. Visitiamo un villaggio<br />

dell’etnia ARI – senza particolari caratteristiche – che vivono <strong>in</strong> capanne abbarbicate sulle coll<strong>in</strong>e e<br />

producono vasi di terracotta, e riusciamo a tornare a JINKA nel pomeriggio col sole ancora alto e c’è<br />

mercato. J<strong>in</strong>ka potrebbe essere def<strong>in</strong>ita addirittura un posto car<strong>in</strong>o. Le strade sono sterrate, ma c’è<br />

molta animazione <strong>in</strong> giro, molti negozietti e bar, una parvenza di struttura urbanistica con strade e<br />

piazze, un bel mercato animato f<strong>in</strong>o al tramonto nella piazza pr<strong>in</strong>cipale, circondata da portici. C’è<br />

addirittura un striscia erbosa per l’atterraggio di piper; normale che sia occupata da capre al pascolo.<br />

Anche qui nessuno sa nulla del Salto del toro.<br />

Cena dimenticabile <strong>in</strong> hotel, con i camerieri che <strong>in</strong>dossano camici da dottore (mah); di fronte<br />

all’hotel c’è anche il frequentato BAR OMO, dove prendere una birra dopo cena, magari senza<br />

cadere tra le braccia di qualche signor<strong>in</strong>a ad ore.<br />

JINKA – MAGO PARK Etnia MURSI (VEN 19 AGO)<br />

Da J<strong>in</strong>ka la strada è fantastica; si <strong>in</strong>erpica su per montagne verdissime, per poi scendere <strong>in</strong> valli ancor<br />

più lussureggianti, attraversare fiumi e guadi, f<strong>in</strong>o ad un piccolo cartello a stento leggibile – se non<br />

fosse per una guardia armata a presidiarlo. Siamo nel MAGO PARK; qualche scimmia ci attraversa la<br />

strada, i dik dik ai lati delle strade sono tanti e ogni tanto un pastore. Alto e grosso. Il primo villaggio<br />

che <strong>in</strong>contriamo è la nostra meta: il villaggio dell’etnia MURSI. Quelli col piattello labiale, quelli<br />

“famosi”. Appena arriviamo parte l’assalto ai fotografi, non aggressivi, ma molto <strong>in</strong>sistenti.<br />

Toccat<strong>in</strong>e, pizzicotti e qualche spremuta di tetta alle signore; chiedono birr o “bilàns” che sarebbero<br />

le lamette, con cui si producono cicatrici ornamentali. Sembra siamo consapevoli di essere famosi ed<br />

i prezzi sono più alti per le foto: da 3 a 5 birr. Ma sono davvero belli e aggh<strong>in</strong>dati per ben<strong>in</strong>o. Il<br />

piattello labiale pare sia un retaggio dell’epoca della schiavitù; <strong>in</strong> questo modo, le donne Mursi non<br />

venivano prese per essere deportate.<br />

Al ritorno mi ri-godo il paesaggio, che tanto valore dà alla parola Africa. E – miracolo – la guida locale<br />

ci comunica che stasera ci sarà il Salto del toro <strong>in</strong> un villaggio dell’etnia Banna.<br />

Arriviamo al villaggio verso le diciassette, con una luce perfetta per le foto. Il rito del Salto del toro<br />

segna il passaggio all’età adulta per i ragazzi tra i tredici ed i qu<strong>in</strong>dici anni - il problema è che qui<br />

nessuno conosce bene la propria età. La guida mi spiega: from tonight, he can have sex … e se la<br />

ride. Nel villaggio ritroviamo i trenta turisti con cui siamo soliti re-<strong>in</strong>contrarci ogni tanto, tutti<br />

affamati di foto e riprese, al limite dell’<strong>in</strong>cidente diplomatico. Il rito consiste <strong>in</strong> una serie di balli<br />

rituali e di frustate che gli uom<strong>in</strong>i <strong>in</strong>fliggono alle donne – su esplicita richiesta delle donne – e nel<br />

mettere <strong>in</strong> fila un po’ di tori.. Il ragazz<strong>in</strong>o designato dovrà dimostrare di essere adulto sltando sulle<br />

schiene dei tori così disposti. La cerimonia va un po’ per le lunghe e a tratti non è proprio<br />

comprensibile; le donne si spostano da una capanna a un’altra, ogni tanto chiedono ad un giovane<br />

una frustat<strong>in</strong>a, poi un canto con un balletto, poi una bevut<strong>in</strong>a di birra di sorgo fatta <strong>in</strong> casa. Fortuna<br />

che i 300 birr di “biglietto” ci consentono di fotografare senza problemi. Dopo due ore e mezza di<br />

questo andazzo e dopo un ballo degli uom<strong>in</strong>i adulti del villaggio – col sole oramai sotto l’orizzonte –<br />

www.<strong>arteteca</strong>.net

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