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S.Crispino e altri Santi Viterbesi - Biblioteca consorziale di Viterbo

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toni, quella educazione che è tra<strong>di</strong>zionale in casa Fie<br />

retti ancor oggi. La mamma lo consacrò alla Madonna.<br />

Condusse il figlio davanti alla Vergine venerata nel santuario<br />

de La Quercia, vicino Vite&, e, in<strong>di</strong>candogli<br />

l'immagine della Madonna, gli <strong>di</strong>sse: ve<strong>di</strong>, quella è tua<br />

madre. A Lei ti consacro. Onorala ed amala sempre come<br />

tua mamala.<br />

Quant "è bello e caro questo presagio materno! « Figli<br />

<strong>di</strong> Ma&, figli del Para<strong>di</strong>w » <strong>di</strong>cono k aostxe<br />

mamme.<br />

Sotto la protezione della Madonna e con le premure<br />

dei genitori - il babbo Ubaldo però las~era presto<br />

il figlio - egli crebbe ohme. I novizi cappuccini che<br />

scendevano a Vite& dda Palanzana lo attrassero; e<br />

« il santarello >P, come era chiamato Pietro, ohiese <strong>di</strong><br />

essere accolto in convento. I1 22 luglio 1693, infatti,<br />

Pietro, nel convento dei cappuccini alla Palanzana, fu<br />

rivestito dell'abito religioso, con il nome <strong>di</strong> <strong>Crispino</strong>,<br />

il Sento patrono dei calzolai, perché, dopo aver frequentato<br />

il wrso <strong>di</strong> grammmstica presso i Gosuiti, Piea0<br />

aveva aiutato lo zio calzolaio.<br />

Fra' <strong>Crispino</strong> restò alla Palanzsaa un anno solo.<br />

Non vi zitornb più. Ma quello h un amo intenso.<br />

Me<strong>di</strong>tazione, lavm, preghiera nella N tinnula cbieset ta<br />

a pie del maite » in un clima <strong>di</strong> pace, <strong>di</strong> raccoglimento,<br />

<strong>di</strong> dolce poesia che h suscitato questa immagine della<br />

Palillanzana a Filippo Petrosa, Le cantore della suggestiva<br />

bellezza & quel luogo: « Un altro para<strong>di</strong>so b<br />

non conosco ». I1 22 luglio 1694, fra' <strong>Crispino</strong> è ammesso<br />

alla professione <strong>di</strong>i voti religiosi e incomincia il<br />

suo lungo itinerario che durerà per oltre cinquant'anni.<br />

Le se<strong>di</strong> furono: Talifa, Roma, h o , Monterotondo,<br />

Orvieto, Bassano e ancora Roma. Fu cuoco, infermiere,<br />

ortolano, questuante. Nei <strong>di</strong>versi &ci seppe remdersi<br />

gra<strong>di</strong>to a tutti. 11 SUO animo generoso, k sue maniatr<br />

gioviali, la sula caritiì <strong>di</strong>sinteressata lo fecero amare da<br />

tutti. L'incontro con gli .uomini per le strade, l'aanun-<br />

Qo del Vangelo am l'esempio e con la parola, le cita-<br />

zioni della « Gerusalemme Liberata » dalle quali sape-<br />

va trarre riflessioni sapienti - suscitavmo ammiraaime<br />

e stima atomo - a - Id.<br />

--v<br />

Gli Orvietani che per circa quarant'anni lo ebbero<br />

nella loro città <strong>di</strong>cevano che Fra' <strong>Crispino</strong> era il loro<br />

San Felice, mentre i Vitedbesi rimproveravano gli Orvietani<br />

per aver tolto ad essi il loro u santarello ».<br />

A capo <strong>di</strong> queste competizioni vi era la fama che<br />

<strong>Crispino</strong> si era guadagnato <strong>di</strong> santo e <strong>di</strong> taumaturgo.<br />

Fra' <strong>Crispino</strong> ini realtà era un operatore <strong>di</strong> mirac<strong>di</strong><br />

wme San Felice. <strong>Santi</strong> della letizia francescana e dei<br />

miracoli, tutti e due.<br />

<strong>Crispino</strong> ha moltiplicato il pane e il vino; L operato<br />

guarigioni; ha prevenuto e annunziato cose che sarebbero<br />

awenute, con un suo frasario, con un <strong>di</strong>scorso<br />

- si <strong>di</strong>rebbe oggi - cifrato; imbattendosi in persone<br />

provate dalle awersitì o da situazioni <strong>di</strong>fficili è<br />

intervenuto pro<strong>di</strong>giosamente in loro favore con maniere<br />

ck avevano il sapore squisito dei « fioretti » francescani<br />

.<br />

Quando tornò a Roma nel 1744 - prima del rientro<br />

definitivo del 1748 - tanta gente voleva vederlo,<br />

ipcontrarb, parlargli confi<strong>di</strong>arsi con lui. La sua fama<br />

1:aveva preceduto. Egh si scherniva <strong>di</strong>cendo a P. Ange-<br />

b Antonio, un alt8ro cappuccino viterbese: Io non<br />

sono un santo.<br />

Egli invece lo era. Con la sua vita dava bella testimonianza<br />

<strong>di</strong> quanto amava il suo Dio. Un giorno dopo<br />

l'altro, il suo cammino era volto sempre verso Dio. Era<br />

con gli uomini, ma non si allontanava da Dio. Parlava<br />

con essi, ma non <strong>di</strong>stoglieva il suo ascolto da Lui.<br />

Lo accoglievano come un religioso che viene dal convento,<br />

ma egli con il cuore rimaneva li: nel coro, che<br />

è il para<strong>di</strong>so del religioso, davanti al Sacramento, ove<br />

avvenivano i suoi rapimenti estatici.<br />

La giornata dde ventiquattro ore, come la giornata<br />

lunga della sua vita religiosa, furono ricerca <strong>di</strong><br />

Dio da scoprirsi nelle creature, da raggiungere con la<br />

preghiera. Ma vi è un giorno nella vita dell'uomo, a.1<br />

quale non ne seguono <strong>altri</strong>. La sorella morte, <strong>di</strong>rò francescanammte,<br />

arriva per tutti. Arrivò pure per fra'<br />

<strong>Crispino</strong>. Era ?l 19 maggio 1750.<br />

Ottmtadue anni <strong>di</strong> vita, con la prafessione religiosa<br />

verso il venticinquesimo anno, con il servizio <strong>di</strong><br />

cuoco a Tolda, <strong>di</strong> infermiere a Roma, ancora <strong>di</strong> GUOCO<br />

ad Albano, <strong>di</strong> ortolmo a Monterotondo, <strong>di</strong> questuante<br />

per circa quarant'anni ad Orvieto, e quin<strong>di</strong>, con il ritorno<br />

a Roma, anche il ritorno, il transito a Dio.<br />

Fra' <strong>Crispino</strong>, come S. Francesco, u mrtem cantando<br />

suscepit ». Accolse la morte cantando. Ci& i misteri<br />

dell'uom e <strong>di</strong> Dio. Rivelb i segreti della slua felicità<br />

e le pre<strong>di</strong>lezioni del suo Signore. Apparve a tutti<br />

nel fulgore della sua santith, che risplende da secoli e<br />

fu soknnemente proclamata, il 20 giugno 1982, nell'ottavo<br />

centenario della nascita <strong>di</strong> S. F~mcesco.

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