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S.Crispino e altri Santi Viterbesi - Biblioteca consorziale di Viterbo

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q<br />

San <strong>Crispino</strong> e <strong>altri</strong> 3anti <strong>Viterbesi</strong><br />

B Settecento, che fu un secolo razionalista, vanta<br />

tuttavia una ricca britura <strong>di</strong> santità. <strong>Santi</strong>, i quali vissero<br />

e <strong>di</strong>fIusero il senso sopramatuirale della vita che<br />

il secalo dei u lumi » si proponeva <strong>di</strong> spegnere, senza<br />

tuttavia riusci~. Uno <strong>di</strong> questi, che tanto ci richiama<br />

la figura dei primi compagni <strong>di</strong> S. Francesco e tanti e<strong>di</strong>-<br />

W ed attirb a Dio con la sua virtù e la sua giocanda<br />

bontà, è il cappuccino <strong>Crispino</strong> da Vite&, nato il 13<br />

novembre 1668 e morto a Roma il 19 maggio 1750.<br />

E' il primo santo <strong>di</strong> Giovanni Paolo 11.<br />

La atta <strong>di</strong> Viteho ha una M a .tra<strong>di</strong>zione kancesana.<br />

Si raccanta che S. Francesco l'abbia visitata in<br />

una delle sue peregriniaponi quando h, come è detto<br />

nella u Vita Francisci >P <strong>di</strong> S. Bmaventura, ndla vicina<br />

* Toscaneh ». Si fanno pure i nomi dei tre frati, forse<br />

viteibesi, che ~guirano S. Francesco: fra' Leone che<br />

S. Francesco &amava u Pecorella <strong>di</strong> Dio », &a' M&CO<br />

e fra' Soldanerio, lmrto in concetto dai santità. Questi<br />

per primo fece conoscere la regola <strong>di</strong> S. Francesco a<br />

<strong>Viterbo</strong>, ove era rientrato nel 1237, come in<strong>di</strong>ca un<br />

atto <strong>di</strong> qud'anno dn rileriaac: a Hospitale Fr. Soldanerii<br />

in contrata S. Johamis in C d e ».<br />

In ml primo tempo, secondo la volonth espressa<br />

dal fondatore, i religiosi trancescani abitavano in <strong>di</strong>more<br />

<strong>di</strong> fortuna. I religiosi <strong>di</strong> Vite& preferirono per<br />

loro alitazione un ospedale. I1 Papa Gregorio IX volle<br />

perb ziunire i religiosi, sparsi h vari luoghi, in un ampio<br />

convento, acquistando per essi un'area m1 castello<br />

<strong>di</strong> S. Angelo, presso le mura <strong>di</strong><br />

Erano i tempi nei quali la spiritualiti3 -francescana<br />

si af£ermava in Vite& con la dede che erompeva nelle<br />

opere della caRtB e dell'apostolato e con la volonth che<br />

non cedeva alla forza della tirannide, ma si muoveva<br />

in ganemi at<strong>di</strong>menti per la causa della Chiesa e <strong>di</strong> Dio.<br />

Erano i tempi deila Verginella Rosa (1233-1251).<br />

L'apostolato <strong>di</strong> Rosa, ooor<strong>di</strong>nato all'azione del viterbese<br />

Car<strong>di</strong>nale Raniero Capood, msicurb quel rinnovamento<br />

spirituale Ma città che è riflesso, eoheggiando attraverso<br />

i secoli, nel costume, nella psicologia, nelle tra<strong>di</strong>zioni<br />

popolari dei vitetbesi. Rosa h il dono che il<br />

hanceycanesimo fece, dal suo nascere, a <strong>Viterbo</strong>. Rosa<br />

fu la piccola popolana dK si fece apostola per la<br />

liberd dda Chiesa e del Comune. De Kerval a buon<br />

<strong>di</strong>ritto la definisce: la u francescana missionaria , del<br />

Duecento che fu il grande secolo viterbese.<br />

Altra ma è il Seicento. Ampollosità e gonfi-.<br />

Eppulre, in quel secolo, <strong>Viterbo</strong> ebbe la seconda sua<br />

santa, francescam -&'essa: Giacinta Marescotti<br />

(1585-1640). Dopo gii anni della vanita e della <strong>di</strong>ssipazione,<br />

Giacinta trova finalmente la nuova vita <strong>di</strong> penitenza<br />

e <strong>di</strong> nzapedezicme nel monastero vitarbese <strong>di</strong> S.<br />

Bernar<strong>di</strong>no, ove raggiunse la vetta della santità.<br />

Vantotto anni dopo la morte <strong>di</strong> S. Giacinta, il 13<br />

novembre 1668, naoque a <strong>Viterbo</strong> Pietro Fioretti, il<br />

futuro Fra' <strong>Crispino</strong> <strong>di</strong>venuto santo a& lui.<br />

La triade dei santi vitertbesi, tutti francescani, si<br />

compie con S. <strong>Crispino</strong>.<br />

<strong>Viterbo</strong> cmta altrsl quattro Beati: Antonio dei<br />

Servi <strong>di</strong> Maria (1229-1309); Giacomo agostiniano Ar-<br />

civescovo <strong>di</strong> Napoli (1259-1308); Rosa Venerini, fa-<br />

datrice dell'Istituto delle Maestre pie (1656-1728);<br />

Domenico della Madre <strong>di</strong> Dio, jpsionista (1792-1 849)<br />

- due Veneraibiii: Pietro da Bagnaia, francescano (1659-<br />

1742); Suor Lilia del S. Crocefisso, maestra pia e ter-<br />

ziaria francescans (1688-1773) - finalmente alcuni u ser-<br />

vi <strong>di</strong> Dio N, tra i quali Danna Maria Benedetta Frey ci-<br />

stercense (1 836- 19 13) e il Car<strong>di</strong>nale Pietro la Fontaine<br />

patriarca <strong>di</strong> Venezia ( 1860- 1933, nostri contemporanei.<br />

Tutti - beati, venerabili, servi <strong>di</strong> Dio - morirono<br />

in odore <strong>di</strong> santità.<br />

San <strong>Crispino</strong>, al secolo Pietro Fioretti, ebbe dalla<br />

famiglia, e particolarmente dalla mamma Maazia h-


toni, quella educazione che è tra<strong>di</strong>zionale in casa Fie<br />

retti ancor oggi. La mamma lo consacrò alla Madonna.<br />

Condusse il figlio davanti alla Vergine venerata nel santuario<br />

de La Quercia, vicino Vite&, e, in<strong>di</strong>candogli<br />

l'immagine della Madonna, gli <strong>di</strong>sse: ve<strong>di</strong>, quella è tua<br />

madre. A Lei ti consacro. Onorala ed amala sempre come<br />

tua mamala.<br />

Quant "è bello e caro questo presagio materno! « Figli<br />

<strong>di</strong> Ma&, figli del Para<strong>di</strong>w » <strong>di</strong>cono k aostxe<br />

mamme.<br />

Sotto la protezione della Madonna e con le premure<br />

dei genitori - il babbo Ubaldo però las~era presto<br />

il figlio - egli crebbe ohme. I novizi cappuccini che<br />

scendevano a Vite& dda Palanzana lo attrassero; e<br />

« il santarello >P, come era chiamato Pietro, ohiese <strong>di</strong><br />

essere accolto in convento. I1 22 luglio 1693, infatti,<br />

Pietro, nel convento dei cappuccini alla Palanzana, fu<br />

rivestito dell'abito religioso, con il nome <strong>di</strong> <strong>Crispino</strong>,<br />

il Sento patrono dei calzolai, perché, dopo aver frequentato<br />

il wrso <strong>di</strong> grammmstica presso i Gosuiti, Piea0<br />

aveva aiutato lo zio calzolaio.<br />

Fra' <strong>Crispino</strong> restò alla Palanzsaa un anno solo.<br />

Non vi zitornb più. Ma quello h un amo intenso.<br />

Me<strong>di</strong>tazione, lavm, preghiera nella N tinnula cbieset ta<br />

a pie del maite » in un clima <strong>di</strong> pace, <strong>di</strong> raccoglimento,<br />

<strong>di</strong> dolce poesia che h suscitato questa immagine della<br />

Palillanzana a Filippo Petrosa, Le cantore della suggestiva<br />

bellezza & quel luogo: « Un altro para<strong>di</strong>so b<br />

non conosco ». I1 22 luglio 1694, fra' <strong>Crispino</strong> è ammesso<br />

alla professione <strong>di</strong>i voti religiosi e incomincia il<br />

suo lungo itinerario che durerà per oltre cinquant'anni.<br />

Le se<strong>di</strong> furono: Talifa, Roma, h o , Monterotondo,<br />

Orvieto, Bassano e ancora Roma. Fu cuoco, infermiere,<br />

ortolano, questuante. Nei <strong>di</strong>versi &ci seppe remdersi<br />

gra<strong>di</strong>to a tutti. 11 SUO animo generoso, k sue maniatr<br />

gioviali, la sula caritiì <strong>di</strong>sinteressata lo fecero amare da<br />

tutti. L'incontro con gli .uomini per le strade, l'aanun-<br />

Qo del Vangelo am l'esempio e con la parola, le cita-<br />

zioni della « Gerusalemme Liberata » dalle quali sape-<br />

va trarre riflessioni sapienti - suscitavmo ammiraaime<br />

e stima atomo - a - Id.<br />

--v<br />

Gli Orvietani che per circa quarant'anni lo ebbero<br />

nella loro città <strong>di</strong>cevano che Fra' <strong>Crispino</strong> era il loro<br />

San Felice, mentre i Vitedbesi rimproveravano gli Orvietani<br />

per aver tolto ad essi il loro u santarello ».<br />

A capo <strong>di</strong> queste competizioni vi era la fama che<br />

<strong>Crispino</strong> si era guadagnato <strong>di</strong> santo e <strong>di</strong> taumaturgo.<br />

Fra' <strong>Crispino</strong> ini realtà era un operatore <strong>di</strong> mirac<strong>di</strong><br />

wme San Felice. <strong>Santi</strong> della letizia francescana e dei<br />

miracoli, tutti e due.<br />

<strong>Crispino</strong> ha moltiplicato il pane e il vino; L operato<br />

guarigioni; ha prevenuto e annunziato cose che sarebbero<br />

awenute, con un suo frasario, con un <strong>di</strong>scorso<br />

- si <strong>di</strong>rebbe oggi - cifrato; imbattendosi in persone<br />

provate dalle awersitì o da situazioni <strong>di</strong>fficili è<br />

intervenuto pro<strong>di</strong>giosamente in loro favore con maniere<br />

ck avevano il sapore squisito dei « fioretti » francescani<br />

.<br />

Quando tornò a Roma nel 1744 - prima del rientro<br />

definitivo del 1748 - tanta gente voleva vederlo,<br />

ipcontrarb, parlargli confi<strong>di</strong>arsi con lui. La sua fama<br />

1:aveva preceduto. Egh si scherniva <strong>di</strong>cendo a P. Ange-<br />

b Antonio, un alt8ro cappuccino viterbese: Io non<br />

sono un santo.<br />

Egli invece lo era. Con la sua vita dava bella testimonianza<br />

<strong>di</strong> quanto amava il suo Dio. Un giorno dopo<br />

l'altro, il suo cammino era volto sempre verso Dio. Era<br />

con gli uomini, ma non si allontanava da Dio. Parlava<br />

con essi, ma non <strong>di</strong>stoglieva il suo ascolto da Lui.<br />

Lo accoglievano come un religioso che viene dal convento,<br />

ma egli con il cuore rimaneva li: nel coro, che<br />

è il para<strong>di</strong>so del religioso, davanti al Sacramento, ove<br />

avvenivano i suoi rapimenti estatici.<br />

La giornata dde ventiquattro ore, come la giornata<br />

lunga della sua vita religiosa, furono ricerca <strong>di</strong><br />

Dio da scoprirsi nelle creature, da raggiungere con la<br />

preghiera. Ma vi è un giorno nella vita dell'uomo, a.1<br />

quale non ne seguono <strong>altri</strong>. La sorella morte, <strong>di</strong>rò francescanammte,<br />

arriva per tutti. Arrivò pure per fra'<br />

<strong>Crispino</strong>. Era ?l 19 maggio 1750.<br />

Ottmtadue anni <strong>di</strong> vita, con la prafessione religiosa<br />

verso il venticinquesimo anno, con il servizio <strong>di</strong><br />

cuoco a Tolda, <strong>di</strong> infermiere a Roma, ancora <strong>di</strong> GUOCO<br />

ad Albano, <strong>di</strong> ortolmo a Monterotondo, <strong>di</strong> questuante<br />

per circa quarant'anni ad Orvieto, e quin<strong>di</strong>, con il ritorno<br />

a Roma, anche il ritorno, il transito a Dio.<br />

Fra' <strong>Crispino</strong>, come S. Francesco, u mrtem cantando<br />

suscepit ». Accolse la morte cantando. Ci& i misteri<br />

dell'uom e <strong>di</strong> Dio. Rivelb i segreti della slua felicità<br />

e le pre<strong>di</strong>lezioni del suo Signore. Apparve a tutti<br />

nel fulgore della sua santith, che risplende da secoli e<br />

fu soknnemente proclamata, il 20 giugno 1982, nell'ottavo<br />

centenario della nascita <strong>di</strong> S. F~mcesco.

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