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Società Escursionisti Ossolani - 28 febbraio 1899 - Cortebue.it

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I·<br />

A sost<strong>it</strong>uire Gian Domenico Fer­<br />

rari tragicamente per<strong>it</strong>o sul ghiacciaio<br />

del Gran Paradiso, fu eletto,<br />

quale presidente onorario, S.A.R. il<br />

Duca degli Abruzzi, l'intrepido scalatore<br />

del Sant'Elia e dell'Himalaia.<br />

Tra il 1901 e il 1915 la carica fu<br />

assunta da Ettore Allegra, cui succedettero<br />

dal 1915 al 1923 il cav.<br />

Giovanni Rigotti, dal 1924 al 1925<br />

Erminio Broglia, dal 1926 al 1931<br />

Ettore Rigotti salvo la breve interruzione<br />

del 1929 la cui presidenza<br />

venne affidata a Elia Mastinu.<br />

Gian Domenico Ferrari fu, oltre<br />

che forte alpinista, un appassionato<br />

degli studi musicali, studi che conferirono<br />

in lui uno spiccato amore<br />

per le cose belle e la natura. L'elenco<br />

delle sal<strong>it</strong>e effettuate nella sua<br />

breve v<strong>it</strong>a, sarebbe certamente lungo;<br />

qui vogliamo ricordare solo le<br />

più importanti, i momenti più salienti<br />

della sua attiv<strong>it</strong>à.<br />

Eccolo sulla Weissmies, sulla Grivola,<br />

al Fletschhorn, alla Dufour, al<br />

Rothorn du Zinal e al Weisshorn.<br />

Erano allora sal<strong>it</strong>e di grande impegno,<br />

percorse a quei tempi solo da<br />

alpinisti di grande levatura e capac<strong>it</strong>à.<br />

Delle imprese compiute sulle<br />

montagne ossolane ricorderemo la<br />

sal<strong>it</strong>a all'Andolla del 14 agosto<br />

1898 compiuta con Ettore Allegra.<br />

Part<strong>it</strong>i dall'alta Valle Antrona,<br />

toccarono la vetta in cinque ore, discesero<br />

a Saas Almagell, risalirono a<br />

Mattmark e, valicato il Passo di<br />

Monte Mero, scesero a Macugnaga.<br />

Ferrari e Allegra non erano nuovi a<br />

simili imprese e infatti una settimana<br />

dopo eccoli all' Alpe Veglia, all'<br />

attacco dell'inviolata parete est del<br />

Monte Leone. Fu una autentica pri­<br />

ma alpinistica che fece sensazione<br />

negli ambienti alpinistici ossolani,<br />

una scalata che riservò loro momen­<br />

ti drammatici, specie nel finale a<br />

causa delle rocce infide e instabili.<br />

Giunti sulla vetta, « cominciò a tuonare<br />

allegramente, sicché dovemmo<br />

affrettarci a scendere verso Gancio,<br />

donde, per la carrozzabile del Sem-<br />

34<br />

piane, parte a piedi, parte in vettura,<br />

tornammo nella stessa sera a<br />

Piedimulera, nostra patria ».<br />

All'Alpe Dévero compì la prima<br />

ascensione al Monte Cervandone per<br />

l'ormai noto « canalino Ferrari », in<br />

Formazza esplorò e salì numerossime<br />

vette.<br />

Il 1° agosto <strong>1899</strong> eccolo allo Jagerhorn<br />

del quale effettuò la sal<strong>it</strong>a<br />

passata alla storia, come la più veloce<br />

che mai sia stata compiuta. Fu<br />

con Clemente Imseng « il quale oltre<br />

ad essere tra le migliori guide, è<br />

certamente il più forte camminatore<br />

di tutte ». Part<strong>it</strong>i dall'Alpe Fillar,<br />

raggiunsero la vetta in meno di quattro<br />

ere scendendo poi a Macugnaga<br />

per il vecchio Weissthor. L'esperta<br />

guida, dopo detta esperienza giurò<br />

che mai più si sarebbe legato in cordata<br />

con simile pazzo, precisando che<br />

durante tutta l'ascesa temette di pre­<br />

cip<strong>it</strong>are, per l'incredibile temerarietà<br />

del Ferrari. Infatti, pechi giorni<br />

dope, si rifiutò di salire con lui al<br />

Gran Fillar. Nel novembre dello<br />

stesso anno, di r<strong>it</strong>orno da una sal<strong>it</strong>a<br />

al Gran Paradiso, Gian Dome­<br />

nico Ferrari precip<strong>it</strong>ava, con la guida<br />

Luigi Jeantet di Cogne, lungo un<br />

ripidissimo scivolo ghiacciato.<br />

La i3:'l~da scompariva in un enor­<br />

me crepaccio ed egli, nonostante le<br />

fer<strong>it</strong>e, iniziava una disperata marcia<br />

verso il rifugio, attraverso un labirinto<br />

di seracchi e enormi crepacci.<br />

Dopo aver percorso oltre due chilometri,<br />

segnati col sangue che gli<br />

colava dalle fer<strong>it</strong>e, giunse a un ulti ..<br />

mo, largo crepaccio oltre il quale ci<br />

sarebbe stata la salvezza. Fer<strong>it</strong>o e<br />

zoppicante, tentò il superamento dello<br />

stesso con un ultimo balzo. Riu­<br />

scì ad afferrare l'orlo opposto, ma<br />

quest'ultimo cedette ed egli precip<strong>it</strong>ò<br />

sino a fermarsi su un grosso<br />

masso ghiacciato incastrato tra le<br />

pareti. A cavalcioni di questo venne<br />

trovato morto per assideramento.<br />

Aveva ventisette anni.<br />

Periva così, una delle più belle<br />

figure, forse un poco temeraria, ma<br />

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