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Società Escursionisti Ossolani - 28 febbraio 1899 - Cortebue.it

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1<br />

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mestrali, di cui una più importante<br />

annuale;<br />

b) appoggiare le g<strong>it</strong>e proposte dai<br />

soci, favorendone l'effettuazione'<br />

mediante concorso di carte topo­<br />

grafiche, note, <strong>it</strong>inerari ed attrezzi<br />

alpini;<br />

c) promuovere letture e conferenze<br />

riguardanti lavori e studi di<br />

indole alpina;<br />

d) indire concorsi a premi per relazioni<br />

e <strong>it</strong>inerari;<br />

e) eseguire segnaI azioni in montagna,<br />

ove maggiore se ne risente<br />

il bisogno.<br />

Sotto il fattivo impulso di tutti,<br />

la nuova società esplicò sub<strong>it</strong>o una<br />

serie di opere fattive che andarono<br />

sempre aumentando nei suoi trentadue<br />

anni di v<strong>it</strong>a. Il lO aprile <strong>1899</strong>,<br />

la prima g<strong>it</strong>a ufficiale alla Colma di<br />

Castiglione cui faranno segu<strong>it</strong>o nu-<br />

32<br />

la ghetti di Busin Superiore col passo della<br />

Satta (foto Rigotti).<br />

meroslsslme àltre. Tra' le tante ci­<br />

tiamo: nel <strong>1899</strong> l'Eyehorn, il Pizzo<br />

Bianco e il Monte Cistella; nel 1900<br />

la Cima di Jazzi e il Capezzone; nel<br />

1901 il Basòdino e il Pizzo San Mar­<br />

tino; nel 1906 il Monte Leone; nel<br />

1909 la Weissmies; nel 1910 la Punta<br />

d'Arbola; nel 19<strong>28</strong> il Pizzo San<br />

Martino,l'Arbola e il Monte Giove;<br />

nel 1931 il Pizzo Giezza, il Pizzo<br />

Bianco e il Monte Giove.<br />

A detta attiv<strong>it</strong>à collettiva va aggiunta<br />

l'intensa attiv<strong>it</strong>à individuale<br />

sulle principali vette delle Pennine<br />

e delle Lepontine effettuate dai soci<br />

Ettore Allegra, Gian Domenico Ferrari,<br />

Giovanni Rigotti, T<strong>it</strong>o Chiovenda,<br />

Luigi Conterio, Ernesto Lossetti,<br />

Erminio Broglia, Pirazzi Maffiala,<br />

Marino Rainelli, Augusta Alberti,<br />

Piero Vallazza, Ettore Rigotti,<br />

Francesco Zani e altri. Memorabile<br />

la scalata al Monviso fatta il 26 mag­<br />

gio <strong>1899</strong> dai soci Ettore Allegra e<br />

Gian Domenico Ferrari.<br />

All'attiv<strong>it</strong>à alpinistica bisognerà<br />

aggiungere le innumerevoli iniziative<br />

culturali e le conferenze illustran­<br />

ti la natura alpina e l'alpinismo.<br />

Nel 1901, usciva, a spese della<br />

stessa S.E.O., la « Guida delle Alpi<br />

Ossolane » del prof. Edmondo Brusoni;<br />

nel 1904, «L'Ossola et ses<br />

Vallées » album riccamente illustra­<br />

to; nel 1905, in ricca veste illustrata,<br />

«Il Canto della Montagna» il<br />

cui testo fu ricavato da una brillante<br />

conferenza tenuta dal dr. Carlo<br />

Momo; nel 1910 l'artistica monografia<br />

illustrata, «Verso l'azzurro»<br />

in cui figuravano scr<strong>it</strong>ti di eminenti<br />

personali tà letterarie e alpinis tiche.


I<br />

/<br />

::<br />

Il rifugio Busin (m. 2.371) (foto Rigotti).<br />

Nel 1931 ecco, a cura di Giovanni<br />

De-Maurizi, «L'Ossola e le sue<br />

valli », un' opera promossa dalla<br />

S.E.O. e che riscuote un immediato<br />

e entusiastico consenso. Nella prefazione<br />

l'avv. Giuseppe De-Antonis<br />

ricorda che: «scopo e disegno precipuo<br />

è quello di divulgare e mag­<br />

giormente diffondere l'amore per<br />

questo estremo lembo d'Italia allettando<br />

al godimento, alla contemplazione,<br />

all'ammirazione delle sue bel·<br />

lezze naturali, prodighe di ridenti,<br />

incantevoli visioni ».<br />

Nulla fu tralasciato nella segnalazione<br />

di <strong>it</strong>inerari e sentieri di cui<br />

c<strong>it</strong>eremo il percorso da Macugnaga<br />

al Passo di Monte Moro, da San Lorenzo<br />

al Passo di Monscera, dall'Al­<br />

pe Veglia al Cistella, dall' Alpe Devero<br />

alla Scatta Minoia, da Busin al<br />

Passo del Gallo, al Passo di Neifel-<br />

giù e alla Cascata del Toce. In collaborazione<br />

con la <strong>Società</strong> Escursio­<br />

nisti Milanesi curò le segnalazioni da<br />

Varzo al Monte Cistella, dall'Alpe<br />

Dévero all' Alpe Veglia per il passo<br />

di Valtendra e la Scatta d'Orogna e<br />

detta collaborazione si estese anche<br />

con la consorella sezione del C.A.I.<br />

di Domodòssola.<br />

Ma dove l'attiv<strong>it</strong>à del sodalizio<br />

rifulse maggiormente, fu nell'erezione<br />

e sistemazione di rifugi alpini<br />

nella conca ossolana. Collaborò e fu<br />

comproprietaria del rifugio « Capanna<br />

Bionda» al Passo di Monte Mo­<br />

ro; all'Alpe Paione (Val Bognanco)<br />

inaugurò il 19 settembre 1909, il<br />

« Rifugio Gian Domenico Ferrari»<br />

al cui arredamento concorsero anche<br />

gli <strong>Escursionisti</strong> Aronesi. Poco lungi<br />

dalla Bocchetta di Fontanalba,<br />

all' Alpe Motti in Val Vigezzo, otte-<br />

neva nel 1919 dal cap<strong>it</strong>ano degli al­<br />

pini Edgardo Rebora, un piccolo rifugio<br />

che int<strong>it</strong>olava « Rifugio Rebora<br />

». La <strong>Società</strong> Edison concedeva<br />

pure alla S.E.O., il solido e capace<br />

« Rifugio Busin », s<strong>it</strong>uato sulle rive<br />

dell'omonimo lago inferiore e in comune<br />

di Premia donava al sodalizio<br />

il terreno circostante. L'inaugurazione<br />

ebbe luogo il 15 agosto 1927.<br />

Nel 1926, in segu<strong>it</strong>o a una deliberazione<br />

unanime dei soci durante<br />

l'assemblea annuale tenutasi a Ba­<br />

ceno il lO gennaio, la sede venne<br />

trasfer<strong>it</strong>a da Piedimulera a Domo­<br />

dossola, e osp<strong>it</strong>ata nel Palazzo della<br />

Fondazione Galletti. A coprire la carica<br />

di Presidente di tanta benemer<strong>it</strong>a<br />

società furono chiamati nel <strong>1899</strong><br />

e 1900 Cesare Conterio quale presidente<br />

effettivo e Gian Domenico<br />

Ferrari quale presidente onorario.<br />

33


I·<br />

A sost<strong>it</strong>uire Gian Domenico Fer­<br />

rari tragicamente per<strong>it</strong>o sul ghiacciaio<br />

del Gran Paradiso, fu eletto,<br />

quale presidente onorario, S.A.R. il<br />

Duca degli Abruzzi, l'intrepido scalatore<br />

del Sant'Elia e dell'Himalaia.<br />

Tra il 1901 e il 1915 la carica fu<br />

assunta da Ettore Allegra, cui succedettero<br />

dal 1915 al 1923 il cav.<br />

Giovanni Rigotti, dal 1924 al 1925<br />

Erminio Broglia, dal 1926 al 1931<br />

Ettore Rigotti salvo la breve interruzione<br />

del 1929 la cui presidenza<br />

venne affidata a Elia Mastinu.<br />

Gian Domenico Ferrari fu, oltre<br />

che forte alpinista, un appassionato<br />

degli studi musicali, studi che conferirono<br />

in lui uno spiccato amore<br />

per le cose belle e la natura. L'elenco<br />

delle sal<strong>it</strong>e effettuate nella sua<br />

breve v<strong>it</strong>a, sarebbe certamente lungo;<br />

qui vogliamo ricordare solo le<br />

più importanti, i momenti più salienti<br />

della sua attiv<strong>it</strong>à.<br />

Eccolo sulla Weissmies, sulla Grivola,<br />

al Fletschhorn, alla Dufour, al<br />

Rothorn du Zinal e al Weisshorn.<br />

Erano allora sal<strong>it</strong>e di grande impegno,<br />

percorse a quei tempi solo da<br />

alpinisti di grande levatura e capac<strong>it</strong>à.<br />

Delle imprese compiute sulle<br />

montagne ossolane ricorderemo la<br />

sal<strong>it</strong>a all'Andolla del 14 agosto<br />

1898 compiuta con Ettore Allegra.<br />

Part<strong>it</strong>i dall'alta Valle Antrona,<br />

toccarono la vetta in cinque ore, discesero<br />

a Saas Almagell, risalirono a<br />

Mattmark e, valicato il Passo di<br />

Monte Mero, scesero a Macugnaga.<br />

Ferrari e Allegra non erano nuovi a<br />

simili imprese e infatti una settimana<br />

dopo eccoli all' Alpe Veglia, all'<br />

attacco dell'inviolata parete est del<br />

Monte Leone. Fu una autentica pri­<br />

ma alpinistica che fece sensazione<br />

negli ambienti alpinistici ossolani,<br />

una scalata che riservò loro momen­<br />

ti drammatici, specie nel finale a<br />

causa delle rocce infide e instabili.<br />

Giunti sulla vetta, « cominciò a tuonare<br />

allegramente, sicché dovemmo<br />

affrettarci a scendere verso Gancio,<br />

donde, per la carrozzabile del Sem-<br />

34<br />

piane, parte a piedi, parte in vettura,<br />

tornammo nella stessa sera a<br />

Piedimulera, nostra patria ».<br />

All'Alpe Dévero compì la prima<br />

ascensione al Monte Cervandone per<br />

l'ormai noto « canalino Ferrari », in<br />

Formazza esplorò e salì numerossime<br />

vette.<br />

Il 1° agosto <strong>1899</strong> eccolo allo Jagerhorn<br />

del quale effettuò la sal<strong>it</strong>a<br />

passata alla storia, come la più veloce<br />

che mai sia stata compiuta. Fu<br />

con Clemente Imseng « il quale oltre<br />

ad essere tra le migliori guide, è<br />

certamente il più forte camminatore<br />

di tutte ». Part<strong>it</strong>i dall'Alpe Fillar,<br />

raggiunsero la vetta in meno di quattro<br />

ere scendendo poi a Macugnaga<br />

per il vecchio Weissthor. L'esperta<br />

guida, dopo detta esperienza giurò<br />

che mai più si sarebbe legato in cordata<br />

con simile pazzo, precisando che<br />

durante tutta l'ascesa temette di pre­<br />

cip<strong>it</strong>are, per l'incredibile temerarietà<br />

del Ferrari. Infatti, pechi giorni<br />

dope, si rifiutò di salire con lui al<br />

Gran Fillar. Nel novembre dello<br />

stesso anno, di r<strong>it</strong>orno da una sal<strong>it</strong>a<br />

al Gran Paradiso, Gian Dome­<br />

nico Ferrari precip<strong>it</strong>ava, con la guida<br />

Luigi Jeantet di Cogne, lungo un<br />

ripidissimo scivolo ghiacciato.<br />

La i3:'l~da scompariva in un enor­<br />

me crepaccio ed egli, nonostante le<br />

fer<strong>it</strong>e, iniziava una disperata marcia<br />

verso il rifugio, attraverso un labirinto<br />

di seracchi e enormi crepacci.<br />

Dopo aver percorso oltre due chilometri,<br />

segnati col sangue che gli<br />

colava dalle fer<strong>it</strong>e, giunse a un ulti ..<br />

mo, largo crepaccio oltre il quale ci<br />

sarebbe stata la salvezza. Fer<strong>it</strong>o e<br />

zoppicante, tentò il superamento dello<br />

stesso con un ultimo balzo. Riu­<br />

scì ad afferrare l'orlo opposto, ma<br />

quest'ultimo cedette ed egli precip<strong>it</strong>ò<br />

sino a fermarsi su un grosso<br />

masso ghiacciato incastrato tra le<br />

pareti. A cavalcioni di questo venne<br />

trovato morto per assideramento.<br />

Aveva ventisette anni.<br />

Periva così, una delle più belle<br />

figure, forse un poco temeraria, ma<br />

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I


Rifugio Gian Domenico Ferrar; della <strong>Società</strong><br />

<strong>Escursionisti</strong> <strong>Ossolani</strong> (m. 1.809).<br />

certamente più sublime e appassionata,<br />

dell'alpinismo ossolano.<br />

Ed eccoci a Ettore Allegra, alpi.<br />

nista-geologo. Amico fraterno di<br />

Gian Domenico Ferrari compì con<br />

lui, come già sopra descr<strong>it</strong>to, formi·<br />

dabili ascensioni. Il suo spir<strong>it</strong>o di<br />

avventura lo porta ad entusiasmars:<br />

per le imprese di Geo Chavez ed<br />

egli stesso intraprende le vie del<br />

cielo. Con gli amici Donner Fiori e<br />

Giovanni Venco compie, il 25 ottobre<br />

1913, una autentica traversata<br />

in pallone. I tre ... astronauti si innalzarono<br />

dalla piana di Domodossola<br />

sino a oltre 4.000 metri, sorvo­<br />

lando il Sempione, Macugnaga, il<br />

Mottarone e un tratto del Lago Mag­<br />

giore, prendendo terra nel giardino<br />

di una ·villa di Intra. Allegra non<br />

va solo giudicato con l'elenco delle<br />

sal<strong>it</strong>e alla mano, ma per l'amore e<br />

l'osservazione acuta che fecero di<br />

lui uno dei più esperti e rinc:TIati<br />

geologi. Della sua cultura e geniale<br />

versatil<strong>it</strong>à, lasciò sprazzi in più di un<br />

centinaio di scr<strong>it</strong>ti apparsi sui giornali<br />

ossc1ani (fu brillante artico­<br />

lista del battagliero «Indipendente<br />

»), sulla Rivista mensile del<br />

C.A.I. e sulle riviste specializzate di<br />

geologia e mineralogia. Poco dopo<br />

la guerra 1915-18 si interessò per<br />

lo sviluppo minerario dell'Ossola,<br />

fu attivo e fattivo ricercatore nella<br />

cava di amianto sovrastante 1'Alpe<br />

Devero. La sua capac<strong>it</strong>à e competenza<br />

venne presto a conoscenza del<br />

governo di allora che lo inviò in<br />

Etiopia per la ricerca e lo sfruttamento<br />

delle miniere di amianto. Pur<br />

dedicandosi attivamente al proprio<br />

lavoro, pur nella ricerca e scoperta<br />

scientifica che sempre lo affascinava,<br />

egli riportava spesso i propri pensieri<br />

alle valle e alle montagne osso­<br />

lane, agli amatissimi figli, prematuramente<br />

scomparsi. Avrebbe mer<strong>it</strong>ato<br />

una notorietà maggiore, ma egli<br />

era schivo di onori e nulla fece per<br />

mettersi in evidenza. Valdossolano,<br />

aveva del vecchio Piemonte, la tena­<br />

cia, l'attaccamento al dovere, l'incrollabile<br />

patriottismo. Ed è bello<br />

ricordarlo così, perché egli fu, nei<br />

lunghi anni della sua carriera, soprattutto<br />

onesto con se stesso, un<br />

vero alpinista, un autentico innamorato<br />

dell'Osscla in cui modestia<br />

e coerenza furono le principali prero­<br />

gative. L'Ossola deve molto a lui e<br />

all'indimenticabile suo compagno di<br />

cordata Gian Domenico Ferrari. Due<br />

figure ricche di fascino e di passione,<br />

forse le più significative apparse<br />

sulla scena delle Alpi ossolane.<br />

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