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Detti e filastrocche in Toscana - Zona Editrice

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– Sono venuto a prendere il l<strong>in</strong>o filato.<br />

– Va bene, ecco che te lo mando per il mio servo.<br />

Dalla pozza uscì fuori di nuovo il grande pesce portando<br />

<strong>in</strong> bocca le cocche del telo dove era il l<strong>in</strong>o, filato<br />

così f<strong>in</strong>o che non pareva l’avessero fatto delle mani di<br />

donna. Infatti quando il re li ebbe esam<strong>in</strong>ati tutti sentenziò:<br />

– Quello filato dalla contad<strong>in</strong>a è fatto bene; meglio<br />

ancora quello filato dalla fornaia; ma quello lavorato dalla<br />

ranocchia non ha paragone!<br />

– Possibile – dissero allora i fratelli e le loro fidanzate<br />

– che il nostro regno abbia una rana per reg<strong>in</strong>a?<br />

– Ancora voi avete ragione – rispose il re – e dobbiamo<br />

fare un’altra prova: date alle vostre fidanzate questo<br />

l<strong>in</strong>o filato: quello che lo tesserà meglio sarà reg<strong>in</strong>a e il<br />

suo sposo re! – così disse il re e così fecero i figli.<br />

Federico di malavoglia tornò al bastione del fosso e<br />

chiamò:<br />

– Rana, Rana!<br />

– Chi mi chiama?<br />

– Federico tuo, che poco d’ama!<br />

– Se non m’ama, m’amerà quando bella mi vedrà!<br />

Federico spiegò tutto quello che era successo, e<br />

rivenne fuori il solito pesce che si portò sott’acqua il

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