18.06.2013 Views

scarica l'articolo completo in pdf - Coperture in Laterizio

scarica l'articolo completo in pdf - Coperture in Laterizio

scarica l'articolo completo in pdf - Coperture in Laterizio

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Dettagli<br />

72 CIL 77<br />

Andrea Campioli<br />

La conservazione della concezione costruttiva orig<strong>in</strong>aria <strong>in</strong>sieme alla progettazione di una soluzione<br />

tecnica e di dettagli <strong>in</strong>novativi caratterizza il rifacimento dell’ottocentesca copertura del<br />

Tempio Rotondo al Foro Boario a Roma<br />

Il progetto di restauro e conservazione della copertura del<br />

Tempio Rotondo al Foro Boario di Roma, elaborato da<br />

Anton<strong>in</strong>o Giuffrè, Maria Grazia Filetici, Carlo Baggio e<br />

Paola Brunori, realizzato nel 1996, assume un carattere particolare<br />

nel panorama della conservazione. Si tratta <strong>in</strong>fatti di un<br />

<strong>in</strong>tervento f<strong>in</strong>alizzato al rifacimento di una copertura che era<br />

già l’esito di un progetto di restauro realizzato da Giuseppe Valadier<br />

nel 1810 che mirava a proteggere e recuperare i ruderi<br />

di quello che orig<strong>in</strong>ariamente era stato un tempio dedicato a<br />

Vesta,costruito nel II secolo a.C.,e che si era affermato come<br />

luogo di culto cristiano dedicato a S. Stefano dal XII secolo e<br />

a Santa Maria del Sole nel corso del XVII secolo.<br />

A fronte delle diverse possibili modalità di <strong>in</strong>tervento prese<br />

<strong>in</strong> considerazione dai progettisti per il rifacimento della copertura,<br />

la scelta è stata quella di affrontare il progetto ponendosi<br />

<strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uità con le caratteristiche della costruzione<br />

ottocentesca e assumendo come punto di partenza le regole<br />

che hanno presieduto alla sua realizzazione, regole che lo<br />

stesso Valadier aveva descritto accuratamente nei suoi testi<br />

manualistici.L’occasione del rifacimento,reso necessario dall’avanzato<br />

stato di degrado del manufatto, è stata però utilizzata<br />

per porre rimedio ai difetti costruttivi che la copertura<br />

ottocentesca presentava e per mettere <strong>in</strong> opera alcuni dispositivi<br />

tesi al miglioramento della funzione di consolidamento<br />

che già Valadier aveva affidato proprio alla copertura.<br />

Il progetto è stato preceduto da un accurato rilievo della geometria<br />

del tempio con particolare attenzione alle parti alte<br />

delle strutture che avrebbero costituito il punto di <strong>in</strong>terfaccia<br />

con la nuova copertura.Tale rilievo,oltre a documentare la situazione<br />

del manufatto precedentemente all’<strong>in</strong>tervento di riprist<strong>in</strong>o<br />

della copertura, ha messo <strong>in</strong> evidenza un considerevole<br />

dislivello tra le superfici superiori dei capitelli da imputare<br />

sia ad errori di costruzione, sia ai cedimenti e agli <strong>in</strong>terventi<br />

di riprist<strong>in</strong>o susseguitisi nel tempo e ha consentito la<br />

realizzazione di un modello tridimensionale virtuale delle<br />

strutture utilizzato anche per la simulazione di alcune operazioni<br />

di cantiere nella fase di costruzione.<br />

La nuova copertura, a otto falde, è costituita da una struttura<br />

composta <strong>in</strong>ternamente da due capriate ortogonali e da quattro<br />

puntoni di paradosso, che poggiano sul muro della cella,<br />

ed esternamente da una serie di puntoni che poggiano sul<br />

muro della cella e sulla sommità dei capitelli. Rispetto al di-<br />

Restauro del restauro<br />

slivello rilevato tra le superfici superiori dei capitelli, la decisione<br />

è stata quella di non adeguare la geometria della copertura<br />

alla situazione di contesto, ma piuttosto di procedere<br />

ad aggiustamenti puntuali dei piani di appoggio <strong>in</strong> modo da<br />

ottenere un unico piano di giacitura per la catena lignea che<br />

collega tra loro le colonne. L’orditura del tetto è completata<br />

da arcarecci sostenuti da gattelli <strong>in</strong> legno e da travicelli e palombelli,<br />

<strong>in</strong> corrispondenza, rispettivamente, della cella e del<br />

colonnato.<br />

Dal punto di vista costruttivo particolare attenzione è stata rivolta<br />

ai dettagli di unione tra i diversi elementi della copertura<br />

e ai dettagli di collegamento tra la copertura e le strutture<br />

da proteggere, ricorrendo a soluzioni <strong>in</strong>novative.<br />

Anche il manto di copertura recupera la configurazione tecnica<br />

e i materiali utilizzati da Valadier ed è costituito da un<br />

pianellato <strong>in</strong> laterizio che appoggia sui travicelli e sui palombelli,<br />

da un getto di cocciopesto e da uno strato esterno <strong>in</strong><br />

coppi ed embrici. La sommità del cono di copertura è completata<br />

da un cupol<strong>in</strong>o <strong>in</strong> travert<strong>in</strong>o<br />

Facendo riferimento alle parole degli stessi progettisti è possibile<br />

concludere che “ … il nuovo tetto è disegnato secondo<br />

le regole del Valadier, mantiene la cultura costruttiva della sua<br />

epoca, presenta le stesse partiture, occupa lo stesso spazio, ma<br />

non è uguale a quello che c’era: contiene una quantità di nostre<br />

<strong>in</strong>iziative che ne migliorano l’efficacia e si leggono a ben<br />

guardare come il frutto di una concezione della struttura<br />

pluriconnessa del tutto sconosciuta prima che Cauchy avesse<br />

dato pr<strong>in</strong>cipio,con i suoi Exercises de Mathématiques del 1826,<br />

alla teoria della elasticità” (1) .Si tratta di parole che dimostrano<br />

ancora una volta come, anche all’<strong>in</strong>terno di <strong>in</strong>terventi particolarmente<br />

attenti alla salvaguardia del valore documentario<br />

dell’oggetto sul quale si opera,il progetto costituisca pur sempre<br />

una <strong>in</strong>terpretazione culturale che si confronta con le conoscenze<br />

e le tecniche del proprio tempo. E nel caso del rifacimento<br />

della copertura del Tempio Rotondo al Foro Boario<br />

una conferma di questa affermazione è data anche dal livello<br />

<strong>in</strong>novativo e dall’accuratezza con cui sono stati sviluppati<br />

i dettagli costruttivi. <br />

Note<br />

1. Il brano è tratto da una conversazione con Maria Grazia Filetici e Anton<strong>in</strong>o<br />

Giuffrè, curata da Antonio Angelillo e pubblicata su Casabella,<br />

n.636 lug.-ago.1996,pp.4-6,con il titolo Archeologia,conservazione,restauro.


A. Giuffrè, M.G. Filetici, C. Baggio, P. Brunori, Restauro del Tempio Rotondo al Foro Boario, Roma, 1996<br />

73<br />

DETTAGLI<br />

1<br />

Dettaglio<br />

Pianta parziale e sezione verticale della<br />

copertura.<br />

Descrizione<br />

La struttura della copertura, realizzate <strong>in</strong><br />

legno di castagno, è costituita da due<br />

capriate ortogonali e da quattro puntoni di<br />

paradosso che poggiano sul muro della<br />

cella e che convergono nel monaco ottagonale.<br />

Le colonne sono collegate al muro<br />

della cella mediante puntoni e unite tra<br />

loro mediante travi che costituiscono una<br />

catena lignea. La copertura si completa con<br />

arcarecci di 12 x 12 cm sostenuti da gattelli,<br />

con travicelli di 8 x 8 cm e palombelli di<br />

8 x 12 cm, con un pianellato <strong>in</strong> laterizio, un<br />

getto di cocciopesto e un manto <strong>in</strong> coppi ed<br />

embrici.<br />

Legenda<br />

1. Colonna mancante<br />

2. Capitello<br />

3. Catena di collegamento delle colonne<br />

4. Puntone<br />

5. Tirante metallico<br />

6. Muratura della cella<br />

7. Piastra metallica<br />

8. Arcareccio<br />

9. Palombello<br />

10. Pianellato<br />

11. Pedagnola<br />

12. Manto di copertura <strong>in</strong> coppi ed embrici<br />

13. Capriata<br />

Vista del tempio prima del rifacimento della copertura.<br />

I disegni sono stati rielaborati dall’autore sulla base<br />

della documentazione di progetto pubblicata su<br />

Casabella, n. 636 lug.-ago. 1996, da cui sono state<br />

tratte anche le illustrazioni.


A. Giuffrè, M.G. Filetici, C. Baggio, P. Brunori, Restauro del Tempio Rotondo al Foro Boario, Roma, 1996<br />

2<br />

Dettaglio<br />

Sezione verticale della copertura, <strong>in</strong> corrispondenza<br />

del monaco delle capriate, e<br />

vista dall’alto del nodo centrale delle<br />

capriate con l’apparecchio di collegamento<br />

fra monaco e puntoni.<br />

Descrizione<br />

Il monaco, che misura 35 x 35 cm di larghezza<br />

nella sua sezione massima, accoglie i<br />

quattro puntoni delle capriate e i quattro<br />

puntoni di paradosso di 23 x 25 cm; mediante<br />

una staffa di acciaio sostiene le quattro<br />

semicatene delle capriate di 26 x 28 cm che<br />

si <strong>in</strong>crociano <strong>in</strong> corrispondenza del suo<br />

asse. I puntoni sono ancorati al monaco<br />

mediante un apposito apparecchio di collegamento.<br />

Il manto di copertura a otto falde<br />

<strong>in</strong> coppi ed embrici si chiude <strong>in</strong> sommità<br />

con un cupol<strong>in</strong>o <strong>in</strong> travert<strong>in</strong>o.<br />

Legenda<br />

1. Manto di copertura <strong>in</strong> coppi ed embrici<br />

2. Getto di cocciopesto<br />

3. Pianellato<br />

4. Cupol<strong>in</strong>o <strong>in</strong> travert<strong>in</strong>o<br />

5. Arcareccio<br />

6. Travicello<br />

7. Puntone<br />

8. Catena della capriata<br />

9. Apparecchio di fissaggio dei puntoni<br />

al monaco<br />

10. Barra <strong>in</strong> acciaio <strong>in</strong>ossidabile<br />

11. Monaco della capriata<br />

12. Piastra metallica<br />

13. Staffa per le catene<br />

Dettaglio del monaco.<br />

74 CIL 77


A. Giuffrè, M.G. Filetici, C. Baggio, P. Brunori, Restauro del Tempio Rotondo al Foro Boario, Roma, 1996<br />

75<br />

DETTAGLI<br />

3<br />

Dettaglio<br />

Sezioni verticali della copertura <strong>in</strong> corrispondenza<br />

dell’appoggio sulla muratura<br />

della cella e di uno dei capitelli.<br />

Descrizione<br />

Le capriate, che prevedono una unione tra<br />

puntone e catena a doppia <strong>in</strong>dentatura,<br />

fasciata mediante una staffa <strong>in</strong> acciaio <strong>in</strong>ossidabile<br />

serrata con bulloni, poggiano sul muro<br />

della cella tramite una piastra di acciaio attraverso<br />

la quale sono ancorate a una catena<br />

che corre nel cordolo <strong>in</strong> muratura di mattoni.<br />

I capitelli delle colonne sono collegati al muro<br />

della cella mediante puntoni di 18x20 cm<br />

e tra loro mediante travi di 35 x 35 cm il cui<br />

sovradimensionamento ha consentito di<br />

mettere completamente <strong>in</strong> vista i capitelli<br />

che, nel progetto di Valadier, venivano parzialmente<br />

occultati dalla copertura.<br />

Legenda<br />

1. Manto di copertura <strong>in</strong> coppi ed embrici<br />

2. Getto di cocciopesto<br />

3. Pianellato<br />

4. Elemento <strong>in</strong> laterizio a protezione<br />

della testa della capriata<br />

5. Puntone della capriata<br />

6. Monaco della capriata<br />

7. Cordolo <strong>in</strong> muratura<br />

8. Tirafondo<br />

9. Puntone esterno<br />

10. Gattello<br />

11. Arcareccio<br />

12. Muratura <strong>in</strong> pietra della cella<br />

13. Palombello<br />

14. Perno di ancoraggio<br />

15. Catena di collegamento delle colonne<br />

16. Capitello<br />

Appoggio della capriata sul muro della cella e sporto<br />

della copertura con il dettaglio delle catene lignee<br />

che collegano le colonne.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!