per un teatro iniziatico - Arthena
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Edizioni <strong>Arthena</strong><br />
www.poiein.org/arthena<br />
Fuori commercio<br />
© Angelo Tonelli e Ugo Ugolini<br />
Lerici, maggio 2005<br />
ugougolini@libero.it<br />
www.ugougolini.com<br />
angelo _ tonelli @ libero . it<br />
www . angelotonelli .tripod.com<br />
www . la foto. It/ tonelli / entrata. htm<br />
2
Citta’ di Lerici – Assessorato alla Cultura<br />
Associazione Culturale <strong>Arthena</strong><br />
PER UN TEATRO INIZIATICO<br />
TESTI DI ANGELO TONELLI<br />
FOTOGRAFIE DI UGO UGOLINI<br />
3
Quando Angelo Tonelli ci ha proposto di contribuire alla<br />
realizzazione di <strong>un</strong>a pubblicazione che raccoglie e<br />
documenta il lavoro di 10 anni di <strong>teatro</strong>, abbiamo accettato<br />
con la consapevolezza che l‘es<strong>per</strong>ienza del Teatro<br />
Iniziatico è il risultato del grande lavoro di ricerca e di<br />
formazione svolto da Angelo Tonelli e dalla Associazione<br />
Culturale <strong>Arthena</strong> di cui Angelo è Presidente. Una struttura<br />
pubblica, che dal 1998, sotto la sua direzione, continua con<br />
determinazione e professionalità a svolgere <strong>un</strong>a importante<br />
attività nel sociale. Un impegno di formazione artistica e<br />
culturale che ha forgiato decine di attori e avvicinato <strong>un</strong>a<br />
moltitudine di <strong>per</strong>sone ad attività artistiche di ogni tipo,<br />
dalla pittura alla scrittura alla poesia, oltre alla scuola di<br />
restauro.<br />
Nel Teatro Iniziatico, Angelo Tonelli ha trasferito<br />
l’es<strong>per</strong>ienza di <strong>un</strong>a vita. Il poeta, il filosofo, il filologo,<br />
insieme si fondono <strong>per</strong> offrirsi allo spettatore in tutta la sua<br />
coerenza. Raccogliendo dai suoi studi trentennali sulla<br />
cultura greca, in questi dieci anni di lavoro, Angelo Tonelli<br />
ha saputo regalare grandi emozioni interpretando i tragici<br />
greci. Nel suo <strong>teatro</strong> c’è l’insegnamento di Giorgio Colli, (al<br />
quale il Com<strong>un</strong>e di Lerici ha voluto rendere omaggio con<br />
<strong>un</strong>a partecipata giornata di studio), c’è la grande<br />
es<strong>per</strong>ienza teatrale di Alessandro Fersen con il quale Colli<br />
condivise il campo di internamento <strong>per</strong> attività antifasciste.<br />
Nel Teatro Iniziatico si possono cogliere forti messaggi di<br />
den<strong>un</strong>cia contro il “potere” ma anche vie d’uscita che<br />
vengono offerte attraverso <strong>un</strong>a dichiarata rivoluzione<br />
culturale e filosofica, nella consapevolezza che <strong>un</strong>a<br />
maggiore spiritualità dell’individuo possa offrirci <strong>un</strong> futuro<br />
migliore.<br />
Vogliamo ringraziare Angelo Tonelli <strong>per</strong> il suo originale<br />
impegno sociale, <strong>per</strong> quanto ha saputo creare fino ad oggi<br />
con la sua importante attività culturale. Oltre alle sue o<strong>per</strong>e<br />
teatrali, ricordiamo la sua produzione letteraria come<br />
studioso e traduttore dal greco antico e dal latino, la sua<br />
poesia, la direzione artistica di Altramarea e Argonauti.<br />
Ringraziamo inoltre quanti hanno collaborato con le loro<br />
importanti testimonianze alla realizzazione di questa<br />
pubblicazione, in special modo il fotografo Ugo Ugolini che<br />
con le sue foto ha arricchito e documentato questa<br />
straordinaria es<strong>per</strong>ienza.<br />
Silvio Vallero, Assessore alla Cultura<br />
del Com<strong>un</strong>e di Lerici<br />
Dalle balze del Golfo guardano, ascoltano gli antichi<br />
abitatori…attendono parole capaci di generare nuovo<br />
equilibrio <strong>per</strong> questi luoghi, <strong>per</strong> questo tempo.<br />
Molte di quelle parole gi<strong>un</strong>gono dalla voce di Angelo, dal<br />
suo <strong>teatro</strong> che è pratica di rivoluzione spirituale.<br />
Il <strong>teatro</strong> “delle meraviglie”, come dalla sua ria<strong>per</strong>tura si è<br />
voluta nominare la stagione del Teatro Astoria di Lerici, ha<br />
da subito rimarcato la sua empatia con il Teatro Iniziatico di<br />
Tonelli, divenendo luogo di visione, di contemplazione, di<br />
accadimento, di trasformazione della sua intrapresa.<br />
E’<strong>un</strong> messaggio che contribuisce a tenere accesa <strong>un</strong>a<br />
piccola, tenace, antica fiamma.<br />
Br<strong>un</strong>a Rolla<br />
Direttrice Teatro Astoria di Lerici<br />
5
Angelo Tonelli<br />
in Máinomai 1997<br />
6
Angelo Tonelli si libra sul cielo del golfo dei poeti con ali<br />
da arcangelo. Il suo <strong>teatro</strong>, la sua o<strong>per</strong>a in genere, è la<br />
sintesi più mirabile che io conosca di poesia, filosofia,<br />
teologia, filologia, empito sapienziale.<br />
Lo considero <strong>un</strong>a ricchezza dei nostri tempi miseri, <strong>un</strong>a<br />
fonte autentica di luce preziosa <strong>per</strong> lo spirito: <strong>un</strong>o sciamano<br />
pirata, che sa avere visioni, combattere e volare<br />
Giuseppe Conte, scrittore<br />
Se l’immaginario estetico occidentale moderno trova <strong>un</strong><br />
suo convincente incipit nel viaggio “au fond de l’inconnu<br />
pour trouver du nouveau” (si veda Le voyage di<br />
Baudelaire), nel Novecento l’idolatria del nuovo <strong>per</strong> il nuovo<br />
si è ritorta contro i linguaggi artistici sfociando in <strong>un</strong>o<br />
scollamento decisivo dal pubblico della musica “classica”,<br />
delle arti visive, della poesia e del <strong>teatro</strong>. E questo anche<br />
<strong>per</strong>ché il pubblico più o meno consapevolmente<br />
massificato, si sdoppia in <strong>un</strong>’ esteriorità sociale fittizia,<br />
falsa, omologata, e <strong>un</strong>’interiorità desertificata e resa sordomuta<br />
dal rumore mediatico e mercantile non stop.<br />
Dall’ascolto di questo silenzio interiore diffuso, rispettabile<br />
e tragico, nasce il Teatro Iniziatico di Angelo Tonelli, <strong>un</strong><br />
<strong>teatro</strong> che alla com<strong>un</strong>icazione del vuoto interiore nichilista<br />
e acculturato contrappone la violenza del fuoco originario<br />
che sola conferisce all’uomo quella dimensione sacra e<br />
sovrana che lo la rende simile a <strong>un</strong> Dio. Nel Teatro<br />
Iniziatico l’attore non recita, ma nega la propria condizione<br />
illusoria, vive in diretto rapporto con lo spazio simbolico del<br />
rinnovamento rilanciando l’es<strong>per</strong>ienza del Teatro della<br />
Crudeltà di Artaud e il su<strong>per</strong>amento, o<strong>per</strong>ato dal Living<br />
Theatre, della frattura necrofila tra esistenza reale e rituale.<br />
Così il Teatro Iniziatico riporta l’alchimia <strong>un</strong>ificante l’anima<br />
e il corpo, della vita interiore e di quella pubblica sulla<br />
scena del possibile. Nell’accadere rituale, gli attori<br />
fronteggiano demoni o pulsioni distruttive nate dalla coscia<br />
del Dio Denaro, mettendosi in gioco e iniziando lo<br />
spettatore al grande mistero della Bellezza liberata nel<br />
mondo e nella vita.<br />
Tomaso Kemeny, poeta,<br />
Università di Pavia<br />
Impegnativo afferrare in sintesi <strong>un</strong> autore così sfaccettato e<br />
poliedrico che si muove nello spirito dell’o<strong>per</strong>a totale,<br />
spaziando dagli studi classici al <strong>teatro</strong> (lui stesso è<br />
fondatore di <strong>un</strong> “Teatro Iniziatico”), dalla poesia alla<br />
scrittura di pensiero, dalla letteratura alle arti visive,<br />
dall’arte alla politica, non tralasciando l’elemento della<br />
drammatizzazione della musica, impegnativo, come<br />
imbrigliare la forza di <strong>un</strong> vulcano ...<br />
Nell’o<strong>per</strong>a di Tonelli è condensata tutta l’anima della<br />
tradizione tragica – che scorre nello Stige di vita morte<br />
rinascita - sino a risalire al suo centro sacrale e rituale.<br />
Allievo di Giorgio Colli ne è forse il legittimo erede come di<br />
tutto il filone filosofico dei grandi sapienti, quelli che ancora<br />
“sapevano” che non v’è vera sofía senza manía, che non si<br />
è visitati da Apollo senza l’invasamento di Dioniso. In<br />
Tonelli trasfigurato si scatena la conflagrazione dei Grandi<br />
Potenti – i Cristo i Buddha i Lux - scagliati contro i<br />
miserabili potenti del mondo. E chi tentasse d’essere<br />
abitato da questa interna battaglia saprebbe quanto è<br />
difficile tenere <strong>un</strong>ite e salde le impugnature del salmo e<br />
dell’invettiva, la tensione mistica e l’energia politica…<br />
Riecheggia in questa poesia tutta la potenza fallica del<br />
Cristo o del Dioniso sacrificale, dell’eroe arcaico cretese<br />
preomerico che ancora sapeva morire <strong>per</strong> l’oro del grano,<br />
<strong>per</strong> le “spighe d’agosto” dei misteri eleusini, <strong>per</strong> il<br />
rinnovamento cosmico dell’intera com<strong>un</strong>ità...<br />
Gabriella Galzio, poeta e critico<br />
(da Gli Argonauti, Eretici della poesia <strong>per</strong> il XXI secolo,<br />
ed. Archivi del ‘900)<br />
Ricordiamo ancora Angelo Tonelli al College di<br />
Charleston. Ricordiamo il suo rito astrologico-poetico<br />
preceduto dalla processione della Rosa. Ricordiamo <strong>un</strong>a<br />
figura alta e ieratica, <strong>un</strong> uomo scalzo in t<strong>un</strong>ica bianca che<br />
con passo lento e sguardo assorto dirige verso l’arco<br />
d’entrata al parco. Sopra l’arco, in greco antico,<br />
<strong>un</strong>’iscrizione che rivela lo spirito di quei lenti passi e di quel<br />
cadenzare ipnotico: la massima socratica “Conosci te<br />
stesso”. Questo è il Tonelli che abbiamo conosciuto e di cui<br />
sentiamo ancora la presenza sul campus <strong>un</strong>iversitario.<br />
L’artista sciamano (e alchimista) che congiura le forze dello<br />
spirito nel corpo, risvegliando nel fuoco dell’anima il<br />
momento propizio <strong>per</strong> darle fugace espressione di gesto e<br />
voce. Tonelli è immediata gettatezza dell’essere nello<br />
spazio che lo circonda: è presenza/trasparenza arcana. La<br />
sua drammaturgia è la testimonianza in diretta di questa<br />
es<strong>per</strong>ienza. Gli effetti sono a dir poco stupefacenti.<br />
7
Ilcoinvolgimento spontaneo ed entusiasta di decine di<br />
giovani che rispondono, oggi come agli albori del mondo,<br />
alla chiamata dell’iniziato. Decine di giovani che dicono sì<br />
alla chiamata viscerale e misteriosa del proprio Daimon.<br />
Tuttavia, in <strong>un</strong> Occidente dove l’iniziazione è oramai<br />
svanita ben oltre il crepuscolo, il recu<strong>per</strong>o dell’arcaico di<br />
Tonelli rappresenta assai di più di <strong>un</strong> mero esercizio<br />
accademico. E’ la luce salvifica che dirige il neofita alla<br />
propria vocazione d’autenticità nella completa oscurità dei<br />
nostri tempi e di quelli prossimi futuri.<br />
Massimo Maggiari, poeta,<br />
College of Charleston, South Carolina U.S.A.<br />
"Non bisogna dar retta a coloro<br />
che consigliano all'uomo <strong>per</strong>ché<br />
è mortale di limitarsi a pensare<br />
cose umane e mortali;<br />
anzi, al contrario, <strong>per</strong> quanto è<br />
possibile, bisogna comportarsi da<br />
immortali e far di tutto <strong>per</strong><br />
vivere secondo la parte più nobile<br />
che è in noi."<br />
Aristotele<br />
Il regista e gli attori sono, prima che noi siamo.<br />
In <strong>un</strong>'epoca di frastuono cosmico, dove i silenzi vengono<br />
costantemente occupati <strong>per</strong> far sì che non emerga<br />
l'angoscia dello smarrimanto dell'uomo contemporaneo,<br />
l'o<strong>per</strong>a di Angelo Tonelli si situa come <strong>un</strong>a sorta di Sole<br />
rischiaratore tra gli innumerevoli "Ismi" che ormai soffocano<br />
ogni slancio vitale a favore di teorizzazioni più o meno<br />
convinte, quasi mai praticate nella vita di chi le formula.<br />
Mi era indispensabile questa premessa critica <strong>per</strong>ché credo<br />
che nella sua o<strong>per</strong>a, dove prevalente è (oltre ad <strong>un</strong>a<br />
rilevante pars destruens) <strong>un</strong> vitalismo di carattere<br />
apollineo-dionisiaco), vi siano i semi <strong>per</strong> <strong>un</strong> cammino<br />
autentico verso la conoscenza di se stessi.<br />
In <strong>un</strong>o spettacolo del Teatro Iniziatico è tangibile la ricerca<br />
dell'essenza a discapito di <strong>un</strong>'apparenza senza contenuto<br />
nella quale troppo sono implicati i mezzi di com<strong>un</strong>icazione<br />
contemporanei.<br />
Quando si gi<strong>un</strong>ge a complicare la realtà in maniera<br />
eccessiva, spesso accade che <strong>per</strong> riafferrare se stessi si<br />
debba tornare alle origini.<br />
"Conosci te stesso".<br />
Ecco allora, in <strong>un</strong> momento di i<strong>per</strong>trofia mediatica nella<br />
quale oggi ci troviamo, riaffermarsi gli antichi medium<br />
spirituali che prendono forza e consapevolezza nelle anime<br />
predisposte ad accoglierli.<br />
Il regista Angelo Tonelli lo insegna ai suoi allievi tramite la<br />
liberazione delle forze primigenie che costoro, a loro volta,<br />
infondono nello spettatore al quale ness<strong>un</strong>a particolare<br />
predisposizione è richiesta se non quella del sentire.<br />
Il regista e gli attori sono, prima che noi siamo.<br />
V.I.T.R.I.O.L.U.M. ALCHIMIA PER EDIPO RE<br />
(Lerici, 21 maggio 2004)<br />
All'iniziare della musica di Diamanda Galàs gli attori<br />
salgono sul palco in <strong>un</strong>a danza ritmica, spasmodica,<br />
rituale.<br />
La musica, eccellente medio dell'ineffabile, im<strong>per</strong>versa<br />
scatenando indistinti moti interiori e le figure che si<br />
muovono non disturbano il lavoro subliminale che le efficaci<br />
sonorità generano.<br />
Questo è il Teatro Iniziatico: ritualità; figurativo che non<br />
invade; il corpo che è attraversato <strong>per</strong> attraversare a sua<br />
volta; <strong>un</strong> metallo che fonde, si espande, <strong>per</strong> risolidificarsi<br />
nello spettatore.<br />
Si rompe la barriera attori/spettatori sotto il segno<br />
dell'"Indiamento".<br />
Luisa Papa, Artista, Critico cinematografico<br />
Nel congedare, dopo l<strong>un</strong>ghissima gestazione, questo<br />
libro che sintetizza dieci anni di lavoro teatrale, che è stato<br />
seguito, nel suo complesso, da migliaia di spettatori, non<br />
posso non rivolgere <strong>un</strong> pensiero di gratitudine a tutti coloro<br />
che hanno calcato con me il palcoscenico, a partire dagli<br />
anni delle s<strong>per</strong>imentazioni collettive fino a oggi. Ricordo<br />
con particolare affetto del primo gruppo di Teatro Iniziatici<br />
di cui fui coordinatore dal 1995 al 1997, Giuseppe Ciani,<br />
Donata Mostardini, Nadia Cozzani, Rossana Tomasini,<br />
Nuccia Fattori e altri ancora.<br />
Un grande grazie al maestro Giuliano Diofili, è<strong>per</strong> le sue<br />
geniali soluzioni scenografiche, di cui riportiamo di seguito i<br />
bozzetti.<br />
Importante, negli anni 1998-2003, il contributo in<br />
assistenza regia di Iride Varese, che ha collaborato con<br />
8
grande entusiasmo e impegno e alla realizzazione di tanti<br />
eventi.<br />
Grazie ai dróntes “storici” Ettore Callegari, Alberto<br />
Fiorito, Sara Montefiori, Susanna Salvi, e a Tullia Bonaschi,<br />
che con grande passione hanno frequentato i miei corsi di<br />
formazione teatrale e hanno contribuito attivamente alla<br />
realizzazione degli eventi.<br />
Un ringraziamento a Simona Menicagli, acquisto<br />
recente ma prezioso anche nell’organizzazione scenica, e<br />
a Luigi Armelloni, Fabio Guglielmi, Michela Pedrazzi.<br />
Grazie al Maestro Enrico Bardellini, che ha messo a<br />
disposizione il suo studio di registrazione <strong>per</strong> la<br />
realizzazione delle basi musicali, e è generosamente<br />
intervenuto con i suoi raffinati interventi musicali.<br />
Un sentito grazie a tutti i tecnici, in particolare a Franco<br />
Ponzini, noto tecnico luci e audio, e a Mirelle Ribaud e<br />
Jaya Cozzani, estrose truccatrici.<br />
Un grazie sentito a Giuseppe Conte che coinvolse il mio<br />
<strong>teatro</strong> nel memorabile evento di capodanno 2000 a<br />
Castello San Giorgio di Spezia, patrocinato dalla regione<br />
Liguria, e a Gabriella Galzio.<br />
Fondamentale, in tutti questi anni, il patrocinio da parte<br />
del Teatro Astoria e dell’Assessorato alla Cultura di Lerici,<br />
che ha reso possibile la realizzazione degli eventi: a loro<br />
gi<strong>un</strong>ga il mio più sentito ringraziamento, in particolare<br />
all’Assessore alla Cultura Silvio Vallero, che ha fornito <strong>un</strong><br />
contributo finanziario <strong>per</strong> la realizzazione di questo volume.<br />
Grazie a Luisa Papa <strong>per</strong> importanti suggerimenti<br />
musicali.<br />
Grazie, infine, ai nostri fedeli spettatori, che ci hanno<br />
sempre accesi con la loro presenza partecipata e<br />
entusiastica, e a i quali s<strong>per</strong>iamo di avere donato qualche<br />
scintilla di fantasia e di iniziazione a <strong>un</strong> <strong>per</strong>corso arduo ma<br />
appagante, in libertà, al fuoco dell’anima e dello spirito,<br />
nella ricerca dell’Assoluto.<br />
N.B.: di tutti gli spettacoli teatrali realizzati dal Teatro<br />
Iniziatico è disponibile, a richiesta, documentazione video.<br />
Il video di Eleusis è stato realizzato da Digne Marcovich,<br />
importante regista della TV nazionale tedesca; il video di<br />
New World Order da Mario Morleo, ben noto video<br />
o<strong>per</strong>atore della TV tedesca e realizzatore di video d’arte; gli<br />
altri video sono stati realizzati dal noto video o<strong>per</strong>atore<br />
Saul Carassale.<br />
Del Teatro Iniziatico in questi anni hanno parlato:<br />
Panorama, Il manifesto, Rai 1, Rai 3, La Nazione, Il Secolo<br />
XIX, Fare Anima e altri.<br />
Gli attori (dróntes) della Compagnia Teatro Iniziatico<br />
Athanor vengono da me formati nei corsi pluriennali di<br />
<strong>teatro</strong> che tengo presso la Scuola <strong>Arthena</strong> patrocinata dal<br />
Com<strong>un</strong>e di Lerici.<br />
Chi intenda allestire spettacoli sulla base dei copioni qui<br />
raccolti è invitato a mettersi in contatto con chi scrive:<br />
angelo _ tonelli @ libero . it<br />
Angelo Tonelli<br />
Fondatore, Direttore e Regista<br />
della Compagnia Teatro Iniziatico Athanor<br />
Lerici, maggio 2005<br />
Fermare il flusso del drama in chiaroscuri viventi:<br />
considerazioni sulla fotografia di Ugo Ugolini<br />
Le fotografie con cui Ugo Ugolini ha fermato <strong>per</strong> dieci<br />
anni in istanti sospesi tra tempo luce e ombra i miei<br />
miracula teatrali mi hanno restituito sempre, trasferita dai<br />
corpi in movimento, dai suoni e dalle voci, l’emozioneenergia<br />
degli eventi, tanto che questo libro è nato proprio<br />
come progetto insieme di scrittura e di fotografia, <strong>per</strong><br />
restituire a chi non ha potuto o voluto o dovuto assistere ai<br />
miracula <strong>un</strong>a possibilità di accesso a queste es<strong>per</strong>ienze<br />
altrimenti destinate a svanire nell’oblio.<br />
Nella fotografia teatrale – ovvero di flussi dinamici in<br />
corso – l’eccellenza di Ugolini nella scelta del kairós<br />
(ovvero del momento opport<strong>un</strong>o, in cui si gioca la riuscita<br />
della fotografia di oggetti in movimento) si rivela micidiale,<br />
e la parola fotografica è davvero la cosa teatrale, risarcita<br />
di <strong>un</strong>a stabilità metatemporale e insieme incastonata in <strong>un</strong>a<br />
filigrana spaziotemporale scultorea, caravaggesca,<br />
chiaroscurale, dove la danza geometrica delle ombre, e<br />
l’occhio dell’ombra che guarda il reale, si inarcano fino a far<br />
scaturire presenze da altorilievo, <strong>per</strong>corse da <strong>un</strong>a tensione<br />
a uscire dai limiti della carne e della carta che <strong>per</strong>ò non<br />
abbandona mai <strong>un</strong>a plasticità classica anche quando sfiora<br />
il limite di <strong>un</strong> espressionismo estremo.<br />
Questo equilibrio formale nasce da <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga disciplina<br />
in cui lo sguardo si addestra a lasciar prevalere l’oggetto<br />
fotografato sull’intenzionalità del soggetto, in <strong>un</strong>a<br />
adaequatio subiecti et rei che vede l’immagine da fissare<br />
già presente nell’occhio, ma proprio in virtù di <strong>un</strong>a<br />
9
abdicazione alla tracotanza della visuale, o, in termini<br />
tecnici, dell’angolatura: lo spettacolo viene seguito<br />
direttamente nel mirino, la tecnica si associa all’intuizione<br />
ed è al servizio dell’oggetto, e in questo gesto istintivo<br />
l’oggetto stesso acquisisce <strong>un</strong>a soggettività che può<br />
parlare <strong>per</strong> interposta immagine, in <strong>un</strong>a costante<br />
esaltazione del contrasto bianco-nero.<br />
Non si potrebbe comprendere appieno questo carattere<br />
scultoreo, insieme espressionistico e classico delle<br />
immagini di Ugolini dedicate al <strong>teatro</strong> se non si gettasse<br />
<strong>un</strong>o sguardo sulla sua ampia produzione fotografica<br />
extrateatrale, dove ci imbattiamo in <strong>un</strong>a vastissima gamma<br />
di soggetti (da evanescenze aut<strong>un</strong>nali a retromondi in<br />
disuso a cascate d’acqua anamorfosate in specchi liquidi<br />
alla pura <strong>per</strong>cezione dell’ombra) tra i quali, a parere di chi<br />
scrive, trionfano le splendide geometrie tagliate fuori dal<br />
reale e la scomposizione del reale stesso in dettagli<br />
autosignificanti, che ora si compongono in strutture<br />
10<br />
cromatiche che ricordano l’informale di Mondrian, ora<br />
evocano le forme organiche di Gaudy.<br />
Due mezzi espressivi – la parola e l’immagine – si sono<br />
<strong>un</strong>iti in questo luogo-libro <strong>per</strong> tentare di restituire eventi in<br />
cui era essenziale la presenza dei viventi con le loro voci, i<br />
loro corpi, le loro emozioni, le loro possibilità di errore: il<br />
<strong>teatro</strong> è la forma d’arte più vicina alla vita, <strong>per</strong> sostanza,<br />
anche se trascina la vita fuori di sé, nel nome di Apollo,<br />
Dioniso, Hermes. Da questo incontro è nata <strong>un</strong>’ o<strong>per</strong>a che<br />
non è né fotografia né scrittura soltanto, e neanche <strong>teatro</strong>,<br />
bensì <strong>un</strong> libro di parole e immagini che reca in sé l’eco di<br />
vissutezze create con l<strong>un</strong>go lavoro e bruciate nel volgere di<br />
ore.<br />
Ma di questa es<strong>per</strong>ienza creativa le fotografie di Ugolini<br />
sono testimonianza fedele proprio <strong>per</strong>ché ulteriormente<br />
creativa, e in esse si rispecchia senza riserve la mia via di<br />
ricerca teatrale.<br />
Angelo Tonelli<br />
Iride Varese in Eleusis 1999
MANIFESTO DEL TEATRO INIZIATICO<br />
Il Teatro Iniziatico è catartico, essenziale,<br />
antitecnologico.<br />
Il Drón è prima <strong>un</strong>o sciamano, poi <strong>un</strong> attore<br />
Il dráma <strong>iniziatico</strong> è espressione<br />
del sentire profondo<br />
Il dráma <strong>iniziatico</strong> è simbolico<br />
La forma nasce dal sentire e vi è subordinata:<br />
così anche la voce<br />
Il Drón non recita: è<br />
Egli preferisce l’autenticità alla <strong>per</strong>fezione,<br />
pur lavorando <strong>per</strong> associarle<br />
Il dráma <strong>iniziatico</strong> è messaggio di rinascita<br />
e risveglio spirituale<br />
Il dráma <strong>iniziatico</strong> è <strong>un</strong>a sacra rappresentazione<br />
Il regista <strong>iniziatico</strong> è innanzitutto sciamano<br />
Il miraculum <strong>iniziatico</strong> si compone quasi da sé,<br />
sotto la guida del coordinante,<br />
in base alle energie dei dróntes<br />
e alle loro qualità interiori e fisiche<br />
Chi assiste a <strong>un</strong> miraculum del Teatro Iniziatico<br />
può s<strong>per</strong>imentare <strong>un</strong>’emozione iniziatica<br />
Il Teatro Iniziatico è ingenuo e raffinato<br />
È <strong>teatro</strong> <strong>per</strong> i semplici anche se parla difficile<br />
Esso è <strong>un</strong>’es<strong>per</strong>ienza mistica<br />
Il Teatro Iniziatico è <strong>un</strong> sogno<br />
nato mille anni avanti Cristo<br />
e duemilacinquecento dopo.<br />
11<br />
Théatron, dróntes, miraculum: la rivoluzione spirituale<br />
e drammaturgica del Teatro Iniziatico<br />
Da me fondato nel 1993, con la collaborazione di<br />
alc<strong>un</strong>i amici, il Teatro Iniziatico si è proposto fin da subito<br />
come rottura nei confronti del Moderno, ma espressa con<br />
tutti gli strumenti elaborati dal <strong>teatro</strong> di ricerca dopo la<br />
rivoluzione di Artaud. E questa rottura nasce dal recu<strong>per</strong>o<br />
della f<strong>un</strong>zione arcaica – si pensi alla tragedia greca, ma<br />
anche al <strong>teatro</strong> orientale del No – del <strong>teatro</strong> come luogo di<br />
rito e di iniziazione a <strong>un</strong> livello più alto di spiritualità. Dopo<br />
la rottura anche con il resto della compagnia da me<br />
coordinata, ho continuato a dirigere il Teatro Iniziatico,<br />
ribattezzato Compagnia Teatro Iniziatico Athanor, tuttora<br />
viva e vegeta, come regista e autore. Siamo d<strong>un</strong>que al<br />
decimo anno di vita del Teatro Iniziatico, che ha prodotto<br />
numerosissimi eventi, tra spettacoli e <strong>per</strong>formances, a<br />
partire dal 1998 con sede stabile presso l’Associazione<br />
Culturale <strong>Arthena</strong>.<br />
ll Teatro Iniziatico è nato <strong>per</strong> contribuire alla<br />
liberazione dell’umanità dal dominio delle pulsioni più<br />
basse – da me sintetizzate nei tre demoni Ignoranza,<br />
Avidità, Violenza – e del Diodenaro, causa delle attuali<br />
atrocità planetarie.<br />
Il Teatro Iniziatico è Sciamano Cosmico, e<br />
pron<strong>un</strong>cia <strong>un</strong>a diagnosi sulla natura del Potere che ha<br />
attraversato i Millenni e adesso si incarna in osceni<br />
aggregati karmici, nature corrotte, che tengono i fili di<br />
moltitudini di umani ridotti a burattini istupiditi<br />
dall'informazione manipolata e comprati a suon di oggetti di<br />
consumo. L’<strong>un</strong>ica via di uscita, nel cuore della barbarie<br />
apocalittica, è lo sviluppo di forme di consapevolezza<br />
sempre più alte, che coinvolga chi gestisce il potere: <strong>un</strong>a<br />
rivoluzione spirituale e artistica, pacifica e profonda, che è<br />
l’<strong>un</strong>ico mezzo <strong>per</strong> evitare la catastrofe planetaria
PER UN TEATRO INIZIATICO E ALCHEMICO<br />
PARTE PRIMA<br />
Il termine théatron compare <strong>per</strong> la prima volta in<br />
Erodoto (6, 67), e <strong>per</strong> Liddell-Scott s.v. significa place for<br />
seing, esp. for dramatic representation, theatre. Dal p<strong>un</strong>to<br />
di vista etimologico, sempre Liddell-Scott 1 lo associa al<br />
verbo theáomai, che traduce gaze at, behold<br />
(rispettivamente fissare, contemplare, mirare; e vedere,<br />
guardare, mirare, osservare, scorgere) mostly with a sense<br />
of wonder (<strong>per</strong>lopiù con <strong>un</strong> senso di meraviglia).<br />
In questa accezione il verbo viene utilizzato in<br />
Iliade 7, 444 theé<strong>un</strong>to méga érgon (guardavano la grande<br />
o<strong>per</strong>a), e trova paralleli, oltre che in Omero stesso, in<br />
Erodoto, Democrito, Platone, Aristotele. Ha anche il<br />
significato filosofico di contemplate (contemplare), <strong>per</strong><br />
esempio in Platone, Phd. 84 b, e quello tecnico di assistere<br />
a <strong>un</strong>o spettacolo (hoi theómenoi: spectators, gli spettatori).<br />
Più esattamente, Br<strong>un</strong>o Snell 2 dice: “…altri verbi<br />
che significano vedere ricevono il significato autentico<br />
dall’atteggiamento che accompagna il vedere, o dal<br />
momento affettivo. Theásthai significa press’a poco: vedere<br />
spalancando la bocca (come gaffen o schauen in tedesco<br />
meridionale…)”. Con ogni probabilità theáomai (a cui si<br />
collega il sostantivo théa, vista, il guardare,<br />
contemplazione, visione, ma anche spettacolo,<br />
rappresentazione teatrale, luogo donde si guarda, posto a<br />
<strong>teatro</strong>) deriva dalla stessa radice indoeuropea hau da cui<br />
deriva tháuma, nomen rei actae, connesso con thaumázo,<br />
in latino miror, in italiano mi meraviglio, stupisco, sono<br />
preso da meraviglia, stupore etc.<br />
Potremmo definire il <strong>teatro</strong> come luogo <strong>per</strong><br />
guardare, ma questo guardare è <strong>un</strong> guardare ben diverso<br />
dagli omerici dérkesthai (guardare con <strong>un</strong>o sguardo<br />
particolare), léussein (guardare qualcosa di lucente,<br />
guardare lontano), o ancora il più recente theoréin (star a<br />
guardare, osservare) 3 : è <strong>un</strong> guardare a bocca a<strong>per</strong>ta, come<br />
si guarda ciò che desta meraviglia, tháuma. Non si andava<br />
a <strong>teatro</strong> <strong>per</strong> osservare qualcosa, ma <strong>per</strong> entrare in <strong>un</strong><br />
modo particolare di guardare: chi entrava nel théatron,<br />
diventava theómenos, mirator piuttosto che spectator,<br />
assisteva a qualcosa di mirum, a <strong>un</strong> miraculum, piuttosto<br />
che a <strong>un</strong>o spectaculum. La rapida escursione nella<br />
terminologia latina vale a chiarificare come si sia <strong>per</strong>duta,<br />
12<br />
già nel termine spettatore, l’originaria posizione di chi<br />
entrava nel théatron. Guardare a bocca a<strong>per</strong>ta, con<br />
meraviglia, è qualcosa di assai più vicino all’estasi che non<br />
allo sguardo dell’entomologo: è <strong>un</strong> lasciarsi attraversare<br />
(<strong>per</strong> questo si apre la bocca, in segno di ricettività: provate<br />
e vi accorgerete che il guardare a bocca a<strong>per</strong>ta è di <strong>per</strong> sé<br />
<strong>un</strong>a tecnica dell’estasi, <strong>per</strong>ché conduce a <strong>un</strong> guardare<br />
ricettivo, che riconosce la soverchia potenza dell’oggetto<br />
guardato, e anzi, azzera la distinzione stessa tra<br />
osservatore e osservato, tra mirante e mirato; non <strong>per</strong> caso<br />
Platone poneva la capacità di meravigliarsi tra le qualità più<br />
proprie del filosofo), <strong>un</strong>a sospensione dell’attività<br />
concettualizante e giudicante dell’occhio e della mente, è<br />
<strong>un</strong> guardare rapiti.<br />
Che cosa guardavano a bocca a<strong>per</strong>ta i<br />
theómenoi? Non <strong>un</strong> paesaggio o <strong>un</strong>’o<strong>per</strong>a d’arte immobile,<br />
ma individui viventi che facevano qualcosa (Grotowski<br />
definisce doers, che io rendo con attuanti, gli attori 4 ) e<br />
questo qualcosa che facevano li faceva parti di <strong>un</strong> evento:<br />
il dráma. Vale la pena riportare quel che Fersen segnala in<br />
<strong>un</strong>a nota di Il <strong>teatro</strong> dopo 5. : “ritrovo l’indicazione in <strong>un</strong>a<br />
lettera di G. Colli del 12 dicembre 1971: Colli mi avvertiva,<br />
tuttavia, di essergli ignote le fonti da cui Nietzsche aveva<br />
attinto questa interpretazione del termine drán. Il passo<br />
relativo si trova come Nota all’inizio del paragrafo 9 del<br />
Caso Wagner:<br />
“ È <strong>un</strong>a vera disgrazia <strong>per</strong> l’estetica che la parola<br />
dráma sia sempre stata tradotta azione (…). Il dramma<br />
antico si concentrava su grandi scene di páthos ed<br />
escludeva proprio l’azione (che era spostata prima<br />
dell’inizio o dietro la scena). La parola dráma è di origine<br />
dorica, e secondo l’uso dorico significa evento, storia, in<br />
senso ieratico. Il dramma più antico presentava la<br />
leggenda del luogo, la storia sacra, su cui si basava<br />
l’origine del culto (quindi non <strong>un</strong> fare, bensì <strong>un</strong> accadere:<br />
‘drán’ in dorico non significa affatto ‘fare’), trad. G. Colli”.<br />
Poiché l’essere theómenoi, mirantes o miratores<br />
all’interno del théatron (che così disvela la sua natura di<br />
témenos, da témno, tagliare, da cui il latino templum, luogo<br />
sacro tagliato via, ritagliato nello spazio profano) implicava<br />
l’abdicazione a guardare oggettivamente, <strong>un</strong> guardare cioè<br />
che separasse il soggetto che guarda dall’oggetto<br />
guardato, si può convenire che i dróntes, coloro che<br />
accadono, ovvero gli attuali attori, i doers di Grotowski,
e i theómenoi, ovvero i nostri spettatori, venivano ad<br />
essere parti di <strong>un</strong> evento <strong>un</strong>ico, di <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico accadere: o<br />
meglio, erano <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico dráma, evento.<br />
Tutto ciò ha conseguenze notevoli:<br />
α) Il <strong>teatro</strong> è l’insieme inscindibile di dróntes e<br />
theómenoi, ovvero, con terminologia d’uso, di attori e<br />
spettatori. Gli attori possono essere dróntes, cioè accadenti<br />
soltanto se gli spettatori sono theómenoi, cioè mirantes,<br />
che guardano a bocca a<strong>per</strong>ta, con meraviglia; e<br />
reciprocamente, gli spettatori possono essere theómenoi,<br />
cioè mirantes e guardare a bocca a<strong>per</strong>ta, con meraviglia,<br />
soltanto se lo spettacolo è miraculum, dráma, evento, e<br />
d<strong>un</strong>que soltanto se gli attori entrano nella condizione<br />
spirituale propria non di chi agisce, ma di chi accade.<br />
β) L’attore non deve agire (actor, da ago, agisco), ma<br />
accadere. E <strong>per</strong> accadere, invece che agire, cioè <strong>per</strong><br />
essere insieme con gli altri dróntes, parte di <strong>un</strong> evento, o<br />
meglio, essere evento, deve trovarsi in <strong>un</strong>a condizione<br />
particolare, essere in <strong>un</strong> certo stato 6 . Il gesto, la parola, e<br />
soprattutto il sentire stesso dell’attore, devono avere tutti i<br />
caratteri di <strong>un</strong> accadere im<strong>per</strong>sonale. Ovvero, l’attore si<br />
deve spogliare del proprio Io ordinario, e la regia dei suoi<br />
gesti e dei suoi pensieri, nell’arco di tempo in cui si svolge il<br />
dráma e nello spazio interno al théatron che lo accoglie,<br />
deve essere tenuta dall’evento. Perché questo possa<br />
accadere, l’evento deve iscriversi nelle fibre corporee e<br />
nella vita inconscia del drón come <strong>un</strong> naturale svolgimento<br />
della sua traiettoria esistenziale, deve essere <strong>un</strong> pezzo<br />
della sua vita non scisso dal resto della sua vita. Egli deve<br />
essere ciò che fa, nel théatron, o meglio, deve essere (o<br />
meglio, è) ciò che è fatto: diventa frammento di <strong>un</strong>a<br />
coscienza collettiva vivente e radicata nel corpo e<br />
nell’inconscio, testa arto cuore di <strong>un</strong> <strong>un</strong>ico animale dalle<br />
molte teste, dai molti arti e dai molti cuori che è l’insieme, o<br />
meglio, la sintesi, dei vari dróntes. Perché ciò possa<br />
avvenire, colui che accade non può essere giustapposto ad<br />
o<strong>per</strong>a di <strong>un</strong>a coscienza esterna e fatale (la regia, che<br />
regge, cioè governa lo spettacolo: vi è sta stessa<br />
etimologia di rex, nella parola regista, che ne lascia<br />
intravedere la connotazione e l’inclinazione sovente troppo<br />
dispotica) a <strong>un</strong> dráma preconfezionato, che sarebbe in<br />
realtà <strong>un</strong>’actio nella quale si dovrebbe immedesimare,<br />
ovvero diventare medesimo a quella a prezzo di non<br />
essere medesimo al se stesso reale: il dráma, <strong>per</strong> poter<br />
essere tale, si deve configurare come il precipitato<br />
13<br />
densissimo di <strong>un</strong> processo di coagulazione alchemica di<br />
energie gravitanti intorno a <strong>un</strong> progetto di rappresentazione<br />
del sentire (il dráma) radicato nella volontà inconscia dei<br />
dróntes attraverso <strong>un</strong>a l<strong>un</strong>ga maturazione collettiva delle<br />
idee intuizioni tecniche che consentono di assemblare gli<br />
eventi che lo costituiscono. In altre parole, i dróntes<br />
partecipano attivamente alla composizione del dráma,<br />
evocando, attraverso riti e tecniche, e <strong>un</strong> entusiasmo<br />
creativo com<strong>un</strong>e, <strong>un</strong>a sorta di invisibile regia<br />
sovra<strong>per</strong>sonale. La figura tradizionale del regista, abdica<br />
alla prerogativa di rex, e diventa rector, regens. Il drón,<br />
colui che accade, è ieropoiētès, creatore sacro, individuo<br />
che si consacra alla celebrazione dei misteri dramatici,<br />
offrendosi a catalizzare nella propria a<strong>per</strong>ta anima (la<br />
farfalla che vola di forma in forma: psyché, psiche) ciò che<br />
anima lo spirito cosciente e inconscio della repubblica<br />
umana, la cosa com<strong>un</strong>e (res publica) a tutta la collettività di<br />
cui i theóntes che entrano nel théatron costituiscono <strong>un</strong><br />
excerptum, <strong>un</strong> exemplum.<br />
Per essere dróntes, accadenti, occorre <strong>un</strong>a<br />
preparazione l<strong>un</strong>ga e profonda, che coinvolge le intime<br />
fibre dell’individuo e lo mette in condizione di essere in <strong>un</strong><br />
certo stato 7 al momento della realizzazione del dráma.<br />
Definisco questo stato trance apollodionisiaca. Il termine<br />
trance indica <strong>un</strong>o stato alternativo di coscienza cui si può<br />
accedere spontaneamente o attraverso tecniche particolari,<br />
e che implica <strong>un</strong>a abdicazione dall’ego, alla quale si<br />
accompagnano segnali corporei variabili, tra cui<br />
l’approfondimento del respiro, <strong>un</strong>’eccitazione interiore<br />
senza contenuto, la <strong>per</strong>dita di direzionalità dello sguardo<br />
che diventa sguardo a 360 gradi (si pensi all’iconografia<br />
delle divinità egiziane, o allo sguardo delle kórai elleniche o<br />
dell’Auriga di Delfi) come se potesse <strong>per</strong>cepire anche ciò<br />
che accade dietro le spalle. Apollo, tra gli altri suoi attributi,<br />
è colui che agisce da lontano (hekatiérgon), il Lossia<br />
(loxós), cioè l’ambiguo, colui che non è mai completamente<br />
a <strong>un</strong> modo di essere, <strong>per</strong>ché è anche altrove, spesso nel<br />
modo opposto dell’essere: da ambigo (amb-ago) che indica<br />
lo spingere <strong>un</strong>a cosa simultaneamente da due parti. Apollo<br />
è dentro-e-fuori, più fuori che dentro, è il distacco portato<br />
anche nel cuore della possessione. Dioniso è il dio della<br />
possessione e dell’invasamento, della visione e dell’estasi:<br />
la condizione dionisiaca è <strong>un</strong>a condizione di fusione con il<br />
tutto, di totale inerenza al proprio páthos. La trance<br />
apollodionisiaca è <strong>un</strong>o stato di grazia in cui si mescolano
distacco e contatto, memoria e oblìo, controllo e<br />
spontaneità. In questo modo i dróntes possono <strong>per</strong>dere la<br />
propria individualità nel corso del dráma, senza smarrire<br />
memoria della sequenza dei gesti e di parole necessarie,<br />
<strong>per</strong>manendo in <strong>un</strong>o stato di trance speculare al theásthai<br />
dei theómenoi, che consente di attivare ciò che è il<br />
fondamento stesso del dráma: la magia creativa, l’energia<br />
del sacro, l’atmosfera palpabile del miraculum che è<br />
l’oggetto reale della com<strong>un</strong>icazione teatrale dramatica.<br />
Tutto ciò è ben diverso da quanto accade nel<br />
<strong>teatro</strong> di prosa convenzionale (convenzionale, non<br />
tradizionale, ché tradizionale è proprio il <strong>teatro</strong> come<br />
dráma, in quanto ci è stato tramandato dalle origini,<br />
sciamaniche, rituali, del <strong>teatro</strong> stesso). Nel <strong>teatro</strong><br />
convenzionale<br />
“L’attore non si abbandona alla propria memoria<br />
mitica: si applica a <strong>un</strong> testo drammatico. Egli deve<br />
misurarsi con <strong>un</strong> autore che lo precede nell’es<strong>per</strong>ienza<br />
creativa. Il drammaturgo consuma in sé l’evento teatrale<br />
nel corso della scrittura: l’o<strong>per</strong>a è la testimonianza di<br />
<strong>un</strong>’es<strong>per</strong>ienza fiammeggiata e spenta in quella memoria<br />
mitica che è la sua fantasia. Il copione è espressione e<br />
documento di quel gesto creativo. A questo p<strong>un</strong>to subentra<br />
l’attore; anch’ egli si presenta all’app<strong>un</strong>tamento con tutta la<br />
ricchezza della sua memoria mitica pronta a esprimersi. Ma<br />
c’è <strong>un</strong>o sfasamento di tempi tra autore e attore: il p<strong>un</strong>to di<br />
arrivo dell’<strong>un</strong>o è il p<strong>un</strong>to di partenza dell’altro. Lo spazio<br />
fantastico è ora ingombro: l’attore dovrà lavorare sulla<br />
memoria mitica altrui…Così dal libero gioco delle forze<br />
interiori si passa a <strong>un</strong> gioco comandato: dalla profonda<br />
inventiva del gesto mitico alla servitù dell’interpretazione” 8 .<br />
Molto più vicino alla figura del drón è l’attore<br />
barbarico di cui Fersen fornisce il modello:<br />
“Sta ora sotto i nostri occhi l’identikit di <strong>un</strong> attore<br />
assente. La sua latitanza è dovuta a <strong>un</strong>a situazione<br />
culturale che sancisce la sua estinzione…In lui la memoria<br />
mitica attualizza i suoi re<strong>per</strong>tori individuali con estrema<br />
libertà creativa. Il suo linguaggio, dotato di <strong>un</strong>a potenza<br />
viscerale, instaura con il suo Io e con lo spettatorepartecipante<br />
rapporti inediti rispetto a quelli vigenti nel<br />
<strong>teatro</strong> dello spettacolo. La violenza delle sue espressioni<br />
riconduce a <strong>un</strong>a situazione arcaica, addirittura prerituale;<br />
<strong>un</strong>a memoria selvaggia presiede alle sue scatenate<br />
epifanie. È <strong>un</strong> modello di attore barbarico, non vincolato da<br />
alc<strong>un</strong>a norma rituale o scenica che non sia quella del<br />
14<br />
capriccio onirico: capriccio apparente, in realtà ancorato a<br />
<strong>un</strong>a nascosta sapienza organica…Forse è questa l’ipotesi<br />
di attore presentita da Artaud?” 9<br />
Oppure l’attore balinese, che <strong>un</strong>isce virtuosismo<br />
tecnico a momenti di trance anche violenta, in virtù di<br />
<strong>un</strong>’assimilazione viscerale delle sequenze gestuali che<br />
<strong>un</strong>’antichissima tradizione gli fornisce, e della capacità di<br />
ricreare a suo piacimento lo stato di trance, sia <strong>per</strong> impulso<br />
interiore che avvalendosi di tali schemi dramatici che<br />
favoriscono l’entrata in questi stati della mente 10 . Qui, a<br />
differenza che <strong>per</strong> il nostro drón o attore <strong>iniziatico</strong>, il quale<br />
si mantiene in <strong>un</strong>a via di mezzo tra abdicazione totale<br />
dall’Io e presenza alla propria individuale creatività di volta<br />
in volta rinnovantesi, assistiamo a <strong>un</strong>a totale<br />
s<strong>per</strong>sonalizzazione dell’attore, <strong>per</strong> o<strong>per</strong>a di <strong>un</strong>a regia<br />
rigorosissima e dispotica, che <strong>per</strong>ò, a differenza della regia<br />
occidentale, è regia rituale e tradizionale, in quanto il<br />
regista è anello di <strong>un</strong>a multisecolare catena di regentes<br />
scenici, che affonda le proprie radici nel <strong>teatro</strong> rituale<br />
sciamanico.<br />
Vale la pena di riportare alc<strong>un</strong>i passi di Artaud che<br />
illuminano aspetti di questo <strong>teatro</strong> tradizionale:<br />
“Lo spettacolo del <strong>teatro</strong> balinese, fatto di danza,<br />
di canto, di pantomima – e pochissimo <strong>teatro</strong> psicologico<br />
quale lo intendiamo noi in Occidente – riporta il <strong>teatro</strong> a <strong>un</strong><br />
piano di creazione autonoma e pura, in <strong>un</strong>a prospettiva di<br />
allucinazione e di sgomento” 11 .<br />
“Il dramma non si sviluppa come conflitto di<br />
sentimenti, ma come conflitto di posizioni spirituali, scarnite<br />
e ridotte a puri gesti – a schemi” 12 .<br />
“Gli attori, con i loro abiti geometrici, paiono<br />
geroglifici animati” 13 .<br />
“I Balinesi, che hanno <strong>un</strong>’intera gamma di gesti e<br />
posizioni mimiche <strong>per</strong> ogni circostanza della vita,<br />
restituiscono alla convenzione teatrale il suo alto pregio, e<br />
ci dimostrano l’efficacia e il valore altamente attivo di <strong>un</strong><br />
certo numero di convenzioni <strong>per</strong>fettamente assimilate e,<br />
soprattutto, magistralmente applicate. Una delle ragioni<br />
della nostra gioia davanti a questo spettacolo senza<br />
sbavature sta app<strong>un</strong>to nell’uso da parte degli attori di <strong>un</strong>a<br />
precisa quantità di gesti sicuri, di mimiche ben<br />
s<strong>per</strong>imentate e applicate al momento giusto, ma più ancora<br />
nel raptus spirituale, nello studio profondo e<br />
particolareggiato che ha presieduto all’elaborazione di<br />
questi mezzi d’espressione, di questi segni efficaci dai quali
icaviamo l’impressione di <strong>un</strong>’energia non ancora esauritasi<br />
dopo tanti millenni” 14 .<br />
“Un vibrare di gi<strong>un</strong>ture, l’angolo armonioso che il<br />
braccio forma con l’avambraccio, <strong>un</strong> piede che si abbassa,<br />
<strong>un</strong> ginocchio che si arcua, dita che sembrano staccarsi<br />
dalla mano, tutto appare ai nostri occhi come <strong>un</strong> ininterrotto<br />
gioco di specchi in cui le membra umane paiono<br />
scambiarsi echi e musiche, e in cui le note dell’orchestra e<br />
il sussurrare degli strumenti a fiato richiamano alla mente<br />
l’idea di <strong>un</strong>’enorme uccelliera, il cui palpito sono gli attori<br />
stessi” 15 .<br />
“Non esiste transizione fra gesto, grido e suono:<br />
tutto si fonde quasi passasse attraverso bizzarri canali<br />
scavati all’interno dello spirito!” 16 .<br />
“Ci sentiamo prendere da <strong>un</strong>a specie di terrore al<br />
pensiero di questi esseri meccanizzati, le cui gioie e i cui<br />
dolori non sembrano appartenere loro in proprio, ma<br />
obbedire ad antichi riti, come se fossero stati dettati da<br />
qualche intelligenza su<strong>per</strong>iore. E in fin dei conti è proprio<br />
questa impressione di Vita su<strong>per</strong>iore e ispirata a colpirci di<br />
più in questo spettacolo, tanto simile a <strong>un</strong> rito profanato”. 17<br />
“Prescindendo dal prodigioso rigore dello<br />
spettacolo, ciò che mi sembra <strong>per</strong> noi più sorprendente e<br />
più stupefacente è l’aspetto rivelatore della materia, che<br />
pare improvvisamente dis<strong>per</strong>dersi in segni <strong>per</strong> insegnarci<br />
l’identità metafisica tra concreto e astratto, e insegnarcela<br />
in gesti fatti <strong>per</strong> durare. L’aspetto realista esiste anche da<br />
noi, ma qui è elevato all’ennesima potenza e ha <strong>un</strong>a sua<br />
definitiva stilizzazione” 18 .<br />
“In questo <strong>teatro</strong> ogni creazione viene dalla scena,<br />
trova la sua traduzione e le sue origini in <strong>un</strong> impulso<br />
psichico segreto che è la Parola di prima delle parole” 19 .<br />
“È <strong>un</strong> <strong>teatro</strong> che elimina l’autore a profitto di<br />
quello che, nel nostro gergo teatrale d’Occidente,<br />
chiameremo il regista; ma in questo caso il regista diventa<br />
<strong>un</strong>a sorta di ordinatore magico, <strong>un</strong> maestro di cerimonie<br />
sacre. E la materia su cui lavora, i temi che fa palpitare,<br />
non appartengono a lui, ma agli dei” 20 .<br />
“Le grida strazianti, gli occhi stral<strong>un</strong>ati, la continua<br />
astrazione, il fruscio dei rami, i rumori di legna tagliata e<br />
fatta rotolare - tutto, nello spazio immenso dei suoni diffusi<br />
in ogni direzione e scaturiti da parecchie fonti, tutto<br />
contribuisce a far sorgere nel nostro spirito, e a<br />
cristallizzare, <strong>un</strong>a nuova concezione, che oserei definire<br />
concreta, dell’astratto” 21 .<br />
15<br />
“Un <strong>teatro</strong> di quintessenze in cui le cose compiono<br />
strani voltafaccia prima di ridivenire astrazioni” 22 .<br />
“Assistiamo a <strong>un</strong>’alchimia mentale che trasforma<br />
<strong>un</strong>o stato d’animo in <strong>un</strong> gesto, il gesto asciutto, spoglio,<br />
lineare che tutti i nostri atti potrebbero avere, se tendessero<br />
all’assoluto” 23 .<br />
“Un rito profanato”, dice Artaud 24 , a proposito<br />
dell’impressione che suscita il <strong>teatro</strong> balinese.<br />
“Un rito profanato”, proprio come <strong>per</strong> Eschilo che<br />
fu accusato di aver profanato i Misteri Eleusini, stando a<br />
quel che dice Aristotele:<br />
“Ma <strong>un</strong>o può ignorare ciò che fa, <strong>per</strong> esempio<br />
…..oppure dicono di non sa<strong>per</strong>e che si trattava di cose<br />
segrete e ineffabili, come disse Eschilo riguardo ai<br />
misteri” 25 ;<br />
e come conferma il suo scoliasta, il quale sosteneva che<br />
Eschilo “fu accusato di aver divulgato i Misteri Eleusini<br />
attraverso certe dichiarazioni delle sue tragedie” 26 .<br />
Ascoltiamo Giorgio Colli 27 :<br />
“Dice Pindaro dei Misteri Eleusini: ‘beato colui che<br />
avendo visto quello entra sotto la terra: conosce la fine<br />
della vita e conosce il principio dato da Zeus’. Chi rivela<br />
‘quello’ – l’indicibile oggetto che nei misteri l’uomo trova<br />
dentro di sé – è Dioniso, e Orfeo ne è il cantore. I più<br />
antichi documenti orfici, papiri e laminette f<strong>un</strong>erarie del<br />
quarto, terzo secolo a. C., sono <strong>un</strong>a traduzione poetica,<br />
accidentale, non letteraria, dell’evento misterico, il cui<br />
prodursi interiore è rimasto nascosto, sottratto a ogni<br />
tradizione, ma il cui quadro scenografico, con gli oggetti<br />
rituali e le azioni che lo accompagnavano, poteva essere<br />
restituito dalle parole farneticanti di <strong>un</strong>a poesia simbolica.<br />
Stupefacente è la forma drammatica che assumono alc<strong>un</strong>i<br />
di questi documenti orfici, quasi che appartenesse fin<br />
dall’origine al rituale misterico, o almeno si accompagnasse<br />
ad esso, <strong>un</strong>’azione tra <strong>per</strong>sonaggi, <strong>un</strong>a rappresentazione<br />
sacra. Nelle laminette f<strong>un</strong>erarie troviamo <strong>un</strong> dialogo tra<br />
l’iniziato e l’iniziatore ai misteri: nella progressione di<br />
questo dialogo si proietta il riflesso della conquista della<br />
visione suprema. E forse questo aspetto teatrale,<br />
drammatico dei misteri ci offre <strong>un</strong>’altra via <strong>per</strong> esplorare<br />
l’origine della tragedia greca. Con tale ipotesi si accorda<br />
del resto assai bene la notizia di <strong>un</strong> processo contro<br />
Eschilo <strong>per</strong> aver profanato i Misteri Eleusini: come, se non
attraverso le sue tragedie, gli sarebbe stata possibile <strong>un</strong>a<br />
tale ampia divulgazione?”<br />
E ancora Colli: 28<br />
“In Grecia la tragedia è <strong>un</strong>’invenzione<br />
dell’es<strong>per</strong>ienza misterica; ciò si verifica, all’origine, con <strong>un</strong><br />
tentativo di estendere esotericamente quest’ultima. A<br />
Eleusi l’estasi degli iniziati genera la visione, l’allucinazione<br />
conoscitiva. Tale visione, espressa dall’individuo nella<br />
costruzione dell’arte, realizzata come evento (sic!),<br />
rappresentata di fronte a <strong>un</strong> pubblico più vasto, diventa il<br />
supporto <strong>per</strong> <strong>un</strong> cammino inverso, <strong>per</strong> la riconquista<br />
dell’invasamento collettivo, matrice di entrambi i fenomeni,<br />
la cui estasi è al di là dell’antitesi tra gioia e dolore, non è<br />
conoscenza, ma si traduce nella conoscenza”.<br />
Ecco che l’indagine sul théatron ci conduce alle<br />
soglie del luogo delle iniziazioni, l<strong>un</strong>go la via sacra che<br />
conduce a Eleusi.<br />
I MISTERI ELEUSINI<br />
L’iniziazione “in senso largo” si svolgeva in due<br />
fasi, a distanza di sei mesi, rispettivamente in primavera ( i<br />
Piccoli Misteri, celebrati ad Agra) e in aut<strong>un</strong>no (i Grandi<br />
Misteri, celebrati a Eleusi). Vi erano ammessi uomini e<br />
donne, Greci e Ateniesi, e, a partire dal IV secolo a. C.,<br />
anche gli schiavi, purché ness<strong>un</strong>o di costoro si fosse<br />
macchiato di assassinio, né parlasse lingua barbara.<br />
Con ogni probabilità i Piccoli Misteri gravitavano<br />
intorno al mito del rapimento di Persefone, la figlia di<br />
Demetra, a o<strong>per</strong>a di Ades, dio degli Inferi. 29 Leggiamone la<br />
splendida rappresentazione nell’Inno omerico A Demetra 30 :<br />
“Demetra dalle belle chiome, dea veneranda,<br />
io comincio a cantare/<br />
e con lei la figlia dalle belle caviglie, che Aidoneo<br />
rapì – lo concedeva Zeus dal tuono profondo,<br />
che vede lontano/<br />
eludendo Demetra dalla spada d’oro,<br />
dea delle splendide messi –/<br />
mentre giocava con le fanciulle dal florido seno,<br />
figlie di Oceano/<br />
e coglieva fiori: rose, croco e le belle viole<br />
sul tenero prato; e le iridi e il giacinto<br />
e il narciso, che aveva generato,<br />
insidia <strong>per</strong> la fanciulla dal roseo volto,/<br />
la Terra, <strong>per</strong> volere di Zeus compiacendo<br />
il dio che molti uomini accoglie,/<br />
mirabile fiore raggiante, spettacolo prodigioso,<br />
quel giorno, <strong>per</strong> tutti/<br />
<strong>per</strong> gli dei immortali, e <strong>per</strong> gli uomini mortali.<br />
Dalla sua radice erano sbocciati cento fiori<br />
e all’effluvio fragrante tutto l’ampio cielo, in alto<br />
e tutta la terra sorrideva, e i salsi frutti del mare.<br />
Attonita, ella protese le due mani insieme<br />
<strong>per</strong> cogliere il bel giocattolo: ma si aprì<br />
la terra dalle ampie strade/<br />
nella pianura di Nisa, e ne sorse<br />
il dio che molti uomini accoglie/<br />
il figlio di Crono, che ha molti nomi,<br />
con le cavalle immortali./<br />
E afferrata la dea, la trascinava via;<br />
ed ella gettava alte grida/<br />
invocando il padre Cronide, eccelso e possente”.<br />
16<br />
L’iniziazione ai Misteri Eleusini si apriva con <strong>un</strong><br />
descensus ad inferos, <strong>un</strong>a katábasis (discesa) mimetica<br />
rispetto a quella di Kóre-Persefone, <strong>per</strong> volere della legge<br />
cosmica di cui Zeus, promotore dell’evento, è il simbolo. È<br />
<strong>un</strong> modulo diffuso in tutte le tradizioni iniziatiche (si pensi,<br />
<strong>per</strong> esempio, alla formula ermetico-alchimistica<br />
V. I. T. R. I. O. L. U. M.:<br />
visita interiora terrae, rectificando invenies occultum<br />
lapidem, ueram medicinam) 31 , e allude alla necessità di <strong>un</strong><br />
viaggio in direzione delle profondità oscure della psiche,<br />
<strong>per</strong> illuminarle attraverso la luce della coscienza. Questo<br />
<strong>per</strong>corso catabatico si impone con forza di fascinazione (il<br />
narciso raggiante), e con ineluttabilità di <strong>un</strong> im<strong>per</strong>io divino<br />
(la forza congi<strong>un</strong>ta di Zeus e Ades), e implica <strong>un</strong>a<br />
separazione dalla matrice stessa della vita (Demetra). Nel<br />
seguito dell’Inno, che è <strong>un</strong>a velata introduzione al<br />
complesso dei Piccoli e dei Grandi Misteri, Persefone, <strong>per</strong><br />
volontà di Demetra, ritornerà alla luce, ma, vincolata <strong>per</strong><br />
sempre a Ades avendo mangiato il frutto del melograno<br />
che il dio le somministra furtivamente, ogni anno dovrà<br />
trascorrere il tempo di <strong>un</strong>a stagione presso il dio degli<br />
Inferi. 32<br />
L’iniziato, come la dea, quando avrà compiuto la<br />
sua anábasis (risalita), dovrà portare <strong>per</strong> sempre con sé<br />
<strong>un</strong>a porzione di Ade, la traccia <strong>per</strong>enne della discesa<br />
nell’ombra.
Affranta <strong>per</strong> il dolore della <strong>per</strong>dita, Demetra si aggira<br />
“tra le città degli uomini e i pingui campi<br />
celando il suo aspetto <strong>per</strong> molto tempo:<br />
né alc<strong>un</strong>o degli uomini/<br />
e delle donne dalla vita sottile la riconobbe incontrandola<br />
fin quando gi<strong>un</strong>se alla casa del saggio Celeo<br />
che era allora il signore di Eleusi fragrante d’incenso” 33 .<br />
Già quando rappresenta il vagabondare dolente di<br />
Demetra, l’inno prende a parlare la lingua dei Grandi<br />
Misteri 34 :<br />
“Per nove giorni, allora, la veneranda Demetra sulla terra<br />
vagava stringendo nelle mani fiaccole ardenti:<br />
né mai d’ambrosia e di nettare, dolce bevanda<br />
si nutriva, assorta nel suo dolore,<br />
né s’immergeva in lavacri”./<br />
Il corteo che da Atene marciava verso Eleusi, a cui<br />
era ammesso anche chi non intendeva ricevere<br />
l’iniziazione, entrava nell’area sacra alla luce delle fiaccole,<br />
ed era previsto <strong>un</strong> <strong>per</strong>iodo di digi<strong>un</strong>o, che <strong>per</strong>ò durava<br />
certamente meno di nove giorni.<br />
Quando le “figlie di Celeo figlio di Eleusi” 35 , non<br />
riconoscendone la natura divina, la interrogano sulla sua<br />
identità, Demetra risponde 36 :<br />
“Dono (Dós) è il mio nome: così infatti mi chiamò<br />
la madre veneranda/<br />
e ora da Creta, sull’ampia su<strong>per</strong>ficie del mare<br />
sono venuta senza volerlo”.<br />
“Dono”, <strong>per</strong>ché i Misteri sono <strong>un</strong> dono <strong>per</strong> i mortali assetati<br />
di conoscenza e liberazione dalla mortalità. L’allusione a<br />
Creta potrebbe far pensare a <strong>un</strong>’origine cretese dei Misteri<br />
stessi, anche se Eleusi sorse su resti di insediamenti<br />
micenei, <strong>per</strong>ché prevalentemente cretese era il culto della<br />
Grande Madre. Inoltre Creta, poco conosciuta ai tempi<br />
della stesura dell’Inno, si prestava ad essere patria mitica<br />
di dèi e di iniziazioni segrete.<br />
Metanira, sempre ignara della reale identità della<br />
dea, le offre di allevare suo figlio Demofonte. La dea<br />
accetta e, di nascosto dalla madre, decide di donare al<br />
fanciullo l’imm<strong>un</strong>ità dalla vecchiezza e l’immortalità.<br />
Metanira la scopre mentre sta compiendo il rito con il<br />
17<br />
fuoco, e Demetra adirata rivela la sua identità divina. Pur<br />
non potendo ormai più concedere a Demofonte l’imm<strong>un</strong>ità<br />
dalla vecchiezza e l’immortalità, decide di consacrare in<br />
suo onore i misteri Eleusini: 37<br />
“Demetra lo <strong>un</strong>geva d’ambrosia come il figlio di <strong>un</strong> dio<br />
dolcemente soffiando su di lui e stringendolo al seno.<br />
Di notte lo celava nella vampa del fuoco, come <strong>un</strong> tizzone,<br />
nascondendosi ai genitori: <strong>per</strong> essi era grande meraviglia<br />
come egli cresceva precoce, e somigliava<br />
nell’aspetto agli dèi./<br />
E lo avrebbe reso imm<strong>un</strong>e da vecchiezza e immortale<br />
se nella sua stoltezza Metanira dalla bella cintura<br />
spiando durante la notte dalla sua stanza odorosa<br />
non li avesse sco<strong>per</strong>ti. Gettò <strong>un</strong> grido e si batté le cosce<br />
temendo <strong>per</strong> suo figlio, e si turbò profondamente nel cuore.<br />
E lamentandosi pron<strong>un</strong>ciò queste parole alate:<br />
“Figlio mio, Demofonte, la straniera in <strong>un</strong>a grande fiamma<br />
ti fa scomparire, e a me lascia pianto e affanno doloroso”.<br />
Così disse, in preda all’angoscia, e la udì<br />
la divina fra le dee./<br />
Adirata contro di lei, Demetra dalla bella corona<br />
il figlio che Metanira, oltre ogni s<strong>per</strong>anza,<br />
nella sua casa aveva generato,/<br />
con le mani immortali trasse via dal fuoco, e lontano da sé<br />
lo depose a terra, piena di furore terribile nell’animo<br />
e intanto diceva a Metanira dalla bella cintura:<br />
“O stolti esseri umani, incapaci di prevedere<br />
il destino della gioia o del dolore che incombe!<br />
Per la tua incoscienza anche tu hai gravemente errato.<br />
Mi sia testimone l’inesorabile acqua dello Stige,<br />
su cui giurano gli dei/<br />
che immortale, certo, e imm<strong>un</strong>e da vecchiezza <strong>per</strong> sempre<br />
avrei reso tuo figlio, e gli avrei concesso<br />
<strong>un</strong> privilegio im<strong>per</strong>ituro: /<br />
ma ora non potrà più sfuggire al destino di morte.<br />
Egli avrà tuttavia <strong>un</strong> privilegio im<strong>per</strong>ituro,<br />
<strong>per</strong> sempre, poiché è salito/<br />
sulle mie ginocchia, e ha dormito fra le mie braccia:<br />
in suo onore, ogni volta che l’anno avrà compiuto<br />
il suo ciclo attraverso le stagioni/<br />
i figli degli Eleusini <strong>per</strong> sempre eseguiranno<br />
<strong>un</strong> combattimento fra di loro, <strong>un</strong>a mischia violenta.<br />
Io sono l’augusta Demetra, colei che più di ogni altro<br />
agli immortali e ai mortali offre gioia e conforto.<br />
Per me <strong>un</strong> grande tempio, e in esso <strong>un</strong>’ara
tutto il popolo innalzi ai piedi della rocca<br />
e del suo muro sublime/<br />
più in alto di Callicoro, sopra <strong>un</strong> contrafforte del colle.<br />
Io stessa vi insegnerò il rito, affinché in futuro<br />
celebrandolo sacralmente possiate placare il mio animo”.<br />
Dos-Dea Madre, Demetra che dona, separatasi dal<br />
consesso degli dei <strong>per</strong> cercare la figlia Kóre, a lei cara<br />
come può essere cara <strong>un</strong>a pupilla del proprio occhio (kóre,<br />
significa vergine e pupilla), la pupilla che guarda giù verso<br />
l’Ade, decide di fare <strong>un</strong> dono (dóron) a <strong>un</strong> eletto tra i<br />
mortali, Demofonte, Colui che illumina il popolo. E questo<br />
dono può essere offerto solo attraverso <strong>un</strong> rito celebrato<br />
nel segreto, <strong>un</strong> rito del fuoco, che libera il mortale da<br />
vecchiezza e morte. Ma l’umana paura di Metanira spezza<br />
la possibilità di indiamento <strong>per</strong> il figlio d’uomo: l’imm<strong>un</strong>ità<br />
da vecchiezza e da morte è affare degli dèi.<br />
Come sostitutivo del dono supremo, Demetra<br />
esige che in onore di Demofonte si celebri a Eleusi <strong>un</strong><br />
combattimento rituale: forse la festa del ballētós, nel corso<br />
del quale i partecipanti si dividevano in due gruppi che si<br />
bersagliavano reciprocamente con pietre. 38 È <strong>un</strong>a catarsi<br />
della violenza, in sintonia con l’interdizione di partecipare ai<br />
Misteri nei confronti di chi si sia macchiato di assassinio.<br />
Demetra disvela la propria identità divina, e<br />
istituisce i Misteri, prescrivendo il rito (órghia, orge, termine<br />
generico che di solito si riferisce ai riti iniziatici 39 ), che, in<br />
luogo dell’imm<strong>un</strong>ità di vecchiezza e morte, promette <strong>un</strong><br />
privilegio nella morte 4o .<br />
In sintesi, ecco i riferimenti diretti e indiretti ai<br />
Misteri Eleusini che si evincono dall’Inno a Demetra:<br />
α) il descensus ad inferos, la catabasi.<br />
β) la centralità di Demetra (e Kóre) nei misteri.<br />
γ) la presenza di <strong>un</strong> tempio e <strong>un</strong> altare (forse la reggia<br />
stessa di Celeo) e di <strong>un</strong> altro tempio ‘su <strong>un</strong> contrafforte del<br />
colle’ (effettivamente sco<strong>per</strong>to da Noack 41 ): con ogni<br />
probabilità il telestérion (luogo delle iniziazioni) coincideva<br />
con la reggia di Celeo, dove ardeva la fiamma 42 .<br />
δ) il fuoco, come elemento rituale fondante: e non si pensi<br />
soltanto alla fiaccolata l<strong>un</strong>go la Via Sacra, ma anche e<br />
soprattutto a <strong>un</strong> rito intorno al fuoco durante la fase<br />
dell’iniziazione, che rinvia a es<strong>per</strong>ienze sciamaniche<br />
arcaiche.<br />
ε) la catarsi della violenza.<br />
18<br />
ζ) l’iniziazione ai misteri garantisce <strong>un</strong> privilegio nella vita<br />
(ólbios, viene definito ‘chi gioisce della visione suprema’ 43 ,<br />
lett. ‘chi ha visto queste cose’) e nella morte (cfr. supra).<br />
η)Il ciceone (kykeón), bevanda sacra dei Misteri, miscela di<br />
acqua, farina d’orzo e menta. 44 Non è escluso che tale<br />
bevanda, o <strong>per</strong> l’aggi<strong>un</strong>ta di qualche altro ingrediente, o <strong>per</strong><br />
effetto della presenza di f<strong>un</strong>ghi nelle spighe d’orzo, avesse<br />
qualche effetto inebriante, ma non sembra particolarmente<br />
fondato il p<strong>un</strong>to di vista ‘micocentrico’ di alc<strong>un</strong>i autori che<br />
vedono nel potere inebriante del f<strong>un</strong>go che cresce sull’orzo<br />
(Ergot dell’orzo, sclerozio di Claviceps purpurea 45 ) il fulcro<br />
e la condizione essenziale dell’ epopteía eleusina.<br />
θ) motti osceni e riso, come si induce dall’episodio di<br />
Iambe, che “coi suoi motteggi…, scherzando<br />
continuamente indusse la dea veneranda a sorridere, a<br />
ridere, e a rasserenare il suo cuore” 46 . Motti osceni<br />
accompagnavano il corteo eleusino l<strong>un</strong>go la Via Sacra, e si<br />
possono ricondurre alla dimensione bacchica dei Misteri.<br />
ι) il velo di Demetra 47 , che la dea indossava insieme con<br />
<strong>un</strong> l<strong>un</strong>go peplo scuro, come segno di tristezza <strong>per</strong> la<br />
<strong>per</strong>dita: il velo è sovente arredo <strong>iniziatico</strong>, allude all’anima<br />
sigillata in sé come in <strong>un</strong>a cripta, segna il momento della<br />
separazione dal mondo. In varie tradizioni l’iniziato deve<br />
trascorrere <strong>per</strong>iodi più o meno l<strong>un</strong>ghi di isolamento.<br />
Nascosto dal velo egli s<strong>per</strong>imenta il silenzio e la morte al<br />
mondo, è anima che attende di congi<strong>un</strong>gersi con la<br />
rivelazione, attraverso il disvelamento della verità.<br />
κ) la notte (cfr. pannýchioi, v. 292). Pannychís è <strong>un</strong>a<br />
cerimonia che dura tutta la notte tra il 19 ed il 20<br />
Boedromione (che andava dal 15 settembre al 15 ottobre<br />
nostri).<br />
λ) il culmine dell’iniziazione consiste in <strong>un</strong>a visione: v. 480 :<br />
“felice tra i mortali, chi ha veduto queste cose!”. E l’oggetto<br />
della visione, se di oggetto si può parlare, trattandosi<br />
piuttosto di <strong>un</strong>’es<strong>per</strong>ienza noumenica, viene designato con<br />
il deittico táuta: queste cose qui, che posso indicare,<br />
<strong>per</strong>ché di esse ho es<strong>per</strong>ienza diretta, e, <strong>per</strong> così dire,<br />
sensoriale.<br />
Fin qui ci ha guidati, l<strong>un</strong>go la via dei Misteri, l’Inno a<br />
Demetra. Proviamo a completare il tragitto.<br />
Esistevano tre gradi di iniziazione:<br />
1) la mýēsis, iniziazione ai Piccoli Misteri di Agra<br />
2) la teleté, rito preliminare ad Eleusi
3) l’epoptéia, visione suprema, rito a cui soltanto pochissimi<br />
venivano ammessi l’anno seguente, dopo il passaggio dei<br />
primi due gradi.<br />
Per quanto riguarda il secondo e il terzo livello<br />
dell’iniziazione, abbiamo notizia di:<br />
1) legómena, cioè cose dette:<br />
α)<strong>un</strong>a dottrina misterico-iniziatica: “e d’altra parte nulla di<br />
meglio di quei misteri, che ci hanno affinati e addolciti da<br />
<strong>un</strong>a vita rozza e feroce a <strong>un</strong>a cultura umana – e le<br />
iniziazioni, come vengono chiamate. Così in verità abbiamo<br />
conosciuto i principi della via, ed abbiamo ricevuto la<br />
dottrina del vivere non solo con letizia, ma anche con <strong>un</strong>a<br />
s<strong>per</strong>anza migliore nella morte” (Cicero, de leg. 2 14, 36,<br />
trad. Colli).<br />
β) intonazione di inni orfici: “E chi<strong>un</strong>que si sia già occupato<br />
di studiare la poesia, sa che gli inni di Orfeo sono<br />
singolarmente assai brevi, e che in complesso non<br />
raggi<strong>un</strong>gono <strong>un</strong> numero elevato. I Licomidi <strong>per</strong>altro li<br />
conoscono e li intonano come accompagnamento agli<br />
eventi dei misteri”. (Pausanias, 9 30, 12, traduzione di<br />
Colli).<br />
γ) formule rituali: “E la formula rituale dei misteri eleusini è<br />
questa: ho digi<strong>un</strong>ato, ho bevuto il ciceone, ho preso dalla<br />
cesta, dopo di aver maneggiato ho riposto nel canestro, e<br />
dal canestro nella cesta” (Clemens Alexandrinus, Protr. 2<br />
21, 2 trad. Colli). Che cosa viene preso dalla cesta,<br />
maneggiato, riposto nel canestro e poi passato dal<br />
canestro alla cesta? Secondo Giorgio Colli 48 si tratta della<br />
riproduzione di <strong>un</strong> organo sessuale femminile. Secondo<br />
altri di <strong>un</strong>a spiga. In ogni caso è <strong>un</strong> simbolismo legato al<br />
culto della Grande Madre Demetra. E la spiga e la vulva<br />
non differiscono di molto nella forma. Ippolito (Ref. 5 8, 39-<br />
40) dice che “gli Ateniesi, nell’iniziazione di Eleusi,<br />
mostrano a coloro che sono ammessi al grado supremo il<br />
grande e mirabile e <strong>per</strong>fettissimo mistero visionario di là: la<br />
spiga di grano mietuta in silenzio” (trad. Colli). “Lo ierofante<br />
in <strong>per</strong>sona … che si è reso impotente con la cicuta e si è<br />
staccato da ogni generazione carnale, di notte a Eleusi, in<br />
mezzo alla luce delle fiaccole, nel compiere il rituale dei<br />
grandi e ineffabili misteri, grida e urla proclamando: Brimó<br />
Signora ha generato il sacro fanciullo Brimós. (Hippolytus,<br />
Ref. 5 8, 39-40, trad. Colli). Colli sostiene che si tratta dello<br />
hieròs gámos tra lo ierofante di Eleusi, che rappresenta<br />
Zeus, e Persefone (Brimó) da cui nasce il sacro fanciullo<br />
19<br />
Dioniso, di cui Brimó è epiteto. Inoltre vi erano phonái, voci<br />
associate a mystikà theámata, visioni mistiche 49 , e<br />
akóusmata hierá: suoni sacri.<br />
2) deiknýmena, cose mostrate : la spiga vulva: cfr. supra.<br />
3)drómena), le cose fatte, i riti: il rito della vulva-spiga (cfr.<br />
supra), che si associa a quello del ciceone, che viene<br />
preparato e somministrato agli iniziati; <strong>un</strong> rito di morte (“E<br />
gi<strong>un</strong>ta alla morte, l’anima prova <strong>un</strong>’emozione come quella<br />
degli iniziati ai Grandi Misteri. Perciò, riguardo al morireteleután<br />
e all’essere iniziato-teléisthai, la parola assomiglia<br />
alla parola, e la cosa alla cosa” 50 ) e di rinascita (la nascita<br />
di Brimó, cfr. supra).<br />
γ) <strong>un</strong> <strong>per</strong>corso erratico e vertiginante, che destruttura i<br />
livelli di coscienza ordinari: “Anzitutto i vagabondaggi<br />
(plánai), i rigiri logoranti, e certi cammini senza fine e<br />
inquietanti attraverso le tenebre. In seguito, proprio prima<br />
della fine, tutte quelle cose terribili, i brividi e i tremiti e i<br />
sudori e gli sbigottimenti” 51 .<br />
δ) rappresentazioni drammatiche, probabilmente di<br />
ispirazione orfica, che consistevano in dialoghi tra<br />
l’iniziatore e l’iniziato, forse anche in rappresentazioni della<br />
passione di Dioniso, o del mito di Demetra-Kore-Persefone,<br />
ivi compresa la nascita di Dioniso-Brimó 52 . Se la figura di<br />
Dioniso era centrale – e lo era – nei Misteri Eleusini, non<br />
posiamo escludere che comparissero oggetti rituali<br />
associati al dio:<br />
“<strong>un</strong> solo Dioniso, contrassegni<br />
……….dio nel grembo<br />
…..ho bevuto fredda …asino pastore di armenti<br />
…..formula: sopra sotto ..<br />
…..e ciò che ti fu concesso profondere<br />
…..gettare nel paniere<br />
…..pigna trottola dadi<br />
…..oppure specchio” (Rituale dei misteri, F 31K<br />
Papyri fragmentum, saec. III a. Chr. n) 53<br />
Qui si fa riferimento al paniere e a oggetti rituali:<br />
pigna (kónos), trottola (rómbos), dadi (astrágaloi), specchio<br />
(ésoptros). E molto probabilmente, dovremmo aggi<strong>un</strong>gere il<br />
phállos, ovvero riproduzioni dell’organo sessuale maschile<br />
che comparivano nei cortei dionisiaci. Non è il caso di<br />
segnalare l’altissima densità simbolica di questi oggetti: la<br />
trottola, immagine dell’energia vitale primaria, i dadi,<br />
simbolo della casualità e giocosità che governano la<br />
connessione degli eventi nella visione dionisiaca del
mondo; lo specchio, immagine principe della consapevolezza<br />
e della riflessione.<br />
Lo sfondo dionisiaco dei Misteri ci obbliga anche a<br />
ipotizzare la presenza di danze estatiche e trance guidate<br />
ed evocate da sciamani o ierofanti: ché sciamani erano i<br />
sacerdoti, o meglio le famiglie sacerdotali di Eleusi.<br />
Vediamo alc<strong>un</strong>e testimonianze sull’es<strong>per</strong>ienza<br />
culminante dei Misteri: l’epoptéia.<br />
“Raggi<strong>un</strong>si il confine della morte, dopo di aver<br />
varcato la soglia di Proserpina fui condotto attraverso tutti<br />
gli elementi, e ritornai indietro. A metà della notte vidi <strong>un</strong><br />
sole lampeggiante di fulgida luce. Mi presentai al cospetto<br />
degli dèi inferi e degli dèi su<strong>per</strong>ni, e proprio da presso li<br />
venerai” (Apuleius, Metam. II 23).<br />
“…che vede molte apparizioni mistiche e ascolta<br />
molte voci di questa natura, mentre si manifestano in<br />
alternanza tenebre e luce…” (Dio Crysostomos, Or. 12).<br />
“Ma dopo di ciò, ecco viene incontro <strong>un</strong>a luce<br />
mirabile, ad accogliere sono lì i luoghi puri e le praterie, con<br />
le voci e le danze e la solennità di suoni sacri e sante<br />
apparizioni” (Plutharcus, fr. 178 Sandbach: è il seguito di<br />
supra, 3).<br />
Le tre fonti concordano su <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to: L’epoptéia è<br />
es<strong>per</strong>ienza della luce, che si manifesta al culmine di altre<br />
<strong>per</strong>ipezie conoscitive (attraversamento dei quattro<br />
elementi, katábasis, voci mistiche e suoni sacri, contatto<br />
con gli dèi, passaggio attraverso le tenebre, eccetera).<br />
Anche in testi filosofici relativi all’iniziazione si<br />
parla di <strong>un</strong>a es<strong>per</strong>ienza della luce:<br />
α) “E l’intuizione dell’intuibile e del non mescolato<br />
e del santo, la quale lampeggia attraverso l’anima come <strong>un</strong><br />
fulmine, <strong>per</strong>mise in <strong>un</strong> certo tempo di toccare e di<br />
contemplare <strong>per</strong> <strong>un</strong>a sola volta…” (Aristoteles, Eud. Fr. 10<br />
Ross)<br />
β) “…ciò che appartiene all’insegnamento e ciò<br />
che appartiene all’iniziazione. La prima cosa invero gi<strong>un</strong>ge<br />
agli uomini attraverso l’udito, la seconda invece quando la<br />
capacità intuitiva stessa subisce la folgorazione<br />
(éllampsis): il che app<strong>un</strong>to fu chiamato anche misterico da<br />
Aristotele, e simile alle iniziazioni di Eleusi…” (Aristoteles,<br />
De phil. Fr. 15 Ross).<br />
Tale es<strong>per</strong>ienza della luce, segnalata da termini di<br />
radice semantica affine, è alla base della visione<br />
(restituiamo al termine theōría la sua connessione<br />
20<br />
etimologica con l’es<strong>per</strong>ienza del vedere) delle idee di<br />
Platone (in idéa, compare la radice di óida, vedere):<br />
“E bellezza era fulgida (lamprón) a vedersi nel<br />
tempo in cui vedemmo, assieme al coro felice, la beata<br />
apparizione (ópsin) e visione (theán), noi nel corteggio di<br />
Zeus e altri al seguito di <strong>un</strong> altro dio (Dioniso?), ed<br />
eravamo iniziati in quella che è giusto chiamare la più<br />
beata tra le iniziazioni, quel rito segreto che celebravamo,<br />
noi stessi integralmente <strong>per</strong>fetti e sottratti a tutti i mali che<br />
ci attendevano nel tempo successivo, mentre integralmente<br />
<strong>per</strong>fette e semplici e senza tremore e felici erano le<br />
apparizioni - entro <strong>un</strong>o splendore puro (en aughéi katharái)<br />
– in cui eravamo iniziati e raggi<strong>un</strong>gevamo il culmine della<br />
contemplazione (epoptéuontes)…” (Plato, Phaedr. 250 bc).<br />
La beatitudine che nasce dall’iniziazione è celebrata<br />
con diverse voci:<br />
α) “ Felice colui – tra gli uomini viventi sulla terra – che ha<br />
visto queste cose:/<br />
chi invece non è stato iniziato ai sacri riti (atelès hierón),<br />
chi non ha avuto questa sorte<br />
non avrà mai <strong>un</strong> uguale destino, da morto,<br />
nelle umide tenebre marcescenti di laggiù”.<br />
(Homerus, Hymnus ad Cererem, 476-482).<br />
β) “Felice chi entra sottoterra dopo aver visto quelle cose:<br />
conosce la fine della vita, conosce anche il principio dato<br />
da Zeus” /(Pindarus, fr. 137 Snell)<br />
γ) “O tre volte felici<br />
quelli fra i mortali, che vanno nell’Ade<br />
dopo avere contemplato questi misteri:<br />
solo ad essi laggiù spetta la vita,<br />
mentre agli altri tutto va male laggiù”<br />
(Sophocles, fr. 837 Pearson).<br />
δ) “E allora <strong>un</strong> uomo che faccia <strong>un</strong> retto uso di tali stimoli<br />
di rimembranza, e che venga sempre iniziato ai misteri<br />
<strong>per</strong>fetti diventa lui solo veramente <strong>per</strong>fetto. E uscendo fuori<br />
dalle ansie e serietà umane, e tendendo con impegno a ciò<br />
che è divino, viene rimproverato come se <strong>per</strong>desse la<br />
testa, ma i più non si accorgono che è posseduto da <strong>un</strong><br />
dio”. (Plato, Phaedr. 249 c-d)
IL TEATRO COME RITO<br />
Riguardo al legame che <strong>un</strong>isce il dráma con i Misteri<br />
Eleusini, sappiamo che la tragedia greca di Eschilo - il più<br />
arcaico tra i tragici - ne costituiva <strong>un</strong>a profanazione, ovvero<br />
<strong>un</strong> tentativo di divulgazione essoterica; sappiamo inoltre<br />
che a Eleusi, ai livelli alti dell’iniziazione, si realizzavano<br />
drómena (dalla stessa etimologia drán che compare anche<br />
in dráma), cioè accadimenti, eventi, azioni fatte accadere o<br />
eventuate, in relazione al mito di Demetra e Kore, ma<br />
anche a temi orfici, e a riti dionisiaci. E ad altro. Il rito<br />
stesso era <strong>un</strong> dráma, e la f<strong>un</strong>zione dei drómena era<br />
psicotropica, cioè mirava a volgere la psiche in direzione di<br />
<strong>un</strong>o stato di coscienza che consentisse l’es<strong>per</strong>ienza della<br />
luce. Perché tale f<strong>un</strong>zione potesse esercitarsi, gli iniziati<br />
dovevano compiere di <strong>per</strong>sona il drómenon, o trovarsi in<br />
<strong>un</strong>o stato di totale inerenza ed empatia quando esso<br />
veniva agito dallo iatromante o dagli iatromanti, dotati di<br />
poteri sciamanici.<br />
Il trait d’<strong>un</strong>ion più evidente tra la celebrazione dei<br />
Misteri Eleusini e la tragedia greca, è com<strong>un</strong>que<br />
rappresentato dalla figura di Dioniso. La centralità di<br />
Dioniso nella tragedia, è stata rilevata da Nietzsche, ne La<br />
nascita della tragedia e da Jacob Burhardt nella sua Storia<br />
della civiltà greca’ 54 .<br />
Ascoltiamo Burchardt: 55<br />
“Certo con tutte le nostre notizie isolate non si<br />
riuscirà mai a penetrare il mistero dell’origine e del<br />
graduale sviluppo della tragedia. È come se il ricordo degli<br />
stadi primitivi fosse stato cancellato con ogni cura. Ma<br />
senza <strong>un</strong> possente respiro, il dramma non sarebbe mai<br />
gi<strong>un</strong>to a crearsi quella sua monumentalità, <strong>per</strong> cui divenne<br />
e restò patrimonio di <strong>un</strong> intero popolo; esso proviene dalla<br />
grande esaltazione dionisiaca, compare in grandi<br />
proporzioni, si rivolge a <strong>un</strong> vastissimo uditorio ed è <strong>un</strong>a<br />
conquista specificatamente greca: i Persiani, gli Ebrei e in<br />
genere l’antico Oriente non ebbero dramma, forse <strong>per</strong>ché<br />
non avevano la capacità di reggere fino in fondo il<br />
contrasto che il dramma rappresenta; e il dramma indiano,<br />
che nel suo svilupparsi dal culto di Visnu e dalla musica<br />
avrebbe molta analogia con quello greco, è sorto più tardi<br />
di questo e forse sotto la sua influenza”.<br />
“Ma l’impetus originario e decisivo, che dovette<br />
essere necessario al dramma, gli venne solo dal culto<br />
21<br />
dionisiaco e dal suo mondo di sentimenti. Il dramma,<br />
inizialmente dionisiaco, poi dedicato a tutto il mito, sboccia<br />
in modo del tutto inatteso dalla musica e dal canto corale di<br />
culti dionisiaci di misteriosa potenza, come da <strong>un</strong>a ricca<br />
aiuola <strong>un</strong>o splendido fiore apparentemente straniero”.<br />
“Com’è noto, il canto corale che ne costituiva la<br />
più antica base e la parte essenziale apparteneva alla<br />
classe del ditirambo: secondo Aristotele tutta la tragedia<br />
ebbe origine dai primi cantori del canto ditirambico (apò tón<br />
exarkónton tòn dithýrambon). Ma il ditirambo era <strong>un</strong> canto<br />
rivolto a Dioniso, che in <strong>un</strong> primo tempo veniva cantato<br />
senza <strong>un</strong> ordine preciso dai convitati ubriachi di <strong>un</strong><br />
banchetto festivo, ma dopo Arione fu recitato con tutte le<br />
regole dei cori”.<br />
“Il primo passo verso il dramma pare sia avvenuto<br />
quando il corifeo, o in aspetto di Dioniso stesso o in<br />
aspetto di <strong>un</strong> suo messaggero, si diede a narrare la storia<br />
del dio, soprattutto le sue pene (páthe) mentre il coro<br />
prendeva le vesti e gli atteggiamenti dei Satiri, nella gioia<br />
come nell’orrore”.<br />
“Ad ogni modo ai tempi di Pisistrato si ebbe la<br />
grande innovazione di Tespi (verso il 536 a.C.), ossia al<br />
coro venne contrapposto <strong>un</strong> antagonista (hypokrités), che<br />
appariva successivamente in diverse maschere, ossia,<br />
come spiega O. Müller, in <strong>un</strong>a tragedia questo antagonista<br />
compariva come Dioniso, come Penteo e come<br />
messaggero”.<br />
Di qui alla struttura della tragedia quale ci<br />
compare già con Eschilo, il passo è breve.<br />
“Ora, se vogliamo farci <strong>un</strong>’idea dell’aspetto della<br />
tragedia al culmine del suo sviluppo, si deve partire dalla<br />
considerazione che essa non vuole essere né <strong>un</strong>a<br />
completa e viva immagine della vita, né la sua<br />
rappresentazione allegorica; essa è <strong>un</strong> momento<br />
culminante delle cerimonie dionisiache e dello stato<br />
d’animo che in esse si sviluppa….”.<br />
“… la thyméle, il venerabile p<strong>un</strong>to dove si<br />
incontravano il dramma e le antiche cerimonie dionisiache.<br />
Originariamente essa era l’altare di Dioniso, che il coro nel<br />
ditirambo circondava danzando 56 , e col tempo divenne il<br />
centro del coro tragico, secondo le circostanze serviva<br />
come héroon, terrazza con altari, sepolcro”.<br />
Fin qui Burckardt. Ma qual è lo stato d’animo che<br />
si sviluppa nelle cerimonie dionisiache, e che la tragedia
esprime? In che cosa consiste, al di là della lezione di<br />
Nietzsche, la dimensione iniziatica della tragedia greca?<br />
Nella VIVENTE CONTEMPLAZIONE DEL<br />
MISTERO DI VITA E MORTE.<br />
Vivente, <strong>per</strong>ché a differenza della pittura o della poesia<br />
o di altre arti, il mezzo espressivo è l’uomo stesso in carne<br />
ossa respiro anima.<br />
Contemplazione: lo spettatore-mirans è occhio<br />
contemplante, testimone, di ciò che in termini di vita e<br />
morte accade. E anche il Coro è occhio interno all’evento<br />
stesso, a sua volta guardato. È lo stesso procedimento che<br />
si rintraccia nella meditazione di presenza mentale della<br />
tradizione d’Oriente, ma in più c’è la vivente energia delle<br />
passioni. Il dionisiaco app<strong>un</strong>to.<br />
Del mistero della vita e della morte: <strong>per</strong>ché la tragedia<br />
greca non offre soluzioni alle domande che l’esistenza ci<br />
pone, ma ci rivela la natura enigmatica dell’Origine. Si<br />
pensi alle Baccanti di Euripide 57 .<br />
Certo, si tratta di <strong>un</strong>’o<strong>per</strong>azione essoterica, di <strong>un</strong>a<br />
divulgazione dei Misteri Eleusini, la cui epopteía era<br />
costellata da ben più mistiche o metafisiche visioni. Ma a<br />
chi sappia guardare ad essa, la tragedia greca si rivela<br />
momento <strong>iniziatico</strong>, intreccio di rito e cultura, paradigma<br />
fondamentale di ogni <strong>teatro</strong> <strong>iniziatico</strong>.<br />
1 Liddell-Scott, Greek-English Lexicon, Oxford 1978.<br />
2 Br<strong>un</strong>o Snell, La cultura greca e le origini del pensiero europeo,<br />
Torino 1963, pag. 23.<br />
3 Ibidem, 20-23.<br />
4 J. Grotowski, Dalla compagine teatrale all’arte come veicolo; in T.<br />
Richards, Al lavoro con Grotowski sulle azioni fisiche, Milano 1993,<br />
pag. 141.<br />
5 A. Fersen, Il <strong>teatro</strong> dopo, Bari 1980, pag. 9.<br />
6 Aristoteles, De phil., fr. 15 Ross..<br />
7 Ibidem.<br />
8 A. Fersen, ibidem 143.<br />
9 Ibidem, 142.<br />
10 Ibidem 98, e cfr. A. Artaud, Sul <strong>teatro</strong> balinese, in Il <strong>teatro</strong> e il<br />
suo doppio, Torino 1968, pag. 170.<br />
11 Artaud, ibidem.<br />
12 Ibidem.<br />
13 Ibidem 171.<br />
14 Ibidem 171-172.<br />
15 Ibidem 172.<br />
16 Ibidem 174.<br />
17 Ibidem 175.<br />
22<br />
18<br />
Ibidem 176.<br />
19<br />
Ibidem.<br />
20<br />
Ibidem.<br />
21<br />
Ibidem 180.<br />
22<br />
Ibidem 182.<br />
23<br />
Ibidem 183.<br />
24<br />
Cfr. supra, nota 17.<br />
25<br />
Aristoteles, Eth. Nic. 1111 a 8-10 Bywater.<br />
26<br />
cfr. G. Colli, La Sapienza greca I, p. 385, Milano 1977.<br />
27<br />
G. Colli, La nascita della filosofia, Milano 1975, p. 33.<br />
28<br />
G. Colli, Dopo Nietzsche, Milano 1974, p. 173.<br />
29<br />
Alla sco<strong>per</strong>ta dei Misteri Eleusini, di R. G. Wesson, A. Hoffmann,<br />
C. A. P. Ruck, Milano 1966, p. 88.<br />
30<br />
Inni Omerici II, A Demetra, a cura di F. Cassola, Milano 1975,<br />
vv. 1-21.<br />
31<br />
Cfr. infra, pp. 31 ss. VERIFICARE ALLA FINE????????????<br />
32<br />
Inni Omerici, II 371-374; 398-403.<br />
33<br />
Ibidem 93-97.<br />
34<br />
Ibidem 47-50.<br />
35<br />
Ibidem 105.<br />
36<br />
Ibidem 123-125.<br />
37<br />
Ibidem 237-274.<br />
38<br />
Inni Omerici, Milano 1975, pag. 478, nota.<br />
39<br />
Ibidem.<br />
4o<br />
Ibidem.<br />
41<br />
Ibidem.<br />
42<br />
Ibidem.<br />
43<br />
Ibidem 480.<br />
44<br />
Ibidem 209-210.<br />
45<br />
Cfr. nota 29.<br />
46<br />
Inni Omerici 202-204.<br />
47<br />
Ibidem 182.<br />
48<br />
G. Colli, La Sapienza Greca I, p. 386.<br />
49<br />
Dio Chrysostomus, Or. 12.<br />
50<br />
Plut. Fragm. 107.<br />
51 Ibidem.<br />
52 G. Colli, La nascita della filosofia, Milano 1977, p. 33 et SG I 3<br />
[B5 ]<br />
53 Trad. di G. Colli.<br />
54 Firenze 1974, I 1139 ss.<br />
55 Ibidem, 1140 ss.<br />
56 cfr. Rito e poesia corale in Grecia, a cura di Claude Calame, Bari<br />
1977, pp. 27-37: “Il ditirambo da canto culturale a spettacolo<br />
musicale”, di G. A. Privitera.<br />
57 Nell’interessante esegesi di F. Rella, in Euripide, Baccanti,<br />
Milano 1933, pp. 7-42, in particolare p. 39.
Iride Varese<br />
23<br />
in Eleusis 1999
PARTE SECONDA “Il fuoco viene attizzato dal mantice o dalla corrente d’aria<br />
L’OPUS E L’ATHANOR<br />
che striscia attraverso gli areatori del forno e questo ci fa<br />
supporre che come nello yoga così anche nella<br />
L’Athanor è il fornello dell’alchimista, in cui<br />
vengono esposti al fuoco gli elementi grezzi (<strong>per</strong> esempio il<br />
piombo), <strong>per</strong> trasmutarne, in interazione con altri elementi,<br />
la natura.<br />
Nell’incandescenza, ciò che era solido diventa<br />
liquido, ciò che era liquido diventa gassoso, si rapprende<br />
ciò che è aereo.<br />
Esso è il luogo della trasformazione, passaggio<br />
fondamentale <strong>per</strong> la trasmutazione dei metalli vili in oro.<br />
Così dal p<strong>un</strong>to di vista tecnico. Da <strong>un</strong> p<strong>un</strong>to di vista<br />
simbolico, il fuoco della creatività, dell’ispirazione e della<br />
concentrazione alchimistica la regolazione del respiro<br />
debba aver avuto <strong>un</strong>a certa importanza.<br />
Il fatto che il recipiente ermetico o l’uovo siano<br />
stati di vetro o di cristallo, e quindi trasparenti, sta a<br />
indicare la sua natura psichica; il recipiente non è altro che<br />
la coscienza distolta dal mondo esteriore, interiorizzata e<br />
costituente <strong>un</strong>a sfera isolata. Durante il cuocere esso deve<br />
rimanere sigillato ermeticamente e, <strong>per</strong>ché il magisterio<br />
riesca, le forze che si sviluppano non devono evadere<br />
verso l’esterno”.<br />
passione spirituale trasforma in quintessenza illuminata il<br />
caos e il magma della psiche individuale e collettiva,<br />
Jaya Cozzani<br />
conscia e inconscia, attraverso <strong>un</strong> processo di affinamento<br />
progressivo.<br />
in Méllonta táuta 2001<br />
Leggiamo da Titus Burckhardt, L’alchimia 1<br />
“Con la parola athanor, derivata dall’arabo attannùr<br />
(forno) gli alchimisti designano la fornace in cui<br />
preparano il loro elisir. Nei manoscritti alchimistici esso è<br />
raffigurato generalmente come <strong>un</strong>a piccola torre co<strong>per</strong>ta da<br />
<strong>un</strong>a cupola; esso contiene il recipiente vitreo, sovente fatto<br />
a forma di uovo, che giace in <strong>un</strong> bagno di sabbia o di<br />
cenere la quale riscalda il fuoco dal basso. Tutto ciò ha <strong>un</strong><br />
significato sia traslato che artigianale, poiché certamente<br />
sono esistiti dei forni di tale forma usati <strong>per</strong> lavori<br />
metallurgici e chimici vari: il vero athanor che serviva al<br />
magisterio maggiore altro non è che il corpo umano e<br />
quindi <strong>un</strong>’immagine semplificata del cosmo”.<br />
“Essenziale nel forno è il fuoco. Gli alchimisti<br />
affermano ripetutamente che il calore, che trasforma la<br />
materia contenuta nel recipiente, deve essere triplice: il<br />
calore del fuoco a<strong>per</strong>to, quello costante del bagno di<br />
sabbia o di cenere, nella cui conca giace anche il<br />
recipiente, come l’uovo giace nel nido, e quello attivo,<br />
destato nella materia rinchiusa che oggi chiameremmo, in<br />
via di paragone, il calore della reazione chimica”.<br />
Il fuoco corrisponde ovviamente alla forza erotica<br />
che viene attizzata e domata <strong>per</strong>ché favorisca la<br />
concentrazione interiore, <strong>per</strong> cui è ben comprensibile che<br />
gli alchimisti mettano costantemente in guardia contro il<br />
fuoco violento e incostante; <strong>un</strong>a fiamma attizzata troppo<br />
violentemente potrebbe bruciare i fiori dell’oro.<br />
24
IL LABORATORIO COME ATHANOR<br />
Simile all’Athanor è il Laboratorio di Teatro Iniziatico. Esso<br />
è <strong>un</strong> circuito chiuso, <strong>un</strong> ádyton (la zona inaccessibile del<br />
santuario, cui non possono avvicinarsi i profani), in cui si<br />
incontrano le energie di coloro che diverranno dróntes.<br />
L’alchimista-iniziatore (colui che coordina) introduce al<br />
<strong>per</strong>corso coloro che hanno deciso di diventare dróntes. Egli<br />
com<strong>un</strong>ica più con il proprio modo di essere, con lo stato<br />
della mente, che è a<strong>per</strong>to, rilassato e naturalmente<br />
25<br />
disposto alla creazione, che non con le parole. Ciò che<br />
conta, è il livello di trance che riesce, subliminalmente, a<br />
travasare negli altri, senza lederne l’autonomia <strong>per</strong>sonale.<br />
È <strong>un</strong>a f<strong>un</strong>zione sciamanica. Perché ciò possa verificarsi,<br />
egli deve essersi liberato da eccessi di volontà di potere,<br />
senza <strong>per</strong>ò <strong>per</strong>dere il senso della propria f<strong>un</strong>zione<br />
ordinatrice. Tutto inizia dallo stato della mente, a<strong>per</strong>to,<br />
rilassato e naturalmente disposto alla creazione,<br />
dell’Alchimista-Sciamano. A differenza dell’alchimista che<br />
lavora con i metalli egli non ha <strong>un</strong> programma di lavoro<br />
definito nel dettaglio.<br />
Iride Varese<br />
nel finale di New World Order 2003
D’altra parte anche l’Alchimista Zosimo di Panopoli, a<br />
proposito del metodo (méthodos, femminile in greco),<br />
diceva 2 “ E l’intreccio e il discioglimento di tutte le cose si<br />
compie in virtù del metodo, della misura e del peso dei<br />
quattro elementi, e ness<strong>un</strong>a connessione si può attuare<br />
senza metodo. Il metodo è naturale, inspira ed espira,<br />
mantiene l’ordine dovuto nella vicenda di espansione e di<br />
esaurimento. E quando, in sintesi, tutte le cose si trovano<br />
nell’armonia della separazione e della congi<strong>un</strong>zione, se<br />
non si tralascia in nulla il metodo, esse suscitano Natura.<br />
La Natura, infatti, invertendo il proprio corso, si rivolge<br />
verso se stessa. Ed è questa la natura della virtù che<br />
<strong>per</strong>vade tutto il cosmo, questa la connessione”.<br />
Quando parla di metodo naturale, Zosimo intende<br />
che l’azione dell’alchimista non si giustappone dall’esterno,<br />
come se seguisse <strong>un</strong> proprio programma precostituito, alla<br />
natura (phýsis), bensì fluisce al ritmo di lei, partecipa della<br />
sua filigrana generativa, è esso stesso Natura. Ma è Natura<br />
che agisce <strong>un</strong>o scarto da se stessa, obbligandosi a<br />
rivolgersi verso se stessa. Questo è anche il <strong>per</strong>corso della<br />
creazione artistica: spontaneità e disciplina, <strong>un</strong>ite nell’atto<br />
del creare.<br />
In termini di <strong>teatro</strong>, ciò significa che non ha senso<br />
convocare attori <strong>per</strong> realizzare <strong>un</strong> copione già pronto,<br />
<strong>per</strong>ché il copione deve nascere dall’interazione di <strong>un</strong><br />
progetto di massima, <strong>un</strong>a traccia, <strong>un</strong>a via dei canti di<br />
omerica tradizione, del regista, con le energie dei futuri<br />
dróntes. Soltanto da questa interazione può nascere <strong>un</strong><br />
dráma alchemico e <strong>iniziatico</strong>. Altrimenti è letteratura,<br />
mimesi esangue, <strong>teatro</strong> come impresa economica.<br />
IL FUOCO E IL DAIMON<br />
In principio è il Silenzio, matrice di tutte le cose, condizione<br />
di ogni cominciamento, e di esso radice. Nel silenzio<br />
dimorano la mente e il corpo del coordinante, e nel silenzio<br />
dimorano la mente e il corpo degli apprendisti. Il rector<br />
invita a inspirare ed espirare profondamente, traendo il<br />
soffio dall’addome. Poi ancora il silenzio, e l’ascolto del<br />
silenzio. Quindi inspirazioni e espirazioni ansimanti, in<br />
i<strong>per</strong>ventilazione. E ancora ascolto del silenzio e delle<br />
vibrazioni che attraversano il corpo. Nel silenzio.<br />
L’ordinatore invita ad accompagnare tali vibrazioni<br />
con micro-movimenti, e ne nasce lentamente <strong>un</strong>a danza<br />
del silenzio. A tale danza si associano suoni inarticolati,<br />
come vagiti o singhiozzi o ronzii simili all’aum. È la nascita<br />
alla condizione psicofisica di espressione e ascolto: ascolto<br />
26<br />
delle prime agglutinazioni della voce profonda; espressione<br />
del suono primario amorfo. Da qui scaturirà la Voce, base<br />
di tutte le vocalità da ciasc<strong>un</strong>o attingibili e esprimibili,<br />
scevro da condizionamenti e concessioni al milieu. È gi<strong>un</strong>to<br />
il momento di liberare il fuoco. Il fuoco è eros e violenza,<br />
sensualità-sessualità e aggressività. E su queste due forme<br />
di energia primaria, oltre che sull’altrettanto primaria e<br />
altrettanto ignea volontà di affermazione, si esercitano a<br />
partire dalla primissima infanzia formidabili inibizioni e<br />
blocchi ad o<strong>per</strong>a del Su<strong>per</strong>-Io e della moralità collettiva.<br />
Nell’Athanor-Laboratorio è necessario compiere<br />
<strong>un</strong> <strong>per</strong>corso a ritroso, liberare le energie primarie. Il mezzo<br />
più opport<strong>un</strong>o <strong>per</strong> liberare il fuoco è il grido: il grido<br />
dell’orgasmo e della violenza, urlo di esultanza del<br />
trionfatore sul vinto. Liberare il fuoco attraverso il grido<br />
significa compiere <strong>un</strong> viaggio all’indietro, nel tempo<br />
filogenetico e ontogenetico, compiere <strong>un</strong>a ricognizione del<br />
proprio rimosso. Alla vampa di questo fuoco si forgia il<br />
drón. E il grido è anima urlante e corpo urlante, libera follia.<br />
Catarsi. È libertà assoluta, gioia e orrore, violenza e<br />
tristezza, trionfo e sconfitta. Quanto più radicale, intenso,<br />
gridato è il grido, tanto più efficacemente si evoca il<br />
dáimon. Il grido, totale, assoluto, libero, proclama la nascita<br />
del dáimon. Il dáimon è anima e ombra, e intelligenza<br />
su<strong>per</strong>iore: l’essenza autentica e radicale. Quando accade,<br />
il drón è agito dal dáimon. La sua voce è la voce del<br />
dáimon. È evidente che gli esercizi di dizione corretta, e<br />
tutta l’impostazione classica della respirazione<br />
diminuiscono di centralità, pur senza venire aboliti. Al<br />
primo posto phýsis, al secondo la téchne, ma non l’<strong>un</strong>a<br />
senza l’altra.<br />
Il Suono-Grido come Phýsis, nascimento-origine,<br />
primo moto creativo, nel cuore del Silenzio, che è<br />
l’Assoluto, il Pléroma. Prima dell’Ottava armonica, il caos<br />
micro-macrocosmico, sorgente di armonia e forza. Come<br />
<strong>per</strong> i Pitagorici, così <strong>per</strong> coloro che accadono il Suono è<br />
luogo di creazione di mondi. Nel grido, individuale e<br />
collettivo, c’è iniziazione all’agire scenico. Chi riesce a<br />
gridare con tutto se stesso nell’Athanor è già iniziato<br />
all’accadere come drón. Così dal Silenzio (Sighé) che<br />
precede la Manifestazione cosmica, scoccò il primo Suono,<br />
e dall’Eternità nacque il Tempo. Suono-Fuoco è il grido, il<br />
dáimon ne è figlio.
Alberto Fiorito<br />
27<br />
in Alphaomega 2002
LE TRE FASI DELL’ OPUS<br />
Tre sono le fasi in cui, secondo la tradizione, si<br />
scandisce il magisterio alchimistico: o<strong>per</strong>a al nero<br />
(melánosis, nigredo); o<strong>per</strong>a al bianco (léukosis, albedo);<br />
o<strong>per</strong>a al rosso (íosis, rubedo).<br />
“Putrefazione, fermentazione e triturazione, che si<br />
svolgono tutte e tre al buio, privano la materia della sua<br />
forma iniziale; il candeggiamento che si conclude nel<br />
bianco argenteo la ripulisce e la purifica e l’arrossamento la<br />
ricolora (il colore stando qui <strong>per</strong> la forma)”. 3<br />
I tre colori corrispondono d<strong>un</strong>que ai tre stadi<br />
principali della trasformazione dei metalli attraverso il<br />
lavoro dell’alchimista. Possiamo anche confrontarli con le<br />
tre g<strong>un</strong>as (tendenze fondamentali) della prakrti (la materia<br />
prima) nella cosmologia indiana:<br />
“Il nero è il moto deviato dall’origine luminosa e<br />
simbolicamente diretto verso il basso (tamas), il bianco è<br />
l’aspirazione all’origine e alla luce (sattva) e il rosso è la<br />
tendenza all’estensione sul piano delle manifestazioni<br />
stesse (rajas). Traducendo questi significati nel magisterio<br />
alchimistico, sorprende il fatto che non il bianco, bensì il<br />
rosso, ne caratterizza il risultato finale, mentre, secondo la<br />
dottrina indiana, il cosmo è ordinato in modo tale che prima<br />
tamas, la forza delle tendenza discendente, getti l’ancora<br />
nelle tenebre che quindi rajas, estendendosi, dispieghi la<br />
molteplicità delle cose e che infine sattva, come forza<br />
luminosa che aspira all’alto, riconduca il tutto all’origine. Ma<br />
proprio il paragone tra le tre colorazioni alchimistiche e<br />
questa cosmologica indiana rivela chiaramente la posizione<br />
dell’alchimia e la portata del suo simbolismo: ‘la<br />
spiritualizzazione del corpo’ che equivale in certo senso al<br />
candeggiamento e segue all’annerimento o alla<br />
putrefazione iniziale, si conclude con la ‘corporificazione<br />
dello spirito’ con il suo colore rosso porpora regale. Lo<br />
stesso ritmo può essere tradotto in altri tipi di realizzazione<br />
spirituale; è indicativo, tuttavia, che l’accento sia posto sulla<br />
manifestazione dello spirito anziché sull’estinzione o sul<br />
cessare dell’esistenza limitata”. 4<br />
Fin qui Ruska.<br />
Il <strong>teatro</strong> <strong>iniziatico</strong> e alchemico prevede, <strong>per</strong> il drón,<br />
<strong>un</strong> corrispondente <strong>per</strong>corso di o<strong>per</strong>a al nero, o<strong>per</strong>a al<br />
bianco, o<strong>per</strong>a al rosso, e tale <strong>per</strong>corso si può intravedere in<br />
filigrana nella struttura del miraculum, cioè di quello che<br />
com<strong>un</strong>emente viene detto spettacolo.<br />
28<br />
Questo <strong>per</strong>corso è mirabilmente sintetizzato<br />
dall’acrostico ermetico VITRIOLUM<br />
V I T R I O L U M<br />
I N E E N C A E E<br />
S T R C V C P R D<br />
I E R T E U I A I<br />
T R A I N L D M C<br />
A I E F I T E I<br />
O I E U M N<br />
R C S M A<br />
A A M<br />
N<br />
D<br />
O<br />
1) VISITA INTERIORA TERRAE: è, a livello individuale,<br />
la katábasis, descensus ad inferos, o<strong>per</strong>a al nero o nigredo<br />
alchemica, putrefactio, sotto il dominio di Saturno,<br />
all’insegna del corvo e dell’umor nero: significa entrare in<br />
contatto con la parte oscura della <strong>per</strong>sonalità, l’ombra<br />
j<strong>un</strong>ghiana. A tale scopo, è necessario allentare la<br />
sorveglianza dell’Io e del Su<strong>per</strong>-Io, ed entrare nella trance<br />
dell’ascolto e della creazione. A differenza del <strong>per</strong>corso<br />
alchimistico o psicoanalitico, il contatto con l’ombra avviene<br />
al fuoco dell’espressione, e a contatto con <strong>un</strong> testimone<br />
collettivo, e ne viene direttamente investito il corpo. Tra i<br />
mezzi idonei a celebrare questo rito dell’affioramento in<br />
qualche misura controllato (trance apollodionisiaca, vedi<br />
supra) dell’ombra si possono annoverare i seguenti,<br />
en<strong>un</strong>ciati <strong>per</strong> sommi capi e in maniera puramente<br />
indicativa:<br />
- I<strong>per</strong>ventilazione<br />
- Danza delle ombre: nel silenzio, lasciare che il corpomente<br />
muova se stesso al ritmo dell’accadere interiore.<br />
- Catarsi delle emozioni, in particolare della violenza,<br />
dell’eros, in forme libere, con interazione e non.<br />
Inscenamento delle paure, e dell’angoscia.<br />
2) RECTIFICANDO: corrisponde all’o<strong>per</strong>a al bianco, o<br />
albedo alchemica, l<strong>un</strong>are luce della coscienza, specchio<br />
d’acqua, purificazione.<br />
È il momento della riflessione sul vissuto, del confronto,<br />
parole che entrano nelle radici, espressione delle radici.<br />
A livello del lavoro teatrale, è il momento di:<br />
- Prove, ripetizioni;
- Sviluppo dei temi affiorati dalla fase I), combinazione dei<br />
lacerti di dráma, costruzione del miraculum<br />
- Scelta del luogo ove realizzare il miraculum, allestimento,<br />
mansioni pratiche e disbrigo delle burocrazie, finanze.<br />
3) INVENIES OCCULTUM LAPIDEM, UERAM<br />
MEDICINAM<br />
È l’O<strong>per</strong>a al rosso, creazione compiuta, luce d’amore che<br />
scaturisce dalla consapevolezza, fuoco che brucia le<br />
scorie, su<strong>per</strong>amento delle nevrosi nella creatività, nascita<br />
dell’oro spirituale, magia mistica.<br />
Per i dróntes è l’<strong>un</strong>ione del gruppo, l’amore che circola, la<br />
forza dell’<strong>un</strong>o che è la forza dell’altro e si trasmette ai<br />
mirantes, che a loro volta la restituiscono moltiplicata.<br />
1<br />
Titus Burckhardt, L’alchimia, Torino 1961, pp. 138 e ss.<br />
2<br />
Zosimo di Panopoli, Visioni e risvegli, a cura di A. Tonelli,<br />
Milano 1988, p. 59.<br />
3<br />
Titus Burckhardt, citato, p.158.<br />
4<br />
Ibidem, pp. 157-158.<br />
Susanna Salvi<br />
in Alphaomega 2002<br />
29
PARTE TERZA<br />
IN MEDIAS RES:<br />
FOTOGRAFIE, COPIONI, FOGLI DI SALA, BOZZETTI<br />
DEI MIRACULA<br />
Mysterium,1998<br />
(foglio di sala)<br />
Mysterium non è <strong>un</strong>o spettacolo: è <strong>un</strong> accadimento, e<br />
non vuole essere guardato come <strong>un</strong>o spectaculum (cioè<br />
con <strong>un</strong>o sguardo critico, entomologico e oggettivante, tipico<br />
del tipico spettatore teatrale), ma come <strong>un</strong> rito vivente, in<br />
cui l’energia dei celebranti si specchia nell’anima dei<br />
compartecipanti, accendendola e restandone accesa. Non<br />
reciteremo: ci inizieremo e vi inizieremo (se gli dei lo<br />
vorranno) a <strong>un</strong> modo di essere, a <strong>un</strong>o stato alternativo di<br />
coscienza. Questo non è <strong>teatro</strong> <strong>per</strong> intellettuali addottorati<br />
o fini degustatori di contorcimenti cerebrali e “den<strong>un</strong>ce<br />
della crisi del moderno”. E’ <strong>teatro</strong> arcaico e s<strong>per</strong>imentale al<br />
tempo stesso, e data mille anni avanti Cristo e<br />
duemilacinquecento dopo. E’ <strong>teatro</strong> di anima, voce, ombra,<br />
corpo, spirito, dolore, estasi, eccesso, quiete, contrasto,<br />
armonia, contemplazione, silenzio. E’ rito collettivo,<br />
profanazione di misteri <strong>per</strong> consentire l’accesso a misteri<br />
più profondi, come la tragedia greca fu profanazione dei<br />
Misteri Eleusini.<br />
All’inizio la voce del mare, eco dell’Assoluto da cui tutto<br />
muove e a cui tutto ritorna: il naufragio di Shelley<br />
testimonia. E quando si acquieta la voce del mare, ascolta<br />
la voce del silenzio. E dal Silenzio, luogo della primissima<br />
origine, come nella nascita, il primo respiro; e dal respiro il<br />
canto senza forma – puro anelito vocale – dello sciamano,<br />
centro spirituale; da questo canto, il balbettio e il<br />
nascimento delle parole viventi, l’animazione dei corpi. Il<br />
<strong>teatro</strong> rappresenta, o meglio, vive, la propria nascita, al di<br />
fuori del tempo.<br />
E si en<strong>un</strong>cia la Parola Compiuta, l’ Inno alla Bellezza<br />
Intellettuale di P. B. Shelley. Il poeta stesso, frammentato<br />
nelle voci e nei corpi dei dróntes, si darà eco in sparsi<br />
frammenti, odi alla potenza divina e naturale. E quando egli<br />
delirerà il suo amore <strong>per</strong> Mary, ella si farà due, e da due<br />
<strong>un</strong>o, in <strong>un</strong> amplesso tra luce e ombra, vita e morte, gioia e<br />
30<br />
pena, al fuoco della danza. E anche Lord Byron, l’esteta, il<br />
titanico, il vampiro, sarà due corpi che si tendono in<br />
direzioni opposte, tratti da diversi venti, eppure anch’essi<br />
<strong>un</strong>o: forza genera forza. Mysterium è anche amore libero,<br />
ambiguità, delirio, la vita dell’arte che si fa vita estrema,<br />
estremo amore, orgia ed estasi. Ma come nella notte a Villa<br />
Diodati, irrompe la presenza devastante della Morte, che<br />
inclina a demoniaci accenti, convulsioni d’ombra: si leva, a<br />
molte voci, la voce del Byron di Darkness e del Cain. Da<br />
questo cortocircuito tra creatività e tenebra, che fende<br />
l’abisso dell’animo umano, nasce il Mostro-Golem di<br />
Frankenstein, emblema dell’umana tracotanza, bestemmia<br />
alle leggi di natura. Ma anche creazione sacra, liberazione<br />
di energie recondite che si scatenano al suono e al segno<br />
della parola Emet (“Vita”), <strong>per</strong> poi placarsi al suono e al<br />
segno della stessa parola fatta acefala Met (“Morte”). E il<br />
Mostro diventa Mostri che si aggirano tra gli umani, tra furia<br />
e dis<strong>per</strong>azione, suscitando pietà e terrore. E intanto,<br />
l’Angelo del Tempo ha cessato di sussurrare le sue alate<br />
parole, né la Mascherata Inviolabile Dama traccia ormai più<br />
vie dell’Anima e dell’Ombra. Dall’errore all’eros, e dall’eros<br />
alla quiete <strong>per</strong>petua: pietoso e implacabile è l’ Angelo della<br />
Morte, le sue parole sono miraggi di sapienza e di eternità.<br />
E’ morte degli individui, e di tutta l’umanità, morte a <strong>un</strong><br />
modo di essere umani che ha saziato i demoni della<br />
violenza, dell’avidità, dell’orgoglio. Morte alla Storia. Una<br />
su<strong>per</strong>stite voce, fragile e ferma al tempo stesso,<br />
raccoglierà le trame dell’accaduto, srotolando <strong>un</strong>a gentile<br />
<strong>per</strong>gamena, diario di bordo e di naufragio. Ma anche di<br />
s<strong>per</strong>anza. E questa s<strong>per</strong>anza diventerà la danza dell’anima<br />
sopravvivente, che convocherà tutti a <strong>un</strong>o ieratico risveglio.<br />
E al rito dell’aria, dell’acqua, della terra e del fuoco, alla<br />
luce delle immortali parole di Shelley. Rito ardente, eco di<br />
<strong>un</strong>’Eleusi immaginaria. Epifania del fuoco e del sacro.<br />
Shantih.<br />
Testi da P. B. Shelley, G. Byron, Mary Shelley, Angelo<br />
Tonelli e altri.
Angelo Tonelli<br />
31<br />
in Mysterium 1998
Iride Varese<br />
in Mysterium 1998<br />
32
Silvia Camolei<br />
in Mysterium 1998<br />
33
Silvia Camolei<br />
34<br />
in Mysterium 1998
Silvia Camolei<br />
35<br />
in Mysterium 1998
Daniele Marchi<br />
in Mysterium 1998<br />
36
Angelo Tonelli<br />
Daniele Marchi<br />
in Mysterium 1998<br />
37
Daniele Marchi<br />
38<br />
in Mysterium 1998
Daniele Marchi<br />
Iride Varese<br />
in Mysterium 1998<br />
39
Eleusis, 1999<br />
(foglio di sala)<br />
Eleusi fu il più grande centro <strong>iniziatico</strong> della Grecia. Ai<br />
Misteri Eleusini attinsero i Presocratici, Platone, Aristotele.<br />
Eleusi è simbolo di conoscenza che coincide con la<br />
liberazione.<br />
Eleusis è rito di fine millennio. Sguardo sull’Origine e la<br />
caduta nella Storia, e poi metánoia ed epistrophé, ritorno<br />
alla coscienza illuminata, dopo la katábasis, discesa agli<br />
Inferi della vita. E’ ripensamento sull’Errore, e sulla<br />
possibilità di uscirne attraverso <strong>un</strong>a nuova coscienza<br />
collettiva e individuale.<br />
All’inizio, lo Specchio, simbolo di consapevolezza e<br />
contemplazione, ma anche del testimone interiore, avverte<br />
che Eleusis non è soltanto il dráma della caduta e della<br />
rinascita dell’Umanità, ma è anche il dráma della Mente<br />
individuale e cosmica, che dallo stato di <strong>per</strong>fezione<br />
originaria, <strong>per</strong> azione dei demoni in essa stessa e forse da<br />
essa stessa ingenerati, precipita nella Storia-come-<br />
Bestemmia.<br />
E i demoni, ignoranza, avidità, orgoglio, evocati dalle<br />
parole di Ma Gcig, grande meditante tibetana, e scatenati<br />
dal coro degli umani ormai ottenebrati che anelano a<br />
disintegrare la purezza dell’ Unità Originaria Contemplante<br />
(eko aham bahu syaam: “io sono l’Uno e voglio diventare i<br />
Molti”), armano con il loro cieco mantra la mano della<br />
Vergine Primordiale a infrangere lo specchio. E Ignoranza<br />
è matrice degli altri due, causa prima dello stato di<br />
alienazione e abiezione in cui versa la razza umana nel<br />
pianeta blu.<br />
Per effetto dell’azione incrociata dei tre demoni, la<br />
felicità e la beatitudine originaria sono infrante, vacilla la<br />
Mente individuale e cosmica. Nascono le Figure<br />
Emblematiche della Storia-come-Bestemmia.<br />
Dominazione: è il capo che si impone sull’orda primitiva,<br />
in virtù della forza fisica, e ne artiglia l’anima.<br />
Sacrificio di Ifigenia: la figlia di Agamennone, nelle<br />
parole di Eschilo, viene sacrificata affinché possano<br />
soffiare venti favorevoli alla spedizione dei Greci contro<br />
Troia; il padre stesso celebra il sacrificio dell’affetto<br />
sull’altare del potere.<br />
Uccisione di Cristo: Grande Iniziato, Figlio di Dio, erede<br />
della Luce Originaria, Cristo offre agli umani <strong>un</strong> messaggio<br />
40<br />
di liberazione, amore, rinascita, ma viene irriso e crocifisso<br />
dalla legge dell’Im<strong>per</strong>o, che si afferma trionfante sulle<br />
coscienze ottenebrate.<br />
Inquisizione: il Verbo del Cristo immolatosi <strong>per</strong> amore,<br />
diventa fondamento di <strong>un</strong>’istituzione che lo trasforma in<br />
strumento di potere e violenza. La Chiesa diventa<br />
sterminatrice delle Donne di Sapienza (degradate al rango<br />
di streghe e adoratrici di Satana) e dei Liberi Pensatori<br />
(degradati al rango di eretici): ma il giudizio di Dio, invocato<br />
da <strong>un</strong>a sorta di Giordano Br<strong>un</strong>o redivivo che attraversa a<br />
piedi nudi il fuoco in <strong>un</strong>a ordalia realistica e iniziatica,<br />
inchioda all’eterna ignominia i lugubri ministri di quel culto<br />
diventato oscuro e blasfemo.<br />
Tirannide sterminatrice: alle note ubriache di Lili<br />
Marlene intonate da <strong>un</strong>a decadente cantatrice di regime<br />
che si aggrappa ai toraci e alle itifalliche e omeoerotiche<br />
manifestazioni di saluto di scherani in svastica, entra in<br />
scena <strong>un</strong> Hitler-Donna che lancia ai suoi fanatici <strong>un</strong><br />
proclama di sottomissione del mondo destinato a trovare<br />
eco nei forni crematori. Non stupiranno, a questo p<strong>un</strong>to, le<br />
riesumate parole di Sade sul delitto come azione naturale,<br />
celebrazione del volto crudele della Natura.<br />
Diodenaro e dominazione tecnologica: l’im<strong>per</strong>o sulle<br />
coscienze assume ai giorni nostri la forma di <strong>un</strong> più sottile<br />
potere sugli individui esercitato dal Diodenaro, dai sistemi<br />
informatici e dai messaggi televisivi, nell’inconsapevolezza<br />
generale. Sembra <strong>un</strong> gioco, ma non c’è scampo: irrompe la<br />
voce della profezia non ascoltata e <strong>per</strong>ò verificata, a<br />
condurre al parossismo lo strazio di <strong>un</strong>’umanità<br />
condannata a ripetere <strong>per</strong> sempre in se stessa la danza dei<br />
tre demoni.<br />
A sciogliere il groviglio, immagine di quella Sapienza e<br />
Consapevolezza Originaria che pur sempre è rimasta,<br />
come <strong>un</strong>a corrente sotterranea e invisibile, immota e<br />
contemplante, dietro le quinte macabre della storia, sarà lo<br />
Sciamano che, <strong>un</strong>a volta ricomposti i frammenti dello<br />
specchio, attraverso lo specchio stesso ricondurrà gli<br />
umani alla propria autentica natura, di Figli degli Dei.<br />
E infine ancora il rito, del libro e della spada che recide i<br />
demoni, e l’ostensione della nuova nascita – il neonato in<br />
carne e ossa, volto di idolo – che coincide con il recu<strong>per</strong>o<br />
della Natura Originaria Illuminata.<br />
Testi da Eschilo (trad. Angelo Tonelli), Ma Gcig, Borges,<br />
Inni Orfici, Atti dell’Inquisizione, Hitler, Sade, A. Tonelli.
Alessandra Gallinella<br />
in Eleusis 1999<br />
Iride Varese<br />
41
42<br />
Alessandra Gallinella<br />
in Eleusis 1999
Angelo Tonelli<br />
Andrea Fortran<br />
in Eleusis 1999<br />
43
Andrea Foltran<br />
44<br />
in Eleusis 1999
Andrea Foltran<br />
in Eleusis 1999<br />
45
Silvia Camolei<br />
46<br />
in Eleusis 1999
Angelo Tonelli<br />
47<br />
in Eleusis 1999
Daniele Marchi<br />
in Eleusis 1999<br />
48
Andrea Fortran<br />
Silvia Camolei<br />
49<br />
in Eleusis 1999
50<br />
Finale di Eleusis 1999
Copione del miraculum Méllonta táuta (2001),<br />
con 9 dróntes (NB: m = maschio; f = femmina;<br />
le lettere dell’alfabeto indicano i vari dróntes)<br />
scena 1a: Sul palco, al centro, sopraelevato, <strong>un</strong>a sorta di<br />
Ubu, Dominazione Planetaria, che ha maschera dorata di<br />
porco e impugna due l<strong>un</strong>ghi arpioni.<br />
Alla sua destra: <strong>un</strong> manichino di legno, seduto, e a fianco<br />
del manichino, <strong>un</strong>a donna travestita da manichino (af)<br />
arpionata.<br />
A destra del manichino, <strong>un</strong>a Damina con abito azzurro<br />
(bf).<br />
A sinistra di Dominazione Planetaria c’è (cf) anch’essa<br />
arpionata, sofferente e ribelle, come <strong>un</strong>a tigre incatenata.<br />
A sinistra in fondo, <strong>un</strong> clown (df).<br />
Sul proscenio, <strong>un</strong> enorme totem, simbolo del sacro.<br />
Musica: silenzio.<br />
Luci: basse.<br />
Si alza il sipario mentre parte musica industriale<br />
assordante.<br />
scena 1b: Con occhiali neri e megafoni due figli della civiltà<br />
metropolitana (em e ff), che ne riconoscono la follia<br />
mortale, entrano dalla porta d’ingresso, alle spalle degli<br />
spettatori, seminando terrore e caos. Hanno modi concitati<br />
e frenetici. Impugnano torce elettriche con cui abbagliano il<br />
pubblico e si illuminano l’<strong>un</strong> l’altro. Gridano all’altoparlante<br />
frasi di Caraco, da “Breviario del Caos”:<br />
(em): “questa è l’<strong>un</strong>ica certezza: la morte è, in definitiva, il<br />
senso di ogni cosa, e l’uomo è <strong>un</strong>a cosa di fronte alla<br />
morte, i popoli lo saranno anch’essi, la storia è <strong>un</strong>a<br />
passione e le sue vittime <strong>un</strong>a moltitudine, il mondo che<br />
abitiamo è l’inferno tem<strong>per</strong>ato dal nulla, dove l’uomo, che<br />
rifiuta di conoscere se stesso, preferisce immolarsi,<br />
immolarsi come le specie animali troppo numerose,<br />
immolarsi come gli sciami di cavallette e gli eserciti di ratti,<br />
pensando che sia più sublime <strong>per</strong>ire, <strong>per</strong>ire innumerevoli,<br />
piuttosto che ripensare finalmente il mondo che egli abita”:<br />
(ff): ”gli uomini sono al tempo stesso liberi e legati, più liberi<br />
di quanto non desiderino, più legati di quanto non<br />
avvertano, giacché la massa dei mortali è fatta di<br />
sonnambuli, e all’ordine non conviene mai che escano dal<br />
sonno, <strong>per</strong>ché diventerebbero ingovernabili. L’ordine non è<br />
amico degli uomini, esso si limita a tiranneggiarli, di rado a<br />
51<br />
incivilirli, ancor più di rado a umanizzarli. Poiché l’ordine<br />
non è infallibile, spetta alla guerra riparare <strong>un</strong> giorno i suoi<br />
errori, e poiché l’ordine continua a moltiplicarli, noi andiamo<br />
verso la guerra, la guerra e il futuro sembrano inscindibili”.<br />
Voce femminile fuori campo, sempre da Caraco:<br />
”noi entriamo nella notte, dove tutto si disgrega, e ormai<br />
non possiamo più guardare indietro, dove le luci si stanno<br />
spegnendo del tutto, siamo soli con le nostre idee e le<br />
nostre o<strong>per</strong>e, in balìa della loro com<strong>un</strong>e dismisura. Eppure<br />
bisogna andare avanti, non è in nostro potere fermarci,<br />
abbiamo smarrito il cammino e quando indugiamo è il<br />
cammino a trascinarci. In verità, siamo giustamente p<strong>un</strong>iti<br />
<strong>per</strong> non aver ripensato il mondo, il mondo ci sfugge nel<br />
momento in cui lo umanizziamo, ci sfugge <strong>per</strong>ché non<br />
vediamo chiaro in noi stessi, e non vogliamo veder chiaro<br />
<strong>per</strong> paura di dover profanare quello che ancora riveriamo.<br />
La profanazione ci avrebbe salvati, il coraggio intellettuale<br />
avrebbe contrastato la fatalità, divenuta la nostra<br />
quintessenza”.<br />
Mentre si trasmette la voce fuori campo, (em) e (ff)<br />
continuano a ripetere le loro battute, ma bisbigliate.<br />
Quando la voce fuori campo arriva alla parola<br />
“profanazione” bisbigliano più forte, <strong>per</strong> poi ritornare a<br />
gridare mentre salgono sul palco e escono di corsa da<br />
sinistra.<br />
Musica: industriale.<br />
Luci: bastano le torce potenti impugnate da (em) e (ff).<br />
Scena 1c: sulla coda dell’uscita di questa sorta di Cavalieri<br />
metropolitani dell’Apocalisse, parte la voce fuori campo <strong>per</strong><br />
(gm), che, sullo stile di “Arancia meccanica”, con <strong>un</strong>a<br />
mazza da baseball distrugge il simbolo del sacro<br />
. Primo intervento di Dominazione Planetaria:<br />
“Avanza, figlio della morte, flagello senza cuore nutrito alla<br />
scuola dei tre demoni, cobra del tempo finale (gm sale sul<br />
palco) avanza! Libera i dardi del sole, che brucino i popoli<br />
inerti e le loro signorie, avanza, cobra del tempo, abbatti i<br />
simboli ridicoli della tradizione spirituale, rovescia con colpi<br />
ben assestati la parola di Cristo, la contemplazione di<br />
Buddha, la legge dell’amore cosmico. Non è difficile.<br />
Colpisci! Distruggi distruggi distruggi distruggi distruggi!”.<br />
(gm) abbatte l’idolo, simbolo del sacro e dell’illuminazione.
Ettore Callegari<br />
in Méllonta táuta 2001<br />
52
Ettore Callegari<br />
in Méllonta táuta 2001<br />
53
scena 1d: Primo intervento del clown che recita da Kraus,<br />
“Gli ultimi giorni dell’umanità”, avanzando sul proscenio a<br />
sinistra, e poi battendo i piatti da banda:<br />
“In vista del vostro scannarvi <strong>per</strong>enne<br />
fino al trionfo finale noi duro si tenne.<br />
La settimana passata, <strong>per</strong>ò,<br />
sappiate che Marte i rapporti spezzò.<br />
Tutto naturalmente abbiam meditato<br />
e infine in difesa abbiam ripiegato.<br />
Il vostro pianeta a estirpare siam pronti<br />
e decisi, con tutti quanti i suoi fronti,<br />
con i temerari vermi terrestri<br />
che osaron scalare le sfere celesti,<br />
e qual<strong>un</strong>que mossa abbian fatto han violato<br />
vilmente l’immagine del creato<br />
torturato le bestie, reso gli uomini schiavi<br />
p<strong>un</strong>ito gli onesti, onorato gli ignavi”.<br />
Primo intervento della Damina da destra, dal “Beowulf”,<br />
cantilenato, semicantato:<br />
“penosamente, a l<strong>un</strong>go,<br />
pazientò l’ orco audace<br />
appostato nel buio<br />
che ascoltava ogni giorno<br />
dalla corte le musiche<br />
alte e la festa. Udiva<br />
gli accordi sopra l’arpa,<br />
il chiaro canto del poeta<br />
che raccontava<br />
l’ origine degli umani:<br />
come l’onnipotente<br />
fabbricasse la terra,<br />
la distesa dal chiaro volto<br />
cinta di acqua.<br />
Pose il sole e la l<strong>un</strong>a<br />
certo della vittoria,<br />
lumi <strong>per</strong> fare luce<br />
a chi abita nel mondo,<br />
e ornò di rami e foglie<br />
la veste della terra.<br />
Fabbricò l’esistenza<br />
di ogn<strong>un</strong>a delle specie<br />
che vivono e si muovono”.<br />
Scena 2 a: secondo intervento di Dominazione Planetaria:<br />
54<br />
“Poveri imbecilli! Poveri schiavi! Mi avete generato con i<br />
vostri pensieri e adesso siete nelle mie grinfie! Guarda<br />
guarda che belle testoline allineate in ordine sulle sedie…<br />
voi state a guardare questo spettacolo, o<strong>per</strong>a di <strong>un</strong><br />
sedicente Teatro Iniziatico che vorrebbe sbattermi giù dal<br />
mio scranno di Re del mondo e intanto, ov<strong>un</strong>que, fuori di<br />
qui, ma anche qui, dentro le vostre teste, il mio potere<br />
onni<strong>per</strong>vasivo si incastona nell’<strong>un</strong>iverso.<br />
Forza tu, manichino di carne, fedele servitore dei miei<br />
cenni, radiolina imbeccata dalla mia antenna planetaria,<br />
frequentatore di stadi e su<strong>per</strong>mercati, lacché di politici,<br />
inconsapevole ingranaggio di <strong>un</strong> sistema di scambi che<br />
sazia soltanto il mio enorme ventre e affama<br />
quattromiliardi di esseri umani, forza, elemento alfa-beta,<br />
parla, anzi, canta <strong>un</strong>a bella canzoncina in onore del tuo<br />
padrone!”<br />
scena 2 b: primo intervento della Donna Manichino, molto<br />
roboticamente, sempre arpionata <strong>per</strong> la gola:<br />
“Messaggio ricevuto.<br />
Agli ordini grande signore dell’<strong>un</strong>iverso.<br />
Sempre felice di obbedire a te, Re del mondo.<br />
Comprato tue mercanzie, guardato teleocchio,<br />
letto spaccianotizie, sniffato ariamerda,<br />
io bene tumorato felice immolato<br />
cervello bene svuotato”.<br />
scena 2 c: terzo intervento di Dominazione Planetaria:<br />
”Come osi, insetto, usare la parola io? Io soltanto sono l’ io<br />
del mondo! Presto, canta la tua canzoncina, altrimenti,<br />
altrimenti ti stacco quella testa di paglia, ti tronco con i miei<br />
<strong>un</strong>cini, ti imbottisco di mercurio, ti rosicchio gli ossettini.<br />
Canta, manichino figlio di manichino!<br />
E tu, burattino di carne, emblema di tutti quelli che mal<br />
sopportano la mia signoria eppure vi sottostanno,<br />
accompagnala nelle litanie, se non vuoi che ti strappi il<br />
cuoio capelluto, e poi intinga il mio <strong>un</strong>cino nel tuo cranio<br />
pieno di mollica!”.<br />
scena 2 d: (cf), arpionata <strong>per</strong> il collo, intona <strong>un</strong>a rabbiosa<br />
Litania, sul modello e il ritmo delle “Laudes laurentianae<br />
beatae virginis”, accompagnata da (af):jjjyjd
Iride Varese<br />
in Méllonta táuta 2001<br />
55
Jaya Cozzani<br />
in Méllonta táuta 2001<br />
56
Jaya Cozzoni<br />
Barbara Canepa<br />
57<br />
in Méllonta táuta 2001
(cf) e (af) alternate<br />
(cf) “Re del mondo (af) il tuo trono è nel mio cuore<br />
Re del Denaro “<br />
Re della prevaricazione “<br />
Re dell’ignoranza “<br />
Re della violenza “<br />
Re dell’inganno “<br />
Re dell’accecamento “<br />
Signore della nostra anima “<br />
Signore del nostro spirito “<br />
Padre di tutti i corrotti “<br />
Padre di tutti gli ignavi “<br />
Artefice di tutte le guerre “<br />
Artefice di ogni miseria “<br />
Re degli animi piccoli e inconsapevoli “<br />
(cf) da sola: “A te, re del mondo, rendiamo grazie, di fronte<br />
a te ci inginocchiamo. Tu sei il nostro signore e padrone,<br />
ogni giorno, ogni minuto, a te consacriamo la distruzione<br />
dello spirito e dell’anima”.<br />
scena 3a: quarto intervento di Dominazione Planetaria:<br />
“Bene, così mi piace! Ma adesso è ora che si facciano<br />
avanti i miei fidi scherani, quintessenze del potere che vi<br />
domina… anche voi, belle testoline che guardate! E<br />
guardate bene, <strong>per</strong>ché vi si sta mostrando <strong>per</strong> la prima<br />
volta da quando esiste la storia il mistero che la governa!<br />
Guardate bene, se no ci sono arpioni anche <strong>per</strong> voi<br />
(scoppia a ridere)”.<br />
scena 3 b: secondo intervento del clown (avanza sul<br />
proscenio, batte i piatti e poi:)<br />
“I temerari vermi terrestri<br />
il loro stesso onore altamente han spregiato<br />
impinguando i malvagi, i buoni ammazzando<br />
han di sé fatto scrigni<br />
di mondano vantaggio,<br />
lordato la lingua con il loro linguaggio<br />
e mente, parola, pensier, sensazione<br />
aldilà, messo in mostra <strong>per</strong> l’esportazione,<br />
e Dio e il demonio, il mondo, il morire<br />
e l’arte al mercante han saputo asservire”.<br />
58<br />
(cf) e (af) escono, portando via gli arpioni, e porgono<br />
solennemente <strong>un</strong> mappamondo a Dominazione Planetaria.<br />
Secondo intervento della Damina:<br />
“così, felicemente<br />
la gente di corte<br />
viveva di gioie e di musiche<br />
fino a quando <strong>un</strong>o si mise<br />
a commettere crimini:<br />
<strong>un</strong> nemico infernale.<br />
Aveva nome Grendel,<br />
quell’orco feroce:<br />
infame vagabondo<br />
infestava acquitrini putrescenti,<br />
terraferma e paludi.<br />
Da lui proliferarono<br />
tutti i deformi:<br />
i giganti con gli elfi<br />
e con i morti viventi;<br />
e con loro i Titani,<br />
che a dio mossero guerra<br />
secolare: ma lui<br />
gliela fece pagare”<br />
scena 3 b: quinto intervento di Dominazione Planetaria:<br />
”Avanza, mio prode scudiero, signore delle parole che<br />
volano, o tu che presiedi alle menzogne planetarie e ispiri<br />
politici, giornalisti, educatori, sommo artefice dell’ignoranza<br />
umana, re del plagio!”<br />
Si fa avanti il Signore delle Parole (hm), vestito di nero,<br />
pallido, labbra nere, lettere dell’alfabeto disegnate sul volto<br />
imbiancato:<br />
“No, io non vi terrorizzerò. Sarò gentile con voi. Un po’ vi<br />
inquieterò, diffondendo notizie angoscianti, vi lascerò<br />
intravedere la verità. Ma poi farò in modo che vi fidiate dei<br />
vostri padroni e dei politici loro servitori, e dei giornalisti, e
della televisione. Io non vi terrorizzerò. Farò soltanto in<br />
modo che abbiate quel poco di paura che vi spinga a<br />
chiedere la protezione da parte dello stato e dei suoi<br />
ministri, poiché chi ha <strong>un</strong> po’ di paura è più facilmente<br />
governabile. Ma vi indurrò a credere che la scienza e la<br />
politica possano rimettere a posto il pianeta, senza che voi<br />
interveniate. So quanto amate leggere i giornali e guardare<br />
la tivu. Non vi dirò mai che state <strong>per</strong> affogare come topi in<br />
<strong>un</strong> pianeta allagato, o asfissiare <strong>per</strong> effetto di esalazioni<br />
mortali. Non vi dirò mai la verità sulle condizioni reali del<br />
pianeta. Altrimenti… altrimenti, scoppierebbe <strong>un</strong>a<br />
rivoluzione mondiale contro di noi e contro i padroni del<br />
mondo, politici, scienziati e signori dell’economia. A noi fa<br />
comodo che siate ignoranti. Ai politici fa comodo che siate<br />
ignoranti. La conoscenza è il vero nemico di ogni potere. Io<br />
non vi terrorizzerò. Vi dirò che tutto va bene, che questo<br />
che vedete e’ solo il <strong>teatro</strong> di <strong>un</strong> visionario. Vi dirò che non<br />
e’ vero che c’è l’Apocalissi in atto, che i vostri figli non<br />
hanno futuro. Vi dirò che tutto va bene, state tranquilli, tutto<br />
va bene, molto, molto bene … e crepate felici e ignoranti,<br />
felici e beffati, poveri ingenui, poveri cretini, poveri schiavi!”.<br />
scena 3 c: sesto intervento di Dominazione Planetaria:<br />
“Avanza, mio prode scudiero, Signore delle Metallizzazioni,<br />
o tu che ricolmi di bagliori lividi tutto il cosmo e l’aere<br />
ammorbato di questo pianeta morente, e inaridisci e fai di<br />
metallo anche l’anima dei viventi! Avanza, ann<strong>un</strong>cia il tuo<br />
verbo, e trionfa! ”.<br />
scena 3 d: si fa avanti il Signore delle Metallizzazioni,<br />
rivestito di stagnola argentata (gm):<br />
“Non vengo da lontano, e sono figlio di tutti gli artifici<br />
fondati sul metallo che la mente umana ha escogitato nei<br />
secoli recenti. Avreste potuto vedermi nascere, o cogliere<br />
almeno <strong>un</strong> riverbero di me, nei bagliori sinistri delle<br />
<strong>per</strong>iferie urbane, in certi grattacieli specchianti, nell’acciaio<br />
trionfante… erano solo presagi del mio avvento. Ora sono<br />
qui, compiutamente visibile nello sguardo di automa degli<br />
animali clonati. E sarò sempre più qui, a fare metallici<br />
anche i vostri pensieri e sentimenti, <strong>per</strong>ché il sentimento e<br />
il pensiero cederanno alla tecnica, e tutti penserete<br />
tecnologicamente. Io sono qui, e sarò qui sempre più, e chi<br />
non accetterà il mio trionfo sarà tagliato fuori dal mondo.<br />
Pensateci bene, vi conviene pensarci…mettete da parte le<br />
complessità del sentire e lasciatevi afferrare dal fascino del<br />
metallo insensibile ed efficiente, da <strong>un</strong>a automaticità<br />
59<br />
nirvanica e paradisiaca. E quando i signori del mondo vi<br />
ordineranno di affamare o di uccidere, poiché siete<br />
ingranaggi di <strong>un</strong> meccanismo <strong>per</strong>fetto, non avrete<br />
esitazioni, ed eseguirete felici il vostro compito. E non<br />
proverete ribrezzo <strong>per</strong> l’ingiustizia né pietà <strong>per</strong> il dolore<br />
degli altri, né voglia di ribellarvi: docili ingranaggi nella<br />
macchina del potere, liberati da inutili romanticismi che non<br />
rendono denaro, potrete uccidere o essere uccisi, alienare<br />
o essere alienati, in piena serenità.<br />
(gridato:) Manichini di tutto il mondo, <strong>un</strong>itevi, e baciate le<br />
vostre catene!”.<br />
Scena 3 e: terzo intervento del clown che avanza verso il<br />
proscenio, batte i piatti e poi, sempre da Krauss:<br />
“servi dei propri bisogni, la vita<br />
si sono ridotti a comprar con la vita,<br />
e <strong>per</strong> il prodotto si sono venduti,<br />
<strong>per</strong> materie prime si sono battuti,<br />
con l’odio i maneggi non han terminato,<br />
lo sguardo dall’or, dal veleno accecato,<br />
nella lor nullità nefanda e assassina<br />
mostratisi indegni della luce divina,<br />
dandosi al raggio dei soli e degli astri<br />
battaglia, e ottenendo vergogne e disastri,<br />
<strong>un</strong>iti nel crimine, solo usando il cervello<br />
dal sud fino al nord, <strong>per</strong> far dei corpi macello,<br />
e da ovest a est, tutti quanti in combutta,<br />
<strong>per</strong> impestar l’aria di vapori e vendetta,<br />
che pregare sapevan <strong>per</strong> meglio ammazzare<br />
e non di vergogna, sol di sangue arrossare,<br />
il loro Dio han bestemmiato, ed annichilita<br />
nella loro natura ogni traccia di vita”.<br />
scena 3 f: Settimo intervento di Dominazione Planetaria:<br />
”Avanza, mio amato hidalgo, principe di intossicazioni e<br />
ammorbamenti, o tu che ispiri i managers cosmici a<br />
fottersene del respiro e della salute dei popoli, pur di<br />
vendere i loro appestati prodotti alimentari, o di imbottire il<br />
pianeta di meccanismi intossicanti.<br />
Avanza, o mio asfissiato e asfissiante hidalgo, appesta,<br />
intossica,ammala,intenebra!<br />
scena 3 g: (af) dentro <strong>un</strong> enorme tubo, con tubi alle braccia<br />
e alle gambe. La sua voce è preregistrata. Fumo.
Iride Varese<br />
60<br />
in Méllonta táuta 2001
“Non avete più scampo, anime belle. Io, fedele scherano<br />
dell’ordine <strong>per</strong> la morte, ho sparso i miei veleni su tutto il<br />
pianeta, con il consenso dei padroni del mondo, pur di far<br />
trionfare il diobestia, il diodenaro. E ora il pianeta è avvolto<br />
da <strong>un</strong> manto opaco di morte, e io mi aggiro tra di voi a<br />
diffondere la peste che vi sterminerà. In quanto ai servitori<br />
dell’ordine <strong>per</strong> la morte, ebbene, essi hanno già costruito<br />
luoghi segreti in cui rifugiarsi mentre voi morirete come<br />
formiche. Soltanto gli eletti del diobestia scam<strong>per</strong>anno<br />
all’asfissia planetaria e si libereranno dai troppi corpi che<br />
affollano il pianeta. Non sentite mancare l’aria, non vi<br />
accorgete che il pianeta è diventato <strong>un</strong>a immensa camera<br />
a gas inondata da piogge luride? E coloro che tentano di<br />
svegliarvi vengono inchiodati in <strong>un</strong> angolo del mondo, le<br />
loro parole non circolano, e prima o poi verranno eliminati.<br />
Respirate, d<strong>un</strong>que, respirate bene, <strong>per</strong>ché ogni respiro<br />
potrebbe essere il vostro ultimo respiro!”.<br />
Scena 3 h: terzo intervento della Damina, da “Alphaomega”<br />
di Angelo Tonelli (cantilenato):<br />
“non c’è scampo: nuova nascita<br />
o fine <strong>per</strong> gli umani, cuore in trono<br />
o pestilenza muta: <strong>un</strong> dio-corvo<br />
decapita bambini, ruba palpebre<br />
ai vegliardi, agli altri spezza arti. Fatti viva<br />
parola che rinnova, vola rapida<br />
agli orecchi dei viventi, ann<strong>un</strong>cia<br />
la trinità veniente: cristo-amore<br />
buddha-conoscenza, lux che accoglie<br />
e dissolve le ombre, fatti viva<br />
e fai vivi i viventi, ann<strong>un</strong>cia il fuoco<br />
che cancella il dominio dei tre demoni<br />
e dona agli umani sguardo alto”.<br />
Esce (bf)<br />
scena 4 a: ottavo intervento di Dominazione Planetaria:<br />
“Basta con questa litania, ridicola damina, residuato<br />
d’Ottocento, altrimenti ti taglio il naso e te lo pianto di<br />
dietro! Vi ho presentato i miei fidi scudieri, e adesso voglio<br />
che festeggiate tutti insieme! Forza, presto, celebrate la più<br />
gradita tra le feste! Ogn<strong>un</strong>o baci e abbracci il manichino, gli<br />
renda onore in silenzio, si <strong>un</strong>isca con il manichino che ha<br />
dentro di sé!”<br />
(gm): “Sì! Sì! Presto! Presto! al<br />
manichino! Manichini di tutto il mondo,<br />
<strong>un</strong>itevi e baciate le vostre catene!”<br />
Ettore Callegari<br />
nella prova generale di Méllonta táuta 2001<br />
61
Ettore Callegar<br />
Barbara Canepa<br />
nella prova generale di Méllonta táuta<br />
2001<br />
62
Scena 5: nell’ordine, (gm) (af) (hm) (em che rientra) (df)<br />
celebrano il rito del manichino: ogn<strong>un</strong>o gli si avvicina,<br />
accenna <strong>un</strong>a danza improvvisata o amplesso con lui, poi lo<br />
sollevano in alto e lo adorano<br />
Parte musica di Mahler, ( 5. 49)<br />
Escono: (em) (af).<br />
Scena 6a : intervengono le tre “Sibille”, vestite con veli di<br />
tulle azzurro, recitano brani da “Apokalypsis” di Angelo<br />
Tonelli :<br />
Prima Sibilla (cf):<br />
“Di questi tempi, nel pianeta Terra, è in atto l’ Apocalissi”.<br />
Seconda Sibilla (ff):<br />
“Il mondo è dominato dall’azione costante di tre demoni<br />
negativi di base : Ignoranza, Avidità, Violenza. Essi<br />
determinano le vicende degli Umani, ne decretano il Fato,<br />
e creano le condizioni <strong>per</strong> il dilagare della peste<br />
planetaria”.<br />
Terza sibilla (bf):<br />
“Gli aspetti distruttivi dell’ Apocalissi in atto nel pianeta<br />
Terra sono effetto dell’azione inconsapevole dei tre<br />
demoni negativi di base”.<br />
Prima Sibilla:<br />
“Tutti i mezzi di informazione – radio, televisione, editoria,<br />
stampa – concorrono, a livello planetario, a mantenere gli<br />
umani in <strong>un</strong>a condizione inferiore alle potenzialità della<br />
natura illuminata originaria”.<br />
Terza Sibilla:<br />
“Il mondo si divide in Figli degli Dei e figli dei porci,<br />
entrambi partecipi di <strong>un</strong> medesimo videogame planetario,<br />
<strong>per</strong>ché il cosmo visibile, con i suoi contrasti e le sue<br />
passioni, è ombra di <strong>un</strong> sogno”.<br />
Seconda Sibilla:<br />
“Formati alla scuola dei tre demoni, e anzi aggiogati a essi<br />
e al Principio di Assoggettamento Planetario, i politici<br />
costituiscono <strong>un</strong>a razza karmica a parte, responsabile, <strong>per</strong><br />
mancanza di consapevolezza, della peste planetaria. La<br />
Storia-come-Bestemmia è stata, ed è, frutto del loro agire<br />
ottenebrato. Essi, pur appartenendo a fazioni avverse, si<br />
riconoscono a fiuto tra di loro e fraternizzano, e tengono<br />
nell’isolamento i figli degli Dei, quando non gi<strong>un</strong>gano ad<br />
eliminarli”.<br />
Prima Sibilla:<br />
“Chi ha potere, è posseduto dal Potere. Chi crede di<br />
dominare, è posseduto dal Dominio.<br />
63<br />
Il Re del mondo è <strong>un</strong>a entità astratta e inconsapevole,<br />
Bestia politico-burocratica-economica-tecnologica le cui<br />
membra sono i pensieri dei potenti aggiogati ai demoni, e i<br />
popoli lo sterco”.<br />
Scena 7: nono intervento di Dominazione Planetaria: “Che<br />
idiozie sono queste? Come si <strong>per</strong>mettono queste<br />
anacronistiche sibille di guastare la mia festa? Presto, miei<br />
fidi scherani, sbattetele fuori a calci! E voi, continuate a<br />
celebrare il rito del manichino, mentre queste tre ridicole<br />
visionarie verranno lobotomizzate!” (le tre Sibille vengono<br />
portate indietro a forza con gli arpioni da (gm) (hm) (df).<br />
Vengono strappati i veli. Si sentono le loro grida mentre<br />
vengono loro messi dei collari.<br />
Ancora musica industriale. Esce(hm).<br />
Scena 8 a: Entra l’Uomo Politico (em), in completo blu, con<br />
cravatta e camicia bianca.<br />
“Mio nobile signore, mi hanno informato che qualc<strong>un</strong>o<br />
osava insinuare dubbi intorno alla tua e nostra<br />
apprezzatissima e preziosissima dominazione. Ebbene,<br />
costoro sono state sistemate, e la loro testa è più vuota di<br />
<strong>un</strong> <strong>teatro</strong> vuoto. A proposito, cari spettatori, voglio<br />
raccontarvi l’ultima (segue barzelletta a scelta).Vedete, cari<br />
spettatori, come siamo democratici, come siamo alla mano,<br />
noi politici: vi raccontiamo anche le barzellette, e se volete<br />
vi faccio vedere anche <strong>un</strong> filmato di me che cucino <strong>un</strong> bel<br />
pranzetto <strong>per</strong> la mia happy family, o <strong>per</strong> gli amici di partito,<br />
così, <strong>per</strong> accrescere la nostra intimità. Noi politici siamo al<br />
vostro servizio, lavoriamo tutto il giorno nel vostro<br />
interesse, <strong>per</strong> difendere la vostra salute, <strong>per</strong> aumentare il<br />
vostro benessere. Io vi prometto meno tasse, più<br />
sicurezza, più ricchezza, vi assicuro che è tutto sotto<br />
controllo, nel pianeta, che la scienza e il denaro<br />
risolveranno tutti i problemi, senza che voi muoviate <strong>un</strong><br />
dito. E’ importante che voi abbiate fiducia in noi, che non<br />
intralciate il nostro lavoro con stupide proteste. E tutto<br />
andrà nel migliore dei modi, come sempre”.<br />
Legge esaltato <strong>un</strong> volantino:<br />
CITTADINO, ELETTORE,<br />
“IL MONDO SI FONDA SUL DENARO. NOI MANOVRIAMO IL<br />
DENARO. NOI OBBEDIAMO AL DIO DENARO. NOI SIAMO<br />
OSSEQUIENTI AI SUOI TRE SERVITORI. COME VEDI, SIAMO<br />
PERSONE PERBENE.
VOTA E NON PENSARE. CI PENSIAMO NOI. CHI NON<br />
PENSA CAMPA CENT’ANNI. SOPRATTUTTO NON AGIRE. CHI<br />
AGISCE PERISCE.<br />
NON CERCARE DI INDAGARE SU COME SPENDIAMO IL<br />
DENARO PUBBLICO. FIDATI DI NOI. SE QUALCUNO CRITICA I<br />
POLITICI, CONSIDERALO UN PERDENTE, PERCHE’ GLI<br />
CHIUDEREMO IN FACCIA TUTTE LE PORTE. NON CONVIENE<br />
ALLEARSI CON IL PERDENTE.<br />
NOI SIAMO IL POTERE: SE TI DIMOSTRI DOCILE, SARAI<br />
PREMIATO.<br />
SE QUALCUNO CERCHERA’ DI INCRIMINARCI PER<br />
QUALCHE REATO, SI TROVERA’ A DIVENTARE, DA<br />
ACCUSATORE, ACCUSATO, PERCHE’ OCCULTEREMO TUTTE<br />
LE PROVE. ABBIAMO OTTIMI AVVOCATI.<br />
NOI SIAMO ASTUTI E LA PROVA DELLA NOSTRA ASTUZIA<br />
E’ IL POTERE CHE DETENIAMO. NON CERCARE DI ESSERE<br />
PIU’ ASTUTO DI NOI: PIUTTOSTO, METTITI AL NOSTRO<br />
SERVIZIO. NON DEVI DICHIARARLO PUBBLICAMENTE. CE NE<br />
ACCORGEREMO DA COME PARLI CON NOI, DA COME CI<br />
SORRIDI, DA COME CHIUDI UN OCCHIO SUI NOSTRI ABUSI.<br />
NOI NON MUOVEREMO UN DITO PER SACRIFICARE<br />
L’INTERESSE ECONOMICO DI COLORO CHE CI HANNO<br />
VOTATO NEL NOME DELLA DIFESA DELLA SALUTE<br />
PSICHICA E FISICA DELL’UMANITA’, MA DIFENDEREMO A<br />
SPADA TRATTA IL TORNACONTO DEI SIGNORI<br />
DELL’ECONOMIA. STAI CON NOI E SARAI FELICE.<br />
SOPRATTUTTO, NON DARE SEGNI DI DIFFIDENZA NEI<br />
CONFRONTI DELLA VISIONE DEL MONDO CHE<br />
PROPONIAMO. LA STAMPA, LA TELEVISIONE, L’EDITORIA,<br />
OBBEDISCONO ALLE NOSTRE REGOLE, ANCHE QUANDO<br />
SEMBRA CHE LE TRASGREDISCANO. IL MONDO, LA STORIA,<br />
SONO COME VOGLIAMO FAR CREDERE CHE SIANO.<br />
UNISCITI A NOI PER COMBATTERE OGNI TENTATIVO DI<br />
RIPENSARE IL MONDO E LA STORIA, IN NOME DI IDEALI, DI<br />
SOGNI, O DI PRATICHE SPIRITUAL!.<br />
W DOMINAZIONE PLANETARIA!<br />
W IL DIO DENARO !<br />
W I TRE DEMONI !<br />
W I PADRONI DEL MONDO !<br />
W IL BENESSERE E L’ALIENAZIONE!<br />
VOTA PER NOI E SARAI FELICE !<br />
Alla fine del discorso (hm), Signore delle Parole, rientra, si<br />
getta alle sue ginocchia e grida:<br />
“Bene, bravo, il ragazzo ci sa fare!”<br />
64<br />
Poi scende a distribuire il volantino, sulla musica ironica di<br />
Spike Jones.<br />
scena 8b: decimo intervento di Dominazione Planetaria:<br />
“Bene, bravo, mio fedele servitore, allevato alla mia scuola,<br />
nutrito dal mio pensiero. Così si fa. Bisogna sempre lisciare<br />
le orecchie della maggioranza, blandirla, magari con<br />
cretinate! E voi, là dietro, cambiate musica! Voglio<br />
qualcosa di più allegro!”<br />
scena 8c: gli attori disponibili indossano maschere<br />
veneziane e iniziano a ballare ancora su musica di Spike<br />
Jones.<br />
scena 9a: fa irruzione la Figlia degli Dei (af):<br />
“Basta! Basta! Vedo solo schiavi e burattini che non sanno<br />
che cosa fare della loro vita! Aprite gli occhi, guardatevi<br />
intorno! Diventate consapevoli e fate diventare<br />
consapevole chi vi circonda! Stiamo scivolando<br />
inesorabilmente verso la fine, a causa del dominio cieco di<br />
questi padroni del mondo! E’ gi<strong>un</strong>ta l’ora del risveglio, e di<br />
<strong>un</strong>a rivoluzione spirituale, civile e politica, che seppellisca<br />
la storia e la sua barbarie, e faccia germogliare la Storia<br />
Nuova. Per la prima volta nella vita dell’umanità, deve<br />
nascere <strong>un</strong>a forma nuova di azione politica, che sottometta<br />
le sue arti alle ragioni dello spirito e del cuore! Questo<br />
richiedono i tempi dell’ Apocalissi in atto! L’<strong>un</strong>ica via di<br />
salvezza è s<strong>per</strong>are l’ins<strong>per</strong>abile, e fare di questa s<strong>per</strong>anza<br />
<strong>un</strong>a scienza spirituale e pratica della trasformazione<br />
planetaria! Occorre che tutti coloro che credono in <strong>un</strong>a<br />
possibilità di evoluzione e liberazione dell’umanità si<br />
<strong>un</strong>iscano in <strong>un</strong> solo movimento di azione pacifica e<br />
illuminata e cerchino adesioni all’interno del mondo politico,<br />
scientifico, culturale, e anche in quei centri di potere che<br />
decidono più direttamente le sorti del pianeta. La brama di<br />
potere politico ed economico è <strong>un</strong>a malattia gravissima<br />
dalla quale è difficile disintossicarsi. Ma chi ne è affetto<br />
deve rendersi conto che, <strong>per</strong> la sua stessa sopravvivenza,<br />
deve liberarsene. Guardate dentro di voi, aprite il vostro<br />
cuore, altrimenti questo ordine <strong>per</strong> la morte che ci domina<br />
si impadronirà del tutto della nostra mente, la nostra<br />
capacità di scelta verrà azzerata e questo mondo avrà<br />
fine!”.<br />
scena 9b: il politico (em), indossa <strong>un</strong>a maschera<br />
mostruosa, e invita tutti ad assalire e uccidere la figlia degli<br />
dei, interrompendola bruscamente con queste parole:
“Chi sei tu, piuttosto, miserabile delirante, che pretendi di<br />
rovinare la festa e il trionfo del nostro signore! In nome<br />
della Dominazione Planetaria, in nome dei tre demoni e del<br />
diodenaro, io vi ordino di scannare questa ribelle demente<br />
che va blaterando follie! Forza, divertiamoci, abbattiamola<br />
a tempo di musica, e trionfi il nostro ordine!”<br />
scena 9 c: ancora con musica di Spike Jones si colpisce<br />
simbolicamente al rallentatore (af) che, mentre viene<br />
<strong>per</strong>cossa, ostende <strong>un</strong> calice.<br />
scena 9 d: <strong>un</strong>dicesimo intervento di Dominazione<br />
Planetaria. Scoppia a ridere a l<strong>un</strong>go e poi:<br />
“Bene, bravi, miei fidi servitori, mie sollerti emanazioni!<br />
Gliela avete tolta la voglia di contrastare la mia<br />
dominazione. Così si fa. Così deve finire chi<strong>un</strong>que osi<br />
ribellarsi. Qui, oggi, si è celebrato il mio compiuto trionfo!”<br />
Mentre Dominazione Planetaria ride, (cf) mette la sua<br />
maschera a (af).<br />
(df) le mette <strong>un</strong> cappello grottesco, poi le strappa il calice e<br />
lo porta a Dominazione Planetaria.<br />
scena 10: tutti immobili, riparte la musica di Mahler, già<br />
utilizzata <strong>per</strong> il rito del manichino, e (em) tiene il manichino<br />
in modo che schiacci (af). Alla fine della musica, sembra<br />
che lo spettacolo finisca su questa scena.<br />
scena 11: appena finisce la musica, c’è <strong>un</strong> attimo di<br />
silenzio. Mentre il pubblico sta <strong>per</strong> applaudire, si alza in<br />
piedi, e avanza verso il palco (hm), che è l’Antiregista<br />
vestito di nero, con occhiali neri e <strong>un</strong> basco nero:<br />
“Ma vogliamo scherzare? Lo spettacolo non può finire così!<br />
Basta con questa litania da rassegnati! Caro Angelo<br />
Tonelli, ci hai rotto i coglioni con questo <strong>teatro</strong> pessimistico!<br />
E voi, attori, non vi vergognate a prestarvi a questo gioco di<br />
sconfitta? Basta così! Ve la riscrivo io la regia del finale.<br />
Toglietevi quelle maschere e tornate liberi! Si liberi la Figlia<br />
degli Dei e le si restituisca il calice della libertà e<br />
dell’illuminazione! Tu (bf), tu (gm) e tu (cf), arrampicatevi là<br />
sopra, tiratelo fuori dal baldacchino, che tutti possano<br />
vedere il verme che corrode la storia! E voi (em e ff) aprite<br />
il tempo dell’esultanza! Forza, si celebri l’abbattimento della<br />
lugubre Dominazione Planetaria e sia festa <strong>per</strong> tutti! Si porti<br />
in trionfo la figlia degli dèi, la liberatrice!”.<br />
scena 12 a: sulle note appena accennate di “La posta di<br />
Washington”, di Sousa, Dominazione Planetaria viene<br />
65<br />
tirato giù dal baldacchino e condotto vicino al manichino.<br />
Lo abbraccia e recita, affranto, grottesco, stucchevole da<br />
“Blad R<strong>un</strong>ner”:<br />
“Bella es<strong>per</strong>ienza, vivere nel terrore, vero? In questo<br />
consiste essere <strong>un</strong>o schiavo. Io ne ho viste di cose che voi<br />
umani non potreste mai immaginarvi. Navi da<br />
combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e<br />
ho visto i raggi Beta balenare nel buio vicino alle porte di<br />
Tannhauser, e tutti quei momenti andranno <strong>per</strong>duti nel<br />
tempo come lacrime nella pioggia. E’ tempo di morire”.<br />
scena 12 b: (ff), ora vestita di bianco, solare mettendo <strong>un</strong><br />
piede sulla schiena di Dominazione Planetaria:<br />
“Il grande verme è nudo. Sono caduti i suoi orpelli. Trionfi<br />
la libertà! In fondo, è stato sufficiente cambiare pensiero,<br />
<strong>per</strong> smascherare l’imbroglio cosmico. E anche tu, gentile<br />
pubblico, armati di coscienza e di coraggio, e <strong>un</strong>a volta<br />
uscito di qui, non dimenticare queste verità, <strong>per</strong>ché il<br />
mondo è in <strong>per</strong>icolo e soltanto tu, insieme ad altri che<br />
hanno capito, puoi salvarlo, agendo secondo le leggi<br />
dell’illuminazione e del cuore! E, se hai gradito l’evento,<br />
<strong>un</strong>isciti alla festa!”<br />
scena 13: Entra la Banda composta di 20 elementi,<br />
dall’ingresso della sala, dividendosi in due file di 10. Suona<br />
“La Posta di Washington”, di Sousa. poi risale sul palco, si<br />
mette dietro agli attori, e si conclude lo spettacolo con il<br />
calare del sipario.
66<br />
Prova generale di Méllonta táuta 2001
Figura 1<br />
67
Alphaomega<br />
(foglio di sala)<br />
Se non fosse <strong>per</strong> <strong>un</strong>a Melanie Klein reincarnata in <strong>un</strong>a<br />
giovinetta vagamente p<strong>un</strong>k molto adirata con la propria<br />
bambola – e d<strong>un</strong>que <strong>un</strong>a Nera Piccola che finalmente si fa<br />
neonata a se stessa e proclama le sue verità psicologiche<br />
<strong>un</strong> po’ criminalmente adombrate dallo specchio-pugnale<br />
con cui fende l’aria del <strong>teatro</strong>, e ritma l’uccidere-essere<br />
ucciso-uccideressereucciso che, tolta la membrana<br />
dell’apparenza, si rivela movimento fondante di ogni<br />
violenza, dove ogni uccidere coincide sempre con<br />
l’uccidere qualcosa di sé, e d<strong>un</strong>que essere ucciso… se non<br />
fosse <strong>per</strong>ché la figura del Messaggero eschileo viene<br />
scissa in voce e musica <strong>per</strong> corde di contrabbasso …se<br />
non fosse <strong>per</strong> questo, e altro, dicevamo, potremmo<br />
pensare di assistere a <strong>un</strong>a rilettura (termine così caro ai<br />
moderni, fa così intellettuali di destra di sinistra e di centro)<br />
dei Sette contro Tebe di Eschilo, nella traduzione di chi<br />
scrive. E infatti ci sono tutti, anche se alla nostra maniera:<br />
Eteocle moltagloria, sulla sua torre, il re di Tebe, figlio di<br />
Edipo, eroe civilizzatore e sovrano della pólis, garantito<br />
dalla legge; Polinice moltacontesa, anch’egli, come<br />
Eteocle, figlio di Edipo e <strong>per</strong>seguitato dalla stessa<br />
maledizione pron<strong>un</strong>ciata dal padre, intento – attraverso i<br />
gesti dei suoi sei guerrieri, sintetizzati tutti in <strong>un</strong>o - a<br />
celebrare riti e sacrifici di sangue, <strong>per</strong> espugnare Tebe e<br />
rubare il trono del fratello. C’è la Corifea-Sacerdotessa, che<br />
racconta l’ansia e il terrore, e si farà officiante di morte <strong>per</strong> i<br />
due fratelli reciprocamente suicidi. Non manca neppure il<br />
compianto <strong>per</strong> i due re uccisi l’<strong>un</strong>o dalla mano dell’altro –<br />
dopo <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go rituale di porte, di insegne, di scudi, di terra<br />
versata sul capo. MA.<br />
Ma il Male, l’Archetipo del Male, dell’Ombra umana,<br />
piove dal cielo, di questi tempi, e c’è poco da compiacersi<br />
di ricreate bellezze, <strong>per</strong> chi intenda il <strong>teatro</strong> come<br />
Iniziazione. C’è poco tempo <strong>per</strong> il dramma antico, mentre<br />
im<strong>per</strong>versa il dramma del presente. E il Male urla la sua<br />
esultante presenza, si rivela padre e madre della storia,<br />
padre e madre dei malvagi, dei corrotti, degli appestatori<br />
dell’umanità, dei vili. E’ tutto il Male della Storia, che si<br />
incontra, quando ci si interroga sulle radici della violenza. E<br />
non stupirà che alle acrobazie della sua epifania si associ<br />
<strong>un</strong>a visita dell’itifallico, grottesco Marchese De Sade, che<br />
cantilena e grida la sua volontà cieca, egoistica, criminale<br />
68<br />
di piacere, in <strong>un</strong>’esaltazione parossistica dell’ego; o<br />
l’evocazione ambigua – che è contemporaneamente<br />
esecrazione – del Vampiro, attraverso le parole di van<br />
Helsing, estratte dal Dracula di Bram Stoker. Ma non<br />
mancheranno omaggi alla volontà di capire con la ragione<br />
ciò che andrebbe risolto con l’intuire: <strong>un</strong> commentatore<br />
esterno-interno al dráma si incarica di cucire l’ordito<br />
subliminale della sua trama. L’incontro-scontro tra<br />
Archetipo del Male, o Ombra collettiva, e Umanità,<br />
sembrerebbe precipitare a favore dell’eliminazione rituale<br />
del primo, in particolare dopo le parole dell’ennesima<br />
Figura di Illuminazione che invita a <strong>un</strong>a rivoluzione pacifica,<br />
che restituisca il potere del mondo nelle mani dei meditanti,<br />
di chi lavora <strong>per</strong> l’evoluzione, la solidarietà cosmica e il<br />
Risveglio. MA.<br />
Ma <strong>per</strong> essere dissolta, l’Ombra va integrata, e<br />
trasformata in carburante <strong>per</strong> la luce, a livello individuale e<br />
collettivo: è questa la via di salvezza che si apre <strong>per</strong><br />
l’Umanità nei tempi dell’Apocalissi. Il <strong>teatro</strong> trabocca oltre di<br />
sé e diventa luogo di iniziazione al Risveglio, azione<br />
politica, nel senso più alto del termine. E rito, catarsi<br />
dell’energia, liberazione dall’ombra attraverso la musica, la<br />
danza mistica. Fino al culmine: la contemplazione<br />
silenziosa.<br />
Soggetto, testo, scene e regia di Angelo Tonelli.<br />
Dróntes: Ettore Callegari, Alberto Fiorito, Sara Montefiori,<br />
Susanna Salvi, Iride Varese, Angelo Tonelli. Al<br />
contrabbasso: Fabio Ricco.<br />
Testi: Eschilo, Sette contro Tebe (trad. Angelo Tonelli,<br />
Marsilio 2000), Anassimandro, Sade, Bram Stoker, W.<br />
B.Yeats, A. Tonelli. Musiche: Cradle of Filth; Gustav<br />
Mahler. Installazioni di scena Giuliano Diofili. Costumi,<br />
assistenza regia: Iride Varese. Diapositive: Lucia Vignali.<br />
Suoni e luci: Franco Ponzini. Trucchi: Mirelle Ribaud.<br />
Copione del miraculum Alphaomega (2002),<br />
<strong>per</strong> 6 dróntes e <strong>un</strong> contrabbassista<br />
In scena:<br />
Una grande porta (6 metri <strong>per</strong> 2.30) sullo sfondo, con<br />
possibilità di ingressi e uscite. E’ ornata di 2 serie di 7 scudi<br />
su cui sono raffigurate 2 serie di 7 simboli gli <strong>un</strong>i speculari,<br />
vale a dire rovesciati, rispetto agli altri.<br />
Tutta la scena è velata da <strong>un</strong> enorme telo di nylon.
Sei porte stilizzate so no disseminate in vari p<strong>un</strong>ti, fuori e<br />
dentro il <strong>teatro</strong>, con <strong>un</strong>a luce sul frontale.<br />
Gli<br />
spettatori dovrebbero attraversarle prima di trovare<br />
posto a sedere.<br />
Scena iniziale (a): (NB: le indicazioni vengono date<br />
calcolando di avere le spalle appoggiate allo sfondo del<br />
palcoscenico)<br />
(am) Eteocle sulla cima di <strong>un</strong>a scala di 3 metri, co<strong>per</strong>ta da<br />
<strong>un</strong> drappo nero, a destra.<br />
(bf) coro-profetessa alla sua sinistra, con abito bianco,<br />
sacrale.<br />
(cm) Polinice a centro-sinistra, davanti a tripode con<br />
sangue. Indossa armatura trasparente di rete e cintura blu,<br />
con pantaloni bianchi.<br />
Contrabbassista a sinistra, sul proscenio, con frack e<br />
papillon.<br />
69<br />
(dm) al centro, in <strong>per</strong>izoma bianco; è tutto insanguinato.<br />
(ef) vicino al contrabbassista, con ampio abito scuro e<br />
turbante nero.<br />
(ff) a destra, con bambola e pugnale in mano, vestita di<br />
bianco, allucinata.<br />
scena 1 b: buio in sala. Luce rossa-blu sulla scena.<br />
Musica: Contrabbasso, toni gravi, con archetto, 2 minuti.<br />
(ef) da sinistra, molto lentamente lacera il velo di nylon.<br />
L’occhio di bue la segue.<br />
(dm) al centro compie le tre azioni fondamentali della<br />
violenza: uccide,<br />
viene ucciso, uccide e viene ucciso<br />
contemporaneamente.<br />
Iride Varese in Alphaomega
Sara Montefiori<br />
Ettore Callegari<br />
70<br />
in Alphaomega 2002
scena cena 1 c: (ff) da Melanine Klein, colpendo con sempre<br />
maggiore violenza la bambola (contrabbasso in<br />
sottofondo):<br />
“La paura di essere divorato dal padre è <strong>un</strong> derivato della<br />
proiezione degli impulsi del lattante di divorare i suoi<br />
o ggetti. In forza di questo meccanismo il seno materno (e<br />
la madre) diventa nella psiche del lattante <strong>un</strong> oggetto<br />
divoratore, e ben presto la paura dell’oggetto divoratore si<br />
estende al pene paterno e al padre. Al tempo stesso,<br />
poiché divorare implica fin dal principio interiorizzare<br />
l’o ggetto divorato, l’io sente di contenere oggetti divorati e<br />
divoratori…Queste figure interne crudeli e <strong>per</strong>icolose sono i<br />
rappresentanti della pulsione di morte. La minaccia <strong>per</strong> il<br />
Sé proveniente dalla pulsione di morte o<strong>per</strong>ante all’interno<br />
viene messa in rapporto con i temuti <strong>per</strong>icoli provenienti<br />
d alla madre e dal padre divoratori interiorizzati, ed equivale<br />
alla paura della morte”.<br />
“Se vogliamo raffigurarci concretamente l’angoscia primaria<br />
costituita dalla paura dell’annientamento dobbiamo<br />
richiamare alla mente l’impotenza del lattante di fronte ai<br />
p ericoli interni ed esterni. Io ritengo che la situazione di<br />
<strong>per</strong>icolo primaria derivante dall’o<strong>per</strong>are interno della<br />
pulsione di morte è avvertita da lui come <strong>un</strong>’aggressione<br />
opprimente, come <strong>un</strong>a <strong>per</strong>secuzione…E’ lecito presumere<br />
che la lotta tra pulsioni di vita e di morte sia in atto già al<br />
m omento della nascita e che accentui l’angoscia<br />
<strong>per</strong>secutoria suscitata da questa dolorosa es<strong>per</strong>ienza.<br />
Sembrerebbe che tale es<strong>per</strong>ienza abbia l’effetto di fare<br />
apparire ostile il mondo esterno…”<br />
(ff) esce da destra, arretrando lentamente.<br />
(d m) la segue ed esce da sinistra.<br />
Stop contrabbasso.<br />
scena 2a: Eteocle (am) ha il volto diviso in due parti, <strong>un</strong>a<br />
bianca e <strong>un</strong>a nera; in mano tiene <strong>un</strong>o specchio.<br />
“ Cittadini di Cadmo, parole opport<strong>un</strong>e deve dire<br />
chi governa le sorti della città<br />
e sul ponte di comando ne regge il timone<br />
senza chiudere le palpebre al sonno.<br />
P erché se tutto andrà bene<br />
il merito sarà degli dei, ma se, al contrario, e non sia,<br />
si abbatterà su di noi la sciagura,<br />
<strong>un</strong> solo nome, Eteocle,<br />
risuonerà nelle bocche dei cittadini,<br />
p<br />
roemio di grida e lamentazioni…<br />
71<br />
Alberto Fiorito in Alphaomega 2002
Fino a questo giorno il dio ci è stato propizio:<br />
<strong>per</strong> volere degli dei, in tutto il tempo che ci siamo serrati<br />
dentro le nostre mura le sorti della guerra<br />
ci sono state <strong>per</strong> lo più favorevoli.<br />
Ma ora il veggente, mandriano di uccelli,<br />
senza la luce degli occhi,<br />
scrutando con gli orecchi e la mente i responsi alati<br />
con arte che non inganna,<br />
72<br />
ci parla, sovrano di questi vaticini, e ann<strong>un</strong>cia<br />
che gli Achei hanno decretato <strong>un</strong> grande assalto <strong>per</strong><br />
questa notte, muovendo contro la città.<br />
Forza!<br />
Accorrete agli spalti e alle porte delle mura turrite!<br />
Precipitatevi con tutte le armi, stipatevi sui parapetti,<br />
appostatevi nei corridoi delle mura,<br />
piantatevi ai varchi delle porte,<br />
Angelo Tonelli in Alphaomega 2002
e resistete con coraggio!<br />
Non tremate quando attaccheranno in massa!<br />
Il dio decreta felice compimento.<br />
Ho mandato osservatori a spiare il loro esercito<br />
e sono sicuro che non andarono<br />
invano.<br />
E’ gi<strong>un</strong>to il momento di ascoltarli,<br />
<strong>per</strong> non cadere in trappola”<br />
.<br />
scena 2b Messaggero (voce fuori campo, preregistrata,<br />
con <strong>per</strong>cussioni):<br />
“O Eteocle, eccellente sovrano dei Cadmei,<br />
vengo dal campo nemico con notizie sicure,<br />
poiché io stesso ho visto con i miei occhi quanto accade.<br />
Sette guerrieri, condottieri di eserciti, furenti,<br />
hanno sgozzato <strong>un</strong> toro sopra <strong>un</strong>o scudo nero<br />
e immergendo le mani nel sangue taurino,<br />
in nome di Ares, Strage<br />
e Terrore assetato di sangue,<br />
hanno giurato di annientare questa città<br />
e razziare la rocca dei Cadmei, oppure, morendo,<br />
intridere questa terra del proprio sangue…<br />
L’animo duro come ferro brucia di ardore guerriero<br />
i loro occhi di leone spirano Ares.<br />
Non tarderai ad averne conferma: li lasciai<br />
mentre sorteggiavano a quale delle porte<br />
ciasc<strong>un</strong>o dovesse guidare la propria schiera. Reagisci!<br />
Schiera ai varchi delle porte i campioni scelti della città!<br />
Presto! E’ già vicino l’esercito degli Argivi in armi!<br />
Avanza! Alta si leva la polvere!<br />
Schiuma luccicante di bava<br />
che gronda dai polmoni dei cavalli inonda la pianura.<br />
Tu, come fa il timoniere abile <strong>per</strong> la propria nave,<br />
chiudi le falle della città,<br />
prima che si scateni l’uragano di Ares!<br />
Mugghia –onda di terra – l’esercito in marcia.<br />
Afferra il momento opport<strong>un</strong>o! Più in fretta che puoi!<br />
E io terrò i miei occhi a<strong>per</strong>ti, sentinelle fidate!”<br />
Scena 2c: Polinice (cm) mentre il Messaggero parla,<br />
compie l’azione rituale di immergere le mani nel sangue<br />
contenuto nello scudo-crogiolo nero, e poi di levarle in alto,<br />
e passarsele sul viso:<br />
(gridato) “In nome di Ares, Strage e Terrore assetato di<br />
sangue giuro di annientare questa città e di razziare la<br />
rocca dei Cadmei, oppure, morendo, intridere questa terra<br />
del mio sangue! “.<br />
Susanna Salvi in Alphaomega 2002<br />
73
Poi si avvicina alla porta e dice, con tono più assorto:<br />
“Le cose fuori dalle quali è nascimento alle cose<br />
che sono,<br />
sono quelle verso cui si sviluppa anche la rovina, secondo<br />
ciò<br />
che deve essere: le cose che sono, infatti, subiscono<br />
l’<strong>un</strong>a dall’altra p<strong>un</strong>izione e vendetta <strong>per</strong> la loro ingiustizia,<br />
secondo il decreto del Tempo” (Anassimandro<br />
12 B1 DK)<br />
scena 2c Eteocle:<br />
“O Zeus, o Terra, o dei che proteggete la città,<br />
e tu Maledizione, Erinni possente di mio padre,<br />
non estirpate dalle radici, fino alla rovina completa,<br />
questa città che parla parole greche!…”.<br />
(intervento del contrabbasso)<br />
scena 2d: Coro-Sibilla (bf):<br />
”Grido angoscia profonda! Ho paura!<br />
L’esercito si muove. Ha lasciato il campo.<br />
Fiume di moltitudine immensa.<br />
In testa corrono i carri.<br />
Alta si leva la polvere. Appare e mi avverte.<br />
Non parla, ma è messaggero chiaro,<br />
senza menzogna.<br />
Il suolo della terra sconvolta,<br />
<strong>per</strong>cosso dai cavalli scalpitanti,<br />
ferisce l’orecchio con boato che vola e rimbomba,<br />
come acqua inarrestabile che <strong>per</strong>cuote la roccia.<br />
O dei o dee<br />
stornate la sciagura che incombe!<br />
Scudi bianchi oltre le mura!<br />
L’esercito assalta compatto,<br />
affretta il passo contro la città!<br />
Quale dio, quale dea<br />
ci salverà, ci soccorrerà?<br />
A quali simulacri dei divini<br />
mi prostrerò invocando?<br />
O beati che sedete sui sacri troni<br />
è questo il momento<br />
di stringerci ai vostri simulacri!<br />
Che cosa aspettiamo a piangere?<br />
Udite o non udite il fragore<br />
degli scudi?<br />
Quando, se non adesso<br />
vi offriremo pepli e corone votive?<br />
Fragore visibile…non è urto di <strong>un</strong>a sola lancia!<br />
Che farai, Ares, antico<br />
dio di questo suolo?<br />
Tradirai la tua terra?<br />
O demone dall’elmo d’oro<br />
guarda, guarda la città<br />
che ti fu tanto cara!<br />
Gli Argivi già stringono in cerchio<br />
la rocca di Cadmo<br />
e il terrore delle armi di Ares<br />
mi assale. Nelle mascelle dei destrieri<br />
i morsi stridono strage.<br />
Sette splendidi guerrieri spiccano in testa all’esercito<br />
armati, irti di lance, si schierano alle sette porte,<br />
ogn<strong>un</strong>o a quella decretata dal destino”.<br />
scena 2 e Eteocle:<br />
“Sei guerrieri, settimo io stesso,<br />
vado a schierare ai sette varchi delle mura<br />
a potente contrasto dei nemici,<br />
prima che gi<strong>un</strong>gano le parole dei messaggeri,<br />
concitate, frenetiche,<br />
prima che tutto divampi al fuoco dell’urgenza”.<br />
(Intervento contrabbasso)<br />
74<br />
scena 2f: Stop contrabbasso.<br />
(ef) voltando le spalle al pubblico:<br />
“Perché ha lacerato quel velo? Forse è il velo<br />
dell’apparenza? E occorre guardare al di là dell’apparenza,<br />
<strong>per</strong> uscire dal cerchio mortale della vita?<br />
Perché egli uccide, si uccide, e uccide e si uccide insieme?<br />
Perché Eschilo viene contaminato con Melanie Klein, e il<br />
neonato genera il vampiro? Forse <strong>per</strong>ché la sete di potere,<br />
e la violenza che ne consegue, nascono dal terrore?<br />
Perché Eteocle impugna lo specchio? E’ forse <strong>un</strong> gioco di<br />
specchi, la violenza? Ogn<strong>un</strong>o uccide sempre se stesso, <strong>per</strong><br />
tornare all’Origine com<strong>un</strong>e, secondo il decreto del Tempo,<br />
come diceva Anassimandro? Vi è pace soltanto nel<br />
Silenzio Assoluto, al di là del tempo e dello spazio? Perché<br />
Eschilo fu accusato di avere profanato i Misteri Eleusini?<br />
Che cosa si insegnava agli iniziati di Eleusi? Forse che<br />
l’<strong>un</strong>ica soluzione all’enigma della vita è Dioniso che si<br />
guarda allo specchio, ovvero la contemplazione<br />
<strong>per</strong>manente che si intreccia alla vissutezza?”.<br />
Eteocle scende dalla scala<br />
(intervento del contrabbasso)
scena 4: Eteocle (am) e Polinice (cm), al ralenty, si portano voci preregistrate.<br />
ogn<strong>un</strong>o a <strong>un</strong>o dei lati della porta, afferrano <strong>un</strong>o scudo, Luci: sui duellanti vengono<br />
proiettate diapositive<br />
avanzano verso il proscenio, lo attraversano scambiandosi<br />
le posizioni e guardandosi ferocemente negli occhi. C’è<br />
psichedeliche.<br />
<strong>un</strong>o scontro rituale, stilizzato, sempre al ralenty. Infine si<br />
Scena 3 a: voce fuori campo del Messaggero:<br />
“Posso dire, poiché conosco bene<br />
uccidono l’<strong>un</strong> l’altro e si inginocchiano. Poi arretrano e le mosse dei nemici,<br />
cambiano scudo. a ogni loro scontro (bf) raccoglie <strong>un</strong> a quale porta ciasc<strong>un</strong>o di loro sia stato destinato.<br />
pugno di terra e la alza al cielo con le mani, <strong>per</strong> poi Già freme Tideo dinnanzi<br />
alla porta di Preto,<br />
versarla sui due. Il rito si svolge quattro volte in tutto, con ma il veggente non gli <strong>per</strong>mette<br />
Iride Varese in Alphaomega 2002<br />
75
di varcare il guado dell’Ismeno,<br />
poiché le vittime sgozzate non danno presagi propizi.<br />
Ma Tideo infuria, brama battaglia.<br />
E grida, e il suo grido<br />
è come sibilo di serpente nel meriggio,<br />
e agita tre cimieri, criniera<br />
che ombreggia il suo elmo, e sotto lo scudo<br />
sonagli di bronzo tintinnano terrore.<br />
Chi schiererai contro di lui? Chi, alla porta di Preto,<br />
<strong>un</strong>a volta disserrate le spranghe,<br />
garantirà la difesa?”.<br />
Voce fuori campo di Eteocle:<br />
“Non tremo di fronte agli orpelli di <strong>un</strong> guerriero:<br />
emblemi non hanno mai ferito ness<strong>un</strong>o.<br />
Creste e sonagli<br />
non mordono, senza <strong>un</strong>a lancia.<br />
Schiererò contro Tideo, a presidio di questa terra,<br />
l’eccellente figlio di Astaco, di nobile stirpe,<br />
Melanippo, figlio di questa terra.<br />
Sarà Ares, con i suoi dardi,<br />
a decidere l’esito dell’impresa.<br />
E’ la Dike del sangue che lo manda<br />
a cacciare la lancia nemica<br />
dalla madre terra che lo generò”.<br />
Msg: Possano gli dei concedergli pros<strong>per</strong>a sorte!<br />
Toccò a Capaneo, nuovo Gigante,<br />
più possente del primo, la porta di Elettra.<br />
La sua su<strong>per</strong>bia nutre pensieri<br />
che valicano la misura degli umani<br />
e scaglia minacce tremende contro le mura.<br />
Che cadano a vuoto!<br />
E grida che, vogliano o non vogliano gli dei,<br />
raderà al suolo la città,<br />
e neanche l’Ira di Zeus potrebbe fermare<br />
il suo passo, abbattendosi sulla terra.<br />
Ha <strong>per</strong> insegna <strong>un</strong> uomo nudo, portatore di fuoco,<br />
che impugna come arma <strong>un</strong>a fiaccola ardente<br />
e proclama a lettere d’oro:<br />
“Arderò la città”. Invia qualc<strong>un</strong>o anche contro di lui!<br />
Ma chi riuscirà a contrastarlo?<br />
Chi attenderà a piede fermo, senza tremare,<br />
<strong>un</strong> guerriero così gonfio di tracotanza?”.<br />
Et: “Anche in questo caso,<br />
vantaggio genera vantaggio:<br />
la lingua è veritiera accusatrice<br />
<strong>per</strong> chi nutre vuota<br />
su<strong>per</strong>bia.<br />
Capaneo<br />
grida minacce ed è pronto all’azione,<br />
ma senza rispetto <strong>per</strong> gli dei,<br />
ed esercita la sua lingua<br />
in <strong>un</strong>’esultanza incosciente<br />
e, mortale,<br />
scaglia contro il cielo e contro Zeus<br />
l’onda ribollente delle sue gridate ciance.<br />
Per costui verrà certamente <strong>un</strong> portatore<br />
di fuoco,<br />
ma secondo giustizia:<br />
il fulmine, davvero non<br />
paragonabile<br />
alla vampa di afa nel sole di mezzogiorno.<br />
E’ già pronto a contrastarlo <strong>un</strong> guerriero,<br />
pigro nelle chiacchiere<br />
ma di animo ardente, il forte Polifonte,<br />
garanzia di difesa,<br />
se Artemide Protettrice gli sarà benevola,<br />
insieme con gli altri dei”.<br />
76<br />
Msg: [ ] “Dirò che a Eteoclo <strong>per</strong> terzo il terzo sorteggio<br />
che uscì dall’elmo di bronzo rovesciato<br />
assegnò di lanciare il suo manipolo<br />
contro la porta di Neiste.<br />
Ed egli fa turbinare in cerchio le sue puledre,<br />
frementi sotto i frontali,<br />
smaniose di scagliarsi contro le porte.<br />
Stridono suoni barbarici<br />
le musoliere gonfiate dai soffi delle narici.<br />
Non è da poco<br />
l’insegna dello scudo: <strong>un</strong> oplita, con <strong>un</strong>a scala,<br />
sale sul bastione nemico, vuole schiantarlo.<br />
E grida anche lui, con intrecci di lettere incise,<br />
che neppure Ares riuscirà a precipitarlo<br />
giù dalle mura.<br />
Anche contro questo guerriero invia<br />
chi sappia garantire la città,<br />
e difenderla dal giogo della schiavitù!”.<br />
Et: [ ] “E’ già stato inviato: Megareo, figlio di Creonte, che<br />
ha nelle braccia il suo vanto.<br />
Non ripiegherà dalla porta,<br />
atterrito dal fremito dei cavalli:<br />
morirà pagando il debito alla terra che lo nutrì<br />
o deprederà i due guerrieri<br />
e la rocca istoriata sullo scudo,
<strong>per</strong> ornare con queste spoglie la casa del padre”.<br />
Msg: Un altro, il quarto,<br />
ha in sorte la porta che segue,<br />
quella di Atena Onca, e si fa sotto gridando.<br />
Ha la figura e la taglia possente di Ippomedonte.<br />
Rabbrividiiquando roteò il grande<br />
disco,<br />
il cerchio dello scudo. Altro non dico.<br />
Gridò il grido di guerra e, posseduto da<br />
Ares,<br />
baccheggiava in cerca dello scontro.<br />
Come <strong>un</strong>a menade i suoi occhi spirano<br />
terrore.<br />
Ci si deve ben guardare<br />
nello<br />
scontro con quest’uomo:<br />
è Phóbos stesso che fa vanto di sé a quella porta!”.<br />
Et: “Per prima lo fermerà Pallade Onca,<br />
che protegge la città<br />
e dimora proprio presso la porta e detesta<br />
la tracotanza di quel guerriero:<br />
lo terrà lontano dalla nidiata come <strong>un</strong> rettile orrendo.<br />
Poi I<strong>per</strong>bio, eccellente figlio di Enopo,<br />
è stato scelto <strong>per</strong> contrastarlo,<br />
guerriero contro guerriero:<br />
vuole scrutare il suo destino,<br />
nell’incalzare dell’evento.<br />
Per aspetto, <strong>per</strong> coraggio, <strong>per</strong> assetto<br />
delle armi<br />
non<br />
è da meno, e giustamente Hermes li schierò<br />
l’<strong>un</strong>o di fronte all’altro, guerriero contro guerriero”.<br />
Msg: “Così sia! E ora dirò del quinto alla<br />
quinta porta,<br />
quella di Borea.<br />
Egli giura, sulla lancia che impugna<br />
e venera più di <strong>un</strong>a divinità<br />
e nella quale ha fede più<br />
che nei propri occhi,<br />
che annienterà la rocca dei discendenti di Cadmo,<br />
dovesse anche fare violenza<br />
a Zeus. Così grida<br />
quel germoglio di madre selvaggia, bello in volto,<br />
guerriero-bambino. Ma il suo pensiero è crudele<br />
e non ha nulla a che spartire con il nome virginale,<br />
mentre muove all’assalto con sguardo di Gorgone.<br />
l’arcade Partenopeo”.<br />
Et: Se <strong>per</strong> i loro vanti blasfemi ricevessero<br />
dagli dei<br />
ricompensa pari ai loro pensieri,<br />
<strong>per</strong>irebbero tutti nella rovina più infame!<br />
C’è<br />
anche <strong>per</strong> questo Arcade di cui vai dicendo<br />
<strong>un</strong> guerriero non spavaldo, e le sue mani<br />
vanno dritte all’azione: Attore, fratello<br />
di I<strong>per</strong>bio.<br />
Non <strong>per</strong>metterà che ciance senza riscontro<br />
scivolino entro le porte a moltiplicare<br />
i nostri mali!”.<br />
Msg: “E ora vorrei dire del sesto<br />
guerriero,<br />
il più saggio: Anfiàrao possente,<br />
che eccelle <strong>per</strong> vigore, profeta.<br />
e inveisce contro tuo fratello, il possente<br />
Polinice.<br />
Io, poiché sono veggente,<br />
so che ingrasserò queste zolle,<br />
sepolto sotto suolo nemico.<br />
Ma battiamoci! Ho s<strong>per</strong>anza di morire con onore.<br />
Così gridava il veggente,<br />
reggendo im<strong>per</strong>turbato lo scudo tutto di bronzo.<br />
Contro di lui ti esorto a mandare<br />
antagonisti saggi e valorosi:<br />
chi venera gli dei è tremendo!”.<br />
Et: “PHÉU, il destino mescola<br />
<strong>un</strong> uomo giusto<br />
con<br />
gli empi!<br />
In tutte le vicende non c’è nulla di peggio<br />
che trovarsi <strong>un</strong>iti a malvagi:<br />
non ne può nascere frutto. La semina di Ate<br />
germina spighe di morte.<br />
Gli opporremo a guardia della porta <strong>un</strong> nostro uomo,<br />
il possente Lastene che sa maltrattare gli estranei,<br />
senno di vecchio, carne in fiore di giovinezza,<br />
occhio rapido come il piede,<br />
braccio fulmineo a colpire con l’asta<br />
là dove il corpo non è co<strong>per</strong>to dallo scudo.<br />
E’ dono degli dei, la buona sorte dei mortali”.<br />
Msg: “Ti dirò del settimo, alla settima porta,<br />
tuo fratello, e delle maledizioni che ci lancia,<br />
e delle sciagure che auspica contro di noi.<br />
Calpestare le torri,<br />
farsi proclamare signore di questo<br />
suolo,<br />
invasato da Iacco<br />
intonare<br />
il peana della conquista, e poi battersi con te<br />
e morire al tuo fianco dopo averti ucciso;<br />
oppure, se sopravviverai, metterti al bando<br />
poiché lo privasti di ogni diritto,<br />
e ripagarti del suo esilio con la stessa<br />
pena:<br />
va gridando e chiama gli dei della stirpe<br />
e della terra patria a vegliare su questi suoi voti,<br />
che si compiano tutti, il possente<br />
Polinice.<br />
77
Queste sono le loro mosse.<br />
A te decidere chi opporgli,<br />
senza adirarti con me, messaggero di simili ann<strong>un</strong>ci!<br />
A te reggere il timone della città!”.<br />
Et: “O indemoniata e odiosa agli dei,<br />
o grondante di lacrime nostra stirpe di Edipo!<br />
ÓMOI, maledizioni del padre che ora si compiono!<br />
Lo affronterò io stesso:<br />
chi, più di me potrebbe farlo secondo giustizia?<br />
Re contro re, fratello contro<br />
fratello,<br />
nemico contro nemico, mi ergerò<br />
contro di lui!<br />
Presto, gli schinieri<br />
che<br />
mi proteggano dagli urti di aste e di pietre!”.<br />
Scena 3b: Eteocle e Polinice<br />
cadono prostrati in ginocchio;<br />
avanza verso di loro (ef),vestita di nero, con<br />
<strong>un</strong> lumino in<br />
mano, da destra:<br />
“Ecco, tutto si disvela.<br />
Doppia sventura, angoscia gemella. Visibile.<br />
Due destini di morte. Compiuti.<br />
Suicidio reciproco. Pena.<br />
Ma ora, o care, al vento dei lamenti<br />
battete sul capo le mani,<br />
ritmo di remo che spinge e trasporta<br />
al di là di Acheronte, sempre,<br />
la mesta crociera, velata di nero,<br />
alla<br />
plaga su cui Apollo non posa il suo piede,<br />
alla terra non visibile che tutto accoglie,<br />
là dove non batte il sole”.<br />
Esce, seguita da (bf) e uscendo coprono<br />
con <strong>un</strong> grande<br />
drappo nero l’uscita di (am) e (cm). Resta solo il<br />
contrabbassista.<br />
scena 4 a: calandosi dall’alto del soffitto con<br />
della corda doppia, ampiamente drappeggiato<br />
dragone grottesco, quale deus ex machina<br />
Et: “O indemoniata e odiosa agli dei,<br />
o grondante di lacrime nostra stirpe di Edipo!<br />
la tecnica<br />
come <strong>un</strong><br />
negativo,<br />
immagine del male, scende (dm). In scena ci sono lui e il<br />
contrabbassista.<br />
Musica: Cradle of Filth.<br />
A te decidere chi opporgli,<br />
senza adirarti con me, messaggero di simili ann<strong>un</strong>ci!<br />
A te reggere il timone della città!”.<br />
ÓMOI, maledizioni del padre che ora si compiono!<br />
Lo affronterò io stesso:<br />
chi, più di me potrebbe farlo secondo giustizia?<br />
Re<br />
contro re, fratello contro fratello,<br />
nemico contro nemico, mi ergerò contro di lui!<br />
Presto, gli schinieri<br />
che mi proteggano dagli urti di aste<br />
e di pietre!”.<br />
78<br />
Scena 3b: Eteocle e Polinice<br />
cadono prostrati in ginocchio;<br />
avanza verso di loro (ef),vestita di nero, con <strong>un</strong> lumino in<br />
mano, da destra:<br />
“Ecco, tutto si disvela.<br />
Doppia sventura, angoscia gemella. Visibile.<br />
Due destini di morte. Compiuti.<br />
Suicidio reciproco. Pena.<br />
Ma ora, o care, al vento dei lamenti<br />
battete sul capo le mani,<br />
ritmo<br />
di remo che spinge e trasporta<br />
al di là di Acheronte,<br />
sempre,<br />
la mesta crociera,<br />
velata di nero,<br />
alla plaga su cui Apollo non posa il suo piede,<br />
alla terra non visibile che tutto accoglie,<br />
là dove non batte il sole”.<br />
Esce, seguita da (bf) e uscendo coprono con <strong>un</strong> grande<br />
drappo nero l’uscita di (am) e (cm). Resta solo<br />
il<br />
contrabbassista.<br />
scena 4 a: calandosi dall’alto del soffitto con la tecnica<br />
della corda doppia, ampiamente drappeggiato<br />
come <strong>un</strong><br />
dragone grottesco, quale deus ex machina<br />
negativo,<br />
immagine<br />
del male, scende (dm). In scena ci<br />
sono lui e il<br />
contrabbassista.<br />
Musica: Cradle of Filth.<br />
(dm), con <strong>un</strong>a risata satanica: “Ma che bello!<br />
Levate pure i<br />
vostri lamenti, alla maniera greca! Che meraviglia:<br />
la magia<br />
dell’arte che distende <strong>un</strong> velo di pietà sulla violenza<br />
dell’essere! Bene! Bravi! Continuate così.<br />
Io sono il dio<br />
della storia. Sono la violenza senza senso, l’abuso<br />
di<br />
potere, il calcio in faccia al barbone intirizzito,<br />
il sadico che<br />
squarcia il ventre della madre incinta. Sono<br />
il Presidente<br />
che ordina massacri, il soldato che<br />
li esegue,<br />
il cronista che<br />
beve il sangue dello scoop. Sono l’intellettuale<br />
cinico che<br />
esalta il sacrificio azteco, il petroliere che<br />
preferisce<br />
morire<br />
avvinghiato al suo conto in banca piuttosto che smettere<br />
di<br />
appestare il pianeta. Sono il politico che si è surgelato<br />
il<br />
cuore. Ho armato il braccio di Caino, la<br />
spada di Giulio
Cesare, l’infamia di Hitler e di Stalin, la protervia di Sharon,<br />
il delirio di vendetta del kamikaze.<br />
Chiamatemi pure Shiva!<br />
Ma forse è meglio Schifo Cosmico. E Schifo Cosmico<br />
è<br />
dentro di voi. Forza, cantiamolo insieme, questo ritornello:<br />
siamo<br />
lo schifo cosmico<br />
il mondo intenebrato<br />
ignoranza avidità violenza<br />
ci hanno dannato l’anima<br />
siamo la razza <strong>per</strong>duta degli<br />
umani<br />
la peste della terra<br />
in pace ci inganniamo<br />
ci massacriamo in guerra!<br />
Non vi piace, vero? Eppure le cose stanno così. Da quando<br />
è nata la storia umana, io l’ho marchiata a fondo.<br />
Proviamo<br />
con quest’altro:<br />
com’è eccitante<br />
il sangue che scorre<br />
che scoppi il kamikaze<br />
che cadano le bombe<br />
si gonfi la pancia degli africani<br />
sodomizziamo tutti i bambini<br />
freghiamo i popoli<br />
godiamoci il potere<br />
non ce ne importa niente<br />
di dio e dell’amore<br />
bruciamo i nuovi eretici<br />
chiudiamoci le orecchie<br />
al grido di dolore<br />
Non vi piace, vero? E allora provate<br />
con quest’altro<br />
ancora:<br />
ninna nanna ninna nanna<br />
il popolo dorme, chi lo inganna<br />
trionfa.<br />
Il mondo muore<br />
l’ombra ne è signore<br />
il diavolo è padrone<br />
della mente del caporione”.<br />
scena 4b: (dm) resta immobile. Entra da destra,<br />
impugnando <strong>un</strong> grande fallo sotto <strong>un</strong> velo nero, De Sade<br />
(cm). Recita da “Le 120 giornate<br />
di Sodoma”: “La mia idea<br />
è questa. Rad<strong>un</strong>are <strong>un</strong> gran numero di creature del tutto<br />
indifese, adatte a soddisfare la mia voglia di opprimere;<br />
isolarmi<br />
in <strong>un</strong> castello remoto, lontano da sguardi indiscreti,<br />
e là, fornito di <strong>un</strong>a quantità enorme di oggetti lascivi e di<br />
spaventosi strumenti di tortura, gustare tutti i piaceri della<br />
tirannide. Come primo atto stabilire leggi che<br />
favoriscano<br />
79<br />
??????????
sfrontatamente le mie passioni, che mi diano il diritto di<br />
torturare solo <strong>per</strong> il gusto di farlo, di massacrare senza altro<br />
motivo che non sia il mio capriccio. Quindi stabilire <strong>un</strong><br />
programma <strong>per</strong> le sopraffazioni e <strong>un</strong> orario <strong>per</strong> le orge, al<br />
fine di sfruttare i corpi di quelle creature in tutti i loro orifizi.<br />
La mia felicità è in ballo,<br />
ed essa dipende esclusivamente<br />
dalla mia intelligenza. Tutto dovrà f<strong>un</strong>zionare alla<br />
<strong>per</strong>fezione. (leva in alto il fallo, gridando) Sarò capace, ve<br />
lo prometto, di inondare l’<strong>un</strong>iverso con il mio maledetto<br />
s<strong>per</strong>ma!”<br />
Esce.<br />
(intervento del contrabbasso)<br />
scena 4 c: (ff), molto vampiresca e sexy, a destra nel<br />
palco,recita da “Dracula” di Bram Stoker:<br />
“Esistono esseri quali i vampiri.<br />
Alc<strong>un</strong>i di noi ne hanno<br />
avuto la prova.<br />
Ma anche se non l’avessimo, gli<br />
insegnamenti e le cronache<br />
del passato ne contengono a<br />
sufficienza. Il nosferatu non muore come la vespa quando<br />
p<strong>un</strong>ge <strong>un</strong>a volta. Anzi, ad ogni p<strong>un</strong>tura diventa più forte e<br />
acquista maggior potere. Questo<br />
vampiro che è tra di noi è<br />
forte come venti uomini; ha <strong>un</strong>’astuzia<br />
sovrumana, e tutti i<br />
morti che egli avvicina<br />
sono al suo comando; è feroce e<br />
crudele. Può, entro certi limiti, apparire dove e quando<br />
vuole, nelle forme che egli<br />
preferisce, può in certo qual<br />
modo comandare agli elementi…può crescere e<br />
rimpicciolire, può svanire<br />
e gi<strong>un</strong>gere non visto. Come<br />
inizieremo la nostra lotta <strong>per</strong> distruggerlo? Come<br />
scopriremo dov’è e <strong>un</strong>a volta sco<strong>per</strong>to, come lo<br />
distruggeremo? Amici miei, ci siamo ass<strong>un</strong>ti <strong>un</strong> compito<br />
terribile, tale da far indietreggiare i più coraggiosi. Perché,<br />
se noi falliamo nel nostro compito, che sarà di noi? La<br />
morte non la temo. Ma fallire, in questo caso, non significa<br />
morire. Vuol dire diventare<br />
come lui; vuol dire diventare<br />
malvagi, esseri della notte, senza cuore né coscienza,<br />
predatori dei corpi e delle anime di quelli che più amiamo.<br />
Per noi sarebbero chiuse in eterno le porte del cielo; chi<br />
potrebbe<br />
riaprircele? In eterno saremmo aborriti da tutti,<br />
<strong>un</strong>a macchia sul sole e su Dio, <strong>un</strong>a freccia nel costato di<br />
colui che è morto <strong>per</strong> gli uomini. Ma ci troviamo di fronte a<br />
<strong>un</strong> dovere. Possiamo ritirarci? Per me, dico di no”.<br />
(intervento del contrabbasso)<br />
scena 4 d: Commentatore esterno, entra (bf), vestita da<br />
uomo, con occhiali neri, da sinistra:<br />
“Perché stravolgere così il testo di Eschilo? Forse Eteoclo<br />
piazzato alla terza porta era <strong>un</strong> alter ego di Eteocle, e<br />
80<br />
d<strong>un</strong>que Eteocle uccideva se stesso <strong>per</strong> mezzo di Polinice?<br />
Forse è questo il senso: anche Bush e Bin Laden,<br />
Arafat e<br />
Sharon, l’assassino e la vittima sono fratelli come Eteocle e<br />
Polinice, <strong>per</strong>ché nati dalla stessa sostanza cosmica, figli<br />
dell’Uno? E allora, le sette porte presso le quali si compie<br />
la morte, in realtà sono varchi mistici verso l’<strong>un</strong>ità che si<br />
conquista con la morte, ovvero con il ritorno all’Origine,<br />
stando alle parole di Anassimandro? Bush che uccide Bin<br />
Laden, Bin Laden che uccide Bush, Arafat e Sharon,<br />
l’assassino e la vittima, sono <strong>un</strong>a stessa forza cieca che<br />
agisce in eterno, devastando la vita dei viventi? E non c’è<br />
via di scampo? E se c’è, quale?<br />
Perché chi ha recitato all’inizio da Melanie Klein adesso<br />
recita da Dracula di Bram Stoker? Perché associare<br />
Dracula con De Sade? Forse <strong>per</strong>ché all’origine della<br />
violenza e della brama di potere – il vampiro, il sadico, il<br />
tiranno – c’è <strong>un</strong> eccesso di bramosia? E allora, la via<br />
d’uscita dalla violenza, non sarà proprio la rin<strong>un</strong>cia al<br />
desiderio onnipotente dell’ego, la via dei grandi mistici?<br />
Ma <strong>per</strong>ché scomodare archetipi così vistosi? La<br />
violenza e il degrado della razza umana non si consumano<br />
forse in ben maggior misura nella freddezza e nella<br />
banalità della mente ligia e scostante del burocrate, nella<br />
cieca obbedienza del poliziotto, nella sottile prevaricazione<br />
del politico, nel calcolo egoistico del manager planetario,<br />
nella rivolta armata e terroristica, nella ricchezza dei ricchi<br />
non curante della povertà dei poveri?”.<br />
Scena 6 Entra (am) a destra. (dm) ripete il ritornello:<br />
“com’è eccitante<br />
il sangue che scorre<br />
che scoppi il kamikaze<br />
che cadano le bombe<br />
si gonfi la pancia degli africani<br />
sodomizziamo tutti i bambini<br />
freghiamo i popoli<br />
godiamoci il potere<br />
non ce ne importa niente<br />
di dio e dell’amore<br />
bruciamo i nuovi eretici<br />
chiudiamoci le orecchie<br />
al grido di dolore”<br />
Si schierano (ff) a destra, (am) a destra, (bf) a sinistra.<br />
Musica ossessiva del contrabbasso
(ff): ”E’ <strong>un</strong>a trappola! La storia è <strong>un</strong>a trappola! Una<br />
trappola!”<br />
(dm) riprende sarcastico : “<strong>un</strong>a trappola!” (il contrabbasso<br />
gli fa il verso)<br />
(am): “No, le cose sono come sono. La storia è quello che<br />
è. Non c’è via d’uscita. Ogni tentativo è utopia!” (il<br />
contrabbasso gli a il verso)<br />
(dm) riprende sarcastico: “utopia utopia!”<br />
(bf): “L’utopia è l’<strong>un</strong>ica via di scampo! Altrimenti moriremo<br />
appestati dalla storia. Reagiamo! Presto! (rivolgendosi al<br />
pubbico)<br />
Anche voi! Dobbiamo agire! Il tempo stringe!”<br />
(dm) riprende sarcastico: ”Il tempo<br />
stringe” (il contrabbasso<br />
gli a il verso)<br />
(ff): ”Liberiamoci di questo demonio, liberiamoci della<br />
storia, liberiamoci del peso che schiaccia l’umanità! Presto,<br />
sparate a questo rospo indemoniato!”<br />
(dm) riprende sarcastico: “indemoniato indemoniato!” (il<br />
contrabbasso gli fa il verso)<br />
e ripete il ritornello:<br />
“ninna nanna ninna nanna<br />
il popolo dorme, chi lo inganna<br />
trionfa. Il mondo muore<br />
l’ombra ne è signore<br />
il diavolo è padrone<br />
della mente del caporione”.<br />
Entra, con <strong>un</strong> ampio vestito di nylon e <strong>un</strong> collare dorato<br />
settecentesco (cm), molto ieratico. Rivolgendosi al<br />
pubblico, e riferendosi a (dm):<br />
“Che cosa ne facciamo di questo archetipo della nostra<br />
maledizione? Che cosa ne facciamo della nostra ombra?<br />
Che cosa ne facciamo della nostra ignoranza, della nostra<br />
avidità, della nostra violenza, della nostra paura, della<br />
nostra acquiescenza? Io vi chiedo <strong>un</strong> gesto, <strong>un</strong>’azione che<br />
ci riscatti tutti quanti: vi chiedo di mettervi in marcia verso la<br />
libertà e la consapevolezza, e consegnare il governo del<br />
mondo nelle mani di uomini e donne illuminati. E da questo<br />
movimento avrà inizio la rinascita dell’umanità. Non ha più<br />
senso la politica dei Machiavelli, degli Hobbes e dei loro<br />
seguaci di destra di sinistra e di centro che oggi occupano<br />
gli scranni del potere. Avrà diritto di esercitare il potere<br />
solo<br />
chi si sarà liberato dal potere, solo<br />
chi veglierà su se stesso<br />
attraverso<br />
gli strumenti della contemplazione e della<br />
meditazione, chi sarà prima <strong>un</strong> illuminato e poi <strong>un</strong> politico.<br />
Gli altri si ritirino in buon ordine, vadano nei conventi,<br />
inizino <strong>un</strong> autentico cammino spirituale. O se ne stiano a<br />
casa. E allora vi chiedo: che cosa ne facciamo di questo<br />
81<br />
uccellaccio del malaugurio cosmico, di questo deus ex<br />
machina abortito?”.<br />
Qualc<strong>un</strong>o dal pubblico: “Eliminatelo!”.<br />
(ef), molto sacerdotale, vestita di rosso, mentre gli altri<br />
stanno immobili, avvolge (dm) con la veste assai ampia,<br />
incorporandolo:<br />
“No! La luce sfolgora nell’ombra, non esiste l’intero<br />
senza la metà! Schiacciare il serpente ne eccita i veleni.<br />
Anche ciò che è dominato dal male è figlio della Luce:<br />
soltanto, si è separato dalla fonte dell’amore <strong>un</strong>iversale, del<br />
mistero radiante. Vaga come il mendicante cieco, che ha<br />
<strong>per</strong>duto la via che conduce a casa.<br />
Tutto è luce e amore,<br />
nel profondo. Accogliamolo, sciogliamo via il piombo che<br />
nasconde l’oro della natura autentica! Non c’è rinascita, se<br />
non si integrano le ombre, se non si trasmuta il metallo vile<br />
in oro. Amata nel distacco, l’ombra si illumina, come il<br />
vampiro muore <strong>per</strong> amore. E tutto ritornerà al suo centro, al<br />
Mistero dell’Amore-Sapienza <strong>un</strong>iversale. E’ questa la<br />
snudata radice di ogni cosa”.<br />
(dm) si denuda sotto la grande veste di (ef).<br />
(cm) comincia a suonare il tamburo.<br />
Azione rituale di (bf) (ff) (am) (ef).<br />
Aumenta il ritmo del tamburo e tutti, a braccia a<strong>per</strong>te, con<br />
le palme delle mani rivolte in alto, gridano A! A! A!<br />
parossisticamente, almeno 10 volte, accompagnando il<br />
grido con l’elevazione delle braccia in tre fasi, fino a <strong>un</strong><br />
grido<br />
finale di (cm) che segna la fine dell’azione.<br />
(cm)<br />
da Yeats: “The Second Coming”:<br />
“Girando e girando<br />
nella spirale che si allarga<br />
il falcone non sente il falconiere<br />
le cose si dividono; il centro<br />
non riesce a tenere<br />
la mera anarchia viene scatenata sul mondo,<br />
la marea oscurata dal sangue viene<br />
scatenata,<br />
e dov<strong>un</strong>que la cerimonia dell’innocenza<br />
è affogata;<br />
i migliori <strong>per</strong>dono ogni<br />
convinzione, mentre i peggiori<br />
sono pieni di intensità<br />
appassionata.<br />
Certo, <strong>un</strong>a qualche rivelazione<br />
sarà vicina;<br />
certo, il secondo avvento<br />
è imminente.<br />
Il secondo avvento!<br />
Da qualche parte nelle sabbie<br />
del deserto<br />
<strong>un</strong>a forma con corpo<br />
di leone<br />
e la testa di uomo<br />
con<br />
<strong>un</strong>o sguardo fisso<br />
e spietato come il sole,<br />
sta muovendo le sue cosce lente,<br />
mentre tutto intorno a essa
turbinano le ombre degli uccelli indignati del deserto.<br />
Il buio cade di nuovo; ma ora so<br />
che venti secoli di sonno pietroso<br />
furono vessati fino all’incubo da <strong>un</strong>a culla dondolante<br />
e quale bestia ruvida, la sua ora è infine arrivata,<br />
avanza dondolando verso Betlemme<br />
<strong>per</strong> essere nata?”<br />
(va al centro e continua, battendo il tamburo<br />
due volte<br />
prima della parola “Gloria”)<br />
“E allora GLORIA <strong>per</strong> i figli dello spirito,<br />
<strong>per</strong> i martiri della libertà, GLORIA<br />
<strong>per</strong> i maestri visibili e invisibili,<br />
GLORIA <strong>per</strong> i ciechi che impareranno a vedere,<br />
<strong>per</strong> chi è nell’ombra e cerca la luce GLORIA<br />
GLORIA <strong>per</strong> i popoli che chiedono la pace<br />
GLORIA <strong>per</strong> i pacifici che amano il rischio<br />
Per i figli della luce GLORIA<br />
GLORIA a voi, GLORIA agli amici e ai nemici GLORIA al<br />
tempo del Risveglio, del<br />
Rito, del Ritorno!”.<br />
Alle parole “e allora GLORIA” parte<br />
musica di Mahler e tutti<br />
iniziano a ruotare su se stessi alla maniera dei dervisci.<br />
Quando la musica di Mahler finisce tutti vanno lentamente<br />
verso (cm), che si alza,<br />
mentre il contrabbassista suona in<br />
toni gravi quasi <strong>un</strong>a reiterato<br />
aum. Tutti si allineano sul<br />
proscenio, con il piede destro in avanti e la mano destra<br />
protesa, la sinistra indietro. Poi, al ralenty, si manda la<br />
mano sinistra in avanti, si <strong>un</strong>iscono<br />
i piedi e si <strong>un</strong>iscono le<br />
mani sotto l’ombelico, con la destra dentro la sinistra. Cala<br />
il sipario.<br />
82<br />
Figura 2
??????<br />
83
84<br />
??????????
85<br />
??????????
86<br />
??????????
New World Order<br />
(foglio di sala)<br />
Il miraculum New World Order, frutto di nove mesi di lavoro<br />
presso la Scuola <strong>Arthena</strong>, è azione sciamanica cosmica,<br />
che costringe a volgere lo sguardo su <strong>un</strong>’ipotesi<br />
agghiacciante: che il pianeta sia nelle mani di <strong>un</strong>a élite di<br />
spietati mostri psichici, figliati dalla sequenza delle Figure<br />
del Potere incarnatosi nella Storia, di cui si fanno esempio<br />
le parole di Machiavelli, dal Principe, di Hobbes, dal<br />
Leviatano, e lacerti rivistati da Sofocle (il mito di Antigone)<br />
e Shakespeare (da Macbeth). Questa dominazione prende<br />
il ghigno di <strong>un</strong> Nuovo Ordine Mondiale che non è altro che<br />
il dominio sul pianeta da parte di <strong>un</strong>a struttura di potere<br />
finanziario, politico, massmediatico pronta a tutto, anche<br />
all’assassinio, pur di accumulare potere e denaro, e<br />
diventare padrona indiscussa del mondo, seguendo la<br />
prospettiva inaugurata alla fine del ‘700 dai cosiddetti<br />
Illuminati di Baviera, e dal loro iniziatore Adam Weishaupt.<br />
Costoro, che manovrano i politici su scala planetaria, in<br />
primis negli U.S.A., salderebbero in <strong>un</strong>a morsa fatale<br />
esoterismo nero e politica: a questo allude il rito di<br />
uccisione e divoramento del puer, che Adam Weishaupt<br />
accompagna con la recitazione alla rovescia, alla maniera<br />
dei satanisti, di <strong>un</strong> passo dalla famosa Ecloga IV di Virgilio.<br />
L’umanità viene trascinata in <strong>un</strong> inferno <strong>per</strong>enne, a cui non<br />
può mancare la parola diagnosticante di <strong>un</strong> Dante Alighieri<br />
redivivo.<br />
Tutto questo potrebbe essere fantasia: e infatti i testi<br />
estrapolati dal Sito Internet, New World Order (o Gli<br />
Illuminati), vengono recitati in delirio, come se fossero<br />
insetti psichici che costellano <strong>un</strong>a paranoia del pensiero.<br />
Ma anche se le élites di potere non gi<strong>un</strong>gono a uccidere e<br />
divorare bambini, sicuramente uccidono e divorano il<br />
bambino come simbolo della pace, della purezza: è questa<br />
la messa nera planetaria a cui ci vorrebbero costringere. E<br />
allora non resta che trattarli come miserabili indemoniati,<br />
prenderne a simbolo e campione i volti più noti e<br />
compromessi con l’esercizio machiavellico e spietato del<br />
potere, e officiare <strong>un</strong> vero e proprio esorcismo – a cui il<br />
pubblico è invitato ad associarsi – nei loro confronti: <strong>per</strong> la<br />
prima volta, a <strong>teatro</strong>, e forse nella storia. Tutti, ness<strong>un</strong>o<br />
escluso, <strong>per</strong>ché non esistono capi di governo, e neanche<br />
politici che occupino posizioni reali di grande potere,<br />
87<br />
veramente illuminati, capaci di contrastare il degrado<br />
morale e ecologico del pianeta attraverso <strong>un</strong>a sapienza<br />
illuminata e la pratica della solidarietà non strumentale.<br />
Di fronte a tanta meschinità che si ammanta di sorrisi<br />
glamourosi, ma occulta <strong>un</strong>’anima davvero nera, non resta<br />
che infrangere ogni gabbia, e tentare la via di <strong>un</strong>a<br />
rivoluzione spirituale, che abbatta simbolicamente e<br />
pacificamente, ma anche concretamente, questo Mostro,<br />
rin<strong>un</strong>ciando a ricorrere a slogans triti e scontati, e<br />
ponendosi su <strong>un</strong>a via nuova, ann<strong>un</strong>ciata,<br />
inaspettatamente, attraverso le parole di ‘A livella di Totò,<br />
che convoca a <strong>un</strong>a meditatio mortis uguagliatrice, e di cui<br />
si fa sintesi il testo dalla Protennoia Trimorfica gnostica ed<br />
esoterica (primo secolo dopo Cristo), inedito in Italia e<br />
proposto nella versione di Paolo Lucarelli: la via della<br />
consapevolezza e della solidarietà.<br />
E sotto i colpi della storia imbarbarita, anche il Teatro<br />
Iniziatico, simbolo della collettività, diventa luogo di<br />
ribellione alla regia occulta che manovra le menti: uscito di<br />
scena il regista che recita se stesso, l’evento viene<br />
presentato in fieri, come se si costruisse <strong>per</strong> effetto<br />
dell’intreccio delle azioni dei dróntes, simboli dei cittadini<br />
del mondo, che lo conducono alla soluzione finale,<br />
ann<strong>un</strong>ciata dalle parole di T. S. Eliot: la creazione della<br />
rosa mistica, il totem che simboleggia l’Anthropos, ovvero<br />
l’Uomo di Luce, il Buddha, il Cristo, l’Uomo Nuovo, che<br />
trascende l’ottusità della natura umana ottenebrata dalla<br />
storia.<br />
N.B.: i testi da Antigone di Sofocle sono <strong>un</strong>’anteprima<br />
della traduzione di Angelo Tonelli, <strong>per</strong> gentile concessione<br />
di Marsilio e Bompiani editori. I testi da The Waste Land e<br />
Four Quartets di T. S. Eliot sono stati pubblicati, nella<br />
versione di Angelo Tonelli, da Feltrinelli editore.
Copione del miraculum New World Order, 2003<br />
(<strong>per</strong> 7 dróntes)<br />
scena 1a: sipario chiuso. Buio.<br />
Parte la voce preregistrata da “Il Principe” di Machiavelli:<br />
“Debbe <strong>per</strong> tanto <strong>un</strong>o principe non si curare della<br />
infamia di crudele, <strong>per</strong> tenere e’ sudditi sua <strong>un</strong>iti et in fede;<br />
<strong>per</strong>ché, con pochissimi esempi sarà più pietoso che quelli<br />
e’ quali, <strong>per</strong> troppa pietà, lasciono seguire e’ disordini, di<br />
che ne nasca occisioni o rapine: <strong>per</strong>ché queste sogliono<br />
offendere <strong>un</strong>a <strong>un</strong>iversalità intera, e quelle esecuzioni che<br />
vengono dal principe offendono <strong>un</strong>o particulare. Et infra<br />
tutti e’ prìncipi, al principe nuovo è impossibile fuggire il<br />
nome di crudele…” “Nasce da questo <strong>un</strong>a disputa: s’elli è<br />
meglio essere amato che temuto, o e converso.<br />
Respondesi, che si vorrebbe essere l’<strong>un</strong>o e l’altro; ma,<br />
<strong>per</strong>ché elli è difficile accozzarli insieme, è molto più sicuro<br />
essere temuto che amato, quando si abbia a mancare<br />
dell’<strong>un</strong>o dei dua. Perché delli uomini si può dire questo<br />
generalmente: che sieno ingrati, volubili, simulatori,<br />
fuggitori de’<strong>per</strong>icoli, cupidi di guadagno; e mentre fai loro<br />
bene, sono tutti qua…<br />
E li uomini hanno meno respetto ad offendere <strong>un</strong>o che si<br />
facci amare, che <strong>un</strong>o che si facci temere” “Sendo ad<strong>un</strong>que<br />
<strong>un</strong>o prencipe necessitato sa<strong>per</strong>e bene usare la bestia,<br />
debbe di quelle pigliare la golpe et il lione; <strong>per</strong>ché il lione<br />
non si difende dai lacci, la golpe non si difende da’ lupi.<br />
Bisogna ad<strong>un</strong>que essere golpe a conoscere e lacci, e lione<br />
a sbigottire e’ lupi… Di questo se ne potrebbe dare infiniti<br />
esempli moderni, e monstrare quanta pace, quante<br />
promesse sono state fatte irrite e vane <strong>per</strong> la infidelità de’<br />
principi: e quello che ha saputo meglio usare la golpe è<br />
meglio capitato. Ma è necessario questa natura sa<strong>per</strong>la<br />
bene colorire, et essere gran simulatore e dissimulatore.<br />
Sono tanto semplici li uomini, e tanto obediscano alle<br />
necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre<br />
chi si lascerà ingannare”<br />
Intanto il sipario si è a<strong>per</strong>to.<br />
Musica da A. Schönberg,”Pierrot L<strong>un</strong>aire”.<br />
Entra (am), e porta su <strong>un</strong> carrello da pacchi (bf) e (cf), che<br />
colloca dietro le grate, poi posa il carrello e si toglie il<br />
grembiule da lavoro.<br />
88<br />
(am) ritorna sul proscenio e attacca “A Livella”, mentre (bf)<br />
e (cf) agitano sonagli e suonano il corno, in <strong>un</strong>a sorta di<br />
piccola sarabanda.<br />
A <strong>un</strong> certo p<strong>un</strong>to entra il Regista (dm), e interrompe<br />
bruscamente (am):<br />
“No no no no basta! Questa volta lo spettacolo, o meglio, il<br />
miraculum, non si fa, <strong>per</strong>ché mi sono – e ci siamo –<br />
stancati di fare, app<strong>un</strong>to, spettacoli, ovvero qualcosa che<br />
potete guardare come l’entomologo guarda l’insetto, come<br />
si guarda la televisione, <strong>per</strong> poi dire: bello quello, bravo<br />
quell’altro, lì <strong>per</strong>ò io avrei fatto così, ma non si capisce<br />
niente, eccetera eccetera eccetera… Non ci siamo. Non è<br />
<strong>per</strong> questo che siamo qui. Non è <strong>per</strong> questo che è nato il<br />
Teatro Iniziatico! Il Teatro Iniziatico è nato <strong>per</strong> provocare<br />
<strong>un</strong>a rivoluzione pacifica delle coscienze,<br />
<strong>per</strong> introdurre e<br />
introdurci a <strong>un</strong>a visione più alta del mondo, che faccia<br />
nascere <strong>un</strong>a civiltà più evoluta, più solidale, più nobile, più<br />
– mi si conceda il termine – divina. E poi, decido di<br />
interrom<strong>per</strong>e il miraculum <strong>per</strong> protesta nei confronti<br />
dell’imbecillità delle moltitudini planetarie, che sopportano e<br />
mantengono al potere <strong>un</strong>a classe politica, economica,<br />
militare che sta conducendo il pianeta verso <strong>un</strong> baratro dal<br />
quale non ci sarà scampo. Per protesta contro tutti costoro,<br />
questa sera niente spettacolo!!! Ah giusto! Avete pagato il<br />
biglietto. Ness<strong>un</strong> problema, vi sarà restituito all’uscita.<br />
Questa sera, niente spettacolo! Per favore tu (chiama <strong>per</strong><br />
nome il tecnico luci) spegni le luci! E tutti a casa, a vedere<br />
la televisione!”.<br />
I dróntes arretrano. Buio in sala.<br />
(am): ”Eh no, caro il mio regista! Io voglio recitare la mia<br />
parte!”<br />
E continua con “A livella”.<br />
(bf) e (cf) danno segni di impazienza e agitano ancora gli<br />
strumenti<br />
(dm): “Ho detto di spegnere le luci! Questa sera niente<br />
spettacolo!”<br />
Buio in sala<br />
(am): “No! io continuo!” E va avanti con “A livella”.<br />
(dm): “Basta così! Se non le spegnete voi le luci, vengo io a<br />
farlo! Presto, buio! E tutti a casa!”
89<br />
????????
90<br />
????????
(am) esce in malo modo. (bf) e (cf) fanno <strong>un</strong> gesto di<br />
disapp<strong>un</strong>to e si siedono.<br />
Scena 2 Buio in sala. (bf) suona accordi ipnotici di Sitar,<br />
mentre alle spalle del pubblico, avvolti in mantelli bianchi,<br />
con <strong>un</strong>a torcia nel petto che traspare dai drappeggi,<br />
entrano due morti, <strong>un</strong>a donna americana uccisa nel crollo<br />
delle Twin Towers l’11 settembre, e <strong>un</strong> kamikaze arabo.<br />
(dm): “Bene! Abbiamo anche il <strong>teatro</strong> nel <strong>teatro</strong>! Potremmo<br />
rappresentare i Sei <strong>per</strong>sonaggi di Pirandello! Ma come<br />
siamo ben inseriti nella tradizione del Novecento! Ma che<br />
bello, il <strong>teatro</strong> nel <strong>teatro</strong>!”.<br />
(bf) e (cf): “Piantala! Non vedi che sono morti!?”<br />
(dm): “Ah sono morti! Allora lasciamoli parlare. Di questi<br />
tempi c’è da vergognarsi di appartenere ai vivi. Preferisco<br />
parlare con i morti”.<br />
Esce<br />
Una giovane morta (ef), recita dall’Apocalissi di Giovanni, e<br />
poi il testo di chi scrive:<br />
“E’ caduta la grande Babilonia! E’ diventata la dimora<br />
dei demoni, il rifugio di ogni spirito immondo e odioso<br />
<strong>per</strong>ché tutte le genti hanno bevuto il vino della sua frenetica<br />
lussuria e i re della terra hanno fornicato con lei, e i<br />
mercanti della terra si sono arricchiti <strong>per</strong> l’esorbitante suo<br />
lusso! Trattatela come ha trattato gli altri e rendetele il<br />
doppio di quello che ha fatto! Quanto ha fatto di sfoggio del<br />
suo splendore e del suo lusso, altrettanto datele di tormenti<br />
e di lutto! In <strong>un</strong> solo giorno piomberanno su di lei i flagelli e<br />
sarà consumata dal fuoco, <strong>per</strong>ché potente è il signore Iddio<br />
che l’ha giudicata! I mercanti arricchiti da lei se ne staranno<br />
lontani <strong>per</strong> paura del suo tormento e piangendo e gemendo<br />
diranno “Sventura! Sventura! O grande città! Si era vestita<br />
di bisso e di porpora e di scarlatto, tutta ornata d’oro, di<br />
pietre preziose e di <strong>per</strong>le; e in <strong>un</strong> attimo è stata distrutta<br />
ricchezza sì grande! Così in <strong>un</strong> sol colpo sarà precipitata<br />
Babilonia… E in te non si udiranno più le armonie dei<br />
citaredi e dei musici né più si troverà in te artefice di<br />
qualsiasi arte; né più si sentirà rumore di macine né in te<br />
brillerà più luce di lampada. Perché i tuoi mercanti erano<br />
padroni della terra, e dalle tue malìe sono state sedotte<br />
tutte le nazioni…Forse questo dovevamo capirlo prima…<br />
91<br />
Se ci fossimo fermati in tempo…Se avessimo dato <strong>un</strong> po’<br />
del troppo che avevamo…Se non avessimo preteso di<br />
dominare il mondo <strong>per</strong> il nostro egoismo…Se non<br />
avessimo <strong>per</strong>messo ai padroni occulti della nostra patria di<br />
ordire strategie di dominio, su di noi e sul mondo…di<br />
spedire bombe assassine su innocenti.<br />
Stavo bevendo il tè, quando l’aereo mi è esploso dentro.<br />
Chi è stato a mandarli? Chi è il nemico? Una vampa calda,<br />
e io disintegrata nella vampa, <strong>per</strong> <strong>un</strong> attimo. Poi via, nella<br />
luce degli innocenti. Ma c’è innocenza al mondo? Io sono<br />
morta là, ma da dove sono adesso, non odio ness<strong>un</strong>o.<br />
Vittime e carnefici, <strong>un</strong> intreccio, <strong>un</strong>a maledizione. Ho<br />
pagato le colpe della mia terra. Le colpe di tutti gli umani<br />
che non trovano la luce dell’amore. Io innocente, ho pagato<br />
<strong>per</strong> tutti.<br />
Un kamikaze morto (fm): ”Che cos’è la morte? Uno<br />
squarcio? Un balzo nella luce? Non importa, che cos’è la<br />
morte. Io sono morto odiandola, la Grande Babilonia. Ho<br />
gioito a vedere crollare le due torri. Ho gioito. Ho gioito, nel<br />
viaggio verso Allah, quando i miei occhi sono esplosi in <strong>un</strong>a<br />
vertigine di arti macellati. Ho odiato i ricchi e gli arroganti,<br />
sono morto in Allah. Ma posso dirvi: nulla, di ciò che mi<br />
aspettavo, ho incontrato nell’Altrove. Ness<strong>un</strong> paradiso, <strong>per</strong><br />
chi muore odiando: solo <strong>un</strong> inferno atroce dove ci siamo<br />
tutti, arabi, americani, ebrei, nazisti, italiani, tedeschi, tutti<br />
quanti, noi che siamo morti odiando. Dovevo capirlo prima,<br />
prima di uccidermi uccidendo…Se avessi agito senza<br />
compiere violenza…Se avessi pensato che esiste sempre<br />
<strong>un</strong>’altra strada…Se non avessi giurato cieca fede nei miei<br />
capi…Datemi <strong>un</strong>a luce, che mi guidi fuori di qui, che mi<br />
lasci morire nella pace, nel cuore del dio più vasto. Una<br />
luce, <strong>un</strong>a luce nel buio…”.<br />
Salgono sul palco e poi escono.<br />
Scena 3 (cf) suona il corno.<br />
Entrano (am) e (gf), rispettivamente Creonte e Antigone.<br />
Creonte, a torso nudo, impugna <strong>un</strong>o scettro e ha <strong>un</strong>a<br />
corona sulla testa. Antigone, vestita da sposa, tiene tra le<br />
mani, all’altezza dell’ombelico, <strong>un</strong> teschio, ed ha il capo<br />
velato di nero.<br />
(cf) suona il corno <strong>per</strong> la seconda volta, molto forte<br />
(am) Creonte: “Cittadini, gli dei dopo avere sconvolto<br />
questa città con <strong>un</strong>a grande tempesta l’hanno raddrizzata<br />
saldamente.
E io ho inviato messi<br />
<strong>per</strong> convocarvi qui, in disparte da tutti, <strong>per</strong>ché so<br />
che<br />
avete sempre venerato<br />
non solo la potenza del trono di Laio<br />
ma anche di Edipo, quando reggeva la città,<br />
e anche dopo la sua morte,<br />
serbando fedeltà inalterata <strong>per</strong> i suoi figli.<br />
E adesso che in <strong>un</strong> giorno solo, <strong>per</strong> duplice destino,<br />
sono<br />
morti, aggressori-aggrediti,<br />
macchiandosi di suicidio reciproco,<br />
spetta a me, parente stretto dei morti,<br />
tutto il potere regale.<br />
Eteocle è morto combattendo<br />
<strong>per</strong> questa città,<br />
ha<br />
dimostrato tutto il suo valore nelle armi.<br />
Sia celato nella tomba e goda degli onori<br />
che<br />
spettano agli eccellenti tra i morti!<br />
In quanto a Polinice, suo fratello di sangue<br />
che rientrò dall’esilio <strong>per</strong> distruggere con il fuoco<br />
la terra dei padri e gli dei della stirpe<br />
e volle abbeverarsi al sangue del fratello,<br />
al suo stesso sangue,<br />
e ridurre in schiavitù gli altri cittadini,<br />
<strong>un</strong> bando ha intimato a questa città<br />
di non degnarlo del sepolcro<br />
né del lamento f<strong>un</strong>ebre,<br />
ma di lasciarlo senza tomba, carogna mutilata,<br />
sotto gli occhi di tutti, banchetto di uccelli e di cani!<br />
Così ho decretato. Mai, <strong>per</strong> parte mia,<br />
gli infami sopravanzeranno gli onesti!<br />
Ma chi<strong>un</strong>que si dimostri amico a questa città,<br />
sia esso morto o tra i vivi, sarà onorato da me!”.<br />
(cf) corno<br />
(af) coreuta: “Molte sono le cose tremende<br />
ma nulla è più tremendo dell’uomo<br />
che valica il mare candido di schiuma<br />
al soffio tempestoso del vento del Sud<br />
fendendo il fragore delle onde<br />
e travaglia la più eccelsa tra gli dei<br />
la Terra eterna, infaticabile,<br />
al giro degli aratri, di anno in anno<br />
e la rivolta con la stirpe dei cavalli.<br />
E serrandole nei lacci delle reti<br />
l’uomo, con mente accorta<br />
cattura la razza spensierata degli uccelli<br />
e i popoli delle fiere selvagge<br />
92<br />
????????
e le creature marine;<br />
senza che dia segni di turbamento<br />
e con le sue astuzie<br />
e la interrogano su quello che ha fatto prima<br />
domina le fiere silvestri che vagano sui monti<br />
e aggioga <strong>per</strong> il collo<br />
su quello che sta facendo adesso”.<br />
il cavallo crinito, il toro infaticabile, montano.<br />
(am) Creonte: “E tu, tu che chini a terra il capo<br />
E apprese la parola<br />
e il vento del pensiero<br />
confermi o neghi di averlo fatto?”<br />
e l’istinto al vivere civile<br />
e come fuggire i dardi a cielo a<strong>per</strong>to<br />
(gf) Antigone: “L’ho fatto, e non lo nego!”<br />
del gelo inospitale, dei rovesci di pioggia<br />
(am)Creonte: “Dimmi in poche parole,<br />
moltiplicando le sue risorse: mai senza risorse<br />
senza tirarla <strong>per</strong> le l<strong>un</strong>ghe:<br />
affronta il futuro, e soltanto<br />
dall’Ade<br />
non avrà scampo”.<br />
sapevi che <strong>un</strong> bando lo proibiva?”<br />
(gf) Antigone: “Lo sapevo.<br />
(cf) (sentinella): “Le cose sono andate così.<br />
Come avrei potuto non sa<strong>per</strong>lo?<br />
Quando arrivarono là,<br />
dopo quelle sue terribili minacce<br />
Lo sapevano tutti”<br />
spazzarono via tutta la polvere che copriva il morto<br />
e scoprirono ben bene il corpo in putrefazione.<br />
(am) Creonte: “E hai osato calpestare queste leggi?”.<br />
Poi si sedettero sottovento, sulla cima di <strong>un</strong> poggio<br />
(gf) Antigone:“Non era certo stato Zeus a proclamarle<br />
<strong>per</strong> evitare di essere investiti<br />
dal tanfo che emanava<br />
né Dike che dimora con gli dei di sottoterra.<br />
e si incitavano l’<strong>un</strong> l’altro a stare svegli.<br />
Non furono loro a stabilire queste leggi <strong>per</strong> gli umani.<br />
E se qualc<strong>un</strong>o voleva risparmiarsi quell’impegno,<br />
E non pensavo che i tuoi bandi<br />
lo coprivano di insulti.<br />
avessero tanta forza da consentire a chi è mortale<br />
E la durarono in quel modo<br />
di trascurare le leggi non scritte, ma salde, degli dei<br />
finché il cerchio fulgido del sole<br />
che non sono nate oggi, non ieri<br />
non fu al centro del cielo, nella vampa della<br />
calura.<br />
ma vivono dall’eternità<br />
Ed ecco che all’improvviso <strong>un</strong>a tempesta<br />
e ness<strong>un</strong>o sa quando si siano rivelate.<br />
solleva dal suolo <strong>un</strong> turbine di polvere,<br />
E io non dovevo essere condannata<br />
flagello dell’aria<br />
dal trib<strong>un</strong>ale degli dei<br />
e invade tutta la pianura, schiantando<br />
<strong>per</strong> essermi lasciata intimidire<br />
le chiome degli<br />
alberi, invadendo il vasto cielo.<br />
In silenzio, reggevamo la peste divina.<br />
dalla tracotanza di <strong>un</strong> umano!”.<br />
E quando, dopo <strong>un</strong> bel po’ di tempo, (am)Creonte: “Volontà troppo ostinate<br />
la tempesta finisce<br />
si schiantano più facilmente, e il ferro più duro<br />
gli apparve la fanciulla, che lanciava striduli<br />
lamenti<br />
se il fuoco, temprandolo, lo indurisce oltre misura<br />
come uccello che scorga il nido svuotato,<br />
vedrai che il più delle volte va in frantumi.<br />
senza più la covata:<br />
E so che <strong>un</strong> piccolo freno tiene a bada<br />
così anche lei scoppiò a piangere<br />
i cavalli più focosi:<br />
quando vide il cadavere nudo<br />
non deve insu<strong>per</strong>bire, chi è in balìa di altri.<br />
e lanciò maledizioni atroci contro i responsabili.<br />
E costei, nella sua tracotanza,<br />
E subito con le sue mani reca polvere<br />
riarsa<br />
sapeva bene di compiere <strong>un</strong> misfatto<br />
e levando in alto <strong>un</strong>a brocca di bronzo ben cesellata quando<br />
calpestava le leggi stabilite!<br />
onora il cadavere di <strong>un</strong>a triplice<br />
libagione.<br />
E dopo averlo commesso<br />
Appena se ne accorgono, le piombano addosso<br />
ecco il secondo affronto: se la ride,<br />
e l’acciuffano subito,<br />
si vanta del bel gesto!<br />
93
E se trionfasse imp<strong>un</strong>ita<br />
mentre mi incammino <strong>per</strong> l’estremo tragitto<br />
non sarei più io, l’uomo,<br />
ma lei!<br />
e lancio l’ultimo sguardo alla luce del<br />
sole<br />
Sia pure figlia di mia sorella,<br />
che non vedrò mai più!<br />
e sia pure del mio stesso sangue<br />
Ades che tutti avvolge nel sonno<br />
ancora più di tutti coloro<br />
mi<br />
trascina viva alle rive dell’Acheronte.<br />
che venerano Zeus protettore della mia casa:<br />
Senza imeneo, senza canto nuziale<br />
né lei né sua sorella scam<strong>per</strong>anno<br />
alla peggiore delle sorti!”.<br />
(cf) coreuta 2: “Beati coloro che vivono<br />
Acheronte mi avrà in sposa”.<br />
(cf) suona il corno<br />
senza provare sventura.<br />
(gf) esce, (am ) resta e arretra verso destra; (cf) e (bf) si<br />
Ma a chi <strong>un</strong> dio sconvolge la casa,<br />
ness<strong>un</strong>a sciagura manca<br />
mettono di spalle.<br />
di abbattersi su tutta la sua discendenza:<br />
Scena<br />
3: (fm), dal “Leviatano” di Hobbes:<br />
così<br />
sospinta dalle raffiche maligne dei venti traci<br />
“La natura, cioè l'arte, con la<br />
quale Iddio ha fatto e governa<br />
l’onda corre sull’abisso buio del mare<br />
il mondo, come in molte altre cose,<br />
anche in questa è<br />
e rovescia dal fondo la sabbia<br />
scura<br />
imitata dall'arte dell'uomo,<br />
che può costruire <strong>un</strong> animale<br />
e rimbombano le coste<br />
artificiale.<br />
Infatti, se la vita non è che moto di membra, la<br />
battute dai venti ostili.<br />
cui origine è in qualche principale organo interno, <strong>per</strong>ché<br />
La s<strong>per</strong>anza errante non<br />
possiamo dire che tutti gli automata - macchine che si<br />
<strong>per</strong> molti tra gli umani è conforto<br />
muovano da sé, con molle e ruote, come <strong>un</strong> orologio<br />
-<br />
<strong>per</strong> molti inganno di desideri vani.<br />
hanno <strong>un</strong>a vita artificiale? Poiché cos'è il cuore,<br />
se non <strong>un</strong>a<br />
Striscia dentro l’uomo<br />
molla, e che sono i nervi, se non delle corde, e che<br />
le<br />
che non si accorge di nulla<br />
gi<strong>un</strong>ture, se non delle ruote, che<br />
mettono in moto tutto il<br />
prima di scottarsi il piede<br />
corpo, quale fu concepito dall'Artefice? L'arte fa anche di<br />
sul fuoco ardente.<br />
più, poiché imita quel razionale e più eccellente lavoro<br />
della<br />
Alla saggezza di qualc<strong>un</strong>o<br />
natura, che è l'uomo. Poiché con l'arte è creato quel gran<br />
dobbiamo il detto famoso<br />
Leviatano, chiamato <strong>un</strong>o<br />
stato, il quale non è che <strong>un</strong> uomo<br />
il male sembra <strong>un</strong> bene<br />
artificiale, benché di maggiore statura e forza del naturale,<br />
se <strong>un</strong> dio spinge alla rovina.<br />
<strong>per</strong> la protezione e difesa del quale fu concepito. In esso la<br />
E poco tempo vivrà<br />
senza rovina”.<br />
sovranità è <strong>un</strong>'anima artificiale, come <strong>per</strong> dar vita e moto a<br />
tutto il corpo; i magistrati e gli<br />
altri ufficiali giudiziari ed<br />
(am) Creonte: “La trascinerò in <strong>un</strong> luogo deserto<br />
esecutivi sono le gi<strong>un</strong>ture; i premi<br />
e le pene - <strong>per</strong> le quali,<br />
dove non sia traccia di esseri umani<br />
legati<br />
al soglio della sovranità, ogni gi<strong>un</strong>tura ed ogni<br />
e la sigillerò viva in <strong>un</strong>a grotta di pietra<br />
membro compie il suo dovere - sono i nervi, che fanno lo<br />
fornendole quel tanto<br />
di cibo<br />
stesso nell'organismo naturale; la pros<strong>per</strong>ità e la ricchezza<br />
che basti a evitare il sacrilegio<br />
dei singoli membri sono la forza; la salus populi i suoi<br />
affari;<br />
<strong>per</strong>ché non ne sia contagiata tutta la città.<br />
i consiglieri, dai quali sono suggerite tutte le cose<br />
E là, invocando Ades,<br />
l’<strong>un</strong>ico dio che essa venera,<br />
necessarie a conoscersi, sono la memoria;<br />
l'equità e le<br />
forse otterrà di scampare alla morte<br />
leggi <strong>un</strong>'artificiale ragione<br />
e volontà; la guerra civile la<br />
oppure comprenderà, almeno allora<br />
morte. Infine i patti e i concordati, con i quali le parti di<br />
che è vana fatica onorare il reame dell’Ade!”.<br />
questo corpo politico furono dapprima<br />
aggregate, messe<br />
insieme e <strong>un</strong>ite, sono come il fiat pron<strong>un</strong>ziato<br />
da Dio nella<br />
(cf) suona il corno<br />
creazione. Poiché le leggi di natura,<br />
come la giustizia,<br />
l’equità, la modestia, la pietà,<br />
ed infine il fare agli altri quello<br />
(gf) Antigone: “Guardatemi, cittadini della mia pat ria<br />
che vorremmo fosse fatto a noi, in se stesse, senza il<br />
94
????????<br />
95
terrore di <strong>un</strong> qualche potere, che le faccia osservare, sono<br />
contrarie alle nostre passioni naturali, che ci trascinano<br />
alla<br />
parzialità, all’orgoglio, alla vendetta e simili; ed i patti,<br />
senza la spada, non sono che parole, senza alc<strong>un</strong>a forza<br />
<strong>per</strong> rendere sicuro <strong>un</strong> uomo. Perciò, se non è stabilito <strong>un</strong><br />
potere, o se esso non è abbastanza forte <strong>per</strong> assicurarci,<br />
ogni uomo preferisce e può lealmente affidarsi alla propria<br />
forza e alla propria arte <strong>per</strong> difendersi contro tutti gli altri<br />
uomini…”<br />
(fm) va davanti alla grata di (bf), (am) lo raggi<strong>un</strong>ge.<br />
(bf), strega, li apostrofa: “Salve, Macbeth, che <strong>un</strong> giorno<br />
sarai re!”<br />
Poi va al centro, fa <strong>un</strong>a rotazione e raggi<strong>un</strong>ge (cf) (Lady<br />
Macbeth) dicendo: “Raddoppia fatica, raddoppia travaglio;<br />
ruggisci tu fuoco, gorgoglia caldaio!”.<br />
(am) e (fm), rispettivamente con mantello rosso (gli viene<br />
porto dalla strega bf) e mantello nero, vanno a costituire<br />
Macbeth e la sua ombra (O):<br />
(fm) Macbeth: “Fermatevi e dite di più, oracoli incompiuti!”.<br />
(am) O: “Se fosse fatto <strong>un</strong>a volta fatto, allora meglio fosse<br />
fatto presto!”.<br />
(fm) Macbeth: “Se il crimine potesse irretire le sue<br />
conseguenze e dove termina trovare esito: <strong>un</strong> colpo che<br />
fosse il tutto e la fine di tutto: qui stesso, allora, sul banco di<br />
sabbia che è il tempo, io salterei <strong>per</strong> lanciarmi sulla vita a<br />
venire”.<br />
(am) O: Ma già qui ci coglie la sentenza: i messaggi di<br />
sangue che inventiamo si ritorcono sull’inventore. La<br />
giustizia imparziale torce tazza e veleno alle nostre labbra.<br />
(fm) Macbeth: “Egli è qui, due volte sicuro: gli sono parente<br />
e suddito, due barriere contro il delitto; e ancora, sono suo<br />
ospite, qui <strong>per</strong> sbarrare il passo agli assassini, non <strong>per</strong><br />
estrarre io stesso il pugnale”.<br />
(am) O: “D<strong>un</strong>can, <strong>un</strong> re così nobile e diritto; le cui virtù,<br />
simili a trombe angeliche, tuonano contro l’ipotesi di<br />
sopprimerlo”.<br />
(fm) Macbeth: “Insieme la pietà, neonato ignudo che<br />
galoppa nell’uragano, e gli angeli invisibili destrieri del<br />
cielo.<br />
96<br />
??????
den<strong>un</strong>zieranno a tutti <strong>un</strong> tale misfatto finché le lacrime<br />
annegheranno il vento”.<br />
(am) O: “Che sprone ha il mio disegno? L’ambizione, non<br />
altro: l’ambizione che da sola, saltando troppo in alto sulla<br />
sella, si disarciona”.<br />
(bf) Strega: “Raddoppia…caldaio”.<br />
(cf): Lady Macbeth: “Tu vorresti essere grande, non sei<br />
senza ambizione, ma sei privo della malvagità che<br />
93<br />
dovrebbe accompagnarla.<br />
Quello che più vorresti, lo vorresti santamente, non vorresti<br />
vincere illecitamente…Corri qui da me <strong>per</strong>ché io possa<br />
versare il mio spirito nel tuo orecchio, e dis<strong>per</strong>dere col<br />
valore della mia lingua tutto ciò che ti impedisce di<br />
gi<strong>un</strong>gere al cerchio d’oro col quale il Fato e l’aiuto<br />
soprannaturale sembra ti abbiano incoronato…Per<br />
ingannare il mondo prendi la faccia che vogliono le<br />
?????
circostanze, porta negli occhi, nella mano e sulla lingua il<br />
benvenuto; prendi l’aspetto del fiore innocente, ma sii il<br />
serpe che sta al di sotto…Sono madre e ho dato il latte e<br />
so quanta tenerezza si prova <strong>per</strong> il bambino che succhia:<br />
ma gli avrei strappato il capezzolo dalle gengive sdentate<br />
mentre mi volgeva in viso gli occhi sorridenti, e gli avrei<br />
schiacciato il cranio, se lo avessi giurato come tu hai<br />
giurato di fare questo…Venite, voi spiriti che attendete ai<br />
pensieri di morte, spogliatemi del mio sesso e colmatemi<br />
dalla<br />
testa ai piedi della più atroce crudeltà! Fate denso il<br />
mio sangue e chiudete l’accesso al rimorso; che ness<strong>un</strong><br />
94<br />
moto naturale di pietà venga a scuotere il mio crudele<br />
proposito, e a porre <strong>un</strong>a tregua tra questo e il suo<br />
compimento! Venite ai miei seni di donna e prendetevi il<br />
latte in cambio di fiele, voi ministri di assassinio, dov<strong>un</strong>que<br />
nelle vostre sostanze incorporee prestiate la vostra o<strong>per</strong>a<br />
ai malefìci della natura! Vieni, fitta notte, ammantati nel più<br />
cupo fumo dell’inferno, <strong>per</strong>ché la mia lama tagliente non<br />
veda la ferita che fa, né il cielo possa scrutare attraverso la<br />
coltre delle tenebre <strong>per</strong> gridare: “Ferma! Ferma! Ferma”.<br />
(bf) ripete : “Venite…Ferma!”.<br />
???????? 1
99<br />
??????????
??????????<br />
100
101<br />
??????????
Vocalizzazioni di Demetrios Stratos dal CD “Suonare la<br />
voce”. Avanza sul proscenio (am) Weishaupt, con <strong>un</strong><br />
cappuccio nero da boia, accompagnato da (gf) che indossa<br />
<strong>un</strong>a maschera inquietante, e tiene in braccio <strong>un</strong> bambinobambola.<br />
Mentre (am) Weishaupt recita, anche (cf) e (fm)<br />
indossano maschere.<br />
(am) Weishaupt: ”Salve a voi e a tutte le nobili icone del<br />
potere che in varie forme si insinuerà nelle menti degli<br />
umani, e si impadronirà del mondo, a Oriente e a<br />
Occidente, a Sud e a Nord. Da adesso, anno 2003 dopo la<br />
nascita del Grande Illuso Gesù il Cristo, dobbiamo spostare<br />
più in alto la nostra ambizione. Io, Adam Weishaupt<br />
redivivo, riesumato dai secoli, ritorno a proporvi di<br />
impadronirvi del mondo intero! Non è difficile. Dobbiamo<br />
sopprimere i Governi Nazionali e concentrare il potere in<br />
Governi ed Organi Sovranazionali ovviamente gestiti da<br />
noi, gli Illuminati. Dobbiamo creare la divisione delle masse<br />
in campi opposti attraverso la politica, l’economia, la<br />
religione, l’etnia. Dobbiamo controllare la stampa, <strong>per</strong><br />
manipolare le masse attraverso l’informazione. Istituiremo<br />
<strong>un</strong> Nuovo Ordine Mondiale attraverso Guerre Mondiali,<br />
così questo programma di guerre genererà nelle masse <strong>un</strong><br />
tale bisogno di pace, che diventerà naturale arrivare alla<br />
costituzione di <strong>un</strong> Unico Governo Mondiale. La Terza<br />
Guerra Mondiale sarà basata sulle divergenze di opinioni<br />
che gli Illuminati avranno creato tra i Sionisti e gli Arabi, tra<br />
gli Stati Uniti e l’Oriente musulmano, programmando<br />
l’estensione del conflitto a livello mondiale. Bene! E<br />
adesso, <strong>per</strong> fornirci della forza che ci consentirà di ottenere<br />
il potere sul mondo, immoliamo <strong>un</strong> simbolo dell’innocenza,<br />
beviamo il sangue di questo neonato, scateniamo i nostri<br />
istinti più vili! E poi, quando usciremo di qui, vestiamoci in<br />
doppio petto, e impadroniamoci del potere finanziario e<br />
militare! Controlliamo ministri e presidenti, servizi segreti e<br />
mezzi di com<strong>un</strong>icazione! A noi il potere assoluto sul<br />
mondo! Niente potrà fermarci: come sappiamo immolare <strong>un</strong><br />
neonato, così potremo ordinare lo sterminio di popoli<br />
interi!”.<br />
(gf) ostendendo il puer: “Sia immolato, o signore che vieni<br />
dai secoli, il puer eterno, la purezza del mondo, il fiore di<br />
luce, il simbolo della solidarietà, della pace! A te, livido<br />
archetipo del Potere, la gioia di affondare la tua lama nel<br />
suo sangue!”.<br />
102<br />
(am)Weishaupt, colpendolo, grida il testo della Ecloga IV<br />
di Virgilio, alla rovescia:<br />
ut odom itnecsan oreup ouq aerref mumirp<br />
tenised ca otot tegrus sneg aerua odnum<br />
atsac evaf anicul suut mai tanger ollopa<br />
(Tu modo nascenti puero, quo ferrea primum<br />
Desinet ac toto surget gens aurea m<strong>un</strong>do,<br />
casta fave Lucina: tuus iam regnat Apollo).<br />
Mentre colpisce, tutti colpiscono all’<strong>un</strong>isono gridando.<br />
Poi ancora (am) Weishaupt: “Lasciate che vi convochi a<br />
<strong>un</strong>o a <strong>un</strong>o, mostri sublimi, maschere del male, che vi siete<br />
abbeverati a <strong>un</strong>a stessa fonte, la sete del potere, <strong>per</strong> i<br />
secoli dei secoli!”.<br />
Elenca i nomi. A ogni nome tutti vibrano <strong>un</strong> fendente e<br />
gridano, ripetendo l’infanticidio: “Adolf Hitler” (gridano)<br />
“Benito Mussolini” (gridano) “Vissarionovich Dzugasvili<br />
Stalin” (gridano) “Generale Augusto Pinochet” (gridano)<br />
“Presidente George Bush” (gridano) “Saddam Hussein”(<br />
gridano) “Osama Bin Laden” (gridano) “Sharon” (gridano)<br />
“Vladimir Putin” (gridano).<br />
Alla fine, tutti, fuorché (bf) che è uscita gettando la<br />
parrucca da strega, strisciando famelici, si avvicinano al<br />
puer di pane e lo mangiano. Ancora vocalizzazioni di<br />
Stratos, che tutti ripetono. Esce (am).<br />
Entra (ef), vestita di veli bianchi con parrucca bianca stile<br />
liberty e recita da Dante. Tutti continuano a brancolare in<br />
silenzio<br />
CANTO III (1-69), Gli ignavi:<br />
“Per me si va ne la città dolente,<br />
<strong>per</strong> me si va ne l'etterno dolore,<br />
<strong>per</strong> me si va tra la <strong>per</strong>duta gente…<br />
……………………………<br />
Elle rigavan lor di sangue il volto,<br />
che, mischiato di lagrime, a' lor piedi<br />
da fastidiosi vermi era ricolto”.
Musica da “Carmina Burana”. Tutti corrono via come<br />
risucchiati. Rientra (bf), recita alternandosi con la voce in<br />
latino fuori campo (Vfc):<br />
(Vfc): “In terra summus rex est hoc tempore nummus”<br />
(bf):“Sulla terra di questi tempi il denaro è re assoluto”.<br />
(Vfc): “Nummum mirantur reges et ei famulantur” (bf):<br />
“I sovrani lo adorano e ne sono servi”.<br />
(Vfc): “Nummo venalis favet ordo pontificalis” (bf):“<br />
La venale curia papale ne è assai golosa”.<br />
(Vfc): “Nummus magnorum fit iudex conciliorum” (bf):<br />
“Il denaro è giudice dei massimi concili”.<br />
(Vfc): “Nummus bella gerit nec, si vult, pax sibi deerit”<br />
(bf):“Il denaro fa le guerre, ma se volesse, garantirebbe la<br />
pace”.<br />
(Vfc): “Si nummus placitat cito c<strong>un</strong>cta <strong>per</strong>icula vitat”<br />
(bf): “Se il denaro è processato, subito evita ogni<br />
condanna”.<br />
(Vfc): “Si Nummus loquitur pau<strong>per</strong> tacet: hoc bene scitur”<br />
(bf): “Se parla il denaro, il povero tace: lo sanno tutti”.<br />
(Vfc): “Ecce patet cuìque quod nummus regnat ubique”<br />
(bf): “Ecco, a tutti è chiaro che il denaro regna dap<strong>per</strong>tutto”.<br />
(Vfc): “Sed quia consumi poterit cito gloria Nummi” (bf):<br />
“Ma poiché la sua gloria può finire in <strong>un</strong> istante”<br />
(Vfc): “ex hac esse schola non vult Sapientia sola” (bf):<br />
“solo la saggezza non vuole frequentare la sua corte”.<br />
(cf) (fm) (gf) avanzano strisciando come vermi e si<br />
raggruppano a sinistra sul proscenio, mentre (bf) resta<br />
presso la sua grata. Ripetono, sibilandole, alc<strong>un</strong>e delle<br />
parole recitate da (ef).<br />
Ancora (ef) da Dante, Inferno XIX vv. 49-75; 88-123<br />
(I simoniaci e i pontefici avari):<br />
“Io stava come 'l frate che confessa<br />
lo <strong>per</strong>fido assessin, che, poi ch'è fitto,<br />
richiama lui <strong>per</strong> che la morte cessa…<br />
…………………………<br />
Di sotto al capo mio son li altri tratti<br />
che precedetter me simoneggiando,<br />
<strong>per</strong> le fessure de la pietra piatti.<br />
Io non so s'i' mi fui qui troppo folle,<br />
ch'i' pur rispuosi lui a questo metro:<br />
"Deh, or mi dì: quanto tesoro volle…<br />
……………………………………..<br />
I' credo ben ch'al mio duca piacesse,<br />
con sì contenta labbia sèmpre attese<br />
lo suon de le parole vere espresse”.<br />
103<br />
(ef) esce lentamente<br />
(fm) (gf) si ritirano verso lo sfondo come risucchiati da <strong>un</strong><br />
vento<br />
(cf) si ferma dietro la grata<br />
(bf) si alza di colpo, e poi abbatte la grata mentre recita.<br />
Intanto(fm) e (gf) scaraventano giù dal palco la piramide<br />
con il simbolo del New World Order e del Diodollaro<br />
(bf) da Majakovskij:<br />
“Battete in piazza il calpestio delle rivolte!<br />
In alto, catena di teste su<strong>per</strong>be!<br />
Con la piena d’<strong>un</strong> nuovo diluvio<br />
laveremo le città dei mondi.<br />
Il toro dei giorni è pezzato.<br />
Il carro degli anni è lento.<br />
Il nostro dio è la corsa.<br />
Il cuore è il nostro tamburo.<br />
Che c’è di più celeste del nostro oro?<br />
Ci p<strong>un</strong>gerà la vespa d’<strong>un</strong> proiettile?<br />
Nostre armi sono le nostre canzoni.<br />
Nostro oro le voci squillanti.<br />
Prato, distenditi verde<br />
copri il fondo dei giorni.<br />
Arcobaleno, dà <strong>un</strong> arco<br />
ai cavalli veloci degli anni.<br />
Vedete, il cielo si annoia delle stelle!<br />
Senza di lui intrecciamo i nostri canti.<br />
Ehi, Orsa maggiore, esigi<br />
Che ci assumano in cielo da vivi!<br />
Bevi le gioie! Canta!<br />
Nelle vene la primavera è diffusa.<br />
Cuore, batti la battaglia!”.<br />
(cf), (gf), (fm) e (am) agitandosi nevroticamente come <strong>per</strong><br />
liberarsi da <strong>un</strong> insetto che li <strong>per</strong>seguita, recitano testi<br />
liberamente adattati dal sito Internet “New World Order” o<br />
“Gli Illuminati”.<br />
(cf) in delirio lucido, abbattendo la grata: “Sono venuta a<br />
conoscenza di quelle che possono essere definite le forze<br />
negative che oggi detengono il potere materiale nel mondo,<br />
dei loro pensieri e dei loro programmi. Se pensiamo alla
situazione del nostro pianeta possiamo fare finta di niente<br />
ed essere felici e sereni oppure possiamo interrogarci su<br />
che mondo stiamo preparando <strong>per</strong> le prossime generazioni<br />
e soprattutto sul <strong>per</strong>ché siamo in questa situazione: guerre<br />
civili e religiose in ogni continente, violenza e corruzione<br />
ov<strong>un</strong>que, anche negli stati che si definiscono più evoluti,<br />
uso di droghe in aumento, la condizione di povertà in<br />
continua espansione in tutto il mondo, <strong>un</strong> senso di<br />
ingiustizia diffuso, scandali che coinvolgono tutti i<br />
<strong>per</strong>sonaggi che occupano posizioni di potere. La domanda<br />
che vale la pena porsi è: ma c’è qualc<strong>un</strong>o che alimenta<br />
queste cose, esiste <strong>un</strong> com<strong>un</strong>e denominatore dietro tutto<br />
questo, qualc<strong>un</strong>o che ne trae beneficio? Solo la verità ci<br />
può rendere veramente liberi, liberi di capire e quindi di<br />
rispondere. La domanda che dobbiamo porci è:<br />
conosciamo la verità? Conosciamo veramente cosa si<br />
nasconde dietro il maturare di tutti questi fenomeni? Certo i<br />
mass media, i politici, i sociologi ci martellano con le loro<br />
interpretazioni, ma ci possiamo fidare? Io vorrei indicarvi la<br />
strada, ma posso solo portarvi sulla soglia. Spetta a<br />
ciasc<strong>un</strong>o di voi intraprendere il cammino”.<br />
(gf) folleggiando terrorizzata: “Gli Illuminati sono i portatori<br />
di luce, quelli che sanno, ma la loro luce è Lucifero o<br />
Satana. Appartengono a tredici delle famiglie più ricche del<br />
mondo e sono i <strong>per</strong>sonaggi che veramente comandano il<br />
mondo da dietro le quinte. Vengono anche definiti la<br />
Nobiltà Nera, i Decision Makers, chi fa le regole da seguire<br />
<strong>per</strong> Presidenti e Governi. La loro caratteristica è quella di<br />
essere nascosti agli occhi del pubblico. Il loro potere risiede<br />
nell’occulto e possiedono tutte le Banche Internazionali, il<br />
settore petrolifero e tutti i più potenti settori industriali e<br />
commerciali; ma soprattutto sono infiltrati nella politica e<br />
comandano la maggior parte dei governi e degli organi<br />
Sovranazionali. Un esempio del loro modo di o<strong>per</strong>are è<br />
l’elezione del Presidente degli Stati Uniti. Qual è l’obiettivo<br />
degli Illuminati? Creare <strong>un</strong> Unico Governo Mondiale e <strong>un</strong><br />
Nuovo Ordine Mondiale, con a capo loro stessi <strong>per</strong><br />
sottomettere il mondo a <strong>un</strong>a nuova schiavitù, non fisica, ma<br />
“spirituale” ed affermare il loro credo. E’ quindi dal 1700<br />
che le famiglie degli Illuminati, generazione dopo<br />
generazione, influenzano la storia <strong>per</strong> raggi<strong>un</strong>gere i propri<br />
traguardi. Gli Illuminati controllano o hanno i loro uomini<br />
ov<strong>un</strong>que. Possiamo tranquillamente dire che sono i signori<br />
del mondo. Il New World Order recluta Politici, Ministri,<br />
Finanzieri, Presidenti di multinazionali, magnati<br />
104<br />
dell’informazione, Professori Universitari, uomini che con le<br />
loro decisioni possono influenzare il mondo”.<br />
(am) rientrando, ansioso, angosciato: “Avete mai fatto<br />
caso a quel singolare disegno che figura sul dorso dei<br />
biglietti americani da <strong>un</strong> dollaro? E’ denominato "The Great<br />
Seals" e si compone da <strong>un</strong>a Piramide tronca sul cui vertice<br />
figura <strong>un</strong> triangolo con dentro <strong>un</strong> occhio. Tutt’intorno è<br />
scritto "Annuit Coeptis" e "Novus Ordo Seclorum". 72<br />
mattoni formano la Piramide, disposti su 13 livelli. E’ il<br />
simbolo degli Illuminati e fu "stampato sul dollaro <strong>per</strong> ordine<br />
del Presidente Roosevelt. La scritta "The Great Seal" (Il<br />
Grande Suggello) non sta certo ad indicare che si tratti del<br />
simbolo dell’America che, come sappiamo, è rappresentato<br />
dall’aquila. Qual è allora il significato occulto di questo<br />
simbolo? I simboli di questo <strong>per</strong>icoloso Ordine sono<br />
impressi nella banconota del dollaro USA. Il numero 13 non<br />
si riferisce agli stati che formavano l’<strong>un</strong>ione, come<br />
vorrebbero farci credere, ma all'Ordine degli Illuminati, che<br />
comprende 13 gradi suddivisi in due categorie: l'Edificio<br />
Inferiore e l'Edificio Su<strong>per</strong>iore. L'Edifico Inferiore<br />
comprendeva i gradi di Novizio, Minervale, Illuminato<br />
Minore, Illuminato Maggiore.<br />
L'Edificio Su<strong>per</strong>iore comprendeva i gradi di Apprendista,<br />
Compagno, Maestro, Scudiero Scozzese, Epopte, Principe,<br />
Filosofo-Mago, ed infine il grado supremo di Uomo-Re".<br />
Tutti questi simbolismi ed altri ancora, dell'Ordo<br />
Illuminatorum, sono chiaramente presenti nella banconota<br />
americana da <strong>un</strong> dollaro.<br />
Le tredici iniziazioni sono così simbolizzate:<br />
- Nel bagliore, a forma di cerchio, sopra l'Aquila vi sono 13<br />
stelle;<br />
- Le strisce sullo scudo sono 13.<br />
- Nell'artiglio destro dell'Aquila è stretto <strong>un</strong> ramo di olivo<br />
con13 rami e 13 olive.<br />
- Con l'artiglio sinistro l'Aquila tiene 13 frecce.<br />
- La scritta "E Pluribus Unum" è formata da 13 lettere.<br />
- La piramide è costituita da 13 strati di pietre.<br />
L'altra scritta "Annuit Coeptis" contiene 13 lettere”.<br />
(cf): “La scritta "The Great Seal" (Il Grande Suggello) sotto<br />
il cerchio che, racchiude la piramide, non è comprensibile,<br />
in quanto il simbolo dell'America è l'Aquila, ma diventa<br />
subito chiaro se si considera che la piramide è, anche, <strong>un</strong><br />
simbolo degli Illuminati. La scritta "Annuit Coeptis", sopra la
piramide, significa che "La divinità ha acconsentito", come<br />
dire che è d'accordo sui disegni dell'Ordine degli Illuminati.<br />
"E pluribus Unum" (“Da molti, <strong>un</strong>o”), impressa sul nastro<br />
che l'aquila stringe col becco significa che il verbo degli<br />
Illuminati sarà diffuso a tutte le nazioni <strong>per</strong> costituire <strong>un</strong><br />
governo mondiale. Sotto la piramide l'iscrizione "Novus<br />
ordo seclorum" significa, infatti, "Nuovo ordine mondiale".<br />
La data (1776), inscritta alla base della piramide, non è<br />
l’anno della nascita degli Stati Uniti, o della dichiarazione di<br />
indipendenza, ma è l'anno in cui Adam Weishaupt fondò<br />
l’ Ordine degli Illuminati. Del <strong>per</strong>ché la banconota<br />
americana sia così pregna di simbolismi esoterici è presto<br />
detto: l'uso del potere finanziario <strong>per</strong> la realizzazione del<br />
grande complotto è <strong>un</strong>o dei metodi utilizzati dagli Illuminati.<br />
Scopo finale del "Governo occulto", sarebbe provocare <strong>un</strong>a<br />
crisi economica su tutto il pianeta… e sostituire tutti i<br />
governi con <strong>un</strong> Nuovo Ordine Mondiale ".<br />
(fm): “No! No! Non diciamo bambinate! Ma quale complotto<br />
planetario! La vera Oligarchia Occulta non è <strong>un</strong> gruppo di<br />
fantasmagorici manipolatori: è <strong>un</strong> sistema che cresce su se<br />
stesso, e stringe le proprie alleanze, e si moltiplica, e si<br />
nutre dell’ignoranza delle moltitudini! E poi, non è solo<br />
americana! Ci sono due gruppi ben distinti di potere che si<br />
scontrano tra di loro, e sono l’Im<strong>per</strong>o d’Occidente e<br />
l’Im<strong>per</strong>o d’Oriente. E’ <strong>un</strong> labirinto, la storia di questi giorni”.<br />
(gf): “Al diavolo il regista, e l’autore! Al diavolo i testi! Li<br />
creiamo noi, che li diciamo, i testi! Non è necessario fare riti<br />
satanici, ammazzare e mangiare dei bambini, <strong>per</strong> essere<br />
capaci di gestire il potere con cinismo! Basta porsi su quel<br />
livello mentale, interiorizzare l’uccisione del bambino,<br />
uccidere la purezza dentro e fuori di noi. Non è difficile,<br />
soprattutto se si è pagati bene, sterminare i popoli <strong>per</strong><br />
l’interesse dei padroni del mondo!<br />
(af) come <strong>un</strong> economista disincantato, indossando <strong>un</strong>a<br />
giacca a doppiopetto: “Ma che buffonata! Come se si<br />
potessero cambiare le regole del gioco! Un <strong>teatro</strong> che<br />
vuole cambiare il mondo cambiando le coscienze! Ridicolo!<br />
Rap<strong>per</strong>s idioti, che protestano dimenandosi, mentre le<br />
vecchie iene in doppiopetto del potere planetario<br />
continuano a fare i loro interessi senza battere ciglio!<br />
Buffoni, che criticano il Presidente, e il Presidente ride dei<br />
buffoni! La storia è governata da altre forze, e in primo<br />
luogo l’economia e la finanza. Perché il maledetto<br />
105<br />
manichino Bush manovrato dalla lobby di potere ha voluto<br />
fare a tutti i costi la guerra? Per il petrolio, <strong>per</strong> impedire la<br />
crescita della Cina, che sta <strong>per</strong> diventare la seconda<br />
potenza mondiale, e <strong>per</strong> tenere a freno gli Arabi. E se non<br />
vogliamo farci inghiottire da arabi o cinesi, dobbiamo<br />
arruolarci nell’esercito di Bush! Dura res, sed res! Questa è<br />
la realtà! Dominare o essere dominati, e, se si è deboli,<br />
allearsi con il più forte”.<br />
(bf) interrompendolo bruscamente: “Questa è la logica del<br />
potere maledetto! Questa è la logica del Diodenaro,<br />
dell’Ignoranza e della prevaricazione! Questa è la logica<br />
dei Bush e dei Saddam, dei Robespierre e degli Hitler,<br />
degli Stalin e dei Pol Pot! E’ la logica del denaro,<br />
dell’ignoranza e della violenza. Questa è la logica degli<br />
indemoniati!<br />
Ma chi sono io <strong>per</strong> fare questa parte, da eroina o da<br />
martire che si oppone ai lividi Arconti del potere? Anch’io<br />
non ho ancora raggi<strong>un</strong>to l’<strong>un</strong>ità, e sono nella polarità;<br />
anch’io coltivo il mio <strong>per</strong>sonale paradiso.. E poi, sono lustri<br />
che vi invitiamo al risveglio, in tutte le salse! Questo non è<br />
mai stato <strong>teatro</strong>, ma azione <strong>per</strong> risvegliare le coscienze,<br />
nutrita di profezie lucide: ve lo abbiamo ripetuto fino alla<br />
nausea, che se non si crea <strong>un</strong> movimento di risveglio<br />
spirituale che condizioni l’agire dei politici, sarà la fine. In<br />
tutte le salse. E ora mi sono stancata. E non ci credo più, di<br />
fronte alla brutalità della guerra, che si possa influire<br />
sull’azione dei politici manovrati dai potenti occulti: siamo<br />
ritornati all’homo homini lupus di Hobbes, al trionfo del più<br />
forte, del meglio armato.<br />
Ma se dico questo, ebbene, hanno vinto ancora <strong>un</strong>a<br />
volta loro! E vi chiedo, e mi chiedo: vogliamo arrenderci? Io<br />
dico di NO!”.<br />
Entra (ef) portando <strong>un</strong>’anfora colma d’acqua e si ferma<br />
vicino a (bf), che continua:<br />
“E allora, che cosa possiamo fare, oltre che parlare con chi<br />
ci è vicino, e con tutti, <strong>un</strong>a volta usciti di qui, e dirlo, che<br />
bisogna creare <strong>un</strong> risveglio spirituale nel mondo?
106<br />
??????????
107<br />
??????????
Poiché gli altri strumenti sembrano avere fallito, e i vari<br />
Bush, Saddam, Sharon, Bin Laden, Putin, eccetera<br />
eccetera, hanno tutta l’aria di essere degli indemoniati, non<br />
ci resta che fare <strong>un</strong> esorcismo collettivo, che liberi coloro<br />
che reggono il mondo dai demoni che li possiedono. Io dirò<br />
<strong>un</strong>o alla volta i nomi dei posseduti da Ignoranza, Avidità,<br />
Violenza, e voi griderete: “Via! Via! Demoni!/ In nome dei<br />
Grandi Iniziati,/ del Dio di Luce,/ demoni,/ abbandonate<br />
l’animo di questi inconsapevoli,/ e andate nelle regioni al di<br />
là dei mondi!”<br />
Si compie il rito preparatorio all’esorcismo: (bf) prende<br />
l’anfora dalle mani di (ef) e la porge a turno a tutti gli altri,<br />
che si as<strong>per</strong>gono il viso. Poi si inchinano in direzione dei<br />
quattro p<strong>un</strong>ti cardinali, a salutare tutte le entità positive.<br />
Infine (bf) inizia a gridare i nomi, e scende tra il pubblico,<br />
accompagnata dal Coro che si divide in due semicori di tre<br />
elementi ciasc<strong>un</strong>o e attraversa la platea.<br />
(bf) “George Bush!” Coro: “Via…mondi!” (bf): “Saddam<br />
Hussein!” Coro: “Via…mondi!” (bf): “Sharon!” Coro:<br />
“Via…mondi!” (bf): “Osama Bin Laden!” Coro:<br />
“Via…mondi!” (bf): “Vladimir Putin!” Coro: “Via…mondi!”<br />
(bf): “Silvio Berlusconi!” Coro: “Via…mondi!” (bf): “Fidel<br />
Castro” Coro: “Via…mondi!” (bf): “Tutti i politici del mondo!<br />
Tutti gli spietati accumulatori di denaro del mondo!” Coro:<br />
“Via…mondi!”.<br />
Tutti risalgono sul palco e ripetono insieme l’ultima<br />
sequenza, rivolti verso il pubblico. Escono (bf) (cf) (gf) (fm).<br />
Restano (ef) e (am)<br />
(ef): “L’oscenità del potere è cosa che nasce tardi, e la<br />
storia è storia della decadenza progressiva dell’esercizio<br />
del potere. Magari fossero tutti dei Creonti, i padroni del<br />
mondo: sarebbe meno osceno, saremmo meno osceni tutti<br />
quanti! Se il <strong>teatro</strong> è immagine del mondo, e se il mondo è<br />
gestito da burattinai più o meno visibili, ebbene, come attori<br />
iniziatici, sciamani cosmici, abbiamo il dovere di rifiutare<br />
qual<strong>un</strong>que regia! Riprendiamoci la trama dei nostri gesti,<br />
ripartiamo da dove eravamo stati interrotti!”.<br />
Esce.<br />
(am) avanza sul proscenio e riprende la recitazione<br />
parossisitica di “A’livella” di Totò, che era stata interrotta<br />
all’inizio dal Regista:<br />
'A livella<br />
“Ogn'anno, il due novembre, c'é l'usanza<br />
<strong>per</strong> i def<strong>un</strong>ti andare al Cimitero.<br />
Ogn<strong>un</strong>o ll'adda fà chesta crianza;<br />
ogn<strong>un</strong>o adda tené chistu penziero…<br />
………………………………<br />
'Nu rre,'nu maggistrato,'nu grand'ommo,<br />
trasenno stu canciello ha fatt'o p<strong>un</strong>to<br />
c'ha <strong>per</strong>zo tutto, 'a vita e pure 'o nomme:<br />
tu nu t'hè fatto ancora chistu c<strong>un</strong>to?<br />
Perciò, stamme a ssenti...n<strong>un</strong> fa''o restivo,<br />
suppuorteme vicino-che te 'mporta?<br />
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:<br />
nuje simmo serie...appartenimmo à morte”.<br />
108<br />
Rientra (gf): “Siamo tutti uguali, di fronte alla morte. E allora<br />
basta con le diagnosi sul male della storia, dobbiamo<br />
diffondere evoluzione, contemplazione! Dobbiamo creare il<br />
regno della pace a partire dallo spirito di ogn<strong>un</strong>o.<br />
Celebriamo <strong>un</strong> rito che ci porti nel regno dell’armonia, tutti,<br />
poveri e ricchi, padroni e schiavi, stupidi e intelligenti.<br />
Sostituiamo allo spietato Nuovo Ordine Mondiale degli<br />
umani ottenebrati quello della sapienza illuminata e della<br />
solidarietà”.<br />
Musica da Scelsi: “Natura Renovatur”. A <strong>un</strong>a a <strong>un</strong>a (ef) (cf)<br />
e (bf) recitano da “Four Quartets” di Eliot:<br />
(ef) da “Burnt Norton”, vv. 1-46.<br />
(cf) da: “East Cocker”, vv. 1-13; 134-147; 190-209.<br />
(bf) tenendo in mano <strong>un</strong>a rosa rossa da: “Little Gidding”,<br />
vv.214-259.<br />
Scena finale: voce femminile preregistrata su musica<br />
ancora da Scelsi, “Natura renovatur”, recita da “Protennoia<br />
trimorfica” (Il verbo dell’epifania. Scritture Sacre del<br />
Genitore, con Gnosi completa), testo gnostico antico<br />
inedito, nella traduzione di Paolo Lucarelli. Durante la<br />
recitazione, al ralenty, i dróntes prendono ogn<strong>un</strong>o <strong>un</strong> petalo<br />
di <strong>un</strong> grande fiore-installazione e lo compongono. Iniziano<br />
a muoversi a partire dalla frase: ”Io mi muovo in ogn<strong>un</strong>o”.<br />
La composizione della rosa deve essere terminata quando<br />
la voce fuori campo dice:<br />
”<strong>per</strong> mezzo dell’ineffabile…Pensiero”.
A questo p<strong>un</strong>to si apre lo sfondo e compare (dm) con abiti<br />
sacerdotali, recando <strong>un</strong> totem che rappresenta l’uomo<br />
illuminato, l’Uomo di Luce.<br />
“Io sono il Pensiero che dimora nella Luce,<br />
io sono il movimento che dimora nel Tutto,<br />
colei in cui il Tutto pone le proprie fondamenta,<br />
la primogenita tra coloro che vennero all’esistenza,<br />
colei che esiste prima del Tutto<br />
che esiste di <strong>per</strong> sé, essendo <strong>per</strong>fetta.<br />
Io sono invisibile all’interno del Pensiero<br />
dell’Invisibile Uno e sono rivelata<br />
in ciò che è incommensurabile e ineffabile.<br />
Sono incomprensibile,<br />
stando all’interno dell’incomprensibile.<br />
Mi muovo in ogni creatura.<br />
Io mi muovo in ogn<strong>un</strong>o e scendo nel profondo di tutti.<br />
Io vado rettamente e risveglio colui che dorme,<br />
sono la visione di coloro che sognano nel sonno.<br />
Io sono l’Uno invisibile all’interno del Tutto.<br />
Io sono colei che consiglia coloro che sono nascosti<br />
e conosco il Tutto che esiste nel nascondimento.<br />
Io sono <strong>un</strong>a voce che parla sommessamente.<br />
Io esisto dal principio nel Silenzio.<br />
Io discesi nel centro degli inferi<br />
e risplendetti sopra l’Oscurità.<br />
Io sono colei che versò l’acqua.<br />
Io sono colei che è nascosta nelle acque radianti.<br />
Io sono colei che illuminò gradualmente<br />
il Tutto con il suo Pensiero.<br />
Io sono <strong>un</strong>ita alla Voce.<br />
Io dimoro negli ineffabili e negli incomprensibili.<br />
Sono la Voce reale e parlo in ogn<strong>un</strong>o<br />
ed essi la riconoscono poiché in loro<br />
dimora <strong>un</strong> Seme.<br />
Io manifestai me stessa – Io –<br />
tra tutti coloro che mi riconoscono,<br />
<strong>per</strong>ché io sono colei che è <strong>un</strong>ita a ogn<strong>un</strong>o<br />
nel Pensiero nascosto e nella Voce esaltata.<br />
È <strong>un</strong> mistero, irrefrenabile<br />
<strong>per</strong> la sua incomprensibilità,<br />
invisibile a tutti coloro che sono manifesti nel Tutto.<br />
È luce che dimora in Luce.<br />
Noi soli siamo separati dal mondo manifesto<br />
<strong>per</strong>ché siamo salvati dalla nascosta saggezza<br />
dei nostri cuori<br />
<strong>per</strong> mezzo dell’ineffabile e incommensurabile Pensiero.<br />
A coloro che dimorano nell’Oscurità egli si rivelò,<br />
a coloro che dimorano nell’Abisso egli si mostrò,<br />
a coloro che dimorano nei tesori nascosti,<br />
egli disse i misteri ineffabili e li illuminò,<br />
tutti figli della Luce, su dottrine irripetibili.<br />
Questo solo, che venne all’esistenza, il Logos,<br />
io <strong>un</strong>si con la gloria dell’invisibile Spirito di bontà.<br />
Egli sta nella sua Luce che lo circonda,<br />
nell’Occhio di Luce che mi illumina gloriosamente.<br />
Io sono l’Immagine dello Spirito invisibile<br />
E l’Immagine del Tutto è completata attraverso me”.<br />
109<br />
E’entrato (dm) portando il totem che colloca al centro del<br />
fiore. Poi arretrano tutti verso il fondo, al ralenty, come<br />
implodendo nell’assoluto.<br />
Finisce il miraculum. Si avanza sul proscenio in<br />
meditazione camminata e si saluta chinando il capo tre<br />
volte. Si chiude il sipario.<br />
V.I.T.R.I.O.L.U.M., Alchimia <strong>per</strong> Edipo re<br />
(foglio di sala)<br />
A parte l’iniziale miscellanea alchemico-presocratica,<br />
recitata dai dróntes in ingresso, la potente descrizione della<br />
peste da Artaud, <strong>un</strong> ben riconoscibile squarcio dal Faust di<br />
Goethe, stralci dai Cantos di Ezra Po<strong>un</strong>d, folgorazioni<br />
enantiodromiche da Septem sermones ad mortuos di J<strong>un</strong>g,<br />
nonché le testimonianze eleusine che sigillano il finale e<br />
qualche intrusione di chi scrive, tutto il dráma inziatico<br />
dedicato a Edipo presenta testi tratti da Edipo re di Sofocle.<br />
Si potrebbe d<strong>un</strong>que pensare a <strong>un</strong>a sorta di ricostruzione<br />
della tragedia più sapienziale di Sofocle, con alc<strong>un</strong>e<br />
intrusioni extra- o meta- testuali.<br />
Ma non è così: ho stravolto il tessuto della tragedia <strong>per</strong><br />
trasformarla nuovamente in rito e farne risaltare ancora di<br />
più la carica iniziatica. A tale fine, ho tentato alc<strong>un</strong>e mosse:<br />
- liberare la tragedia dal suo aspetto più tipicamente<br />
apprezzato, ovvero la suspense da “giallo” che si crea<br />
intorno alla sco<strong>per</strong>ta progressiva della propria vera identità<br />
da parte di Edipo, attraverso le indagini da lui stesso<br />
condotte sul se stesso che non sa di essere: preferisco<br />
dare tutto ciò <strong>per</strong> scontato nella mente dello spettatore,
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colto o incolto che esso sia. Si tratta della parte tutto<br />
sommato più compiacente al bisogno di sedurre l’ego<br />
emozionale del pubblico, antico e moderno, ma a me non<br />
interessa compiacere l’ego del pubblico, bensì coinvolgerlo<br />
in <strong>un</strong> rito, accompagnarlo in quel luogo dell’anima dove<br />
vivono gli dei e brilla <strong>un</strong>a luce di conoscenza mistica.<br />
A tale fine ho inventato la figura dello sciamano del <strong>teatro</strong><br />
(Susy Polgatti), che condensa in poche battute gli eventi<br />
canonici del dramma, come se li racchiudesse in sé, e apre<br />
squarci di interrogazione metatestuale, mescolando<br />
italiano, greco antico e inglese.<br />
- inserire, ex abrupto, <strong>un</strong>a comparizione di Faust (il<br />
<strong>per</strong>sonaggio dell’omonimo dramma di Goethe, in cui si<br />
cimenterà chi scrive), colui che entra in contatto con il<br />
Demonio, l’Ombra, a segnalare, ferme restando le vistose<br />
differenze, il carattere “faustiano” di Edipo, o “edipico” di<br />
Faust, poiché entrambi sono eroi della conoscenza che<br />
non si sottrae alla ricognizione delle ombre.<br />
L’ingresso di Faust apre la via a quello dell’altrettanto<br />
goethiano Mefistofele (Tullia Bonaschi), che a sua volta<br />
sconfina nell’Abraxas terribile e abbacinante di Septem<br />
sermones ad mortuos di C. G. J<strong>un</strong>g.<br />
- poiché Edipo, a detta anche della critica più retrivamente<br />
antropologico-strutturalistica, è capro espiatorio e<br />
<strong>per</strong>sonaggio collettivo, ovvero simbolo <strong>un</strong>iversale<br />
dell’umano che <strong>per</strong>corre il sentiero arduo della conoscenza<br />
dell’Ombra <strong>per</strong> illuminarla, ho deciso di spartirne<br />
l’interpretazione tra quattro dróntes, rispettivamente Alberto<br />
Fiorito, Luigi Armelloni, Sara Montefiori e Susanna Salvi,<br />
che vengono di volta in volta investiti del ruolo di Edipo<br />
attraverso la vestizione rituale officiata da Simona<br />
Menicagli, che assolve insieme la f<strong>un</strong>zione di sacerdotessa<br />
e di Coro.<br />
- rovesciare la sequenza cronica della cecità di Edipo,<br />
rappresentandolo come cieco all’inizio, quando non<br />
conosce ancora la propria autentica natura, e vedendolo<br />
libero dalla cecità nel momento in cui, accecandosi,<br />
dichiara di avere conosciuto la propria ombra, e d<strong>un</strong>que è<br />
veggente.<br />
- <strong>un</strong>ificare Edipo re con Edipo a Colono, e interpretare la<br />
morte a Colono del Re dal piede gonfio come morte mistica<br />
e sapienziale, conquista di conoscenza e sacralità, che gli<br />
consente di rivelare gli umani i Misteri Iniziatici, che<br />
conducono alla contemplazione suprema e alla liberazione<br />
dalla paura della morte.<br />
113<br />
- fondandomi sui vv. 1518 ss. di Edipo a Colono, azzardo<br />
che i misteri rivelati da Edipo a Teseo coincidano on i<br />
Misteri Eleusini: il finale del dráma è tutto giocato su<br />
citazioni di autori antichi intorno ai Misteri di Eleusi, e Edipo<br />
appare come iniziato e iniziatore di Misteri, impugnando la<br />
spiga simbolo di Demetra, la dea fondatrice dei Misteri di<br />
Eleusi, e lo specchio, simbolo di Dioniso, il dio dei misteri, a<br />
cui allude la frase che veniva pron<strong>un</strong>ciata al culmine della<br />
celebrazione segreta: “Brimò Signora ha generato il sacro<br />
fanciullo Brimòs! ”.<br />
Tale, <strong>per</strong> sommi capi, l’o<strong>per</strong>azione che qui si tenta, e<br />
che segna la proficua distanza del Teatro Iniziatico da<br />
quasi tutto il <strong>teatro</strong> contemporaneo (nonché dai suoi grigi<br />
fautori di establishment), assai di rado capace di restituire<br />
al <strong>teatro</strong> la sua qualità di rito, e di cogliere la valenza<br />
spirituale di molti testi, dei tragici in particolare.<br />
Soggetto, scene e regia: Angelo Tonelli; installazioni di<br />
scena: Giuliano Diofili; dróntes: Luigi Armelloni, Tullia<br />
Bonaschi, Alberto Fiorito, Sara Montefiori, Simona<br />
Menicagli, Susy Polgatti, Susanna Salvi.<br />
Testi da Artaud, Goethe, Sofocle, Po<strong>un</strong>d, J<strong>un</strong>g, Apuleio,<br />
Platone, Pindaro, Ippolito, Clemente Alessandrino, Angelo<br />
Tonelli. Il testo di Sofocle compare nella traduzione di<br />
Angelo Tonelli, da Sofocle, Le tragedie, Marsilio 2004.<br />
Musiche: Diamanda Galas, Lisa Gerrard, Daimonia<br />
Nymphe.
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ASSOCIAZIONE CULTURALE ARTHENA<br />
COMPAGNIA TEATRO INIZIATICO ATHANOR<br />
MARTEDI’ 22 FEBBRAIO ORE 22<br />
VIAREGGIO, CAFE’ MATILDA<br />
La terra desolata<br />
di T. S. Eliot<br />
Performance ritomodernista <strong>per</strong> recitante e sei drontes<br />
con Angelo Tonelli<br />
Luigi Armelloni, Ettore Callegari, Alberto Fiorito,<br />
Simona Menicagli, Sara Montefiori, Susanna Salvi<br />
Traduzione e regia di Angelo Tonelli<br />
“La mia edizione di questo capolavoro di Eliot, pubblicata<br />
prima con Crocetti (1992) e poi con Feltrinelli, con<br />
prefazione del premio Nobel Czeslaw Milosz, nel 1995, e<br />
adesso gi<strong>un</strong>ta alla quinta edizione è stata la prima e l’<strong>un</strong>ica<br />
a riconoscere il carattere sapienziale e <strong>iniziatico</strong> del<br />
poema. Come non accorgersi che il finale di The Waste<br />
Land rimanda alla tradizione yogico-upanishadica, a partire<br />
dal Da Datta (“dona”), Da Dayadhvam (“compatisci”), Da<br />
Damyata (“domina te stesso”) della V sezione, <strong>per</strong><br />
gi<strong>un</strong>gere al finale rituale, mantrico, che andrebbe con ogni<br />
probabilità cantato e non letto: “shantih shantih shantih”? O<br />
che l’intero poemetto è <strong>un</strong> tragitto mitorituale, scandito sulla<br />
filigrana della leggenda del Re Pescatore e del Graal, dalle<br />
regioni della siccità (che è aridità spirituale) al dono finale<br />
della pioggia, immagine di rinascita? O che del titolo della<br />
sezione III, Il Sermone del Fuoco, Eliot stesso, in <strong>un</strong>a delle<br />
sue note si incarica di dirci che rimanda al Sermone del<br />
Fuoco di Buddha? E che invece di limitarsi, come <strong>un</strong>a<br />
specie di Cannibale ante litteram, a en<strong>un</strong>ciare la crisi del<br />
moderno, da questa crisi proponeva di uscire attraverso la<br />
sintesi dei livelli più alti della spiritualità d’Oriente (il<br />
Buddhismo, l’Induismo), e d’Occidente (Sant’Agostino, San<br />
Giovanni della Croce)? Che The Waste Land è d<strong>un</strong>que<br />
poema-rito di morte-rinascita, poema <strong>iniziatico</strong> di estrema<br />
complessità e ricchissima stratificazione culturale e<br />
letteraria, partorito da Eliot in <strong>un</strong> momento di gravissima<br />
crisi psichica, che, al di là della sua corazza di antipatico<br />
bancario anche della letteratura lo rendeva <strong>per</strong>meabile a<br />
epifanie del profondo? E che lo stesso può dirsi <strong>per</strong> la<br />
sinfonia sapienziale dei Four Quartets, sigillata già in incipit<br />
dai frammenti di Eraclito, e scandita, come lo è il mondo in<br />
ogni tradizione iniziatica, in quattro elementi, dettata da <strong>un</strong>a<br />
voce che sembra essere la voce del Divino stesso, e<br />
129<br />
culminante nell’<strong>un</strong>ione mistica tra la coscienza su<strong>per</strong>iore<br />
dell’individuo – la rosa – e l’essenza spirituale del cosmo, il<br />
Fuoco?”<br />
Intervista a Angelo Tonelli a cura di Roberto Bertoni, in Sei<br />
poeti liguri (Bertolani, Bugliani, Conte, Giudici, Sanguineti,<br />
Tonelli) a cura di Roberto Bertoni, Trinity College, Dublin,<br />
Trauben Editore 2004.<br />
A questa interpretazione rivoluzionaria, mistico-politica, del<br />
poemetto di Eliot si ispira la <strong>per</strong>formance ritomodernista,<br />
della durata di circa 40 minuti, che vi proponiamo in questa<br />
serata di <strong>teatro</strong>-poesia, e che è già stata realizzata a Lerici<br />
il 23 dicembre 2004, nella Sala Consiliare, in occasione del<br />
kómos di fondazione del Movimento Ritomodernista, in<br />
collaborazione con il College of Charleston del South<br />
Carolina. L’attenzione viene provocatoriamente (forse<br />
anche nei confronti di Eliot) spostata sul carattere <strong>iniziatico</strong><br />
del poemetto, in particolare attraverso l’iterazione del<br />
mantra Da Datta (“dona”), Da Dayadhvam (“compatisci”),<br />
Da Damyata (“domina te stesso”), tratto da Brhadaranyaka<br />
Upanishad 5, 1 che ne diventa la chiave di lettura<br />
principale, <strong>per</strong>correndo la trama screziata e ardua del<br />
poema, come preludio alla culminazione nello shantih<br />
shantih shantih finale, la “pace che su<strong>per</strong>a ogni<br />
comprensione”, che è condizione individuale minima <strong>per</strong><br />
creare <strong>un</strong>a collettività illuminata.<br />
A chiusura del libro, riporto due Manifesti del Risveglio, da<br />
me lanciati in questi anni, e il più recente Manifesto del<br />
Ritomodernismo, a ulteriore testimonianza dell’impegno<br />
spirituale e civile della mia azione culturale.<br />
Manifesto del Risveglio I (2002)<br />
La crisi ecologica che investe il pianeta è mille volte più<br />
grave di quanto non lascino trapelare i mass media<br />
manipolati dal sistema di dominazione planetaria. La<br />
catastrofe civile ed ecologica è imminente (non trascorrerà<br />
<strong>un</strong>a generazione) e ciò obbliga i politici, ma anche i grandi<br />
industriali e tutti coloro che hanno responsabilità civili a<br />
intraprendere <strong>per</strong>corsi spirituali che li rendano degni di<br />
gestire la cosa pubblica.<br />
DI FRONTE A TUTTO QUESTO<br />
• gli artisti, i filosofi, gli uomini e le donne di cultura<br />
e com<strong>un</strong>icazione si impegnano a promuovere il<br />
Risveglio Planetario, influenzando l’opinione
pubblica e i mass media, in modo da spingere i<br />
governi a rimettere in discussione il modello di<br />
sviluppo che ha condotto il pianeta al tracollo<br />
ecosociale. E’ <strong>un</strong> processo difficile, <strong>per</strong>ché quasi<br />
ov<strong>un</strong>que le classi dirigenti sono saldamente legate<br />
ai potentati economico-tecnologici.<br />
• la rivoluzione pacifica e urgente delle coscienze è<br />
l’<strong>un</strong>ica via concreta <strong>per</strong> uscire positivamente<br />
dall’Apocalissi in atto. Altrimenti, i nostri figli<br />
dovranno bere il proprio sangue e mangiare il<br />
proprio sterco, <strong>per</strong> sopravvivere alla peste<br />
planetaria a cui li abbiamo consegnati.<br />
CHIEDIAMO<br />
a tutti i governi dei paesi industrializzati di ridurre<br />
immediatamente e drasticamente i livelli di inquinamento<br />
provocati dalle industrie: è meglio rischiare <strong>un</strong>a recessione<br />
economica – del resto già in atto – piuttosto che morire<br />
appestati;<br />
chiediamo inoltre che i governi di tutte le nazioni attivino<br />
al proprio interno gruppi di ricerca e vigilanza eticospirituale<br />
che li aiutino ad agire <strong>per</strong> il bene collettivo, senza<br />
lasciarsi dominare dalle tendenze negative di base -<br />
ignoranza avidità violenza - e dalla logica spietata<br />
dell’interesse economico.<br />
Manifesto del Risveglio II (2003)<br />
La <strong>per</strong>manente gravità delle condizioni politiche e sociali a<br />
livello planetario richiede <strong>un</strong>a accelerazione delle forme di<br />
intervento <strong>per</strong> il Risveglio.<br />
OCCORRE<br />
Esigere l’abdicazione simbolica di tutti i politici, <strong>per</strong>ché<br />
hanno miserabilmente fallito nel governo del mondo, e<br />
indurli a impegnarsi in <strong>un</strong>a formazione spirituale autentica<br />
che fornisca loro i mezzi <strong>per</strong> agire con eticità.<br />
Rom<strong>per</strong>e tutte le ideologie, di destra, di sinistra e di centro,<br />
occidentali, orientali, maschiliste, femministe, capitalistiche,<br />
com<strong>un</strong>istiche, <strong>per</strong>ché sono coaguli di potere, e dividono.<br />
Soltanto così potrà nascere la via dell’Umanità Risvegliata.<br />
Creare ov<strong>un</strong>que centri di Risveglio, che elaborino gli<br />
strumenti adatti ad affrontare la vita politica con piena<br />
eticità, individuando i metodi più opport<strong>un</strong>i di sorveglianza<br />
e autosorveglianza spirituale. I popoli riconosceranno la<br />
purezza di questi uomini e di queste donne, e daranno loro<br />
fiducia in democrazia. Quei politici che rifiuteranno di<br />
130<br />
vigilare sulla propria eticità e obbediranno ai vecchi schemi<br />
machiavellici dell’azione politica, verranno<br />
democraticamente rifiutati.<br />
Il p<strong>un</strong>to di riferimento ideale dei Risvegliati siano Cristo,<br />
Buddha, Gandhi e i benefattori concreti dell’umanità,<br />
coloro che si sono ado<strong>per</strong>ati <strong>per</strong> il bene della pólis umana.<br />
MANIFESTO DEL RITOMODERNISMO (novembre 2004)<br />
L’epoca attuale esige <strong>un</strong>a rivoluzione nella figura del<br />
poeta e dell’artista in generale.<br />
Assegno a questa rivoluzione il nome provvisorio di<br />
Ritomodernismo.<br />
Il Ritomodernismo è <strong>un</strong> addio a tutta la poesia, la<br />
poetica e la critica contemporanea, <strong>un</strong> rinnovamento<br />
radicale dell’essere poeta, artista, critico, filosofo. E<br />
cittadino nel mondo.<br />
Con il riferimento al rito si allude a <strong>un</strong> modo di essere, a<br />
<strong>un</strong> agire sacrali e a <strong>un</strong>a concezione dell’arte come<br />
energia/evento scritto, orale o agito, che totum hominem<br />
requirit.<br />
Il Poeta, l’Artista Ritomodernista ricompone il legame<br />
con il sacro, e l’arte è rito di ri<strong>un</strong>ificazione dell’umano con il<br />
divino, evento mistico. Ciò non le impedisce di toccare tutti<br />
i tasti dell’es<strong>per</strong>ienza umana, interiore e civile: ma tutto sa<br />
ricondurre al mistero che è sorgente di ogni cosa.<br />
Il sacro non va confuso con il religioso: definisco sacro il<br />
senso dell’Assoluto che dimora alla radice di tutte le cose,<br />
anche le più laiche.<br />
Il Ritomodernismo si distingue da movimenti affini <strong>per</strong><br />
<strong>un</strong>a radicalizzazione dell’impegno spirituale e civile, e il<br />
rifiuto altrettanto radicale degli equilibrismi e dei<br />
compromessi con l’establishment critico-letterario di cui<br />
den<strong>un</strong>cia la inadeguatezza e la deficienza ermeneutica.<br />
Il Poeta e l’Artista Ritomodernista testimoniano <strong>un</strong>a<br />
possibilità di liberazione dalla trita compagine letteraria<br />
contemporanea (nelle sue varie forme: cattolica, marxista,<br />
materialista, crepuscolare, filotecnologica, s<strong>per</strong>imentale
eccetera) che compiace – <strong>per</strong> mancanza di reale coraggio<br />
critico e esistenziale, eccessiva inclinazione al<br />
compromesso in nome dell’utile – i livelli troppo ordinari<br />
della psiche collettiva ed è complice della barbarie e<br />
dell’ottenebramento della (in)civiltà dei nostri giorni.<br />
Il Ritomodernismo accoglie della tradizione letteraria ciò<br />
che consente <strong>un</strong> equilibrato su<strong>per</strong>amento della letterarietà<br />
stessa.<br />
Il Poeta, l’Artista Ritomodernista è anche sciamano<br />
sapiente e monaco della verità, ed è disposto a sacrificare<br />
tutto pur di affermare la poesia e l’arte come voci di<br />
illuminazione, libertà e liberazione spirituale e civile.<br />
Il Poeta, l’Artista Ritomodernista auspica <strong>un</strong>a rivoluzione<br />
anche nella critica, <strong>per</strong>ché la formazione del critico – salvo<br />
eccezioni più che rare – lo condanna a <strong>un</strong>a deficienza<br />
<strong>per</strong>manente di comprensione spirituale/sapienziale, e<br />
d<strong>un</strong>que gli impedisce di forgiarsi strumenti ermeneutici<br />
adatti a comprendere la poesia-sapienza.<br />
Il Poeta, l’Artista Ritomodernista si libera costantemente<br />
dalla vanità e dal narcisismo negativo e inferiore, che<br />
spingono i poeti e gli artisti in generale a compiacere critici<br />
pubblico e ideologie <strong>per</strong> amore di facili consensi e<br />
riconoscimenti che appagano l’ego, a scapito della<br />
autenticità della ricerca e della elevatezza del messaggio.<br />
Il Poeta, l’Artista Ritomodernista predilige la poesia che<br />
nasce dai livelli più alti e profondi – illuminati – dell’animo<br />
umano e ad essi tende a ricondurre il destinatario senza<br />
cadere in pesantezze didascaliche. Ritiene energia<br />
sprecata la poesia sentimentale, o animica, o intellettuale<br />
che non sappia vibrare del mistero che è alla radice delle<br />
cose e della poesia stessa: essa è come la L<strong>un</strong>a senza il<br />
Sole, l’amante senza l’amato, il finito senza l’infinito.<br />
La Poesia Ritomodernista è alchimia che trasforma<br />
continuamente l’es<strong>per</strong>ienza sentimentale-emozionaleintellettuale<br />
nel vuoto-luce che ne è fonte transimmanente.<br />
E’ contemplazione, catarsi, vaticinio, che trovano adeguata<br />
espressione in adeguata forma.<br />
L’o<strong>per</strong>a Ritomodernista si offre come riverbero<br />
dell’Assoluto.<br />
131<br />
Poesia/sapienza è poesia scritta o orale che racchiude<br />
in sé <strong>un</strong> gesto conoscitivo di alto livello, e nasce dalla<br />
stessa dimensione da cui nascono la meditazione, la<br />
contemplazione, il vaticinio. Ma rispetto al linguaggio della<br />
sapienza la poesia si nutre dell’immaginario più<br />
assolutamente libero, in totale estrema libertà ideativa e<br />
espressiva: <strong>per</strong> fare <strong>un</strong> esempio, Buddha e Breton,<br />
Nagarj<strong>un</strong>a e Neruda, Empedocle e Gozzano, Parmenide e<br />
Montale <strong>un</strong>iti in <strong>un</strong>o stesso gesto artistico che <strong>un</strong>ifica e<br />
trascende.<br />
Il Poeta, l’Artista Ritomodernista si collocano nella<br />
tradizione poetica-artistica come <strong>un</strong>a avanguardia datata<br />
duemilacinquecento anni avanti Cristo e più di duemila<br />
dopo.<br />
Curriculum di Angelo Tonelli<br />
Angelo Tonelli, poeta, <strong>per</strong>former, autore e regista teatrale, noto in Italia e<br />
all'estero, è tra i maggiori studiosi e traduttori italiani di classici greci e<br />
latini. O<strong>per</strong>e teatrali: Apokálypsis, 1995; Katábasis, 1996; Máinomai,<br />
1997; Mysterium, 1998; Eleusis, 1999; Drómena, 2000; Méllonta táuta,<br />
2001; Alphaomega, 2002; New World Order, 2003; V.I.T.R.I.O.L.U.M.<br />
Alchimia <strong>per</strong> Edipo re 2004; La terra desolata di T. S. Eliot, 2005;<br />
Orghia, ovvero il trionfo della sapienza sul potere (da Baccanti di<br />
Euripide), 2005. E’ intervenuto in programmi culturali della RAI (Rai 1,<br />
Rai 2, Rai 3) e di Mediaset, tra cui nel dicembre 2002 in La Poesia<br />
incontra...la danza su RAI 1, come membro della giuria e <strong>per</strong>former. Dal<br />
1998, su incarico della Città di Lerici, è Presidente della Associazione<br />
Culturale <strong>Arthena</strong> e della omonima Scuola di Arti e Mestieri, e Direttore<br />
Artistico di Altramarea, Rassegna Nazionale di Poesia Contemporanea,<br />
gi<strong>un</strong>ta alla VIII edizione. Nel marzo del 2002 e del 2004 viene invitato<br />
dal College of Charleston, South Carolina (USA) a The Waters of<br />
Hermes, Festival of Italian Poetry, a curare la regia di eventi rituali e a<br />
recitare propri versi. Edizioni di classici: Oracoli caldaici, Coliseum<br />
1993 - Rizzoli 1995 e 2005 (ristampa riveduta); Eraclito, Dell’Origine,<br />
Feltrinelli 1993 e ristampa riveduta 2005; Pro<strong>per</strong>zio, Il libro di Cinzia,<br />
Marsilio 1993 (4 edizioni); T. S. Eliot, La Terra desolata e Quattro<br />
Quartetti, Feltrinelli 1995 (6 edizioni, con ristampa riveduta <strong>per</strong> il 2005);<br />
Seneca, Mondadori 1998; Zosimo di Panopoli, Coliseum 1988, Rizzoli<br />
2004; Eschilo, tutte le tragedie, Marsilio 2000; Empedocle, Origini e<br />
Purificazioni, Bompiani 2002; Sofocle, tutte le tragedie, Marsilio<br />
2003.Tra i testi filosofici si segnala: Apokalypsis, pensieri intorno all’<br />
apocalissi in atto nel pianeta Terra. E altro.<br />
O<strong>per</strong>e di poesia: Canti del Tempo (finalista premio Eugenio Montale),<br />
Crocetti 1988; Frammenti del <strong>per</strong>petuo poema, Campanotto 1998; Poemi<br />
dal Golfo degli Dei/Poems from the Gulf of the Gods, Agorà 2003. Un<br />
ampio saggio seguito da <strong>un</strong>a intervista sulla sua o<strong>per</strong>a poetica compare
nel volume Sei poeti liguri, a cura del Prof. Roberto Bertoni, Direttore del<br />
Dipartimento di Italianistica al Trinity College di Dublino (Trauben,<br />
2004). Sue poesie sono state tradotte <strong>per</strong> importanti riviste e nell’ambito<br />
di ricerche <strong>un</strong>iversitarie in America, Irlanda, Germania.<br />
Attualmente sta curando la traduzione con introduzione e commento di<br />
tutte le tragedie di Eschilo, Sofocle e Euripide, in parte già pubblicate<br />
(Eschilo e Sofocle), in parte in corso di pubblicazione, <strong>per</strong> Marsilio e<br />
Bompiani.<br />
Curriculum di Ugo Ugolini<br />
La macchina fotografica compare <strong>per</strong> puro caso verso la fine degli anni<br />
’70. Un breve viaggio con la famiglia, ne è l’occasione. Resta affascinato<br />
dall’oggetto e dalle sue potenzialità. Solo nel 1982, a 17 anni, la<br />
fotografia entra nel quotidiano. Frequenta inizialmente i laboratori e i<br />
fotografi locali, la camera oscura.<br />
Nel 1984 si sposta a Milano <strong>per</strong> motivi di studio, viene selezionato dalla<br />
scuola di fotografia lombarda.<br />
Nel 1989 inizia a frequentare Berlino, presenta alc<strong>un</strong>e fotografie e viene<br />
scelto dalla locale scuola d’arte. Nei soggiorni berlinesi trova i primi<br />
stimoli <strong>per</strong> la fotografia urbana.<br />
Nel 1992 è in Toscana, dove inizia a lavorare nel campo della moda, a<br />
livello locale.<br />
Nel 1995 segue <strong>un</strong> corso di fotografia di architettura a Firenze. La<br />
passione <strong>per</strong> questo tema, la fotografia urbana e l’architettura, comincia a<br />
diventare via via più maturo. Un soggiorno a Barcellona, nel 1998,<br />
diventa <strong>un</strong> momento centrale di ricerca e crescita. Da questo viaggio<br />
deriva <strong>un</strong>a mostra, del 1999: “E’ così difficile convivere?”. Nel <strong>per</strong>iodo<br />
2000-2003 compie alc<strong>un</strong>i viaggi in Europa, di lavoro e approfondimento,<br />
maturando il tema architettura, paesaggio e paesaggio urbano.<br />
Nello stesso <strong>per</strong>iodo è nuovamente a Milano, è inviato <strong>per</strong> la rivista<br />
internazionale di interior design Casa D e pubblica <strong>per</strong> altre riviste.<br />
Nel 1995 inizia <strong>un</strong>a collaborazione stabile con la compagnia di <strong>teatro</strong> di<br />
Angelo Tonelli, regista e scrittore lericino, divenendo testimone di ogni<br />
suo spettacolo <strong>per</strong> i successivi dieci anni<br />
Si è laureato a Pisa, alla facoltà di Scienze. Ama spostarsi <strong>per</strong> cercare<br />
stimoli, emozioni, impressioni, ma torna sempre a Lerici, dove è nato e<br />
vive tuttora.<br />
Curriculum<br />
di Giuliano Diofili<br />
Giuliano DIOFILI è nato alla Spezia nel 1948 e ha frequentato<br />
l’Accademia di Belle Arti di Carrara. Attivo dal 1970 con il gruppo Arti<br />
Visive Prometeo, ha tenuto la sua prima <strong>per</strong>sonale al Palazzo dei Vescovi<br />
di Sarzana. Nel 1985 il Com<strong>un</strong>e di Lerici lo ha ospitato <strong>per</strong> <strong>un</strong>’antologica<br />
nelle sale del castello Monumentale, intitolata “Graffiti archetipi in <strong>un</strong><br />
castello”; Nel 1992 ha fondato il “Gruppo della “Cittadella”, che con <strong>un</strong>a<br />
prima mostra ha inaugurato le sale della fortezza Firmafede appena<br />
restaurate. In quell’occasione, e collaborando con il critico d’arte<br />
Ferruccio Battolini, si è fatto promotore della prima edizione de “I<br />
quaderni della Calandriniana”. Coordinatore artistico della<br />
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“Calandriniana” dal 1988 al 1995, ha concluso questa sua es<strong>per</strong>ienza<br />
organizzandone l’edizione francese a Villefranche de Rouergue, città<br />
gemellata con Sarzana. Nel 1998 l’Amministrazione Provinciale della<br />
Spezia lo ha ospitato al Centro Allende <strong>per</strong> <strong>un</strong>a seconda antologica<br />
intitolata “Ambiguità dell’inespressivo”. Nello stesso anno è stato invitato<br />
in Germania, dalla K<strong>un</strong>stausstell<strong>un</strong>g di Jesteburg (Amburgo), <strong>per</strong> <strong>un</strong>a<br />
mostra con altri 4 pittori italiani. Dal 1983 ha più volte collaborato al<br />
“gruppo di lavoro Arti Visive”, <strong>per</strong> l’Assessorato alla Cultura del Com<strong>un</strong>e<br />
di Sarzana. Dal 1998 fa parte del direttivo dell’Associazione Culturale<br />
“<strong>Arthena</strong>” di Lerici, curando <strong>un</strong> corso di arte figurativa e partecipando al<br />
coordinamento delle manifestazioni culturali e artistiche. Giuliano Diofili<br />
ha inoltre o<strong>per</strong>ato in vari collegi <strong>per</strong>itali in qualità di disegnatore e<br />
illustratore, lavorando alla stesura di rilievi tecnici e bozzetti illustrativi<br />
utilizzati nello svolgimento delle inchieste più importanti e<br />
drammaticamente significative degli ultimi vent’anni della nostra storia.<br />
Si ricordano a questo proposito e fra gli altri, i disegni relativi alla strage<br />
di Bologna, al caso Ustica, alla strage della galleria del Vernio; gli studi e<br />
le rielaborazioni grafiche degli attentati a Falcone e Borsellino,<br />
all’attentato di via dei Georgofili, e in ultimo quelli riguardanti le indagini<br />
sul cosiddetto “mostro di Firenze”.
Finito di stampare<br />
Nel mese di maggio 2005<br />
Presso la tipografia<br />
Grafiche l<strong>un</strong>ensi Sarzana<br />
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