Leggi l'articolo in formato pdf - Agorà

Un Un monastero monastero basiliano basiliano caduto caduto nell'oblio
nell'oblio
di
Santo
Castorina
38
38
38
MONUMENTI
AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ
S. S. Michele
Michele
di di F FFulgerino
F ulgerino
Il bacino del fiume Alcantara, ellenizzato
a cominciare dall'ottavo secolo a.C. a
seguito della penetrazione dei coloni
Calcidesi di Nasso, è stato sicuramente
l'enclave siciliano in cui la civiltà e la lingua greca
si sono mantenute più a lungo; fenomeno che
è stato possibile grazie alla presenza
plurisecolare della Chiesa che, a cominciare
della riconquista del VI secolo ad opera di
Belisario, era entrata nell'orbita del Patriarcato
di Costantinopoli assumendo il ruolo di vera
Mater et Magistra della popolazione ivi
insediata.
La diffusione capillare, prima, durante e
dopo la dominazione islamica del
monachesimo basiliano nei cui monasteri,
skiti (1) e metochi (2) , si praticava la regola di S.
Basilio il Grande da Cesarea, ebbe come effetto
immediato il mantenimento del rito grecoortodosso,
e la liturgia, le preghiere e tutti i riti
della Chiesa d'Oriente che scandivano il
trascorrere del tempo, ebbero il ruolo,
volontario o involontario, di mantenere vivo nel
popolo l'uso della lingua greca, nonostante
l'arrivo, a cominciare dalla conquista
normanna, di nuclei etnici allogeni provenienti
dal nord-ovest del bacino padano e la parallela
espansione del rito latino ad opera dei monaci
Benedettini e Agostiniani.
I monumenti ancora “in piedi” o in stato di
rudere che testimoniano la presenza
plurisecolare della Cristianità Orientale nel
bacino dell'Alcantara, ad eccezione della Cuba
di Castiglione di Sicilia, conosciuta come Cuba
di S. Domenica (3) e la Cuba di Mojo-Malvagna,
sono poco conosciuti e in condizione di
desolante abbandono.
In In In In In alto alto alto: alto alto La chiesa di S. Michele di Fulgerino
dopo il restauro (prospetto sud).
A A A A A fianco: fianco: fianco: fianco: fianco: Prospetto est della chiesa
prima del restauro.
Santo Castorina, S. Michele di Fulgerino, Agorà XIII-XV (a. IV, Aprile-Dicembre 2003)
www.editorialeagora.it - E-mail: info@editorialeagora.it

Il disinteresse degli organi preposti alla loro
tutela ha, purtroppo, lasciato campo libero ai
cercatori di tesori (Cuba di S. Teodoro), alla
speculazione edilizia (S. Gregorio di Randazzo)
e alle attività agro-pastorali (SS. Salvatore di
Placa e S. Michele di Fulgerino), “tradizione”,
quest'ultima, che, prima del recente
intervento di restauro, ha interessato anche
la stessa Cuba di Castiglione, che per secoli è
stata adibita ad ovile.
Il Katholikòn (4) di un monastero basiliano
ancora in piedi praticamente sconosciuto,
perché non individuato come tale fino alla fine
del secolo appena trascorso, dagli addetti allo
studio della civiltà tardo-bizantina e medievale,
è ancora fruibile, in prossimità di un corso
d'acqua a regime torrentizio, immerso, in
posizione amenissima, tra i vigneti e gli uliveti
delle colline tra Piedimonte Etneo e
Linguaglossa.
Quando lo vidi per la prima volta, nell'estate
del 1988, mi resi subito conto che potesse
trattarsi, nonostante fosse nascosto sul
prospetto orientale da una casetta accorpata
e da macchie di rovo ed erbacce varie, di S.
Michele di Fulgerino, cosa che mi fu confermata
da una targa in ceramica fissata alla parete di
una casa colonica poco distante in cui si
leggeva “Contrada S. Michele”. Che si tratti del
Katholikon del monastero indicato nella
celebre Sicilia Sacra da Rocco Pirri come
«Sancti Michaelis de Fulgerino, seu Filarino, vel
Solarino» è intuibile da quanto dice la stessa
Notitia Trigesima (5) , dal toponimo con cui
tutt'oggi è indicata la contrada e dai riscontri
del sopralluogo effettuato nei primi anni
Novanta dallo scrivente, dal prof. Peppino
Cavallaro e da Vincenzo Gentile (6) che,
nell'occasione, ne prese i rilevamenti dai quali
ha elaborato i disegni architettonici che
pubblichiamo. Rocco Pirri, oltre ad attribuire (7)
questa chiesa ai Basiliani, la indica vagamente
così: «De hujusmodi Abbatiae, quae in Agro
Calatabiani juxta oppidum Linguae Grossae sita
est ...», indicazione divenuta più problematica
da quando il monumento in questione risulta
più prossimo al centro di Piedimonte Etneo. Il
monumento era, ancora nel 1988, poco noto
perché oltre ad essere localizzato in un sito
frequentato solo da pastori e dai proprietari
delle terre adiacenti, i prospetti che danno sulla
stradina di campagna che li costeggia dai lati
Sud ed Est erano “mascherati” da una
superfetazione ascrivibile ai primi decenni del
In In In In In alto alto alto alto alto ed ed ed ed ed al al al al al centro centro centro: centro centro Planimetrie della
chiesa risalenti al 1992 e realizzate da
Vincenzo Gentile.
In In In In In basso: basso: basso: basso: basso: Rilievo del prospetto est.
Santo Castorina, S. Michele di Fulgerino, Agorà XIII-XV (a. IV, Aprile-Dicembre 2003)
www.editorialeagora.it - E-mail: info@editorialeagora.it
MONUMENTI
AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ
AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ 39
39
39

In In In In In alto alto alto: alto alto
Caratteristica
finestrella
medievale nel
prospetto nord.
A A A A A dx: dx: dx: dx: dx: Il
prospetto
nord-ovest
della chiesa
come si
presentava nel
1992 prima del
recente restauro.
In In In In In basso: basso: basso: basso: basso: Il
prospetto nordovest
dopo il
recente restauro.
40
40
40
MONUMENTI
AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ
XIX secolo, che aveva fatto assumere all'edificio
l'aspetto di una tipica casa contadina. Solo il
portale laterale del prospetto sud segnalava al
passante, con la sua arcata monolitica ogiva in
arenaria locale, la vetustà dell'edificio e la sua
originaria funzione. Il prospetto principale,
poco visibile dalla stradina, rivolto
canonicamente ad ovest ed il relativo portale
tardo-gotico erano stati già raggiunti dai detriti
argillosi trascinati a valle dalla pioggia dalla
collina che li sovrasta sinistramente. La trave di
colmo della navata era paurosamente
imbarcata ed il tetto pronto a crollare alla
minima scossa sismica.
Come risulta dalle planimetrie eseguite nel
1992 da Vincenzo Gentile, i coloni avevano
praticato interventi radicali per adibire a stalla,
fienile e magazzino per l'attrezzatura
agricola, l'intero ambiente
della chiesetta, murando
ermeticamente il portale
principale che
prospetta ad ovest, la
piccola porta e la
finestrella dall'elegante
cornice in pomice rossastra
che si aprivano sul
prospetto settentrionale
e aprendo ex novo
una porta tra la conca
absidale e l'angolo sudest
del prospetto interno
per permettere la
comunicazione con i
nuovi ambienti accorpati
al prospetto esterno
orientale. La conca absidale era stata murata
elevando una parete di mattoni, mentre la
parete semicircolare aggettante era stata
inglobata (vedi i disegni di V. Gentile) negli
ambienti del piano terra e del piano
sopraelevato dell'edificio accorpato. L'unico
accesso esterno praticabile, prima del recente
restauro della famiglia Castorina, era la porta
che si affaccia sul prospetto sud.
Lo studioso che ci ha dato modo di
individuare questo monastero è Mario
Scaduto (8) , sicuramente il più grande conoscitore
del Monachesimo Basiliano in Italia.
Tutto ciò che si sa di questo monastero, a
volte confuso con S. Michele Arcangelo di Brolo
o di Ficarra, è contenuto, come si diceva, nella
Notitia Trigesima della Sicilia Sacra di Rocco
Pirri, citata in nota, ma non pubblicata,
dall'erudito della Compagnia di Gesù nel
saggio più esauriente che sia mai apparso
sui Basiliani.
Inoltre, grazie a Mario Scaduto, abbiamo
potuto comprendere il senso degli eventi
riguardanti S. Michele di Fulgerino riportati dal
Pirri, poiché in appendice al celebre saggio, nel
capitolo dal titolo In regime di commenda (9) ,
vengono enucleate le cause di natura
economica e politica che condussero
lentamente alla fine la plurisecolare esperienza
del monachesimo di rito greco nell'Isola e ci
danno la chiave di lettura per gli avvenimenti
riportati dal Pirri che potrebbero sembrare
incomprensibili.
Poiché l'unico documento riguardante
questo cenobio riporta eventi della fine del XV
secolo, non si conoscono né il fondatore né
tantomeno i nomi dei suoi primi igumeni (10)
greci. L'onomastica fornita dalla Notitia
Santo Castorina, S. Michele di Fulgerino, Agorà XIII-XV (a. IV, Aprile-Dicembre 2003)
www.editorialeagora.it - E-mail: info@editorialeagora.it

Trigesima lascia intuire che si riferisca a personaggi che
non hanno nulla a che vedere con i Basiliani, poiché si è,
ormai, in pieno regime di commenda.
Fra' Federico, sicuramente il priore di S. Michele di
Fulgerino che, come riporta il Pirri, venne assassinato dai
briganti che in seguito saccheggiarono il monastero il 18
giugno del 1474, doveva sicuramente essere un membro
di una altra regola che aveva ottenuto il beneficio o
direttamente dalla Sede Apostolica o dalla Corona
Aragonese.
E questo non deve meravigliarci, perché nel XV secolo,
l'abolizione totale dei privilegi elargiti dai re Normanni ai
cenobi basiliani aveva tramutato in norma la bolla Etsi in
Temporalium con la quale Clemente V all'inizio del XIV
secolo, si era riservato, per tutta la durata del suo
pontificato, la nomina dei titolari delle sedi vescovili, dei
monasteri e dei priorati, provocando la reazione della
Corona Aragonese che rispose alla prepotenza della
Curia di Avignone rispolverando i diritti che le derivavano
dalla Apostolica Legatia, nominando vescovi, abati e priori
graditi, molti dei quali di origine iberica. Ecco perché nel
XV secolo nei cenobi basiliani troviamo la paradossale
A A A A A dx. dx. dx.: dx. dx. Interno della casa attigua alla chiesa prima
del restauro.
In In In In In basso: basso: basso: basso: basso: Il portale principale (lato ovest) prima e
dopo il restauro.
Santo Castorina, S. Michele di Fulgerino, Agorà XIII-XV (a. IV, Aprile-Dicembre 2003)
www.editorialeagora.it - E-mail: info@editorialeagora.it
MONUMENTI
AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ
41
41
41

42 42 42
42
42 42 42
MONUMENTI
In In In In In alto alto alto: alto alto Il portale secondario della chiesa
(lato sud) prima e dopo il restauro.
AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ
situazione riportata così dallo Scaduto: «La riserva portò al
conferimento della dignità abbaziale a membri di ordini latini. Tra
essi l'Eremitano di S. Agostino Giovanni de Compagno, preposto
nel 1479 da Sisto IV a S. Nicandro di Messina; i Domenicani Simone
Blundo nel 1446 eletto abate di Agrò, Pietro de Clementia dell'Abbazia
di Gala nel 1471; il Catalano Pietro Gerardel, di “Santa Maria alla Grotta”
di Palermo nel 1446 ...».
Come lascia intuire il nome, Catalano o Aragonese doveva
sicuramente essere anche Pietro Sueglies, citato dal Pirri come
messinese, cardinale di Reggio (Calabria?) che fu confermato come
commendatario dell'abbazia della SS. Trinità e di S. Michele di Fulgerino
in Val Demone, probabilmente - il documento è senza data - nel primo
decennio del XVI secolo.
Il Liber Visitationis (11) di Athanasio Chalkéopoulos che nel 1457/58
aveva ispezionato i monasteri della Lucania ionica e della Calabria su
incarico del cardinale Bessarione, eletto poi Archimandrita del SS.
Salvatore di Messina, riporta una situazione ancora più disastrosa di
quella isolana. La maggior parte dei monasteri risulta abbandonata e in
rovina, i monaci dei monasteri superstiti sono quasi tutti di rito latino e
le terre di pertinenza amministrate da persone avide, la regola di Basilio
di Cesarea praticamente ignorata.
La rapace amministrazione dei procuratori degli abati
commendatari ebbe come conseguenza la vendita dei beni fondiari
dei monasteri e il loro conseguente impoverimento.
In un contesto politico del genere la “riserva” papale e la
“commenda”, avallata ed usata dagli aragonesi, avevano già prodotto i
loro nefasti effetti sulla sopravvivenza della regola basiliana. Già nei primi
decenni del XVI secolo il clero secolare e regolare di rito latino era
divenuto preponderante ed i monaci dalla lunga barba dell'“ultima
generazione”, che, nelle solitudini agresti delle skiti e dei metochi, si
rivolgevano ancora a Dio con la lingua dei Greci, dovettero sembrare ai
contemporanei patetiche ed anacronistiche figure di un mondo oramai
scomparso.
Alla fine del XVI secolo S. Michele di Fulgerino ormai non è altro che
una proprietà sfruttata dagli abati commendatari e gestita dai loro
procuratori. Molti di questi commendatari probabilmente non ci misero
mai piede e si limitarono solo ad incassare quanto pattuito con i
procuratori che la gestivano. Ciò si evince dal cumulo di cariche e
privilegi di Luca Cocilla, l'ultimo abate commendatario citato dal Pirri,
che, oltre ad essere vescovo di Patti, Commissario del Santo Ufficio,
Vicario Generale per il Val Demone, aveva ottenuto in commenda anche
S. Maria di Castanea e S. Maria di Gibilmanna.
Il residuo territorio dell'abbazia passò alle dipendenze dei Borbone
di Napoli nella seconda metà del XVII secolo, ed in seguito al demanio
del Regno d'Italia per effetto delle leggi siccardiane che sopprimevano
le proprietà degli ordini religiosi.
Da una sintesi storica su S. Michele di Fulgerino pubblicata da
Giovanna Buda (12) , apprendiamo che la chiesa è stata venduta
dall'Arciprete Giuseppe Gulli (non si comprende bene a che titolo!) alla
signora Costa-Fragalà che riprese la tradizione dei festeggiamenti di S.
Michele che si protrassero fino ai primi decenni del Novecento, come
mi dice il sig. Angelo Mazza che custodisce la chiesetta su incarico
arcivescovile.
Gli attuali proprietari, la famiglia Castorina, che hanno restaurato
tutto il complesso architettonico salvando in extremis un monumento
di grandissimo valore storico, artistico e culturale, hanno intenzione di
riaprire al culto la chiesetta e di riprendere la tradizione della festa
dell'Arcangelo Michele, protettore dei Normanni, nell'ultima domenica
di settembre.
Santo Castorina, S. Michele di Fulgerino, Agorà XIII-XV (a. IV, Aprile-Dicembre 2003)
www.editorialeagora.it - E-mail: info@editorialeagora.it

1) Skíti: gruppo di case o capanne, amministrate
comunitariamente, che ha l'aspetto di un villaggio. La Néa Skíti,
per esempio, essendo annessa al Monastero di San Paolo al Monte
Athos, è un insieme di case che ha l'aspetto di un paesino. Queste
case hanno una loro chiesa (Kiriakón) dove ogni domenica si
riuniscono i monaci. Le Skíti si dividono in cenobitiche ed
idioritmiche. (Dal Lexikon Vergotis - Tessalonica - 1995).
2) Per metochio (Métochion) la lingua greca indica la proprietà di
un monastero distante dal centro di appartenenza anche diversi
chilometri. Nei metochi vivevano monaci umili, dediti al lavoro dei
campi e alla preghiera. Abitavano povere capanne (Kalíves) e, a
volte, i ripari naturali. Il toponimo di Mitogio, paesino della sponda
catanese dell'Alcantara, tra Calatabiano e Motta Camastra, fa
riferimento sicuramente ad una di queste proprietà dei Monaci Basiliani.
3) La denominazione Cuba di Santa Domenica lascia intuire che
questa chiesa, ascrivibile al IX-X secolo dell'era volgare, sia stata
il Kiriakón di una Skíti, cioè di una chiesa in cui i monaci avevano
l'obbligo, solo la domenica (in greco Kiriakí) di assistere alla liturghia
di San Giovanni Crisostomo.
Kiriakón è il genitivo plurale di Kiriakí, quindi, alla lettera significa
“delle domeniche”.
4) All'interno di un monastero ortodosso possono esservi diverse
chiese; la principale, quella dedicata al Santo eponimo o alla
Festività eponima, è detta Katholikón.
5) Pubblichiamo i brani più interessanti contenuti nella Notitia
Trigesima di R. Pirri:
- SANCTI MICHAELIS DE FULGERINO, SEU FILARINO, VEL SOLARINO.
De hujusmodi Abbatiae, quae in Agro Calatabiani juxta oppidum
Linguae Grossae sita est, fundatore, atque institutore, nemo est,
quem sciam, scripsit, ordinis Benedectini ex confinio altero S.
Catherinae de Lingua Grossa, credebam, sed quod ibidem abbas ordinis
Basiliensis proeficiebatur optimo jure inter istas S. Basilii colloco.
1 - Fr. Fridericum quendam cum monachis suis sub anno 1468.
Hic defuisse legimus sed an. 1474 - 18 giunii jam decrepitae aetatis
gladio confessum, obtruncatoque digito ad annulum subripiendum
monasteriumque sacrilige expoliatum in lib. secret. afud cancell.
eo anno - huic sufficitur.
2 - F. Chelius, sive Rogerius de Bonanno a Tripis Barone electus,
NOTE E BIBLIOGRAFIA
tamquam de suo jure patronatus, statim possessione orbatur - (1474)
3 - [..............................]
4 - Petrum Sueglies Mess. Cardinalem Rhegjnum S. Trinitatis et S.
Michaelis Fulgerini in Valle Daemanis Abbatem caeteri in
commenda obtinnuere.
(ROCCO PIRRI - Sicilia Sacra, disquisitionibus et notitíis illustrata,
Palermo 1647).
6) Vincenzo Gentile ha prodotto anche i disegni architettonici del
rudere di una chiesa dell'età della Contea, individuata come tale
dallo scrivente negli anni '80 sui monti tra Forza d'Agrò e Scifì.(Vd.
Agorà n° 6, Luglio-Settembre 2001).
7) Rocco Pirri attribuisce la costruzione ai Basiliani perché tutte
le chiese di rito greco, per motivi liturgici, hanno l'abside rivolto ad
Oriente. Un altro ordine religioso non avrebbe mai costruito una
chiesa con il portale principale rivolto ad Ovest, in posizione
scomoda, sul margine una collina argillosa incombente.
8) Mario Scaduto è il massimo conoscitore del Monachesimo
Basiliano in Occidente. Il suo saggio Il Monachesimo Basiliano
nella Sicilia medievale apparso nel 1947 e ristampato nel 1982, è
fondamentale per conoscere e comprendere l'esperienza della
cristianità orientale in occidente.
9) Ecco come lo Scaduto definisce la Commenda:
«La commenda è l'attribuzione di un beneficio regolare a un
secolare che lo possederà canonicamente con tutte le prerogative
di chi, regolare, lo possiede per titolo. Esso stornava dal primitivo
scopo la proprietà monastica e violava il principio, confermato
dall'esperienza, che per presiedere a monaci bisognava essere
monaci».
10) Igumeno, termine greco corrispondente ad Abate o capo di
un monastero.
11) Il Liber Visitationis di Athanasios Chalkéopoulos è stato pubblicato
e commentato da M.H. Laurent e A. Guillou nel testo:
Le Liber Visitationis d'Athanasios Chalkéopoulos - Contribution à l'histoire
du monachime grec en Italie méridionale, Città del Vaticano 1960.
12) Nel settembre del 2002 Giovanna Buda ha pubblicato un foglio
con una sintesi degli eventi concernenti San Michele di Fulgerino
dal titolo Chiesetta di San Michele al Fogliarino in territorio di
Piedimonte Etneo che viene gentilmente offerto ai rari visitatori.
Santo Castorina, S. Michele di Fulgerino, Agorà XIII-XV (a. IV, Aprile-Dicembre 2003)
www.editorialeagora.it - E-mail: info@editorialeagora.it
MONUMENTI
AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ
AGORÀ AGORÀ AGORÀ AGORÀ 43
43
43