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Lezioni di leadership dal monaco che vendette la sua Ferrari ...

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1<br />

Una corsa sfrenata verso il successo<br />

Quello fu il giorno più triste del<strong>la</strong> mia vita. Quando arrivai<br />

al <strong>la</strong>voro, dopo aver passato un raro weekend lungo con<br />

i miei figli a ridere e passeggiare in montagna, trovai due<br />

enormi uomini del<strong>la</strong> sicurezza curvi sopra <strong>la</strong> mia scrivania<br />

<strong>di</strong> mogano, nel mio tanto invi<strong>di</strong>ato ufficio. Avvicinandomi in<br />

fretta, riuscii a vedere <strong>che</strong> stavano frugando fra i miei documenti<br />

e sbirciando fra i preziosi file del mio <strong>la</strong>ptop, ignari<br />

del fatto <strong>che</strong> li avessi sorpresi. Al<strong>la</strong> fine, uno dei due si accorse<br />

<strong>che</strong> ero lì, con il volto rosso <strong>di</strong> collera e le mani tremanti<br />

al<strong>la</strong> vista <strong>di</strong> una tale, imperdonabile, invasione. Con<br />

un’espressione <strong>che</strong> non rive<strong>la</strong>va nessuna traccia d’emozione,<br />

mi guardò e pronunciò po<strong>che</strong> parole <strong>che</strong> mi colpirono come<br />

un calcio in pieno petto: «Signor Franklin, siete stato licenziato.<br />

Dobbiamo accompagnar<strong>la</strong> imme<strong>di</strong>atamente al <strong>di</strong> fuori<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio».<br />

Con quel<strong>la</strong> semplice comunicazione, <strong>dal</strong>l’essere il vicepresidente<br />

senior del<strong>la</strong> società <strong>di</strong> software a più rapida crescita<br />

del continente, <strong>di</strong>venni un uomo senza futuro. E, credetemi,<br />

presi molto male il mio licenziamento. Il fallimento<br />

era un concetto a me estraneo, un’esperienza <strong>che</strong> non sapevo<br />

assolutamente gestire. Al college ero stato il c<strong>la</strong>ssico giovane<br />

promettente, quello con voti perfetti, belle ragazze in-


14 LEZIONI DI LEADERSHIP DAL MONACO CHE VENDETTE LA SUA FERRARI<br />

torno a sé e un futuro senza limiti. Facevo sport, ero stato<br />

eletto rappresentante <strong>di</strong> c<strong>la</strong>sse e trovavo an<strong>che</strong> il tempo <strong>di</strong><br />

condurre una trasmissione <strong>di</strong> jazz estremamente popo<strong>la</strong>re<br />

al<strong>la</strong> ra<strong>di</strong>o del campus. Tutti ritenevano <strong>che</strong> avessi talento e<br />

<strong>che</strong> fossi destinato ad avere grande successo. Un giorno avevo<br />

sentito uno dei miei vecchi professori <strong>di</strong>re a un collega:<br />

«Se avessi <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong> vivere un’altra volta, vorrei rinascere<br />

Peter Franklin».<br />

Badate bene: il mio talento non era poi così naturale come<br />

credevano tutti. La vera fonte dei miei successi era <strong>la</strong><br />

mia severa etica del <strong>la</strong>voro, e il desiderio quasi ossessivo <strong>di</strong><br />

vincere. Mio padre era venuto in questo Paese molti anni<br />

prima come immigrato senza un centesimo e con il desiderio<br />

profondo <strong>di</strong> una vita più tranquil<strong>la</strong>, felice e prospera<br />

per <strong>la</strong> <strong>sua</strong> giovane famiglia. Aveva mo<strong>di</strong>ficato il nostro cognome<br />

e ci aveva sistemati in un appartamento <strong>di</strong> tre stanze<br />

nel<strong>la</strong> zona rispettabile <strong>di</strong> una picco<strong>la</strong> città, iniziando a <strong>la</strong>vorare<br />

instancabilmente come operaio industriale a sa<strong>la</strong>rio<br />

minimo, un impiego <strong>che</strong> avrebbe conservato per i successivi<br />

quarant’anni <strong>di</strong> vita. E benché non avesse nessun tipo<br />

d’istruzione formale, posso <strong>di</strong>re <strong>di</strong> non aver mai trovato un<br />

uomo più saggio <strong>di</strong> lui – per lo meno fino a poco tempo fa,<br />

quando ho incontrato un essere umano straor<strong>di</strong>nario, una<br />

persona <strong>che</strong> dovreste davvero conoscere tutti e <strong>di</strong> cui prometto<br />

<strong>che</strong> fra poco <strong>di</strong>rò qualcosa in più. E dopo non sarete<br />

più gli stessi.<br />

Il sogno <strong>che</strong> mio padre nutriva per me era semplice: voleva<br />

<strong>che</strong> avessi un’istruzione <strong>di</strong> primo livello in una scuo<strong>la</strong> <strong>di</strong><br />

primo livello. Così mi sarei assicurato una carriera <strong>di</strong> spicco<br />

e una giusta retribuzione, o almeno questo era quello <strong>che</strong><br />

credeva lui. Era <strong>sua</strong> ferma convinzione <strong>che</strong> una base <strong>di</strong> conoscenze<br />

personali ben artico<strong>la</strong>ta rappresentasse il fonda-


UNA CORSA SFRENATA VERSO IL SUCCESSO<br />

mento <strong>di</strong> una vita <strong>di</strong> successo. «Non importa cosa accade,<br />

Peter, nessuno potrà mai toglierti l’istruzione. La conoscenza<br />

sarà sempre <strong>la</strong> tua migliore amica, non importa dove andrai<br />

o cosa farai» spesso mi <strong>di</strong>ceva al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> cena, dopo<br />

un’altra estenuante giornata <strong>di</strong> 14 ore passata in quel<strong>la</strong> fabbrica<br />

a cui de<strong>di</strong>cava <strong>la</strong> maggior parte del<strong>la</strong> <strong>sua</strong> vita. Mio padre<br />

era un grand’uomo.<br />

Ed era an<strong>che</strong> un grande narratore. Nel<strong>la</strong> <strong>sua</strong> terra d’origine,<br />

gli anziani usavano le parabole per trasmettere ai loro<br />

giovani un sapere accumu<strong>la</strong>to nei secoli, e così an<strong>che</strong> lui aveva<br />

portato con sé, in questa terra d’adozione, quel<strong>la</strong> ricca tra<strong>di</strong>zione.<br />

Dal giorno in cui mia madre morì improvvisamente<br />

mentre gli preparava il pranzo, nel<strong>la</strong> nostra misera cucina,<br />

fino a quando io e mio fratello <strong>di</strong>ventammo adolescenti, mio<br />

padre ci accompagnò sempre verso notti piene <strong>di</strong> sogni con<br />

una qual<strong>che</strong> storia deliziosa, in cui c’era immancabilmente<br />

una lezione <strong>di</strong> vita. Una <strong>di</strong> quelle <strong>che</strong> ricordo meglio racconta<br />

<strong>di</strong> un vecchio agricoltore <strong>che</strong>, sul letto <strong>di</strong> morte, aveva<br />

chiesto ai suoi tre figli <strong>di</strong> riunirsi accanto a lui. «Figli miei –<br />

aveva detto – <strong>la</strong> morte è vicina e presto esalerò il mio ultimo<br />

respiro. Ma prima <strong>di</strong> farlo, devo con<strong>di</strong>videre con voi un segreto.<br />

Nel campo <strong>di</strong>etro casa nostra c’è un magnifico tesoro.<br />

Scavate a fondo e lo troverete. Non dovrete preoccuparvi<br />

mai più del denaro.»<br />

Una volta morto il padre, i figli erano corsi al campo e<br />

avevano iniziato a scavare con grande foga. Avevano scavato<br />

per molte ore, continuando per <strong>di</strong>versi giorni. Non era<br />

sfuggita loro nemmeno una zol<strong>la</strong>, <strong>dal</strong> momento <strong>che</strong> erano ricorsi<br />

a tutte le loro energie. Ma non erano riusciti a trovare<br />

nessun tesoro. Al<strong>la</strong> fine si erano arresi, male<strong>di</strong>cendo il padre<br />

per averli ingannati e chiedendosi perché avesse voluto<br />

prendersi gioco <strong>di</strong> loro in quel modo. L’autunno successivo,<br />

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16 LEZIONI DI LEADERSHIP DAL MONACO CHE VENDETTE LA SUA FERRARI<br />

però, quello stesso campo aveva fruttato un raccolto talmente<br />

abbondante <strong>che</strong> l’intera comunità non aveva mai visto<br />

nul<strong>la</strong> <strong>di</strong> simile. I tre figli erano <strong>di</strong>ventati ricchi, e non si erano<br />

dovuti preoccupare mai più del denaro.<br />

Fu così <strong>che</strong> da mio padre imparai il potere dell’impegno,<br />

dell’essere <strong>di</strong>ligenti e del <strong>la</strong>vorare duramente. Al tempo del<br />

college, sgobbavo giorno e notte, desideroso <strong>di</strong> rimanere nel<strong>la</strong><br />

lista dei migliori e realizzare i sogni <strong>che</strong> mio padre aveva<br />

per me. Così, vincevo una borsa <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o dopo l’altra, e in<br />

più al<strong>la</strong> fine <strong>di</strong> ogni mese mandavo <strong>di</strong>ligentemente un piccolo<br />

assegno al mio vecchio padre con una parte del<strong>la</strong> paga<br />

del mio <strong>la</strong>voro part-time. Era un semplice segno <strong>di</strong> ringraziamento<br />

per tutto quello <strong>che</strong> lui aveva fatto per me. Quando<br />

giunse il momento <strong>di</strong> entrare nel mondo del <strong>la</strong>voro, mi fu<br />

offerta una posizione manageriale remunerativa nel campo<br />

dell’high-tech, il settore al quale puntavo. La società si chiamava<br />

Digitech Software Strategies ed era proprio il posto in<br />

cui tutti avrebbero voluto <strong>la</strong>vorare.<br />

Si trattava, infatti, <strong>di</strong> una società <strong>di</strong> enorme successo, e gli<br />

esperti prevedevano <strong>che</strong> <strong>la</strong> <strong>sua</strong> crescita fulminea sarebbe<br />

continuata, così <strong>che</strong> mi sentivo davvero onorato <strong>di</strong> essere<br />

stato scelto per far parte del<strong>la</strong> <strong>sua</strong> ambiziosa squadra. Dopo<br />

aver accettato senza indugi l’offerta, iniziai a <strong>la</strong>vorare ottanta<br />

ore a settimana, per <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> meritarmi ogni centesimo<br />

dell’alto sa<strong>la</strong>rio <strong>che</strong> guadagnavo. Non potevo immaginare<br />

<strong>che</strong>, sette anni dopo, quel<strong>la</strong> stessa società mi avrebbe<br />

umiliato come mai in vita mia.<br />

I primi anni al<strong>la</strong> Digitech furono belli. Lo furono davvero.<br />

Mi feci dei buoni amici, imparai moltissimo e sca<strong>la</strong>i rapidamente<br />

le <strong>di</strong>verse posizioni <strong>di</strong>rigenziali. Divenni una vera e<br />

propria star, riconosciuta da tutti, il giovane <strong>dal</strong><strong>la</strong> mente acuta,<br />

<strong>che</strong> sapeva <strong>la</strong>vorare sodo e mostrava sincera devozione


UNA CORSA SFRENATA VERSO IL SUCCESSO<br />

al<strong>la</strong> società. Benché non mi fosse mai stato insegnato come<br />

gestire e <strong>di</strong>rigere le persone, gli altri continuavano a promuovermi,<br />

affidandomi incarichi <strong>di</strong> responsabilità sempre<br />

più importanti.<br />

Non c’è dubbio, però, <strong>che</strong> <strong>la</strong> cosa migliore <strong>che</strong> mi accadde<br />

al<strong>la</strong> Digitech Software Strategies fu incontrare Samantha,<br />

<strong>la</strong> donna <strong>che</strong> sarebbe <strong>di</strong>ventata mia moglie. An<strong>che</strong> lei era<br />

una giovane manager bril<strong>la</strong>nte, incre<strong>di</strong>bilmente bel<strong>la</strong>, e con<br />

un cervello formidabile. Dopo esserci incontrati al<strong>la</strong> festa <strong>di</strong><br />

Natale, ci piacemmo subito e iniziammo presto a passare insieme<br />

quel po’ <strong>di</strong> tempo libero <strong>che</strong> avevamo. Fin <strong>dal</strong> primo<br />

giorno Samantha fu <strong>la</strong> mia maggiore sostenitrice, credeva<br />

veramente nel mio potenziale e nel mio talento. «Peter, <strong>di</strong>venterai<br />

<strong>di</strong>rettore generale» mi <strong>di</strong>ceva spesso, con un sorriso<br />

tenero. «So <strong>che</strong> hai quel <strong>che</strong> serve.» Sfortunatamente, non<br />

tutti <strong>la</strong> pensavano allo stesso modo. O forse sì.<br />

Il <strong>di</strong>rettore generale del<strong>la</strong> Digitech Software <strong>di</strong>rigeva <strong>la</strong><br />

società come un <strong>di</strong>ttatore. Uomo fattosi da sé, con un una vena<br />

maligna, aveva un ego pari al<strong>la</strong> <strong>sua</strong> elevatissima retribuzione.<br />

Quando avevo iniziato a <strong>la</strong>vorare con lui, era educato,<br />

benché riservato. Ma allorché cominciarono a spargersi le<br />

voci sulle mie capacità e sulle mie ambizioni, <strong>di</strong>venne freddo<br />

e cominciò a comunicare con me attraverso brevi scritti,<br />

quando <strong>la</strong> situazione avrebbe richiesto invece qualcosa <strong>di</strong><br />

meno formale. Samantha lo definiva «ometto stupido e insicuro»,<br />

ma rimaneva il fatto <strong>che</strong> era lui ad avere il potere. Il<br />

vero potere. E forse pensava <strong>che</strong> arrivando a posizioni manageriali<br />

più elevate l’avrei fatto sfigurare. O forse si ritrovava<br />

troppo in me – e non gli piaceva quel <strong>che</strong> vedeva.<br />

Devo ammettere, comunque, <strong>che</strong> an<strong>che</strong> io avevo le mie<br />

debolezze. Per prima cosa, un carattere molto irascibile. Se<br />

qualcosa andava storto nel momento sbagliato, in me mon-<br />

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18 LEZIONI DI LEADERSHIP DAL MONACO CHE VENDETTE LA SUA FERRARI<br />

tava una rabbia <strong>che</strong> non riuscivo a control<strong>la</strong>re. Non sapevo<br />

da dove venisse, ma era lì. E non era affatto una risorsa utile<br />

nel <strong>la</strong>voro. Ammetto an<strong>che</strong> <strong>che</strong>, pur ritenendo <strong>di</strong> essere<br />

una persona fondamentalmente corretta, non sono il massimo<br />

quando si tratta dell’arte <strong>di</strong> gestire le persone. Come ho<br />

detto, non ho mai ricevuto una preparazione al<strong>la</strong> <strong>leadership</strong><br />

e agivo so<strong>la</strong>mente in base all’istinto. Spesso sentivo an<strong>che</strong><br />

<strong>che</strong> non tutti nel<strong>la</strong> mia squadra con<strong>di</strong>videvano <strong>la</strong> mia etica<br />

del <strong>la</strong>voro e <strong>la</strong> mia de<strong>di</strong>zione all’eccellenza, il <strong>che</strong> mi portava<br />

al<strong>la</strong> frustrazione. Sì, stril<strong>la</strong>vo contro le persone. Sì, mi assumevo<br />

molte più responsabilità <strong>di</strong> quante fossi in grado <strong>di</strong><br />

gestire. Sì, avrei dovuto passare molto più tempo a costruire<br />

rapporti interpersonali e a coltivare <strong>la</strong> lealtà. Ma c’erano<br />

sempre troppi piccoli incen<strong>di</strong> da spegnere e non mi sembrava<br />

mai <strong>di</strong> avere abbastanza tempo per occuparmi <strong>di</strong> ciò <strong>che</strong><br />

necessitava un miglioramento. Ero come un marinaio <strong>che</strong><br />

passa tutto il suo tempo a buttare fuori l’acqua <strong>dal</strong><strong>la</strong> <strong>sua</strong> barca<br />

invece <strong>che</strong> fermarsi ad aggiustare il buco nello scafo. Al<br />

meglio, ero miope.<br />

E così arrivò il giorno in cui venni licenziato. I mesi successivi<br />

furono davvero i più bui del<strong>la</strong> mia vita. Grazie a Dio<br />

avevo Samantha e i bambini intorno a me. Fecero del loro<br />

meglio per risollevarmi il morale e incoraggiarmi a raccogliere<br />

i pezzi del<strong>la</strong> mia carriera, non più <strong>di</strong> successo. Ma quei<br />

mesi <strong>di</strong> inattività mi <strong>di</strong>mostrarono <strong>che</strong> l’autostima è collegata<br />

al <strong>la</strong>voro. Quando si è a un ricevimento <strong>la</strong> prima, inevitabile,<br />

domanda è: «Dunque cosa fai per vivere?». All’inizio<br />

del<strong>la</strong> partita <strong>di</strong> golf settimanale, i miei compagni chiedevano<br />

sempre: «Novità <strong>la</strong>vorative, Peter?». Il portinaio del nostro<br />

pa<strong>la</strong>zzo <strong>di</strong> lusso, un maestro del<strong>la</strong> chiacchiera, chiedeva rego<strong>la</strong>rmente<br />

se le cose andavano bene in ufficio. Non avendo<br />

più un <strong>la</strong>voro, non avevo più risposte.


UNA CORSA SFRENATA VERSO IL SUCCESSO<br />

Passai <strong>dal</strong>l’alzarmi al mattino e correre al<strong>la</strong> fermata del<strong>la</strong><br />

metropolitana, con <strong>la</strong> mente piena d’idee, allo svegliarmi intorno<br />

a mezzogiorno in una stanza buia, piena <strong>di</strong> bottiglie <strong>di</strong><br />

Heineken vuote, pac<strong>che</strong>tti <strong>di</strong> Marlboro e maleodoranti contenitori<br />

<strong>di</strong> ge<strong>la</strong>to Häagen Dazs. Smisi <strong>di</strong> leggere il «Wall Street<br />

Journal» e mi rifugiai in romanzi <strong>di</strong> spionaggio scadenti, vecchie<br />

e<strong>di</strong>zioni economi<strong>che</strong> <strong>di</strong> western e giornali spazzatura<br />

<strong>che</strong> sve<strong>la</strong>vano <strong>che</strong> Oprah era un alieno ed Elvis era ancora vivo<br />

e gestiva un McDonald sul<strong>la</strong> West Coast. Non riuscivo ad<br />

affrontare <strong>la</strong> realtà. Semplicemente non volevo pensare troppo,<br />

né fare molto. Un dolore paralizzante pervadeva il mio<br />

corpo e il mio letto a baldacchino mi pareva il luogo migliore<br />

in cui stare, ben nascosto sotto le coperte.<br />

Poi, un giorno, ricevetti una telefonata. Era un vecchio<br />

amico del college <strong>che</strong> si era costruito un’ottima reputazione<br />

come una delle migliori menti del mondo del software. Mi<br />

<strong>di</strong>sse <strong>che</strong> aveva appena <strong>la</strong>sciato il suo <strong>la</strong>voro come programmatore<br />

capo <strong>di</strong> una grande società e <strong>che</strong> si stava preparando<br />

ad avviare un’azienda <strong>sua</strong>. Mi ricordo ancora <strong>che</strong> <strong>di</strong>sse <strong>di</strong><br />

avere quel<strong>la</strong> <strong>che</strong> definì «un’idea eccezionale» per una nuova<br />

linea <strong>di</strong> software e <strong>di</strong> aver bisogno <strong>di</strong> un socio <strong>di</strong> cui potersi<br />

fidare. Io ero <strong>la</strong> <strong>sua</strong> prima scelta. «È un’opportunità per costruire<br />

qualcosa <strong>di</strong> grande, Peter» <strong>di</strong>sse con il suo tipico entusiasmo.<br />

«An<strong>di</strong>amo. Sarà <strong>di</strong>vertente.»<br />

Una parte <strong>di</strong> me non aveva <strong>la</strong> fiducia necessaria per rispondere<br />

<strong>di</strong> sì. Avviare una nuova attività non è mai facile,<br />

specialmente nel settore dell’high-tech. E se avessimo fallito?<br />

Per <strong>di</strong> più, <strong>la</strong> mia situazione finanziaria era un caos. Come<br />

vicepresidente senior del<strong>la</strong> Digitech Software ero pagato bene<br />

e avevo un tenore <strong>di</strong> vita <strong>che</strong> mio padre aveva potuto solo<br />

sognare. Guidavo una BMW nuova fiammante, mentre<br />

Samantha aveva <strong>la</strong> <strong>sua</strong> Mercedes. I bambini frequentavano<br />

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20 LEZIONI DI LEADERSHIP DAL MONACO CHE VENDETTE LA SUA FERRARI<br />

una scuo<strong>la</strong> privata e trascorrevano l’estate in un prestigioso<br />

campo <strong>di</strong> ve<strong>la</strong>. Il costo del mio golf club da solo ammontava<br />

al red<strong>di</strong>to annuale <strong>di</strong> molti dei miei amici. Ora, senza nessun<br />

<strong>la</strong>voro, le fatture non pagate andavano aumentando e con<br />

esse molte promesse infrante. Non era il momento ideale per<br />

sognare un’attività in proprio.<br />

Dall’altra parte, il mio saggio padre mi aveva sempre detto<br />

<strong>che</strong> «nul<strong>la</strong> ti può sconfiggere a meno <strong>che</strong> non sia tu a sconfiggere<br />

te stesso». Avevo bisogno <strong>di</strong> questa opportunità per<br />

risollevarmi <strong>dal</strong>l’oscurità <strong>che</strong> aveva avvolto <strong>la</strong> mia vita. Avevo<br />

bisogno <strong>di</strong> una ragione per svegliarmi al mattino. Avevo<br />

bisogno <strong>di</strong> ritrovare quel<strong>la</strong> passione e quel<strong>la</strong> sensazione <strong>di</strong><br />

avere uno scopo <strong>che</strong> provavo al college, quando credevo <strong>di</strong><br />

essere inarrestabile e <strong>che</strong> il mondo fosse veramente un posto<br />

pieno <strong>di</strong> possibilità illimitate. Avevo abbastanza intuito per<br />

sapere <strong>che</strong> <strong>la</strong> vita ci fa dei regali, <strong>di</strong> tanto in tanto. Il successo<br />

arriva a chi li riconosce e li accetta. Così <strong>di</strong>ssi <strong>di</strong> sì.<br />

Chiamammo pomposamente <strong>la</strong> società GlobalView<br />

Software Solutions e mettemmo su bottega in un piccolissimo<br />

ufficio <strong>di</strong> un complesso industriale ma<strong>la</strong>ndato. Io ero il<br />

<strong>di</strong>rettore generale e il mio socio si era nominato presidente.<br />

Non avevamo <strong>di</strong>pendenti, né mobilio, né denaro. Ma avevamo<br />

una grande idea. E così iniziammo a <strong>la</strong>nciare il nostro<br />

software sul mercato. Fortunatamente, il mercato rispose<br />

con entusiasmo. Presto Samantha venne a <strong>la</strong>vorare con noi,<br />

e assumemmo altri <strong>di</strong>pendenti. I nostri innovativi prodotti<br />

iniziarono a essere venduti a un ritmo eccezionale e i profitti<br />

s’impennarono rapidamente. In quel primo anno <strong>di</strong> attività<br />

<strong>la</strong> rivista «Business Success» ci inserì in un elenco delle<br />

società a maggior crescita del Paese. Mio padre era orgogliosissimo.<br />

Mi ricordo ancora <strong>che</strong> venne in ufficio con un enorme<br />

cesto <strong>di</strong> frutta per festeggiare il nostro successo, nono-


UNA CORSA SFRENATA VERSO IL SUCCESSO<br />

stante all’epoca avesse 86 anni. Le <strong>la</strong>crime gli rigavano il volto<br />

quando mi guardò e mi <strong>di</strong>sse: «Figlio mio, tua madre sarebbe<br />

stata molto felice oggi».<br />

Sono passati più <strong>di</strong> un<strong>di</strong>ci anni e noi abbiamo continuato<br />

a mantenere il nostro ritmo <strong>di</strong> crescita velocissimo. La<br />

GlobalView Software Solutions oggi è una società da due<br />

miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri con 2500 <strong>di</strong>pendenti e otto se<strong>di</strong> sparse nel<br />

mondo. Ci siamo trasferiti in una sede internazionale, un<br />

complesso <strong>di</strong> gran c<strong>la</strong>sse con strutture produttive all’avanguar<strong>di</strong>a,<br />

tre piscine <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni olimpi<strong>che</strong> e un anfiteatro<br />

per meeting ed eventi azien<strong>dal</strong>i. Il mio socio non si occupa<br />

più delle attività quoti<strong>di</strong>ane del<strong>la</strong> società e passa <strong>la</strong> gran<br />

parte del suo tempo nel<strong>la</strong> <strong>sua</strong> iso<strong>la</strong> privata dei Caraibi, o a<br />

sca<strong>la</strong>re le montagne del Nepal. Samantha ha <strong>la</strong>sciato <strong>la</strong> guida<br />

del<strong>la</strong> società qual<strong>che</strong> anno fa per de<strong>di</strong>carsi al<strong>la</strong> scrittura,<br />

<strong>sua</strong> grande passione, e al volontariato. Per quanto riguarda<br />

me, sono ancora il <strong>di</strong>rettore generale, ma ora ho delle responsabilità<br />

enormi <strong>che</strong> consumano <strong>la</strong> maggior parte del<br />

mio tempo. Duemi<strong>la</strong>cinquecento persone <strong>di</strong>pendono da me<br />

per vivere, e molte altre migliaia si affidano al<strong>la</strong> nostra società<br />

per ottenere prodotti e servizi <strong>che</strong> li aiutano nel<strong>la</strong> loro<br />

vita quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Purtroppo, mio padre è morto due anni dopo <strong>la</strong> creazione<br />

del<strong>la</strong> società, e benché avesse sempre pensato <strong>che</strong> sarei<br />

<strong>di</strong>ventato un uomo <strong>di</strong> enorme successo, credo <strong>che</strong> nemmeno<br />

lui potesse immaginare <strong>che</strong> saremmo arrivati dove siamo<br />

oggi. Mi manca molto ma, con tutto quello <strong>che</strong> ho da fare,<br />

ho poco tempo per riflettere sul passato. Lavoro ancora tanto,<br />

circa ottanta ore nelle settimane più impegnative. In questi<br />

anni non mi sono mai preso una vera vacanza, e sono ancora<br />

energico, ambizioso e competitivo come il giorno in cui<br />

iniziai a <strong>la</strong>vorare, ventitreenne, al<strong>la</strong> Digitech Software Stra-<br />

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22 LEZIONI DI LEADERSHIP DAL MONACO CHE VENDETTE LA SUA FERRARI<br />

tegies. Fino a quando, poco tempo fa, non ho avuto <strong>la</strong> fortuna<br />

<strong>di</strong> incontrare un insegnante molto speciale, ho continuato<br />

a cercare <strong>di</strong> fare troppe cose e <strong>di</strong> gestire fin nei più<br />

piccoli dettagli ogni aspetto del<strong>la</strong> società. Sapevo <strong>che</strong> era<br />

una debolezza, ma sembrava <strong>che</strong> non mi impe<strong>di</strong>sse <strong>di</strong> avere<br />

successo.<br />

Fino a quell’incontro memorabile, del quale vi parlerò<br />

con maggiori dettagli, conservavo il mio caratteraccio, caratteristica<br />

<strong>che</strong> anzi peggiorava con l’aumentare delle pressioni,<br />

cresciute assieme al <strong>la</strong>voro. E benché fosse passato del<br />

tempo, avevo ancora problemi a gestire e a motivare <strong>la</strong> gente.<br />

Oh, certo, i miei <strong>di</strong>pendenti mi ascoltavano. Ma ciò accadeva<br />

non perché volessero farlo – semplicemente, dovevano.<br />

Non avevano nessun senso <strong>di</strong> lealtà nei miei confronti e nessuna<br />

vera de<strong>di</strong>zione per <strong>la</strong> società. La ragione per cui eseguivano<br />

gli or<strong>di</strong>ni <strong>che</strong> davo loro <strong>dal</strong><strong>la</strong> mia lussuosa suite <strong>di</strong>rigenziale<br />

sembrava essere <strong>la</strong> paura, più <strong>che</strong> il rispetto. Pareva<br />

<strong>che</strong> tutto il mio potere derivasse so<strong>la</strong>mente <strong>dal</strong><strong>la</strong> mia posizione.<br />

E sapevo <strong>che</strong> si trattava <strong>di</strong> una brutta posizione.<br />

Permettetemi <strong>di</strong> raccontarvi un po’ <strong>di</strong> più delle sfide <strong>che</strong><br />

dovevo affrontare come leader <strong>di</strong> una società a rapida crescita<br />

in questi giorni turbolenti e in continuo cambiamento.<br />

Nonostante l’espansione del<strong>la</strong> nostra attività, il morale era<br />

sprofondato. Avevo sentito <strong>che</strong> alcune persone <strong>di</strong>cevano in<br />

giro <strong>che</strong> eravamo cresciuti troppo velocemente e <strong>che</strong> i guadagni<br />

erano <strong>di</strong>venuti più importanti delle persone. Altri si<br />

<strong>la</strong>mentavano <strong>di</strong> essere costretti a <strong>la</strong>vorare troppo duramente<br />

e senza risorse sufficienti a sostenerli. Altri ancora affermavano<br />

<strong>che</strong> lo stress dei gran<strong>di</strong>ssimi cambiamenti <strong>che</strong> dovevano<br />

affrontare ogni giorno, <strong>dal</strong>le innovazioni nelle tecnologie<br />

a nuove strutture burocrati<strong>che</strong>, provocavano loro giramenti<br />

<strong>di</strong> testa e tremori. C’era poca fiducia, bassa produttività e an-


UNA CORSA SFRENATA VERSO IL SUCCESSO<br />

cor meno creatività. E da quanto riuscivo a dedurre, quasi<br />

tutti nell’azienda credevano <strong>che</strong> <strong>la</strong> colpa dei problemi fosse<br />

tutta <strong>di</strong> una persona, cioè mia. L’opinione generale era semplicemente<br />

<strong>che</strong> non sapevo <strong>di</strong>rigere.<br />

Benché <strong>la</strong> GlobalView Software Solutions continuasse a<br />

crescere, gli in<strong>di</strong>catori iniziarono a mostrare <strong>che</strong>, dopo molti<br />

anni, ci stavamo avviando verso <strong>la</strong> nostra prima fase <strong>di</strong> per<strong>di</strong>ta.<br />

An<strong>che</strong> se i nostri programmi continuavano a essere<br />

venduti, stavamo perdendo quote <strong>di</strong> mercato. Il nostro personale<br />

non era più così innovativo e ispirato come lo era nei<br />

primi tempi. Come risultato, i nostri prodotti non erano più<br />

precisi e unici. Per <strong>di</strong>r<strong>la</strong> in modo semplice: pareva <strong>che</strong> ai <strong>di</strong>pendenti<br />

non gliene importasse più nul<strong>la</strong>. E sapevo <strong>che</strong>, se<br />

avessi permesso <strong>che</strong> questo atteggiamento mentale continuasse,<br />

avrei decretato <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> nostra società.<br />

I segni dell’apatia erano ovunque. Gli uffici erano <strong>di</strong>sorganizzati<br />

e le persone costantemente in ritardo. Alle feste natalizie<br />

venivano in pochi, e il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> squadra era praticamente<br />

inesistente. Il conflitto era <strong>la</strong> normalità, e l’iniziativa<br />

era poca. Persino il nostro nuovo impianto industriale iniziava<br />

a dare segni <strong>di</strong> cattivo stato e trascuratezza, con i pavimenti<br />

un tempo splendenti ormai ricoperti <strong>di</strong> immon<strong>di</strong>zia<br />

e su<strong>di</strong>ciume.<br />

Sorprendentemente, però, ora tutto è cambiato. La GlobalView<br />

Software Solutions è <strong>di</strong> nuovo una società eccellente.<br />

E so <strong>che</strong> stiamo migliorando ancora. La nostra azienda è<br />

stata trasformata grazie all’applicazione <strong>di</strong> una formu<strong>la</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>leadership</strong> molto speciale, consegnatami da un uomo davvero<br />

speciale. Questo sistema semplice, eppure straor<strong>di</strong>nariamente<br />

efficace, ha riportato quell’entusiasmo <strong>che</strong> un tempo<br />

pervadeva l’intera società, ha ispirato i nostri <strong>di</strong>pendenti<br />

spingendoli verso nuove vette d’impegno, ha aumentato<br />

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24 LEZIONI DI LEADERSHIP DAL MONACO CHE VENDETTE LA SUA FERRARI<br />

moltissimo <strong>la</strong> produttività e fatto impennare i nostri guadagni<br />

ben oltre i miei sogni più sfrenati. I nostri <strong>di</strong>pendenti sono<br />

<strong>di</strong>ventati estremamente leali e devoti a una visione con<strong>di</strong>visa<br />

del futuro. Lavorano come una squadra <strong>di</strong>namica e altamente<br />

competente. Ancora meglio, amano venire al <strong>la</strong>voro,<br />

e io amo <strong>la</strong>vorare con loro. Tutti noi sappiamo <strong>di</strong> aver scoperto<br />

qualcosa <strong>di</strong> magico, e sappiamo <strong>che</strong> ci stiamo <strong>di</strong>rigendo<br />

verso qualcosa <strong>di</strong> veramente grande. Poco tempo fa, <strong>la</strong> rivista<br />

«Business Success» mi ha messo in copertina. Il titolo<br />

<strong>di</strong>ceva semplicemente: Il miracolo del<strong>la</strong> GlobalView: come una<br />

società può <strong>di</strong>ventare grande.<br />

Dunque, qual è questa formu<strong>la</strong> miracolosa e antica <strong>che</strong> mi<br />

ha rega<strong>la</strong>to <strong>la</strong> gloria nel mondo degli affari? Chi è il saggio<br />

<strong>che</strong> ha rivoluzionato <strong>la</strong> nostra società e mi ha mostrato come<br />

<strong>di</strong>ventare quel leader visionario richiesto da quest’epoca <strong>di</strong><br />

grande confusione? So, con tutto il mio cuore, <strong>che</strong> le risposte<br />

a queste domande cambieranno an<strong>che</strong> il vostro modo <strong>di</strong> essere<br />

leader, oltre <strong>che</strong> il vostro modo <strong>di</strong> vivere. È giunto il<br />

tempo <strong>che</strong> le scopriate.

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