116 1 MORALE & SESSUALITÀ comunque il senso totale del rapporto coniugale13. È per questo che la Chiesa esprime il suo giudizio negativo sulla questione, affermando che
118 I MORALE & SESSUALITÀ omologa. L‘attenzione va posta in particolare sulla RVET per la quale va considerato che «una fecondazione ottenuta fuori del corpo degli sposi rimane per ciò stesso privata dei significati e dei valori che si esprimono nel linguaggio del corpo e nell’unione delle persone uma- ne. Soltanto il rispetto del legame, che esiste fra i significati dell’atto coniugale, e il rispetto dell’unità dell’essere umano consente una procreazione conforme alla dignità della persona»18. Volendo approfondire le ragioni di questo giudizio, si deve consi- derare che di fronte alla procreazione ci possono essere due logiche: quella della donazione e quella della produzione. La prima rispetta pienamente la dignità della persona perché concepisce la trasmissio- ne della vita non come mero fatto biologico, ma come evento perso- nale che riguarda il mistero dell’essere persona nella sua inipetibili- tà. Ciò implica la totalità del dono reciproco degli sposi nel matrimo- nio come luogo in cui l’unione coniugale si realizza nella essenziale connessione tra aspetto unitivo e procreativo (il che implica che l’unione sia aperta alla vita, e che l’apertura alla vita non possa darsi senza l’unione fisica dei coniugi). La seconda invece si colloca nella prospettiva della produzione, in cui soggetti diversi intervengono per costruire la fusione dei gameti attraverso operazioni di laboratorio, spersonalizzando e cosificando l’evento dell’inizio di una nuova vita in una situazione per cui se il figlio è voluto dalla coppia, non è però concepito con un atto personale, ma solo prodotto da una serie di atti tecnici successivi. Per tali ragioni, oltre che per quelle di natura generale già esposte più sopra, il giudizio etico sulla F’NET (anche omologa) non può essere positivo. In conclusione, per quanto riguarda le tecniche di fecondazione artificiale all’interno dell’unione coniugale, si può affermare che esse sono lecite solo se si configurano come una facilitazione, un aiuto tecnico a che l’atto coniugale possa giungere a realizzare il proprio fine naturale. Inoltre, vanno rispettati i seguenti criteri: certezza che ogni embrione concepito non corra rischi di malformazione o di morte per cause inerenti alla tecnica impiegata; concepimento realiz- zato nel luogo naturale dell’organismo materno; il prelievo delle ‘*Istruzione ..., cit., Parte seconda, n. 4. ‘< I I MORALE & SESSUALITÀ 1 119 cellule germinali con tecnica rispettosa della connessione tra l’atto unitivo della coppia e l’eventuale successivo concepimento. Il giudizio morale di condanna di tecniche quali la RVET o la problematicità posta da altre come la GIFT non significa però scoraggiare ulteriori ricerche scientifiche che studino altre metodiche per aiutare le coppie sterili; è però imprescindibile aver cura di non operare sperimentazioni o interventi lesivi della dignità della persona e della coppia. I 6. GRAVIDANZA & PARTO Prendiamo ora in esame i principali problemi etici relativi alla gravidanza e al parto, per cogliere quale debba essere il corretto atteggiamento del medico. Uno dei casi più frequenti è quello della gravidanza ectopica, un tipo di gravidanza che si sviluppa in sedi anomale o all’interno dell’utero (gravidanza cervicale o angolare) o all’esterno dell’utero (gravidanza extra-uterina tubarica, ovarica, addominale secondo la sede in cui si annida l’embrione), provocando seri problemi sia per la salute della madre sia per la possibilità del feto di svilupparsi. Il caso più tipico è quello della gravidanza ectopica tubarica in cui lo sviluppo del1 ’embrione all’interno della tuba determina fenomeni emorragici che rendono necessario un intervento orientato a salvare la vita della madre. Posto che non è lecito intervenire direttamente sul feto per eliminarlo, è però chiaro che il medico deve pur intervenire a un dato momento per asportare la tuba (e con essa l’embrione in essa contenuto) a salvaguardia dell’integrità della madre. Valgono in I questo caso i principi che regolano le azioni a doppio effetto. Si tratta di un’azione che ha lo scopo buono di salvare la vita della donna, con l’asportazione della parte malata, ma che provoca, come risultato indiretto e non voluto, la morte del feto. Qualora il medico non riesca con immediata certezza a valutare la gravità del pericolo per la vita della madre, gli è lecito intervenire subito onde evitare pericoli supplementari. In ogni caso non è lecito considerare il feto come un ingiusto aggressore nei confronti della madre, perché esso va rispettato come I un essere umano che si trova involontariamente in una situazione